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ATTUALITÀ I MIEI CINQUE PUNTI PER USCIRE DALLA CRISI di Guido Silvestri
Prof. Guido Silvestri Virologo, immunologo e patologo, Editor in Chief di Pillole di Ottimismo
I MIEI CINQUE PUNTI PER USCIRE DALLA CRISI di Guido Silvestri
In questo momento l'Italia (ma anche gli altri Paesi occidentali) sono di fronte a due esigenze, purtroppo non sempre facili da far coincidere. La prima è quella di evitare che il numero di contagi da SARS-CoV-2 diventi talmente alto da causare di nuovo una "ondata" di alta mortalità e possibile stress a carico delle strutture ospedaliere. La seconda esigenza è quella di evitare una catastrofe economica e potenzialmente anche socio-sanitaria, perché un paese che si impoverisce, possibilmente fino ad arrivare sull’orlo della bancarotta, avrebbe enormi difficoltà a provvedere un servizio sanitario di qualità - che conseguirebbe alla decisione di cercare di limitare i contagi mettendo in atto interventi non-farmacologici che minano il tessuto economico e sociale del paese, le cosiddette chiusure o lockdown. Come ho detto molte volte, siamo in una barca che naviga tra due grandi scogli – da un lato c’è lo scoglio del virus (e della malattia), che solo in Italia ha fatto ormai oltre 35.000 morti, dall’altra c’è lo scoglio di un collasso socio-economico senza precedenti. Da notare anche come sempre più studi scientifici abbiano mostrato come i danni psicologici ed emotivi causati dalla chiusura prolungata delle scuole siano stati notevoli su bambini e adolescenti: sarebbe da irresponsabili non tenere conto di questi danni perché ci si concentra solo sul virus. In questa situazione è assolutamente fondamentale operare in modo consapevole, guidati da considerazioni strategiche chiare e pragmatiche: in questa spiacevole situazione bisogna

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Monitoraggio, preparazione a livello ospedaliero e di medicina del territorio, la messa in sicurezza delle RSA, la protezione dei lavoratori nella catena del freddo dell’industria alimentare, l'uso esteso di hand-sanitizers ed il miglioramento dell'igiene individuale, l'uso ragionevole del social-distancing e delle mascherine, "smart working" quando possibile
accettare razionalmente il fatto che ogni sterzata necessaria per evitare lo scoglio della crisi economica può fatalmente avvicinarci allo scoglio del virus (e viceversa). In questo contesto, sarebbe pertanto importante mettere in atto una serie di azioni mirate che possono aiutare a tenere a bada il virus senza impedire il ritorno ad un buon livello di normalità dal punto vista socio-economico. Tra questi interventi ricordiamo il monitoraggio con le cosiddette 3T, la preparazione a livello ospedaliero e di medicina del territorio, la messa in sicurezza delle RSA, la protezione dei lavoratori nella catena del freddo dell'industria alimentare, l'uso esteso di hand-sanitizers ed il miglioramento dell'igiene individuale, l'uso ragionevole del social-distancing e delle mascherine al chiuso, eliminare la pessima abitudine di andare al lavoro (o in giro per il mondo) con sintomi simil-influenzali, usare lo "smart and/or remote working" quando possibile, etc. Bisogna dire che molte di queste cose si stanno facendo con costanza e diligenza in Italia, e non è un caso che il nostro paese abbia i "numeri" della pandemia, al momento, decisamente migliori di tanti altri paesi. Il grafico qui sotto indica le morti giornaliere per COVID-19 in Italia, con evidenziata la stagione estiva. Possiamo archiviare l'estate del 2020 come un periodo dalla morbilità e mortalità molto basse (come peraltro ampiamente previsto). Ora con l'autunno e poi soprattutto l'inverno - quello che contiamo essere l'ultimo inverno con COVID-19 - avremo il momento decisivo di questa partita. Da tempo parlo della stagionalità dei virus respiratori, categoria a cui appartiene anche SARS-CoV-2. Alcuni lettori avranno notato come certi virologi abbiano insistito nel dire che, secondo loro, COVID-19 non è stagionale. Il tutto senza capire cosa vuol dire il concetto di stagionalità, che provo a spiegare. Primo, stagionalità non significa che il virus non si replichi o non causi malattia nei climi caldi, ma che in queste condizioni tende a causare forme meno gravi. Secondo, non si parla di stagionalità dove le stagioni non ci sono - per cui citare i molti casi in India o in Nigeria o in Arabia o in Colombia non ha molto senso. Terzo, non ha molto senso parlare di stagionalità in climi come nel Sud degli USA (FL, CA, TX etc) in cui anche l'inverno è caratterizzato da temperature intorno a 20-25 gradi, e dove in estate si vive in ambienti con forte aria condizionata. Quarto, la stagionalità non è un concetto in "bianco e nero", ma ha tante sfumature, come la grande maggioranza dei concetti scientifici, e risente di fattori come umidità relativa, ventilazione, ed altri. Fatte queste premesse, i grafici nella pagina successiva rappresentano i casi e le morti di COVID-19 in Francia (emisfero Nord) ed Australia (emisfero Sud) aggiornate a metà settembre. Come noto, la maggioranza delle morti in Australia sono state a Melbourne e Victoria, estremo sud del paese. La situazione francese a metà settembre si rispecchiava anche in Italia, Germania, UK, Olanda, Belgio, Austria, Svezia, Svizzera etc (con mortalità appena aumentata in Spagna, dove era pur sempre meno di un decimo di marzo); stessa situazione negli Stati del Nord USA (NY, NJ, CT, PA, MA, MI etc) ed in Canada.

MORTI GIORNALIERE
Credo che sia una situazione che si spieghi da sola e che non abbia bisogno di grandi commenti: la stagione invernale nei climi non temperati favorisce la mortalità da COVID-19, mentre la stagione estiva la attenua. Questo avviene in modo sganciato dal numero dei casi e probabilmente legato a due fattori chiave che sono presenti in inverno: infezioni a carica virale più elevata e minore efficienza di alcune forme di difesa immunitaria innata. Perché parlarne adesso? Semplicissimo: perché ci stiamo avviando a quello che sarà la seconda (e credo ultima) stagione autunnale-invernale di convivenza con COVID-19.
Le cose da fare sono poche e note, ma ripetiamole ancora:
1.
2. Continuare con un aggressiva opera di 3T (testare, tracciare e trattare). Preparazione a livello di sanità del territorio, ospedali e soprattutto RSA. 3.
4.
5. Uso della mascherina al chiuso ed ovunque quando non è possibile mantenere un certo "social distancing" + igiene personale.
Vaccinazione anti-influenzale, senza tante storie, per ridurre al massimo i carichi ospedalieri.
Cerchiamo di "salire in corsa" sul treno ormai imminente degli anticorpi monoclonali per uso terapeutico e profilattico per soggetti a rischio ed operatori sanitari.
Il tutto mentre si comincia a sentire, da lontano, il rumore degli zoccoli al galoppo della grande "cavalleria dei vaccini", con i risultati dei trial clinici di fase III attesi per novembre. Con calma, con ottimismo, usando il cervello, pensando ai più fragili, ma facendo la nostra vita, senza mai soccombere alla paura. Il generale estate ci ha ormai salutato, e mentre aspettiamo la vaccinazione di massa per la primavera prossima (se viene prima, tanto meglio, ma non contiamoci), cerchiamo di gestire questa ultima grande sfida con intelligenza, coraggio, nervi saldi, serenità e tanto ottimismo. Sono profondamente convinto che siamo in dirittura d'arrivo di questo brutto lungo viaggio della pandemia: facciamo un ultimo sforzo tutti insieme per arrivare al traguardo ormai sempre più vicino nel miglior modo possibile.
Con calma, con ottimismo, usando il cervello, pensando ai più fragili,ma senza mai soccombere alla paura. L’estate ci ha ormai salutato, e mentre aspettiamo la vaccinazione di massa per la primavera prossima (se viene prima, tanto meglio, ma non contiamoci), gestiamo questa sfida con intelligenza, coraggio, ottimismo
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