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INFORMA un secondo concerto, totalmente diverso. Ma il tour mi sta dando grandi soddisfazioni. All’inizio è stato difficile trovare il giusto balance tra le due serate, io volevo accontentare il pubblico facendo le loro canzoni preferite e pur non essendo in grado di conoscere i gusti di ognuno, volevo comunque mettere le hit riuscendo, però, a creare spettacoli diversi l’uno dall’altro. Insomma, abbiamo aggiunto e cambiato in corsa». Ma non è stressante fare due live diversi? «Io lo trovo stimolante per noi e credo anche per chi ci vede. Ci sono video diversi, ci vestiamo e anche il coro di voci bianche che mi accompagna per 6 canzoni è diverso. Sono cori che vengono da tutte le parti d’Italia (a Catania è il Coro di voci bianche Lentini diretto dal maestro Ezio Spinoccia), selezionati da un mio carissimo amico Denis Monte, direttore del Piccolo Coro Artemia di Torviscosa che mi accompagna nell’album. Sono state selezioni molto toste, perché sono tutti ragazzi minorenni che hanno i loro impegni con la scuola e con la musica, quindi incastrare i concerti e i loro impegni è stato davvero difficile. Ma quello che ne viene fuori, a ogni concerto, è davvero meraviglioso. Io conosco i ragazzi, che provano per conto loro, direttamente la sera del concerto. Ma l’atmosfera è magica». Acqua e fuoco, se dovessi scegliere tu quale dei due live vedere? «Sul sito www.elisatoffoli.it ci si può fare un’idea di quello che avviene, ma io non saprei dire, sono le mie due anime. Ivy è un album nato intorno al concetto del candore, della neve, le voci bianche, oltre a un discorso legato all’acqua, come elemento che porta la vita. Il disco precedente, Lotus, era un progetto più tribale, legato alla terra e al fuoco. Le scalette seguono questa divisione da una parte cose più tribali e dall’altra cose più nordiche, celtiche. Non saprei scegliere». E queste due anime si sono incontrate nel Parco Artesella in Valsugana in Trentino dove è stato girato il docu-film che completa il progetto. «È il luogo pazzesco, dove artisti provenienti da tutto il mondo hanno realizzato opere a cielo aperto utilizzando materiali organici. Nel docu-film diretto dal regista islandese Danni Karlsson, parlo della musi-

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ca, delle canzoni, dell’album, delle emozioni che hanno caratterizzato il mio percorso artistico, in un viaggio che ripercorre le tappe di Ivy. Non potevo immaginare uno scenario diverso. D’altra parte quando mi riavvicino alla musica acustica, senza cavi, microfoni, impugnare una chitarra di legno, o suonando un pianoforte, vivo le stesse sensazioni che mi regala la natuta. Per “Lotus” e per “Ivy” non ho potuto immaginare scenari diversi da quelli naturali. “Lotus”, “Sound Track 19962006”, “Ivy”, sono anche raccolte in cui torni, riarrangiandoli, sui tuoi pezzi. È mania di perfezionismo? «In realtà “Sound track” era la raccolta di 10 anni di musica, con Lotus nel 2003 e Ivy 2010, ho riarrangiato in chiave acustica i miei pezzi perchè si tratta di due progetti entrambi legati al live. Si tratta di due dischi che hanno senso perchè seguiti dal tour teatrale e sono convinta che chi viene a vedere un concerto debba vedere cose diverse da quelle che trova in un cd». Proprio dieci anni fa, in un intervista Gino Paoli salvava te tra i giovani schiavi dei discografici e diceva: Crede in quello che fa, è una testarda come

noi cantautori che ci siamo fatti amare negli Anni ’60. «L’ho trovato un grande complimento. Riguardo alla testardagine, a parte confermare, anche perché sono un sagitario ascendente ariete, una palla di fuoco all’apparenza molto tranquilla, devo dire che sono molto determinata. Se voglio far qualcosa lotto tantissimo, ma devo dire che il mondo cui si riferisce Paoli era molto diverso e loro erano davvero eccezionali. Oggi è difficile avere quella stessa integrità nella musica è come se il mondo fosse più inquinato nei valori. Però in fondo penso di essere rimasta fedele a me stessa». In “Qualcosa che non c’è” dici: “Ho scritto su un quaderno, io farò sognare il mondo con la musica”, pensi di esserci riuscita? «Confermo di averlo scritto davvero quando avevo 11 anni, d’altra parte se avessi aspettato appena un anno, non sarebbe più bastato “un salto per raggiungere la felicità”.... Comunque se intendiamo il mondo, non sono un’artista di livello internazionale, però ho portato fuori da quella cameretta in cui quel giorno ho scritto quella frase, la mia musica, ho condivise le mie canzoni e le mie emozioni». U i

Cesare Basile: «In Sicilia si può fare musica»

Pubblicato nel mese di marzo per l’etichetta Urtovox, “Sette pietre per tenere il Diavolo a bada” è il settimo album in studio di Cesare Basile, un lavoro «di terra e sangue» che vede per la prima volta il songwriter nelle vesti di produttore di se stesso. Per presentarlo al suo pubblico, Basile ha intrapreso a metà aprile “Ovunque in Sicilia”, un tour interamente siciliano in cui le esibizioni sono state organizzate in locali, bar, associazioni e persino case private, perché «ovunque in Sicilia è possibile fare musica, organizzare un concerto, vedersi, raccontare». Una scelta chiara e precisa quella di concentrarsi sull’Isola, voluta fortemente da Basile secondo il quale «è giunto il momento di dare dignità alle produzioni siciliane in campo culturale senza elemosinare più niente. Abbiamo professionalità, esperienza, idee, ora dobbiamo prenderci gli spazi e fare della cultura uno strumento di cambiamento». Un intenso girovagare per la nostra regione che lo stesso cantautore catanese definisce «un modo per riappropriarmi di ogni angolo di questa terra, soprattutto di quelli che scopro con meraviglia ad ogni stazione», in un momento in cui la situazione culturale dell’intero Paese, e della Sicilia nel caso specifico, sembra in una preoccupante fase di stallo. Messa (momentaneamente?) da parte la folta band che lo aveva accompagnato in passato, quando s’era trattato di presentare i vecchi lavori, Basile si accompagna per questo tour agli amici e colleghi Marcello Caudullo e Massimo Ferrarotto. I tre si alternano a diversi strumenti «spingendo un po’ di più rispetto al suono del disco», non perdendo però un solo grammo dell’intensità lirica di ciascun brano. Il tour, ovviamente, farà tappa anche a Catania, in una delle sue serate conclusive, esattamente il 27 maggio alla Sala Lomax. (E.M.)


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