Thype!

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07 / in un suo progetto grafico la scelta del carattere ricade in una stretta cerchia o non ha limiti?

civico 13, andrea zanchetta / Pur esistendo le eccezioni e le necessità specifiche, col tempo ci si ritrova tra le mani un set più o meno definito di caratteri prediletti, penso si tratti di un processo inconscio e spontaneo. In alcuni casi l’utilizzo ripetuto di una certa famiglia di caratteri va persino a coincidere con l’identità stessa di un designer. È difficile sfuggire alla propria forma mentis.

ff3300, alessandro tartaglia / Scelgo tra i 50.000 caratteri della mia libreria, più quelli che mi faccio consigliare da alcuni amici con cui amo discutere di tipografia. Ovviamente se sono in difficoltà cerco qualcosa di nuovo. Secondo me è importante continuare sempre ad avere curiosità per ciò che è nuovo e non ci appartiene.

giancarlo iliprandi / In teoria un progetto dovrebbe nascere e crescere fuori da ogni limitazione. Ma tendiamo, per nostra natura, a ritenere certi segni più idonei degli altri a rappresentare la nostra via alla comunicazione. La scelta vorrebbe essere razionale, spesso invece si fa emotiva o caratteriale. È abbastanza gratificante pensare che non ci sono limiti, se non quelli della nostra coerenza grafica. Forse è solo un fatto di cultura.

ls graphic design, marta bernstein / Non credo nella scuola Vignelli secondo cui ad un grafico bastano 5 caratteri: le potenzialità della tipografia e del type design contemporaneo sono talmente ampie che sarebbe un peccato non approfittarne. Per ogni progetto esiste sicuramente un carattere che funziona, e se ne può comunque progettare un altro.

leonardo sonnoli / Ha il limite della mia conoscenza, del mio gusto e della mia capacità di usarli.

tank boys / Siamo abbastanza limitati. Ci piace usare i caratteri che sappiamo usare, quelli di cui conosciamo il comportamento.


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