Vdg libero ottobre 2017

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winetour

Masi Wine Discovery Museum: emozione e cultura Immaginate di entrare all’interno di un tino enorme, 5 metri di altezza per 4,5 di larghezza. Un maxi-vaso vinario che può contenere fino a 50 mila litri di vino e 15 persone. Là dentro, dove per più di tre lustri sono stati affinati i vini di Masi, oggi si può vivere una straordinaria esperienza sensoriale. Tre minuti durante i quali sarete proiettati, attraverso immagini, suoni e profumi, nel vivo del processo di fermentazione. Sotto i vostri piedi, il pavimento si muoverà come se stesse pigiando acini di Corvina o Oseleta, tutt’intorno sentirete sprigionarsi gli effluvi del mosto mentre i vostri occhi vedranno scorrere sulle pareti intense scene di vinificazione. È il cuore più scenografico del Masi Wine Discovery Museum, lo spazio espositivo che è stato inaugurato a metà settembre all’interno della Tenuta Canova. Un progetto, questo del “museo esperienziale del vino” sul Lago di Garda, che l’azienda ha messo al centro della Masi Wine Experience nell’obiettivo di «trasformare la cultura del vino in emozione ed esperienza sensoriale per il visitatore, attraverso un percorso narrativo che eleva la storia di un brand a paradigma della civiltà millenaria della vitivinicoltura italiana». Nelle sale sono tre i percorsi tracciati: dalla terra all’uva, dall’uva al vino, dal vino alla tavola. Pannelli descrittivi e fotografici illustrano clima, terreno e varietà, mentre un viaggio satellitare dal cielo alla terra fa scoprire dove Masi ha portato il suo know-how: dalla Valpolicella fino in Argentina. La full immersion nel “mondo Masi” continua con le fasi di vendemmia e vinificazione e con l’esplorazione della tecnica dell’Appassimento mediante un video che in soli 40 secondi fa vedere ciò che accade nei tre mesi del “riposo” delle uve. A chiudere il cerchio, il passaggio del vino alla tavola: affinamento, cantina, confezionamento e una galleria delle etichette-simbolo di Masi nel mondo. Al termine della visita, ci si può intrattenere nel salotto di casa Boscaini per scoprire la storia della famiglia, dal 1772 a oggi.

Per saperne di più:

www.masiwinexperience.it

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que si trovi, sarà fiero soprattutto di ciò che i suoi pronipoti hanno saputo produrre in vigna al “calor del sole” della Valpolicella: basti dire, per chi mastica di alta enologia, che un paio d’anni fa il Vaio Armaron Serego Alighieri è finito dritto, prima etichetta veneta della storia, nella top 10 del Wine Spectator, la rivista americana che nel mondo del vino, per autorevolezza, equivale – e non ce ne voglia, il Sommo – alla Divina Commedia nel panorama letterario mondiale. Merito, certamente, dei vitigni di Corvina, Rondinella e Molinara dal cui uvaggio si ricava quell’Amarone di gran classe proveniente, appunto, dall’omonimo vigneto da cui pare derivi il nome stesso di uno dei simboli dell’italian wine. E merito, senza dubbio, della sapienza secolare con cui i Serego Alighieri vinificano, fanno appassire nei fruttai e affinano in cantina. Ma a dare il valore aggiunto a vini di cotanto lignaggio – il Vaio Armaron ma anche il MontePiazzo e il Bello Ovile – è nondimeno l’apporto garantito dal Gruppo Tecnico Masi, il team di esperti che da tempo affianca l’azienda vinicola di Sant’Ambrogio di Valpolicella, dopo l’accordo, appunto, con Masi Agricola. Fu Sandro Boscaini, attuale patron di Masi,

a volere, nel lontano 1973, questa fortunata aggregazione con i conti Serego Alighieri, nel nome delle “uve del Triveneto” e della comune cultura agricola e vitivinicola. Probabilmente già allora, l’uomo che qualche decennio dopo (grazie all’omonimo libro a lui dedicato dalla giornalista inglese Kate Singleton) sarebbe passato alla storia come “Mister Amarone”, sognava di costruire un polo di eccellenze del territorio capace, attraverso il connubio tra le antiche tecniche enoiche delle Venezie e una continua attività di ricerca, sperimentazione e innovazione tecnologica, di produrre vini di gran pregio da far conoscere in tutti i continenti. E infatti dopo i Serego Alighieri, il gruppo Masi, dalla Valpolicella classica si è espanso fino al Trentino, andando a gestire la cantina dei conti Bossi Fedrigotti, e poi in Friuli, nell’area di Valdobbiadene (con la recentissima acquisizione al 60% della Canevel Spumanti) e finanche in Argentina, dove nella regione di Mendoza ha trovato l’habitat ideale per esportare il suo know-how. Un progetto che oggi è realtà e che, grazie alla produzione di Recioti e Amaroni classici che fanno incetta di riconoscimenti dalla critica internazionale, ma anche ai cosiddetti vini “supervenetian” co-


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