Domine de Astores (8x52') - pitch deck

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LA SERIE

LA PRIMA AVVENTURA DELLA SERIE

L’amore è un falco con artigli di velluto. (Kurt Vonnegut)

MAMMARRANCA

Sinossi Soggetto di Serie tv 8x50’ crime drama mistery

Remo è stato un falconiere.

Come suo padre.

Come suo nonno - e così via, prima di lui.

E come avrebbe voluto che diventasse anche suo figlio, Milo.

Però Milo è scomparso inspiegabilmente, a soli quattro anni - insieme alla sua giovane maestra e ad altri quattro piccoli compagni di scuolaspezzando una tradizione di famiglia, e sovvertendo l’ordine naturale delle cose.

Quelle scomparse hanno mangiato da dentro non solo Remo, ma un’intera comunità. Perché i genitori dei cinque bambini erano cresciuti insieme, nel piccolo paese sardo di Aggius: coetanei, e amici fin dall’infanzia.

Ognuno ha affrontato il mistero - e poi il lutto - a modo suo, restando in paese a guardare biciclettine abbandonate nei cortili, lasciando giochi sui balconi a prendere vento e acqua, sentendo, in lontananza, le voci e le risate dei figli degli altri… E sperando, chissà, che si potesse ricominciare in qualche modo.

Ma per qualcuno, a volte, restare è impossibile.

Remo, per un anno intero, ha setacciato la Sardegna insieme al suo falco Galvano: affidando la speranza di ritrovare i bambini al suo sguardo dall’alto, alla sua vista acutissima e al suo istinto.

Ma non ha trovato niente. E così un giorno, di punto in bianco, ha abbandonato tutto: Aurora, sua moglie e madre di Milo; il suo falco, Galvano; la sua isola adorata, la Sardegna. E gli amici di sempre: i genitori degli altri bambini con i quali, all’indomani della scomparsa, si era promesso di non abbandonare mai Aggius, e di “tenere sempre una luce accesa”, affinché i figli perduti potessero ritrovare la via di casa.

Ha attraversato il mare e si è trasferito “in continente”, dove ha consumato una specie di “suicidio esistenziale”, iniziando a lavorare come custode di un parcheggio notturno.

Ma quattro anni dopo, in pochi minuti, tutto cambia: il falco Galvano “consegna” al padre di Remo l’inconfondibile pendaglio che Milo portava al collo il giorno in cui è scomparso, e poco dopo la maestra che quel giorno è sparita con i bambini, Xenia, viene ritrovata priva di coscienza sul bordo di un torrente: nuda, coperta di cicatrici, i capelli lunghi come se non li avesse mai tagliati in questi anni.

E Remo torna.

Il falco che lui ha abbandonato ora è qui davanti a lui, ma è ostile, o forse non lo riconosce più. Remo però non desiste: ha bisogno di lui. E finalmente il falco spicca il volo. Remo lo segue a bordo della sua vecchia moto. E dopo un lungo viaggio, Galvano lo conduce fino a una cavità nella roccia, una piccola grotta… nella quale Remo ritrova Milo. A differenza della sua maestra, il bambino sembra in ottima salute, pulito e ben vestito. Ma non parla, non riconosce Remo e anzi ne sembra spaventato.

Arriva sul posto anche Aurora, la madre di Milo. Non è da sola: insieme a lei c’è Antonio Sanna, il comandante dei Carabinieri che segue le indagini fin dall’inizio. Lui e Aurora si sono conosciuti in quella occasione… e adesso stanno insieme. Di più: Aurora aspetta un bambino da lui.

Ripartono le indagini. Vecchi fascicoli, chiusi forse troppo frettolosamente, vengono riaperti, e si inaugurano nuove piste investigative… anche se né Xenia né il bambino sembrano in grado di poter contribuire, visto che lei è in coma, nel reparto di terapia intensiva, e lui è chiuso in un ostinato mutismo.

Eppure Remo si convince che i due possano essere utili ad arrivare alla verità.

Perché Xenia porta sul corpo delle profonde cicatrici, che per Sanna sono solo la prova della crudeltà dei suoi sequestratori, mentre Remo si convince che siano molto di più: un codice in attesa di essere decifrato.

E perché Milo, anche se non parla, comunica, a suo modo: lo fa attraverso il canale misterioso ma profondo che ha stabilito con il falco Galvano, e attraverso i suoi disegni, altrettanto misteriosi, ma nei quali Remo crede che siano nascosti degli indizi.

Le indagini perciò si biforcano:

Sanna, carabiniere molto stimato per la sottigliezza dei suoi ragionamenti deduttivi, percorre le vie “classiche” dell’investigazione, producendo un racconto che si svolge secondo le regole dell’indagine classica.

Remo percorre invece strade laterali, visionarie, legate non tanto al ragionamento quanto all’intuizione. Da quando è tornato in Sardegna, ha pian piano ritrovato se stesso e la propria visione del mondo - la stessa dei pastori e dei contadini galluresi cresciuti negli stazzi, proprio come lui: una visione che lascia tantissimo spazio all’“invisibile”, alla magia, e al “dialogo” con le “entità” (non sempre benevole) che popolano la natura.

E mentre le piste investigative di Sanna producono solo piccoli passi avanti (quando non si fermano su binari morti), Remo arriva a scoperte sorprendenti, che neanche lui sa spiegare. Un giorno, calandosi in un pozzo, trova lo scheletro di un bambino… Come può convincere Sanna che a condurlo lì sono stati un sogno che ha fatto, un disegno di suo figlio, e lo speciale legame “telepatico” tra Milo e il falco?

Gli esami scientifici rivelano che le ossa appartengono a un bambino, sì… ma morto quarant’anni prima. E Remo va a trovare in carcere la donna che all’epoca aveva ammesso il delitto, senza mai rivelare dove avesse nascosto il piccolo cadavere. La donna gli racconta le circostanze in cui è maturato il suo delitto orrendo: frequentava un uomo violento, che un giorno, mentre lei stava facendo il bagno nella vasca, aveva tentato di ucciderla. Lei si era salvata. Ma aveva perso il bambino di cui era incinta. Quell’uomo aveva un figlio di cinque anni da un’altra donna. E lei, per vendicarsi, lo aveva preso e gettato nel pozzo: morte per morte, acqua per acqua. Poi la donna rivela a Remo che non è il primo che viene a trovarla: pochi giorni prima è venuta un’antropologa, Fiamma.

Remo contatta la giovane antropologa, che presto diventa la sua complice nell’indagine, mettendolo sulle orme di Mammarranca: la strega della tradizione sarda che abita le fontane, i pozzi, i fiumi e il mare, sempre pronta ad afferrare con le sue mani adunche i bambini che si sporgono troppo sull’acqua, e a tirarli nel fondo. Su questo personaggio Fiamma ha raccolto una vastissima documentazione, tra studi accademici e casi di cronaca legati a infanticidi compiuti da donne.

E mentre Remo osserva questi documenti, riaffiora dagli strati più abissali della sua memoria il racconto di Mammarranca, così come era stato fatto a lui da piccolissimo:

Una giovane madre, levatrice e accabadora, un giorno fu chiamata a far nascere un bambino: un parto difficile, impossibile… e la giovane non riuscì a salvare né la madre né il figlio. Il vedovo della donna allora sottrasse alla levatrice il suo figlioletto, e per vendetta lo affogò. Il dolore per la perdita del suo piccolo la rese eterna e l’odio, così profondo, la trasformò in un demonio assetato di vendetta: avrebbe atteso nelle profondità di ogni specchio o corso d’acqua, pronta a strappare ad ogni padre e madre il dono più prezioso, proprio com’era stato fatto a lei. Quanto somigliano i racconti legati a questa figura mitica, collegata alla tradizione più ancestrale della Sardegna, alle tragedie che hanno colpito Aggius, con i suoi bambini scomparsi!

Mentre porta avanti le sue indagini, Remo deve confrontarsi con dei nodi emotivi molto complessi: C’è il figlio, Milo, con i suoi silenzi, i suoi misteri, le sue paure. La psicologa che lo segue ha detto che gli gioverebbe ritrovare un clima familiare sereno, e allora Remo e Aurora tornano nella casa dove vivevano prima della tragedia, comportandosi (o almeno provandoci) come se fossero ancora quella famiglia. Se pensiamo che Aurora aspetta un figlio da un altro uomo, capiamo quanto possa essere difficile…

E ci sono i suoi amici da una vita - le quattro coppie che hanno perso i figli insieme a lui - che non gli hanno perdonato di essersene andato, e con i quali è molto complicato ritessere i rapporti. L’unico che non gli serba rancore è Olimpio: che soltanto un anno prima della scomparsa degli altri bambini, insieme a sua moglie Rosi ha subito lo stesso lutto. La loro figlia è scomparsa mentre facevano una grigliata nel bosco insieme agli amici di sempre, ed è stata ritrovata sulla riva del mare, affogata. Olimpio conosceva il dolore del lutto ed è stato vicino ai suoi amici. E adesso è l’unico ad avere riaccolto senza riserve Remo. E ad ascoltare le sue confidenze a proposito di questa strana indagine della quale è difficile parlare a chiunque…

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Il giallo svelato tra realtà e mystery

…Le indagini di Remo e Fiamma, sospese tra “reale” e “magico”, li portano infine a individuare un posto dove sembra che lo spirito di Mammarranca sia particolarmente presente - e dove, quindi, sperano di poter ritrovare i bambini. Vi si dirigono in automobile… Ma un vento di una forza sovrannaturale trascina l’auto in un grosso lago limaccioso che quasi li imprigiona: Mammarranca non vuole essere trovata, è chiaro! Risvegliatosi in una camera d’ospedale, Remo scappa e riprende la strada, questa volta da solo, per la destinazione che ha identificato insieme a Fiamma.

Nel punto in mezzo al bosco dove convergono i “segni” trova uno stazzo. E nello stazzo… Olimpio e Rosa. Che errore ha commesso… tutta la sua indagine è stata una stupida pista falsa - recrimina. Ma mentre si lamenta con i suoi due amici, si accorge che dal silenzio di quella casa isolata nel mezzo del bosco escono delle voci di bambini… Allora lui e Fiamma non si erano sbagliati: è arrivato nel posto giusto, e i rapitori li ha proprio davanti!

Il piano di Olimpio e Rosi aveva preso forma dopo che la loro bambina era stata rapita dal mare - e poi restituita dalle onde senza vita. Dodici adulti non erano bastati per salvarla da una morte assurda. E Rosi aveva convinto il marito che ognuna delle coppie che non erano state in grado di vigilare sulla loro bambina meritava di subire lo stesso strazio che stavano vivendo loro. Si replicava così il mito di Mammarranca, che uccide i figli degli altri per vendicare la morte del proprio. La variante, in questo caso, è che i bambini non erano stati uccisi. Rapendoli, Rosi non voleva soltanto vendicarsi, ma anche farne i propri figli. E nel tempo era andata esattamente così: crescendo in quella specie di bunker sotterraneo pieno di giocattoli, anno dopo anno i cinque bambini si erano dimenticati della loro vita passata, e avevano finito per riconoscere lei come madre. Intanto, in una cisterna a venti metri da lì, languiva la loro maestra, Xenia. Ed era proprio quella cisterna la chiave di tutto. Era lì che si annidava lo spirito Mammarranca. Che durante la prigionia di Xenia aveva torturato il suo corpo, imprimendovi i propri segni, ma non aveva conquistato la sua mente: d’altra parte, già aveva trovato la propria incarnazione più potente in Rosi - nella sua disperazione all’indomani della morte per acqua della sua bambina.

Quando Xenia, dopo essere riuscita a evadere dalla cisterna, si è intrufolata nel bunker, è riuscita a portar via solo Milo. E poiché Olimpio la inseguiva, si è separata dal bambino nascondendolo nella piccola grotta dove lo ha ritrovato Remo - e poi, nella fuga, è caduta in un torrente impetuoso che se l’è portata via, e sul cui argine è stata ritrovata in coma

Proprio mentre Olimpio, smascherato da Remo, gli punta contro il fucile, sopraggiunge come una freccia il falco, che lo attacca e lo disarma…

Olimpio è neutralizzato… Ma Rosi scompare…

Ormai è completamente preda di Mammarranca - è la sua più recente incarnazione: ancora libera, chissà dove, e tutt’altro che sconfitta!

Adesso che la storia di Rosi va ad aggiungersi al voluminoso fascicolo che Fiamma ha raccolto su Mammarranca nel corso degli anni, vediamo qualcosa che ci colpisce profondamente: le diverse incarnazioni della strega (ritratte, o filmate, o fotografate) si somigliano tutte fra loro in modo incredibile.

Così tanto da far pensare che siano la stessa persona.

DUE PIANI TEMPORALI, TRA PRESENTE E PASSATO

In questa breve sinossi ci siamo limitati a raccontare il piano del presente. Ma la serie sarà attraversata spesso dai racconti del passato.

La linea del presente seguirà Remo tra indagini razionali e misteri da illuminare, per scoprire cosa possa essere accaduto a suo figlio e agli altri bambini scomparsi.

La linea del passato seguirà le coppie che hanno perso i loro bambini, dai giorni che precedono la scomparsa (quattro anni prima) fino ad oggi: perché queste coppie rappresentano i diversi volti di uno stesso dramma, e perché è dentro le loro vicende che si nascondono i tasselli del puzzle che lo spettatore deve ricostruire insieme a Remo.

NOTE PER LA SECONDA STAGIONE

La prima stagione ha fornito molte risposte e chiuso, almeno in apparenza, la vicenda principale:

i bambini scomparsi sono stati liberati e sono tornati alle loro famiglie.

E abbiamo scoperto che dietro il “piano criminale” dei loro rapitori, Olimpio e Rosi, non c’è soltanto un sentimento personale di vendetta, ma anche la furia sovrannaturale di Mammarranca.

Tutto chiaro allora? Tutto chiuso? No.

Perché Rosi, la più recente incarnazione di Mammarranca, è sfuggita alla cattura, ed è ancora libera di fare del male.

Ma anche perché, come vedremo in questa seconda stagione, lo spirito di Mammarranca può trovare sempre nuovi corpi nei quali incarnarsi…

E poi: i bambini sono tornati alle loro famiglie, sì. Ma è forte il peso dei quattro anni passati in una specie di bunker, dove hanno finito per amare una madre e un padre ai quali adesso sono stati sottratti, per essere restituiti a genitori che non conoscono più. Così, alcuni sono vittime di incubi, altri sono violenti, altri ancora a volte spariscono per tornare nel luogo dove sono stati trovati. E tutti condividono l’identica laconicità. Perché non parlano? C’è un segreto che continuano a nascondere?

Oltretutto, ad Aggius la vita si è fatta più complicata, soprattutto per le famiglie dei bambini scomparsi. Dopo il loro ritrovamento, infatti, sono trapelate notizie che legano la vicenda ad aspetti sovrannaturali. Ma tutto è stato raccontato nei toni approssimativi, enfatici, “scandalistici” tipici dei giornalisti in cerca di scoop, o di blogger in cerca dei clic.

Da un giorno all’altro, questo paesino di 1.411 anime è finito al centro dell’attenzione di spiritisti, satanisti, complottisti… E se qualcuno tra i suoi abitanti ha deciso di approfittarne per ricavarne benefici economici (è apparso in paese un chiosco specializzato in souvenir di Mammarranca e delle molte altre “divinità” del pantheon sardo), la maggior parte ne è molto infastidita.

La calma del paese è spezzata di continuo da curiosi, da gruppi di fanatici che vengono in pellegrinaggio alla ricerca delle “radici del male”, e da giornalisti senza scrupoli che provano a intrufolarsi nelle vite delle famiglie toccate dalla tragedia e che raccontano Aggius come un luogo maledetto.

Remo, che si è di nuovo stabilito al paese, soffre di tutti questi squilibri, a cui si aggiunge una situazione personale complessa.

Da un lato ci sono Aurora e Milo, dall’altro c’è Fiamma.

Per Aurora lui adesso è l’uomo che ha ricomposto la famiglia sconfiggendo il Male, e qualche volta, segretamente, vorrebbe che la bambina che porta in grembo fosse figlia sua, e non di Sanna - e Sanna, acuto indagatore dell’animo umano, se ne accorgerà presto…

D’altra parte, le avventure che Remo e Fiamma hanno condiviso li hanno molto legati: complici nelle indagini, hanno stabilito una complicità speciale anche nella vita…

In più, dopo aver salvato la vita a Remo disarmando Olimpio, Galvano è scomparso: è stato ferito, è volato via, e non è più tornato. È un grande dolore per tutti, ma soprattutto per Milo, perché tutti i suoi progressi emotivi, che erano legati al suo rapporto con il falco, si sono completamente bloccati…

Questi, dunque, sono i personaggi, l’arena, e lo “scacchiere psicologico” della seconda stagione.

E poi ci sono i fatti: gli eventi misteriosi e le morti sospette su cui (come nella prima stagione) indaga con i suoi affilati strumenti logici e scientifici Sanna.

C’è il sabba organizzato dai fanatici arrivati da ogni parte per celebrare il mistero feroce di Aggius: travestiti da Mammarranca, come in un carnevale morboso e funereo, compiono riti strani e posticci… ma qualcuno di loro non sopravvive alla “festa”: è solo la morte goffa e spettacolare di qualche nerd, o il Male ha già ricominciato a operare, a solo poche settimane di distanza dalla liberazione dei bambini?

C’è poi la morte atroce e misteriosa di uno strano personaggio che spicca in mezzo alla schiera dei “fanatici” venuti ad Aggius per nutrirsi di mistero. Si definisce un “giramondo alla ricerca degli epicentri del Male”. È inquietante, luciferino, e più che uno studioso sembra un vero e proprio demonio - l’incarnazione di chissà quale demone della tradizione sarda…

E, in questo Grande Male che sembra aver preso di mira Aggius, c’è la morte misteriosa di Don Mauro, il parroco. Una morte così enigmatica da attirare l’attenzione della Chiesa, che invia nel paesino, come sostituto di Don Mauro, un esorcista, con il compito segreto di indagare sulla presenza, ad Aggius, del demonio. Tutti questi eventi aprono piste investigative, che sembrano inesorabilmente rivelarsi “false piste”. Ma danno questa impressione solo perché Sanna le “legge male”: viste in un’altra prospettiva, e retrospettivamente, si riveleranno invece parti dello stesso racconto nero, diabolico…

…Un vasto racconto la cui trama è ordita, ancora una volta, da Mammarranca. È stata smascherata e privata dei bambini. Ed è diventata una furia, in balia di un implacabile desiderio di vendetta contro tutti quelli che l’hanno combattuta. Sono opera sua le morti misteriose, gli eventi inspiegabili. Che “a guardarli dall’alto” (come solo riesce a fare Galvano, che è tornato) hanno la forma di un cerchio che sempre più si stringe attorno all’uomo che l’ha sconfitta: Remo.

È un avversario tremendo, Mammarranca, perché ha molte facce: una per ogni donna in cui si incarna.

Abbandonata Rosi (quando Remo la ritrova è ridotta a una specie di involucro svuotato, quasi immemore di tutto il male che ha commesso), Mammarranca troverà incarnazioni sempre più potenti e insidiose.

Xenia, per esempio: al suo risveglio dal coma sarà una testimone assai inattendibile, un personaggio carico di ambiguità, sospeso tra la dolce maestra che era prima di scomparire e l’essere dai tratti diabolici che il suo aspetto aveva prefigurato…

E infine, quando lo scontro con Remo diventa frontale e spietato, Mammarranca si presenterà nella più pericolosa e dolorosa delle incarnazioni: Aurora.

Non ha ancora partorito. È una donna incinta: la quintessenza della forza creatrice. Ma sotto la possessione di Mammarranca, sarà anche potentissima forza distruttrice (proprio come Durga, per andare a pescare in un altro potente pantheon, quello indù).

Mammarranca vuole tutto. Vuole togliere a Remo tutto ciò che ha di più caro. Perciò, dopo essersi incarnata in Aurora, vuole portargli via anche la bambina che Aurora ha appena partorito.

E vuole prendersi Milo, e Galvano.

Sarà proprio il falco a stendere le sue grandi ali protettrici sopra il bambino e a salvarlo.

Sarà il falco, con il suo sguardo aereo, affilato, a vedere quello che dal basso non si riesce a scorgere.

Sarà il falco a trasmettere a Milo, attraverso sogni e visioni, informazioni cruciali su luoghi e persone che porteranno avanti l’indagine.

LA FALCONERIA E LA SARDEGNA

La falconeria e la Sardegna

Il falco, come personaggio e punto di vista, rende la serie originale e innovativa, ed è anche una delle vere sfide del nostro racconto.

L’arte della falconeria nasce in Asia intorno al II millennio a.C. e arriva in Europa con le invasioni barbariche. Ma è proprio in Sardegna, nel Trecento, che viene redatto (dalla regina Eleonora di Arborea) il primo editto al mondo con cui si protegge il falco, sancendo (e rilanciando) un rapporto antico e inestinguibile tra l’animale e gli uomini e le donne di quest’isola.

Classici della letteratura (“L’astore” di T.H. White), recenti best-seller internazionali (“Io e Mabel – Ovvero l’arte della falconeria” di Helen Macdonald) e testimonianze dirette di falconieri-filosofi (“Il falco sa che per andare più in alto bisogna volare controvento”; “Gli uomini agiscono per schemi… i falchi no, si fanno guidare dall’istinto e dalle correnti”) sono le nostre fonti privilegiate per costruire un racconto documentato - quindi veritiero e mai generico - sui falchi e sull’arte della falconeria.

DAL FOLCLORE ALLA SERIE

Mammarranca: dal folclore alla serie.

I nuraghi, le Tombe dei Giganti, le Domus de Janas… Aggirarsi per la Gallura significa confrontarsi con resti di architetture misteriose, spesso incombenti: quasi sempre sepolture, a cui però la tradizione ha assegnato funzioni magiche. Allo stesso modo, misteriosa e incombente è la natura, di fronte alla quale ciascun uomo è troppo piccolo. Tutto ciò che può fare per non soccombere è provare a rendersi propizie, attraverso una congerie di riti, le “presenze invisibili” che la abitano - un pantheon vastissimo, di cui fa parte anche Mammarranca, la “versione acquatica” di streghe omologhe che abitano la natura (Mama e Su Bentu, che con i suoi lunghissimi capelli porta via i bimbi che escono di casa nelle giornate di forte vento; Sa Mama e su frius, che nelle fredde giornate invernali avvolge i bambini nel suo mantello di neve, ecc.)

Storie per spaventare i bambini, raccontate - da adulti ancora più spaventati: pastori che resistono al sonno per il timore di essere aggrediti da Ammutadori, il demone che ti strangola quando sei addormentato; venti sibilanti e ululati di cani che preannunciano il più temuto degli incontri, quello con la processione dei morti, Sa Rèula - per scampare alla furia dei defunti si può sperare soltanto di riconoscere tra loro un parente o un compare, e poi recitare senza errori le dodici parole di San Martino…

Storie che esistono da sempre e che non se ne vanno, anche se provi a razionalizzarle: in Sardegna mistero, magia e “realtà” sono legati inestricabilmente.

Perciò il mystery, qui, si rivela il genere in grado di produrre il racconto più allettante ma anche, paradossalmente, più “realistico” della Sardegna - in particolare della Gallura.

E Mammarranca, per la sua speciale ferocia, frutto di una storia straziante e crudelissima, ne è l’ideale “protagonista occulta”.

DAL FOLCLORE ALLA SERIE

DAL FOLCLORE ALLA SERIE

DAL FOLCLORE ALLA SERIE

DAL FOLCLORE ALLA SERIE

CASTING WISH LIST

1 - REMO - IL PROTAGONISTA -

FALCONIERE CONTROVERSO E PADRE DI MILO IL BIMBO SCOMPARSO- NATO IN

GALLURA MA FUGGITO NEL CONTINENTE - E’ UN CLASSICO UOMO DI RITORNO

CHE METABOLIZZA A FATICA I CONTRASTI TRA UN AMORE VISCERALE PER IL

TERRITORIO E LA DIFFIDENZA PER CHI NON LO COMPRENDE A PIENO -

GALLURESE SI’ MA ANCHE CIVILIZZATO DAGLI ANNI DI “ESILIO” NEL NORD

ITALIA - E’ UN SOLITARIO MA HA UN’INTESA SIMBIOTICA CON UN ALTRO

ANIMALE SOLITARIO COME LUI: GALVANO, IL SUO ASTORE CON CUI FA COPPIA

INSEPARABILE

REMO

In questo ruolo : ALESSANDRO BORGHI (maschio alfa di poche parole ma molto dinamico) (DIAVOLI, IL PRIMO RE)

CLAUDIO SANTAMARIA (archetipo spirituale del Magician che però a volte sa sfoderare gli artigli (JEEG ROBOT)

CAPITANO SATTA

2 - CAPITANO SATTA - CAPO DELLA STAZIONE DI TEMPIO -

CARABINIERE INTEGERRIMO MA SEMPRE SOSPETTOSO NEI CONFRONTI DI REMO CON CUI COVA ANCHE UN COMPLESSO ANTAGONISMO PERCHE’

AMANO LA STESSA DONNA (AUTORA) - UOMO DAL CARATTERE FERREO SANGUIGNO SPIETATO CHE NON RIESCE A COGLIERE I SOTTILI FILI

SPIRITUALI CHE LEGANO REMO AL SUO FALCO E AD ALTRI FENOMENI ESOTERICI CHE FANNO PROGREDIRE LE INDAGINI, FUORI DALLA SFERA

RAZIONALE ED EMPIRIC

LORENZO RICHELMY (sguardo truce, animo diabolico ma integro nel suo corredo di valori) (MARCO POLO)

BEPPE FIORELLO (uomo del sud dallo sguardo buono e generoso ma che in realtà cela il dissapore verso la trasferta in Sardegna, terra in cui lui stesso

è ospite e rappresentante della Legge)

AURORA

3 - AURORA -

LA EX MOGLIE DI REMO CON CUI RESTA LEGATA DA UN SENTIMENTO MAI COMPLETAMENTE CORROSO DALLA MISTERIOSA SCOMPARSA DEL LORO PICCOLO MILO E DALLA SUCCESSIVA FUGA DI REMO NEL CONTINENTE

CATERINA MURINO (sarda, nata a Cagliari, grande raffinatezza espressiva, una regina nei modi, potrebbe essere un’ideale reincarnazione di Eleonora d’Arborea, prima regina di Sardegna e madre della falconeria moderna)

4 - ANGELO - IL NONNO FALCONIERE -

SAGGIO INTERPRETE DI SEGNI E FATTI GALLURESI E DEL NORD SARDEGNA - GENERATORE INSAZIABILE DI RACCONTI E BATTUTE PER SDRAMMATIZZARE LA TENSIONE - FINE CONOSCITORE DI UOMINI MA SOPRATTUTTO DI DONNE

BENITO URGU

(monumento della cinematografia sarda, sardo vero, famoso cabarettista che non ride mai, battuta pronta e sguardi che dicono ancora di più)

ANGELO

LOCAL CAST

SIA FONDAMENTALE LAVORARE CON ATTORI SARDI PER GLI PROTAGONISTI. L’ AUTENTICITA’ DEI LORO VISI DARANNO

CARATTERE LOCAL DELLA SERIE. TRATTI E PERSONALITA’ INEDITE TELEVISIVE FINO AD ORA PRODOTTE.

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