Io come autore 75

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numero

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autore

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Anno 3 N. 75 / luglio 2013 - Periodico - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.

ra!


numero

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sommario

autori Nicoletta Bortolotti |

E qualcosa rimane

Isabella Pesarini |

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Inno alla vita dalle tinte noir

rubriche L’apprendista libraio |

Stefano Amato Medeo Strip |

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Eleonora Gramigna Pennellate di parole |

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Il Romanzo Classico |

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Giovanna Vannini di Linda Bertasi

Speciale Twitteratura |

a cura di Daniela Villa

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Informazione Letteraria |

di Federica Ferretti

L’angolo della poesia |

Natalia Bondarenko Eventi |

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a cura della redazione

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editoriale Leggere. Rileggere. Giocare rileggendo. Riscrivere leggendo. Capire riscrivendo. Parte tutto da un gesto, per molti elementare, per molti altri una rarità (ricordiamo che in Italia solo il 15% circa della popolazione legge almeno un libro al mese… ma questi dati erano agli albori della crisi, ora sarà pure peggio). La lettura, almeno per questo 15% scarso, è un senso aggiuntivo, che si affianca a mani, bocca, naso, orecchie e occhi, sfruttando questi ultimi per conoscere il mondo, indagarlo, esplorarlo, scoprirne spazi remoti e riflettere sui suoi angoli meno illuminati. E’ un senso potente, capace di farci vivere mondi lontani nel tempo, respirare atmosfere esotiche, desiderare il sapore di cibi mai provati (ucciderei per sapere che gusto ha davvero la Burrobirra!). Pensiamo allora a quanto possa essere efficace la sua forza gnoseologica applicata al presente, al contemporaneo, al mondo che ci circonda, alla quotidiano. In queste pagine troverete l’esempio di un gruppo di “folli” che della lettura hanno fatto un gioco. Con i giochi i bambini simulano le esperienze cognitive, si allenano alla vita. Con questo gioco per adulti i lettori si allenano a conoscere il mondo, rileggendolo e riscrivendolo. Perché così dovrebbe essere da sempre, ma anche perché troppo spesso ci scordiamo di farlo. Meno male che ogni tanto c’è ancora qualcuno che ha voglia di scendere in cortile, chiamare a raccolta gli amici e iniziare a giocare… che poi tutti gli altri arrivano un attimo.

Buon gioco, buona lettura! Daniela Villa

www.iocome.it

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o i a r b i l a t s i d n e l’appr Stefano Amato Stefano Amato ha pubblicato alcuni racconti e romanzi. Lavora in una libreria.

www.stefanoamato.com http://apprendistalibraio.blogspot.it/

medeo strip

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Di livello


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Incontri ravvicinati con i clienti (e non solo) di una libreria di provincia Solo la casa editrice Cliente: “Ce l’hai l’ultimo di Baricco? L’ho già comprato l’altro giorno a Catania, ma il titolo non me lo ricordo. So solo che la casa editrice è Mondadori.” Io: “Veramente l’ultimo di Baricco è pubblicato da Feltrinelli.” Cliente: “Ti dico che l’ho appena comprato! A meno che nelle librerie Mondadori non vendano anche i libri delle altre case editrici, ma mi sembra strano.” http://apprendistalibraio.blogspot.it/2011/12/solo-la-casa-editrice.html

Eleonora Gramigna Ironica al punto giusto, spiritosa quanto basta e un pizzico sbadata, Eleonora adora viaggiare, l’arte e la musica rock. Un po’ sopra le righe, non le piace passare inosservata; ha avuto le più svariate esperienze lavorative, ma non ha mai smesso di disegnare, né di aspirare d’essere un’artista. https://www.facebook.com/disegni.porta.accanto

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pennellate di parole Odori d’infanzia “Vesti la giubba e la faccia in farina…” Quando il trucco del volto si frantumava sotto la spugnetta imbevuta di struccante a buon mercato, la romanza partiva. Sere di smorfie ripetute le sue, corpo in linguaggio, volto in instancabile movimento, perché la maschera rappresentata giungesse ogni volta con identica intensità fino all’ultima poltroncina dell’ultima fila, dove seduto in attesa di riso, l’ennesimo adulto bambino fremeva. “Ridi pagliaccio”- proseguiva la romanza cantata con impeto accorato dal tenore di indubbia fama. Era in quel preciso attimo che la collezioni di odori d’infanzia riempiva le sue narici… …Odore di sugo di carne, a impregnare le stanze di casa la domenica mattina, odore bianco di borotalco, ad asciugare il suo piccolo corpo dopo il bagno del giorno di festa, odore di zucchero, burro e cannella, da incontrarsi sulla porta dell’antica pasticceria del quartiere, odore in puzzo di naftalina, che inevitabile accompagnava la prima uscita invernale del capellino della nonna, odore in fragranza di acqua di colonia, la “411”, spruzzata tra le forcine del biondo chignon della zia zitella. Quando l’odore acre e pungente del sigaro toscano di suo padre si confondeva tra una lacrima e un sorriso, la musica sfumava, nettato era il volto, riposto l’abito di scena. Davanti a un bicchiere di vino, confidenziali attimi con la sua malinconia…

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Giovanna è nata a Firenze e residente a Montespertoli, dopo una partecipazione ad un antologia, ha intrapreso l’attività di scrittrice e recensore. Qui la conoscerete grazie alla capacità di interpretare a suo modo molti capolavori di varie correnti artistiche.


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75 Giovanna Vannini

Pablo Picasso, L’attore, 1904-1905, olio su tela Metropolitan Museum Of Art New York

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Fatti leggere! Un voto tutto social per il concorso!

Nei Libri con Medeo, il primo concorso per tutti gli amanti della lettura. Leggete e votate le opere che preferite. Solo gli autori pi첫 votati arriveranno in finale e potranno essere pubblicati. I vincitori saranno pubblicati gratuitamente da Diamond Editrice.

Votazioni aperte fino al 30 giugno 2013. Regolamento sul sito www.medeo.it Con il patrocinio di

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In collaborazione con



Nicoletta Bortolotti, autrice di numerosi romanzi e redattrice di una collana per ragazzi di Mondadori, ci regala una chiacchierata in cui presenta “E qualcosa rimane�. La intervista per noi Laura Orsolini.

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Nicoletta Bortolotti e c i r t u A


Ho visto il video su youtube nel quale presenti il tuo libro, mostrando la stanza dove scrivi. Trovo che condividere con i lettori e con tutti quelli che vogliono vedere il luogo preciso dove ti fermi e racconti le tue storie sia un’apertura notevole, che avvicina molto l’autore col lettore. A me ha fatto piacere vederlo. Le forme di comunicazione tra autore e lettore sono cambiate. La distanza è diminuita? Facebook, Twitter, blog, Youtube… Effettivamente hanno accorciato molto le distanze fra autore e lettore. Non mi è sembrato vero, per esempio, di poter chiedere l’amicizia e seguire autori che stimo e ammiro. Inoltre i social network permettono agli autori di “fidelizzare” i lettori che entrano a far parte della loro community. Un altro mezzo per avvicinare l’autore ai suoi lettori e viceversa sono i banchetti firma-copia, meno formali rispetto a una presentazione ufficiale dove lo scrittore parla e l’uditorio ascolta. Nel banchetto, di concezione un po’ anglosassone, l’autore propone il proprio prodotto a ogni lettore che entra in libreria, parla con lui, c’è uno scambio di esperienze a tu per tu. Troppa vicinanza fra lettore e autore però, secondo me, può comportare anche dei limiti. A volte io stessa, quando leggo un romanzo che magari mi coinvolge molto, amo immaginare l’autore quasi come un personaggio della sua opera, intimamente connesso e in sintonia con ciò che scrive. Se il personaggioautore si discosta troppo dalla sua creazione può deludere. O a volte prevarica e mette in ombra il testo. Su Facebook compaiono tanti “autori” che sono troppo “personaggi”, venditori di se stessi, e troppo poco scrittori… Insomma in rete scremare le perle dalla fuffa non è facile!

Scrivi soprattutto in treno. Leggendo il romanzo ho avuto la netta sensazione di essere in treno anch’io, su un mezzo di trasporto veloce che attraversa la vita di Margherita e della sua famiglia. Le immagini dei ricordi si susseguono nitide e veloci, sono pennellate di colore e luce che delineano immagini precise che si soffermano il tempo necessario per far nascere l’emozione nel cuore del lettore… Scrivo in treno perché, fra lavoro, famiglia, bambini, non ho molto tempo da dedicare alla scrittura e cerco di “ottimizzare” quelle tre ore al giorno trascorse sui binari per andare al lavoro. Il treno è diventato la mia “casa viaggiante”. Del resto la scrittura è un viaggio. L’importante è avere un punto di partenza anche se non sempre conosci il punto di arrivo. Vorrei a questo proposito citare qualche riga di “E qualcosa rimane”: Io e te in treno. Percorriamo la pianura che nelle prime colline anticipa l’Appennino. Il mare è appena un desiderio. Un bambino nella pancia della terra, coperta di viti e cipressi. Siamo sedute dalla stessa parte dello scompartimento. Guardi fuori dal finestrino e io guardo il contorno familiare della tua testa. Capelli. Con gli anni cambiano il taglio, il colore e la consistenza, ma la forma che imprimono alla testa è immutabile. Sono i tuoi capelli, ora, a dirmi che sei proprio tu. Quante volte ho osservato la tua testa da dietro, mentre contemplavi il mondo fuori dal finestrino della macchina. Vista da dietro, la testa di qualcuno che conosci è indifesa e intenta a un orizzonte che non vedi. Mi viene voglia di farti qualcosa, tipo quando eravamo piccole. Un impulso irresistibile.

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e n a m i r a s E qualco

All’interno del romanzo è impossibile non identificarsi nella storia, in una parte del carattere di almeno uno dei personaggi. Ho sorriso quando ho letto che Margherita ama fare colazione in albergo, “vale la pena di dormire in albergo solo per la colazione” io lo sostengo da una vita... In realtà, credo ci sia un po’ di Margherita e un po’ di Viola, in tutte noi, nonostante le due sorelle del romanzo abbiano un carattere apparentemente opposto e si definiscano ancora una in rapporto all’altra. Anzi in tutti noi, perché questo libro è piaciuto sorprendentemente anche a molti uomini…

Titolo: E qualcosa rimane Autore: Nicoletta Bortolotti Editore: Sperling & Kupfer Anno: 2012 Pagine: 181 ISBN cartaceo: 9788820051846 Prezzo di copertina: € 17,90 ISBN eBook: 9788873395423 Prezzo di copertina: € 9,99

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“E qualcosa rimane” è una storia sensibile che tocca in particolare l’animo delle donne. Io lo proporrei agli uomini come manuale d’istruzioni, un po’ come quello che trovi nei mobili dell’Ikea. Un manuale utile per capire come siamo dentro, come ci spegniamo piano piano quando veniamo deluse dall’amore, mi riferisco alle donne del romanzo che, chi più chi meno, si sono “spente” a causa di un amore che ha ingannato le loro aspettative… La madre di Viola e Margherita non ha mai smesso di amare il marito da cui si


Nicoletta Bortolotti è separata, Viola rincorre l’amore e poi lo fugge, Margherita si ritrova a vivere un amore precario come il lavoro. In apparenza, è vero, sembrerebbe che le donne del romanzo si siano “spente” a causa di un amore che ha ingannato le loro aspettative. Ma forse la frase potrebbe anche essere capovolta, forse sono le aspettative che ingannano l’amore... Ogni membro della famiglia misura con un “felicitometro” il proprio grado di felicità e a un certo punto Margherita dice: la felicità non sempre rende felici. Un amore da lontano non è un amore da meno. Su questa frase si fonda tutto il mio matrimonio. È bello sapere che anche altri amano in maniera non convenzionale… “Sono dovuta starti lontana molto tempo per riuscire a trovare chi ero” Viola confessa a Margherita. Mi viene in mente anche una canzone di Jovanotti che tratta lo stesso argomento e dice “mi devo allontanare da te, per vederti tutta intera”… Nel romanzo Margherita e mamma amano come cani, Viola e papà come gatti. Come si fa a mantenere un equilibrio tra chi ama come un cane e chi ama come un gatto? Come si resiste alla mancanza? A volte, invece di studiare complesse teorie socio-psicologiche per comprendere il comportamento umano, basterebbe osservare un po’ meglio gli animali. Nel libro ci sono frequenti paragoni col mondo animale e tutti noi siamo un po’ cani, bisognosi d’amore e dipendenti, e un po’ gatti, gelosi della propria libertà. Non esiste un modo d’amare “politicamente corretto” perché a

volte vi sono amori in cui si è vicini ma ci sente soli e amori in cui si è lontani ma ci si sente intimamente connessi. Il problema è che cani e gatti, nel mondo umano, si attraggono e succede spesso che chi è dipendente scelga un partner più indipendente, proprio per integrare in se stesso la parte che manca. E per alcuni anni funziona. I cani diventano un po’ più gatti e i gatti un po’ più cani. Finché però tornano in superficie le proprie caratteristiche originarie e i cani si riscoprono cani (“ecco, non mi ha mai amato veramente”) e i gatti si riscoprono gatti (“mi manca l’aria, ho bisogno di cercarla altrove...”). è a questo punto che si saggia la vera tenuta di un rapporto. Parliamo di “pianti di copertura”. Il padre di Margherita e Viola dice “nessun problema in famiglia, i problemi si creano solo parlandone”. Quando si parla in famiglia si tende a trattenere le lacrime e fingere che non ci sia nulla che non va, soprattutto se non è vero. Perché nel nucleo famigliare fatichiamo così tanto a esternare le emozioni, e facciamo meno fatica a esprimerle col partner o con gli amici? Ho letto un bellissimo libro della psicoterapeuta Silvia Vegetti Finzi, intitolato “Noi due sconosciuti”. Si raccontano storie di quotidiana follia dove i genitori non sanno chi sono veramente i figli e le coppie scoprono aspetti l’uno dell’altro che mai avrebbero immaginato. Ma molti per anni non tentano neanche di sapere, di conoscere veramente le persone con cui vivono. E questo per il timore di esprimere emozioni autentiche e di essere profon-

FB: https://www.facebook.com/EQualcosaRimane?fref=ts


e n a m i r a s o c l a u Eq damente feriti. Coloro che amiamo di più infatti possono ferirci di più. In questi casi, non voler conoscere l’altro può essere una scusa per non voler conoscere se stessi. Nel libro Margherita e Viola, le due sorelle, si vogliono bene ma sono diverse. Margherita soffre la mancanza della sorella. Nella vita le relazioni interpersonali non vanno mai come vorremmo. Qual è secondo te la ricetta “madre” per accettare i compromessi? Accettare i compromessi. Senza film ideali, senza la schiavitù di un progetto che abbiamo in testa e che indica quale sarebbe un amore ideale, una sorella ideale, una madre o un padre ideali, un’amica o un amico ideale. Il segreto penso che sia accettare le imperfezioni della realtà come dice Margherita quando racconta a Viola dei suoi bambini: Quando i figli erano neonati, mi ammazzavo di fatica, ma mi sentivo bene perché impegnata totalmente nel fare e ancora ignara del risultato. Se i bambini fossero torte, Viola, questa è la fase in cui le madri si divertono a impastare e a mescolare gli ingredienti, senza alcuna ricetta che indichi le giuste percentuali. E un giorno i figli sono grandi, la torta esce dal forno, e le madri finalmente l’assaggiano. Ne valutano pregi e difetti. Scoprono che forse avrebbero potuto mettere più zucchero e meno cioccolato, amalgamare meglio il burro con le uova, ridurre i tempi di cottura. Ma ormai quello che è fatto è fatto, tornare indietro non si può. Ormai quel dolce è uscito così, un po’ bruciacchiato ai lati, o in certi punti ancora un tantino crudo, non abbastanza gustoso

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o dal sapore troppo deciso. E allora alle madri non basterà tutta la vita per accettare le piccole grandi imperfezioni della loro torta e per dire ugualmente al mondo, per dire a tutti quelli che cercheranno di convincerle del contrario, questa torta è buonissima, amo questa torta in qualunque modo sia venuta, perché è mia, l’ho fatta io, è l’unica torta che ho, l’unica per cui è valsa la pena di restare qui e respirare. La tua è una scrittura che mi permetto di definire lirica nel senso etimologico dell’aggettivo, perché in tantissimi momenti i sentimenti prendono il sopravvento sulle parole, che si trasformano in poesia… Adoro la poesia, ne ho letta molta e penso che leggere poesia aiuti molto a migliorare la propria scrittura, a rifuggire dalle banalità e dai cliché. Quando troppe parole appiattiscono un sentimento o un concetto, un’immagine permette una comprensione più profonda. A patto che lo stile sia sempre nitido, aderente alla storia, mai troppo pesante o ricercato. Parliamo un po’ di pettinature. All’inizio di ogni capitolo, insieme a un riassunto degli avvenimenti storici importanti e non che sono successi, viene citata la pettinatura dei protagonisti. Ci spieghi il ruolo della pettinatura in questa storia? I protagonisti maturano e crescono, ci sono tre generazioni di donne e di uomini presenti nel romanzo dagli anni ‘50 a oggi. Cambiano i governi e cambia il loro taglio di capelli. La pettinatura non è solo espressione della moda, ma è un indice profon-


Nicoletta Bortolotti do dello spirito dei tempi: negli ordinati e moralisti anni ‘50 la madre ha il carrè e il padre la riga da una parte. Negli anni ‘70 la madre porta uno chignon disordinato, Viola e Margherita i capelli corti e il padre è diventato capellone. Oggi ai genitori si sono imbiancati i capelli, Margherita cerca nel carré della madre quella sicurezza che un’epoca incerta non offre più. Un altro dei tanti temi interessanti che vengono toccati nel romanzo è quello della libertà che viene definita crudele: “La libertà è crudele e non guarda in faccia a nessuno” e ancora “per cambiare devi tradire qualcuno”. Insomma fare quello che si vuole è doloroso… Oggi la libertà è molto enfatizzata e in parte è giusto che sia così, perché la vera libertà si è conquistata nella storia con molto sangue. Ma i gatti la amano e i cani no. Viola ama la sua libertà, Margherita non sa che farsene, perché teme la solitudine. E allora c’è libertà e libertà, dipende da quanto ognuno di noi è in grado di “sopportarla”. Per conquistare la libertà di crescere bisogna avere la forza di attuare un vero e proprio tradimento. Il primo grande tradimento avviene nei confronti della madre, quando il figlio adolescente chiude la porta della propria camera e non la mette più a parte dei suoi segreti. Tutti i successivi tradimenti saranno una replica più o meno riuscita di questo. A volte per crescere si tradiscono amici che non ci corrispondono più, si tradiscono luoghi in cui non stiamo più bene, si tradiscono parti di noi stessi che non ci appartengono più. Laura Orsolini


o c i s s a l c o z n a il rom Il petalo cremisi e il bianco “Attento. Tieni a posto la testa: ti servirà. La città in cui ti conduco è vasta e intricata, e tu non ci sei mai stato prima. Puoi immaginare, da altre storie che hai letto, di conoscerla bene, ma quelle storie ti hanno illuso, accogliendoti come un amico, trattandoti come se fossi uno del posto. La verità è che tu sei un alieno, in tutto e per tutto, arrivato da un altro tempo e da un altro luogo.” Questo, l’inizio trascinante de “Il petalo cremisi e il bianco” che vado a illustrarvi per il nostro consueto appuntamento. Michel Faber ha confezionato per noi il più grande romanzo vittoriano del ventunesimo secolo, pubblicato per la prima volta nel 2002, prima in Inghilterra e poi in America. Un fenomeno editoriale che ha conquistato lettori e critici in egual misura, tradotto in ventidue paesi, e riproposto su pellicola. Il romanzo racconta l’ascesa di Sugar, giovanissima prostituta, che diviene l’amante di un industriale dei cosmetici: William Rackam. In men che non si dica riuscirà a riscattare il proprio destino prendendo servizio alle dipendenze di William come governante della figlia, la piccola Sophie. Qui la donna farà la ‘conoscenza’ della giovane e bellissima moglie, Agnes,

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Linda Bertasi vive nella provincia di Ferrara. Appassionata di storia e letteratura, pubblica il suo primo romanzo “Destino di un amore” nel 2010 a cui fa seguito “ Il rifugio” nel 2011 che le è valso il secondo premio al XXIII premio letterario Valle Senio 2012. Per conoscerla meglio www.lindabertasi.it


affetta da una singolare forma di pazzia che la condurrà giorno dopo giorno sempre più lontana dai suoi affetti e famigliari. La storia è cruda, rude, violenta e affascinante. Ci ritroviamo a fare il tifo per Sugar, dotata di una cultura letteraria invidiabile malgrado l’estrazione sociale. Cultura che sfoggia con moderazione e al momento opportuno, affascinando clienti prima e amante poi. Singolare è anche la sua descrizione fisica: ci ritroviamo di fronte a una donna non bella nel senso lato del termine, una donna affetta da psoriasi che le traccia il corpo, da secchezza alle mani e alle labbra che tendono a squamarsi. Ci ritroviamo affascinati e conquistati da Sugar al pari di William e della piccola Sophie che viene avviata sulle strade del sapere dalla donna e condotta dalla sua mano sapiente. In egual modo arriviamo a detestare William per il suo carattere freddo e calcolatore, passionale e trasgressivo, per la sua inequivocabile debolezza che si trasforma inevitabilmente in cinismo e cinici saranno i pensieri di Sugar sul suo Pigmalione quando imparerà a conoscerne a fondo vizi e virtù. Il rapporto tra i due è altalenante, non si comprende se si amino o dipendano semplicemente l’uno dall’altra, arrivando alle volte a strumentalizzarsi a vicenda. Sugar è per Faber la realizzazione

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di Linda Bertasi

di tutti i dogmi maschili con la sua intelligenza, la sua affidabilità, la totale assenza di gelosia e il suo essere amante sfrenata. Si nota qui il chiaro intento dell’autore di rappresentare in maniera ironica i modelli femminili sui cui si basava la società del diciannovesimo secolo e, forse, non così lontani dai nostri. Autore e lettore sono accomunati da un patto secondo cui l’oggetto è certamente storico ma il punto di vista dell’osservatore è moderno anzi, come sostengono alcuni, postmoderno. L’occhio clinico di Faber non demorde neppure nelle scene di sesso pur non scadendo mai nella pornografia, il suo acume nel descrivere l’ambientazione (un lavoro costatogli venti lunghi anni di ricerche e dieci di stesura per riuscire a riprodurre quanto più fedelmente possibile lo stile di vita nei sobborghi della Londra ottocentesca). I personaggi sono creati ad arte per affascinare e infastidire, pur notando una certa paradossalità in alcune situazioni piuttosto inverosimili considerato il periodo storico. Un signorotto londinese avrebbe mai preso sotto la sua ala, prima, e in casa, poi, una prostituta dei bassifondi? Lo stile di Faber è originale e accattivante. Per accentuare la partecipazione del lettore e coinvolgerlo ulteriormente, l’autore gli indirizza una serie di avvertenze, in una specie di dialogo/monologo

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o c i s s a l manzo c

il ro

di Linda Bertasi

abilmente costruito. Personalmente ho amato come pochi romanzi al mondo l’originalità e la particolarità del primo capitolo: un’intera pagina a tu per tu con il lettore, pieno di avvertimenti, ragguagli, riflessioni. I temi affrontati da Faber sono molteplici: lo snobismo, la differenza tra classi sociali, la cultura, i dogmi, gli stereotipi fatti per essere distrutti e rimodellati e le infinite sfaccettature dell’animo umano, luci e ombre del nostro “io”. Faber ha scritto un romanzo che unisce alla sapienza di uno sguardo contemporaneo la forza ipnotica delle grandi storie ottocentesche. Un romanzo che consiglio a tutti e che, sono certa, entrerà di diritto nelle vostre librerie come un piccolo cimelio, non mi resta che augurarvi buona lettura e buon proseguimento per le vie maleodoranti di Silver Street. ●

TRAMA Londra 1875. Dall’esile candela della sua stanza, nel bordello della terribile Mrs Castaway, Sugar, una prostituta di diciannove anni, la più desiderata in città, cerca la via per sottrarre il proprio corpo e l’anima al fango delle strade. L’occasione arriva con Willian Rackam, giovane erede di una grande fortuna. L’uomo ne verrà conquistato e ammaliato e non esiterà a strappare l’amante dai luridi vicoli malfamati, accogliendola nella propria dimora sotto le mentite spoglie di governante. Michel Faber ci guida nella scalata di Sugar, dai bassifondi fino allo splendore delle classi alte della società vittoriana, dove violiamo l’intimità di personaggi terribili e fragili, come l’angelica e fragile Agnes, moglie di Rackam. Personaggi indimenticabili come l’eco di queste pagine.

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speciale

a cura di Daniela Villa

a r u t a r te it w T a ll e d o c Il gio Nell’ultima giornata del Festival della Letteratura di Milano, alla vigilia del lancio di #Corsari, Paolo Costa, Hassan Bogdan Pautàss e Pierluigi Vaccaneo hanno condotto un’esercitazione di twitting analogico. La Twitteratura è un gioco e in quanto tale ha le sue regole: come la maggior parte dei giochi, presuppone il raggiungimento di un obiettivo, potenzialmente semplice, tramite l’utilizzo di limiti non necessari che ne complicano la riuscita. In questo caso il gioco è la rilettura tramite la riscrittura di un testo esistente (inizialmente fu Queneau, poi Pavese e ora Pasolini) con il limite, tutt’altro che banale, di utilizzare 140 caratteri al massimo. Come in molti giochi ci sono dei “capitani”, quelli che furono i “titani” per #Leucò e che ora sono i “corsari” per Pasolini, che coordinano o suggeriscono le strategie di gioco ai giocatori: ogni due giorni infatti un corsaro lancia degli spunti di riflessione tratti dallo scritto corsaro del momento, su cui l’intera comunità di giocatori si sfiderà a suon di tweet. La prova analogica suggerita, nella sua immediatezza, rende chiare da subito le difficoltà del gioco, ma altrettanto tempestivamente catapulta i giocatori nel pieno della partita. Carta e penna alla mano, riassumere un testo dopo una prima lettura non è così facile, men che meno lo è in così poche lettere. C’è chi morsica il tappo della penna in attesa d’ispirazione, chi scrive e cancella, chi scrive e lamenta la brevità dello spazio a disposizione, chi fissa il foglio bianco in pieno blocco dello scrittore e chi consegna il compito con aria soddisfatta. Risultato: venti scrittori diversi per venti riassunti diversi. Quanto basta però per rendere l’idea delle possibili declinazioni del twitting: c’è chi si affida alle parole dell’autore e le trascrive fedelmente, chi riassume con precisa sintesi, chi fa una parafrasi letterale e chi ne fa una creativa, chi sceglie la via della riscrittura personale e chi scrive del suo scrivere in una meta-riscrittura. Tutto questo dalla sola lettura di una pagina di Pavese. Non stupisce che a meno di ventiquattr’ore dal suo lancio, l’hashtag corsari sia entrato di prepotenza nei Trending Topics di Twitter. Quali sono gli spunti di riflessione che questi trend devono suggerirci? Abbiamo avuto la fortuna di fare una lunga chiacchierata con Paolo Costa al ritorno dal viaggio con i suoi due compagni d’avventura da Katowice, alla cui facoltà di letteratura italiana era giunta voce di quel che “era stato fatto” a Cesare Pavese su Twitter, e ci siamo fatti raccontare di questo progetto dall’apparenza folle.

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Paolo Costa: Il progetto Leucò, iniziato a gennaio 2013 e conclusosi ad aprile, ci ha costretto a fare i conti con quello che è accaduto in questi mesi: la creazione di una vera e propria comunità. Di recente si parla tanto di esperienze “collaborative” legate alla letteratura, in particolare per la scrittura collaborativa, i cui casi si sprecano sia in Italia che all’estero. In Italia tra i primi ci sono stati quelli del collettivo di Wu Ming, seguiti dall’esperienza di scrittura industriale collettiva, come il recente romanzo Il territorio nemico edito da Minimum Fax, risultato dell’opera di centoquindici autori. Quello che cerchiamo di fare noi è una “riscrittura collaborativa”: non vogliamo scrivere un’opera letteraria nuova, ma vogliamo riscrivere un’opera letteraria

Twitting analogico di Paolo Costa e Hassan Bogdan Pautàss

preesistente leggendola insieme, utilizzando la riscrittura come uno strumento di lettura, in particolare avvalendoci di Twitter.

Pierluigi Vaccaneo e il Tweetbook di Leucò

Dall’esperienza di Leucò abbiamo stimato che chi partecipa al gioco (in quel caso si parlava di almeno 280 persone) deve rileggere il testo come minimo quattro o cinque volte. Questo significa che abbiamo convinto quasi trecento persone a prendere in mano un romanzo difficile come “Dialoghi con Leucò” di Pavese e non solo a leggerlo, ma a rileggendolo tutte queste volte. Già questo risulta-

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a r tu a r te it w T a ll e d o Il gioc

to è stato incredibile per noi e per i giocatori stessi. Questi progetti che utilizzano piattaforme web, social network per fare un lavoro collaborativo sulla letteratura, sia esso scrittura o riscrittura, funzionano se la comunità che li sostiene è una comunità vera, e questo è stato il nostro primo traguardo: quello che si è creato è una comunità reale di persone che quotidianamente interagiscono. E anche la nostra, come tutte le comunità, è stratificata: c’è un nucleo, che nel caso di #Leucò era costituito dai ventisette Titani, ora per Pasolini sono i venticinque Corsari, un piccolo network di persone particolarmente coinvolte che interagiscono intensamente, si scambiano punti di vista, link, suggerimenti. Attorno a questi nuclei si costituisce poi la comunità vera e propria dei “riscrittori”, che partecipano dall’inizio alla

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fine al progetto riscrivendo con uno o più tweet. Le declinazioni del twitting sono varie: si va dai grafomani ai timidi, passando per l’approccio sperimentale all’esibizionismo. A noi questa pluralità di approcci è molto piaciuta. All’indomani della chiusura della riscrittura di #Leucò c’è stato un vuoto molto ingombrante per tutti i partecipanti, tanto che ci siamo inventati un #Leucò/00 che ci permettesse di proseguire per un’altra settimana in decompressione progressiva, per scambiarsi finalmente impressioni ed emozioni su questa esperienza collettiva. Attorno a questa comunità però si è sviluppata una rete ancora più ampia e dalla portata difficilmente stimabile con precisione, che riguarda tutti coloro che non partecipano direttamente al progetto ma che lo seguono, che leggono, che si incuriosiscono. TweetReach, uno dei servizi più utilizzati per cal-


Pier Paolo Pasolini

colare l’audience di Twitter, calcola che #Leucò abbia raggiunto un bacino di circa un milione di utenti; per quanto, a nostro avviso, questa stima vada ridimensionata, crediamo di poter calcolare che la nostra comunità “estesa” conti effettivamente alcune migliaia di utenti. A prescindere dai numeri, il progetto di Leucò ha suscitato diversi interessi, tanto che l’attuale #corsari ha da subito destato l’attenzione di Rai Scuola e Rai Letteratura. Con quest’ultima sfida abbiamo voluto dare a questa operazione un significato particolare, che non è tanto quello di portare alla ribalta certi temi, magari datati (discutere oggi di aborto nei termini in cui se ne discuteva nel ’74 non è poi forse così interessante): il messaggio chiave secondo noi è che Pasolini era un intellettuale

che si metteva in gioco, si sporcava le mani con i temi del suo tempo, assumendo spesso posizioni scomode che facevano discutere la sua società. Quello che vogliamo dire con l’operazione sugli Scritti Corsari è che oggi non c’è una figura come Pasolini: aldilà dei temi, quello che manca ai nostri giorni è una figura di poeta e intellettuale come Pasolini, che con il solo strumento della ragione accendeva queste discussioni. Oggi non solo in Italia non c’è una figura così, ma Pasolini è spesso oggetto di rimozione, un personaggio scomodo che si cerca di accantonare. E questo ci porta necessariamente a una domanda: come reagirebbe la società attuale a un nuovo Pasolini? Il rischio probabilmente, a differenza di quel che accadde negli anni Settanta, sarebbe quello di “normalizzarlo” e vederlo sfilare in tv ad “Amici”, oppure

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speciale

a r tu a r te it w T a ll e d o Il gioc

di “espellerlo”. A tal proposito siamo molto interessati a capire quale sarà la posizione del Corriere della Sera, che quarant’anni fa ha dato voce e spazio agli Scritti Corsari in prima pagina. Lungo il nostro percorso ad un certo punto ci siamo imbattuti nel gruppo U10, che ha sviluppato una piattaforma per l’impaginazione dei tweet tematici, coniugando testo e immagini per produrre un tweetbook cartaceo. Per #Leucò sono stati scritti circa 45mila tweet in tre mesi, selezionati e organizzati poi nell’apposito “scontrino” tweetbook. Per Pasolini il team ha messo a punto una nuova release della piattaforma con delle funzionalità integrate e vedremo a fine luglio quel che i corsari avranno prodotto.

http://twitteratura.it/ https://twitter.com/PasoliniPP https://twitter.com/search?q=%23Corsari&src=hash

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Fatti leggere! Un voto tutto social per il concorso!

Nei Libri con Medeo, il primo concorso per tutti gli amanti della lettura. Leggete e votate le opere che preferite. Solo gli autori pi첫 votati arriveranno in finale e potranno essere pubblicati. I vincitori saranno pubblicati gratuitamente da Diamond Editrice.

Votazioni aperte fino al 30 giugno 2013. Regolamento sul sito www.medeo.it Con il patrocinio di

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Informazione letteraria

Casa Editrice Rupe Mutevole

L’avventura di “eco da internet” del poeta giornalista Vito Cimmarusti Cimar Per la Collana ormai cult di Rupe Mutevole, Echi da internet, che ha appena ricevuto la seconda segnalazione su Donna Moderna da Alessandra Appiano, presentiamo l’intervista ad un eco sui generis. Come inizia l’avventura letteraria di Cimar? La nascita di un impegno letterario, credetemi, è sempre una ricerca analitica, un prodotto espressivo, che ha origine, senza che lo si voglia far nascere per forza, quando si vogliono esporre i disperati drammi di vita, quando si cerca di aver pietà del prossimo, quando si tenta di sanare alcuni dubbi che tormentano gli animi. Le ragioni iniziali della mia avventura letteraria, che mi hanno spinto a scrivere, erano molteplici e le più importanti erano segrete, soprattutto questa forse: mettere qualcuno al riparo dall’ingiustizia dominante. Nell’espressione letteraria, tra la poesia espressa in immagini e la prosa espressa in concetti, pur essendo esse della stessa natura e del medesimo valore estetico, ho preferito dare più importanza alla lirica poetica, rappresentata in versi canori, che deliziano il cuore e l’anima con la loro magia e la loro forza emotiva.

Un giornalista che diventa poeta… Un giornalista sociologico, come lo scrivente, che indaga fondamentalmente sulle problematiche socioculturali emergenti, che assillano i ceti sociali deboli contro la superbia prevaricante dei “palazzi” di potere e delle “caste” privilegiate, si trasforma psicologicamente in un poeta, in quanto si rende interprete del malessere sociale e si ispira, con componimenti in versi ritmici, ai malumori, che serpeggiano nel sottobosco della convivenza civile. La poesia è l’arte di dipingere in versi le cose, in modo che si muovano gli effetti di chi legge o ascolta, affinché ne nasca diletto. Il poeta non inventa la poesia, perché essa è da qualche parte ed è là da tempo immemorabile: egli non fa che scoprirla ed esplicitarla. L’avventura di “Eco Da Internet” So già che il successo in Internet del mio viaggio avventuroso dipende in ugual misura da due fattori determinanti, la fortuna e la virtù, ossia


la fantasia della storia e la moralità delle opere. So pure che un percorso letterario, fondato sull’inventiva, richiede una percentuale di geniale ispirazione e un’altra di sudata fatica. Sono su una strada soleggiata e mi sento in una disposizione d’animo avventurosa e romantica, che mi rende infinitamente felice. Il mondo mattutino, che mi si stende davanti, mi appare, come se lo vedessi la prima volta. Tutto ciò che scorgo mi dà l’impressione piacevole di affettuosità, di bontà, di gioventù. Nel mio cammino letterario, correre l’avventura di “Eco da Internet” significa rompere la trama poetica vissuta nel passato per verificare, se questa rottura non solo valga la pena, ma sia soprattutto autorizzata dalla ragione letteraria. Progetti letterari futuri Grazie alla mia fertile mente inventiva, che Dio mi ha donato, sto lavorando su ben tre progetti letterari differenziati: 1) Un’ulteriore silloge poetica “Sulle vibranti ali del cuore” 2) Un romanzo narrativo di tipo autobiografico “L’ardente giovinezza” 3)Una raccolta di saggi sociologici (pubblicati in giornali vari) “Petali Di Alabastro”.

www.rupemutevole.it

Titolo: I dolci occhi dell’amore. Liriche amorose Autore: Vito Cimmarusti Editore: Rupe Mutevole Collana: Echi da internet Anno: 2012 Pagine: 66 ISBN: 9788865911679

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a it v a ll a o n n ’i L dalle tinte noir

La scrittura è entrata nella mia vita dall’osservazione, durante una fase di lavoro che mi ha portato al pendolarismo per parecchie ore al giorno. Ho iniziato a scrivere appena dopo gli studi universitari, durante la ricerca della professione adatta alla mia preparazione accademica. Vedevo e osservavo: la frenesia di una metropoli sempre di corsa come Milano, mia città natale e tutt’ora di residenza, le proposte sempre in aumento di molteplici eventi, proposte sempre più accattivanti, una città dove si ha sempre qualcosa da fare, lasciando poco spazio alla riflessione. Così sembrerebbe. A poco più di vent’anni mi sono chiesta dove correvano tutte queste persone, sveglie dall’alba e sempre impegnate: col lavoro, con la palestra, con lo shopping, con gli eventi di qualsivoglia tipo, sempre più preda dello stress e di una vita che non è più vita, ma una corsa senza una destinazione duratura. Volevo comunicare queste riflessioni ai più, da qui è nata l’idea che ha dato vita al romanzo “Lady Noire”. Potrebbe mai succedere che la routine quotidiana fosse improvvisamente spezzata da un incontro non previsto? Potrebbe quindi uscire la vera personalità, magari nascosta, di ognuno di noi, senza più condizionamenti morali e sociali? Il romanzo inizia proprio col più surreale degli incontri, nel luogo dove fare incontri è statisticamente impossibile: la metropolitana milanese, crocevia di spostamenti, ma non di relazioni umane. La scelta del genere noir con sfumature che vanno decisamente verso il thriller si è sviluppata nel corso della scrittura della vicenda. Tuttavia “Lady Noire” non è solo un noir, un thriller. “Lady Noire” è un romanzo sociale: di denuncia dei numerosi luoghi comuni dietro ai quali molte persone decidono di nascondersi, probabilmente per uniformarsi e non affrontare la possibilità della critica, in realtà questa un’opportunità di crescita personale; delle vetrine luccicanti dei negozi più sfarzosi, che tolgono l’attenzione e il panorama di un’opera d’arte d’eccezione; dell’eccesso di superficialità e consumismo ostentati senza limiti, con l’illusione di coprire le proprie insicurezze. “Lady Noire” è il romanzo degli opposti, del bianco e del nero, del buono e del cattivo, della luce

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Isabella Pesarini

e dell’oscurità che abitano entrambe nell’anima di ognuno di noi, come un’allegoria dell’eterna lotta dei due poli opposti lungo il cammino dell’equilibrio, la vita. “Lady Noire” è una mappa delle vie di Milano, vie ricche di storia e di arte, sarebbe sufficiente alzare gli occhi da terra e prendere coraggio per guardare verso il cielo che ci accorgeremmo tutti di quanto Milano sia una città elegante, sontuosa, preziosa, che non si svela agli occhi delle masse non interessate, ma solo a chi si lascia andare alla propria curiosità. “Lady Noire” non è solo un romanzo di narrativa, tra le pagine è scritta anche una poesia, che riassume e completa la vicenda. “Lady Noire” è un romanzo d’amore, visto nei suoi molteplici aspetti: dall’ossessione alla purezza, dalla gelosia al lasciar andare la persona amata, dalla follia alla semplicità. “Lady Noire” è un romanzo surreale, dove l’atmosfera di sogni, di doppi specchi, reali e immaginati, del velo di Maya da superare fa da contorno indispensabile alle azioni contenute nel libro. “Lady Noire” non è solo un romanzo noir, “Lady Noire” è soprattutto un inno alla vita. Una volta finito di scrivere il romanzo, è iniziata la vera avventura nel mondo dell’editoria, un’avventura a tutti gli effetti. Ho scelto di partecipare a fiere, festival, eventi del settore per conoscere di persona tutti i protagonisti del panorama: editori, autori, agenti di comunicazione, appassionati, gestori di locali che sfidano le abitudini consolidate dei consumatori per portare la cultura nella convivialità. Provenendo da un settore decisamente diverso, l’ingegneria, ho dovuto faticare circa quattro anni prima di trovare un editore serio, ovvero non a pagamento, e allo stesso tempo tanto folle da investire la propria professione nella cultura. L’editore di “Lady Noire”, Arduino Sacco, vanta un catalogo di migliaia di titoli, opportunamente selezionati e curati. L’avventura editoriale ha contribuito a modellare la mia esperienza in questo ambito, ad affrontare i problemi senza farsi sopraffare, a trasformare le difficoltà in opportunità, di crescita personale e professionale. La scrittura e l’ingegneria sono due mondi apparentemente ostili, in realtà sono semplicemente esigenti, perciò prima di trovare il proprio posto è necessario studiare, rimettersi in discussione, aggiornarsi, perseguire queste passioni. Un po’ come la vita, dove nulla è scritto, dove tutto è incerto, come questi ultimi anni hanno sottolineato. Ricerca e curiosità mi hanno sempre accompagnato, la meta di questa ricerca la costruisco giorno per giorno.

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Isabella Pesarini

Estratto da “Lady Noire”

Le stavo davanti, lei era seduta proprio di fronte a me, e non l’avevo notata per tutta la durata del viaggio. Sto proprio invecchiando. Era una donna molto elegante, sulla trentina, lunghi capelli neri lisci oltre le spalle, sguardo di ghiaccio, l’azzurro dei suoi occhi così chiaro. La pelle era color perla. Tutta la figura aveva un portamento assai fiero, sicuro di sé, cosa che avevo sempre sognato di possedere, ma che non ero mai riuscito ad acquisire. Non dissi una parola e la lasciai passare. “Scusi, Madame, le è caduta una piuma, credo dalla sua sciarpa”. Io che parlavo in francese? E che mi mettevo a raccogliere piume di struzzo? “La tenga, così non si scorderà di me”. Le sue labbra scarlatte ridevano. No, dolce visione, stai sicura che non ti dimenticherò … Lei aveva ragione: non mi sono più liberato di quella donna, un dolce incontro in metropolitana che ben presto sarebbe diventato la mia rovina.

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Titolo: Lady Noire Autore: Isabella Pesarini Editore: Arduino Sacco Editore Anno: 2011 - Pagine: 273 ISBN (cartaceo): 9788863545623 Prezzo di copertina: € 19,90


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Titolo: Viaggio nei sogni metropolitani Autore: Isabella Pesarini Editore: ARPANet Anno: 2012 Pagine: 173 ISBN eBook: APN 8874260799 Prezzo di copertina: â‚Ź 4,50

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a i s e o p a l l e l’angolo d Ma, credimi… che sia ubriaca o malata, l’anima russa non sente l’impurità della pioggia, non cambia direzione quando le strade sono più di due, quando i ponti sono crollati e l’orizzonte si macchia di sangue, non sente la neve prendere a schiaffi la pelle – lo spietato sbiancante dei sogni proibiti. Credimi, soltanto il dindon[dare] delle campane fuori moda capace di sconquassare il corpo con la loro potenza e la parola di un vocabolario sovrumano, balbettata, recitata, massacrata, appesa alla stessa corda e sbattuta contro il bronzo la fanno guarire. E, credimi… almeno per un attimo, la fanno sentire viva prima di morire.

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Tra romanzo e poesia Confidenze confidenziali racconta in modo graffiante e ironico la vita di una donna senza volto ma di cui viene facile immaginare gli occhi. Occhi attenti, disincantati, che lasciano intravedere profondità nelle quali siamo invitati a entrare. E non ci si può sottrarre, le parole della Bondarenko non si limitano a invitarci, ci portano dentro, semplicemente. Parole come piccole pallottole non estraibili. Per sempre. Nello stesso tempo comprendiamo però che uscire non è sempre facile e, forse, aggiungo io, si finisce per non averne voglia, e allora si prosegue questo viaggio fino in fondo, nonostante tutto, accanto alla protagonista, sorretti dalla sua forza e, insieme, dalla sua tagliente ironia.


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Natalia Bondarenko Natalia Bondarenko è nata nel 1961 a Kiev in una famiglia d’artisti. Nel 1990 si trasferisce in Italia, a Milano. Da vent’anni vive e lavora a Udine. Nella sua lingua madre ha scritto sceneggiature, poesie, racconti e romanzi. In italiano scrive solo da una decina anni, riscuotendo un notevole successo, e ha tradotto opere poetiche e narrative di autori russi e ucraini. È risultata vincitrice e finalista in vari concorsi tra i quali “Parole e Poesia”(2009) e “Scrivere Altrove” (2012). Nel 2011 le viene conferito il diploma di merito al 18° Concorso Nazionale di Poesia Inedita “Ossi di Seppia”. Suoi lavori sono inseriti nelle antologie di diverse case editrici e in varie riviste nazionali e internazionali. In Italiano ha pubblicato Profanerie private (Guarnerio Editore) L’amore del giglio (Samuele Editore), Terra altrui (Samuele Editore). Seconda classificata all’edizione 2013 del Premio Baghetta, presentato all’interno della seconda edizione del Festival della Letteratura di Milano.

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I nostri eventi per ! a n g a t n o m Ascolta la La Lombardia e le Alpi Nel 150° anno di fondazione del Club Alpino Italiano Spazio Oberdan Milano Fino al 7 luglio 2013 Una rassegna senza precedenti dedicata alle montagne della Lombardia, alle sue genti e al loro rapporto con le realtà metropolitane, per raccontare e far rivivere il lungo sviluppo dell’alpinismo in Lombardia dall’Ottocento ai giorni nostri. La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura della Provincia Anselmo Fiorelli, capostipite di una dinastia di guide della Valmasino di Milano con il patrocinio della Presidenza generale del CAI. Grazie alla collaborazione delle numerose Sezioni lombarde del CAI verranno esposti documenti rari, cimeli di spedizioni extra-europee, libri e pubblicazioni storiche, cartografie, dipinti e panorami d’epoca, modellini di rifugi lombardi, fotografie storiche e moderne, attrezzi alpinistici d’ogni tipo e moltissimi altri materiali, provenienti anche da collezioni private. Per informazioni: www.provincia.milano.it

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i vostri 5 sensi 75 ! li a r u lt u c i n io is ll o c Tocca le COLLISIONI Creature selvagge 2013 Barolo - CN Dal 5 al 9 luglio 2013 Torna anche quest’anno il festival di letteratura e musica in collina Collisioni, manifestazione che ha radunato nelle Langhe lo scorso anno oltre ottantamila spettatori ed è diventata nel giro di pochissimi anni uno dei principali festival di musica e letteratura a livello europeo, e un punto di riferimento per alcune delle maggiori pop-star internazionali che hanno scelto il festival come unica tappa italiana dei loro tour mondiali. Tra gli ospiti, molti con date esclusive in Italia, ci sono Elton John, Jamiroquai, Fabri Fibra, Gianna Nannin, Elio e Le Storie Tese, David Grossman, Ian McEwan, Michael Chabon, David Sedaris, Valerio Massimo Manfredi, Oliviero Toscani, Daria Bignardi, Serena Dandini, Ascanio Celestini, Luciana Littizzetto, Maurizio Lastrico, Paola Mastrocola, Margherita Hack, Massimo Carlotto, Giuliano Sangiorgi, Giuseppe Tornatore e altro ancora. Per informazioni: www.collisioni.it

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I nostri eventi per ! a n a m u ra e p o ll’ e d za n ra g a fr Annusa la PICCOLE OPERE UMANE La fragrante espressione di un’intelligenza possibile Delizia Estense del Verginese - Portomaggiore – FE Fino al 28 luglio 2013 Elisa Mucchi (ideazione e concept) così descrive il percorso fotografico: “Il progetto Piccole Opere Umane si genera dalla riflessione sul tema del sacro; sacro che non richiama ad alcun credo religioso, ma apre riflessioni e propone possibili sguardi e letture del corpo nel suo muoversi e nel rapporto con l’ambiente […] Dove sta la bellezza? Può richiedere uno sforzo cercare di vedere il dettaglio, forse la bellezza può rimanere nella dimensione più allargata e universale ed il dettaglio può chiudere bloccare il flusso di energia così come può fare il concetto. Questa una possibile proposta e lettura, ma la questione si apre solamente ed accetta il rischio del suo scorrere”. Progetto espositivo di Alessandro Passerini e Giulia Pesarin. Per informazioni: www.atlantide.net

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i vostri 5 sensi 75 ! a n e c a m i t l Gusta l’u

CENACOLO VINCIANO GRATUITO Museo Cenacolo Vinciano MILANO Fino al 18 dicembre 2013 Al Cenacolo di sera, senza pagare il biglietto d’ingresso. Un evento che si ripeterà da giugno a dicembre una volta al mese, grazie a Eni. Che conferma così, dopo le ormai classiche mostre di Natale a Palazzo Marino (l’ultima quella di Georges de La Tour), il suo impegno nella cultura e la sua passione per i Maestri del passato. Ed è il capolavoro di uno dei più grandi che turisti e milanesi potranno ammirare, prenotandosi per tempo, nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie, eccezionalmente aperto dalle 19 alle 22.30. La fragilità dell’Ultima Cena di Leonardo (non un affresco ma pittura su muro) è nota: la regola dell’ingresso di 30 visitatori, ogni 15 minuti, sarà rispettata anche nelle sei serate. Queste le date: 22 giugno, 13 luglio, 21 agosto, 25 settembre, 27 novembre e 18 dicembre. Le prenotazioni per le prime due sono aperte al numero 02.92800360.

Per informazioni: http://www.vivaticket.it/?op=cenacoloVinciano

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I nostri eventi! 75 ! e ll e t s le a d r Gua SOTTO LE STELLE DEL CINEMA Piazza Maggiore BOLOGNA Fino al 30 luglio 2013 Tutte le sere, appena fa buio, alle ore 22, si illumina uno degli schermi più grandi d’Europa, per risplendere dei migliori restauri e delle migliori copie dei classici che hanno fatto la storia del cinema. Quest’anno a far la parte del leone le grandi attrici e i grandi attori: Anna Magnani (nei quarant’anni dalla scomparsa), Burt Lancaster (centenario della nascita), Gian Maria Volonté (ottant’anni dalla nascita), Jack Nicholson, Jerry Lewis e figure di registi-attori come Charles Chaplin, Orson Welles e Vittorio De Sica. Proposta dalla Fondazione Cineteca di Bologna, ospita anche una serata-evento che intreccia il cartellone della XXVII edizione del festival Il Cinema Ritrovato, in programma da sabato 29 giugno a sabato 6 luglio. Per informazioni: www.cinetecadibologna.it/sottolestelledelcinema2013

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Io come Autore

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● i n li o s a P lo o a P ● Pier


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Io Come Autore È una rivista di Ebookservice Srl Redazione-Amministrazione Direttore Responsabile: Giorgio Ginelli Responsabile Approfondimenti: Daniela Villa Grafica: Daniele Vimborsati Art Director: L@simo Via Po, 44 - 20010 Pregnana Milanese Tel. 02/93590424 - Fax 02/93595614 redazione@iocome.it Ufficio Pubblicità: Tel 02/93590424 - Fax 02/93595614 commerciale@iocome.it Si ringrazia per la collaborazione: Stefano Amato Linda Bertasi Natalia Bondarenko Nicoletta Bortolotti Vito Cimmarusti Cimar Paolo Costa Federica Ferretti Giorgio Ginelli Eleonora Gramigna Laura Orsolini Isabella Pesarini Giovanna Vannini

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tenuto degli articoli che resta a carico degli autori, i quali lo inviano a titolo gratuito senza ricevere alcuna ricompensa in merito. In caso di pubblicazioni parziali del testo, resta l’impegno della Redazione di non modificare i dati o distorcerne il significato. Ebookservice Srl sarà libera di non pubblicare testi in contrasto con le leggi italiane vigenti.

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