Ambulatorio medico
La sosta - Der Halt
Infopoint
Un presidio sanitario per tutta la colletivitĂ pag. 12
Centro diurno e di consulenza per
Un servizio di orientamento ed ascolto pag. 36
pag. 28
VOLONTARIUS
VOLINFORMA
Poste italiane S.p.a Spedizione in AP - D.L. 353/2003 conv. in L27/02/2004 n°46 art. 1 comma 2, CNS Bolzano. Trimestrale. Autorizzazione 17AP del 30.11.2006
inverno 2020
VOLINFORMA |
VOLONTARIUS
VOLINFORMA
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VOLINFORMA | INDICE
INDICE
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VOLINFORMA | Editoriale
Editoriale
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Behind the scenes
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Oltre la strada
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Ambulatorio mobile
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La solidarietà - più forte del lockdown
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Hidden Beauty - Zeitroom
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Uniti per il diritto alla salute - Inalienabile
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Chiedimi perché ho freddo
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Im Kontakt - Interview mit Jennifer Friesen
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Centro diurno "La Sosta"
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Progetto Fuoco
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Infopoint
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400 colombe - una donazione in memoria
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28.000 volte Grazie!
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Info e contatti
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VOLINFORMA | Colophon
Proprietario ed editore Associazione Volontarius Onlus Bolzano Registo stampa tribunale Bolzano 20/2005 del 23/11/2005 Dir. Responsabile Franco Grigoletto Direttrice creativa Veronica Tonidandel impaginazione Valentina Gentili Retro copertina Cooperativa Piano B - Social Design A questa edizione hanno collaborato Asia De Lorenzi, Sara Rami, Valentin Rosanelli, Diego Laratta Redazione c/o “Associazione Volontarius” via G. Di Vittorio 33 Tel 0471 402338 Questo numero è stato chiuso il 20/11/2020 Edizione numero 44 Il notiziario VOLinforma è stampato su carta proveniente da fonti responsabili e nel pieno rispetto ecologico Stampato da pixartprinting.it
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VOLINFORMA | Editoriale
EDITORIALE Gruppo Volontarius
Cari lettori e care lettrici, quelli che abbiamo alle spalle sono mesi molto particolari, simi, probabilmente, metteranno a dura prova la nostra resilienza, sia a livello personale che del Gruppo Volontarius nel suo complesso. Nonostante le dure prove sostenute da marzo ad oggi il Gruppo Volontarius ha saputo reagire in maniera forte alle rappresentate dal Covid-19 ed in questo numero del nostro periodico VOLinforma abbiamo voluto testimoniare il dei nostri operatori e volontari a favore delle persone più deboli e
vulnerabili. Anche nei mesi nei quali il lockdown ha trasformato le nostre città in una sorta di scenario post atomico Volontarius ha mantenuto ed ha continuato svolgere i propri compiti e servizi di assistenza e di sostegno ai più deboli. Questo grande impegno è testimoniato dagli articoli che pubblichiamo in questo numero di VOLinforma dove potrete trovare le , nonostante tutto, ad uscire con il camper o le macchine dei cacciatori di briciole per portare i pasti
frire un’assistenza sanitaria con l’ambulatorio mobile alle persone che non hanno accesso ai servizi sanitari, anche in piena pandemia, ad re e sostenere presso il centro “La Sosta” o l’Infopoint tutti coloro che giungono nel capoluogo fuggendo da guerre e persecuzioni. Ma in questo numero potrete trovare anche il lavoro artistico del fotografo niziativa di “Inalienabile” nel campo della . Buona lettura!
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COPERTINA E RETRO
VOLINFORMA | Copertina e retro Ambulatorio medico
La sosta - Der Halt
Infopoint
Un presidio sanitario per tutta la colletività pag. 12
Centro diurno e di consulenza per
Un servizio di orientamento ed ascolto pag. 36
pag. 28
VOLINFORMA
PIANO B SOCIAL DESIGN
VOLONTARIUS
Copertina La foto copertina è stata scattata dalla fotografa Asia De Lorenzi. Nella foto la volontaria Michela De Pillo riceve a casa la spesa da parte di un volontario dei Cacciatori di Briciole. Durante il lockdown i cacciatori non si sono fragili.
Sergio Boscarol, volontario per 10 anni
Poste italiane S.p.a Spedizione in AP - D.L. 353/2003 conv. in L27/02/2004 n°46 art. 1 comma 2, CNS Bolzano. Trimestrale. Autorizzazione 17AP del 30.11.2006
inverno 2020
presso il centro di accoglienza Gorio e con il progetto Cacciatori di Briciole. Una persona introversa di carattere,
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protettiva, si vedeva chiaro il gigante PIANO B SOCIAL DESIGN
OGNI
GRAZIE da parte dell’associazione e da tutte le persone
È IMPORTANTE
IMPEGNATI ANCHE TU CON NOI Da oltre vent’anni il Gruppo Volontarius è al fianco di chi si trova in uno stato di difficoltà. Crediamo fortemente nell’importanza di ogni persona e per questo operiamo ogni giorno per assistere e accompagnare le persone più vulnerabili. L’emergenza sociale e sanitaria legata al CORONAVIRUS sta creando difficoltà a sempre più persone e famiglie. Ora più che mai stiamo mettendo in campo risorse ed energie straordinarie perché nessuno venga lasciato indietro.
Retro
Aiutaci a non lasciare solo nessuno, impegnati anche tu con noi!
Oltre la
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Strada
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raccogliere coperte, sacchi a pelo, scarpe e zaini! strada@volontarius.it oppure +39 335 752 2485
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BEHIND
ALCUNI COLLABORATORI
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Franco Grigoletto è giornalista, direttore responsabile del VOLinforma. Fa parte del Consiglio di amministrazione della Volontarius da oltre 10 anni.
Valentina Gentili diplomata ha ideato il nuovo design della rivista. Porterà tante sorprese e progetti innovativi a Volontarius.
Veronica Tonidandel è e creatività. Crede fortemente nella creatività come strumento di comunicazione e partecipazione.
Diego Laratta appassionato di politica e storia, volontario da più di 2 anni nel progetto Cacciatori di Briciole, ora comunicazione di Volontarius.
Valentin Rosanelli dopo aver svolto un anno di servizio civile presso il Centro di Accoglienza per minori non accompagnati Casa Rossa, comunicazione e per Zeitroom.
THE SCENES
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OLTRE LA STRADA Riferimento per le persone senza fissa dimora
Un servizio che mira ad instaurare un persone che in questo momento sono particolarmente sole e vulnerabili
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l servizio Oltre la Strada dell’Associazione Volontarius svolto a Bolzano, su incarico di ASSB, ha assolto un ruolo importante durante emergenza causata dal Coronavirus. Nonostante il servizio sia gestito sostanzialmente solo da 6 operatori di Volontarius, compreso il coordinatore , è grazie al loro impegno che quotidianamente sono stati distribuiti a Bolzano, anche duranre il lockdown, circa 80 tari la cena di altrettante persone senza dimora tuttora presenti nel capoluogo ed al di fuori delle strutture organizzate dal Comune e dalla Provincia. Parte del cibo distribuito è stato fornito dalla struttura Aiuti Senza Spreco, sempre di Volontarius “Con la chiusura della mensa di piazza Verdi,
per evitare assembramenti e possibili contagi, abbiamo dovuto organizzare diversamente la nostra normale attività ed aggiungere una serie di inter” ci riferisce .I pasti vengono distribuiti con il camper tutti i giorni, dalle ore 11 alle 14, in varie parti della città dove gli operatori sanno che sono presenti persone sensenza viene segnalata da altre organizzazioni o dai cittadini. Un grande sostegno a questa attività viene fornito dalla Caritativa San Vincenzo. Oltre ai pasti vengono consegnati coperte, vestiti donati dai cittadini e soprattutto viene data l’opportunità di instaurare un rapporto umano basato sulla In questo quadro, prosegue il coordinatore di Oltre la stra-
rappresentata dall’esigenza di portare avanti il nostro lavoro ordinario mentre continuano ad arrivarci segnalazioni da parte di enti, servizi, Forze dell’ordine ed ospedali, riguardo a persone che stanno per essere dimesse dalle strutture sanitarie ed avrebbero bisogno urgente di un posto letto. “Siamo presenti anche per queste problematiche e cerchiamo sempre di organizzare l’accoglienza in , anche questo gestito da Volontarius. Le segnalazioni possono anche riguardare persone che hanno perso un lavoro precario e per questo si sono ritrovate improvvisamente sulla strada”. La maggior parte dei senza tetto attualmente presenti a Bolzano sono extracomunitari e sono giunti da poco nel capoluogo. Molti di loro lavoravano in nero, oppure erano stagionali
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nel turismo o nella ristorazione e si sono ritrovati da un giorno all’altro senza la possibilità di strette sulla strada. Una lotta per la sopravvivenza Durante i primi mesi dell’emergenza, le persone che vivono sulla strada chiedevano innanzitutto l'aiuto degli operatori per i loro , in un momento come questo che era caratterizzato da una vera e propria , in ordine d’importanza avevano bisogno di . Sono state numerose le richieste di informazioni e di aiuto riguardo l’accesso agli aiuti previsti dallo Stato. Alcuni di loro avevano un contratto di lavoro regolare e quindi chiedono aiuto nella compilazione delle relative domande
di sussidio. “Noi cerchiamo petenti, sapendo comunque che in questo momento molti Enti lavorano a regime ridotto. Chiamiamo noi e prendiamo un appuntamento per loro”. Anche loro sono persone che hanno bisogno di un incontro, di un confronto, sostanzialmente di un in un contesto che non ha più nulla di normale. “Prima dell’emergenza queste persone trovavano dei momenti di , quando li incontravamo nei centri di accoglienza, nei parchi cittadini, alla mensa di piazza Verdi, il lockdown si aggiravano in una città serta dove tutto era sbarrato, i negozi ed i giardini, spesso non avevano nemmeno la possibilità di ricaricare il loro te-
lefono, quindi non riuscivano nemmeno a mettersi in contatto con le loro famiglie”. Tra loro c’erano anche una rimaste fuori dalle strutture loro dedicate. Prosegue l’attività di monitoraggio Una parte importante dell’attività svolta dal Servizio di Oltre la strada è rappresentata dal nel capoluogo. A livello provinciale la stessa attività viene svolta, su incarico della Provincia, anche nell’ambito del progetto Osservastrada. In questo modo si cerca di capire quanti sono, dove trascorrono la giornata e dove dormono le persoai generi alimentari portiamo indumenti e coperte, mentre raccogliamo tutte le segnalazioni che ci giungono dagli enti 11
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e dalle istituzioni del territorio per avere una lista di persone che potenzialmente potrebbero/vorrebbero accedere ad un dormitorio.” Ascolto e assistenza delle persone “Per quanto riguarda l’approccio alle persone di strada – sottolinea in maniera particolarmente accorata Luca Lamberti - cerchiamo di costruire una relazione attraverso tecniche di ascolto, interventi socio-assistenziali e micro-progettazione che prevede accompagnamenti ai vari servizi. Il più delle volte basta ricordarsi il loro nome o mettere in mano un piatto di minestra calda per incominciare a rappresentare un riferimento personale prima e professionale poi. Il nostro è un lavoro complesso, dove l’improvvisazione non trova spazio, se non nel fare tesoro di ogni occasione di cia, in equilibrio tra formale e informale. Conosciamo bene i loro bisogni e in continuo confronto con il cerchiamo di dare risposte concrete alle loro richieste. Anche ora, in questo momento di emergenza, riusciamo a portare avanti questo lavoro impegnativo, perché siamo riconosciuti nel nostro sforzo di coltivare la relazione qua, come il cibo, l’igiene e la possibilità di 12
dormire. Una delle priorità è proprio il lavoro di prossimità, in ottica empatica, soprattutto ora. Queste persone sono le più vulnerabili ed a rischio in questo momento”. Oltre la strada in questa fase, purtroppo, non può contare sui suoi 24 volontari che, per ragioni di sicurezza e di rispetto delle norme, soprattutto all’interno del camper, sono fermi. “Quello che era il loro mondo è cambiato totalmente. Le nostre case, il nostro luogo di rifugio, sostanzialmente sono sempre le stesse, mentre quella che è la loro casa in questo momento è cambiata totalmente. Sono rimasti come una sorta di naufraghi in una città vuota e sotto molti punti di vista gli operatori di OLS sono gli unici riferimenti rimasti. Le persone che vivono sulla strada sono consapevoli del rischio, chiedono mascherine, dove possono lavarsi, dove trovare coperte, loro sentono quest’ansia e questa paura. All’inizio pensavo che loro non sentissero questa ansia perché più preparati a vivere in condizioni estreme, ma in realtà ci rendiamo conto che anche loro hanno paura d’infettarsi. In quest’ambito c’è un’ottima sinergia sotto il us, i nostri operatori cercano di sensibilizzare le persone a fare ricorso all’ambulatorio e svolgono anche un ruolo im-
portante nel sensibilizzarli nei confronti delle norme”. Uscire dall’emergenza con una nuova consapevolezza Secondo il coordinatore di OLS da questa emergenza è necessario trarre un primo insegnamento. “Il problema dei senza dimora deve essere affrontato in maniera . Queste persone non rappresentano più un’emergenza, bensì una realtà che esiste e va affrontata in . È necessario riuscire a dare una risposta complessiva al di là dell’emergenza Covid a temi come l’inclusione di persone che giungono in Alto Adige anche per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro locale, ma che hanno estreme vare un alloggio decoroso. Si rivolgono a noi persone con un regolare contratto di lavoro a tempo indeterminato che non riescono a trovare casa. A Bolzano c’è un’emergenza abitativa seria che va al di là delle problematiche dei senza tetto e della grave emarginazione. Tra gli ostacoli principali vi sono gli . Spero che al termine di questa emergenza si possa afte in maniera costruttiva”.
Franco Grigoletto
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Consegna dei pasti dal camper alle persone senza dimora
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AMBULATORIO MOBILE Un presidio sanitario per tutta la collettività
La testimonianza della Dott.ssa Lucia Pappalardo, pediatra di famiglia che svolge volontariato con l'ambulatorio mobile dell'Associazione Volontarius
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o credo che questa crisi abbia molte cose da insegnarci: l’importanza della scienza, il ruolo strategico del settore pubblico e la necessità di azioni collettive; le conseguenze disastrose delle disuguaglianze e della negazione sanitaria come diritto umano fondamentale; il pericolo di un’economia di mercato dalla vista corta, incapace di resilienza. La pandemia è una crisi che il mondo deve fronteggiare unito, così come la crisi climatica, che non è sparita, anzi potrebbe essere causa di altre epidemie” queste le parole di , premio Nobel per l’economia nel 2001 nell’intervista raccolta dallo scrittore , pubblicata dal quotidiano “La Repubblica” il 1. maggio scorso. In queste considerazioni
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si riassume, tra l’altro, il senso profondo dell’attività svolta, anche in questo periodo di pandemia, dall’Ambulatorio mobile di Volontarius organizzato in collaborazione con la Croce Bianca al quale, in occasione di ogni uscita, si rivolgono decine di persone senza dimora presenti nel capoluogo. Il camper, attrezzato ad ambulatorio mobile è già e grazie all’aiuto di alcuni medici volontari e di operatori sanitari in questi anni ha sempre offerto il proprio sostegno di prevenzione alle persone senza poluogo. Attualmente vi sono i che svolgono la loro attività di volontariato con l’ambulatorio mobile ed il coordinamento Ales. Per capire meglio l’attività svolta dall’am-
bulatorio abbiamo raccolto la testimonianza della dottoressa , pediatra di famiglia e volontaria di questo servizio. “Gran parte della popolazione, probabilmente, non si pone nemmeno il problema dell’assistenza sanitaria alle persone senza dimora e dei migranti. Per questo, molti affermano, ci sono le istituzioni preposte, ma in realtà l’assistenza sanitaria a queste persone viene svolta da organizzazioni come l’Associazione Volontarius che ha risorse limitate e spesso può contare solo sull’impegno dei propri volontari, degli operatori e sulle donazioni dei privati. All’inizio della pandemia sono piovute critiche ai senza dimora ed ai migranti che passavano il loro tempo sulle panchine o nelle piazze, ma in realtà si tratta di persone che non hanno una casa in cui rifugiarsi e
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si sono trovati spaesati in una realtà nella quale improvvisamente erano ancora più soli e vulnerabili” sottolinea Lucia Pappalardo. Un servizio prezioso per tutta la popolazione L’ambulatorio mobile di Volontarius svolge un’importante e e di assistenza sanitaria nei confronti di queste persone e di conseguenza, aspetto questo di cui spesso non si evidenzia appieno l’importanza, . Il servizio si svolge per lo più presso il centro di via Comini dove sono ospitate un centinaio di persone che dall’inizio della pandemia possono rimanere all’interno della struttura anche nel corso della giornata. Altre uscite del camper sono state effettuate in Piazza Verdi di fronte alla
sede della mensa per assistere le persone senza dimora rimaste al di fuori delle strutture di accoglienza. “Le persone che si rivolgono all’ambulatorio mobile – sottolinea Lucia Pappalardo - vanno dai ventenni ai sessantenni e le patologie sono quenti i come le dermatiti, gli eczemi e le micosi, molti hanno problemi , intestinali, gastriti causate dall’alimentazione scadente, costipazione, stipsi. Poi ci sono le patologie legate alla stagione, d’inverno respiratorie poi le allergie. Spesso sono causate dalle condizioni in cui sono costretti a vivere, magari all’aperto o in uno stanzone affollato. Sono persone che, per lo più, si trovano al di fuori del servizio sanitario nazionale e non hanno un medico di riferimen-
to in quanto non hanno i documenti necessari o vengono da altre città dove avevano un medico di base. Sono venuti a Bolzano in cerca di un lavoro e sono rimasti bloccati qui con il lockdown. In realtà il nostro servizio sarebbe solamente per coloro che non hanno un medico ma alcuni affermano di non sapere chi sia, quando riceve, dove si trovi. Spesso mancano informazione e conoscenza riguardo ai loro diritti ed alle modalità di accedere ai servizi. In parte dipende anche dalla sensibilità del medico che magari ha l’ambulatorio pieno di gente e non ha il tempo di seguire anche queste problematiche. Le persone si rivolgono quindi al nostro ambulatorio ma noi, ovviamente, non possiamo dare risposte a tutte le loro problematiche e non siamo in grado di sostituirci ad 15
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un servizio che dovrebbe essere svolto in maniera strutturata dalla sanità pubblica. Questa funzione viene in parte svolta dall’ (STP) presso l’ospedale di Bolzano dove potevano rivolgersi anche coloro che non dispongono di un medico di riferimento, ma a seguito del lockdown è stato chiuso, così come l’accesso alle visite specialistiche come per il resto della popolazione”. Numerose e complesse le patologie degli utenti Da quando è iniziata la pandemia le uscite del camper si sono un po’ ridotte e dipendono ovviamente dalla presenza di medici volontari che attualmente sono quattro, mentre 16
in precedenza erano molti di più. A questo proposito è fondamentale sottolineare anche il sostegno che viene fornito all’ambulatorio mobile da parte della Farmacia solidale di Volontarius, gestita dalla dott. ssa , che ha sede in Piazza Mazzini a Bolzano e fornisce gran parte dei medicinali utilizzati dal servizio. “Tra queste persone senanziani con , c’è un cardiopatico operato di una patologia grave che se non assume determinati farmaci rischia la vita, ci sono che tengono l’insulina, che dovrebbe essere conservata in frigo, nello zaino in qualsiasi stagione dell’anno e non controllano i valori della glicemia,
ci sono , . disturbi di tipo psichico e soprattutto depressione causata dalle loro pesanti storie di vita. Molti portano i segni delle torture subite in Libia o nei loro paesi d’origine. Certo la maggior parte degli accessi al nostro servizio di strada sono persone che hanno magari piccole problematiche o cercano anche solo una parola di conforto, ma, come detto, ci sono persone con pluripatologie anche gravi e d’altro canto se non siamo noi a dare loro i farmaci, anche salvavita, non li trova”. La mia attività ambulatoriale come pediatra di famiglia è facilitata dal fatto che nel corso del tempo si instaura un rapporto di conoscenza e quindi le patologie possono
essere seguite e curate. Con ed i migranti ovviamente tutservirebbe un servizio strutturato o avere percorsi dedicati con specialisti ospedalieri come già avviene, ad esempio, con alcuni dentisti nell’ambito dell’ . Sarebbe anche imper le visite, cosa che in parte avevamo realizzato, ma questa pandemia ha spazzato via tutta una serie di strutture e di contatti già avviati. Vorrei inoltre invitare altri colleghi medici a prendere parte a questa attività di volontariato rivolta ad una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile” conclude Lucia Pappalardo.
I volontari impegnati presso la Farmacia Solidale
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LA SOLIDARIETÀ Più forte del lockdown
Rita Levi Montalcini
Marzo 2020, l’Italia si ferma ma la macchina della solidarietà no. L’impegno senza sosta per gestire le nuove richieste e venire incontro ai bisogni di persone rimaste sole o senza reddito.
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l Gruppo Volontarius ha messo in campo coraggio, tenacia e resilienza
. Cambiando in modo repentino, in pochissimi giorni, l’intero sistema di aiuto alla
vissuti dalla nostra comunità in questo 2020. Ma riavvolgiamo il nastro e ripercorriamo l’evolversi dei fatti, immergendo-
giorni prima, infatti, i Cacciatori di Briciole sfrecciavano per le vie del centro storico di Bolzano con le ormai note biciclette cargo per raccogliere prodotti alimentari invenduti e destinati allo spreco. In una sola settimana la potente adattabilità del Gruppo Volontarius ha permesso la reinvenzio-
giorni. La notte tra il 9 e il 10 marzo il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, proclama l’intero territorio nazionale “zona rossa”. Non si può uscire di casa se non per validi e comprovati motivi. Cala il silenzio. Paura, tristezza e solitudine iniziano ad accompagnare la quotidianità delle persone, mincia e, cosa peggiore, non si Ma c’è un so e tenace che si è messo in parlando del
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. Ricalcolando gli strumenti a disposizione e le esigenze di nuovi utenti che non aver mai avuto bisogno. I Cacciatori di Briciole cominciano, dunque, ad offrire un servizio gratuito di di generi alimentari, prodotti igienici, farmaci e/o quotidiani rivolto alle persone -
tà ad andare a fare la spesa o a persone che convivono con malattie croniche o immunodepresse, che non possono lasciare le proprie abitazioni. Il servizio copre interamente sia Bolzano che Laives. , referente del progetto Aiuti Senza Spreco, precisa che le richieste a cui si è data risposta con questo nuovo servizio sono state all’incirca 900. Viene attivato dunque un numero, reperibile tutto il giorno. Dietro questo numero si celano le voci di alcune delle nostre volontarie. Ogni giorno dalle ore 8 alle ore 19 rispondono alle telefonate di chi ha bisogno. Abbiamo chiesto a due di loro cosa gli è rimasto impresso di quelle chiamate. , volontaria della prima ora, ci racconta di come lei l’abbia sentito un dovere: “Vedere medici, infermieri e professioniste in prima
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linea, mi ha fatto capire che dovevo mettermi in gioco anch’io, era il minimo che potessi fare” e poi prosegue “come ben sappiamo, il volontariato cela un’importante ambivalenza: ”. Martina ha due in quei giorni, aveva solo un mese, “mentre rispondevo alle telefonate, tenevo la bimba avvolta in fasce”. Poi ci racconta di come le telefonate facilmente si trasformavano in strumenti per tenere compagnia “molte signore mi chiamavano e tra una richiesta e l’altra, mi raccontavano la loro lunga esperienza di vita”. Assieme a Martina, c’era anche Erika Mansanti: “Per me era importante rendermi utile per chi aveva bisogno”, poi gira i complimenti ai vo-
lontari e alle volontarie che si sono prodigati fuori casa: “la mia stima è tutta per loro, i anche tutta la mattinata e andavano di casa in casa”. Erika è convinta però di aver tratto una lezione importante dal mo vissuto: “Credo la lezione più grande sia che anche nei ci sentiamo meri spettatori, impetuoso della vita,
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fare”. Moltissime risultano essere le persone rimaste senza un lavoro o senza un reddito. Tante iniziano a chiedere un aiuto per poter consumare almeno un pasto caldo durante la giornata. E Volontarius scende in campo e schiera una squadra fortissima. Il progetto “Aiuti Senza Spreco”, composta da
i Cacciatori di Briciole, l’emporio solidale “Briciole Market” e la Farmacia Solidale, mette a disposizione il proprio impegno senza sosta, grazie anche all’indispensabile aiuto delle volontarie e dei volontari. L’emporio solidale Briciole Market ha continuato la distribuzione gratuita di generi alimentari, ogni mercoledì mattina e pomeriggio, a coloro che ne hanno fatto richiesta, ossia le circa 120 famiglie che già da più di un anno usufruiscono di questo importante servizio e a cui si sono aggiunte altre in stato di necessità. Servizio dunque che ha visto crescere la propria platea del 40%, arrivando a raggiungere circa . Sono stati anche diversi gli enti, tra cui
tirol, che hanno apprezzato e riconosciuto il lavoro svolto da Volontarius, riportato anche dai quotidiani locali, e che hanno deciso liberamente di compiere delle donazioni in suo favore. Con questo spirito e questa voglia di non arrendersi, i volontari e le volontarie, i dipendenti tutti, il Gruppo Volontarius assieme anche ad altri enti hanno permesso di tenere a galla l’importante macchina della solidarietà. Senza mai lasciare indietro nessuno .
Diego Laratta 19
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HIDDEN BEAUTY Co-Intervista a Oliver Kofler
Mentre Bolzano si trasformava in una città deserta nel marzo 2020, il giovane bolzanino Oliver una mera fascinazione, presto la sua curiosità si evolve in un intenso progetto di introspezione che prende il nome di hidden beauty anni '30, Oliver immortala la sua città con un’estetica monocromatica senza tempo. Oliver, durante i primi mesi dell’emergenza Coronavirus hai realizza-
Veronica Tonidandel
hidden beauty. Come nasce questo desiderio di documentare la realtà che stava velocemente cambiando? Durante tutto il periodo di lockdown ho continuato ad andare al lavoro nella zona industriale di Bolzano. Dalla mia bicicletta osservavo come, a poco a poco, la nostra città mutava aspetto e atmosfera: in strada c’erano sempre meno persone, si iniziavano a vedere le prime mascherine… Di giorno in giorno si percepivano dei cambiamenti. Istintivamente ho iniziato a scattare che porto sempre con me.
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Perché è stato importante per te imprimere e preservare questo scenario? Inizialmente ho iniziato a fotografare senza un perché, ma dopo aver sviluppato il primo rullino nella camera oscura che ho allestito nella mia cantina, mi sono reso conto che c’erano delle foto molto impressionanti. È nato così il bisogno di continuare a documentare la realtà che cambiava e di rendere pubbliche queste immagini. Non ho voluto però pubblicarle sui social media, in un momento così pieno di informazioni, mi sembrava di sprecare questi scatti.
hidden beauty? La quarantena è stata una sicile, dove siamo stati costretti a stare da soli ed isolati. Ma ci sono stati anche molti aspetti positivi, per esempio abbiamo di ritrovare del tempo per noi stessi e di ritrovare un contatto con la natura. Abbiamo riscoperto piccole bellezze della vita che spesso dimentichiamo o non consideriamo. Pedalare da solo attraverso le vie vuote di Bolzano ha creato in me nuove sensazioni. Ho capito che in fondo Bolzano mi piace. Giri il mondo ma poi ti rendi conto della bellezza che hai sotto gli occhi. Si vuole sempre andar via, visitare altre città, ma anche la nostra è meravigliosa.
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Secondo te in che modo supporta questo pensiero? modo per ricordare ciò che è successo. La mia memoria non mi aiutano a ricordare cosa è accaduto nella mia vita. Alcuni scatti che ho realizzato durante il lockdown sono molto preziosi per me e non li ho inseriti nella mostra, li conservo per me stesso, come il portrait di mio padre. È a lui che dedico questo progetto. Certo, per ricordare abbiamo bisogno di attivare la memoria e la fosupporto nel recuperare e fare tesoro del nostro passato. la possibilità di conservare il tempo e che soprattutto inviti minate situazioni del passato. Nella storia sono successe così tante cose, non sempre belle, ma non è facile ricordarle. Senza la memoria di certi eventi continueremo andare nella stessa direzione. È una cosa molto stupida! Possiamo imparare come affrontare i problemi da situazioni che sono già successe in passato, possiamo reagire in maniera più tempestiva ed intelligente. Per me è molto importante promuovere e stimolare questo pensiero. Non dobbiamo dimenticarci cosa è stata questa quarantena e questa pandemia.
Scopri il progetto e leggi l’intervista completa su www.zeitroom.com 21
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SAI CHE TI DICO?
Una via alternativa per continuare a rimanere “connessi” con le persone della Residenza per Anziani Don Bosco.
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è un , ideato dalla Cooperativa Piano B - Social Design nel 2017, che si sviluppa grazie alla collaborazione tra un gruppo di giovani foto-
probabilmente non si sarebbero mai conosciute. Il gioco si basa sulla consapevolezza che ogni persona, -
Don Bosco dell’Azienda dei Servizi Sociali di Bolzano e il Centro giovani Pierino Valer. Il gioco si basa sulle -
Come tutte le RSA, anche quella di Don Bosco ha subito un duro impatto a causa della pandemia, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello legato alla sfera emotiva e psicologica. Visto i numerosi impatti positivi di Sai che ti dico? osservati in passato, la scorsa primavera la Cooperativa Piano B – Social Design ha coinvolto i ragazzi di ZeitRoom - giovane museo virtuale per riadattare insieme il gioco alla situazione odierna. Mossi dall’istinto e dal senso di unione e condivisione, il team di giovani ha dato immediatamente il loro contributo. Con
tra le persone. Attraverso le immagini ed il dialogo intergenerazionale e interculturale, Sai che ti dico? è volto a portare, o ri-portare nel caso di chi soffre di Alzheimer o di demenza senile, a galla le risorse e i talenti di ognuno. Ha come obiettivo, inoltre, quello di essere un’occasione d’incontro tra persone che non si conoscono e che, per motivi non solo generazionali ma anche di luoghi, molto 22
l’intento di
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è stata data vita così ad una versione virtuale del gioco, usufruibile attraverso l’ausilio di alcuni tablet. Insieme a Rocco Sartori, animatore della Residenza per Anziani Don Bosco, Sai che ti dico? è tornato a, come dice lui, far amare la Vita agli ospiti della residenza. sempre qualcosa e soprattutto permette alle persone diraccontare di raccontarsi. In diversi momenti ho mostrato ai residenti le foto di Sai che ti dico?. per una residente del Nucleo Alzheimer la foto di una bimba in braccio alla nonna diventa subito una foto di famiglia, diventa lei da piccola in braccio alla mamma oppure è lei che tiene in brac-
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un uomo che raccoglie limoni in un’apparente immobilità trasmette sensazioni di lavoro, di stima e di fatica, sensazioni che appagano Renzo, al quale sembra di esserci stato in quel paesaggio. Così ci racconta Rocco, il cui compito di guida e facilitatore del gioco è stato di fondamentale importanza. parlarne con qualcuno ti permette di relazione. Anche se la foto che vedi non ti riguarda, puoi parlare del tuo mondo. Come per esempio nel caso di una residente che vede la foto di una giovane donna che lavora quella è lei che lavora la pasta. Ed io (questo è il compito, il mio dovere e il mio privilegio) non posso che concordare con lei, perché in quell’istante attraverso quel fermo immagine,
per tutto l’Universo, come del resto ognuno di noi!” aggiunge Rocco. In queste giornate che ci fanno sentire sempre un po’ soli, questo invito al gioco vuole essere ne, uno stimolo a sorridere, a confrontarsi e ad emozionarsi. Non vediamo l’ora di poter tornare presto a condividere ricordi e risate insieme ai nostri nonni e alle persone più anziane, portatori di grande saggezza e memoria. Vuoi dare un contributo anche tu? Scrivici a comunicazione@volontarius.it
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INALIENABILE Uniti per il diritto alla salute
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urante la quarantena -
ha messo all’asta uno dei suoi scatti fotogranella campagna in difesa del diritto universale alla salute, il quale deve essere garantito anche a chi non ha un’assistenza sanitaria adeguata, anche a chi non ha una casa, anche a chi vive in condizioni di precarietà. A favore della campagna, il progetto LE, che esplora il rapporto tra musica e diritti umani, ha messo all’asta l’opera in bianco e nero che vede protagonista Michael Stipe, leader della rock band statunitense R.E.M. -
è un progetto crossmediale ideato e realizzato da in collaborazione con -
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cantante dei R.E.M. scattata da Piano sostenere il diritto alla salute
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CHIEDIMI PERCHÉ HO FREDDO Un successo la dodicesima edizione dell'iniziativa
I cittadini di Bolzano donano 420 coperte per le persone che vivono sulla strada.
el corso della dodicesima edizione della manifestazione “ ”, che ha avuto luogo il 17 ottobre, organizzata dall’associazione Onlus, in collaborazione con la cooperativa sociale River e la , sono stati raccolti complessivamente Nonostante le limitazioni legate alla pandemia di Covid 19 la manifestazione, grazie al grande impegno dei nostri operatori e dei numerosi volontari, si è svolta dalle ore 8,30 alle 15,30, in Piazza Mazzini, presso la Chiesa dei Cappuccini, in via Cappuccini 11, in Piazza Don Bosco, ed in Piazza Nikoletti. La campagna di sensibilizzazione è stata
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promossa dall’unità di strada dell’Associazione Volontarius “ ”, attiva con e circa tari che sostengono l’attività occupandosi della raccolta delle coperte e della promozione dell’evento. Va sottolineato che l’unità “Oltre la Strada” ha mantenuto la propria operatività e garantito il servizio di assidimora anche durante i mesi del lockdown adattandosi alle normative di distanziamento. Nel corso del 2020 (compreso tutto il periodo di lockdown) sono stati distribuiti complessivamente oltre , per quanto riguarda il vestiario e le coperte l’unità ha provveduto alla distribuzione di oltre 400 unità. I contatti con le persone che vivono sulla strada sono stati circa , gli accompagnamenti verso i servizi sociali o le strutture sanitarie
circa , gli ascolti circa . L’unità “Oltre la Strada” ha svolto nel periodo del lockdown anche un importante , con le misurazioni della temperatura, la distribuzione di disinfettante e di mascherine, ed anche di delle persone di strada in merito alle norme, alle prescrizioni ed ai comportamenti da tenere a seguito della pandemia, anche attraverso la distribuzione di volantini. La manifestazione ha avuto il patrocinio del Bolzano, dell’ e della . Ringraziamo tutte le cittadine e i cittadini che hanno fatto una donazione. Grazie alla solidarietà di ognuno possiamo dare un concreto sostegno alle persone che passeranno l’inverso sulla strada.
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Foto di Asia De Lorenzi
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VOLINFORMA |
IM KONTAKT Interview mit Jennifer Friesen
Jenny erzählt von ihrem Jahr in Bozen als internationale Freiwillige
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ie 20-jährige Jenny Friesen aus Deutschland hat im Jahr 2019/20 bei Volontarius den Europäischen Freiwilligendienst geleistet. Sie war zehneinhalb Monate bei uns, anfangs im Einaudi, einem ehemaligen Erstaufnahmezentrum in Bozen, und nach dessen Umzug im Aufnahmezentrum für asylanfragende Familien Casa Gorio. Dort habe ich sie getroffen und mit ihr über ihre Erfahrung gesprochen. Möchtest du vorerst mal zusammenfassen, worin deine Arbeit hauptsächlich bestanden hat?
tiv der Kontaktaufbau ist. Das Kennenlernen, das Zuhören, das Kommunizieren. Einer jungen Frau helfe ich zum Beispiel oft beim Schreiben und 28
Lesen, da sie Analphabetin ist. Und sonst ist man grundsätzlich einfach da, wenn jemand etwas braucht, sei es Seife, Mayonnaise oder auch nur einen Ratschlag. Allerdings ist natürlich auch einiges an Büroarbeit zu tun. Hast du dir erwartet, dass so ein großer Teil der Arbeit in diesem Kontaktaufbau liegt?
Gar nicht. Ich hätte auch nicht gedacht, dass ich so starke Bindungen zu manchen Menschen aufbauen werde. Ich habe Menschen kennengelernt, die ich wirklich als wahre Freunde bezeichnen würde. Hast du dich anfangs schnell eingelebt?
Da ich ja alleine als Freiwillige hier gewohnt habe, war es anfangs schon schwer, aber bei der Arbeit hab ich mich schon von Anfang an gut zurecht-
gefunden. Ich hatte schon seit ich 16 bin diverse Jobs, deshalb kannte ich das Arbeitsleben schon, und die Fähigkeit auf Menschen zuzugehen habe ich zum Glück auch, das hat es mir anfangs schon sehr erleichtert. Man muss sich auf jeden Fall bewusst sein, dass ein gewisser Grad an Offenheit schon notwendig ist, um bei so einem Projekt im Ausland mitzumachen. Was war für dich am schwierigsten an der ganzen Erfahrung?
Es gab einen Vorfall, wo jemand mich Rassistin genannt hat. Das hat mich schon hart getroffen und ich hab da auch sehr viel darüber nachgedacht. Das war während des Lockdowns, was allgemein natürlich eine schwierige Zeit für alle war. Ich habe wirklich darunter gelitten, dass ich nach
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der Arbeit jeden Tag zuhause eingesperrt war. Und die Arbeit selbst war natürlich auch sehr herausfordernd während dieser Zeit. Momente, die hart sind, kommen auch vor, wenn man von Dingen erfährt, die manchen Menschen widerfahren sind. Eine Person hat mir anvertraut, dass sie sexuell missbraucht wurde, das war ein ganz schwieriger Moment. Bezüglich des Lockdowns, wie hat sich das konkret auf deine Arbeit ausgewirkt?
Es war natürlich anstrengend, vor allem für die Kinder. Sie haben sehr viel Hilfe bei den Hausaufgaben gebraucht, weil sie die Unterstützung der Schule eben nicht hatten und das hat sehr viel Zeit in Anspruch genommen. Außerdem hab ich auch versucht, die Kinder ein bisschen auf den Beinen zu behalten. Manchmal hab ich meinen Lautsprecher mitgenommen und wir haben zusammen gesungen und getanzt. Aber dazu kann man natürlich nicht jeden motivieren.
Gibt es noch Dinge, die du für dich aus dieser Erfahrung mitnehmen konntest?
gegenüber viel offener geworden bin. In diesem Umfeld merkt man einfach schnell, dass man sich nie auf den ersten Eindruck einer Person verlassen sollte. Außerdem bin ich sicher auch geduldiger geworden, da es schon vorkommen kann, dass Menschen respektlos werden. Aber das gehört nun mal auch dazu. Eine weitere Sache ist, dass man sich seinen Privilegien ganz stark bewusst wird. Ich komme selber aus einer Migrantenfamilie, aber meine Erfahrung hier hat mich wirklich gt. Was ich noch mitnehmen nisch-Kenntnisse. Hatte sie auch einen Einspektive?
Ja, absolut! Ich habe auf jeden Fall vor, mich in der Stadt, in der ich studieren werde, ehrenamtlich an Projekten zu beteiligen, am besten mit
Jugendlichen, weil ich das einfach gerne mache. Außerdem wollte ich immer schon Rechtswissenschaften studieren und habe mich auf dieses Jahr als Freiwillige hin dann auch noch für Sozialarbeit beworden. Hast du einen Tipp für jemanden, der gerne Freiwilligendienst leisten möchte?
Sei immer offen, geh auf die Menschen zu, lade sie in Gespräche ein. Gib ihnen anfangs Zeit, du bist ja schließlich jemand neues. Und auch sehr zu empfehlen ist natürlich sich Südtirol anzusehen, es gibt sehr schöne Orte hier. Gibt es noch eine Erfahrung, die du abschließend teilen möchtest?
sich Vorurteilen gegenüber bewusstwird, und die nicht gleich wegen ihrer Migrationsgeschichte abstempelt. Da stecken nicht nur ganz normale Menschen dahinter, sondern auch richtig tolle Menschen, und das darf man nicht vergessen.
Valentin Rosanelli 29
VOLINFORMA |
LA SOSTA Centro diurno e di consulenza
Anche nel corso della pandemia “La Sosta” ha continuato importante a persone vulnerabili.
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l Centro Diurno e di Consulenza La Sosta – Der Halt, che ha sede in via Renon,31 a Bolzano, nella struttura di Casa Forni, ospita, di norma, persone dall’Unione Europea. Il centro si occupa dell’accoglienza delle persone, di attività di socializzazione, organizzazione del tempo libero, informazione e sostegno nell’inserimento sociale e lavorativo. Il progetto è promosso dall’ e gestito dalla Coche fa parte del rius. Nel dettaglio la struttura si occupa di , quindi non ospita nuclei familiari e minori.
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Una struttura rivolta dimora Per avere un quadro complessivo dell’attività del centro abbiamo intervistato la referente della struttura, Bertagnolli, che la gestisce assieme ai due operatori, . “Prima dell’emergenza Covid – sottolinea la responsabile – il centro ospitava una ventina di persone tra maschi e femmine nella fascia orario tra le 9 e le 15. Alle persone viene offerta la possibilità di soddisfare le esigenze primarie grazie al servizio docce ed alla lavanderia, la mensa per il pranzo è a pagamento al prezzo simbolico massimo, imposto dal bando dell’Azienda servizi sociali del Comune di Bolzano, di 1 euro. Presso di noi possono informarsi e consultare gli annunci con le offerte di lavoro e quant’altro. La
mattinata si svolge in maniera abbastanza libera con l’accesso alle docce. Le persone hanno un posto di riferimento dove consumare una colazione con una stanza comune dove le persone possono riposarsi, leggere il giornale, fare piccoli giochi da tavola. Il pomeriggio, di solito, viene strutturato con attività ludiche e manuali. Solitamente abbiamo un volontario che si occupa assieme a noi di piccoli laboratori che vanno dalla preparazione di lavoretti manuali, legati alle festività e principalmente il riutilizzo di materiale di riciclo. Cerchiano di dare nuovo uso a materiali di riciclo e cerchiamo di mantenere le persone attive. Il progetto, prima di questa emergenza, era quello di realizzare un mercatino dove vendere gli oggetti realizzati dagli utenti per dare un messaggio positivo alla collettività riguardo
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all’impegno di queste persone no ad esprimere creatività ed impegno. Oltre a questi servizi di bassa soglia abbiamo un accompagnamento progettuale. La non è l’assistenzialismo, quindi non solo un posto dove fai la doccia, mangi e stai al caldo, ma in particolare dal luglio del 2019 abbiamo avuto l’autorizzazione dalla Giunta provinciale di lavorare con le persone in un’ottica progettuale. La nostra cerca di sostenere le persone in progetti di reinserimento sociale e di miglioramento della loro condizione di vita. I progetti sono individualizzati e funzionali alle capacità, ai bisogni ed agli obiettivi che ciascuna persona si pone. Il nostro intento è quello di sostenere queste
persone nella realizzazione di questi obiettivi e nel loro percorso di cambiamento”. Progetti anche per donne extracomunitarie Dal luglio del 2019 è stato aperto l’accesso al servizio, in funzione progettuale, anche ad alcune donne extracomunitarie che sono ospiti del servizio notturno di Casa Conte Forni che accedono anche alla parte diurna per essere coinvolte da noi in un’ottica di progetto. Al momento c’è un forte sbilanciamento verso gli over 50, con alcuni trentenni. La maggior parte degli utenti sono persone prive di una rete sociale che li sostenga sul territorio, molti sono stranieri (principalmente dall’Est Europa) e si tratta di persone adulte multiproblematiche ed in forte condizione di vulnerabilità so-
vare una problematica prevalente, nella maggior parte dei casi riguarda l’abuso di alcol, di sostanze, molto forte negli ultimi anni anche la problematica psichiatrica e c’è soprattutpsicologica. Nell’80% dei casi le persone hanno sicuramente dei disturbi psichiatrici che parte di personale sociale, ma non sono prese in carico da nessun servizio sul territorio. Quindi non sono trattati farmacologicamente e non hanno diritto o accesso a nessun tipo di percorso riabilitativo. Si tratta di una vera e propria “zona grigia”. Il grande problema per gli utenti stranieri è che non hanno accesso al sistema sanitario nazionale che è vincolato alla residenza e quindi non hanno alcun tipo di copertura sanitaria. 31
VOLINFORMA | Il Centro ha operato anche durante il lockdown
Il Centro ha operato anche durante il lockdown Con lo scoppio della pandemia il Centro ha cercato di seguire le linee guida di Casa Forni quindi è stato chiuso l’accesso a nuove persone, ma ha comunque cercato di non limitare i propri servizi. È venuto a mancare da marzo anche l’apporto dei due volontari che si occupavano rispettivamente dell’attività di piccolo artigianato e della distribuzione dei pasti. La maggior parte dell’utenza ha avuto la possibilità di rimanere ospitata per tutta la giornata presso la struttura di emergenza invernale di via Carducci, gestita dai volontari di SOS Bozen e della San Vincenzo. “Abbiamo fatto un lavoro di rete e siamo riusciti a far sì che la maggior parte dei nostri ospiti avesse la possibilità di rimanere in una struttura h24 con pranzo e cena. In tutto questo periodo 7/8 utenti sono stati quindi ospitati in sicurezza ed hanno utilizzato il centro per il servizio di lavanderia. In questo modo siamo riusciti a mantenere con loro una relazione ed a fornire informazioni sulla situazione a livello locale e nazionale”. Da metà di marzo tutte le ospiti del servizio notturno di Casa 32
Forni hanno potuto utilizzare la struttura del Centro La Sosta nell’arco della giornata. Si tratta complessivamente di 18 donne più alcuni ospiti che avevano una situazione di sicurezza sul territorio per la notte ma non avevano un sostegno diurno. Complessivamente dall’inizio della pandemia la struttura viene quindi utilizzata da 24 utenti. La struttura si è adattata alla crisi “La nostra attività – prosegue Francesca Bertagnolli - è cambiata molto durante il lockdown in quanto abbiamo allargato l’orario di apertura sino alle ore 17 per consentire alle persone di usufruire di una maggiore tutela. Abbiamo cercato il più possibile, nel rispetto delle norme di sicurezza, di offrire un cercando di potessero offrire anche un po’ di svago in un momento viamente anche gli utenti sono preoccupati per i loro parenti lontani, per le loro situazioni individuali, per la possibilità di riapertura delle attività lavorative. Per alcune persone che stavano per trovare un inserimento lavorativo si è trattato
di una brusca interruzione dei loro progetti di vita. La loro cile in quanto si sono trovate da un giorno all’altro ad essere “chiuse” nella stessa stanza con persone sconosciute con zi. Diventava quindi complicato gestire la vita quotidiana. Lavoro di rete A questo scopo è stato fatto un grande lavoro di rete per cercare di rendere la convivenza il più tollerabile possibile. A questo scopo sono stati organizzati anche corsi di cucina, è stata data la possibilità di utilizzare i computer della struttura per seguire alcuni corsi online ed abbiamo avviato al nostro interno corsi di italiano e di alfabetizzazione. Va sottolineata la buona collaborazione di rete con i servizi del territorio”. Si è anche cercato di sfruttare appieno le loro competenze, ad esempio con un piccolo appuntamento quotidiano per fare un po’ di ginnastica. È anche ripartita la ricerca di lavoro, soprattutto nel settore dell’agricoltura, cercando di strutturarsi per essere pronti a riprendere la vita normale nel migliore dei modi.
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VOLINFORMA |
Alcune immagini del centro diurno La Sosta
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VOLINFORMA | Progetto fuoco
PROGETTO FUOCO Bilancio positivo per l'iniziativa
Il progetto Fuoco ha rappresentato un importante momento di crescita per tutto il Gruppo Volontarius
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“L
’idea iniziale era quella di fare un progetto orientato ai volontari per cercare di creare un tenenza al ’associazione, condividere le proprie esperienze ed anche i valori che durante l’attività di volontariato passano un po’ in secondo piano” sottolinea , responsabile dei volontari del Gruppo Volontarius e prosegue “Ne ho parlato prima di tutto con e con ed abbiamo deciso di iniziare con due incontri con i capi area, la direzione ed i componenti del CdA ai quali hanno preso parte . Sono quindi seguiti due incontri con i dipendenti dei vari servizi ed abbiamo ragionato sull’attività dell’associazione, ma anche su di una visione condivisa e
su come ognuno di noi voleva impegnarsi nel proprio piccolo per migliorare l’attività dell’associazione”. Il Progetto Fuoco rivolto ai volontari è iniziato nell’autunno del 2018 con due cicli di incontri per un totale di Merano alle quali hanno preso parte complessivamente circa . Gli incontri con i volontari sono stati incentrati prevalentemente sul , cercando di approfondire con loro le motivazioni che li hanno spinti ad iniziare l’attività di volontariato e quale attività li ha particolarmente soddisfatti. La storia siamo noi Le storie che sono state raccolte nel corso di questi interessanti incontri sono quindi state pubblicate nella rubrica La storia siamo noi del nostro
periodico ed è stato preparato un video mostrato durante la festa di natale 2018. A questo punto si è deciso di coinvolgere nel Progetto Fuoco anche le scuole. “Quando abbiamo contattato la Fondazione Cassa di Risparmio per avere un contributo per la nostra attività ci hanno detto che sarebbero stati contenuti di allargare il progetto coinvolgendo i giovani. Noi avevamo già collaborato da anni con le scuole ed abbiamo quindi proposto ad alcune insegnanti di riferimento se era possibile organizzare degli incontri nelle classi per parlare delle problematiche che ci stanno a cuore e dell’attività portata avanti dai nostri numerosi progetti”. Durante questi incontri si è parlato dei valori e dei fenomeni che caratterizzano la nostra società, invitando quindi gli studenti a svolgere per un bre-
Volinforma | Progetto Fuoco
Foto scattata prima del DPCM sul Coronavirus del 4/3/2020. ve periodo delle attività pratiche nelle strutture del Gruppo Volontarius. Sono stati quindi organizzati delgi incontri dei ragazzi con le equipe che operano nelle varie strutture. La classe quarta L del Liceo Linguistico Carducci, composta da 24 studenti, guidata dalla professoressa Carpanese, è stata divisa in tre gruppi. Il primo gruppo ha svolto tre giorni di attività presso la Casa Conte Forni, un altro tre giorni al Gorio e l’ultimo tre giorni con i minori della Casa Rossa presso il punto scuola. Successivamente sono stati organizzati degli incontri a scuola e sono state raccolte le loro impressioni ed è stato chiesto loro di realizzare un prodotto che potesse passare un concreto messaggio ai ragazzi della loro età. Sono diventati, in sostanza, dei comunicatori verso l’esterno di queste espe-
rienze. Hanno realizzato tre L’esperienza si è conclusa con 2019 al quale hanno preso parte quattro classi del Liceo Carducci. I ragazzi hanno raccontato la loro esperienza ed hanno mostrato il video. “La cosa più interessante – sottolinea - è che i ragazzi hanno iniziato questa esperienza con determinate aspettative e l’hanno conclusa con impressioni completamente diverse. I ragazzi che sono andati al Gorio si aspettavano di trovarsi in una struttura disordinata, magari sporca dove le persone stavano lì a non fare nulla tutto il girono. Invece hanno visto che era ben organizzata e c’erano invece pochi ospiti perché la maggior parte stava lavorando”. Per quanto riguarda L’esperienza del gruppo che ha operato
per tre giorni al conte Forni gli operatori hanno notato che gli studenti hanno fatto subito amicizia con i ragazzi del centro minori, ci sono stati subito social media, e c’è stata una conoscenza reciproca. Da parte del Carducci è stata fatta anche una donazione a favore dei progetti. Esiste un rapporto di collaborazione di lunga data con questa scuola che prende parte sia al che a quello e con attività sulla migrazione con tre prime classi. In febbraio queste classi hanno visitato la sede del Punto Scuola. Il Progetto Fuoco è stato molto importante per gli e la che ha dato ed anche per ricreare un gruppo soprattutto per quanto riguarda i volontari. Molti hanno apprezzato l’opportunità di incontrarsi e di condividere 35
VOLINFORMA | Progetto Fuoco
le proprie esperienze. L’idea è quindi di proseguire con i volontari la raccolta delle loro storie e la condivisione puntando sui loro sogni ed esperienze con tre o quattro interventi nel corso di quest’anno. Per quanto riguarda i dipendenti è stata senz’altro un’esperienza utile per un contatto tra i vari servizi che potrebbe essere rilanciata anche in futuro. Preziosa collaborazione con varie scuole del capoluogo nell’ambito dei vari progetti realizzati negli ultimi anni si è lavorato bene anche con il , non nell’ambito del Progetto Fuoco, ma con il Banco farmaceutico ed il Banco alimentare. Il concetto è quello di partire dal bisogno di farmaci. Facciamo vedere ai ragazzi che tipo di attività svolgiamo e come il banco farmaceutico può servire a realizzare i nostri obiettivi. Dopo di 36
che loro ci aiutano durante la colletta alimentate e quella dei farmaci. Facciamo quindi sempre una parte teorica a scuola ed una pratica nelle strutture. Altri progetti sono legati all’ex alternanza scuola lavoro e vi sono studenti che trascorrono un breve periodo nelle nostre strutture. Con la scuola Waldorf nel 2019 abbiamo svolo due progetti, uno con il Pascoli e con l’istituto Walter sociale e pedagogico. Queste attività rientrano nelle attività extrascolastiche previste nel triennio degli studenti delle scuole superiori per poter accedere alla maturità. Ad esempio due ragazze della scuola Waldorf ad indirizzo artistico in dicembre hanno fatto un periodo di alternanza ed hanno lavorato con il nostro progetto Streetwork e con la nostra area di comunicazione. Con il Carducci
Alcuni momenti degli incontri nelle scuole Le foto a p.34 e p.35 sono state scattate prima del DPCM sul Coronavirus del 4/3/2020.
abbiamo due progetti Condividere per conoscere dove sono previsti tre incontri uno con l’unità di strada, uno con il Progetto Alba ed uno con l'area del volontariato.
VOLINFORMA | Progetto Fuoco
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VOLINFORMA | Infopoint
INFOPOINT
Un servizio di orientamento ed ascolto sul territorio
Dal 2017 l’Infopoint di Volontarius opera nel campo dell’emergenza fornendo un prezioso servizio di orientamento alle persone migranti che giungono a Bolzano. Infopoint ha mantenuto la propria operatività anche durante il lockdown.
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l Servizio di assistenza umanitaria è stato aperto circa 5 anni, fa nel 2015, quando c’è stato il boom di persone in transito che avevano bisogno di assistenza in emergenza temporanea che avevano bisogno di cibo, vestiti e medicine per poter quindi proseguire il loro viaggio. Questo tipo di intervento si è quindi ulteriormente sviluppato dando vita ad un vero e proprio progetto strutturato, zione Volontarius Onlus e denominato Infopoint. Per capire meglio come opera ed è strutturato l’Infopoint di Volontarius, che ha sede nelle immediate vicinanze della stazione di Bolzano, ci siamo rivolti al suo referente, , che in passato è stato anche responsabile del Centro di accoglienza di Laives.
Un servizio per le emergenze “Il nostro servizio – sottolinea Fabrizio – opera sostanzialmente nell’emergenza, principalmente con le persone appena arrivate a Bolzano, ma anche con chi è già presente sul territorio, uomini, donne e minori che manifestano bisogni di bassa soglia. Per bisogni primari intendiamo la ricerca di cibo, vestiti, di un posto dove trascorrere la notte e nel quale fare una doccia e lavare i propri vestiti. Ma vi sono anche richieste di consulenze legali, informazioni di qualsiasi tipo, ricerche di assistenza medica e di sostegno psicologico. La richiesta di posti letto è al momento quella più spinosa perché c’è una lista di attesa in base all’ordine di arrivo, alla vulnerabilità ed alle particolari condizioni della persona. Il nostro primo intervento ha lo
scopo di genze. In realtà la nostra funzione più importante è quella di raccogliere informazioni, garantendo sempre la tutela per le persone in situazione di bisogno, per poi fornire loro le
esigenze. Anche per la compilazione dei documenti orientiamo verso i servizi più adatti Un punto di riferimento e di orientamento h24
orientamento è particolarmente importante perché i servizi ai quali ci si può rivolgere sul territorio del capoluogo variano in funzione del tipo di documento di cui si dispone, del tipo di categoria sociale,
VOLINFORMA | Infopoint
Consegna del kit per l'igene personale e qualcosa da mangiare se una persona ha uno status giuridico riconosciuto (richiedente asilo, extra comunitario, italiano) i servizi offrono sostegno a seconda delle diverse situazioni legali e se si tratta di una persona singola, di una famiglia, di una donna incinta, un minore, una persona vulnerabile o con problemi sanitari. Rientrano nella categoria delle persone vulnerabili persone di gravidanza, vittime di tratta, di torture, mutilazioni genitali, ziani o individui in situazioni critiche o delicate che rendano necessario un collocamento in emergenza. È quindi compito degli operatori dell’Infopoint, sulla base della , orientare ciascuno verso il servizio più adatto alle esigenze indi-
viduali. Fondamentale il fatto che l’Infopoint è collegato alla
contributo dalla no e il servizio, assicurato da Fabrizio Bissacco e da 5 operatori che lavorano a turno, è aperto dalle 9 alle 23,45 di sera, senza pause anche il sabato e la domenica per poter accogliere le persone. È operativo anche un serviservizio che va ad integrarsi con il progetto di le Prov. Aut. di Bolzano, attivo H24 anche nei weekend e nei giorni festivi di tutto l’anno. “Siamo quindi sempre pronti a
dare aiuto alle persone o a fornire informazioni anche ai cittadini del luogo che vogliono offrire il loro aiuto.” Un quadro dettagliato della situazione I dati che vengono raccolti nel corso dei colloqui con le persone servono ad avere un quadro della situazione delle persone che giungono nel caredatti report analitici, con il numero di persone suddiviso per categorie, primi arrivi, vulnerabili, donne, famiglie, minori, ecc. che viene poi fornito dati vengono salvati nel nostro programma e questo ci aiuta moltissimo, perché ci consente di avere un quadro completo della persona con i suoi bisogni e le sue richieste precedenti. Quindi colloqui brevi, sintetici, 39
VOLINFORMA | Infopoint
orientamento ottimale delle persone che si rivolgono all’Infopoint” aggiunge Bissacco. Gli operatori sono tutti plurilingui, oltre all’italiano, al tedesco, al francese ed all’inglese, alcuni parlano l’arabo e vari idiomi e dialetti africani e sono quindi in grado di rapportarsi e di comunicare con le persone che si rivolgono al servizio. Vi è inoltre una stretta collaborazione con il servizio “Oltre ”, il Rinos (Ricovero notturno straordinario) ed il dove lavorano persone di varie etnie che possono fornire un ulteriore aiuto. L’attività nei mesi del lockdown “Il nostro è stato uno dei pochi servizi del territorio che ha mantenuto la propria operatività anche nei momenti di maggiore tensione legata al 40
lockdown. Il problema principale era rappresentato dalla costante richiesta di informazioni riguardo alla riapertura delle strutture alla quale non eravamo in grado di fornire delle risposte certe. Abbiamo cercato di far fronte alle esigenze degli utenti introducendo servizi nuovi come, ad esempio, il supporto per la compilazione dell’au-
servizio abbiamo introdotto tutte le precauzioni previste, distanziamento, disinfettanti,
mora venivano multati per la re ed abbiamo quindi pensato alla possibilità di offrire questo supporto. Gli utenti compilavano il modulo con il nostro aiuto ed abbiamo quindi regisone che in seguito non hanno più avuto problemi con le Forze dell’Ordine. Ovviamente per poter svolgere il nostro
un posto letto, ma abbiamo sempre cercato di ascoltare i loro bisogni e di comprendere empaticamente il loro disagio, pur rimanendo realistici rispetto a quello che stavamo vivendo tutti. Nel nostro lavoro dobbiamo sempre trovare quel punto di equilibrio tra l’ascolto delle persone e l’esigenza di dare spazio alle richieste di tutti.” afferma Fabrizio Bissacco.
Il servizio ora è tornato pressoché alla normalità, ci siamo adattati al meglio alla situazione d’emergenza, cercando di contenere il più possibile la situazione di stress degli utenti. La nostra risposta non si è mai limitata solamente alla
maggiore era rappresentato
VOLINFORMA | Infopoint dalle persone stabili sul territorio, dopo lo sblocco dei conaumento delle famiglie provenienti da altre regioni italiane e qualche arrivo nuovo. Al di là del primo impatto con la realtà locale, in seguito la permanenza in Alto Adige naturalmente dipende dal progetto della persona. In merito alla stabilizzapersona ha la residenza, dove e da quali servizi sociali è stato preso in carico inizialmente ed eventualmente deve essere rimandato nel suo Comune di residenza. Questo per evitare rispetto ai servizi di assistenza locali. Dal momento in cui una persona ha fatto richiesta di protezione internazionale presso la Prefettura o la Questura di un determinato territorio è importante che prosegua lì il proprio percorso. Analogo discorso vale per la presa in carico da parte dei servizi sociali di altri territori. “A questo scopo non siamo solamente in contatto con i servizi che operano sul territorio provinciale, ma spesso contattiamo i servizi di altre regioni per avere più informazioni in merito alla persona ed eventualmente sostenere le spese di viaggio per il suo rientro nella regione in cui ha avviato il proprio percorso”.
I disegni dei bambini che sostano all'Infopoint
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400 COLOMBE
Una donazione in memoria
Un aiuto a chi è in la scomparsa di una persona cara
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urante il lockdown, l’equipe del progetto Oltre la Strada ha ricevuto in donazione un furgoncino intero di dolci. Si tratta di una donazione di pasquali destinate alle persone che vivono sulla strada e alle famiglie che si sono trovate a fronteggiare Nei primi mesi di emergenza sono state numerose le azioni a favore di chi si trova in una situazione di vulnerabilità, ma questa è molto di più di una semplice donazione e vogliamo raccontarla. Il donatore, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha voluto fare una In una lettera scritta a mano ricorda così l’amato cugino: “Il mio fraterno cugino Claudio
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ci ha lasciato attoniti. Era una brava persona, amava la vita, gli amici, la convivialità, ma soprattutto amava la sua famigli Marco, Roberta e Michele e il fratello Stefano. L’ultima volta che ci siamo inviati un messaggio lui era già in ospedale. Mi ha parlato di Dio, patria e famiglia, valori per lui fondamentali.” In sua memoria e per onorare la sua anima solidale e amante della vita, il donatore ha voluto compiere un gesto di solidarietà e regalare delle colombe, il . “In suo ricordo ho voluto consegnare all’Associazione Volontarius 400 colombe. Molte persone potranno gustarle con i loro cari. Ho voluto il numero 4 poiché è il mio numero fortunato. Mi piacerebbe che ogni colomba venisse divisa in 10 fette così più persone potranno essere felici. Sarebbero
così 4.000.” Il ricordo di Claudio rivivrà nel sorriso di chi riceverà la colomba. “Le colombe volano in alto ed io so che volano verso quel cielo dove tu, caro cugino, veglierai sui tuoi famigliari chesoffrono della tua mancanza.” Le 400 colombe donate sono state distribuite alle perpersone che si trovavano in una situazione di vulnerabilità da parte dei progetti Oltre la Strada, Progetto Alba – Unità di Contatto e Aiuti senza Spreco del Gruppo Volontarius.
Veronica Tonidandel
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VOLINFORMA | Grazie! VOLINFORMA Danke! | Grazie! Danke!
Thomas Kostner - Progress Group, Claude Rotelli - Associazione Volontarius, Davide Monti - Cooperativa River Equipe, Klaus Saage - Progress Group
28.000 GRAZIE
Un sentito ringraziamento al Progress Group Un grande gesto di solidarietà nel momento più critico dell'emergenza
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ogliamo ricordare in questa sede la donazione di rine chirurgiche effettuata all’inizio della pandemia dal di Bressanone, specializzato nella costruzione di impianti e macchinari industriali e di prefabbricati edilizi, per iniziativa del suo presidente . La donazione è avvenuta nel momento più do non si riusciva a reperire le mascherine sul mercato ed il loro costo era aumentato enormemente. Si è trattato di un gesto molto importante per poter assicurare, in un momento particolarmente delicato, la prosecuzione dell’attività di tutto il Gruppo Volontarius. A questo proposito il presidente di Volontarius, , sottolinea “Si
è trattato di un gesto che ci ha consentito di portare avanti il nostro lavoro verso le persone più bisognose. Difatti, in questa emergenza sanitaria, siamo tutti presenti, ogni giorno, per chi non può restare a casa perché una casa non ce l'ha - o per chi è costretto a casa, come gli anziani, quelli che convivono con malattie croniche, le persone immunodepresse o in quarantena. I nostri operatori non hanno mai smesso di lavorare nei centri di accoglienza e sulla strada; i nostri volontari consegnano la spesa a domicilio e i nostri medici volontari effettuano regolarmente uscite con l'Ambulatorio mobile per tutelare la salute di chi vive sulla strada e di conseguenza dell'intera collettività. Grazie di cuore per questa importante donazione che ha fornito un importante contributo al nostro lavoro a favore di tutta la
comunità della nostra provincia. Un sentito ringraziamento al dott. Klaus Saage per la particolare sensibilità verso il nostro lavoro e per aver organizzato e coordinato la consegna delle mascherine.”.
Claude Rotelli
GRAZIE! DANKE!
Grazie a tutti gli operatori e a tutti i volontari che, anche nei momenti piĂš difficili, non si sono mai arresi ed hanno continuato a stare al fianco alle persone piĂš fragili.
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