LifeGate iMagazine

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mappa

n° 52 gennaio 2011

riflessi Simona Roveda

scatti YouImpact

calamite Note dal mondo e da LifeGate

incontro Il G-20 dell’etica

incontro Susanna Tamaro. Scrittura, musica e natura

Terra Foreste. Perché amare gli alberi


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n° 52 gennaio 2011

terra Scheda. CO2 e mobilitĂ

germogli urbani Speciale ecostadi

segnali di stile EcomobilitĂ

segnali di stile Ecotech

segnali di stile Ecodesign

segnali di stile Ecocose


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n째 52 gennaio 2011

fermo immagine Giordania. Tra pietre, sabbie, sale e facce

dolce vivere Voglia di casa

dolce vivere Dieta mediterranea, un patrimonio anche tuo?

dolce vivere Ricetta. Cannelloni con robiola e topinambur

suoni e parole Giovanni Allevi

suoni e parole Playlist LifeGate Radio


n째 52 gennaio 2011

suoni e parole Philip Roth, La controvita

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riflessi

Simona Roveda

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a oggi LifeGate è anche su iPad, tanto entusiasmo per questa nuova avventura, la ricerca di nuovi amici e la speranza di ritrovare gli affezionati di sempre che dal 2001 ci hanno seguito sul web e nella versione cartacea, con il desiderio condiviso di uno stile di vita più consapevole. Dove prima siamo e poi facciamo. Non per tornare al passato ma per guardare a un futuro migliore. E “il consumo” diventa più rispettoso delle persone e dell’ambiente. Scegliere un’auto più ecologica, cibi bio, detersivi più eco, imballaggi più leggeri e molto altro sono semplici gesti che fanno la differenza. Ogni mese, saremo insieme per raccontarvi ciò che di “buono e di bello” si fa sul pianeta per una qualità della vita più sostenibile. Si parla dell’Italia che non funziona, disonesta, il paese degli scandali e delle barzellette. Ma esiste anche un’altra Italia seria e silenziosa, che non fa parlare di sé, ricca di creatività e innovazione. Di tante persone che hanno voglia di “ fare bene” e portano il loro sentire anche sul lavoro. Di imprese che sono l’eccellenza di questo paese, per le quali l’etica è un valore che fa parte di un modo di essere. Con questo pensiero è possibile rendere ogni azione, idea, progetto in armonia e in equilibrio con tutto il resto. Per chi nella vita e nel lavoro non vuole dimenticare di avere anche un cuore.

m riflessi su lifegate.it


scatti

Quiete


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Bagno in mare


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Architettura naturale


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I “Soprano”


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Rete di colori


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Tra chiaro e scuro



calamite Paola Magni

Note dal mondo L’impronta ecologica finisce in etichetta In Nuova Zelanda, un’azienda vinicola ha deciso di riportare in etichetta la quantità di CO2 emessa in atmosfera per ogni calice del proprio “Sauvignon blanc”, a seconda del paese in cui la bottiglia viene venduta. Secondo l’azienda neozelandese i consumatori oggi sono guidati più dal prezzo che dall’impronta ecologica del vino, ma superata la crisi, la scelta ambientale potrebbe diventare la motivazione più forte. m leggi l’articolo su lifegate.it

Gli italiani preferiscono il solare Due italiani su tre sono per il solare, il 28 per cento per l’eolico e solo il 18 per cento per il nucleare. È quanto emerge dal terzo rapporto sul solare di IPR Marketing per conto della Fondazione Univerde. Dalla ricerca emerge che l’Italia è un paese sempre più convinto della necessità ambientale di passare alle fonti rinnovabili: rispetto al 2009 il consenso verso l’energia solare è infatti cresciuto del 12 per cento. m leggi l’articolo su lifegate.it


calamite • dal mondo

Per il legname sostenibile ci vuole… pazienza Tagliare alberi e rimpiazzarli con nuove piante non basta a rendere il legname ecosostenibile. Ad affermarlo è una ricerca portata avanti dal Centro ricerche di scienze ambientali del Canada. Rimpiazzare velocemente vecchi alberi interrompe il prezioso processo di stoccaggio di carbonio nel sottosuolo. I tempi minimi di rotazione sono di 80-100 anni, accorciarli provoca un aumento dei livelli di CO2. m www.ansa.it

Profili verdi I posti di lavoro nell’economia verde potrebbero raddoppiare entro il 2020. Dal convegno “Green Jobs- Progettare, lavorare e pensare il futuro della terra”, emerge che le figure professionali più richieste dal settore sono: assicuratore, avvocato e chimico ambientale, certificatore energetico, eco diplomatico, educatore ambientale, energy manager, esperto in progettazione energie da fonti rinnovabili. m leggi l’articolo su lifegate.it


calamite Chiara Boracchi

Note da LifeGate La sostenibile bellezza dell’essere Anche nel 2011 Davines rinnova l’impegno ambientale con l’operazione dedicata ai Multi Space Salon Partner, “Saloni a Impatto Zero®”. Tante le iniziative “in caldo” legate al percorso di sostenibilità iniziato nel 2007 e volto a sensibilizzare gli hair stylist e la clientela di Davines. La “Giornata della bellezza sostenibile”, che si è svolta lo scorso novembre, ne è stata un ottimo esempio.

Luce verde per i soci Ikea Buone notizie per i soci Ikea Family. Fino al 31/08/2011 potranno usufruire dell’offerta Edison luce green: 10 per cento di sconto sulla componente energia del prezzo dell’elettricità (PED) ed energia da fonti rinnovabili certificate Recs e a Impatto Zero®. È stata infatti compensata la CO2 delle attività di produzione e burocratiche contribuendo alla creazione e tutela di foreste in crescita.

m leggi l’articolo su lifegate.it

m www.ikea.it


calamite • da lifegate

La rete si fa più eco Per chi ha a cuore l’ambiente e nello stesso tempo gestisce un blog, un sito o un portale, è nato un nuovo strumento per tagliare la CO2 (e risparmiare in bolletta): con Zero Impact® Web, il nuovo progetto di LifeGate, si riducono e compensano le emissioni di anidride carbonica derivanti dall’utilizzo di internet contribuendo alla creazione e tutela di foreste in crescita in Italia e nel mondo. m www.zeroimpactweb.it

L’acqua del vulcano rispettosa del pianeta Cavagrande, l’acqua che proviene dall’Etna, ha un processo di imbottigliamento che pesa poco sul pianeta: il “Parco Solare Le Fonti dell’Etna” alimenta lo stabilimento di Belpasso, mentre l’accordo siglato con Edison e LifeGate fa sì che tutte le altre attività dell’azienda siano alimentate con ZeroE Planet, la prima e unica energia rinnovabile a Impatto Zero®. m www.cavagrande.it



incontro

Venti pensatori da tutto il mondo si sono riuniti a Hong Kong per definire le direzioni di una nuova civiltà: il “WorldShift Council on the G-20”. A rappresentare l’Italia il fondatore e presidente di LifeGate Marco Roveda.

WorldShift Council

Il G-20 dell’etica

Silvia Passini


WS20 • incontro

COS’è il WorldShift Council È nato nel giugno 2010 in concomitanza con gli incontri di Toronto del G-20, come una sorta di governo ombra di cui ricalca il nome con la sigla WS20. L’obiettivo è sensibilizzare il G-20 e l’opinione pubblica sulle tematiche dell’etica e della sostenibilità. i partecipanti I membri sono alcuni tra i più grandi pensatori di tutto il mondo che si sono distinti per un’etica esemplare. Unico rappresentante italiano è Marco Roveda. Tra i partecipanti Ervin Laszlo, fondatore del Club di Budapest, Deepak Chopra, ambasciatore dell’ayurveda in America e Paul Ray, pioniere degli studi sui creativi culturali. Le coordinate Ognuno dei rappresentanti ha scritto una dichiarazione sulla società, sui valori, sull’approccio al mondo che il sito worldshiftcouncil.org riporta per esteso. Tutti i

contributi hanno costituito i semi della prima “Dichiarazione del WS20”, distribuita ai media internazionali e all’opinione pubblica il 21 novembre a Hong Kong nella cornice dell’“Asia Consciousness Festival”. Costruire e scrivere la dichiarazione ha significato confrontare con un approccio olistico l’orientamento di solo stampo politico-economico della dichiarazione dei G-20. la posizione di MARCO ROVEDA “Sono molto orgoglioso di essere attivamente coinvolto in questa iniziativa per promuovere un nuovo stile di vita – ha detto il fondatore di LifeGate –. Oggi manca una visione olistica ed occorre ridefinire gli obiettivi principali, ovvero: riequilibrare l’ecosistema, ridare fiducia nel futuro passando a un’economia people-planet-profit. Questo vorrebbe dire rifare il mondo da capo, come in un ‘dopoguerra’ in cui si ricostruisce tutto. E nei dopoguerra c’è sempre un grande rifiorire dell’economia”. m www.worldshiftcouncil.org m www.lifegateplanet.org


incontro Silvia Passini

Susanna Tamaro

La scrittura è musica e natura Autrice di numerosi libri per adulti e bambini, si considera una scrittrice all’antica che ama la natura e i suoi frutti. Ăˆ affascinata dal pensiero giapponese e insegna karate. Susanna Tamaro si racconta.


susanna tamaro • incontro

Hai vissuto e lavorato a Roma. Da anni vivi in una fattoria in Umbria. Perché questa scelta? Mi sono ammalata intorno ai trent’anni di una grave forma di asma allergica alle polveri della città, dunque ho dovuto proprio per ragioni di sopravvivenza andare via da Roma. Ero molto felice di andare, perché non ho un animo adatto alla città. Io penso che uno scrittore ha bisogno di tempi molto lunghi, di tempi interiori, di molta contemplazione. Ha bisogno di osservare molto la natura perché molte metafore vengono suggerite dalla natura a uno scrittore. Almeno a uno scrittore all’antica come mi considero io. Per me è stato proprio salutare andare a vivere in campagna: non credo che avrei scritto tutto quello che ho scritto e come l’ho scritto se avessi continuato a vivere in città. Qual è il tuo rapporto con la natura? Prima di fare lo scrittore facevo filmati proprio sugli animali, il mio interesse primario è

naturalista, la vita degli animali e delle piante. Vivo in campagna da molti anni, da prima di diventare famosa, ho una piccola azienda agricola, mi occupo di animali, materialmente faccio delle cose per loro intorno a me, nel bosco. Ho tanti animali che ho salvato da macelli. Il mio stile di vita cerca di essere il più possibile in armonia con la natura. Che importanza ha per te la musica? Quando ancora non sapevo di essere una scrittrice ascoltavo molta musica, classica soprattutto. Quando ho cominciato a scrivere ho smesso completamente. Col tempo ho capito perché: la scrittura è una musica, se io ascolto la mia musica interna, non posso ascoltare la musica che viene da fuori. Però io amo la musica, infatti studio canto lirico e suono molto il pianoforte. Suono quando sto pensando un libro, non quando sto scrivendo. Passo ore al pianoforte improvvisando, perché è così che trovo le voci dei personaggi del libro.


susanna tamaro • incontro

Sappiamo che sei anche un’istruttrice di karate. Da quanto? Da 22 anni pratico arti marziali e insegno da 12. Èstato un incontro molto importante per me. In questo mondo che va di fretta, che conosce solo il “do ut des”, un’attività come il karate che si pone sulla gratuità, sulla stabilità, sul lavoro su se stessi, sul trovare le radici è un lavoro fondamentale. Direi quasi che io lo imporrei nelle scuole se fossi ministro dell’istruzione. Le arti marziali, con tutte le tecniche orientali ti portano a vivere internamente e quando sei dentro te stesso, tutta la visione cambia. Hai una fondazione. Che scopi ha? La fondazione si alimenta dei miei diritti d’autore. Anche questa è una forma di ecologismo, nel senso che quando uno ha la fortuna di avere dei soldi in più è giusto reinvestirli nella società, in progetti di sviluppo e in progetti che creino un’idea di futuro diverso. Puntiamo molto sullo sviluppo delle donne. In Italia abbiamo

collaborato per la realizzazione di borse di studio per ragazze straniere, una casa famiglia per bambini stranieri, una casa per senzatetto. La fondazione ha tanti progetti nel mondo in Africa, in Sudamerica, in Corea. Hai qualche progetto in cantiere che ci puoi anticipare? Vorrei scrivere un libro di riflessione per adulti. Credo che ci sia bisogno di mettere a fuoco con semplicità, ma con chiarezza alcuni punti importanti. L’uomo che è una cosa tra le cose. Poi io sono molto giapponese, anticonsumista. In vent’anni ho cambiato una volta macchina, per dire. Per me le cose sono belle quando le consumi con la tua vita, non quando loro ti consumano. È molto giapponese, questa cosa. C’è una storia dietro alle cose, io mi affeziono alle cose, non posso eliminare una cosa a cui voglio bene! m protagonisti su lifegate.it m La fondazone di Susanna Tamaro


terra Stefano Carnazzi

foreste

PerchĂŠ amare gli alberi Quando abbiamo letto che in due centri italiani fanno abbracciare gli alberi alle neomamme per curare la depressione post-partum, ci siamo detti: anche questo, fanno? Ecco tutti i (nuovi) motivi per innamorarsi degli alberi.


foreste • terra

C

i sono moltissimi motivi per amare (e abbracciare idealmente) gli alberi delle foreste, ma anche le proprie piante di casa, d’appartamento o nel giardino. Alcuni sono chiari e lampanti, altri sono stati di recente rivalutati dalla scienza e appaiono sorprendenti. Secondo le previsioni dell’IPCC (organismo ONU che sorveglia i cambiamenti climatici), è probabile che la temperatura del pianeta si innalzerà, in un secolo, di 2-2,5 gradi centigradi a causa dell’aumento di CO2 in atmosfera. Ebbene, la più efficace invenzione mangia-CO2 è proprio l’albero. Per l’esattezza, il tasso di assorbimento degli sgraditi gas a effetto serra è il massimo nelle foreste in crescita, quindi con alberi giovani, a seconda della specie, fino a qualche decina d’anni. Un ettaro di foresta ospita oltre 750 specie di alberi e 1.500 specie di altre piante e arbusti. E fanno bene all’aria anche più di quanto si pensasse. Una ricerca pubblicata su Science ha affermato che la capacità delle piante di trattenere

i composti ossigenati organici volatili (oVOC) è sorprendente. Hanno mostrato maggiori capacità gli alberi presenti in foreste molto fitte. I ricercatori hanno poi scoperto che reagiscono ancora meglio se sottoposti a una condizione di stress, per esempio in seguito all’esposizione a una sostanza irritante come l’ozono. Insomma, più l’aria è sporca, più si mettono d’impegno a ripulirla. Per quanto riguarda il clima, uno studio dell’Università di Helsinki del 2007 ha affermato che tra il 1990 e il 2005 l’espansione di boschi e foreste nei 27 paesi dell’Unione europea ha assorbito ogni anno un sovrappiù di 126 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari all’11% delle emissioni totali. In Italia la superficie boschiva del patrimonio forestale italiano supera i 1.300.000 ettari ed è fondamentale per raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Secondo Federparchi i boschi assorbono già l’11% dei gas serra in eccesso e riassorbendo naturalmente i gas


foreste • terra

climalteranti fanno risparmiare al sistema Italia 750 milioni di euro all’anno. Anche la medicina trarrà vantaggi dalle foreste pluviali, la più grande farmacia del mondo. Circa 200 principi attivi impiegati oggi dall’industria farmaceutica (dai quelli per la contraccezione ormonale a tranquillanti e stimolanti) provengono da lì. Il National Cancer Institute Usa ha già identificato 3.000 piante attive contro le cellule cancerose. Il 70% delle quali proviene dalle foreste. Una piccola porzione di queste virtù possiamo portarla a casa nostra. Un giardino coltivato secondo i crismi dell’ecologia è benefico per l’ambiente, sfrutta le dinamiche naturali, riduce gli interventi colturali e richiede meno manutenzione. Ci si può rivolgere a vivaisti che coltivano senza concimi chimici o pesticidi. È meglio evitare le specie aliene (come l’ambrosia) a favore di piante autoctone che richiedono meno

cure e durano molto più a lungo. Bene i non ti scordar di me, praticamente immortali e stanno molto bene a formare delle bordure, la bella di notte, perfetta per le aiuole lungo le recinzioni, e il coreosside che dà vita a grandi cespugli e si risemina da un anno con l’altro. Prediligere le piante pioniere come la valeriana, l’erigeron, la ginestra dei carbonai, il nocciolo, i cornioli e le perenni come la nepeta, il geranio, l’iperico, la malva, la cosmea. Per scoprire quali sono le piante indigene, basta fare una passeggiata nelle campagne vicino a casa, cogliere foglie o rametti di quelle che preferireste e portarli dal vostro orticoltore. La parola ecologia, in antico greco, vuol dire “casa”. è proprio vero. su lifegate.it m Hai ringraziato la tua piantina oggi? m10 cose da fare subito per salvare le foreste m Impatto Zero e gli alberi m Cosa c’entra con te la biodiversità


foreste • terra

l’ecopsicologia In diversi centri si sta studiando come interagire con la natura per alleviare stress e malattie: un consorzio di parchi dell’Emilia Romagna organizza percorsi di ecopsicologia; a Milano sperimentano il contatto fisico con gli alberi contro la depressione postpartum.

il verde fa bene L’Università di Berna ha svolto una ricerca sugli effetti psicologici del colore verde nel 2007: ha un effetto rasserenante, stimola i sentimenti positivi e facilita la concentrazione. Inoltre, abitare nelle vicinanze di zone verdi aumenta competenze sociali e capacità di integrazione.

l’aria di casa Chi vive in città trascorre il 90% del tempo al chiuso. E a volte, tra formaldeide, Voc e polveri sottili, la qualità dell’aria è peggiore. Le piante la ripuliscono. Secondo la Nasa, le più efficaci sono beaucarnea, dracena, filodendro, edera, ficus, diffenbachia e spatifilio.

quindi, perché amare gli alberi Producono ossigeno e assorbono CO2, contrastano l’effetto serra, ci proteggono dai raggi UV, regolano le piogge, prevengono i dissesti, ricaricano la falda idrica, mantengono la fertilità del suolo, custodiscono le specie rare, gli animali e la biodiversità, hanno un valore estetico, ricreativo, turistico. Doni che costerebbero all’uomo migliaia di miliardi di euro, monetizzandoli, e che invece abbiamo gratis.


Stefano Carnazzi

Scheda. CO2 e mobilità

Un quinto delle emissioni di gas serra a livello mondiale provengono dalle macchine. Auto, camion, aerei, navi. Dai trasporti in generale. In Europa, ciò si traduce in circa 1 miliardo di tonnellate di CO2 annue riversate in atmosfera. E negli ultimi vent’anni l’inquinamento da traffico è salito di circa il 14%, prevalentemente a causa del trasporto su strada. Ci sono però tanti e diversi segnali di inversione di marcia, da tutto il mondo. L’esempio più brillante

co2 • terra

è Masdar. A pochi chilometri da Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, stanno costruendo questa città ecotecnologica in cui le automobili non avranno accesso: ci sarà invece un sistema robotico di taxi elettrici che si autoprogrammeranno a seconda delle chiamate, muovendosi a 40 chilometri all’ora su magneti annegati nell’asfalto. Ottantasette le fermate dei taxi-robot, dal centro città ai centri nevralgici fino all’aeroporto, alla stazione e al Massachusetts Institute of Technology, che lì apre la sua succursale araba.


foreste • terra

Masdar è solo la prima di molte città che stanno progettando o adottando sistemi di mobilità efficienti e mezzi di locomozione ecologici. Tutti i più grandi produttori automobilistici intanto stanno lanciando sul mercato vetture ibride ed elettriche competitive, per prestazioni e affidabilità, con le berline a benzina. Si prevede che entro dieci anni in Europa ne circoleranno 500.000. In Italia, oggi, le emissioni di CO2 per trasporti ammontano, a seconda delle stime, dal 24 al 35% del totale, e siamo uno dei paesi più a quattro ruote al mondo, con oltre 650 auto per 1000 abitanti. L’italiano medio, oggi, non rinuncia all’auto. Ma se fosse elettrica? Con il mix energetico italiano, cioè per come è prodotta oggi l’energia in Italia, si può calcolare che un’auto elettrica emetta indirettamente 78 grammi/km di CO2. Già la metà rispetto alla media dei veicoli benzina e Diesel. Ma c’è un altro dato veramente interessante,

elaborato dallo staff Impatto Zero®: se l’elettricità con cui si ricaricano le batterie provenisse tutta da fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico e idroelettrico) si passerebbe a 3 grammi/km di CO2: una riduzione del 98%. Che equivale, se tutte le auto e i camion fossero elettrici, a 140 milioni di tonnellate di gas serra all’anno in meno in Italia. Se architetti, ingegneri e designer sapranno tentarci con soluzioni alternative, quartieri a viabilità automatizzata, corsie riservate al carpooling, piattaforme di car sharing, veicoli elettrici affidabili e biciclette sempre più trendy, cambiare auto (e con lei le nostre abitudini, e magari l’intero modello di mobilità) sarà non solo doveroso: sarà spontaneo. su lifegate.it mMasdar, la città ecotech nel deserto su lifegateradio.it mQuanta benzina consuma un’auto elettrica? mSmart e Mini, la sfida si sposta sulle due ruote mAuto eco su lifegate.it



germogli urbani

speciale

Gabriella Poggioli

Ecostadi All’avanguardia nelle tecnologie sostenibili, capaci di autoalimentarsi, persino “riciclate”: le arene sportive di nuova generazione uniscono scenari architettonici spettacolari a uno spirito sempre più verde. AAMI PARK STADIUM [Melbourne, Australia]

Sembra quasi di entrare in una nuvola. Il nuovo gioiello architettonico australiano, progettato dallo studio Cox e inaugurato a maggio 2010, è caratterizzato da una facciata a bolle unica nel suo genere, realizzata con una combinazione di vetro e metallo e ricoperta da un’integrazione fotovoltaica a film sottile. La “nuvola” rende possibili l’illuminazione e la ventilazione naturali, per ridurre la dipendenza della struttura dalla rete elettrica, ed è dotata di un sistema di raccolta delle acque piovane per l’irrigazione del campo.


SPECIALE ecostadi • germogli urbani

2014 INCHEON ASIAN GAMES MAIN STADIUM [Incheon, Corea del Sud]

I dettagli non sono stati ancora resi pubblici, ma il progetto si preannuncia come uno dei più sostenibili mai realizzati per lo sport. Disegnata da Populous con Heerim & Planners per gli Asian Games del 2014, l’architettura si ispira al simbolo dello Yin e dello Yang e ai movimenti della danza rituale buddista del Monaco Seung Moo, riprodotti nella linea fluida del tetto. Il lato occidentale sarà permanente, mentre la facciata principale avrà l’aspetto di una pelle articolata che riflette il cielo, leggera e fluttuante come una veste.


SPECIALE ecostadi • germogli urbani

SOCHI 2014 MAIN STADIUM [Sochi, Russia]

È firmato dallo studio internazionale Populous anche il progetto per lo stadio principale dei Giochi Olimpici e Paraolimpici invernali del 2014 in programma a Sochi, stazione balneare russa stretta tra il Mar Nero e i monti del Caucaso. Caratterizzata da un rivestimento cristallino, traslucido di giorno e animato da colori e immagini durante la notte, la struttura sarà realizzata con materiali tecnologicamente avanzati che permetteranno l’illuminazione diurna e la ventilazione naturale.


SPECIALE ecostadi • germogli urbani

NUOVO STADIO JUVENTUS F.C.STADIUM [Torino, Italia]

È tutto italiano il primo stadio “riciclato” del mondo. La struttura, progettata dagli architetti Hernando Suarez e Gino Zavanella, risorgerà come una fenice dalle ceneri del vecchio Stadio Delle Alpi nel quartiere delle Vallette entro l’estate del 2011. Il principio è lo stesso della raccolta differenziata: il calcestruzzo derivante dalla demolizione sarà triturato e utilizzato per le nuove fondamenta, mentre l’acciaio, l’alluminio e il rame delle coperture verranno fusi e riciclati altrove. Sono previsti l’installazione di impianti solari termici, l’utilizzo di pannelli fotovoltaici e un sistema di recupero dell’acqua piovana per irrigare il terreno di gioco.


Emiliano Angelelli

eco mobilitÀ • segnali di stile

La berlina che sfida le foglie Nissan Leaf

[disponibile in Europa dal 2011]

La numero uno (Leading), ecologica (Environmentally-friendly), alla portata di tutti (Affordable) e per famiglie (Family car). Questo è il significato dell’acronimo Leaf, che in inglese significa foglia. È il nome scelto da Nissan per la nuova berlina che sta per invadere il mercato delle auto elettriche. La vettura è venduta negli Usa e in Giappone a partire da dicembre 2010, mentre in Europa sbarcherà nel 2011. Entro due anni, quando sarà terminata la costruzione di una nuova fabbrica

che produrrà circa 50 mila modelli l’anno, la Leaf raggiungerà il mercato globale, Italia compresa. Dotata di un motore di 80 kW (batterie ioni litio da 24 kWh), raggiunge la velocità massima di 140 km/h e avrà un’autonomia di 160 chilometri. Innovativa anche la strategia di lancio dell’auto: Nissan sta coltivando da mesi una community di fan sulla pagina Facebook della vettura dove è possibile prenotare test drive, scambiarsi opinioni e vedere tra l’altro il commovente video dell’orso polare che ha già fatto il giro del mondo.


eco mobilitÀ • segnali di stile

luci e ombre LUCI Le batterie potranno essere ricaricate secondo tre modalità: con la prima (120 V) si impiegheranno 20 ore, con la seconda (220-240 V) circa 8 ore mentre con la terza (500 V) ci vorranno appena 30 minuti per avere l’80% di carica, ma sarà possibile solo attraverso apposite stazioni di ricarica.

link utili m Nissan Leaf su Facebook m il video dell’orso polare m ecomobilità su lifegate.it

ombre La carrozzeria ha lineamenti sinuosi ma lo sforzo dei designer è un po’ velleitario. Soprattutto non ci piace la presa per la corrente sul muso. Sembra innaturale e quasi violento infilare la spina nel naso di un’auto. Difetto insignificante rispetto a tutte le altre caratteristiche rivoluzionarie.



eco tech • segnali di stile Rudi Bressa

Telefoniamo con l’iPhone solare Surge [per iPhone e iPod touch. Da 49.95 a 79.95 $]

Novothink propone una custodia per l’iPhone dotata di un pannellino solare ultrasottile. Con due ore di luce diretta consente più di 30 minuti di autonomia. L’energia in più, quella non utilizzata, viene raccolta in una batteria agli ioni di litio integrata. È inoltre disponibile una app che ci dice quanta energia solare manca per una ricarica completa. m www.novothink.com


Gabriella Poggioli

Stile sintetico, materiali naturali Libreria Piano Design [a partire da 4.100 euro]

La libreria disegnata dagli architetti Renzo e Matteo Piano per Riva 1920 è già un classico moderno. Il telaio in acciaio inox sostiene con un semplice incastro meccanico i piani in massello e multistrato di legno FSC, proveniente da aree di riforestazione. La finitura è in olio naturale vegetale con estratti di pino oppure in soluzione di olio e cera 100% naturale. m www.riva1920.it m www.onfuton.com

eco design • segnali di stile


eco cose • segnali di stile Gabriella Poggioli

Dai camion all’iPad F23 iPad sleeve [65 euro]

Il brand svizzero Freitag riutilizza i teloni dei camion, resistenti e colorati, ritagliandoli e confezionandoli per creare oggetti esclusivi e pezzi unici, come questa custodia per il tablet Mac. La linguetta per l’estrazione rapida è ispirata al sistema dei paracadute. L’interno di velluto rimuove le ditate e mantiene lo schermo sempre pulito. Il riutilizzo al servizio della tecnologia. m www.freitag.ch



fermo immagine

C’è una Petra che pochi conoscono. Una cittĂ con tombe, cisterne, elaborate architetture in cui incontrare turisti è davvero raro ma dove ancora vivono i discendenti degli ultimi nabatei.

Giordania

Tra pietre, sabbie, sale e facce


giordania • fermo immagine Sonia Di Gregorio

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iario di viaggio. Arrivati ad Amman trascorriamo la notte e l’indomani partiamo per Umm Qais. Attraversiamo una regione della Giordania meno conosciuta, l’alta Valle del Giordano, dalle terre fertili e generose. Il Giordano oggi è un modesto corso d’acqua. Ha le sue sorgenti in Sira, giunge nel Lago di Tiberiade per finire poi nel più noto Mar Morto. Umm Qais ha tre teatri, un acquedotto, una via colonnata, un ninfeo e i resti della parte ottomana dell’antico villaggio. La prossima tappa è Jerash, uno dei siti più corposi e meglio conservati del Medio Oriente. È forse la più importante, e certo la più coinvolgente, delle città che formano la Decapoli con la sua Piazza Ovale, l’Arco di Trionfo, l’Ippodromo, la Porta Sud, il Tempio di Zeus, il Teatro Sud e Nord, la Via Colonnata, il Tetrapilo, il Tempio di Artemide. Ci fermiamo per assaporare il pane caldo appena sfornato, i tradizionali “mezzè” e gli spiedini...

Ecco Amman. Dal 1950 è la capitale della Giordania. Pur nota nella storia già dal XIII secolo a.C, alla fine del XIX secolo è ridotta a piccolo villaggio. È una contraddittoria ma interessante città. Per volere del re Hussein quasi tutti gli edifici pubblici e privati sono rivestititi da una particolare pietra locale bianca che le fornisce caratteristica di lindore ma, forse, anche di asetticità. Mantiene ancora una parte antica di qualche fascino: la cittadella con resti romani, bizantini e islamici, il piccolo museo dove sono conservati alcuni dei “rotoli del Mar Morto”. La giornata ad Amman ci permette di rilassarci e prepararci per la mitica Petra. Transitiamo per la storica Via dei Re e arriviamo a Madaba dove pacificamente convivono circa due terzi di islamici assieme alla restante parte cristiana. È un luogo noto soprattutto per la presenza di mosaici. Quello certamente più famoso, del VI secolo d.C., si trova nella chiesa di San Giorgio. Rappresenta una rara mappa della


giordania • fermo immagine

Palestina ed è ricco di particolari significativi e curiosi. Kerak, col suo castello, si presenta imponente sin da lontano. L’enorme fortezza costruita dai crociati nel XII secolo contiene cucine, terrazzi, spalti, torrioni, moschee, museo, chiese, gallerie. Arriviamo a Petra in serata.

Sorseggiamo “arak” e un tè preparato dai nostri autisti beduini al tramonto. Intorno a noi ampie vallate sabbiose, alture con bizzarre forme e colori modellati dal vento. Da lontano individuiamo il campo allestito per noi dalle luci delle candele poste accanto alle tende.

Petra, la città dei nabatei, che dominarono la regione dal VI secolo a.C. al II d.C., è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Arriviamo alla Tomba di Aronne, situata nel punto più panoramico della zona archeologica. Qui vivono ancora alcuni dei vecchi abitanti che non hanno voluto abbandonare la città quando alla metà degli anni ’80 la regina li invitò a lasciare l’area archeologica per agevolare la presenza dei turisti. In alcune sere della settimana è anche possibile visitare Petra by night. Lanterne, silenzio e suono di un flauto fanno da cornice a luoghi diversi da quelli attraversati con la luce del giorno. Il mattino seguente partiamo per Wadi Rum. Percorriamo con le jeep piste con scenari davvero particolari.

Il giorno a seguire partiamo per il Mar Morto percorrendo la Wadi Araba, la strada panoramica. Il Mar Morto non è un mare e non è morto. Già dagli anni ’30 alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto forme di vita animale e vegetale sul lato dell’attuale parte israeliana. È però certo che si tratti del punto più basso della terra a circa 400 metri sotto il livello del mare formatosi, pare, oltre 50.000 anni fa. “Immergersi” nel Mar Morto è un’esperienza da non perdere sia per l’impossibilità di affondare sia per lo scenario che circonda queste acque con una salinità di oltre il 30%. Portiamo con noi il ricordo di Petra, del buon cibo, della notte nel deserto, del bagno “magico” nel Mar Morto, dell’ospitalità locale.


giordania • fermo immagine

da non perdere

• photo gallery

link utili m viaggi su lifegate.it

Visitare l’antica Umm Qais è un’occasione per attraversare una regione della Giordania meno conosciuta: l’alta Valle del Giordano. Raggiungere Petra, città nabatea, percorrendo la storica Via dei Re. Scoprire la Tomba di Aronne, situata nel punto più panoramico della zona archeologica

attraversando luoghi con tombe, cisterne e architetture sorprendenti. Proseguire verso il sud sino alle sabbie e rocce del Wadi Rum. Fermarsi e osservare “all’ingresso del deserto” quella formazione rocciosa che la fantasia di qualcuno ha definito “i sette pilastri”. m www.kel12.com


giordania • fermo immagine

Buono a sapersi Per l’ingresso in Giordania è richiesto e un visto che si ottiene all’arrivo in aeroporto e non è necessaria alcuna vaccinazione. Le condizioni climatiche possono variare a seconda della regione e dell’altitudine, tuttavia siccome circa il 90% del Paese è costituito da deserto in generale si può dire che il clima è secco, desertico e con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e tra l’estate e l’inverno. Consigliati abiti pratici e leggeri per l’estate e capi più pesanti come maglioni/pile, giacca in Goretex/a vento per il periodo invernale. In Giordania l’ora locale è sempre di un ora avanti rispetto alla nostra. La valuta in corso è il Dinaro giordano (JOD); si consiglia di cambiare gli euro all’arrivo in aeroporto.

cosa ci piace Gustare il tramonto nel deserto di Wadi Rum, sorseggiando arak (una bevanda alcolica tradizionale) e un tè preparato tra le dune dai beduini. Con questi viaggiare con le jeep alla ricerca dei luoghi più amati dal mitizzato Lawrence d’Arabia.

Passare una notte tra rocce e sabbie del Wadi Rum in un campo tendato, rilassandosi attorno a un fuoco, col suono della rababa (un violino tradizionale) l’arak e la capra che gira sullo spiedo a far da contorno a un’esperienza che sembrerà troppo breve.

I falafel, gradevole intermezzo in attesa del pranzo. L’origine di questa polpetta è oscura e controversa in quanto è un piatto ricorrente in tutto il Medio Oriente e ora è anche uno dei piatti orientali più graditi e diffusi nei paesi occidentali.

Dormire sotto le stelle: impagabile trascorrere la notte tra rocce e sabbie del Wadi Rum in un campo tendato allestito attorno ad un fuoco, cullato dal suono della rababa che fa da contorno ad un’esperienza che sembrerà troppo breve.


dolce vivere

Stefania Piloni

Voglia di casa Il nido è il luogo di ritorno dopo ogni partenza. Varcando la soglia di casa, dopo il lavoro, dopo un viaggio, ci si sente subito accolti: l’odore è la nostra traccia, il materasso è a misura, gli oggetti raccontano la nostra storia. Tornare in un’abitazione confortevole è un nutrimento per il corpo e per la mente. Anche la scelta di un semplice detergente non dovrebbe essere casuale: rispetto per l’ecologia, per la salute e profumazione devono essere in accordo. Creare questa intesa è semplice ed è anche molto economico! LAVANDA - Un classico detergente al sapone di Marsiglia può essere addizionato con 15 gocce di olio essenziale di lavanda. Il pulito è assicurato e l’effetto lavanda persiste per giorni. È l’aroma antidoto del malumore, scioglie le tensioni e aiuta il sonno. NOCI DEL SAPONE - Il frutto proviene dall’asia e nel guscio contiene saponine che si liberano in lavatrice già a 30 gradi. Bastano 6 noci per un carico di lavatrice standard, da riutilizzare per 3 bucati. Si uniscono al bucato in un sacchettino di cotone. Lo smaltimento è con l’umido. Per profumare, aggiungere al lavaggio l’olio essenziale prediletto. E i fiumi ringraziano.


salute • dolce vivere

NEROLI - Essenza ricavata dalla distillazione dei fiori dell’arancio amaro, può essere vaporizzata nell’ambiente o usata come normale profumo. L’olio essenziale mischiato a quello di mandorle dolci è ideale per i massaggi. Frizionato sui polpacci è utile per i crampi, per i gonfiori, per la pesantezza serale. WHITE CHESTNUT - È l’ippocastano bianco dei fiori di Bach, bilancia energetica fra emotività e razionalità. Utile per lasciare fuori dalla porta i pensieri ricorrenti, le frasi compresse nella testa, le situazioni lavorative che devono restare in ambiente di lavoro. La dose è quattro gocce prima di lasciare l’ufficio e altre quattro se il sonno tarda a venire.

ACETO DI MELE Grande protagonista della disinfezione naturale, è utile per l’ambiente, per le stoviglie e per gli animali. Il suo utilizzo è versatile, economico e profumato. Posate: evitate le paste detergenti, costose e spesso tossiche, e dedicate

alle vostre posate un trattamento con sale marino integrale e aceto di mele. Sarà sufficiente mischiare acqua gassata con aceto e sale: le posate strofinate con questa soluzione perderanno ogni macchia scura. Vetri: se amate i vostri infissi di legno evitate

gli spray aggressivi che li rendono più permeabili e aggredibili dall’atmosfera. Acqua tiepida e aceto di mele in parti uguali sono l’unico detergente che vi serve. Anche le vernici dei serramenti ringrazieranno. Quattro zampe:

una spugnetta inumidita con acqua e aceto di mele renderà lucido il pelo opaco del vostro animaletto. Inoltre l’effetto disinfettante lo aiuterà a respingere fastidiosi ospiti evitando poi di ricorrere agli antiparassitari. m salute su lifegate.it



dolce vivere

L’Unesco l’ha proclamata bene universale, con i suoi ingredienti e tutte le abitudini alimentari e culturali che le appartengono. Le nostre. Ma siamo sicuri di conoscerla davvero?

alimentazione naturale

Dieta mediterranea, patrimonio anche tuo?

Paola Magni


alimentazione • dolce vivere

L

o stile alimentare mediterraneo è ora “Patrimonio dell’Umanità”. I suoi benefici sono confermati da innumerevoli studi scientifici. L’ultimo, pubblicato sul British Medical Journal, lo descrive antagonista di Parkinson e Alzheimer, scudo contro i problemi vascolari e il cancro. In questi tempi un po’ di corsa e di cibi preconfezionati la domanda sorge spontanea, soprattutto per noi che sul tema “abbiamo fatto scuola”: sappiamo davvero (ancora) mangiare come consiglia l’Unesco all’umanità? Un faro ce lo fornisce l’Inran (Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione) con la sua più recente “piramide alimentare”, un grafico che riporta tutti gli alimenti in base a uno schema immediato, subito comprensibile. Dalla figura, già alla prima occhiata, emergono indicazioni precise: alla base della piramide ci sono i cibi che non devono mai mancare in tavola, mentre in cima, al vertice, ci sono gli alimenti che è bene limitare. Rispetto alle versioni degli anni scorsi, l’ultima

piramide è stata chiamata “mediterranea”, e non si può fare a meno di notare che ricalca un modello vicinissimo a quella che è l’alimentazione naturale. Alla base, tra i cibi che devono essere consumati in ogni pasto ci sono, grosso modo, solo alimenti di origine vegetale. E i cereali (come pasta o riso, farro, orzo, avena), dice l’Inran, “devono essere preferibilmente integrali”. Per la prima volta la piramide consiglia due o più porzioni di verdura e una o due di frutta “di stagione e di provenienza locale”. Questo perché gli ortaggi, quando crescono nella giusta stagione di maturazione, sono più buoni e ricchi di principi attivi benefici: la natura ha riempito d’acqua l’anguria per idratare e rinfrescare nei mesi caldi; ha fornito la frutta arancione (come albicocche, melone) di betacarotene per proteggere la pelle dal sole; ha nascosto la vitamina C nelle arance per difenderci dai malanni dell’inverno. Mangiando locale, inoltre, si è sicuri anche di mangiare fresco, vitale, si mantiene la biodiversità del territorio e non si inquina inutilmente l’aria


alimentazione • dolce vivere

con i mezzi che trasportando le merci su e giù per il mondo. Altra indicazione alla base della piramide è quella di variare i colori nel piatto: le tinte della frutta e della verdura sono legate alla presenza di specifiche proprietà benefiche. Ad esempio, il rosso della barbabietola, dell’anguria, del pomodoro, del pompelmo rosa, suggerisce che c’è licopene, un potente antitumorale meglio assimilato dall’organismo se associato ai grassi. Ottima quindi l’abitudine mediterranea di condire i pomodori con un buon olio extravergine d’oliva. Che, si evince dal grafico, è proprio il condimento consigliato dagli esperti. Subito sopra la base, nei prodotti permessi giornalmente, gli unici alimenti di origine animale concessi sono latte e derivati. Oltre all’olio extravergine di oliva, è consigliato l’uso quotidiano di erbe aromatiche, spezie, aglio e cipolla per ridurre l’apporto di sale e aumentare la quota di antiossidanti già contenuti nei cibi. Novità interessanti della piramide sono le una-due porzioni di frutta secca a guscio o semi (noci, mandorle, nocciole, pinoli, semi di

zucca, etc.), ricche di minerali e grassi benefici. Qui una porzione è di 20 grammi. Passando al piano superiore del grafico si trovano i cibi da consumare nell’arco della settimana: da due a quattro porzioni di uova, da una a due volte il pollame, due o più volte sia il pesce che i legumi (in pratica, i legumi rivestono la stessa importanza delle fonti animali di proteine). Per le carni rosse, invece, le porzioni non devono superare le due alla settimana, meglio meno. Alt ai salumi: massimo una porzione alla settimana (non più di 50 grammi). E i dolci? Sono al vertice, cioè tra i cibi da limitare, con due porzioni o meno sui sette giorni. Altre novità da segnalare: alla “base della base”, ad “abbracciare” tutto, c’è l’acqua. Tanta acqua. Di importanza basilare sono anche le indicazioni di praticare attività fisica tutti i giorni, ricercare la convivialità a tavola, mantenere porzioni contenute (tranne con verdura e frutta, con le quali si può abbondare), e infine bere un buon vino con moderazione. Ma berlo. m alimentazione su lifegate.it


dolce vivere

ricetta

Cannelloni con robiola e topinambur


ricetta • dolce vivere

ricetta a cura dello Chef Giuliano Baldini foto: Maria Spanò

Tempo di preparazione: 1 ora e 50 min circa (esclusa la preparazione pasta fresca) Difficoltà: media

ingredienti bio [per 4 persone]

12 cannelloni 300g di topinambur 1 uovo 150g di robiola 50g di pecorino 1 cucchiaio di bacche di pepe misto 1 mazzetto di prezzemolo ½ cipolla ½ Noce moscata olio extravergine di oliva q.b. Sale q.b. per pasta all’uovo

400g farina di tipo 00 4 uova sale q.b.


ricetta • dolce vivere

preparazione pasta Su un piano disporre la farina a fontana con al centro il sale e le uova. Sbattere con una forchetta le uova e mischiare con le dita. Poi, con la parte bassa del palmo della mano, lavorare l’impasto e cospargere il piano con un po’ di farina per evitare che si attacchi. Ogni tanto stendere la pasta e ripiegarla su se stessa fino a quando non forma delle bollicine. Fare una pallina e avvolgerla per 15 minuti nella pellicola prima dell’utilizzo. Prendere piccole porzioni di pasta e spianare con un mattarello fino a ottenere una sfoglia sottile. Per evitare che l’impasto si secchi non spolverizzare la pasta con un’eccessiva quantità di farina.

preparazione ripieno In una pentola scaldare due cucchiai d’olio e lasciare appassire la cipolla tagliata a fettine sottili. Unire i topinambur a pezzetti, fare insaporire alcuni minuti, aggiungere un po’ di acqua e portare a bollore. Cuocere a fuoco basso, coperto, per mezz’ora. Frullare il tutto fino a ottenere una crema

omogenea. Pestare il pepe, aggiungere all’impasto e regolare di sale. Separare in due ciotole la crema e lasciare raffreddare per qualche istante. In una delle due ciotole unire la robiola, il pecorino grattugiato, il prezzemolo tritato, l’uovo sbattuto, e infine grattare la noce moscata. Mescolare bene e procedere con la farcitura dei cannelloni. Mettere i cannelloni in una teglia con un po’ di olio e ricoprire con la restante crema. Lasciare cuocere a 180°C per circa mezz’ora.

notizie e consigli Le proporzioni date nella preparazione della pasta sono indicative, poiché il volume dell’impasto dipende dalla grandezza delle uova e dalla “forza” della farina. In alcune regioni si aggiunge l’olio nell’impasto per renderlo più elastico.

il vino Accompagnare con un Marzemino del Trentino Doc, un vino rosso dal profumo avvolgente, balsamico, inconfondibile, da servire a 16°C.


ricetta • dolce vivere Paola Magni

Topinambur

Assomiglia a una patata bitorzoluta e ha il sapore del carciofo. Esiste nella varietà bordeaux, sul mercato da ottobre ad aprile, e in quella bianca precoce, reperibile già dalla fine di agosto. Il topinambur contiene vitamina C, molto potassio e zolfo, calcio, fosforo, ferro, magnesio e un carboidrato innocuo per i diabetici, l’inulina. Noto per la sua capacità di ridurre il colesterolo, stabilizzare

la concentrazione dello zucchero nel sangue, contrastare la ritenzione idrica, è anche energetico, lassativo (soprattutto crudo), disinfettante e stimolante della produzione del latte nelle mamme. In cucina, si prepara così: si lava e si spazzola (non serve pelarlo), dopodiché si gusta crudo in insalata tagliato sottile o si taglia a cubetti piccoli e si cuoce come fosse una patata, lessato, stufato o al forno.

La spesa di gennaio Verdura: barbabietola, broccolo, carciofo, cardo, catalogna, carota, cavolfiore, cavolo cappuccio, verza, cavolini di Bruxelles, cicoria, coste, erbette, finocchio, indivia, lattuga, porro, radicchio rosso, rapa, scorzonera, scorzobianca, spinaci, zucca, topinambur, valerianella. Frutta: kiwi, arancio, mandarino, mandarancio, limone, pompelmo, mela, pera, frutta secca (prugne, uvetta, datteri, albicocche, fichi). m alimentazione su lifegate.it


suoni e parole Claudio Vigolo e Paola Magni

musica

Giovanni Allevi Il compositore e pianista, amico di LifeGate fin dagli esordi, si racconta in occasione dell’imminente Alien Tour. Tra musica e silenzio, auto ed ecologia, regole e creatività, per scoprire che essere un “alieno” è un punto di forza.


MUSICA • suoni e parole

P

arlaci di Alien, la tua nuova opera. Raccontaci del tuo entusiasmo e della tua fatica. Entusiasmo, fatica, concentrazione e una specie di esaurimento (ride). Però sono contento. Perché l’alieno che è dentro di me, e dentro ognuno di noi, trova voce nella dolcezza delle note. Penso che il nostro sentirci inadeguati, fuori posto, sia la nostra forza. In che senso ti senti alieno? Viviamo in una società che ci pressa con degli stereotipi, chiedendoci di essere perfetti, impeccabili, vincenti, di successo, bellissimi. Io non sono così, allora ho voluto dar voce a quella che è la mia indole. Ho scelto di essere me stesso nonostante queste continue pressioni all’omologazione. Ciò fa di me un alieno. Ma fai musica senza parole: come fai a dar voce alla tua natura? Bellissima domanda! Lo faccio attraverso una

musica che ambisce a superare gli standard di tipo radiofonico e di tipo discografico. In Alien ci sono brani molto estesi che utilizzano la forma “sonata”, una forma classica che ha la caratteristica di essere molto dilatata. Un modo di affidare alle note il messaggio che la musica stessa cerca la propria libertà, il proprio essere diversa dall’omologazione. Tra te e LifeGate c’è un rapporto di lunga data: la prima volta che sei venuto a trovarci lavoravi come supplente alle scuole medie... Vero! (ride) Ricordo quel periodo! È stato necessario, è stato bello. Come a facevi a mantenere l’autorità del professore? Infatti non ci riuscivo! Dopo cinque minuti era un disastro in classe. Però poi quei ragazzi sono stati i miei primi fan, hanno addirittura creato su Facebook il gruppo “quelli che hanno avuto Giovanni Allevi come prof”.


MUSICA • suoni e parole

In passato hai raccontato come la musica ti abbia aiutato a superare le crisi di panico. Ora dici “sono ansioso e me ne vanto”. L’ansia, il panico, ma anche l’eros, sono forze ataviche che da sempre percorrono l’umanità come fossero dei fiumi sotterranei. Sono forze potentissime, non sono il risultato di spicciole questioni di tipo quotidiano. Quindi l’unica cosa da fare è farsi travolgere quando arrivano e soprattutto non avere la superbia di pensare che siano soggette al nostro controllo e che ne siamo responsabili. Farsi attraversare dall’ansia o dal panico, in un certo senso, significa riscoprire il contatto con la natura umana più profonda, perché siamo così, siamo esseri indifesi, delle fiammelle. Perché non riconoscere questa natura come un dono e non come un disturbo da allontanare? Senti il peso del giudizio? Eccome! Mamma mia... questo è uno dei problemi principali che l’artista deve superare, con cui deve fare i conti. Però la libertà d’espressione è più

importante, più del giudizio e del consenso. L’artista deve essere il primo a proporre la propria opera con il massimo della convinzione, indipendentemente da quello che pensano gli altri. Per vent’anni di fila hai solamente studiato pianoforte. Lo rifaresti? Sì. Ho studiato dieci anni di pianoforte e dieci di composizione. Lo rifarei perché lo studio è necessario per acquisire la tecnica, affinché la fantasia se ne possa servire. Ho la sensazione che siamo rimasti all’interno di un concetto scolastico della società, una società che ti dà un voto, dove tutti cercano l’approvazione. No. Per un attimo, dopo aver acquisito delle regole, buttiamocele dietro le spalle e diamo libero sfogo alla creatività! Che musica ascolti, per svagarti? Magari riuscissi a trovare il tempo (ride ancora)... Preferisco il silenzio, piuttosto che ascoltare altra musica, altrimenti l’analista e analizzatore che è dentro al mio cervello si mette in moto.


MUSICA • suoni e parole

Siamo abituati a vederti da solo con il tuo pianoforte. C’è qualcuno con cui ti piacerebbe suonare? Vado un po’ scappando dalle collaborazioni artistiche perché ho sempre paura che il mio linguaggio musicale possa contaminarsi con il pensiero altrui e risultare poco chiaro all’ascoltatore. Invece mi piace collaborare con le grandi orchestre: è uno dei piaceri più alti che ho avuto il dono di ricevere. Spero di continuare a farlo. Come ti “arriva in testa e nelle mani” la musica, sei influenzato dall’esterno? Accade che la musica arrivi nella mia testa indipendentemente da quello che sto facendo, da come mi sento, da quello che osservo attorno a me. È anche possibile che questa musica sia in netta antitesi con l’immagine che si apre davanti ai miei occhi. Considero la musica come altro da me, qualcosa da andare ad afferrare, qualcosa che c’è già e che io devo semplicemente scoprire.

La tua arte è sensibile all’ecologia? Certamente. Nel mio tentativo di affondare le mani in una tradizione classica e quindi di riproporre le forme e gli organici classici in veste moderna, faccio uso di strumenti come gli archi, strumenti fatti di legno, di metallo, o lo stesso pianoforte, che rappresentano un che di ecologico. Da strumenti di tale fattura scaturisce un suono naturale che fa bene all’ascolto. E che, sono convinto, fa risuonare parti pure, incontaminate, della nostra anima. Ti si è visto parecchio nello spot tv di una automobile. L’hai guidata? No, continuo a non avere la macchina! È questo il bello, ma che pazza questa vita! in onda su lifegate radio lombardia milano varese como 105.1 - bergamo lodi cremona 105.1 pavia 88.7 - 105.1 - 102.2 - lecco 105.2 - lazio roma 90.9 bracciano 90.7 - piemonte verbania 105.2 vercelli alessandria novara biella ivrea 105.1 m interviste su lifegateradio.it



suoni e parole

playlist LifeGate Radio

Giacomo De Poli

Colonna sonora 2010 m www.lifegateradio.it

Candylane

Angel Echoes

Saturday Come Slow

Selfish Gene

Let Go

Gonjasufi

Four Tet

Massive Attack feat.

Jimi Tenor & Tony Allen

jj

m ascolta

m ascolta

Damon Albarn

m ascolta

m ascolta

m ascolta

Tornado

TherÈs A Limit To Your

Good Intentions Paving

The Wild Hunt

We Used To Wait

Jónsi

Love

Company

The Tallest Man On

Arcade Fire

m ascolta

James Blake

Joanna Newsom

Earth

m ascolta

m ascolta

m ascolta

m ascolta


libro • suoni e parole Silvia Passini

Philip Roth

La controvita Einaudi, 2010 [21 euro]

Quando la vita si può scrivere e riscrivere. Quando con la vita si può giocare. Cercando di essere più veri. Ma riuscendo ad essere più falsi. È quello che fa Nathan Zuckerman, l’osservatore privilegiato di questi cinque capitoli in cui rimette in gioco tutto, mischiando e riformando la famiglia, la verità, l’ebraismo. I sogni. Il sesso. Il desiderio di scappare. Di reinventare per sé e per gli altri… una controvita. m www.einaudi.it m libri su lifegate.it




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