Flos Stories issue number one - IT

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Prima edizione: Together — persone, luoghi e cose riuniti alla ricerca di nuovi modi di vivere in armonia. La collezione Coordinates di Michael Anastassiades a Milano, Maurice Scheltens e Liesbeth Abbenes ad Amsterdam, Vincent Van Duysen ad Anversa, una residenza di artisti a Brescia e la “Casa Familiar” di Ricardo Bofill, del 1973, a Mont–ras, tutto visto sotto una nuova luce.





Alle Cristallerie Fratelli Livellara, una ex vetreria nella periferia di Milano, il fotografo TOMMASO SARTORI ci racconta Coordinates, un nuovo sistema di illuminazione di MICHAELS ANASTASSIADES per Flos. All’interno della fabbrica degli anni ‘20, di ispirazione futurista, queste moderne opere di design industriale trovano un equilibrio naturale.

Attorno al 1920, in un quartiere industriale della periferia di Milano fu costruito un impianto per la produzione di olio vegetale di 11.000 metri quadri. Lungo e stretto, fatta eccezione per il sorprendente ingresso con facciata cilindrica, la sua architettura prendeva spunto dallo stile futurista, con ispirazione alla scuola di Antonio Sant’Elia e ai suoi disegni della Città Nuova. E nel corso degli anni, questo edificio lungimirante si è adattato, più e più volte, al cambiare dei tempi.

Oggi, questo luogo ha l’aspetto di un sito archeologico industriale, con vecchie cisterne per acqua e olio e rifugi antiaerei ancora intatti. Questi dettagli sono stati volontariamente mantenuti attraverso una ristrutturazione rispettosa, che ha conservato gli strati di attività che si sono avvicendati in tali spazi. Più recentemente, Luca Locatelli, che non si è lasciato sfuggire l’immobile nel 2015, prima che venisse demolito, ha aperto Spirit de Milan (spiritdemilan.it). Questo spazio concettuale rappresenta un Quando la famiglia Livellara acquistò lo luogo di aggregazione grazie a un ristoranstabile nel 1963, aveva qualcosa di nuovo te, una sala da ballo e un teatro, oltre ad in mente per la fabbrica: l'attività vetraria. altri progetti in divenire, tra cui uno spazio Fecero arrivare dei maestri di Murano in- di co-working e un cabaret. Ma per un mosieme ai loro forni e alle loro attrezzature mento, mentre l’Italia usciva dai suoi mesi e lo trasformarono nelle Cristallerie Fratel- di quarantena, Flos ha avuto lo spazio tutto li Livellara, che produsse vetro soffiato a per sé, inviando Tommaso Sartori a fotograbocca fino al 2004. Anche se la produzione fare le nuove serie di lampade di Michael ora è stata trasferita altrove, nell’edificio Anastassiades, Coordinates. Per il servizio centrale che si affaccia su Via Bovisasca, la fotografico, Sartori ha lasciato che il passato via principale di una zona post-industriale, dell’edificio riaffiorasse in modo apparente: sede di alcuni dipartimenti del Politecnico le pareti vissute, le tubature a vista, l’usura di Milano, c’è ancora un negozietto che degli anni... così che la sua ricca storia favende cristalleria Livellara. cesse da sfondo a qualcosa di nuovo.

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Copertina: Coordinates S1. Pagine 3-4: Coordinates Module S, F. Pagina 5: Coordinates S2. Pagina 7: Coordinates Module S. Pagina 8: Coordinates F. Pagina 9: Coordinates S4. Pagina 10: Coordinates S1. Pagina 11: Coordinates S2. Pagina 12: Coordinates S4, F. Pagine 13-14: Coordinates S2, S4, F. Pagina 15: Coordinates S4. Pagina 16: Coordinates S4, Module S. In questa pagina: Coordinates S1, detttaglio. Tutti i modelli sono disegnati da Michael Anastassiades.


FLOS STORIES

ISSUE ONE: TOGETHER

L’idea di chiamare il primo numero della nuova dove, sotto i soffitti affrescati di Palazzo Monti, rivista Flos ‘Together’ è venuta un mese prima una vivace residenza per artisti mette in contatto dell’inizio del lockdown. L’idea era quella di rac- creativi di tutto il mondo. Nella Casa Familiar contare storie di connessioni... tra luce, perso- di Ricardo Bofill, una residenza estiva costruita ne, oggetti e spazi. Oggi, questo tema sembra nel 1973 a pochi chilometri dalla Costa Brava più pertinente che mai, mentre attraversiamo spagnola, analizzeremo l’approccio ancora radicollettivamente una pandemia globale. Giorno cale dell’architetto alla vita in ambienti interni ed dopo giorno, impariamo come coesistere con gli esterni. E vi porteremo nel mondo mentale del altri, scopriamo sinergie inaspettate e sviluppia- nostro collaboratore di lunga data Michael Anamo nuovi modi di stare insieme. In Flos Stories stassiades (il suo ultimo lampadario Coordinates troverete oggetti, composizioni, coppie, famiglie, unisce linee orizzontali e verticali in brillanti comidee e parole che illustrano questa idea di insie- posizioni) con una visita alla sua prima mostra me. Osserverete gli interni di una casa nata in antologica a Cipro, ‘Things that Go Together’. un vecchio magazzino di patate ad Amsterdam, Qui, Anastassiades ci mostra come gli oggetti acdove i fotografi Maurice Scheltens e Liesbeth quisiscano un nuovo significato in base a ciò che Abbenes, partner nella vita e nel lavoro, vivono hanno vicino. Stare insieme ci insegna delle cose. con i loro due figli. Si sono fotografati nella pro- Ci offre nuove prospettive sulla vita. E illumina la pria casa durante la quarantena. Vi porteremo strada che abbiamo davanti a noi. Unitevi a Flos a Brescia, a pochi chilometri dalla sede di Flos, lungo questo viaggio verso un futuro luminoso. 19


INDICE

22 Essay Vincent Van Duysen

54 ← Under Construction

62 Casa Familiar di Ricardo Bofill ↑

1 Coordinates ↑

98 Questionario Edward Barber e Jay Osgerby


100 Collaboratori

101 Nuovi prodotti Primavera/Estate 2020

94 Giochi di Sany

78 ← Maurice Scheltens e Liesbeth Abbenes 40 Michael Anastassiades ‘Things that Go Together’ ↑

24 Palazzo Monti ↑


Vincent Van Duysen

Soli con noi stessi

Non credo che torneremo beatamente alla nostra vita di prima. Prendiamo coloro che di solito sfrecciano per il mondo, che cercano sistematicamente la il filtro della mia empatia e della mia felicità altrove, precipitosi e irrequieti. immaginazione. È così che creo. Ma Continueranno a farlo? Oppure molti a dire la verità, raggiungo il massimo di loro condurranno vite più lente e della creatività quando sono circondato consapevoli? Rimarranno più vicini a dalle persone, quindi l’interazione con casa e, ad esempio, daranno molto più il mio team è fondamentale. Anche ora valore ai propri cari, al proprio ambien- che non possiamo vederci di persona La nostra esistenza ha subito un’im- te, alla propria abitazione? Penso che (o che possiamo farlo solo di rado), abprovvisa frenata. I recenti eventi globali sceglieranno la seconda alternativa. biamo l’abitudine di fare dei meeting rappresentano un campanello d’alquotidiani. Come in quasi tutto il relarme assordante. Le nostre vite, un Io sono una persona piuttosto irrequie- sto del mondo, abbiamo trovato nuovi tempo caratterizzate dall’interazione ta. Ma, nonostante la velocità con la modi di collaborare. con gli altri, ora le trascorriamo in quale conviviamo oggi, sento il forte isolamento, in una sorta di conviven- bisogno di calma visiva e di purificazio- Nel mio caso, la meditazione è la forza forzata con noi stessi. Ma le restri- ne catartica. In questi giorni trovo quel ma più alta di introspezione, e la mia zioni non sono sempre solo dannose. tipo di calma nella natura, che com- casa è il mio tempio. È un posto quasi Hanno anche un lato positivo. Questo pare in quasi tutti i miei progetti. Nel sacro in cui trovo l’equilibrio tra mente è il momento per riconnettersi con il cuore di Anversa, quasi non mi sembra e corpo, canalizzando l’energia creaproprio “io” interiore, per fare i con- di vivere in città. Ho un cortile interno, tiva e, allo stesso tempo, scacciando ti con noi stessi, come in un culmine un magnifico giardino, uno specchio via la negatività. Qui il tempo rimadi consapevolezza. d’acqua: tutti gli elementi essenziali ne sospeso. I miei pensieri fluiscono. della natura. Così sono diventato una Mi lascio guidare. A un certo punto, Questo nuovo percorso verso l’intro- specie di eremita in casa mia. Esco di sia il corpo che la mente entrano in spezione inizia con il riconoscere e rado, se non per brevi passeggiate con uno stato di profonda quiete. Proprio l’ammettere che il nostro modus vi- i miei cani. adesso, la nostra casa può diventare vendi precedente, i nostri rituali di lal'antidoto a questa situazione surreale. voro, la nostra corsa disordinata da un A casa con me stesso, cerco di essere È il luogo in cui ci circondiamo di fonti luogo all’altro del pianeta, non sono come una spugna. Tutto mi può poten- di ispirazione dall’arte, dalla bellezza più sostenibili. Quando il pianeta tor- zialmente ispirare: un documentario o da altri individui. È dove svolgiamo nerà alla normalità, noi abitanti della su YouTube, un’immagine di qualcu- in sicurezza i rituali quotidiani che ci Terra dovremo riconsiderare la nostra no che seguo su Instagram, un libro, portano al di là del presente, in una nuova normalità. un’opera d’arte. Passa tutto attraverso nuova realtà, insieme. Vincent Van Duysen è un architetto e designer belga che vive ad Anversa. Il suo lavoro, riconosciuto per la sua essenziale semplicità, va dall’interior design di residenze private, alla progettazione di hotel, fino al design di arredi e sistemi di illuminazione. Van Duysen ha scattato le foto (a destra) questa primavera, mentre si trovava a casa in quarantena con i suoi tre cani, Gaston, Pablo e Loulou. 22


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PROFILE

PA L A Z Z O In un palazzo del XIII secolo a Brescia, Edoardo Monti ha stabilito una residenza artistica dinamica, raccogliendo materiale creativo da tutto il mondo. Lo abbiamo contattato a maggio, proprio mentre l’Italia riemergeva dal suo lockdown di due mesi, per parlare della realizzazione della comunità, del futuro delle mostre d’arte e di cosa significa trascorrere la quarantena in un palazzo italiano.

MON T I Intervista di HANNAH MARTIN Fotografie di SANTI CALECA

BR ESCIA 24



Lampada IC Light Double Rosso Burgundy di Michael Anastassiades con a fianco a una scultura di Quan Can e un’opera in marmo di Pablo Limón.

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Un coloratissimo quadro di Bea Bonafini appeso in una delle sale dello studio.

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Raccontami la storia di Palazzo Monti. Perché hai scelto questa residenza? HANNAH MARTIN:

Ho vissuto a New York per cinque anni, lavorando nel campo della moda; sentivo semplicemente l'esigenza di fare qualcosa di diverso, magari qualcosa di più vicino al mondo artistico. Ho pensato a questo spazio a Brescia, un palazzo del XIII secolo (che appartiene alla nostra famiglia dagli anni ‘50) e a quanto sarebbe stato meraviglioso riunire qui le persone. Abbiamo iniziato a marzo del 2017 e da allora abbiamo ospitato più di 150 artisti provenienti da 50 paesi e impegnati praticamente in qualunque settore si possa immaginare. Oltre a pittori, fotografi e scultori, abbiamo ospitato anche designer, come Sabine Marceli, Soft Baroque, Guillermo Santoma e Pablo Limón, videografi, poeti e artisti dello spettacolo. Avevamo anche uno chef. EDOARDO MONTI:

HANNAH MARTIN:

Come scegli i residenti?

Lavoro con un consiglio di amministrazione da Londra, Parigi, New York e Seoul. Essendo io stesso collezionista, non volevo essere influenzato dalle mie preferenze personali. Mi piacciono la pittura e la scultura figurative, ad esempio, ma volevo che la residenza fosse più uno specchio dei nostri tempi che dei miei interessi di collezionista. Quindi con il consiglio esaminiamo le richieste, circa 100 al mese, e selezioniamo gli artisti da invitare. EDOARDO MONTI:

HANNAH MARTIN:

Cosa cerchi?

HANNAH MARTIN: Come funziona la residenza?

Si crea un senso di comunità tra i residenti?

HANNAH MARTIN:

Consigliamo agli artisti di venire per un mese. Ma abbiamo anche EDOARDO MONTI: Certamente. Tutti hanno avuto alcuni residenti che si sono fermati uno spazio privato, ma ci incontriamo per più a lungo. Forniamo una camera priva- colazione e cena, usciamo, ci divertiamo, ta, atelier privati, spazi espositivi e spazi beviamo insieme. Ogni mese è diverso. in comune all’interno di Palazzo Monti e Non si può prevedere come si mischieranchiediamo a ciascun residente di lascia- no le persone. Ma non abbiamo mai avuto re una loro opera d’arte a scelta. Crea un un’esperienza negativa. Qui sono nate amidialogo con lo spazio. Piuttosto che ave- cizie incredibili e un paio di storie d’amore. re un notebook con 150 foto e biografie è Ed è davvero incredibile vedere i residenti molto meglio avere un palazzo decorato condividere le proprie conoscenze. Quancon le opere di ciascun artista. Essendo do arriva qualcuno che ha appena finito gli no-profit, non chiediamo alcun pagamen- studi trova estremamente interessante parto e copriamo la maggior parte delle spese lare con artisti nel bel mezzo della carriera dei residenti. e fare loro delle domande, che sia sul modo in cui gestiscono i contatti con gallerie, cuHANNAH MARTIN: Parlami di quegli straordi- ratori o collezionisti, oppure su come gestinari affreschi. re tasse e fatturazione. Il palazzo è in centro in una antichissima città che offre praticaEDOARDO MONTI: Sono neoclassici, una com- mente tutto ciò che si può immaginare in mistione di storie greco–romane dipinte nel termini di cultura, cibo e musei. Ma grazie 1750. Un soffitto ritrae la caduta di Fetonte, al modo in cui lo spazio è organizzato, non la scena di un uomo in cielo, che cade da è necessario uscire. Si può semplicemente un possente cavallo. Quando si entra nello rimanere all’interno della proprietà e creare spazio espositivo principale, ci sono altri per tutta la settimana. due meravigliosi soffitti. In uno si vede Venere con le proprie ancelle. È l’unica che guarda verso il basso, quindi pensiamo che fosse la figlia del proprietario originale della casa, oppure sua moglie. Ti guarda e ti dà il benvenuto nella stanza. L’altro ritrae Apollo - ed è perfetto - circondato dalle nove muse dell’arte. EDOARDO MONTI:

HANNAH MARTIN: Sono molti gli artisti che finiscono per creare opere che traggono ispirazione dal palazzo?

Siamo abbastanza aperti. EDOARDO MONTI: Sì, certamente. Il bello Lavoriamo con artisti di ogni età, in ogni è che non è sempre ovvio come ispira le fase della loro carriera. Siamo anche aper- persone. Ma lo posso sicuramente capire ti ad artisti che vogliono esplorare nuovi dai colori, dalle forme, dalla ricerca. Namezzi. Un fotografo può fare domanda ma turalmente alcuni artisti, soprattutto i pitdichiarando di voler provare la scultura o la tori figurativi, hanno inserito figure e volti pittura. E dato che non siamo una galleria o scene provenienti dagli affreschi nelle né uno spazio espositivo commerciale, pos- proprie opere. Ma la maggior parte delle siamo concedere agli artisti tale libertà. Se volte è molto più sottile: la luce nel cortile, vieni qui dicendo di essere un pittore non ti i colori degli affreschi, diventano tutti parte costringiamo a dipingere. della tua vita quotidiana. EDOARDO MONTI:

A sinistra: Lampada a sospensione Coordinates S3 Champagne Anodizzato di Michael Anastassiades.

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Edoardo Monti (a sinistra) con l’artista in residenza Leonardo Anker Vandal (a destra).


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A sinistra: Lampada a sospensione 2097/18 Cromo di Gino Sarfatti con una sedia di Fredrik Paulsen e una scultura di Henry Hussey. In alto: Lampada da parete Foglio, in finitura Oro 22K di Tobia Scarpa.

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HANNAH MARTIN: E penso che per alcuni mesi

sia stato davvero così. Come è stato trascorrere qui la quarantena? Siete in una delle zone più colpite d’Italia. Ma essere confinati in un palazzo non sembra così male.

Dimmi di più sulla mostra drive-in. Vuoi dire che lo spettatore visiterà questo spazio rimanendo a bordo della sua auto? HANNAH MARTIN:

Come disse Winston Churchill, “Mai sprecare una buona crisi”.

EDOARDO MONTI:

Stavo pensando a quando ci siamo incontrati a Seoul lo scorso autunno. Eri appena arrivato dalla fiera d’arte di Shanghai. Io ero in Corea per un reportage. HANNAH MARTIN:

EDOARDO MONTI: Sì, si chiama Art Drive-In. Bergamo e Brescia, la mia città natale e il luogo in cui si trova la re- HANNAH MARTIN: Mi piace. sidenza, sono state entrambe colpite molto EDOARDO MONTI: Sono atterrato all'aeroporto duramente dalla pandemia. È stata davve- EDOARDO MONTI: Le persone non potranno e sono venuto subito da voi al bar. Io ero ro dura. Per fortuna, la quotidianità alla assembrarsi per alcuni mesi. Ma si può sa- esausto. Tu eri esausta. Il giorno dopo sarei residenza non è stata colpita perché siamo lire in auto, entrare in questo garage sot- partita per Tokyo. Era una vera follia. Voabbastanza indipendenti dal mondo ester- terraneo e ammirare alcune opere d’arte gliamo davvero tornare alla vita di prima? no. Ma abbiamo dovuto riprogrammare i create in loco. È un modo estemporaneo di Ma allo stesso tempo penso: un italiano, prossimi soggiorni. Inoltre, gli artisti non fare qualcosa e, allo stesso tempo, di dare un’americana e il nostro amico Hye, un potevano uscire per procurarsi i materiali, agli artisti un po’ di sostegno tangibile. coreano... Tre continenti che si incontrano quindi dovevano lavorare con ciò che avein un bar di Seoul. È così che avvengono vano. Hanno usato pezzi di tessuto e vecchi HANNAH MARTIN: Non so te, ma io sono un le cose. pezzi di legno per creare opere d’arte più po’ stufa delle sale virtuali. piccole e telai. È stata un po’ una sfida per HANNAH MARTIN: Non c’è davvero paragone loro, ma ha anche reso le cose interessan- EDOARDO MONTI: Sì, vero? Perché è stata con la vicinanza fisica. ti. Abbiamo dovuto reimpostare un po’ il inventata la pittura? E la scultura? Piuttonostro programma andando avanti. Dal 1 sto che scattare foto di dipinti e sculture e EDOARDO MONTI: Abbiamo i nostri social giugno accetteremo solo artisti italiani per metterle online, perché non ci concentria- media e internet ci consente di rimanere un certo periodo di tempo, a causa delle mo sull’artista che lavora con mezzi che sempre in contatto con chiunque. Ma il brirestrizioni sui viaggi. hanno un senso in questa nuova normalità? vido delle esperienze fisiche, l'essere insiePenso agli artisti digitali, ai videografi, ai me a qualcun altro, è un’emozione che non HANNAH MARTIN: Quali artisti sono rimasti fotografi e anche ai designer. La casa è di- si può provare in modo digitale. È anche per tutta la durata della pandemia? ventata così importante per noi negli ultimi per questo che non sono del tutto favoredue mesi. vole al voler catapultare l’arte nel mondo EDOARDO MONTI: Osamu Kobayashi, un artidigitale. Il 99% di ciò che proviamo scatusta statunitense, ha lavorato qui a una mo- HANNAH MARTIN: Stai pensando ad altri nuo- risce dal dialogo con gli artisti, dalla visita stra con A+B Gallery negli ultimi mesi. E vi modi di esibire l'arte? dei loro spazi, dallo stare insieme a loro. Leonardo Anker Vandal, danese, ha tenuto Dopo una mostra a Palazzo Monti facciauno studio qui. È un residente di lunga data EDOARDO MONTI: Penso che dovremmo pren- mo sempre una grande cena con almeno 50 che ho assunto alcuni anni fa per fare da derci un momento e vedere se ciò che de- ospiti. È così che si instaurano i rapporti. È custode alla struttura. Continua a svolgere finiamo “normale” vada veramente bene. così che ci si conosce: bevendo qualcosa il suo lavoro. Entrambi questi artisti faran- Forse ci verranno in mente nuove strate- insieme, mangiando e condividendo il temno parte di una mostra drive-in che sto cu- gie e creeremo un mondo migliore? Tutti po, divertendosi, baciandosi, toccandosi e rando insieme ad altri. Stiamo installando si stanno affrettando a creare una qualche abbracciandosi. Le idee nascono quando si alcuni progetti specifici in un garage locale versione online di ciò che consideravamo sta insieme. con parcheggio sotterraneo. È difficile per il mondo pre-COVID, ma io penso che la gli artisti sapere come saranno influenzati domanda che dovremmo porci è “il mondalla pandemia nel lungo periodo. Quindi do era davvero così bello da voler tornare cerco di fare tutto il possibile per sostenerli come prima”? Oppure era un po’ tossico e assicurarmi che abbiano accesso a delle per alcuni settori e alcune persone? opportunità. HANNAH MARTIN: E per il pianeta. EDOARDO MONTI:

A destra: le opere di Serena Fineschi nella galleria sovrastate da un affresco che raffigura Venere e le sue ancelle.

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A sinistra: Lampada Super Line, in Grigio, di Flos Architectural. In alto: Infra-Structure Episode 2 in Nero, di Vincent Van Duysen, con una scultura di Serena Fineschi.

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In alto: un dipinto di Peter Evans, proprio di fronte, predomina in uno studio condiviso di Palazzo Monti. In alto a destra: le opere d’arte di Antonio Fiorentino appese alla parete, con la lampada Mayday Anniversary, in finitura Grigio Chiaro, di Konstantin Grcic. In basso a destra: Lampada Bellhop, in finitura Grey Blue, di Edward Barber e Jay Osgerby con le sculture di Leonardo Anker Vandal.

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In alto: Lampada da terra IC Lights, in finitura Rosso Burgundy, di Michael Anastassiades illumina un’opera d’arte di Serena Fineschi. A destra: Infra-Structure Episode 2 in Nero, di Vincent Van Duysen, con la Suspension Panel 600.

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MICHAEL ANASTASSIADES Things That Go Together Per l’organizzazione della sua retrospettiva al Nicosia Municipal Arts Center nel 2019, il designer cipriota Michael Anastassiades ha scartato qualsiasi allestimento scenografico. Ha scelto invece di esporre oltre 100 oggetti — luci, tavoli, collezioni di pietre e utensili, modelli per una fontanella – in modo più democratico, raggruppandoli casualmente a terra. Nessun piedistallo. Nessuna bacheca. Nessun ordine cronologico. Nessun percorso predefinito. I visitatori potevano aggirarsi a loro piacimento all’interno di questa “costellazione”. Questo approccio si è dimostrato perfetto per la mostra, intitolata ‘Things that Go Together’ (cose che vanno insieme), che ha ripercorso 12 anni di attività del designer. Dissolvendo le barriere tra essere umano e oggetti, collezionabili o di uso quotidiano, Anastassiades ha creato uno spazio fluido, non dissimile dal suo studio londinese, in cui ogni cosa può comunicare con l’altra. Prendendo spunto dall'esposizione, il critico d’arte e curatore Alessandro Rabottini ha discusso con Anastassiades del rispetto degli oggetti, del lasciarli un po’ andare (soprattutto quando si tratta di piante domestiche ostinate) e del perché “sia OK che tutte le cose coesistano”.

Fotografie di OSMA HARVILAHTI Intervista di ALESSANDRO RABOTTINI

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Le collezioni di Michael Anastassiades di ciottoli vulcanici, pietre pomice e piante essiccate.


COMPORTAMENTI INASPETTATI

ALESSANDRO RABOTTINI: Un po’ come raccontare una storia.

Questa intervista è stata pubblicata nel libro Things that Go Together, pubblicato da Apartamento.

Mi è sempre interessato molto costruire rapporti con gli oggetti che vadano al di là della loro funzione, un rapporto più psicologico, un livello di scoperta che quasi intensifica una forma di dipendenza con tale oggetto. Ed è qualcosa che ho esplorato non solo in modo più evidente con i miei primi lavori “concettuali” realizzati a metà degli anni ‘90, ma anche con i prodotti più “funzionali” che sono venuti dopo, cercando di espandere il modo in cui definiamo un oggetto e la sua ovvia funzionalità. Se si prende, ad esempio, l’Anti-Social Light (2001), vediamo che risponde all’ambiente in un modo molto specifico: funziona come una normale lampada, con la differenza che si illumina solo quando c’è un silenzio assoluto, quindi non è consentito parlare nelle sue vicinanze. All’epoca era un mio modo per evidenziare il rapporto che possiamo sviluppare con i prodotti al di là della loro funzione percepita; successivamente ho iniziato a chiedere a me stesso come avrei potuto, in qualità di designer di prodotti, esplorare e rispettare il comportamento di un oggetto. MICHAEL ANASTASSIADES:

Quando finalmente ho visitato la tua mostra a Cipro, il senso del titolo che hai scelto, Things that Go Together, mi è stato subito chiaro: elementi di arredo, oggetti e creazioni non funzionali erano letteralmente adagiati gli uni accanto agli altri, rendendo l’intera esperienza estremamente immersiva. È qualcosa che diamo per scontato quando si tratta di mostre d’arte, ma molto meno se osserviamo le esposizioni di design: a iniziare dai primi anni ‘60, infatti, e in particolare con il minimalismo, gli artisti hanno tolto le proprie sculture dai piedistalli e le hanno appoggiate direttamente a terra, creando un rapporto molto fisico tra lo spettatore e lo spazio. È un paradosso che nelle mostre di design avvenga invece il contrario: si prende un oggetto d’uso quotidiano e lo si mette su un piedistallo, racchiudendolo in una bacheca e isolandolo dalla sua esistenza nel mondo.

ALESSANDRO RABOTTINI:

È esattamente il motivo per cui ho tolto i piedistalli, perché per me questi sono prodotti, oggetti da usare ogni giorno. Ho voluto che fosse possibile avvicinarsi agli oggetti e accedervi per quello che sono in realtà, piuttosto che elevarli a qualcosa che non dovrebbero proprio essere. Volevo eliminare il valore aggiunto che è implicito nel piedistallo e lasciare che lo spettatore interagisse con gli oggetti in modi diversi, stando in piedi al di sopra di essi, guardandoli da tutte le angolazioni, in diversi contesti e da diverse altezze, piuttosto che doversi adattare a un punto di vista controllato, perché è così che si sperimentano i prodotti nella vita reale. MICHAEL ANASTASSIADES:

String Lights con testa a cono e a sfera per Flos.

ALESSANDRO RABOTTINI: Questo mi fa pensare all’approc-

cio teorico al design di Andrea Branzi e a come sia sostenitore ormai da decenni di una comprensione antropologica del nostro rapporto con gli oggetti. Attraverso la sua ampia produzione di saggi, ha tracciato una storia degli oggetti che è prima di tutto una storia del rapporto che noi esseri umani stabiliamo con essi. Tale rapporto va ben oltre ciò che si definisce “funzione percepita” e vede gli oggetti più come veicoli per una comprensione più profonda della nostra esistenza nel mondo, oggetti che non esistono solo come meri “strumenti” ma che sono carichi di immaginazione e affezione. MICHAEL ANASTASSIADES: Lo vedo come una nostra interdipendenza psicologica con gli oggetti che va oltre la semplice dipendenza funzionale. Per tradizione, ci si aspetta che i designer rispondano attraverso i propri prodotti a un’esigenza e a uno scopo specifici, ma penso che sia interessante guardare le cose da un altro punto di vista e apportare queste sfumature al prodotto durante il processo creativo, in modo consapevole o meno. Nel mondo che circonda il prodotto vi è una complessità affascinante, in grado di permeare la sua funzione e di arricchirla.

Hai anche installato i pezzi in relazione gli uni agli altri, creando una micro-costellazione di oggetti all’interno di una concertazione più ampia di cose, in modo da poter percorrere la mostra non solo attraverso la sequenza delle stanze ma anche attraverso cluster formali e concettuali. Non vi è distinzione né gerarchia tra oggetti funzionali e sperimentazioni puramente concettuali, tra design di prodotto e produzione artistica.

ALESSANDRO RABOTTINI:

MICHAEL ANASTASSIADES: Anche se ogni oggetto della mostra è attentamente posizionato proprio dove deve essere, volevo anche lasciare che la percezione delle cose avvenisse in modo accidentale. Tutti noi sperimentiamo prodotti ogni giorno attraverso prospettive diverse e in diversi contesti e ci sorprendiamo di fronte ad associazioni inaspettate tra le cose. Quando si posiziona un oggetto accanto a un altro, si consente a tale oggetto di sfuggire alla sua funzione percepita e di vivere una vita diversa.

Durante gli anni della tua formazione, questa preoccupazione per il valore psicologico degli oggetti d’uso quotidiano ha portato a sperimentazioni radicali. Come si è tradotto tutto questo nel tuo lavoro, quando hai iniziato a lavorare come product designer?

ALESSANDRO RABOTTINI:

Quando progetto, cerco di concepire i prodotti come la somma di tanti livelli, con la

MICHAEL ANASTASSIADES:

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Anastassiades ha creato String Lights con Flos nel 2013. Questo modello in scala 1:10 mostra le 72 possibili configurazioni. 45


Arrangements, un sistema di illuminazione modulare lanciato con Flos nel 2017, consente all’utente finale di assemblare forme geometriche luminose per ottenere scintillanti catene.

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Flos, con String Lights nel 2013, che ha segnato concettualmente un nuovo modo di vedere l’illuminazione.

speranza che anche solo uno di questi livelli comunichi a qualcuno; chiaramente, comunicherà in modo molto diverso a te rispetto ad altre persone perché, in quanto esseri umani, siamo tutti diversi. Negli anni, ho lavorato molto consapevolmente con questa idea di aggiungere strati di complessità, spingendo le persone a pensare che un oggetto possa funzionare al di là di ciò che ci si aspetta da esso; ora questo processo mi è diventato quasi spontaneo. Quando nel 1994 ho creato la Message Cup, l’idea era quella di distorcerne la funzione prevista in un'altra dimensione, trasformando una tazza in uno strumento di comunicazione. Ma allo stesso tempo, il linguaggio proviene dalla bocca e con la bocca si beve: le parole provengono dallo stesso posto dal quale si mangia. Tutte queste metafore e associazioni iniziali sono diventate parte del mio processo di lavoro e ora ne sono una componente quasi inconscia, nel senso che affiorano addirittura quando disegno prodotti “normali”. Si potrebbe dire che la tua esperienza iniziale nel designare oggetti in serie limitata, con la fondazione della tua azienda nel 1994, ti abbia aiutato a nutrire questa complessità creativa e sperimentale e a portarla nel campo del product design?

ALESSANDRO RABOTTINI: Quando ho visto per la prima volta String Lights non ti conoscevo ancora di persona e ho pensato “Wow, questo tizio sta portando il concetto di site-specific in una produzione industriale!” Perché, ovviamente, arrivando io stesso da un background artistico, quel sistema di illuminazione mi ha fatto immediatamente pensare alle installazioni minimaliste di cavi elastici che Fred Sandback iniziò a creare verso la fine degli anni ’60, che erano un modo per creare spazio quasi dal nulla. In un testo da lui scritto nel 1986 in merito alla sua produzione iniziale, vent’anni prima, disse: “La prima scultura che ho realizzato con un pezzo di cordicella e un piccolo filo era il profilo di un solido rettangolare - da 2x4 pollici - appoggiato a terra. Era un atto casuale, ma mi sembrava aprisse un gran numero di possibilità. Potrei asserire un determinato luogo o volume nella sua piena materialità senza occuparlo né oscurarlo”. 1

ALESSANDRO RABOTTINI:

Lampade a sospensione Overlap e Arrangements Drop Up per Flos.

Vi è un elemento di verità in ciò che dici, ma credo che la sfida principale sia concepire prodotti industriali che mantengano il medesimo entusiasmo e la stessa sorpresa che caratterizzano un progetto sperimentale. All’inizio della mia carriera, la creazione in serie limitata era puramente una questione economica: volevo esprimere il mio linguaggio in un certo modo, benché non fossi un designer affermato. Alcuni progetti sono rimasti esemplari unici, mentre in altri casi hanno avuto un po’ più di successo e ne ho prodotti alcuni pezzi. Ma, in generale, il modo di produrre questi oggetti finiva per renderli piuttosto costosi, quindi il pubblico che li poteva effettivamente acquistare era limitato. Quindi, la mia esperienza con il design limited edition si basa puramente sull’economia, anche se a volte mi consente ancora di realizzare determinate idee con un certo grado di libertà. Ma, a essere onesti, non sono un fanatico dei pezzi in edizione limitata di per sé. MICHAEL ANASTASSIADES:

Penso che tu abbia sottolineato chiaramente questo punto nella mostra, eliminando qualunque distinzione di sorta tra le edizioni limitate e il design industriale, ma anche tra creazioni funzionali e non funzionali. Ma se dovessi pensare a un prodotto che ha contrassegnato il momento in cui sei stato in grado di trasferire la ricerca concettuale dei tuoi anni di formazione nel design industriale, quale sarebbe?

Penso che, ancora una volta, fare riferimento al minimalismo come un movimento artistico sia assai pertinente, se consideriamo anche collezioni come One Well-Known Sequence (2015–17), Lit Lines (2011), Tube Wall Light (2006) e Tube Chandelier (2006), insieme alla tua più recente presentazione con Flos ad Euroluce 2019 (Coordinates). E qui non sto solo pensando all’ovvio riferimento ai lavori con i neon di DanFlavin ma, più profondamente, al tuo uso ricorrente di un modulo come elemento ripetuto in una struttura ritmica, e all’uso di materiali spogli e di tecnologie spesso esposte nella loro essenza strutturale. Entrambe queste strategie formali e concettuali sono essenziali per il minimalismo e per il suo spazio d’indagine.

ALESSANDRO RABOTTINI:

ALESSANDRO RABOTTINI:

È stato quando ho avuto l’opportunità di produrre qualcosa su scala industriale per la prima volta, quindi direi la mia prima collaborazione con

MICHAEL ANASTASSIADES:

Precisamente, definendo lo spazio nel modo più invisibile possibile. Anche se, devo dire, il lavoro di Sandback non è stato un riferimento diretto per me; ero più interessato alla luce come forma di definizione dello spazio.

MICHAEL ANASTASSIADES:

1 Questo testo è stato scritto nel 1986 e pubblicato per la prima volta in inglese e tedesco nel libro Fred Sandback: Sculpture, 1966–1986 (Monaco di Baviera: Fred Jahn, 1986), 12–19.

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MICHAEL ANASTASSIADES: All’inizio della mia carriera di lighting designer, le normali lampadine a bulbo erano ancora in circolazione, quindi ciò che ha definito il mio linguaggio era sostanzialmente ciò che avevo a disposizione in quel periodo. Era affascinante osservare quelle lampadine, prodotte nello stesso modo per oltre 50 anni, e comprendere come utilizzarle in un modo diverso. Successivamente, essendo disponibili in varie misure, sono diventate rapidamente un’unità di misura per me, un modo di esplorare lo spazio. Decisi di concentrarmi sulla fonte lineare di un metro come una forma che interagisse con lo spazio. L’arte è, ovviamente, una parte importante della mia vita e sono sempre stato consapevole di certi riferimenti, ma


Per “Things that Go Together� al NiMAC, Anastassiades ha disposto a terra gruppi di oggetti creati negli ultimi 12 anni in modo non gerarchico.



questi non sono mai diventati espliciti nel mio lavoro. Consciamente o meno, assorbi le informazioni e le filtri attraverso la tua esperienza personale; quando alla fine formalizzi le tue idee, magari tali riferimenti sono mutati dentro di te. Ecco perché è stato così interessante per me trasmettere le mie idee in String Lights: perché mi ha consentito di estendere alla produzione industriale e all’architettura ciò che stavo già esplorando con il mio marchio. L’ossessione per l’interazione con lo spazio e per la sua misurazione era già presente, ma in questo modo ero in grado di inserire un elemento di improvvisazione attraverso la cordicella, da sempre tradizionalmente utilizzata come strumento per la misurazione e il disegno tridimensionale.

rispetto per un reperto naturale o archeologico quando viene spostato dal suo contesto originale, addirittura il rispetto per la luce e il buio. “C’è un motivo per cui vi sono il giorno e la notte e noi non dovremmo cercare di trasformarle l’una nell'altra”, una distinzione che, a tuo dire, potrebbe essere il motivo per cui sei diventato un designer di sistemi di illuminazione. Sembra che questo concetto di rispetto sia centrale nella tua professione, insieme all’idea di creare uno spazio che sia adattabile.

Con in mente questa idea di progettare luci per creare uno spazio, vedi l'architettura come un possibile sviluppo del tuo lavoro in futuro?

ALESSANDRO RABOTTINI:

Non direttamente, e inoltre non ho un desiderio immediato di passare a tale attività. Mi piace che i riferimenti all'architettura arrivino indirettamente attraverso gli oggetti che progetto. Credo fermamente che la luce definisca lo spazio ben oltre la funzionalità e la decorazione. Se guardiamo le culture del Sud piuttosto che quelle del Nord, vediamo in quale misura la vita venga nettamente definita dalla luce. La luce ha a che fare con l'architettura più di quanto non spieghi la sua stessa definizione.

O effimero. In quanto designer o architetti, abbiamo la tendenza a voler controllare e definire eccessivamente il modo in cui le persone vedono le cose e gli oggetti. Ma se porti tale elemento di rispetto nel tuo lavoro, allora consenti l'esistenza di uno spazio di accettazione: uno spazio più fluido in cui è possibile più di una sola interpretazione. Credo che nel momento in cui accetti le cose per ciò che sono, inizi a cogliere il modo in cui le relazioni hanno luogo tra gli esseri e come non sia possibile controllarle. Neoptolemos non ha mai potato un solo albero perché per lui questo gesto era una metafora dell’amputazione. Ricordo che anni fa volevo che una pianta crescesse in una certa direzione mentre si arrampicava su per il muro di casa mia a Waterloo, ma questa voleva andare esattamente nella direzione opposta. Mi sentivo davvero scoraggiato. Ero scoraggiato perché non stavo seguendo la forza, il movimento, e imparai che era proprio questo: il modo in cui ci si lavora intorno, il modo in cui si accoglie la resistenza e l’imprevedibilità che non si può controllare. E si dovrebbe consentire tale livello di improvvisazione anche quando si creano prodotti industriali. Come designer, ma anche come persone, possiamo solo dare suggerimenti e coinvolgere in questo modo il nostro pubblico. Ma qualunque tentativo di imbrigliare la complessità del mondo è semplicemente impossibile. MICHAEL ANASTASSIADES:

MICHAEL ANASTASSIADES:

Le lampade a sospensione e da tavolo IC Lights per Flos.

In un certo qual modo, molti mobili che hai progettato tendono anch’essi a definire uno spazio. Il sistema di librerie Jack che hai progettato per B&B Italia nel 2018 appartiene alla tradizione dei sistemi di scaffalatura che possono diventare anche pareti divisorie e il divano Rochester concepito per SCP nel 2015 è un’unità racchiusa che isola le persone dall’ambiente che le circonda. Per Dansk Møbelkunst, di recente hai creato una serie di elementi d’arredo che include uno schermo divisorio. Capisco cosa intendi quando dici che non senti l'esigenza di creare pareti fisiche; sembra che tu abbia un approccio più morbido alla definizione di spazio, come se volessi creare spazi che possono essere letteralmente accesi e spenti.

ALESSANDRO RABOTTINI:

Come hai raggiunto questo spazio di accettazione come designer?

ALESSANDRO RABOTTINI:

MICHAEL ANASTASSIADES: Ho iniziato a capire cosa significa per me il design quando ho deciso di fuggire dalla mia formazione come ingegnere; volevo fare qualcosa di creativo. Ma poi anche gli studi al Royal College di Londra dal 1991 al 1993 mi hanno insegnato ciò che non mi piaceva del design. Così ho provato a esercitarmi da solo in una materia di cui non avevo conoscenza né esperienza, provando a definire le cose mano a mano che procedevo: attraverso l’improvvisazione, l’intuizione e il processo di eliminazione. Quegli oggetti carichi di riferimenti psicologici che hanno dominato la prima parte della mia carriera, come Design for Fragile Personalities in Anxious Times (2004–05), erano la dimostrazione del fatto che non volevo rimanere nel mezzo: sono fuggito dall’ingegneria e sono andato all'estremo opposto dello spettro.

MICHAEL ANASTASSIADES: Preferisco suggerire uno spazio piuttosto che effettivamente progettarlo in quanto tale. L'arredamento, la luce e addirittura gli oggetti permettono la coesistenza di molte possibilità e scenari, mentre l'architettura tende a essere più definita.

Questo mi fa ripensare a ciò che hai menzionato prima riguardo il tuo desiderio di “rispettare il comportamento di un oggetto” e “rispetto” è una parola che ricorre più volte in un testo da te scritto in merito all’impatto che l’architetto cipriota Neoptolemos Michaelides ha avuto sulla tua giovinezza: rispetto per l’ambiente quando si tratta di costruire una casa,

ALESSANDRO RABOTTINI:

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Sopra: oggetti di arredo e di illuminazione disegnati da Anastassiades. Alla pagina seguente: la sua lampada da terra IC Lights per Flos. 51



Parlando di improvvisazione, intuizione, controllo e struttura, molte tue collezioni presentano un format che potremmo definire, se non addirittura seriale, come una sorta di “esaurimento” di tutte le possibilità inerenti a un’intuizione. Spesso sembri procedere espandendo e allungando una forma o una proporzione in una serie ritmica di variazioni controllate, come se volessi vedere quanto puoi andare lontano con quella stessa forma una volta che è stata interpretata e posizionata in tutti i modi possibili.

In un certo senso stiamo tornando al tuo interesse iniziale nel design radicale degli ultimi anni ‘60 e in ciò che ha generato in termini di approccio visionario alla libertà: se si pensa anche ad Autoprogettazione? di Ezio Mari del 1974, con quell’idea di stabilire un modulo e quindi dare all’utente la responsabilità di creare il prodotto finale.

ALESSANDRO RABOTTINI:

Penso si tratti davvero di comprendere ed esaurire tutti gli scenari possibili. È interessante che tu menzioni questo aspetto ossessivo del mio lavoro in relazione a ciò che ho detto prima: dover capire cosa volessi fare come designer attraverso un processo di eliminazione di tutto ciò che non mi piaceva del design. Fondamentalmente, tale processo mi ha consentito di diventare più aperto all'accettazione e di rendermi conto che in effetti va bene che tutte le cose coesistano. Volevo sperimentare i comportamenti degli oggetti solo per trovare il modo di portare quel livello di entusiasmo nei prodotti industriali. MICHAEL ANASTASSIADES:

ALESSANDRO RABOTTINI:

Scopri di più su “Things that Go Together” di Michael Anastassiades nel libro pubblicato da Apartamento.

Penso che questo sia ciò che, in un certo modo, definisce Arrangements (2017), dove la metodologia che abbiamo visto, basata sulla ripetizione di un modulo, giunge a conclusioni inaspettate. Quando vedi tutte le configurazioni di Arrangements installate insieme, sembrano note su uno spartito: possiedono la stessa qualità formale di un movimento musicale. Ma ci puoi fare qualunque cosa. È un progetto che puoi limitare o espandere, che può restare molto semplice o divenire complesso: puoi tenere una forma singola, minimale, o utilizzarne una certa quantità per creare una parete luminosa ritmica, o addirittura creare un’esuberante cascata di luce, quasi barocca. Arrangements sembra essere la manifestazione formale del tuo desiderio di esaurire tutte le possibilità disponibili di una forma per comprendere che ve ne sono sempre altre.

MICHAEL ANASTASSIADES: Cos’è un progetto? Un progetto è una serie di regole da seguire e può sembrare che non vi sia nulla di più limitante di un progetto, ma nel processo di eseguirlo alla lettera ti accorgi che al di là di esso esistono numerose altre possibilità. Con Arrangements, le persone possono cimentarsi in una forma di libertà senza che tale libertà diventi un’esperienza soverchiante. È interessante notare come String Lights abbia meno successo commerciale rispetto ad Arrangements, molto probabilmente per via della libertà radicale che presuppone e che può finire quasi per intimidire. Apri la scatola e vedi questa cordicella infinita, con cui devi disegnare. È come mettere a disposizione una pagina bianca e dire: “ecco, questa è la matita, ora disegna”.

Tutto sembra riguardare l'esperienza dell’utente oggigiorno, ma c’è una differenza tra essere in grado di personalizzare un paio di scarpe da ginnastica e trovarsi nella posizione di poter concepire e realizzare uno spazio attraverso la luce, come accade per String Lights.

ALESSANDRO RABOTTINI:

ALESSANDRO RABOTTINI:

Ti definisce nello stesso modo della tua calligrafia. È un tuo riflesso, e di solito condividere troppi aspetti di noi stessi con l'esterno ci spaventa. Acquistare prodotti di design spesso significa scegliere gli oggetti giusti e contrassegnare le caselle giuste della “enciclopedia dell’interior design”, mentre String Lights cattura l’immaginazione della persona e, paradossalmente, può anche avere un effetto negativo. MICHAEL ANASTASSIADES:

Normalmente il compito dei designer è definire le cose e l’aspetto che dovrebbero avere gli oggetti, mentre nel caso di Arrangements volevo spostare l'attenzione e offrire creatività all’utilizzatore. Volevo progettare un oggetto che potesse essere aperto all’interpretazione di terzi, un oggetto in grado di assorbire un certo livello di imprevedibilità tramite un gesto democratico. Partendo da alcune istruzioni di base, si può poi esplorare uno spazio intermedio e deviare dal design originale. MICHAEL ANASTASSIADES:

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Il fotografo Alecio Ferrari e gli scenografi di Studio Fludd si sono infiltrati negli spazi produttivi di Flos, mischiando i componenti di LAMPADINA di ACHILLE CASTIGLIONI (presto disponibile in sei nuovi colori) con oggetti trovati per creare composizioni meravigliose.

UNDER CONSTRUCTION

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CASA FAMILIAR

Come esseri umani, desideriamo ardentemente aggregarci. Con la famiglia, con gli amici, con le persone che amiamo. Ma la quarantena ha insegnato una cosa a molti di noi: abbiamo bisogno anche di un po’ di privacy. Quando nel 1973 l'architetto spagnolo Ricardo Bofill e suo padre, Emilio, crearono una casa estiva a Mont-ras, a pochi chilometri dalla Costa Brava, avevano proprio questo in mente. La casa in stile radicale che costruirono non era intesa per una vita familiare 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Piuttosto, suggeriva un equilibrio armonioso tra il vivere insieme e lo stare separati. Costruita attorno ai ruderi di una fattoria catalana, la casa è organizzata come un piccolo villaggio. I moduli abitativi indipendenti, tutti realizzati in mattoni marroni tipici del posto, sono disposti attorno a spazi di socializzazione all’aperto: una piscina e una zona pranzo, rivestite in piastrelle di ceramica rosse. È un luogo in cui un bambino (o un adulto) potrebbe perdersi, scivolando nell’ombra durante una partita a nascondino, scomparendo sotto un albero con un libro. Ma è altrettanto facile immaginare le vivaci cene fino a tarda sera, o le chiacchierate a bordo piscina con familiari ed amici. A quasi 50 anni dalla sua creazione, la casa è popolata da una nuova generazione, quella dei due figli di Ricardo: Ricardo E. Bofill, attuale presidente dell’azienda, e Pablo Bofill, il suo amministratore delegato. Durante la quarantena a Barcellona (a causa delle severe disposizioni di isolamento domestico non ha potuto recarsi a Mont-ras), Pablo riflette sulla casa in cui ha scoperto il suo personale modo di vivere.

DI RICARDO BOFILL

Fotografia in bianco e nero TOMMASO SARTORI Fotografia a colori GREGORY CIVERA

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Articolo precedente: Lampada Heco wall di Nendo. Le piastrelle in ceramica smaltata in rosso dominano gli spazi comuni esterni, dando vita a un magnifico riflesso della casa sulla piscina.


La collezione per esterni In Vitro di Philippe Starck.




In alto: Lampada Heco Corner di Nendo.

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La collezione per esterni Caule di Patricia Urquiola.

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La residenza di famiglia di Ricardo Bofill, a Mont-ras, a pochi chilometri dalla Costa Brava, è organizzata come una piccola cittadina. Gli ospiti hanno le proprie residenze private, ma possono riunirsi negli spazi comuni all’aperto se lo desiderano.



In alto: Lampada da terra per esterni IC Lights di Michael Anastassiades. Pagina successiva: Lampada da terra per esterni Captain Flint, in Acciaio Inox Spazzolato, di Michael Anastassiades.

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La cosa più importante da sapere su questa casa è che infrange le regole. È una casa familiare, progettata da mio padre, architetto, e costruita da mio nonno, costruttore, nel 1973. Ma ridefinisce il concetto di famiglia. La famiglia non è costituita solo da quelle persone che sono legate a te da vincoli di sangue o matrimonio: è la famiglia che crei, i tuoi amici. Lo scopo di questa casa è inventare un nuovo modo di vita in comune. Si può stare insieme ma non necessariamente dover stare insieme. La casa è progettata quasi come un piccolo villaggio, con singoli moduli disposti attorno a spazi esterni comuni. La disposizione consente a tutti di godersi la propria libertà, la propria intimità, la propria vita all’interno dello spazio. Ogni persona o coppia che viene qua ha un modulo a sua disposizione ed è possibile senza vedere nessun altro: si può uscire o entrare senza passare dalle aree comuni. Alcuni utilizzano la casa solo per dormire. Ma, al contrario, quando si è liberi o si vogliono incontrare altre persone, fare due chiacchiere, stare insieme, basta uscire fuori. È un luogo sempre molto attivo. Ci sono sempre tante persone, tante discussioni.

Crescendo, questa casa ha simboleggiato la libertà. Ho vissuto a Parigi fino ai 25 anni e questo era un posto dove potevo andare con tutti i miei amici. Prendevamo il treno ed era una lunga avventura fino al confine della Spagna. Cambiavamo treno alle 6 del mattino e arrivavamo qui. Ricordo che quando avevo 15 o 16 anni ci andavo con molti amici. Potevamo goderci la casa alla fine di giugno, quando tutti gli altri lavoravano ma noi eravamo in vacanza. Ci potevamo restare 10 giorni, due settimane, da soli. È un posto dal quale non serve spostarsi. Una casa con un patio che ha una vita interna e tutto accade attorno ad esso. Penso che sia il luogo in cui ho scoperto il mio personale modo di vivere. Questa casa lascia spazio a una gran varietà di approcci. È, in effetti, uno dei temi della nostra architettura: come vivere in comunità senza sentire la pressione di tutti coloro che ci stanno attorno. Anche se si vive in un piccolo appartamento in un condominio di social housing come Walden 7, ogni unità ha un’entrata separata. Le persone possono vivere insieme senza avere l’obbligo di vivere insieme. È qualcosa che proviamo sempre a fare: creare rapporti tra l’individuo e la collettività. Per un po’ di tempo, per il nostro bene, non potremo vivere come al solito. Siamo tutti in isolamento, ora, nella nostra casa o nel nostro appartamento. Non possiamo evadere da casa nostra. Non possiamo semplicemente uscire e andare da qualche altra parte. Abbiamo l’obbligo di stare a casa. Ma allo stesso tempo siamo animali sociali. Non possiamo proprio vivere da soli. Quindi dobbiamo continuare a ridefinire, attraverso l’architettura, nuovi modi di stare insieme. Di Pablo Bofill (testo raccolto da Hannah Martin)

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Ricardo Bofill con i suoi figli Pablo Bofill (a sinistra) e Ricardo E. Bofill (a destra).



PROFILE

Maurice Scheltens e Liesbeth Abbenes

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Le fotografie di Maurice Scheltens e Liesbeth Abbenes sono insieme riproduzioni di scene incredibilmente familiari e dipinti astratti composti da colori e linee. Spingono lo spettatore a guardare al mondo con occhi diversi, ad andare oltre ciò che già conoscono e a mettere insieme, pezzo per pezzo, una propria narrativa personale. Che sia la matita sulla nostra scrivania, la lampada nell’angolo, la tenda davanti alla finestra o la sedia in paziente attesa di qualcuno si sieda, gli oggetti rivelano qualcosa sulle nostre vite. Sebbene ogni cosa, isolata, abbia un’aura di autosufficienza, contiene anche una moltitudine di riferimenti a un mondo al di là di sé. La consapevolezza di questo mondo “oltre” aumenta quando gli oggetti vengono combinati e si tracciano delle linee narrative. Questa qualità ci consente di identificarci con le cose che ci circondano nella vita quotidiana. 80

Le cose rivelano ciò che siamo e ciò che vogliamo essere. La potenza delle fotografie di Scheltens e Abbenes si cela nella loro abilità di rivelare visivamente i molti strati di significato delle cose. Trasportano l’osservatore nel loro modo di guardare il mondo e impiegano una gran varietà di strategie, come quella di incorniciare le scene in modi sorprendenti, creando composizioni insolite e zumando su dettagli che solitamente sfuggono all’attenzione dell’osservatore. Ho incontrato Maurice e Liesbeth su Skype dal loro rifugio domestico ad Amsterdam. Durante l’isolamento, su richiesta di Flos, hanno rivolto l’obiettivo all’interno per documentare la loro casa e gli oggetti che la abitano. Testo di LOUISE SCHOUWENBERG Fotografie di SCHELTENS & ABBENES


Lampada da tavolo IC Lights in finitura Rosso Burgundy

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di Michael Anastassiades


Lampada da terra per esterni IC Lights in finitura Rosso

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Burgundy di Michael Anastassiades.


Lampada da tavolo Glo-Ball di Jasper Morrison, in finitura Nera.

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Mayday Anniversary in finitura Grigio Chiaro di Konstantin Grcic.

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Bellhop di Edward Barber e Jay Osgerby, in colore giallo, ritratta

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insieme ad oggetti di poliestere che si trovano in giro per casa.


Scheltens e Abbenes tendono a finire l’uno le frasi dell’altra. Dopo una vivace conversazione, Schouwenberg ha fuso le loro risposte qui, creando una storia in comune.

LOUISE SCHOUWENBERG: Come

descrivereste ciò che fate mentre fotografate?

Per la prima volta avete utilizzato i vostri spazi abitativi come sfondo per ciò che volevate fotografare.

LOUISE SCHOUWENBERG:

SCHELTENS AND ABBENES: Ci chiediamo come possiamo penetrare nelle cose? Come fac- SCHELTENS AND ABBENES: Abbiamo ricevuto ciamo ad andare oltre la superficie, oltre la l’incarico poco dopo l’inizio della crisi del consistenza e il colore, oltre la cosa stessa? coronavirus. La maggior parte della vita Toccando ogni aspetto con l’occhio del- pubblica si è fermata e le persone sono dola fotocamera, proviamo a raggiungerne il vute rimanere a casa; per noi non è stato un nocciolo. Con le immagini diciamo “ecco, grosso problema. Dopotutto, siamo abituati questo è il vero aspetto delle cose” e con- a restare in “quarantena volontaria”. Flos ci temporaneamente mettiamo in discussione ha chiesto di organizzare il servizio fotociò che guardiamo, invitando l’osservatore a grafico all’interno di casa nostra. Viviamo fare la stessa cosa. La realtà rimane un miste- e lavoriamo in questo posto, ma non abro da mettere a nudo, riconoscendo al con- biamo mai utilizzato la nostra casa e i suoi tempo che rimarrà un mistero anche dopo interni come elementi delle nostre fotograaverne rappresentati i più piccoli dettagli. fie. Stavolta i nostri spazi abitativi personali sarebbero diventati i protagonisti degli LOUISE SCHOUWENBERG: Avete ricevuto l’in- scatti, o per lo meno sarebbero stati molto carico di fotografare una serie di lampade presenti in ogni fotografia. Solitamente coiconiche prodotte da Flos, un’azienda ita- struiamo le scene davanti alla fotocamera e liana nata nel 1962 con lo scopo di rein- ci assicuriamo che tutti gli aspetti (oggetti, ventare la nozione stessa di illuminazione superfici, contesto circostante) siano del artificiale. Avete fatto ricerche sulla storia tutto costruiti e controllati da noi. Collodell'azienda prima di iniziare il lavoro? care le lampade sullo sfondo della nostra casa è stata un’esperienza piuttosto fuori SCHELTENS AND ABBENES: Naturalmente co- dal comune per noi. Ci ha fatto guardare il nosciamo Flos e abbiamo grande rispetto luogo in cui viviamo con occhi nuovi. per le lampade intramontabili che produce. Non potremmo lavorare con un marchio se Dopo aver studiato le proprietà di ogni sini suoi prodotti non si armonizzassero con il gola lampada, abbiamo cercato un luogo nostro senso di qualità ed estetica. Ma non di casa nostra che offrisse la possibilità di abbiamo fatto ricerche sulla storia di Flos costruirvi attorno uno scenario, fingendo per poi creare un’immagine che le corri- che la lampada fosse sempre stata lì. Come spondesse. Abbiamo iniziato osservando sempre, abbiamo composto ciascun set per intensamente gli oggetti, cercando di sco- l’occhio della fotocamera. Ma questa volprire i segreti che si nascondono dietro le ta, in ogni scena, è visibile una parte della loro forme e i loro colori. Per ogni scatto nostra casa. siamo partiti da zero e abbiamo creato un numero infinito di variazioni. La sperimentazione è il cuore del nostro solito modo di lavorare. Si potrebbe dire che il nostro modo di lavorare è in linea con l’ambizione di Flos: reinventare la nozione di illuminazione, più e più volte.

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Lampadina in finitura Arancio, di Achille Castiglioni, nella vetrinetta.

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Lampada da terra Tab, in finitura Dark Green, di Edward Barber e Jay Osgerby.

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Ariette 3, di Tobia Scarpa, decora la stanza insieme alla collezione di

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aquiloni di Scheltens e Abbenes.


Lampada da terra Toio, in colore Rosso,

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di Achille e Pier Giacomo Castiglioni.


La funzione della lampada ha svolto un ruolo nelle vostre scelte? LOUISE SCHOUWENBERG:

SCHELTENS AND ABBENES: Abbiamo guardato ogni lampada come se fosse una forma, una sagoma, un elemento composto da linee e colori. La sua funzione non contava veramente. Se si posiziona Lampadina (di Achille Castiglioni) dietro il vetro di un armadietto, si celebra l’oggetto, non la sua funzionalità. Alcuni oggetti si fondono e armonizzano con il resto degli interni, come gli oggetti funzionali tendono a fare nelle normali collocazioni. Ne sono un esempio Wirering (di Formafantasma) e la lampada a forma di aquilone Ariette [di Tobia Scarpa], appesa in mezzo a una serie di colorati aquiloni di carta. E ovviamente c’è Toio (di Achille e Pier Giacomo Castiglioni), la nostra preferita, ritratta nel nostro salotto.

Abbiamo discusso a lungo su quante panoramiche avremmo fatto, o se avremmo sempre zumato su una piccola parte degli interni e sull’oggetto che vi si trovava. Avremmo costruito scene che avrebbero deviato dalla casa vera e propria? La questione era sostanzialmente se creare una rappresentazione teatrale o mostrare la realtà. Alla fine abbiamo scelto una via di mezzo. Sappiamo per certo che non volevamo mostrare la nostra casa come per dire: “Guardate come è bella la nostra casa”. Eravamo più inclini a creare immagini in grado di far sorgere un dubbio nell’osservatore, se si trattasse davvero della nostra casa o di un set artificiale. In effetti, anche se le immagini sono state scattate in casa nostra e ne mostrano chiaramente alcuni scorci, evocano la stessa domanda che caratterizza la maggior parte dei nostri lavori: “Cosa sto guardando?” Per questo motivo, ci siamo concentrati sul realizzare composizioni still life. Ad esempio, posizionando vari oggetti in poliestere che erano sparpagliati per la casa accanto alla Bellhop (di Edward Barber e Jay Osgerby).

Per quanto riguarda il lavoro, le regole del coronavirus non hanno cambiato molto le cose, a parte il fatto che ci è voluto molto più tempo per ogni progetto. Ma dal punto di vista del vivere e lavorare, ci sono stati cambiamenti sostanziali. Come tutte le famiglie, avevamo i figli a casa 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, perché le scuole erano chiuse. Dovevamo seguire la didattica a distanza, che ha rappresentato una grande difficoltà, ovviamente, dato che non ci eravamo abituati. Solitamente abbiamo la casa vuota e molte ore per concentrarci pienamente sul lavoro. Questa volta la vita domestica, la scuola e il lavoro si fondevano. SCHELTENS AND ABBENES:

Ciò che è cambiato è stata anche l’organizzazione dei servizi fotografici. I servizi commissionati dalle aziende spesso coinvolgono molte persone sul set, compreso il direttore artistico dell’azienda, l’assistente, il producer, l’assistente di produzione, il catering, le persone che installano i prodotti, eccetera. Ma questa volta gli oggetti da fotografare sono arrivati con un furgone e noi eravamo gli unici sul set. LOUISE SCHOUWENBERG: È stato un vantaggio?

Ci piace collaborare con gli altri. È importante comunicare molto su un incarico prima di iniziare il lavoro e può essere fonte di ispirazione ascoltare le varie idee e punti di vista sullo stesso argomento. Ma, alcune volte, questo è anche troppo. Vogliamo scoprire le cose durante il processo creativo e se ci sono troppe voci che esprimono opinioni sui risultati desiderati, queste possono diventare un elemento di disturbo e interferire sulla libertà del processo. SCHELTENS AND ABBENES:

Forse da questa crisi possiamo imparare che è possibile organizzare le cose in modo molto più semplice, con meno persone coinvolte, meno voci, meno costi di viaggi, catering e hotel. Si spende così tanto per un singolo servizio fotografico, ma spenLOUISE SCHOUWENBERG: A causa dei pericoli dere molti soldi non significa avere ottimi legati al virus, le persone sono dovute rima- risultati. In tempi come questi, tutti hanno nere in casa. Ma suppongo che questa crisi bisogno di trovare soluzioni più intelligennon abbia cambiato molto il vostro solito ti e più semplici; forse questi nuovi modi modo di lavorare, giusto? Dopotutto, vivete di lavorare costituiranno un’alternativa per e lavorate qui. il futuro.

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Soffermiamoci un attimo sul vostro abituale modo di lavorare. Come costruite i vostri set? Avete già un’immagine in mente prima di creare le configurazioni? LOUISE SCHOUWENBERG:

Date degli indizi di lettura a chi osserva le vostre immagini? O cercate di rendere più oscura la comprensione di ciò che stanno guardando? LOUISE SCHOUWENBERG:

Per noi, l’osservazione delle cose non è mai un processo neutrale o disinteressato. Non ci limitiamo a registrare il mondo. Lo plasmiamo. In questo processo di dargli una forma non ci sforziamo di creare mistero per il gusto di farlo, ma catturiamo la fantasia che si nasconde nell’oggetto, la narrazione che non si noterebbe altrimenti, guardando le cose come meri oggetti pratici, funzionali, finalizzati a semplificarci la vita. Per questo motivo non cerchiamo immagini perfette a tutti i costi. Se l’osservatore ottiene subito ciò che cerca, potrebbe perdere l’interesse a cercare più a fondo, per scoprire aspetti imprevisti. Per poter cogliere la bellezza di un oggetto, una fotografia deve contenere una nota stonata, qualcosa di non familiare che non si comprende immediatamente. Cerchiamo di svelare il mistero del mondo reale, in un certo senso. SCHELTENS AND ABBENES:

SCHELTENS AND ABBENES: Buttiamo

giù le idee davanti all’obiettivo. Lasciamo che il caso e la sorpresa svolgano un grosso ruolo in tutto questo e non cerchiamo di fissare le idee troppo presto durante il processo. Durante il lavoro come comunicate tra voi? Come vi convincete a vicenda? Avete ruoli diversi in tutto questo? LOUISE SCHOUWENBERG:

Comunichiamo disponendo e ri-disponendo gli elementi delle scene, rimescolando le cose davanti all’obiettivo. È un gioco infinito di spostamenti e di cercare di convincere l’un l’altra con argomentazioni visive. A volte molto armonioso, altre molto intenso. Ci sorprendiamo a vicenda cercando di ribaltare gli elementi e questa sperimentazione continua fino a raggiungere una sorta di climax; a quel punto, l’otturatore della fotocamera finalizza il processo. Sì, abbiamo ruoli diversi, ma è difficile delineare tali differenze, dato che ci alterniamo. La mossa di uno può diventare catalizzatore per l'altra. Un po’ come una partita a scacchi. SCHELTENS AND ABBENES:

LOUISE SCHOUWENBERG:

fotografia di voi due.

Alcune opere estratte dal portfolio di Scheltens & Abbenes, da sinistra a destra partendo da in alto a sinistra: “Knittings”, Uniqlo, 2008. “Doilies”, PIN-UP Magazine, 2018. “Eolo Tables”, Arper, 2013. “Doingbird”, Coathangers, Dior, 2007.

Flos ha richiesto una

SCHELTENS AND ABBENES: Non l’avevamo mai fatto! E non siamo sicuri se mai lo rifaremo. Normalmente componiamo set artificiali di oggetti. Le persone vengono percepite attraverso la loro assenza, come se la loro aura si nascondesse, ad esempio, nelle pile di vestiti o in strane pieghe delle camicie, ma non fotografiamo mai le persone in carne ed ossa, tanto meno noi stessi! Siamo una coppia nella vita e sul lavoro, ma non vogliamo creare un’immagine sentimentale di noi due come coppia. La nostra unione si nasconde nelle fotografie che creiamo.

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Lampada Snoopy, di colore Verde, di Achille e Pier Giacomo Castiglioni.

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94 Mayday di Konstantin Grcic

Mayday! Mayday! Il nostro amico non è molto sveglio e ha fatto un pasticcio. Aiutalo a districare le sue lampade in modo da capire qual’è quella senza lampadina.

Illustrazioni di Sany

Per illuminare la giornata

GIOCHI


Trova le soluzioni a pag.100 Zero Track di Flos Architectural

Riesci a trovare le parole mancanti? Usa le immagini e le parole come indizi e sarai sulla strada giusta.


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Hai bisogno di un amico? Prendi un paio di forbici, ritaglia questi pezzi e costruisci il tuo compagno luminoso: Il Capitano Flint. Captain Flint di Michael Anastassiades

Questo extraterrestre dovrĂ essere abile con i suoi piedi per riuscire a tornare a casa. Aiutalo ad uscire dal labirinto di coordinate e a raggiungere il suo UFO.

Coordinates di Michael Anastassiades


97 Bellhop di Edward Barber & Jay Osgerby

Hmmm, qui c’è qualcosa che non va. Riesci a trovare tutte e cinque le differenze?


QUESTIONARIO

Edward Barber e Jay Osgerby

Per più di due mesi, i designer industriali Edward Barber e Jay Osgerby non si sono riuniti nella stessa stanza. Eppure, dalle rispettive case londinesi, hanno discusso idee di qualunque tipo, dalla progettazione di bagni a quella di lampade. Abbiamo chiesto al duo di compilare un breve questionario durante il loro periodo di separazione forzata. A quanto pare sono ancora più o meno sulla stessa lunghezza d’onda. Fotografie di Gerhardt Kellermann.

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Disegna il ritratto dell'altro.

Come ti chiami?

Dicci qualcosa che non hai mai fatto.

Cosa c'è sul tuo comodino?

Nomina il tuo utensile preferito.

Collezioni qualcosa?

Come lavorate insieme?

Disegna il tuo oggetto di design preferito.

Cosa hai mangiato a colazione?

Descrivi l'ultima cosa che hai costruito.

“Andare a New York in nave” "Non ho mai fatto speleologia"

"Una delle nostre lampade Bellop"

"Un coltello da cucina affilato" "Una matita…"

"Utensili manuali in pietra" "Troppe cose..."

"Disegnando e bevendo tanto caffè" "Disegnando e parlando"

"Caffè, yogurt e muesli" "Pane tostato, marmellata e caffè"

"Un sostegno in bambù per coltivare i fagioli" "Una casetta per uccelli, per un pettirosso"

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Collaboratori Il fotografo Santi Caleca vive e lavora a Milano. E’ stato grande amico di compiante leggende come Ettore Sottsass e Alessandro Mendini ed ha documentato il grande design per decenni. In questo numero di Flos Stories è andato per noi a Palazzo Monti, una nuova residenza per artisti a Brescia (p. 24).

Direzione creativa Apartamento Studios

Le fotografie a colori di Gregori Civera in ‘Casa Familiar di Ricardo Bofill’ (p. 62) mostrano l'architettura radicale della residenza spagnola costruita nel 1973. Civera vive e lavora a Barcellona. Alessandro Rabottini è un critico d’arte e curatore che vive Alecio Ferrari è un fotografo e lavora tra Londra e Milae ricercatore visivo di Mila- no. La sua conversazione con no. Per “Under Construction” Michael Anastassiades sulla (p. 54) ha lavorato insieme retrospettiva del designer a agli scenografi di Studio Cipro è pubblicata in ‘Things Fludd per creare curiose that Go Together’ (p. 40). e bellissime composizioni fotografiche usando i Per il primo numero di Flos componenti di una lampa- Stories, il fotografo italiano da Flos insieme ad alcuni basato a Parigi Tommaso oggetti trovati. Sartori punta il suo obiettivo sulle novità di prodotto: Le immagini realizzate dal una gamma di lampade da fotografo parigino Osma esterni nella Casa Familiar Harvilahti per la mostra di di Ricardo Bofill (p. 62) e la Michael Anastassiades a Ci- nuova serie Coordinates di pro, illustrano ‘Things that Michael Anastassiades alle Go Together’ (p. 40). Cristallerie Fratelli Livellara (p. 1). L’illustratore e artista Sany, aka Samuel Nyholm, vive e Come capo del dipartimento lavora a Stoccolma. In que- di progettazione contestuale sto numero di Flos Stories, gli dell’Accademia di Design di abbiamo chiesto di inventare Eindhoven, la teorica olanalcune vignette e giochi che dese Louise Schouwenberg avessero come protagoni- pensa e scrive frequenteste le ultime lampade Flos mente di oggetti. In questo (p. 94). numero ha intervistato i fotografi Maurice Scheltens e Liesbeth Abbenes, che vivono ad Amsterdam, sull’utilizzo degli oggetti circostanti nella creazione di immagini. (p. 78).

Project Management Melek Kücükaksu

Caporedattore Hannah Martin Direttore artistico Omar Sosa

Ringraziamenti Michael Anastassiades B&B Italia Barber and Osgerby Ricardo Bofill Taller de Arquitectura Edoardo Monti Scheltens & Abbenes Vincent Van Duysen

Graphic Design Ángel Cánovas

Team Flos Barbara Corti Rosaria Bernardi Elisa Bodei Traduzioni Team Agiliz@ tu gestión Stampa Graficart, Treviso Giugno 2020

100

Crosswords solutions

Rows 2nd: Zoo, Hi. 3rd: Eel, OS. 4th: Flos.

Columns 2nd: Toe. 3rd: Rolf. 5th: Choo. 6th: Kiss.


NUOVI PRODOTTI Primavera Estate 2020 101


INDICE PRODOTTI

Collezione Decorativa 2097/18............................. Gino Sarfatti....................... Bellhop. . ............................. E.Barber & J. Osgerby. . ........ Coordinates........................ Michael Anastassiades. . ....... Foglio . . ............................... Tobia Scarpa. . ..................... Glo-Ball.. ............................ Jasper Morrison.................. IC Lights............................. Michael Anastassiades.. ....... Lampadina.. ........................ Achille Castiglioni............... Last Order.......................... Michael Anastassiades.. ....... Mayday Anniversary.. ........... Konstantin Grcic................. Tab.. ................................... E.Barber & J. Osgerby.........

2020..........................pag.......... 2018..........................pag.......... 2020..........................pag.......... 1966..........................pag.......... 1998..........................pag.......... 2014/2020.................pag.......... 1972..........................pag.......... 2020..........................pag.......... 2000/2020.................pag.......... 2011..........................pag..........

104 107 103 108 104 105 104 107 105 108

2019..........................pag.......... 2020..........................pag.......... 2019..........................pag.......... 2019..........................pag.......... 2020..........................pag..........

110 112 111 109 110

Collezione Outdoor Captain Flint....................... Michael Anastassiades.. ....... Caule................................. Patricia Urquiola................. Heco.................................. Nendo............................... IC Lights Outdoor. . .............. Michael Anastassiades.. ....... In Vitro............................... Philippe Starck. . .................. Collezione Architetturale Infra structure Episode 2...... Vincent Van Duysen............ 2019..........................pag.......... 114 Superline............................ Flos Architectural................ 2018..........................pag.......... 113 102


Coordinates Michael Anastassiades, 2020

1862 mm

dali

1372 mm

17 62 mm

17 62 mm

Coordinates C1

Coordinates C1 Long

Potenza: 45W 2270lm

Potenza: 52W 2670lm

F1852044

Coordinates C2

Coordinates C2 Long

Potenza: 69W 3660lm

Potenza: 69W 3660lm

F1858044

F1864044

F1866044

17 62 m m

17 62 m m

1370 mm

mm

950 mm

1442 mm

1762

Coordinates C4

Coordinates C4 Long

Coordinates Module C

Potenza: 157W 8830lm

Potenza: 185W 10450lm

Potenza: 180W 10230lm F1883044

922mm

782 mm

ø380 mm

78

m 2m

17 62 m m

782 mm

F1868044

2000 mm

F1856044

78 2 m m

Coordinates Module F

Coordinates S1

Coordinates S2

Coordinates S3

Potenza: 61W 3240lm

Potenza: 37W 1920lm

Potenza: 55W 2960lm

Potenza: 71W 3850lm

F1801044

F1860044

F1862044

922 mm

1342 mm

17 62 m m

17 62 m m

Coordinates S4

Coordinates Module S

Potenza: 161W 8830lm

Potenza: 180W 10320lm

F1854044

F1880044

103

F1850044

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

1232 mm

1232 mm

Materiali: Alluminio estruso, silicone platinico opale estruso Voltaggio: 48W Fonte Luminosa Integrata: Strip LED 2700K CRI95 / dimmable push, 0-10, Finiture: Anodized Champagne CL III opzioni disponibili per la versione a soffitto e sospensione.


2097/18 Gino Sarfatti, 2020

dimmable

510 mm

2800

Materiali: Acciaio Potenza: 18 x MAX 15W Voltaggio: 220-250V Fonte Luminosa incluso: LED 2W 100lm 2200K Clear / LED 2,7W 150lm 2700K Frosted / Finiture: Cromo, Nero Opaco, Ottone

ø 690 mm

Clear 2200K

Frosted 2700K

Clear 2200K

A1351057

Frosted 2700K

A1352031

Clear 2200K

A1351031

A1352059

Frosted 2700K A1351059

Glo-Ball Jasper Morrison, 1998 Materiali: Vetro, acciaio Voltaggio: 220-250V Fonte Luminosa: LED E27 15W 2000lm 3000K.dimmable

Nuove finiture: Nero Disponibile in: Argento

ø 450 mm 270 mm

360 mm

ø 330 mm

ø 240 mm

1750 mm

1350 mm

270 mm

ø 330 mm

1850 mm

270 mm

ø 330 mm

600 mm

ø 330 mm

ø 400 mm

ø 330 mm

Glo-Ball T1

Glo-Ball F1

Glo-Ball F2

Glo-Ball F3

F3020031

F3031031

F3032031

F3030031

Lampadina Achille Castiglioni, 1972 Materiali: Alluminio Voltaggio: 230V Fonte Luminosa inclusa: LED 2W E27 200lm 2700K Finiture: Nero, Arancio, Bianco, Verde, Turchese, Lilla

240 mm

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

A1352057

ø 125 mm

F3300000

F3300075

F3300000

F3300075

104

F3300074

F3300042


Mayday Anniversary Konstantin Grcic, 2000/2020 Materiali: Polipropylene Voltaggio: 220-250V Fonte Luminosa: LED E27 10W 965lm 3000K

dimmable

530 mm

Nuove finiture: Grigio Chiaro

ø 220 mm

IC Light Michael Anastassiades, 2014/2020 Materiali: Acciaio,ottone, vetro soffiato Voltaggio: 220-250V Fonte Luminosa: 2 LED retrofit E14 8/10W 700lm/900lm 2700/3000K Finiture: Rosso Burgundy, Cromo, Nero, Ottone

dimmable

Nuovo Modello IC C/W1 Double

420 mm

245 mm

ø 200 mm

F3157035

F3157057

F3157030

F3157059

Nuovo Modello IC C/W2 Double

620 mm

345 mm

ø 300 mm

F3159035

F3159057

F3159030

F3159059

105

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

F3779054


Nuove finiture: Rosso Burgundy Disponibile in: Rosso Burgundy, Cromo, Nero, Ottone

381 mm 316 mm

ø 110 mm

216 mm

ø 110 mm

280 mm

ø 200 mm

ø 300 mm

IC C/W1

IC C/W2

F3158035

F3179035

Ø 200 mm

Ø 200 mm

Ø 300

17 6 m

350 mm

253 mm

381 mm

442 mm

22

8

m

530 mm

m

m

IC T1 Low

IC T1 High

35

ø 200 mm

8m

m

F3172035

702 mm 2700mm

358mm

470 mm 2700mm

240mm m 0m

IC T2

F3171035

F3170035

24

282 mm

176 mm

321 mm

ø 300 mm

IC S1

IC S2

F3175035

F3176035

ø 300 mm

1872 mm

ø 200 mm

1350 mm

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

16 0 m m

ø 275 mm

IC F1 F3173035

ø 380 mm

IC F2 F3174035

106


Bellhop E. Barber & J. Osgerby, 2018 Materiali: Policarbonato Voltaggio: IN 5V Fonte Luminosa: LED incluso 2,5W 109lm 2700K CRI90 6/24 durata della batteria, ricaricabile con Micro-USB-C KIT

Nuove finiture: Giallo, Grigio Blue Disponibile in: Bianco, Cioko, Grigio, Rosso Mattone

210 mm

ø 125 mm

F1060019

Last Order Michael Anastassiades, 2020

ø 100 mm

100 mm 40 mm

Materiali: Cristallo, ottone, policarbonato Voltaggio: IN 5V Fonte Luminosa: LED incluso 2,5W 200lm 2700K CRI90 Finiture: Satin Copper, Ottone, Matt Green, Polished Inox

ø 70 mm

Last Order CLEAR INDOOR

ø 100 mm

Last Order CLEAR OUTDOOR F3693059

F3693039

F3693056

100 mm 40 mm

F3693015

ø 70 mm

Last Order FLUTED INDOOR F3694015

Last Order FLUTED OUTDOOR

F3694059

F3694039

107

F3694056

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

F1060014


Tab E. Barber & J. Osgerby, 2011 Materiali: Alluminio, pmma Voltaggio: 110-240V/24V Fonte Luminosa: LED incluso 9W 347lm 2700K CRI90 Finiture: Blue Matt, Dark Green, Nero , Bianco

dimmable (only

T

version)

Tab T

327 mm

273 mm

ø 175 mm

F6563014

F6563031

F6563009

F6563030

F6564031

F6564014

F6564031

1100 mm ø 240 mm

F6564014

Foglio Tobia Scarpa, 1966 Materiali: Acciaio Voltaggio: 220-250V Fonte Luminosa: 2 LED 10W E27 965lm 3000K

dimmable

Nuove finiture: Oro 22K, Nero Nickel Disponibile in: Bianco, Nero, Cromo 370 mm 210 mm

Collezione Decorativa - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

49 mm

Tab F 273 mm

97

mm

F2400044

F2400063

108


IC Light Outdoor Michael Anastassiades, 2019 Materiali: Acciaio inox spazzolato verniciato Voltaggio: 220-240V Fonte Luminosa Wall 1 and Floor 1: LED retrofit 8W E14 800lm 2700/3000K dimmable Fonte Luminosa Wall 2 and Floor 2: LED retrofit 13W E27 1400lm 2700/3000K dimmable Finiture: Rosso Burgundy, Deep Brown, Nero, Ottone, Acciaio inox

Nuovo Modello IC Outdoor W1

ø 110 mm

216 mm

280 mm

ø 200 mm

F012H00C037

F012H00C030

F012H00C030

F012H00C059

F012H00C005

F012J00C030

F012J00C059

F012J00C005

Nuovo Modello IC Outdoor W2

ø 300 mm

F012J00C037

F012J00C030

IC Light Outdoor Floor Nuove finiture: Rosso Burgundy/Nero Lava Disponibile in: Nero/Nero Lava, Deep Brown/Travertino Imperiale, Ottone/Grigio Lava, Acciaio inox spazzolato/Occhio Di Pernice Marmo ø 300 mm

1350 mm

1852 mm

ø 200 mm

ø 360 mm

ø 380 mm

IC Light Outdoor F1

IC Light Outdoor F2

F012B02C037

F012B02C037

109

Collezione Outdoor - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

ø 110 mm

316 mm

381 mm


Captain Flint Michael Anastassiades, 2019 Materiali: Marmo, Acciaio inox spazzolato, policarbonato. Voltaggio: 100-240V Fonte Luminosa: Cob LED incluso 13W 557lm/598lm/644lm 2700K/3000K/4000K CRI80

Nuove finiture: Rosso Burgundy/Nero Lava Disponibile in: Nero/Nero Lava, Deep Brown/Travertino Imperiale, Ottone/Grigio Lava, Acciaio inox spazzolato/Occhio Di Pernice Marmo 373 mm

ø 360 mm

F011A32F037

In Vitro Philippe Starck, 2020

600 mm

900 mm

Materiali: Alluminio, vetro Voltaggio: 220-240V Integrata / 110V on demand Fonte Luminosa: Edge Lighting 11W 1150lm 2700K/CRI 80, 11W 1230lm 3000K/CRI 80 No Dimmable, Dimmable 1-10, Dimmable Dali Finiture: Nero, Bianco, Antracite, Deep Brown, Forest Green, Terracotta, Pale Green

400 mm

Collezione Outdoor - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

1537 mm

ø 210

ø 155

ø 155

ø 155

In Vitro Bollard 1

In Vitro Bollard 2

In Vitro Bollard 3

Esempi Finiture

Nero

Bianco

Antracite

Deep Brown

110

Forest Green

Terracotta

Pale Green


Heco Nendo, 2019 Materiali: Acciaio inox, Vetro Voltaggio: 110-240V 50-60HZ Integrata Fonte Luminosa (Corner/Wall): Potenza LED: 9W- 559 lm- 2700K/CRI80 , 9W- 600lm- 3000K/CRI80 Fonte Luminosa (Tables): Potenza LED: 6W- 282 lm- 2700K/CRI80 , 6W- 303lm- 3000K/CRI80 Finiture: Nero Opaco

1600 mm

ø 150 mm

Shelf disponibile in: London Brown, Crema D'Orcia ø 150 mm ø 100 mm

Heco Corner Nero

700mm

850mm

Heco Wall

Heco Rectangular Table

Nero

Nero

111

0m

m

515 mm

27

51

5m

515mm

Heco Square Table Nero

m

Collezione Outdoor - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

1000 mm

454 mm

500 mm

ø 100 mm


Caule Patricia Urquiola,2020

2300 mm

2800 mm

Materiali: Acciaio inox aisi 304 Voltaggio:100-240V 50-60Hz Integrata Fonte Luminosa (Floor): Potenza LED: 10W- 447 lm- 2700K/CRI80 , 480lm- 3000K/CRI80 Fonte Luminosa (Bollard): Potenza LED: 5W- 447 lm- 2700K/CRI80 , 480lm- 3000K/CRI80 Finiture: Nero, Bianco, Grigio, Antracite, Deep Brown, Forest Green

300 mm 950 mm

800 mm

1400 mm

950 mm

ø 48 mm

ø 500 mm

Caule Floor Nest 1, 2, 3

300 mm ø 45 mm

800 mm

1400 mm

950 mm

300 mm

ø 500 mm

1400 mm

Caule Floor 1, 2, 3, 4, 5

950 mm

800 mm ø 500 mm

800 mm

Collezione Outdoor - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

ø 45 mm

1400 mm

300 mm

ø 500 mm

Caule Bollard 1, 2, 3

Caule Bollard Nest 1, 2, 3

Esempi Finiture

Nero

Bianco

Grigio

Antracite

112

Deep Brown

Forest Green

ø 45 mm


Super Line Designed by: FLOS Architectural Materiali: Alluminio estruso Fonte Luminosa Top LED 2700K/3000K CRI90 / Finiture: Nero Opaco, Bianco, Grigio

dimmer incluso

45

00

Up&Down indirect Potenza:58w 4488/4794lm UP 2160/2280lm Down

Up&Down direct

Down direct

Potenza: 58w 2268/2376 lm UP 4488/4794 lm Down

Potenza: 38,6W 4488/4794lm 3000k/4000K/cri 90

45

00

28

15

Pro Up&Down

Pro Down

Potenza:60w 4075/4337 lm pro Up 4605/4900 lm Down

Potenza:40wUP TO 5072/4765 lm

Esempi Finiture

14 Nero

02 Grigio

113

30 Bianco

Collezione Architetturale - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

25

15


Infra Structure Episode 2 Vincent Van Duysen, 2020

1128 mm

1128 mm

Materials: Alluminio estruso e tornito in lastra policarbonato opale estruso. Voltaggio: 48V Fonte Luminosa Integrata: Top LED 2700K CRI90 / dimmer incluso Finiture: Nero opaco, Bianco

ø 602 mm

ø 602 mm

Infra Structure Episode 2 -C3 Power: 40W 3195lm + 30W 2366lm

Infra Structure Episode 2 -C1 Power: 40W 3195lm 03.8460.40

03.8462.14

03.8462.40

1052 mm

1128 mm

Collezione Architetturale - Nuovi Prodotti Primavera Estate 2020

03.8460.14

1200

900 m m

mm

1200 m m

ø 602 mm

Infra Structure Episode 2 -C4 Power: Top Led 40W 3195lm + 40W 3195lm + 30W 2366lm 03.8463.14

03.8463.40

114

Infra Structure Episode 2 -C2 Power: 30W 2366lm 03.8461.14

03.8461.40


Per maggiori informazione visitare il sito flos.com



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