N°2 Dicembre 2016 - Vivere Sostenibile RomaVs roma numero 2 web

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MOBILITÀ SOSTENIBILE A spasso con Monica: lo smog tracker portatile sviluppato dall’Enea Piccolo e facilmente ancorabile a bici o passeggini, il sistema permette di misurare in tempo reale la qualità dell’aria, creare mappe e seguire percorsi smog-free. Monica ha un gran fiuto e le piacciono le lunghe passeggiate: non stiamo parlando di un cane da compagnia ma dell’ultimo progetto del centro di ricerca Enea. Sviluppato a Portici (NA) e in fase di collaudo proprio a Roma, Monica è un misurasmog (smog tracker) portatile: una scatoletta di 8 cm per 12 cm, facilmente attaccabile a una bicicletta o un passeggino, che permette di misurare in tempo reale la qualità dell’aria e la presenza di agenti inquinanti quali ozono, monossido di carbonio e biossido di azoto. Il funzionamento è relativamente semplice: i sensori presenti nel dispositivo “annusano” l’aria e trasmettono i dati raccolti a un server centrale che li analizza e ritrasmette in forma di mappa sullo smartphone dell’utente. In questa maniera, chi va a spasso con Monica è immediatamente informato della qualità dell’aria cui è esposto e, consultando i tracciamenti ottenuti grazie alle “passeggiate”

Il primo Rapporto nazionale sulla mobilità condivisa registra un’impennata del servizio in Italia. Scegliamo sempre più di muoverci utilizzando servizi e mezzi condivisi: ad affermarlo è il primo Rapporto nazionale sulla Sharing Mobility, presentato a fine novembre dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility in collaborazione con Ministero dell’Ambiente, Comune di Roma e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Un successo merito soprattutto della gran varietà di servizi: bike sharing, car pooling, car sharing ma anche bus, scooter, persino park sharing e nuove App che permettono l’accesso a diversi gestori integrandone l’offerta. In questo variegato mondo, a farla da padrone sono ancora le auto condivise, presenti ormai in 29 città e scelte da 700 mila italiani (di cui 200 mila solo a Roma): il numero di veicoli condivisi in Italia tra il 2013 e il 2015 è quadruplicato, mentre quello degli iscritti e dei noleggi è cresciuto rispettivamente di 12 e 30 volte. Un’accelerazione dovuta all’ingresso nel mercato di operatori che adottano la formula free floating in cui l’utente può affittare il veicolo e decidere di lasciarlo ovunque invece di riportarlo in aree riservate (come accade per la modalità station based). Discorso a parte per le bici condivise: se il Rapporto segnala

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la grande diffusione sul territorio nazionale del servizio, presente in 220 comuni (record in Europa), ne sottolinea anche la polarizzazione a Nord, dove si concentra il 64% dei servizi e l’81% delle 13.770 bici condivise italiane e il funzionamento a singhiozzo, gravato da scarsi investimenti nelle spese di manutenzione, in diversi comuni. Caso emblematico è proprio la città di Roma, rimasta ormai l’unica capitale europea sprovvista di un simile servizio. Torna di moda l’autostop, ma solo nella sua versione digitale: il car pooling. Proprio nel servizio di condivisione di auto private per tratte concordate, il Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility indica il canale con il maggior potenziale di crescita: non a caso in questo segmento si stanno moltiplicando le piattaforme che permettono di condividere auto e scooter per tratte urbane, extra urbane e per il percorso casa-lavoro. Un’espansione, quella della sharing mobility a tutto tondo, che produce anzitutto sostenibilità: secondo i dati raccolti dall’Osservatorio nazionale, infatti, utilizzando mezzi condivisi si abbattono le percorrenze di veicoli privati del 16-20% con una conseguente diminuzione di CO2 immessa nell’ambiente. Percentuale che sale fino al 30% per i percorsi brevi condivisi tramite car pooling. Dati che legittimano una volta di più il valore sociale, economico e ambientale della sharing mobility e fanno immaginare un prossimo futuro più sostenibile e soprattutto condiviso.

In Polonia la pista ciclabile che si autoillumina

Una pista ciclabile che si illumina di notte senza consumare alcun tipo di energia elettrica: in via di sperimentazione in una piccola città del nord della Polonia, il suggestivo percorso luminoso sta riscuotendo plausi da tutto il mondo. La tecnologia alla base dell’invenzione, realizzata nella città di Lidzbark Warminski dal TPA Instytut Badan Technicznych, è relativamente semplice: al normale asfalto con cui sono costituite le piste ciclabili sono state aggiunte delle particelle sintetiche capaci di assorbire luce durante il giorno e di restituirla la notte per una durata fino a 10 ore. L’idea nasce da un’altra pista luminosa, quella realizzata nella regione di Eindhoven nel 2014 dallo Studio Rooseegaarde che, però, aveva ottenuto lo stesso risultato sfruttando lampadine led collegate a impianti fotovoltaici. In quella circostanza, ad ispirare gli affascinanti disegni prodotti dalle luci era stato il dipinto di Van Gogh “Cielo stellato” (non a caso la pista ciclabile dello Studio Rooseegaarde si chiama Van Gogh Path).

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degli altri utenti, può scegliere percorsi smog-free. Un sistema innovativo, si potrebbe quasi definire un “navigatore antismog”, che si pone come complementare - e non sostitutivo, sottolineano i ricercatori Enea - rispetto alle attuali centraline di monitoraggio urbano. Ma il tasso di innovazione del progetto non si esaurisce qui: il sistema Monica, acronimo per MONItoraggio Cooperativo della qualità dell’Aria, è uno dei primi dispositivi italiani a utilizzare sensori di rilevamento in mobilità, ma è anche il primo progetto Enea che punta su normali cittadini nella fase di collaudo e sviluppo, seguendo i principi della Citizen Science già molto attiva in Nord America. Partecipando alla campagna di crowdfunding lanciata sulla piattaforma Eppela da Enea, a seconda dell’importo versato, ogni sostenitore entrerà a far parte del progetto di ricerca: potrà scaricare la mappa realizzata dai “cacciatori di smog”, analizzare i dati, visitare i laboratori in cui è nato il sistema di rilevamento o persino essere inserito nel circuito di sperimentatori sul campo e testare le qualità di Monica a passeggio per la città eterna. Un perfetto esempio di come scienza e cittadini (attivi) possano collaborare insieme per migliorare la qualità della vita in una grande città.

Tutti pazzi per la Sharing Mobility

Correre in bici su piste fosforescenti sfruttando la capacità di immagazzinare la luce del sole di particolari particelle sintetiche miscelate con l’asfalto tradizionale.

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Più pratica la motivazione che ha spinto i progettisti polacchi: la pista, infatti, è stata realizzata per garantire un percorso ben visibile ai ciclisti che percorrono, dopo il tramonto, le strade della regione evitando così numerosi incidenti. Per la pista polacca è stato scelto un colore blu per meglio adattare il percorso alla buia campagna circostanze in modo da ridurre al minimo l’impatto ambientale, ma la gamma di colori che possono emettere le particelle luminofore è molto ampia: in altri contesti, come quelli urbani, la scelta potrebbe cadere su colori più vivaci come il giallo o il rosso. Al momento la pista ciclabile luminosa è ancora in fase di sperimentazione ed è lunga solo qualche centinaio di metri. I responsabili del progetto hanno spiegato di voler testare il materiale durante il rigido inverno polacco per poi valutare la possibilità di allungare la pista e hanno sottolineato come la miscela di asfalto e particelle sintetiche non abbia costi aggiuntivi significativi rispetto ai tradizionali materiali. Chissà che nei prossimi anni non potremo vedere anche sulle strade romane, oltre che un consistente aumento delle piste ciclabili, anche dei percorsi simili a quello messo a punto nella piccola cittadina polacca che unisce tecnologia, rispetto dell’ambiente e un innegabile fascino.

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