di Davide Ciccarese
la pagina verde
Agronomo
Verso un futuro smart Il mondo cambia ma noi stentiamo a tenere il passo. I dati relativi alle modalità di approvvigionamento alimentare e di gestione delle materie prime a livello mondiale hanno dell’incredibile e un cambiamento è necessario. E urgente. Una riflessione sul destino dell’agricoltura (e non solo) Il 60% dell’alimentazione mondiale, secondo la Fao, è basata esclusivamente su 5 coltivazioni: riso, mais, frumento, sorgo, miglio. In 50 anni si è passati da 6000 coltivazioni alle attuali 200. Il 70% delle terre agricole sono utilizzate solo dall’industria della carne. Il 25% del pesce pescato, ovvero 140.5 milioni di tonnellate, viene utilizzato per alimentare gli stock ittici di pesce in allevamento; in compenso, il 50% del pesce di cui ci 24
dicembre 2013
alimentiamo è allevato e non più pescato. Per concludere, a importare cibo è il 70% dei paesi sviluppati. Bene, il sistema che ha generato questi dati (sempre diffusi dalla Fao) ha semplificato e concentrato le risorse esponendo le aziende agricole a una forte pressione e mettendole sempre di più a rischio. È necessario dunque un cambiamento. Bisogna cominciare a pensare a nuove coltivazioni per puntare su piante meno esigenti
in termini di concimi, energia spesa e acqua (come la quinoa, per esempio); o tornando a valorizzare le coltivazioni locali, che potenzialmente hanno in sé la particolarità di essere adatte al territorio e sono quindi più efficienti. In Italia nascono sì nuovi agricoltori però ancora molte aziende soffrono, e ce lo dicono i dati che ne testimoniamo le chiusure e un sempre più netto concentramento. Non ci resta che valorizzare, proteggere e difendere i prodotti italiani; incentivare le piccole aziende e i giovani a puntare su un modello sostenibile in grado di dare valore e qualità anche grazie all’utilizzo delle nuove tecniche e tecnologie. Non c’è tempo da perdere! Oggi le aziende che riescono a rimanere sul mercato sono multifunzionali e accentrano diversi pezzi della filiera accrescendo il loro valore aggiunto. Sono le aziende smart che producono, trasformano e distribuiscono. Bisogna infine pensare ai nuovi mercati. È notizia recente che anche i “nuovi” cittadini italiani si stanno organizzando e iniziano a coltivare: sono aumentate del 19% le imprese con titolari di origine straniera; in Lombardia il 45% viene dall’Europa dell’est, al secondo posto gli asiatici. Qual è dunque la ricetta da seguire per un’azienda agricola che guardi al futuro? Diversificare, non temere il nuovo che avanza e innovare costantemente.
La Fao ha dichiarato il 2013 l’anno della quinoa, una coltivazione che contiene amminoacidi essenziali, micronutrienti e vitamine: “può crescere in terreni poveri e con alto tasso di salinità, e può essere coltivata a livello del mare [...] con escursioni di temperature da -8 a 38 gradi”