STORIA DEL PETROLIO
I PROTAGONISTI DEGLI “ANNI D’ORO” DEL PETROLIO IN ITALIA di Giorgio Carlevaro
Giorgio Carlevaro Direttore emerito della Staffetta Quotidiana
L’industria petrolifera italiana ha vissuto fasi storiche diverse, che hanno accompagnato il percorso di sviluppo e crescita economica del Paese sapendo sempre garantire un apporto fondamentale per soddisfare i fabbisogni energetici. In questa lunga storia sono tante le figure che hanno giocato ruoli decisivi, e Giorgio Carlevaro ci aiuta a scoprire perché sono diventati veri protagonisti di intere stagioni di vita italiana.
Se è vero che in Italia gli affioramenti di petrolio, frequenti sull’Appennino tosco-emiliano e su quello abruzzese, venivano conosciuti e sfruttati da secoli, l’inizio vero e proprio della storia del petrolio risale più o meno intorno al 1870, quando ebbero avvio i primi sfruttamenti speculativi sull’onda di notizie che arrivavano dall’America su imprese che evocavano una sorta di nuova “corsa all’oro”. Per cui non si è distanti dal vero se parliamo di una storia che dura ormai grosso modo da 150 anni, con alti e bassi, crisi e ripartenze, sviluppi record e ridimensionamenti, sfide e passaggi difficili, come è il caso anche del 2020. Una storia che si può raccontare in molti modi e con molte interpretazioni, condensata in libri, cronologie, rievocazioni, manuali, biografie, romanzi, parte a sua volta della storia dell’energia e della storia dell’Italia (che ha appena celebrato i 150 anni dell’Unità), dell’Europa e del mondo, come si sono venute evolvendo in questo lungo periodo. Con il petrolio che a poco a poco è diventato anche in Italia una linfa importante, a volte determinante, dello sviluppo economico e sociale. E tale è ancora oggi. Storia fatta, come tutte le storie, di uo-
mini o, meglio, di generazioni di uomini che si sono avvicendate sulla scena e hanno svolto e interpretato ruoli più o meno importanti. Parliamo all’inizio di
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pionieri, poi di protagonisti, figure che in ogni caso hanno avuto modo di lasciare la loro impronta. Quanti sono? Tanti. Alla fine dei primi 100 anni, nel 1970, ne erano stati già contati, in un numero speciale della Rivista Italiana del Petrolio del 31 dicembre 1972, più di una settantina, oggi superano certamente il centinaio. Impossibile ricordarli tutti. Fissando, come un sorta di spartiacque tra il periodo pionieristico e quello pienamente industriale e commerciale, il 1945. Quando, finita la guerra, l’Agip, istituita nel 1926 dal governo Mussolini come azienda dello Stato, non venne liquidata ma, grazie a Enrico Mattei, venne rilanciata nell’ambito di un progetto più vasto che coinvolse anche la Snam (nata a sua volta nel 1941), un progetto che nel febbraio 1953 portò alla nascita dell’Eni. A loro volta le filiali di società internazionali, di cui alcune (Siap Esso, Nafta Shell, Vacuum Oil, Petroli d’Italia, Petrocaltex, Petrofina) attive dall’inizio del secolo e sequestrate nel 1941, vennero dissequestrate e riconsegnate ai rispettivi proprietari (giugno 1948) e alcune aziende tipicamente italiane (Api, Erg, Pir, Liquigas e Saras) ebbero modo di sopravvivere e svilupparsi salvaguardando la loro indipendenza. Il tutto in concomitanza con la fine
del Comitato Italiano Petroli, istituito dal Comando Militare Interalleato a Napoli nel 1943 che aveva avuto il merito di traghettare l’attività petro-
lifera verso la normalizzazione. Favorita anche dall’istituzione dell’Unione Petrolifera (giugno 1948) a cui fanno capo le aziende che importano e raffinano greggio e prodotti semilavorati e distribuiscono prodotti petroliferi e dell’Assopetroli (dicembre 1949) a cui a loro volta fanno capo commercianti, grossisti e rivenditori di prodotti petroliferi. Antefatti importanti perché è da qui, dal 1945 appunto, che è partito e si è consolidato, insieme al miracolo economico italiano, anche il boom petrolifero italiano che toccò il picco nel 1973. Con un rapido sviluppo della capacità di raffinazione e della rete di distribuzione stradale già negli anni a cavallo del 1960. Con la prima che ancora nel 1955 non superava i 28 milioni di tonnellate e che nel 1965 era salita già oltre i 100 milioni e nel 1970 i 160 milioni. Con risvolti positivi sugli investimenti, sull’attività delle imprese di progettazione e di costruzione, sull’occupazione diretta e indotta, specie nel Sud. Non a caso chiamati “gli anni d’oro delle raffinerie”. Aspetti di un unico processo di sviluppo che coinvolse tutto il Paese. E che ebbe uno stop nel 1973 quando, già prima della guerra del Kippur, i prezzi del petrolio cominciano a salire e sui mercati si creò il panico. L’impressione di assistere alla fine di un’era: quella del petrolio facile e dello sviluppo economico senza limiti, quasi il preannuncio della fine dell’Occidente industrializzato. Per l’Italia l’inizio allora delle domeniche a piedi. E non per motivi ambientali. Chi furono gli artefici di questo processo? Alcuni che avevano cominciato a farsi le ossa negli anni ’30 sia a livello nazionale che internazionale, altri che ne seguirono le orme a partire dagli anni ’50. Tra i primi Ulisse Guido Ringler (classe 1886), il primo presi-