Touring 09 / 2020 italiano

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Velosolex – una fenice nata dalle ceneri Con l’odierno boom delle e-bike si dimentica che la strada verso la bici a pedalata assistita è stata lunga. La svolta risale all’emergenza del periodo bellico, con l’invenzione della due ruote tutt’oggi di culto Velosolex.

TESTO HEINI HOFMANN

G

ià nel 1895 l’inventore francese René Gillet ebbe l’idea di montare un motore sulla ruota anteriore di una bicicletta. Mentre i tecnici tedeschi restavano ancora scettici sul motore a due tempi e le catene a rulli di trasmissione, in Francia scoccava la scintilla. Nel 1891 era già nata la Ixion, una bici con motore due tempi a trazione anteriore. Presto ne furono dotate anche le biciclette tedesche (Sigurd) o ne vennero costruite su licenza nelle officine Komet. Alla Ixion seguì l’anno dopo, sempre in Francia, il ciclo-trattore con motore ausiliario a quattro tempi; anch’esso ebbe diffusione all’estero. Ma il grande successo doveva ancora venire.

La necessità aguzza l’ingegno L’affermazione definitiva della bicicletta a trazione autonoma arrivò però – non a caso – durante la seconda guerra mondiale: nella loro azienda di radiatori per autobus e camion, due giovani imprenditori parigini, Maurice Goudard e Marcel Mennesson, costruirono un carburatore che successivamente prese il nome di Solex. Più tardi questo nome fu dato anche alla loro fabbrica di biciclette, un altro pilastro della loro impresa. Infatti, nel 1940 era nato il prototipo di una bicicletta ad autotrazione con motore a due 22 touring | settembre 2020

Veicolo di culto Il Velosolex è stato l’incarnazione del velocipede dello stile di vita francese.


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