Terre di Confine #6

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Storia FANTASY leresche del pieno medioevo: Questo Roberto fu per nascita un Normanno di oscura origine, con un carattere imperioso ed una mente da furfante; egli fu coraggioso combattente, estremamente insidioso nei suoi assalti alla ricchezza ed al potere dei grandi uomini; nel perseguire i suoi scopi fu assolutamente inesorabile, respingendo ogni forma di critica con argomentazioni incontrovertibili. Fu uomo d’altissima statura […] aveva carnagione rosata, capelli biondi, spalle larghe ed occhi che sembravano sprizzar scintille […] in lui tutto era mirabilmente ben proporzionato ed elegante […] Egli non è stato al servizio di alcuno e non deve obbedienza a nessuno al mondo. Nel 1058 i fratelli provarono a condividere il potere, ma l’esperimento fallì, e dovettero in seguito spartirsi le aree d’espansione; tuttavia era oramai chiaro che a comandare i Normanni nel sud dell’Italia era il casato degli Altavilla. Roberto il Guiscardo si diresse alla conquista della città di Bari (1071), dopodiché progettò d’assalire l’Impero Bizantino sull’altra sponda del mare Adriatico. L’attacco fu condotto contro la città di Durazzo

I Crociati circondati dall’armata del Saladino

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solo nel 1082/83, ma fallì anche per il soccorso che la flotta veneziana portò ai Bizantini. Dal loro arrivo in Italia (una cinquantina d’anni circa) era la prima volta che i Normanni si spingevano in mare (utilizzando imbarcazioni capaci di trasportare cavalli). Le vittorie militari, il coordinamento delle truppe e la fitta trama di rapporti diplomatici, con la già citata legittimazione papale, fecero di Roberto il Guiscardo un personaggio di prima grandezza fra i suoi contemporanei, ma occorre tenere presente che a quel tempo i possedimenti normanni in Italia meridionale erano frammentati in contee e ducati. La conquista che prefigurò l’ulteriore sviluppo delle fortune normanne in Italia fu l’acquisizione della Sicilia, condotta dal fratello minore di Roberto, cioè Ruggero, che nel 1088 – in un incontro con papa Urbano II – ottenne anche il diritto di nominare vescovi e di formare diocesi, oltre a poter vestire l’abito talare. Ancora nel 1088 la Sicilia non era del tutto in mano ai Normanni, ma già Ruggiero poteva fregiarsi del titolo di Gran Conte di Sicilia, ritagliando - man mano che proseguiva la conquista - dal territorio isolano possedimenti che affidava in premio ai suoi uomini, ma lasciando a sé (in ogni area in cui si andava suddividendo la nuova Gran Contea isolana) il possesso della maggior parte delle terre. Morto nel 1101 Ruggero, gli successe il figlio Ruggero II, un erede che aveva in mente chiari progetti per il futuro. Nel 1127, costui riesce a ereditare anche il titolo di Duca di Puglia e Calabria, facendosi dare a Salerno la sacra unzione dal vescovo locale e ottenendo (per sé e per i suoi due figli) anche l’omaggio dei maggiori signori dei domini normanni a Melfi. Mancava, però, il titolo regale. L’occasione giunse nel 1130, quando a Roma si ebbero uno scisma e due papi. Ruggero II ne approfittò, e diede il proprio appoggio all’antipapa Anacleto II che lo incoronò nella cattedrale di Palermo, col titolo di Re di Sicilia. La sconfitta del partito dell’antipapa portò problemi per la neonata monarchia, ma ben presto il Papato dovette scendere a patti con questo vicino, divenuto potente, soprattutto considerando le lotte che opponevano l’aspirazione universalista teocratica di Roma con quella laica degli imperatori germanici. Ecco che, in circa un secolo, bande di guerrieri mercenari – che, in caso di mancato ingaggio, si davano al brigantaggio – riuscirono a costituirsi un ampio dominio territoriale, ad acquisire il titolo regale e un ruolo centrale nelle vicende del mediterraneo di quei tempi.

Storia: Cavalleria Medievale (p. III)


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