RENDE NEL SEICENTO

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sollevazione e ad eccesi, come avvenne in Oriolo (Giorgio Toscano "La storia di Oriolo p.185 sgg.). La via politica seguita dal feudatario di Rende non fu quella preferita dal Marchese d'Oriolo, che ricorse al rancore e alla vendetta, suscitando così tra il popolo ansie e preoccupazioni e il formarsi di squadre armate con propri capi. Quivi ci furono persecuzioni e vendette crudeli: uno finì per essere strozzato nelle carceri; del naso di qualcuno se ne fece una "tabacchiera" (o.c.p. 187) e il Marchese, ritornato da Napoli "non volle neanche vedere Oriolo". Lo spirito del paese era altamente esacerbato e "i Capopopoli fatta scelta dei migliori armigeri e di tutti quelli i quali vollero seguirli, si disposero di fare una scorsa per la Calabria in ajuto delle terre ribellate; ma piuttosto per arricchirsi di rapina, ladronecci e scorrerie, fino alla terra di Rende, e precisamente giunsero nella città di Cassano, nel di cui castello ..."(o.c.p. 187). Ma l'autore del Libro di Oriolo non dice se nel territorio dello Stato di Rende, quegli animosi fecero delle scorrerie in contatto con uomini di questo paese. Le condizioni nuove della società non pare fossero favorevoli a questo tipo d'imprese. Risulta da atti notarili che a Rende la via imboccata fu del tutto diversa. Le Università dello Stato dei Mendozza formarono propri battaglioni dotati di scoppetta e fiaschetta. Per Rende c'è l'esempio di Gioanne Rende con la sua scoppetta dal tiniere d'acciaio e dal focile alla romana, nonché di quello di Marco Poglise che, nel 1663, rinunziò ai benefici della piazza dì Alfiere nella compagnia della nuova milizia 171


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