Terre di Confine Magazine #2

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zanne affondarono nella carne morta, strapparono via la mandibola e una lunga striscia di pelle, giù fino alla base del collo. Il sangue colò copioso sull’armatura. Nessun dolore. Sono un’idiota! Non devo difendermi, sono già morto. John lasciò la presa sui polsi. Attivò l’armatura e sferrò un pugno sull’occhio destro della bestia. Il gorilla scosse la testa, lo sguardo perso nel vuoto. Lasciò la presa sul collo e cadde all’indietro sul pavimento, trascinando John per il piede ancora avvolto negli intestini. John travolse il tavolo e crollò a fianco del gorilla. Il fucile era a un passo dal petto della bestia. Il fucile! John allungò un braccio, ma il gorilla gli sferrò un calcio al petto. L’armatura si deformò e una costola si spezzò con un crack umido. John tossì sangue e distese ancora il braccio, le dita che accarezzavano il fucile. Inarcò la schiena e le strinse attorno alla canna. Il gorilla si mise carponi, gli afferrò di nuovo la gola. John gli spinse in faccia il fucile. Addio, stronzo. Tirò il grilletto. La testa della bestia esplose come un frutto troppo maturo, gli schizzi di sangue e materia grigia imbrattarono John. Il corpo senza vita gli cadde addosso. John lo spinse di lato, si mise seduto e disattivò l’armatura. La testa gli girava. Il corpo era più intorpidito di prima. Il Fluido Riattivatore e il sangue grondavano dalle ferite al volto e al costato: senza mandibola non ci sarebbe voluto molto prima di morire dissanguati. Da uno dei laboratori si levò un urlo, seguito da una raffica di mitragliatrice. Miss Murrey! John si tirò su e corse nella stanza successiva. Le pareti sfarfallavano in vortici di colore. No, era altro: brulicavano di creature a metà tra gechi e camaleonti, grandi come gatti. Gli animali si fermarono e sulla parete destra i corpi ammassati disegnarono un grande occhio d’oro. John fece un passo verso il centro della stanza. L’occhio lo seguì. Ma cosa? Un’altra raffica di colpi. Altre urla. Del vecchio, stavolta. John corse nella stanza successiva: era vuota. E così la terza e la quarta. Oltrepassò un’altra soglia. Nella stanza c’erano sei demoni che barcollavano, immersi nel vapore. Uno era grosso il doppio

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