Librosolidale 2003/4

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Vista così sembra una banale strada come se ne possono trovare in ogni parte del mondo, e sotto certi aspetti è così, ma la sensazione che mi ha trasmesso è stata forte; è stato come percepire una presenza umana che in un ambiente in cui ancora molto è incontaminato ha voluto ad ogni costo imporre la propria volontà. E così, mentre milioni di turisti percorrono questa lamina di cemento ottenuta distruggendo angoli di verde io mi sono fermata, sono scesa dall’auto che mi aveva condotta in città e ho voluto osservare cosa era stato fatto in nome del progresso e della civilizzazione. Tuttora quando ci penso non riesco a capire da dove sia comparso, ma in un attimo mi sono trovata accanto un bimbo esile, con indosso una maglietta smessa da qualche fratello più grande e due immensi occhi neri e acquosi che mi fissavano… e che, con un gesto ormai ripetuto innumerevoli volte mi ha teso la manina sporca e mi ha chiesto se avevo qualcosa per lui e per i suoi fratelli. Con la stessa mano e lo sguardo triste mi ha indicato un cespuglio da cui facevano capolino altri visi,

occhi e bocche affamate. Ancora oggi mi interrogo su tutto ciò che, chi ama definirsi “civile”, compie in nome del progresso, sulle disparità che vengono progressivamente accentuate e sulla miseria di cui fa comodo non accorgersi… ed allora una strada diventa non solo l’unica casa per questi bimbi dominicani che non hanno più una famiglia e che forse non hanno più neppure un’identità ma anche il punto d’incontro di due mondi così diversi e distanti che chissà ancora per quanti anni non avranno dei punti di contatto se non occasionali e riservati a singole individualità. Mi strazia ancora il cuore il bimbo che nella mia mente rivedo di spalle mentre saltella contento verso i suoi amici con il suo piccolo trofeo da condividere. Tutto questo accade continuamente sulle strade delle città della Repubblica Dominicana e di tutti i paesi in cui un pacchetto di biscotti fa ancora la differenza tra il mangiare e il digiunare per un altro lungo interminabile giorno. Greta Spoladore

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Pavia, 2 Novembre 2003

setenta | setenta y uno

Vittorio Salvini e Marina Gemicˇ


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