Velletri 2030 un'idea di futuro sostenibile ediz 2017

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Altra opinione ampiamente diffusa è quella di chi ritiene che il Mondo abbia intrapreso una direzione di interconnessione globale, molto sviluppata soprattutto a livello economico, ma che faccia ritenere efficaci i poteri a disposizione dei singoli Stati. Tali poteri, tuttavia, andrebbero rivolti non solo in funzione del miglioramento delle condizioni di vita a livello locale ma soprattutto per generare un “sistema paese” avanzato tout court, in grado di integrare la condicio sine qua non che serve ad esprimere la necessaria leadership sui tavoli decisionali sovranazionali. In tale ottica l’Europa viene considerata come “uno” degli attori globali e potrebbe risultare appropriato il timore che si sia piccoli come europei rispetto al mondo, piuttosto che come italiani rispetto all’Europa. E allora più forte risulta il sistema nazionale, maggiori saranno le possibilità di promuovere politiche sovranazionali, complementari a quelle locali, per l’adozione di scelte che non possono non avere, secondo lo spirito autenticamente unionista, conseguenze che per tutti gli europei. Se si realizzasse, sul piano europeo, un generalizzato ed omogeneo comportamento dei singoli stati a difesa esclusiva del proprio interesse aumenterebbero i rischi di indebolimento di tutti i cittadini europei rispetto al resto del Mondo, in quanto la condizione di ognuno dipende e/o subisce il confronto con tutti gli altri popoli e le diverse culture ormai interconnesse fra loro. In ogni caso, a prescindere per ora dalla diversità delle suddette opzioni e loro conseguenze, terreno comune risulta la constatazione di una diffusa e stagnante contrazione economica. Ed in questa dimensione è stata misurata una dilatazione della forbice tra cittadini benestanti e non e l’aumento significativo di cittadini in gravi condizioni di indigenza. Si pone, quindi, l’interrogativo di cosa fare per ridurre le fratture sociali e favorire una crescita inclusiva della Comunità. Risulterà inutile ricercare un comune denominatore di tipo ideologico fra le possibili soluzioni al problema. L’esperienza italiana degli ultimi anni, avallata da altre esperienze, tutte relativamente inefficaci, suggerisce la necessaria contaminazione fra diversi riferimenti culturali, che si traduce anche in nuove forme di rappresentanza politica definita appunto post‐ideologica, come strumento utile all’adozione di misure efficaci e condivise.

10.3. Il Welfare State95 Secondo la definizione classica scelta dall’Enciclopedia Treccani, il welfare state è “il complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire l’assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato stesso”. Il welfare comprende pertanto il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini. L’espressione «Stato del benessere», entrata in uso in Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale, è tradotta di solito in italiano come Stato Assistenziale (che ha però sfumatura negativa) o Stato sociale. Secondo Asa Briggs gli obiettivi perseguiti dal welfare sono fondamentalmente tre: assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere; consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità. Definizione di carattere più generale è quella formulata da Ian Gough, il quale indica il welfare come «l’uso del potere dello Stato volto a favorire l’adattamento della forza lavoro ai continui cambiamenti del mercato e a mantenere la popolazione non lavorativa in una società capitalistica». Gli strumenti tipici per perseguire gli obiettivi del welfare sono: a) corresponsioni in denaro, specie nelle fasi non occupazionali del ciclo vitale (vecchiaia, maternità ecc.) e nelle situazioni di incapacità lavorativa (malattia, invalidità, disoccupazione ecc.); b) erogazione di servizi in natura (in particolare istruzione, assistenza sanitaria, abitazione ecc.); 95

Enciclopedia Treccani

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