Terra Nuova Edizioni - Copia omaggio

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MICHEL ODENT

NASCERE nell’era della PLASTICA Traduzione di Clara Scropetta

segnaliIBro

genitori e bambini

Per vivere gravidanza e parto con consapevolezza, evitando inutili paure ed eccessiva medicalizzazione

testo tratto da:

NASCERE NELL’ERA DELLA PLASTICA Per vivere gravidanza e parto con consapevolezza, evitando inutili paure ed eccessiva medicalizzazione di Michel Odent cm 11,5 x 16,5 - cod. EA111 - pp. 224 - € 12,00 (per gli abbonati € 10,20)

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gruppi etnici con rituali particolarmente invasivi. Ci vorrebbero libri interi per citare tutti i possibili modi di distrarre la madre subito dopo la nascita del bambino: affrettarsi a tagliare il cordone è il tipico esempio di un’interferenza molto diffusa e causa evidente di distrazione. Richiederà molto tempo digerire la disobbedienza a questa regola assai semplice e a lungo ignorata, ma in at-

tesa di quel giorno è preferibile ricorrere a un sostituto farmacologico dell’ossitocina naturale per facilitare il secondamento della placenta. Questo resta attualmente il modo migliore per salvare vite, ed è particolarmente importante nei paesi in via di sviluppo, dove uno specifico farmaco, il misoprostolo, oltre a essere economico, può essere conservato a temperatura ambiente, non ha bisogno di essere iniettato e bastano dieci minuti per imparare a usarlo. Ci vorranno invece decenni per neutralizzare millenni di condizionamento culturale e assimilare il concetto di ormone dell’amore.

Un nuovo paradigma E se riuscissimo ad assimilare i preziosi insegnamenti che vengono dalle ricerche più promettenti, espressi con il linguaggio della fisiologia? E se ci rendessimo conto dell’importanza del concetto di ormone timido? In questo caso saremmo giunti a una comprensione radicalmente nuova del parto. La prima fase del travaglio può essere presentata come quella che precede il riflesso di eiezione del feto, che consiste in una breve serie di contrazioni potenti e irresistibili, che si concludono con la nascita del bambino, e durante le quali non vi è

L’ESPERIENZA

Canta che ti sento: il progetto Ninna Nanne Nel ventre della mamma il bimbo è immerso in un ambiente protetto e pieno di calore. È qui che l’essere umano percepisce le prime espressioni sonore e inizia a sviluppare il profondo attaccamento verso la madre: ascolta la sua voce, il pulsare del cuore, il ritmo del respiro di lei. Dopo la nascita, il timbro materno rappresenta il principale elemento di continuità tra il rifugio intrauterino e il mondo esterno, ed è per questo che il neonato interrompe il pianto e ritrova più facilmente la tranquillità sentendo le vibrazioni vocali della mamma. Considerando l’importanza del suono della voce materna per il benessere e per lo sviluppo del bambino, nel reparto di neonatologia dell’Ospedale Manzoni di Lecco è stato avviato un progetto di musicoterapia. L’iniziativa è stata realizzata da Mauro Galluccio, musicista e musicoterapeuta, in collaborazione con il dottor Rinaldo Zanini, direttore del dipartimento materno infantile dell’Ospedale di Lecco. Il loro incontro ha gettato le basi per un approccio terapeutico innovativo: le mamme che hanno vissuto un parto pretermine vengono educate al canto delle ninna nanne e, attraverso il linguaggio della musica, il legame madre-figlio si rafforza.

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spazio per movimenti volontari. Questa espressione è stata usata per la prima volta da Niles Newton quando studiava il parto nei topi3, e mi è parso rilevante usarla a proposito del parto nell’essere umano, che ha maggiori somiglianze con gli altri mammiferi quando la neocorteccia è a riposo4. Il riflesso di eiezione del feto non viene facilmente compreso dopo millenni di interferenza culturale, poiché nella nostra società le condizioni che lo rendono possibile si riscontrano molto raramente. Uno dei modi abituali di interrompere il processo che porta al riflesso di eiezione del feto è quello di ricorrere al linguaggio, quando il controllo della neocorteccia è evidentemente nullo: per esempio quando la donna in travaglio inizia improvvisamente a dire frasi come «uccidetemi», «sparatemi», «lasciatemi morire», «perdo le budella», «fatemi un cesareo» e così via. Poiché alcune regole molto semplici ma fondamentali non sono state assimilate, il riflesso di eiezione del feto è nella maggior parte dei casi trasformato in una seconda fase del parto, in cui c’è bisogno di movimenti volontari. Un autentico riflesso di eiezione del feto è compatibile con uno stato

di Silvia Turrin

«Il parto prenatale può causare ripercussioni sul legame madreneonato» racconta il dottor Zanini. «L’attaccamento in molti casi si manifesta con grandi difficoltà dovute all’interruzione di gravidanza e alle gravi malformazioni del bambino, come le cardiopatie. Noi curiamo il neonato nella sua totalità, quindi consideriamo centrale la relazione che ha con l’ambiente circostante. Adottiamo meccanismi che facilitino il contatto fisico tra madre e figlio e che contemporaneamente vadano oltre la stessa fisicità. La musicoterapia ci è parsa uno strumento utile». Il reparto neonatale di terapia intensiva accoglie ogni anno quasi 400 bambini e i loro genitori. Le mamme possono stare vicine ai propri figli 24 ore su 24, grazie alla filosofia adottata da Zanini e dai suoi collaboratori. Da questa esperienza sono stati realizzati dei cd, Impronte di vita, e Canta che ti sento (volumi 1 e 2), con le ninna nanne scritte dalle mamme e musicate da Mauro Galluccio e Ivan Azzetti. «Questo progetto illustra come il canto della ninna nanna risulti essere una delle più antiche ed universali forme di musicoterapia» spiega il co-ideatore Mauro Galluccio. «Le neo mamme hanno così riscoperto, grazie alla musicoterapia, l’arte ancestrale del comporre e cantare ninna nanne al proprio bambino».


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