Novembre/November 2014

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75 Circa i tempi, all’aperto saranno comunque le testuggini a regolarsi da sole, smettendo di mangiare con l’abbassarsi della temperatura e scegliendo, dopo una o due settimane di digiuno, un sito per infilarsi… sotto le coperte, rappresentate in questo caso da uno strato più o meno profondo di terra. L’appassionato dovrà verificare semplicemente che il luogo scelto non sia soggetto a possibili allegamenti e potrà aiutare le sue beniamine coprendo il punto di interramento con uno strato di foglie secche o di paglia. RIPOSO SOTTO CONTROLLO. Un’opzione diverLA BRUMAZIONE. Parlando di pausa invernale, dobbiamo necessariamente sa è quella di tenere le testuggini sotto controllo almeno far cenno anche alla brumazione. Con questo termine si intende durante la delicata fase del letargo spostandole non un vero letargo, ma una fase di riposo per un periodo che va dalle 6 setal chiuso, una pratica certamente consigliabile timane ai due mesi e che molti allevatori consigliano per stimolare la riproche, anzi, è da ritenere indispensabile per esemduzione. Ci sono, tuttavia, anche numerosi altri allevatori, e noi tra questi, plari molto giovani. convinti invece che il letargo vada riservato alle sole specie che ne hanno In questo caso occorre un contenitore, preferibisogno e che la brumazione rappresenti soltanto un inutile palliativo. bilmente di legno, ampio e comunque proporzionato alla taglia degli animali da ospitare. Il substrato ideale sarà costituito da una ventina di cm di terriccio misto a torba al di sopra del quale, dopo l’interramento, si potrà versare uno strato di foglie secche. In alternativa si possono proficuamente usare (ma è comunque una scelta meno naturale) soltanto le foglie o anche semplicemente ritagli di carta di giornale, segatura, pezzetti di corteccia o di sughero. Il contenitore dovrà ovviamente essere ricoverato in una stanza non riscaldata, cantina, garage, soffitta o ripostiglio che sia, con temperatura intorno ai 5°C e comunque compresa tra i 3 e i 9m °C. All’interno occorre una piccola cautela in più per evitare che l’umidità ambientale si abbassi eccessivamente: si tratterà di controllare al tatto il substrato e semplicemente di nebulizzarlo se ci sembrasse troppo asciutto. Per onore di cronaca va segnalato che c’è anche chi consiglia l’ibernazione in un apposito frigorifero, nel quale è semplice impostare la temperatura e mantenerla stabile. Ci manca tuttavia ogni esperienza in proposito e non siamo per questo in grado di consigliare una simile pratica. ACQUATICHE E PALUSTRI. Anche le specie palustri di provenienza tropicale non hanno alcun bisogno del letargo, che va anzi evitato dotando il contenitore che le ospita di un impianto di riscaldamento (per esempio un termoriscaldatore da acquario nella parte sommersa e uno spot da terrario in quella emersa per garantire i livelli termici ideali, diversi secondo le diverse specie ospitate) e portando in casa gli animali eventualmente allevati in un laghetto da giardino. Discorso diverso per le specie provenienti da climi analoghi al nostro, per esempio le nordamericane Trachemys, tuttora diffusissime sul mercato: per loro un periodo di latenza invernale, tra i due e i quattro mesi, sarà positivo e proficuo in vista anche di eventuali riproduzioni. Resta, tuttavia, sempre valido il consiglio di evitare il letargo degli individui troppo giovani e di quelli che, per una qualsiasi ragione, siano in precario stato di salute. Il lungo sonno può essere effettuato direttamente nel laghetto di allevamento purché, sul fondo, sia presente un substrato sufficientemente alto (tra i 10 e i 20 cm anche in proporzione alla taglia degli animali) costituito da sabbia di fiume e/o terriccio, e purché almeno in un punto la profondità dell’acqua superi i 60 cm: questo consentirà di avere, nella parte bassa della vasca, una temperatura stabile di 4°C anche se quella esterna dovesse arrivare parecchio al di sotto dello zero. Condizioni analoghe andranno rispettate UNA VASCHETTA IN PLASTICA E UN PO’ D’ACQUA (MA IL LIVELLO DOVREBBE ESSERE TALE DA COPRIRE L’INTERO CARAPACE) SONO SUFFICIENTI PER IL LETARGO DELLE SPECIE PALUSTRI nel caso di un letargo in ambiente controllato, all’interno. La vasca per il riposo può prevedere la presenza di uno strato di terriccio e sabbia sul fondo, ma molti allevatori, per praticità e per ragioni igieniche, preferiscono una bacinella vuota con acqua sufficiente a coprire il carapace. L’importante è la temperatura: basterà collocare la vasca nel solito ambiente non riscaldato nel quale preferibilmente la temperatura invernale non scenda al di sotto dei 4°C e non vada oltre i 10°C. Nel contenitore esterno si dovrà anche evitare che l’intera superficie geli, rendendo impossibile la respirazione esterna: rompere il ghiaccio, insomma, non potrà essere in questo caso soltanto un modo di dire e nonostante ci siano specie, soprattutto proprio fra quelle originarie dei climi temperati, in grado di resistere seppellite nella melma del fondo dello stagno anche due o tre mesi consecutivi, senza mai emergere per respirare. Questo sia per il metabolismo estremamente rallentato che caratterizza la fase di latenza, sia per gli adattamenti sviluppati da alcune specie per ossigenare il sangue direttamente in acqua, per esempio attraverso una mucosa ben vascolarizzata che ricopre la faringe e che consente efficienti scambi gassosi È CONSIGLIABILE EVITARE IL LETARGO AGLI ESEMPLARI PIÙ GIOVANI: QUI UNA TRIONYX SINENSIS o con altri analoghi sistemi. l


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