Dna etruschi e troia di alberto palmucci

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legittime. La prima perché Troia fu veramente ricostruita e rimase abitata dagli stessi Troiani; la seconda perché molti troiani certamente emigrarono in cerca di migliore fortuna.

Fig. 52 - Tabula Iliaca (fine I sec. a.C.). Particolari

Fig. 52. In basso alla nostra sinistra: un personaggio consegna ad Enea il cesto degli dèi Penati di Troia. Al centro: Enea esce da Troia condotto per mano dal dio Ermes. Egli ha per mano il proprio figlio, e porta sulla spalla sinistra il proprio padre Anchise. Questi ha nelle mani il cesto dei Penati. Dietro Enea una donna: evidentemente la moglie dell’eroe.

Nell’Iliade, Omero non racconta la distruzione di Troia. Qualche decennio dopo di lui ne parlò invece Arctino di Mileto. Secondo la tradizione antica egli operò nella prima parte centrale dell’VIII sec.a.C.290, fu discepolo di Omero, e lo batté in una gara poetica. Secondo Eusebio, egli fu attivo al tempo della Olimpiade V 1 (760/759 a.C.) o della Olimpiade IX 1 (744/743); Ellanico invece lo collocò nella XXVI Olimpiade (676/3 a.C.). Oggi, si tende a porlo nella prima metà del VII sec.a.C. Della sua Iliuperside noi possediamo solo un brevissimo estratto fatto da un certo Proclo, e pochi frammenti riportati in qualche scolio di varie opere antiche. Da Proclo apprendiamo che quando, in occasione della fine di Troia, apparvero due dragoni che divorarono Laocoonte ed un suo figlio, “Enea e i suoi compagni, atterriti dalla mostruosa apparizione, si ritirarono sul monte Ida”291. Da una citazione fatta da Dionigi di Alicarnasso poi apprendiamo che Arctino ed altri dopo di lui dissero che Enea portò da Troia “in Italia (εις Ιταλίαν)” il Palladio di Minerva e le effigi degli dèi Troiani292. Arctino sarebbe dunque colui che per primo, secondo Dionigi, avrebbe fatto venire Enea ”in Italia”. Però, al tempo di Arctino, l’Italia” non era chiamata Italia, e solo più tardi la parola Italia designò l’estrema punta sud-occidentale di tutta quella penisola (Tirrenia e Lazio compresi) che solo nel futuro avrà davvero il nome di Italia. Arctino utilizzò certamente un altro nome. Esiodo, che gli fu contemporaneo o visse poco dopo, chiamò Tir290

L’Iliuperside di Arctino, o comunque le fonti a cui attingeva, potrebbero essere anteriori all’Odissea di Omero (vd. pp. 111-112). 291 Proclo, Crestomanzia, 2, 3. 292 Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, I, 68.

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