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NEL CUORE DELLA CITTÀ

Teatro Comunale “Raffaele Lembo” - Canosa di Puglia

La “teatralizzazione” dell’antico di Marisa Corrente*

L’area archeologica inglobata negli spazi sotterranei del Teatro Lembo: ecco il nuovo meeting point da cui far partire gli itinerari di visita della città antica. La gestione integrata e partecipata del bene culturale inteso come percezione della vitalità del tessuto antico nello spazio “rinato” del teatro costituisce la grande sfida dell’operazione di alto valore progettuale messa a punto in questi anni. Si è trattato di ricucire e ricostruire le membra sparse della città archeologica, caratterizzata dalla particolare complessità della stratificazione urbana. Il contributo della ricerca archeologica alla costruzione dell’identità di un luogo è immediatamente percepibile nella suggestione del paesaggio archeologico che, tra istanze di conservazione e progettualità di fruizione dell’edificio, è entrato a far parte come linfa vitale della storia e dell’immagine dello spazio teatrale di Canosa. La problematica di conciliare i dati archeologici con la realizzazione di un teatro non è nuova nel territorio pugliese. Il teatro Verdi di Brindisi sorge “sospeso” sull’area archeologica di San Pietro degli Schiavoni. Il valore aggiunto dato dalla possibilità di approfondire la conoscenza della storia archeologica della città romana di Brundisium si è espresso nella necessità inderogabile di legare all’essenza stessa del teatro il progetto di conservazione e valorizzazione. Anche il teatro di Canosa ha “radici”culturali profondamente integrate nel suo tessuto. La dimensione materiale delle evidenze, le relazioni spaziali che legano lo spazio

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musealizzato sotterraneo con la città antica sono rafforzate dalla percezione che l’edificio-teatro nella sua crescita verticale non ha distrutto e smembrato, ma ha inteso conservare e valorizzare. Evidente la potenzialità informativa del teatroimmagine. Il teatro non è uno spazio rigido giustapposto al tessuto antico, ma, per la sua stessa natura, vive, comunica e ricompone le tensioni e i conflitti della storia e del tempo. Il momento di sintesi non è nell’esposizione autoreferenziale della realtà archeologica o nella comunicazione spettacolarizzata. Qui lo spazio archeologico non è una superficie inaccessibile ma una costruzione di senso. La introiezione delle strutture antiche nella teatralità dello spazio chiuso come in una scena costruisce un evento. L’esperienza di percezione è nello stesso tempo reale e simbolica. La città antica è al di là dello spettacolo, della messa in scena. Si sottrae alle regole del palcoscenico, alla tendenza di museizzazione, ai condizionamenti dei qualsivoglia operazione di sacralizzazione. La città antica non si lascia condizionare dalla uniformità dei modelli imperanti di consumo “veloce”. La città antica non è riassorbibile nella capacità di “gradimento” del pubblico. La dimensione della città antica è pluricentrica nel fluire di micrionarrazioni che fanno riscoprire il linguaggio e la significatività dell’antico.

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