L'Albero della vita n°2-2016

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L'albero della vita

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L' Albero della vita IN COPERTINA

L’ALBERO DELLA VITA An n o 1

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L' Al bero d el l a Vi ta i m m ag i n e: h ttp: //h ttp: //www. pag i n erossi . com

n u m ero 2

4A

DICEMBRE 201 6

Qu ad ro "affresco" Ri o pi ccol o d i Fran co M an en te

COORDINATORE EDITORIALE

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Corrado Balistreri Trincanato

Bu on N atal e Ri fl essi on i

REDATTORE CAPO G i u seppe Rag u sa

4a

REDAZIONE

5a

Ed i tori al e: L'asi n a e i l bu e n el l 'i cog rafi a d el Presepe

Cecilia Barbato Gabriella Bontà

6a

I l pi acere d el l a l ettu ra

7a

La vi si ta al G h etto d i Ven ezi a

8a

Ri cette d i N atal e

9a

"

Albachiara Gasparella Donatella Grespi

L'Albero della Vita | dicembre 2016

Dino Santarossa

GRAFICA e versione on

line

Dino Santarossa

HANNO COLLABORATO:

"

1 0a

Poesi a: i l g i ard i n o d el l e m u se

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M ed i ci n a: Eserci zi o fi si co e terza età

1 2a

N ord i c wal ki n g , l 'arte d i vol ersi ben e

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Ri cord an d o An n a Bari son e I d el m a Pascotto

1 4a

Eco d el tem po

1 5a

Arte: Wi l l i am Con g d on , l a N ati vi tà

Al bach i ara G asparel l a An n a M ari a G h i on Ceci l i a Barbato Corrad o Bal i streri Tri n can ato Dan i el a Favretto El sa Cag g i an i Don atel l a G respi G abri el l a Bon tà G aston e Da Lozzo G i an n i Zam bon G i u seppe Rag u sa Li ci a Fl eg o M i ch el a Trabu cco

INDIRIZZO PER INVIARE CONTRIBUTI :

Paol o Bal d an

u n i ­tre@u n i trem og l i an otv. i t

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ri spetto

d el l a Costi tu zi on e ch e così

reci ta: “Tu tti h an n o d i ri tto d i m an i festare il

propri o

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costi tu en d o

col l aborazi on e

rapporto

la

l avoro

aggiornamenti, ogni autrice ed autore è responsabile dell’autenticità

lo

degli scritti e delle immagini fotografiche inviati alla redazione dell'Albero

di

della Vita".

pertan to,

g ratu i ta d i pen d en te

col l aborazi on e au ton om a.

Di stri bu zi on e g ratu i ta

al cu n o

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Ci

scu si am o

per even tu al i ,

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i n d i cazi on i d i au tori d i porzi on i d i testi n on vi rg ol ettati , d eg l i au tori d i i m m ag i n i fotog rafi ch e, pi ttori ch e e d i seg n ate, d el l e even tu al i propri età ed i tori al i

o ©,

a fron te d i

u n a caren za d 'i n d i cazi on i

presen ti su fog l i vol an ti , o poste i n si ti i n tern et an on i m i .

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d el l e stesse,

o


BUON NATALE Buon Natale: due semplici parole che raccolgono per ciascuno di noi un contenuto profondo, una vita intera. Natale è per me il ricordo della mia infanzia, il calore della famiglia riunita, dai genitori, ai nonni, agli zii e alle cugine nella grande casa al mare. Il pranzo di Natale (i tortellini) preparato nella cucina da tutte noi donne, vecchie, giovani e bambine. Il presepio costruito con mio padre, con le case poste su colline di carta di vario livello, la stradina lunga e tortuosa per permettere ai Re Magi di arrivare da lontano... e quando era finito, con papà cantavamo davanti alla grotta le nenie natalizie. Nel presepio mi sono sempre immedesimata nei Magi, non perché re, ma perché stranieri e lontani, perché uomini che avevano scelto di percorrere una strada lunga e faticosa nella fiduciosa speranza di raggiungere un qualcuno che avrebbe risposto alle loro domande interiori. Una speranza di vita, di luce che si spalanca nel periodo più buio e freddo. Questo è Natale. Riscoprire la speranza, sentire che il proprio viaggio ha un senso, credere nel miracolo della vita che nasce. Per me, credente,

contemplare la bellezza di un bimbo che nasce nella povertà e semplicità, ma per tutti – credenti o non credenti­ la bellezza di ogni bimbo che nasce ovunque, qualunque, nel mondo. Natale è ricordare noi da piccoli nella nostra famiglia, per gioire dei bimbi di oggi che ci circondano chiassosi in festa, sperare attraverso loro e per loro nel futuro. Natale è riconoscere che c’è una corrente vitale di amore che ci circonda e ci abbraccia. Una corrente di amore che viene dal nostro passato, che ci ha accolto, e continuerà nel futuro, anche dopo di noi. Buon Natale!

H

http://presepenapoletano.altervista.org

Elsa Caggiani Riflessioni

In occasione dell'apertura del nuovo Anno Accademico, mi è stato proposto di dedicarmi all'accoglimento degli Associati vecchi e nuovi per agevolarli nelle operazioni previste per l'iscrizione alla nostra Associazione. Era opportuno accompagnarli e guidarli nella scelta dei vari corsi. L'UNITRE è come una grande famiglia che ha come scopo fondamentale la socializzazione e la crescita culturale. Nel rispondere ai quesiti dei nuovi e vecchi Soci è stato come specchiarsi un poco dentro se stessi e mi ha creato un'emozione più intensa che in altre occasioni. Con attenzione li ho osservati e studiati mentre dialogavo con loro. Lo sguardo luminoso esprimeva energia, la voglia di fare, di misurarsi, di provare a percorrere strade diverse dalla solita routine per arricchirsi... Tutti, o quasi, hanno concluso quel periodo della loro vita dedicato al lavoro, sia all'interno che all'esterno della famiglia. Hanno più tempo da dedicare a se stessi e sviluppare quegli interessi che non hanno potuto essere coltivati prima; questo li rende più intraprendenti, vivaci e dinamici.

Mi è capitato di cogliere alcune delle loro espressioni: "mi iscrivo al corso di computer perché non voglio che i miei nipoti mi parlino di cose che non conosco" ; "voglio iniziare a studiare l'inglese perché ho intenzione di viaggiare di più e mi serve un minimo di conoscenza per essere più autonomo"; "vorrei iscrivermi al corso di ballo, ma mi vergogno un pò, chissà se sarò in grado di riuscire, ma mi piace tanto!". Questo e molto altro ancora veniva espresso con un po' di preoccupazione, ma con grande entusiasmo e molta voglia di fare; consapevoli forse, che finché ci sono progetti sociali, culturali, emozionali, ci si sente vivi, giovani, socialmente utili, aperti al prossimo e alla vita. Nell'età in cui in genere le menti si impigriscono, quelle dei nostri Associati si accendono. Io sono iscritta da 22 anni a questa Associazione e, col sorriso e l'entusiasmo, ho avuto l'opportunità di partecipare sempre a nuovi progetti, a nuovi domani, questo mi ha arricchito e gratificato. Grazie UNITRE!!!

Gabriella Bontà

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Editoriale:

L'Albero della Vita | dicembre 2016

L'asina e il bue nell'iconografia del Presepe Nell'ultimo decennio una deviante interpretazione delle molteplici religiosità presenti nelle scuole elementari ha indotto la classe docente ad abolire la collettiva preparazione del Presepe sostituendola con una più generica festa dell'amicizia tra i popoli, ma l'attenta conoscenza della storia della cultura latina e dell'iconografia ci attestano che tale scelta è frutto del "deficere", cioè "essere mancanti di qualche cosa", nello specifico il non conoscere le scienze demo­ etnoantropologiche, e l'evolversi di questa festività dalla classicità della civiltà romana a Giovanni di Pietro Bernardone, a noi più noto come San Francesco d'Assisi. La cultura cristiana, durante il Basso Impero Romano, mutuò i riti pagani e gli edifici sacri ad espressione pubblica nel consolidarsi dell’avanzante religione monoteistica. Nella festività dei Lari, gli antenati defunti che vegliavano sulla famiglia, venivano rappresentati con statuette di terracotta o di cera, collocati in apposite nicchie, onorati con l'accensione di una fiammella e nella Sigillaria, il 20 dicembre, in prossimità del solstizio d'inverno, nelle famiglie era in uso il dono di "Sigilla" raffiguranti coloro che erano deceduti durante l'anno. Essendo una tradizione particolarmente sentita, la rappresentazione dei Lari sopravvisse nella cultura rurale italiana sino al XVI secolo mutuandosi definitivamente nei figuranti che, via, via, vengono inseriti nel Presepe, che nel termine latino "Praesaepe" indica sia mangiatoia, sia recinto dove venivano custoditi gli ovini, i caprini ed ampliandosi i bovini. Ecco dunque la rappresentazione dell'asina e del bue che insufflano calore nel neonato Gesù, modello del vivere quotidiano dell'umanità legata all'agricoltura, si pensi ai Filò montani dove l'intero nucleo familiare trascorre le serate invernali nelle stalle o alle grotte di Matera, stabile residenza sino ai giorni nostri. Nel mondo latino al culmine delle Vestalia, i mugnai, i panificatori ed i fornai inghirlandavano con corone di fiori, e festoni di pagnotte sagomate, i loro asini e li conducevano sino al tempio di Vesta, che era raffigurata come una donna dalla testa velata. Le vergini vestali trovarono la loro collocazione all’interno degli ordini religiosi femminili e la figura dell’asino incoronato rimarrà sino al XIII secolo, ed oltre, nelle Feste dell’asino assai simili a riti quali i baccanali, i lupercali ed i saturnali, che si concludevano con un corteo di popolo che al seguito di un asino, riccamente addobbato, entravano con lui in una chiesa e partecipavano ad una funzione religiosa. Feste di popolo e di popolino che si richiamavano alla presenza di un’asina durante la Natività ed alla Fuga in Egitto o all’ingresso di Gesù in Gerusalemme nella Domenica delle Palme a cavallo di un’asina, o alla scelta di santi quali Francesco d'Assisi e Antonio da Padova, Ignazio da Loyola e Pietro l’Eremita. Espressione e volontà comune nei Santi Francesco, Antonio e Ignazio da Loyola, era quella di “farsi asini” essi stessi, in pratica persone umili e prive di qualsivoglia ricchezza o potere ad eccezione della fede. I frati Mathurini o della Santa Trinità scelsero di essere chiamati Ordo Asinorum, dato che tra loro si chiamavano “fratello asino o fratello asinario” e negli spostamenti da un luogo all’altro cavalcavano solo degli asini. Nel 1223 San Francesco a Greccio (Rieti) ricostruì, essendo tornato da poco dalla Palestina, il "Presepio" di Betlemme avviando così un rito che, ponendo al centro l’esaltazione della Sacra Famiglia, evidenziava come le creature più umili: i pastori, i loro armenti, gli animali della stalla­ grotta, il bue e l’asina, fossero i presenti alla nascita di Gesù; successivamente, nel giorno dell’Epifania giunsero i Re Magi. Non si può dimenticare l’asino condotto di fronte a Sant’Antonio da Padova che s’inginocchiò al suo cospetto a dimostrazione di come l’animale vedesse la santità d’Antonio, mentre i gentili, che h ttp : //www. i n te l l i g on e ws . i t/I m a g e s /

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lo circondavano, non se n’avvedevano. Nella Leggenda Aurea, composta da Jacopo da Varezze verso il 1266, si racconta come San Girolamo dopo aver tolto una spina dalla zampa di un leone gli abbia affidato il compito di scortare nel deserto un asino incaricato di raccogliere la legna. La presenza d’asini di sesso maschile nelle medievali Feste dei Folli, ove erano concesse dalle autorità politiche e religiose delle recite che parodiavano il rito della Santa Messa e l’ingresso di questi animali nei luoghi di culto, servivano com’esempio tangibile dell’ignoranza della conoscenza profonda della fede da parte del popolo, ma tali feste, permettendo per un giorno il rovesciamento dei valori e dello status dei singoli individui, conservavano la tradizione dei Saturnali che prevedevano che durante queste feste i padroni portassero ai liberti ed agli schiavi, stesi sui triclini, pasti succulenti e nel frattempo era concesso al popolo minuto di sbertucciare lungo le vie e negli edifici pubblici i maggiorenti della città. La distinzione tra asine ed asini ha conservato, non solo nell’ambito della cultura popolare, una netta distinzione tra il bene ed il male o ancor meglio il malefizio; a partire dai testi sacri è sempre presente un’asina quando accadono eventi positivi cui si contrappone l’asino per quelli negativi. A partire dalle antiche culture il cavallo è il simbolo della guerra, l’asino, essendo considerato una degenerazione di questi, è indicato come il simbolo del male; l’asina o la mula bianca conservano l’aspetto positivo, riscontrabile nelle sacre scritture bibliche e nella tradizione cattolica, ove il Papa, sino ai prodromi del Rinascimento, ritualmente cavalca una mula bianca nel suo ingresso al Soglio Pontificio e nei suoi pellegrinaggi. L’asina dal pellame candido porta sulla groppa Gesù quando questi entra tra il tripudio della folla in Gerusalemme nel giorno delle palme mentre l’asino dal pellame rossiccio è per antonomasia la cavalcatura di Lucifero e proprio per questa condizione, nell’astrologia medievale, l’asino è indicato come il “grande malefico” poiché rappresenta la cristallizzazione degli eventi, la concentrazione, l’inerzia ed il distacco sia dalle cose materiali, sia da quelle spirituali, all’opposto l’asina rappresenta gli eventi positivi dove è anche contemplato l’aspetto del sacrificio a partire da quello del Cristo che si immola per la redenzione dell’umanità. Nel mondo dei simboli è un’asina, indicata come simbolo della purezza, presente insieme al bue, nella stalla divenuta luogo di rifugio per Giuseppe e Maria nel momento del parto; un’asina che avrebbe potuto fornire il latte nel caso in cui la Vergine non fosse stata in condizione di allattare il Figlio di Dio, poiché il latte asinino è quello per composizione il più simile a quello umano essendo leggero e digeribile; l’articolo ed il genere maschile usato per indicare quest’alimento è la palese espropriazione di una funzione solamente femminile, l’articolo ed il genere dovrebbero essere femminili “la latte”. La medesima asina trasporterà sul proprio dorso Maria ed il Bambinello nella successiva fuga in Egitto, al fine di scampare alla strage degli innocenti ordinata da Erode ed eseguita dai suoi soldati. Il bue, e non può essere altrimenti, è la rappresentazione simbolica della bontà, della calma, della forza tranquilla e della potenza nel lavoro; in uno dei filoni dell’agiografia cristiana è attuata la trasposizione nel mondo animale delle figure di San Giuseppe e della Madonna, in quelle del bue e dell’asina, presenti nella grotta stalla, l’uno espressione del lavoro e della sicurezza domestica, l’altra della purezza e della modestia muliebre. Ecco, in sintesi, la positività di far comprendere alle bimbe ed ai bimbi, provenienti da ogni parte del mondo, il profondo significato del Presepe poiché l'ancora presente e diffusa ruralità nel mondo condivide, quotidianamente, il proprio vivere con l’equino ed il bovino.

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Corrado Balistreri Trincanato

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IL PIACERE DELLA LETTURA Luca Bianchini, LA CENA DI NATALE, edizioni Mondadori, Milano, 2013 Luca Bianchini, versatile scrittore e giornalista di numerose testate, ci propone, in questo libro, il seguito del romanzo "Io che amo solo te" da cui di recente è stato tratto l'omonimo film con Laura Chiatti, Riccardo Scamarcio e Michele Placido. Ambientato in Puglia, in una Polignano insolitamente coperta di neve, narra i preparativi e lo svolgersi della cena della Vigilia in cui ogni ospite, tra un piatto a base di pesce, un regalo riciclato e i convenevoli di rito, nasconde segreti, gelosie, antichi rancori, amori inconfessabili... speranze. Molto divertente. Scritto come la sceneggiatura di un film, da leggere nelle vacanze natalizie e anche dopo.

Donatella Grespi Andrea Molesini, NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA Sellerio collana “ Le Memorie”, Palermo 2010

L'Albero della Vita | dicembre 2016

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L’autore di questo romanzo è un professore veneziano che ha scritto tante storie per ragazzi tradotte in diverse lingue. NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA è il suo primo romanzo che, tra gli altri, ha vinto il Premio Campiello 2011 e può essere definito a pieno titolo “romanzo storico” poiché il racconto ruota intorno agli avvenimenti riguardanti la Prima Guerra Mondiale dopo la Disfatta di Caporetto ( fonti certe provenienti anche dai “ Diari “ di una prozia dell’autore ). I fatti si svolgono a Refrontolo, piccolo paese trevigiano non lontano dal Piave e vede come protagonisti i membri di una famiglia proprietaria di una tenuta su cui sorge la signorile Villa Spada che, in seguito agli eventi bellici, viene confiscata dagli Austro­Ungarici. La convivenza tra occupanti e occupati sarà problematica e controversa. La voce narrante è quella del giovanissimo Paolo, orfano di entrambi i genitori e ospite dei nonni a Villa Spada dove si muovono tante altre figure non meno importanti che intrecciano i loro fili nella trama che avvince e coinvolge pagina dopo pagina anche grazie alla prosa pulita e sapiente dell’autore.

Albachiara Gasparella

Erri De Luca, IN NOME DELLA MADRE, edizioni G.Feltrinelli, Milano 2006 Il libro "In nome della madre" di Erri De Luca è il testo che intendo segnalare. E' un piccolo libro, sono solo 72 pagine, ma di grande contenuto spirituale ed emozionale. E' la storia di Miriàm/Maria ebrea, nata in Galilea, giovane donna appena uscita dall'adolescenza, destinata a diventare la madre di Gesù. In un giorno che sembrava uguale agli altri le apparve in piena luce un Angelo che le comunicò di essere stata la prescelta: sarebbe diventata la madre di Gesù. Da quel primo momento Lei è contenitore sensibile e palpitante di Colui che sarà suo figlio Gesù. Aldilà dei problemi che si trovano a dover superare a causa delle leggi degli uomini, Maria e Giuseppe continuano in armonia a sorreggersi e comprendersi traendo forza l'uno dall'altra, sino al momento in cui, arrivati, dopo un lungo cammino, a Bet Léhem, Maria partorisce da sola in una notte di stelle. Straordinaria è la sensibilità dello scrittore che descrive l'evento con sentimento, purezza e delicatezza come fosse entrato nell'intimità del pensare al femminile. Il tutto è pura poesia.

Gabriella Bontà

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La visita al Ghetto di Venezia La visita al Ghetto di Venezia Il giorno 3 Chesvan 5777, secondo il calendario ebraico, ci siamo recati in visita al Ghetto di Venezia, il più antico d'Europa. L'incontro con la nostra guida è avvenuto nel Ghetto Nuovo, situato in quella che un tempo era un'isola collegata al resto della città da un ponte levatoio e dove sorgeva una fonderia a cielo aperto. Da "getto", pronunciato gutturalmente ghetto alla "tedesca", l'origine del nome. In questo luogo furono accolti , nella metà del 1300, gli Ebrei in fuga da tutta Europa, tacciati di essere portatori di peste. Vennero ospitati in quelle che erano state le abitazioni dei fonditori alla condizione di non costruire, ne' di apportare modifiche agli edifici, se non in altezza. E così fecero. Si può dire che a Venezia sorsero i primi grattacieli della storia! Avevano altri obblighi come quello di non uscire dalla zona oltre il tramonto fatta eccezione per i medici contraddistinti dal cappello nero e molto stimati in città. Godevano però della libertà di culto e della protezione di Venezia. La maggior parte di loro erano straccivendoli, più tardi si dedicarono all'attività dell'usura, proibita ai cristiani. Essendo sempre più numerosi, nel periodo più fiorente erano 5000, furono aggiunti il Ghetto Vecchio e quello Nuovissimo. Le foto d a : h ttp s : //i t. wi ki p e d i a . org

Abbiamo visitato tre delle cinque Sinagoghe, luoghi di culto, tuttora esistenti. Situate nei piani alti degli edifici e non riconoscibili dall'esterno, sono all'interno dei veri e propri gioielli come la Scuola Grande Tedesca che sembra il salotto di un palazzo veneziano. A pianta trapezoidale ha le pareti ricoperte di marmorino e da una scritta, il decalogo, in lettere dorate su sfondo rosso. Il rosso e l'oro sono comuni in queste sinagoghe e sono i colori di Venezia. La Scuola Canton, appartenente agli ebrei provenzali, è l'unica in Europa per la presenza di pannelli lignei raffiguranti episodi biblici. La Scuola Spagnola, infine, è la più sontuosa e la più ampia, ancor oggi si celebrano i matrimoni e si pensa sia stata restaurata dal Longhena. Abbiamo anche visitato tre sale del Museo la stanza degli argenti che raccoglie oggetti di uso familiare quali candelabri, vasi ,segnalibri, la stanza delle mappe e quella degli arazzi. Questa visita è stata particolarmente interessante perché la nostra guida non si è limitata a descrivere gli ambienti visitati, ma ha fatto continuamente cenno agli usi, ai costumi, alle feste più importanti come Capodanno, Pasqua e il Shabbat (il sabato dedicato interamente al riposo e alla tradizione ), ai cibi, alla cultura (notevole la figura di Sara Copio Sullam poetessa ebrea),

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Donatella Grespi

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Ricette di Natale La Redazione propone

L'Albero della Vita | dicembre 2016

ANTIPASTO Cornetti di pasta sfoglia con scampi Ingredienti: 1, 2 scampi a persona­1 rotolo di pasta sfoglia­1 uovo­ sale e pepe Sgusciare gli scampi, lavarli, asciugarli bene e cospargerli di sale e pepe. Srotolare la pasta sfoglia e ritagliare tanti triangoli quanti sono gli scampi. Adagiare uno scampo su ogni triangolo, arrotolare partendo dalla parte più larga fino alla più stretta ricavando dei cornetti. Spennellare con l'uovo sbattuto. Porre in forno già caldo a 200 gradi per 10 minuti. Servire caldi o tiepidi. PRIMO PIATTO Spaghetti di Capesante agli agrumi Ingredienti per 4 persone: 250gr. di spaghetti, 16 capesante, 2 arance e 1 limone non trattati, 100gr. di pomodorini, 1 manciata di capperi, 1 manciata di mandorle sgusciate, alcune foglie di basilico, olio d'oliva, sale, pepe q.b. Preparare un pesto frullando le bucce delle arance, del limone senza la parte bianca, i capperi, il basilico, le mandorle e un filo d'olio. Pulire le capesante, farle dorare con un filo d'olio a fuoco basso, aggiungere i pomodorini, sale e pepe, continuare la cottura per 10 minuti. Scolare gli spaghetti al dente. Condire col sughetto di capesante e pomodorini, unire il pesto di agrumi preparato prima e far saltare il tutto per 1 minuto. h ttp : //www. b u on i s s i m o. org

Prosecco Rollino delle Cantine Vigne Matte SECONDI PIATTI Branzino alle bacche Ingredienti:1 branzino di circa 1 Kg.,1 melagrana, 50 gr. di ribes, 50 gr. di mirtilli, 1/2 bicchiere di vino bianco secco, olio d'oliva, sale, pepe q.b. Pulire bene il branzino. Sgranare la melagrana. Riempire la pancia del branzino con un pò di bacche miste. Stendere su una pirofila un foglio di alluminio dove porre altre bacche. Adagiare sopra il branzino e, sopra di esso, le bacche rimaste, sale e pepe. Versare il vino e irrorare d'olio. Chiudere con la carta di alluminio e formare un cartoccio. Porre in forno caldo a 180 gradi per 50 minuti circa. Salmone marinato "alla Gianni" Ingredienti: 900 g di filetto di salmone, 125 ml di vino bianco secco, 250 ml di succo di limone, 4 cucchiaini di zucchero, 150 g di sale, 12 granelli di pepe rosa, 3 rametti di timo fresco,1 foglia di alloro. Versare tutti gli ingredienti della marinata in una pirofila poco profonda o in un recipiente di terracotta che possa contenere il salmone. Mescolare bene la marinata e lasciarla riposare fino a quando il sale e lo zucchero non si saranno sciolti. Accomodarvi poi il salmone, con il lato della pelle sopra, coprire bene con la pellicola di plastica e metterlo in frigorifero, dove lo si lascerà per almeno 48 ore, voltandolo ogni 12 ore. Tirare su il pesce, asciugarlo. Con un coltello molto affilato togliere con delicatezza la parte biancastra della superficie del pesce. Rimettere il salmone in frigorifero. Malvasia Istriana del Collio

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CONTORNO Radicchio rosso trevigiano ai ferri. Per chi ama la cucina vegetariana: Crema di zucca di "Annamaria" Ingredienti per quattro persone: 500 grammi di patate, 500 grammi di zucca gialla, sei fette di pancarré, cinque o sei cucchiai di olio d'oliva extravergine biologico, un cucchiaio di prezzemolo tritato, mezza cipolla di Tropea od in alternativa della cipolla bianca, un litro di brodo vegetale, un pizzico di sale grosso grigio non raffinato e di sale fino marino di Sicilia, pepe nero macinato in modo che crocchi sotto i denti unitamente ai dadini della crosta del pancarré tostata in olio d'oliva extravergine. Asportate la parte della zucca che poi verrà tagliata a spicchi molto sottili, avvolgeteli in un foglio di alluminio e poneteli a tostarsi per 10 minuti in modo che la pasta si biscotti all'esterno e si ammorbidisca all'interno. Sbucciate le patate, le tagliate a fette, le sciacquate nell'acqua fredda e le asciugate. Subito dopo, tritate finemente la polpa della cipolla che verserete sulle fette delle patate già riposte in una zuppiera e mescolate il tutto dolcemente aggiungendo via, via, le fettine di zucca. Su di una casseruola versate quattro cucchiai di olio d'oliva extravergine e mentre l'olio s'indora, scodellate l'impasto distribuendolo in modo omogeneo sul contenitore che coprirete con un coperchio. Tenendo la fiamma piuttosto bassa, cuocete per circa 10 minuti, mescolando di tanto in tanto l'impasto. Contemporaneamente avrete realizzato il brodo vegetale con gli ortaggi di stagione, salato e pepato a piacere, e lo verserete con un mestolo d'acciaio, od un ramaiolo di rame, nella casseruola rimescolando il tutto con un mestolo di legno ed una volta portato ad ebollizione, cuocete ancora per circa 40 minuti verificando la sapidezza dell'impasto. Setacciate il composto e poi rimettete il tutto nella casseruola e fate riprendere il bollore. Anticipatamente, avrete tolto la crosta esterna delle fette di pancarré e le avrete tagliate a dadini, compresa la crosta, e poco prima di spegnere il fuoco sotto la crema di zucca, le rosolerete in forno o, se preferite, le salterete in una padella. Conclusa la cottura, togliete la mescolanza che si è trasformata in una crema e dopo averla versata in una zuppiera, aggiungete il prezzemolo tritato a pioggia, mescolate e cospargete i dadini di pane e servite su ciotole di porcellana. h ttp : //www. i ta l i a n os ve g l i a . com

E PER FINIRE Dolci .... Alberelli di Natale Ingredienti : 250 gr. di farina, 150 gr.di burro, 1 albume, 200 gr. di zucchero, 100 gr. di mandorle tostate, un pugno di uvetta, un pugno di canditi misti, confettini per decorare. Impastare la farina con lo zucchero, il burro a pezzettini, l'albume. Quando il composto è amalgamato unire le mandorle, l'uvetta e i canditi. Far riposare 30 minuti in frigo. Stendere la pasta col mattarello e poi con uno stampino ad alberello tagliare i biscotti. Decorare con i confettini. Metterli in forno a 180 gradi per 10 minuti. h ttp : //www. u n a d on n a . i t

Fior d’Arancio dei Colli Euganei foto: h ttp : //www. cl ke r. com /

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IL GIARDINO DELLE MUSE: LA POESIA

Ieri ... il Natale Albachiara Gasparella

Sapori antichi Gabriella Bontà

Vivo nella terra un piccolo abete odoroso della sua resina.

Labirinto di odori, Arcobaleno di sapori, Di ricette dolci o amare Piccanti e un po’ salate, Forse dimenticate.

L'Albero della Vita | dicembre 2016

Ricordo della nonna, Di mani infarinate, Di tradizioni e genuini cibi, Profumo di mele e di vaniglia, Di torte appena sfornate Che subito ti piglia. Un languore allo stomaco L’emozione ti prende... Il ricordo della mamma, Del pane suo dorato Così dolce e prelibato. Non ne ho assaggiato mai Uno più delicato Con dentro tanto amore.

Ai suoi rami ospitali semplici offerte appese da piccole grandi mani amorose e profumate pigne luminose di porpora d’oro regalo del bosco d’estate. Minuscoli oggetti inutili avvolti in ciò che resta di un cioccolatino. Angeli e stelle di compensato ricamati al traforo nastri di raso e pompons di lana arcobaleno e poi “ la letterina” promesse e desideri nell’essenza agrumata scippata ai preziosi mandarini… Fragranza di sottobosco annusata al Presepe. Accento struggente di zampogne e nenie acerbe di voci alla porta.

Sapori di cose antiche, Di schegge di un passato Che ci hanno tramandato, Che ora non ha più condimento, Perché in tanta fretta Del gusto dell’amore E’ trascorso ora il momento.

Radici Michela Trabucco Seduta sulle tue radici sicura come nel grembo che mi generò. Di corteccia ruvida e scura sei ma delicata linfa scorre in te. Verdi carezzevoli foglie fremono come brividi improvvisi sulla calda pelle scorrono. Chioma ondeggiante cullami su questo immaginario ritmo e accorda la mia anima alla tua.

h ttp: //ri cette. g i al l ozafferan o. i t/Bi scotti n i ­d i ­N atal e­al l e­m an d orl e. h tm l

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MEDICINA: Esercizio fisico e terza età Negli ultimi anni nei Paesi occidentali l’invecchiamento costante della popolazione rappresenta uno dei più importanti fenomeni sociali. In Italia l’aspettativa di vita è di 78,4 anni per gli uomini e di 84 per le donne (tra le più alte nel mondo); il 20% della popolazione è costituito da persone di oltre 65 anni di età, percentuale superiore a quella delle persone con meno di 25 anni. Nel 2050 gli ultrasessantenni saranno il 46.2% della popolazione totale, quindi, all’incirca una persona su due avrà più di 60 anni. Con l'invecchiamento della popolazione si assiste ad un aumento di alcune patologie, quali le malattie cardiovascolari, il diabete, le patologie neurodegenerative tra le quali il morbo di Alzheimer, i tumori, le malattie polmonari e quelle dell'apparato muscolo­scheletrico: questo fenomeno comporta enormi costi sociali e sanitari. Diventa essenziale pertanto la prevenzione: le maggiori aspettative di vita non devono consistere nell’aumento degli anni da vivere (spesso in cattive condizioni di salute) ma l'obiettivo finale deve essere quello di garantire agli anziani la migliore qualità della vita, magari anche convivendo con una patologia cronica, ma conservando comunque autonomia funzionale e la partecipazione attiva alla vita sociale. Tra le misure di prevenzione c'è innanzitutto l'adozione di un sano stile di vita, che includa cioè una regolare attività fisica ed una corretta alimentazione, evitando abitudini nocive come il fumo e l’alcool; vanno naturalmente associate le indagini per la diagnosi precoce, come nel caso degli screening per il tumore del seno, dell'utero, del colon, della prostata, per le malattie cardiovascolari e per il diabete. L’inattività fisica rappresenta un fattore di rischio importante per alcune tra le più comuni patologie che possono essere causa di morte, al pari del fumo, dell’obesità e delle dislipidemie. Una recente e prestigiosa ricerca scientifica statunitense ha constatato che, con una sola ora e mezza di esercizio fisico aerobico alla settimana, si riducono il rischio di disturbi cardiaci del 40%, di infarto del 27%, di incidenza di diabete ed ipertensione almeno del 50%, di mortalità e rischio di cancro al seno del 50% e del colon del 60%, ed il pericolo di ammalarsi di Alzheimer diminuisce di almeno il 30%. L’organo che più di tutti beneficia della pratica dell’attività fisica è il cuore. Col trascorrere degli anni, l’apparato cardiovascolare subisce numerose alterazioni: il cuore è un muscolo e la sua capacità funzionale si riduce con l’invecchiamento; anche le arterie si induriscono (arteriosclerosi). Nelle donne è più frequente l’alterazione del sistema venoso, con formazione di vene varicose. L’anziano che svolge attività fisica costante e regolare ha un muscolo cardiaco in grado di contrarsi maggiormente, a riposo la frequenza cardiaca è normale e, grazie alla migliore gittata sistolica, i tessuti corporei sono più irrorati e ossigenati. Migliorano infatti gli scambi gassosi collegati alla respirazione. Anche il sistema scheletrico trae un significativo beneficio dall’attività fisica. E’ noto che, con il passare degli anni, le nostre ossa si demineralizzano, divenendo molto più fragili. Le più colpite sono le donne, nelle quali si osserva una più rapida fase di perdita ossea nel corso dei primi 5­10 anni successivi alla menopausa, (perdita ossea menopausale) dovuta alla diminuzione degli estrogeni. Un esercizio fisico semplice come il camminare contribuisce a mantenere una più che discreta densità ossea, evitando pericolose fratture. Con l’attività motoria si incrementa pure la forza muscolare. Dopo i 50 anni i muscoli, specialmente quelli di braccia e gambe, perdono progressivamente forza e resistenza; la persona riesce ancora a compiere le stesse attività ma con tempi più lunghi. Dopo i 65 anni, quando la massa muscolare si è ridotta di un quarto rispetto a quando si aveva 25 anni, la fatica è più evidente; superati gli 80 anni, la forza degli arti inferiori è spesso appena sufficiente ad alzarsi dalla sedia senza l’aiuto delle mani. Questa inefficienza è la principale causa di invalidità nell’anziano che presenta andatura rigida e poco controllata, equilibrio instabile, incapacità di salire o scendere le scale o portare a casa la spesa. Aumenta il rischio di cadute e la loro gravità: le cadute rappresentano uno dei maggiori elementi di rischio per gli anziani (quasi un over 65 anni su tre cade almeno una volta l’anno ed il 60 % dei traumi avviene in casa). L’attività fisica produce effetti positivi sul metabolismo: sebbene essa non sia in grado di ridurre la colesterolemia totale e la frazione LDL, incide positivamente sull’HDL e sui trigliceridi. E’ inoltre molto utile anche nella prevenzione e nel trattamento del diabete mellito, sia riducendo la glicemia e incrementando la sensibilità dei recettori dell’insulina, sia diminuendo il grasso viscerale. Si ritiene che l’inattività fisica sia corresponsabile nel 35% dei casi di morte dovuti a complicanze di diabete mellito non insulinodipendente. Ricordiamo ancora che con l’invecchiamento si assiste ad un più generale decadimento delle funzioni mentali: un adeguato moto quotidiano contribuisce ad irrorare maggiormente il cervello e riduce la fisiologica perdita di volume della massa cerebrale. Infine l'attività fisica è in grado di prevenire o di contenere la depressione, uno dei mali più gravi e diffusi tra gli anziani. 11


Quale è l’esercizio fisico più adatto?

Non esiste (purtroppo! ) una specifica attività motoria in grado di

arrestare il processo biologico dell'invecchiamento, comunque durante la terza età si può praticare qualsiasi esercizio fisico, a patto che sia moderato e costante. S arebbe opportuno comunque sentire preliminarmente il parere del proprio Medico. flessione

forzata

in

avanti

Nelle persone d’ età più avanzata sono da evitare gli esercizi che comportano della

colonna

vertebrale

e

le

attività

ed

i

movimenti

che

richiedono

il

sollevamento di carichi pesanti.

Idealmente la prescrizione d'esercizio nell'anziano dovrebbe includere sia

l’ esercizio

di

mobilità

aerobico

articolare

che e,

in

quello

tonificazione

particolare

nei

muscolare;

soggetti

più

a

inoltre

rischio

di

andrebbero cadute

o

di

eseguiti deficit

anche

di

esercizi

di

deambulazione,

andrebbero aggiunti esercizi specifici per l'equilibrio. Premesso ciò, vi sono alcune attività sportive più adatte di altre. W a lkin g.

S port idoneo

sostenuto

all’ aria

per chi

aperta,

per

desidera semplicemente almeno

una

mezz’ ora

mantenersi

al

giorno.

in buona salute,

Gli

effetti

positivi

camminando sono

molti:

a passo rinforza

l’ apparato cardiovascolare e respiratorio, aumenta la densità ossea e la resistenza, favorisce il ritorno venoso e

tonifica

i

muscoli,

soprattutto

degli

arti

inferiori.

L’ ULS S

9

trevigiana

ha

promosso

i

“Gruppi

di

cammino”, un’ occasione per svolgere attività fisica moderata e di socializzazione, rivolta a persone adulte sia in buona salute che con presenza di fattori di rischio o patologie croniche, che consentano comunque di muoversi. Molto completo è il Nordic Walking, che richiede l’ uso di appositi bastoncini. Gin n a stica

in

a cqu a .

Ne traggono particolare vantaggio coloro che soffrono di problemi alla schiena, o di

problemi articolari, specie agli arti inferiori, o chi è in sovrappeso. Il corpo in acqua, alleggerito di parte del

B

suo peso, si muove senza sovraccaricare le anche e le ginocchia; anche la muscolatura è più sollecitata e la circolazione venosa migliora. Infine, l’ attività in acqua, specie se calda, favorisce il rilassamento muscolare e psicologico, alleviando dolori, rigidità articolari e stress.

L'Albero della Vita | dicembre 2016

Altre attività fisiche adatte agli anziani sono la bicicletta (o la cyclette), il gioco delle bocce, il giardinaggio, un’ ora di ballo la settimana.

Giuseppe Ragusa

Il Nordic Walking, l'arte di volersi bene Il Nordic Walking è una disciplina sportiva (riconosciuta ed affiliata alla FIDAL) in continua espansione nel nostro territorio, così come in tutta Italia. Abbiamo intervistato il dott. Silverio Valerio, medico moglianese, Presidente della Associazione Nordic Life e Medico sociale della Scuola Italiana di Nordic Walking. D. Dottor Valerio, cos'è il Nordic Walking? R. È un'opportunità per tutte le persone di poter cambiare il proprio stile di vita, di vincere l'inattività e la sedentarietà perché è praticabile da tutti, dovunque e a basso costo, a meno che non ci sia una problematica deambulatoria che controindichi il movimento. D. Come si pratica? R. È il recupero della camminata naturale e, attraverso l'uso della tecnica, permette di utilizzare una componente muscolare in più della semplice camminata, che riguarda la muscolatura della parte superiore del corpo. D. È necessario un corso per apprendere questa disciplina? R. Il Nordic è facile, ma la tecnica è molto precisa e quindi necessita di un apprendimento. D. Quali strumenti sono necessari? R. È necessario un buon paio di scarpe da outdoor, degli indumenti sportivi, adeguati alla stagione, ma non necessariamente tecnici e un paio di bastoncini. D. Quali sono i benefici? R. Benefici sia per il fisico, sia per la mente, sia come effetto terapeutico o preventivo di alcune patologie cardiovascolari o metaboliche, quali ad esempio l’ipertensione arteriosa o il diabete mellito. È inoltre fortemente socializzante. D. Ci sono delle controindicazioni? R. No. Non esistono controindicazioni perché riproduce un movimento naturale come la camminata. D. Per concludere dott. Valerio ....come definirebbe con una frase il Nordic Walking? R. Nordic Walking l'arte di volersi bene.

Donatella Grespi

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Ricordando: Anna Barison Ricordare Anna è come ricordare tutti i 27 anni della nostra Unitre. E’ stata la segretaria stor­ ica dal 1992 al 2014. Nel 1989 ha cominciato come coordinatrice del corso tardo pomeridi­ ano, che veniva tenuto alla Scuola media Saba. Ne era divenuta l’anima organizzatrice; i pro­ fessori di quel corso sono divenuti “suoi” figli, che seguiva con appassionato sentimento. Al­ cuni di loro ancora insegnano da noi, e la ve­ devano sempre come loro assidua studentessa.. Poi è divenuta la segretaria di tutta la nostra associazione, che ha visto crescere con orgoglio da meno di un centinaio di persone alle attuali più di 700. Noi la ricordiamo per la sua grande generosità, attenta a tutti, nei gesti grandi e piccoli, spesso anche nascosti (i mazzi di fiori, le scatole di cioccolatini...). Volitiva ed esperta or­ ganizzatrice, è divenuta la colonna su cui si reggeva tutta l’Unitre, sempre presente in ogni circostanza, pronta a risolvere qualunque prob­ lema. Aveva un particolare rapporto di simpa­ tia e fiducia con il signor Mario Cuzzolin, l’economo dell’Astori: si comprendevano per­ fettamente. Nascondeva una grande sensibilità sotto una scorza ruvida e brusca. Talora faceva baruffa, per poi riappacificarsi brontolando. Ma chi riusciva a capirla, imparava a volerle bene. In questi giorni tanti mi hanno raccontato piccoli e grandi episodi, sorridendo con gli occhi umidi di pianto.

Amava i fiori e le piante, che riusciva a far cres­ cere anche nelle situazioni più difficili; amava dipingere, anche se negli ultimi anni aveva trascurato questa passione. Negli anni in cui, pur essendo presidente, ancora lavoravo, ogni giorno mi telefonava e mi teneva aggiornata, mi lasciava le decisioni ul­ time... anche se talvolta aveva già deciso lei! Quando poi sono andata in pen­ sione e ho potuto seguire tutti i giorni l’Unitre, mi ha lasciato il ti­ mone, tenendo per sé la pura segret­ eria. Quando ha cominciato a non stare più bene, ha avuto anche la generosità di preparare chi lei riteneva potesse succederle, senza l’egoismo dell’anziano che non vuole ritirarsi. In questi ultimi due anni in cui non è più ven­ uta all’Unitre per le sue condizioni di salute, abbiamo continuato a sentirci e vederci: dopo la famiglia, il suo cuore era per l’Unitre. E noi tutti non la dimenticheremo. Ciao Anna e grazie!

Elsa Caggiani

Un'amica: Idelma Pascotto Era tra le persone più anziane iscritte all’Università della Terza Età di Mogliano e, con grande senso di responsabilità, forniva istruzioni precise e puntuali alle assistenti per l’incarico che le era stato affidato come coordinatrice. La ricordo come una persona educata, molto intelligente, colta e dalla grande personalità, semplice e sempre disponibile. Ad un certo momento, per ragioni di salute, si è ritirata ed ha desiderato che fosse ceduto a me il suo incarico. Le sue indicazioni mi sono state molto utili; da lei ho appreso come procedere nel rapporto, non sempre facile, con i docenti e le assistenti. Io mi consideravo soltanto la sua segretaria, infatti la consultavo ogni anno nella preparazione del programma ed ho voluto mantenere intestata a suo nome la mia cartellina di lavoro in Sede.

Sono andata spesso a trovarla durante la sua malattia e ricordo con molta tristezza il giorno in cui mi ha informata del suo prossimo ricovero in casa di riposo. Dopo pochissimo tempo, in una delle sue telefonate, mi ha salutato e con serenità mi ha detto che era in attesa della morte, in breve sopraggiunta. Alle esequie ho partecipato con l’affetto che si può nutrire per una persona molto cara.

Daniela Favretto 13


Eco del tempo Sono a Laurana, la mia Laurana, nella piazzetta della chiesa: sulla facciata del campanile il leone di San Marco, l’ altorilievo a colori di San Giorgio col drago nell’ antica casa di fronte, l’ uomo coi grandi baffi intarsiato nel legno del massiccio portone della casa d’ angolo; il panificio Blaske, il negozio di generi alimentari Palmic… Passo sotto il volto, l’ arco tra la chiesa e una casa adiacente. Avanzo nelle calli di

cità

vecia

tra case

grigie, scale esterne di pietra, terrazzini, glicini e gerani. Passo sotto un altro volto; la fontanella, il grande platano; al di là della strada, in basso, p o rto

il

p icco lo

di barche in attesa; oltre il molo il mare, il mio mare, blu; una strada di luce muore là dove il

mare nel ciel sconfina; Fiume, il profilo velato delle isole di Veglia e Cherso che trasformano il Golfo del Quarnero nel “mare nostro”. Mi avvio verso casa tra ville e giardini; lo sciacquio dell’ onda sui ciottoli di Bagno Tritone. Il grande cancello di ferro; la strada bianca che sale; il verde pendio da un lato, dall’ altro il mare blu, sempre più blu a mano a mano che salgo; in basso la scogliera, tra anse e sporgenze, corre nell’ infinito. I due cipressi, la scala di pietra, il cortile della cisterna. Cigola la carrucola nel pozzo. La porta. Chiusa.

L'Albero della Vita | dicembre 2016

L’ eco dei colpi battuti a quella porta la notte del 3 maggio del 1 945 ; due giovani drusi di Laurana che conosciamo, papà a presentarsi al Comando per

in vita n o

in f o rm a zio n i.

La procedura ci turba, non ne avvertiamo il senso: papà non esercita uffici pubblici,

non è implicato

in politica;

una

formalità, pensiamo, un controllo nel prender possesso della nostra terra. L’ indomani l’ abbraccio a papà: perché sento una stretta al cuore?

Istintivamente

metto

nella tasca della sua giacca

un’ immaginetta sacra che lo protegga. Non ho più visto mio papà. ­ E’ stato trasferito altrove – dicono a mamma al Comando quando chiede informazioni; poi il calvario da un Comando all’ altro

con

pellegrinare

risposte con

mia

sempre sorella

vaghe, Laura

lo

da

strazio

un

campo

del di

h ttp : //www. q rl ovra n . org /

concentramento all’ altro, rincorrendo voci che parlano di detenuti lauranesi. Con la chiusura della scuola italiana, mia sorella, maestra elementare, si trasferisce in Italia nel padovano; la raggiungo per frequentare l’ Università. Nella vicinanza del Natale, dopo che mia sorella Nives convince mamma a passare qualche giorno con noi, arriva una lettera, sofferta, di mio cognato che sente il dovere di informarci che il Tribunale del popolo ha giudicato nostro padre nemico del popolo e l’ ha condannato a morte, eseguita il 9 maggio (si era presentato il giorno 4). Il ­ NO ­ di disperazione e di rabbia di mamma grida ancora forte nel mio cuore. Non so se mio papà sia morto affogato in mare o gettato in una foiba, so che non posso, non devo perdonare. Me lo comanda l’ urlo di dodicimila voci che dalle cavità del Carso gridano la loro protesta e la condanna del disprezzo della vita umana. (La procedura per l’ arresto e la condanna era regolata da un formula identica in tutti i casi: emanazione di un ordine che proveniva dall’ alto, di un programma prestabilito; generalizzata anche la perfida vessazione psicologica del silenzio. Tito che si è unito agli Alleati per combattere contro i crimini di Hitler, avendo commesso crimini altrettanto esecrabili, era meritevole del premio del possesso dell’ Istria con Fiume e Pola?)

Licia Flego 1 4


William Congdon, La Natività E’ un quadro permeato di grande dolcezza ben diverso da altre opere, pure di Congdon, dello stesso periodo caratterizzate da tinte più aspre e da forme più cupe. Evidentemente il soggetto gli ha suggerito questa mutazione di registri cromatici e formali. E’ una “Natività” che si allontana nettamente da altre interpretazioni date dai grandi maestri. La Madonna è raffigurata china verso il Bambino con un atteggiamento che dimostra come solo una mamma sa porsi con la sua creatura. Maria è seduta su un disadorno giaciglio­ mangiatoia, non compare né il bue né l’asinello, anche San Giuseppe è assente. San Giuseppe in quanto padre putativo veniva spesso raffigurato, nell’iconografia corrente, in un angolo, solitario, distaccato dal resto della scena. Congdon non ha voluto ricorrere a questo stereotipo. Il soggetto del fatto storico religioso è solo la Madonna con Gesù. Un senso di solitudine, accentuato dalla composizione ad imbuto, avvolge Maria. E’ quel senso di solitudine che prende quando il compito che ci è dato sembra superiore alle nostre forze. Maria era sola e titubante anche nell’Annunciazione. Un‘esile tettoia a baldacchino protegge la Madonna ed il Bambino. La composizione ad imbuto è difficilmente riscontrabile in altri pittori. Nella poetica congdoniana invece è spesso presente il ricorso a spaccature, buchi, voragini che nei soggetti a carattere laico tutto inghiottono come paurosi vortici. Qui, invece che di voragini e buchi, si può parlare di esplosione che si apre verso nuovi orizzonti, di un varco a imbuto che ci fa vedere ciò che è sempre stato, ma che solo adesso si manifesta: è la conoscenza reale di Dio che diventa persona attraverso la nascita del suo Figlio. Dio ha smesso di essere un’entità astratta e ha assunto sembianze umane. La grotta, come per incanto, smette di essere un tugurio e si trasforma in un luogo di luce che accoglie il Salvatore. Nella parte superiore della composizione una moltitudine di angeli festanti annuncia al mondo la nascita di Gesù. (N.d.R.) ­William Congdon, nel 1942, all’entrata in guerra degli Stati Uniti si arruolò volontario come autista di ambulanze nell’American Field Service, un’associazione animata da ideali di pace e di solidarietà. Partecipò alla campagna del North Africa (El Alamein), a quella d’Italia e nel 1945 fece parte dell’opera di soccorso nel lager di Bergen­Belsen in Germania. A contatto con tante bassezze umane si può maggiormente capire che cosa abbia voluto significare per lui la “Natività”. Nel 1959 si convertì alla fede cattolica. IL dipinto della Natività, attuato nel 1960 è stata esposta una sola e unica volta nell'agosto del 1961 ad Assisi, presso la Pro Civitate Christiana, è tenuta in custodia dal Ministero per lo Sviluppo Economico. Pittura ad olio ad oro e argento su masonite. l'immagine: http://congdonfoundation.com

Paolo Baldan 15



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