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TITOLO L’EDITORIALE DELL'ARTICOLO di DEBORA BANFI
Il futuro dell’energia è già presente Fuori la Russia, dentro l’Azerbaijan?
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’arrivo delle temperature primaverili e la vittoria alle elezioni, in Russia, di Vladimir Putin che, con il 64% delle preferenze, ha ottenuto il terzo mandato al Cremlino. Due eventi apparentemente slegati ma che, in realtà, potrebbero decretare la fine (o sarà solo una tregua?) della lunga
Un progetto che prevede l’arrivo in Italia di gas proveniente dall’Azerbaijan. Attraverso un piccolo gasdotto che passerebbe dalla Turchia. diatriba sull’emergenza gas. La “partita a tre” è entrata nel vivo lo scorso febbraio (mese particolarmente rigido) e ha visto in campo l’Italia in generale, Paolo Scaroni in particolare, e l’immancabile Gazprom. È stato proprio l’amministratore delegato di Eni a riaprire le trattative per la revisione del contratto con il monopolista russo, a cui il nostro Paese è legato da una forte dipendenza e da un tariffario di molto superiore ai prezzi di mercato. Nei mesi scorsi si è parlato, a più riprese, di un ricatto che Gazprom avrebbe architettato ai danni dell’Europa. Obiettivo non dichiarato, la costruzione di nuovi gasdotti. Una tematica scottante che ha riacceso i riflettori sulla delicata situazione dell’Italia. Il Belpaese è collegato alla Russia da un canale terrestre che attraversa Austria, Slovenia, Slovacchia ed Ucraina. Inutile dire quanto questo “viaggio quotidiano” possa risentire delle tensioni geopolitiche provocate dalla politica rigida, monopolistica e univoca del Cremlino. A sviscerare con attenzione e competenza questa delicata tematica, è il volume di Matteo Verda “Una politica a tutto gas”, recentemente pubblicato da EGEA (casa editrice dell’Università Bocconi). Il ricercatore dell’Università di Pavia, nonché attivo nell’Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano, da un lato ridimensiona il grado di criticità che caratterizza il nostro rapporto con la Russia (“a poca distanza dalla elezioni”, sostiene durante un’intervista rilasciata a La6Tv, “Putin non avrebbe mai rischiato di essere accusato di favorire il mercato estero rispetto alle esigenze dei suoi cittadini, afflitti anch’essi da temperature proibitive”), dall’altro, illustra un progetto che prevede l’arrivo in Italia di gas proveniente dall’Azerbaijan. Attraverso un piccolo gasdotto che passerebbe dalla Turchia, potrebbero approdare sullo Stivale fino a 10 miliardi di metri
APRILE 2012
cubi di gas all’anno, oltre il 10% del consumo medio. Il primo tratto dell’infrastruttura è già stato approvato. Si attende la definizione dell’accordo sul segmento che, proprio dalla Turchia, dovrebbe giungere in Italia. In termini di progettualità, si prevede di realizzare l’opera entro il 2018. La vera notizia, però, è un’altra: in fase di studio si parla della possibile costruzione di due gasdotti e in nessuno di questi figura l’Eni che, al momento, è praticamente monopolista sul fronte dell’importazione. Se il progetto andasse in porto, per la prima volta verrebbe immessa nel nostro Paese una quantità significativa di gas in tubo, che potrebbe fare perfino concorrenza ad Eni, con evidenti benefici in termini di prezzi per i consumatori. Una sorta di liberalizzazione del mercato che consentirebbe l’alleggerimento dei costi a carico delle famiglie e un completo rinnovo dei sistemi di approvvigionamento energetico del
Se il progetto andasse in porto, per la prima volta verrebbe immessa nel nostro Paese una quantità significativa di gas in tubo, che potrebbe fare concorrenza ad Eni. nostro Paese. Ma non è tutto. L’ingresso dell’Azerbaijan nel mercato italiano andrebbe a sparigliare anche il dibattito sul nucleare e sulle fonti rinnovabili. All’indomani della tragedia di Fukushima, la levata di scudi contro le Centrali atomiche e il ritorno della psicosi post-Chernobyl hanno posto una definitiva pietra tombale, sigillata e suggellata dal successivo referendum. Il dibattito sull’energia, però, è rimasto sostanzialmente congelato, poiché l’investimento nelle fonti rinnovabili e i relativi incentivi pubblici soffrono di un palese deficit di risorse. Nel 2011 il Governo ha stanziato 12 miliardi di euro che, tradotti in consumi, hanno coperto meno del 6% del fabbisogno totale. Quest’anno, i sussidi sono stati ridotti del 50%. In pratica, 6 miliardi destinati ad un sistema che, se da un lato invoglia i privati a scegliere le fonti alternative, dall’altro non risolve affatto il problema energetico del nostro Paese. E proprio a questo punto entra in gioco l’Azerbaijan che, sommato a un possibile accordo con la Francia, potrebbe garantire all’Italia un equilibrio “a prova di gelo”.
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