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FOCUS

Il Nord dopo la Lega

La Lettura accuse quando a teorizzarle era Gianfranco Miglio. La Lega è riuscita a mettere in agenda la «questione settentrionale» superando e sparigliando anni di politiche basate su un concetto accompagnato da riflessioni opposte: la questione meridionale. Alla scontata uscita di scena del partito diversi commentatori hanno pertanto accompagnato un’altrettanto ineludibile «rappresentanza Nord» orfana del suo primo imprenditore politico. Addirittura Luca Ricolfi ha ipotizzato un legame tra la «fine» della Lega Nord e l’abbandono delle posizioni oltranziste sul tema del federalismo, anche se così non si spiega la sopravvivenza di Forza Italia alle mancate liberalizzazioni o del Pci all’abbandono della via verso il «sol dell’avvenire». In ogni caso essere riuscita a inserire un tema, il federalismo, nell’agenda delle riforme, è un merito da ascrivere principalmente al lavorìo della classe dirigente leghista. Anche la «questione settentrionale» è stata un’occasione persa, per la politica italiana e anche per il PD, si parva licet. La politica riformista si è attestata su posizioni difensive, conformiste e timide. Viceversa sarebbe stato opportuno e meritevole rilanciare la questione «nazionale», avendo in mente il Paese come complesso sociale da sanare e salvare. Purtroppo antiche e mai sopite antipatie per il concetto di nazione e il timore di essere non à la page con lo spirito del tempo, hanno reso marginale e residuale l’attenzione per la vera tematica nazionale, la «questione meridionale». Se l’azione fosse stata costante ed empatica l’anniversario del 150° dell’Unità d’Italia sarebbe stata l’occasione per proporre il PD come vero e unico partito nazionale (alle politiche del 2008 il PD è risultato primo partito in molti centri medio-grandi del Nord-Est e finanche nel Veneto era dietro al Pdl di soli 25.000 voti, ma oggi del partito sul «territorio» si ha poca o punto traccia e si intravede un difficile dialogo non solo con i «ceti produttivi» ma addirittura con i pendolari dei treni...), mentre le «celebrazioni» – ipso facto – hanno lasciato in bocca un sapore da naftalina risorgimentale senza condivisione popolare, ma anzi acuito tanti localismi a nord e a sud. Rimanendo sul versante leghista, emerge 20


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