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TACCO N. 36 (2)

26-04-2007

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//Controcanto

di Mimmo Pavone*

POLI-GRANDE ALBERO PERRONE-VASO DI COCCIO LA POLITICA “PER PROCURA” TRA RETI OCCULTE E DESERTO DI LEADER I

I

programmi elettorali sono praticamente uguali. A destra, a sinistra o al centro, i temi dominanti sono gli stessi: traffico, quartieri, commercio, marine, turismo, urbanistica, eccetera; e praticamente simili appaiono le ricette, le soluzioni a vecchi e nuovi problemi. La campagna elettorale per le Comunali di Lecce, sembra trascinarsi così, con stanchi rituali, senza guizzi, senza pensieri forti che possano attrarre l’attenzione degli elettori, o perlomeno guidarli nelle scelte. Il rischio è che, alla fine, tutto si traduca nella conta delle tribù familistiche e clientelari dei mille candidati al consiglio comunale oltre che dei candidati sindaci. Tutto qui. Nella vecchia logica dorotea della scalata al potere (?) per il potere. Dietro questo scenario si muove ben altro, e fa riferimento alle leadership locali in campo, all’interno di reti economiche e politiche non sempre decifrabili. La contesa, insomma, più che sui programmi e le visioni della città – una città importante e trainante per tutto il Salento (e, per immagine indotta, anche per la Puglia) – si gioca sui gruppi dirigenti, sulla rete in grado di realizzare quei progetti che nella sostanza si somigliano. Il perché la questione leadership sia diventata centrale nella contesa elettorale, rispetto alle visioni politiche, è da ricondurre certamente alla storica stratificazione sociale della città capoluogo, al personalismo-qualunquismo-trasversalismo prevalente in ampi settori della piccola e media borghesia locale e dell’ex sottoproletariato urbano, cosa che ha dettato le cadenze

della politica e delle oligarchie al potere. Ma non basta. In questo involucro c’è, anche e soprattutto, il sostanziale fallimento della politica leccese come generatrice di nuovi leader, di nuove reti di comando. E’ accaduto nello schieramento di sinistra, tre anni fa, con il richiamo alle armi di Giovanni Pellegrino quale Presidente-Cincinnato della Provincia. Sta accadendo oggi, a destra, con i nove anni di gestione di Adriana Poli Bortone del Comune di Lecce. Ma mentre a sinistra la macchina della produzione dei nuovi gruppi dirigenti in questi ultimi anni ha fatto emergere figure di rilievo (oltre a Lorenzo Ria, da Sergio Blasi a Loredana Capone, da Sandro Frisullo a Enzo Russo, da Antonio Rotundo a Dario Stefàno, e tanti altri ancora), a destra, invece, si è prodotto una desertificazione politica, con effetti di forte destabilizzazione. Basti pensare a ciò che è accaduto e sta accadendo in An. La presenza di una figura di spicco come Adriana Poli Bortone, ha impedito di fatto

A SINSITRA LA MACCHINA DELLA PRODUZIONE DEI NUOVI GRUPPI DIRIGENTI HA FATTO EMERGERE FIGURE DI RILIEVO. A DESTRA SI È PRODOTTA UNA DESERTIFICAZIONE POLITICA, CON EFFETTI DI FORTE DESTABILIZZAZIONE

la crescita di un gruppo dirigente di primo livello. E quando qualcuno si è affacciato – vedi il caso Mantovano – è stata battaglia a tutto campo, fino alla formazione di pericolose liste civiche – come quella di Congedo-Mantovano che servono solo a fare la conta delle truppe dell’una e dell’altra parte ma tutte all’interno dello schieramento di An. “Sotto i grandi alberi non cresce niente”, diceva il saggio. Ed è difficile dunque che sotto “il grande albero” della Poli Bortone oggi possano crescere figure tenute al fresco delle fronde, in un ruolo di secondo piano. Come abbiamo visto, è molto difficile che questa pianta possa crescere in An, ma è ancora più difficile che a Lecce possa crescere la pianta di un candidatoleader di un altro partito dello stesso centrodestra che non sia di An. Siamo al forzista Paolo Perrone, appunto, caduto in una trappola dalla quale non è facile uscire. La Poli da un lato e Fitto dall’altro: la Poli futuro vicesindaco dell’attuale vicesindaco, e Fitto onnipresente in tutte le mosse di Perrone. L’ultimo screzio nel consiglio comunale di Lecce sulla mancata votazione del progetto del nuovo cimitero, ne è un esempio. Una Poli irritata prese a “schiaffoni politici” Perrone, a suo dire incapace di gestire il gruppo consiliare di Forza Italia. Ma la Poli, poi, la pace mediatica non l’ha fatta con chi prese i ceffoni, ma con Fitto Tutto per procura, appunto. *Direttore responsabile quotidiano “Il Paese Nuovo”

INDOVINA CHI È

“Bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”

il tacco d’Italia

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Maggio 2007


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