Tattovisione

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a contatto quotidianamente con loro, e diciamolo anche un pizzico di spirito creativo mi hanno accompagnata in questo percorso, anch’io come te ho frequentato l’Accademia di Belle Arti.

Quanto ti ha dato in termini emozionali lavorare con loro?

In realtà, forse l’unica cosa che mi ha dato è stato questo! (sorridendo) Non cerchi la fama o il successo se intraprendi questo tipo di professione. Per me da sempre, lavorare con i bambini è un’esperienza meravigliosa, poi nella fattispecie con i bambini non vedenti è stata un’esperienza formativa incredibile, è una continua scoperta, ti rendi conto di tante cose che normalmente non ti sfiorano, sei costretta a mutare il tuo punto di vista.Ti racconto un aneddoto; Nel primo laboratorio che ho fatto dovevo spiegare che ero l’insegnante appunto di manualità, dicevo che gli avrei fatto vedere delle cose che avremmo giocato con tanti materiali, (si può utilizzare questo verbo anche con loro, perché per loro significa comunque conoscere) alla fine un bambino, avrà avuto si e no otto, nove anni, mi prende le mani tra le sue, e fa come per analiz-

zarmele, al che il gli chiedo cosa volesse dirmi , e lui mi risponde :”volevo vedere come erano le mani della manualità” voleva cioè vedere come erano fatte le mie mani e quindi diverse dalle sue, della manualità. In quel momento sono rimasta davvero sbalordita è stato il mio primo feedback. Il secondo forte feedback è stato vedere con quanta avidità e gusto, un bambino non vedente sfogliava e divorava un libro tattile che gli avevo dato in mano è stata un’emozione immensa, in quel momento abbiamo davvero pensato di aver fatto qualcosa di veramente importante e necessario.


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