Universitinforma

Page 22

time out

22

U NIVERSIT

«Riprendiamoci il nostro

teatro musicale»

CATS / A gennaio arriva a Catania, per il cartellone del Teatro Stabile, la versione italiana del musical, su musiche di Andrew Lloyd Webber e le poesie di Thomas Stearn Eliot. Il regista Saverio Marconi: «I grandi successi sono spunti, ma dobbiamo rimpadronirci del genere» di Maria Enza Giannetto aranno le musiche originali di Andrew Lloyd Webber e canzoni indimenticabili come “Memory”. Saranno i costumi o le liriche di Thomas Stearns Eliot. Oppure, forse, sarà che è più “conveniente” vedere i vizi degli uomini stigmatizzati, perché rappresentati dagli animali. Sarà il mix di tutti questi ingredienti ad aver fatto di Cats, uno dei più grandi successi teatrali di tutti i tempi, per spettatori, numero di recite e incassi. Un successo riconfermato dalla versione italiana, per la regia di Saverio Marconi con “La Compagnia della Rancia” (traduzione Michele Renzullo, liriche Franco Travaglio, coreografie e regia associata Daniel Ezralow): lo spettacolo più visto della stagione 2009/2010, registrando sold

S

Il regista Saverio Marconi, sopra una scena del musical con i gatti “Jellicles”

out in tutti i teatri del Paese. E ora questo successo arriva a Catania, nell’ambito del cartellone del Teatro Stabile (dal 25 al 30 gennaio al Metropolitan). Ma qual è il segreto di questo spettacolo? Lo chiediamo al re-

gista Saverio Marconi. «Dipende, prima di tutto, dal testo e dalle musiche che sono veramente fantastiche. Riescono a raccontare, perfettamente, tutto. E poi la storia, con questo connfronto e continuo mescolarsi di comportamenti tra gatti e uomini. Un confronto che affascina». Lei è ormai il nome di riferimento del musical italiano. Perché ha scelto questo genere? «Di fatto, ne sono sempre stato affascinato. Ultimamente però, preferisco chiamarlo teatro musicale. Di solito si fa derivare il musical dagli Stati Uniti e si pensa che sia un genere tipicamente anglossassone. Certo, oggi ne è diventata la vera patria, però basta risalire al significato: loro lo chiamano Musical, che vuol dire musicale. E in fondo qual è la patria del teatro musicale se non l’Ita-

lia? A partire Melodramma rinascimentale e dall’Opera buffa , noi poi abbiamo un po’ abbandonato questo modo di raccontare, mentre gli americani l’hanno preso e sviluppato con le loro musiche e le loro storie. Risultato? Oggi sono considerati i padri del musical». Quindi rinvendica la paternità del genere? «Assolutamente sì. Vorrei che si cominciasse a creare una cultura del genere. Lo scopo non è quello di dire “ora ci prendiamo qualche lavoro americano e lo importiamo”. Sì è vero, ne hanno di tanti e belli, ma mi piacerebbe invogliare le persone a studiare il fenomeno. Purtroppo oggi pochissimi conoscono la drammaturgia e le regole per fare uno spettacolo musicale. È importante vedere esempi e poi mettersi alla prova. Scrivere per il teatro e, soprattutto, per quello musica-


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.