TABLET ROMA
ANNO 4 NO 38 APRILE 2016 SOMMARIO
PRIMO PIANO 6 Ornella allo specchio
LO FACCIO IN CASA 10 Sogno di sposa
LE USCITE DEL MESE 14 Libri, musica, cinema
SISTEMA BINARIO 18 I pagamenti digitali
TabletRoma è distribuito da Tablet Distribuzione in tutte le principali attività commerciali, sportive e di servizio e parziale porta a porta nei quartieri di Casalpalocco, Axa, Infernetto, Acilia, Dragona, Ostia, e presso i nostri partners. É inoltre distribuito nei quartieri del Torrino, Eur e Spinaceto TabletRoma Reg. Trib. di Roma n° 296/2012 del 19/10/2012 WWW.TABLETROMA.IT editore Tablet Edizioni di Cristina Anichini Via Difilo 41 - 00124 Roma - P.I. 13042831001 C.F. NCHCST66E63H501F anichini@tabletroma.it direttore responsabile Stefano Quagliozzi - quagliozzi@tabletroma.it community manager Cristina Ippoliti - tabletromasocial@yahoo.com progetto grafico tablet ADV Maurizio De Vincentiis impaginazione e grafica Marco Flore stampa Poligraf s.r.l. Via Vaccareccia, 41/b - Pomezia - tel. 06 9106822 pubblicità 340.340.69.70 Rita Chiodoni - pubblicita@tabletroma.it - ritachiodoni@libero.it direzione e redazione redazione@tabletroma.it tablet eventi Massimo Gallus - eventi@tabletroma.it mob. 334.39.22.475 Hanno collaborato a questo numero Cristina Anichini, Giorgia Conti, Annamaria De Calisti, Rita Di Francesco, Barbara Donzella, Valentina Ecca, Erasmo Falanga, Simona Gitto, Cristina Ippoliti, Federica Lorenzetti, Valentina Mele, Giulia Migani, Veronica Militano, Giuseppina Montaruli, Davide Sagliocco, Lorenzo Sigillò, Emanuela Sirchia, Cristiana Sottile
MOZART NEWS 38 Sempre più sport
DEC ALOGO BENESSERE 40 Uno, due, tre... prova
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É consentita la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari solo se autorizzata in forma scritta da Tablet Edizioni di Cristina Anichini. Parte delle immagini presenti su questa rivista sono fonte Internet e sono utilizzate solo a fini informativi. Poichè non è stato possibile risalire ai titolari dei diritti, secondo la legge vigente, la redazione si scusa per la mancata citazione rimanendo a disposizione di qualsivoglia richiesta e precisazione da parte dei titolari stessi. La collaborazione a questo mensile è da ritenersi libera e gratuita salvo diversi accordi.Del contenuto degli articoli, degli annunci economici e pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. Gli articoli pervenuti anche se non pubblicati non si restituiscono. La Direzione si riserva il diritto di non pubblicare il materiale pervenuto o di effettuare gli opportuni tagli redazionali. Si ringraziano i partners commerciali per il contributo alla pubblicazione e alla diffusione di questo periodico. Finito di stampare il 5 aprile 2016
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Editoriale di Stefano Quagliozzi
S’i’ fosse sindaco sa’ che farei?…
Si avvicinano le elezioni amministrative e sale la febbre da proclami, candidature, enunciazioni, scandali e…. tutto quanto fa spettacolo (come avremmo detto trentacinque anni fa, ai tempi della trasmissione televisiva “Odeon” ). Soprattutto a Roma, la principale città in cui si rinnova la poltrona del primo cittadino il prossimo 5 giugno, assistiamo sempre più frequentemente a contrapposizioni anche tra persone che ancora non hanno sciolto la riserva se “correre” per fare il Sindaco oppure se fare semplice “ammuina” (come direbbero a Napoli) per determinare, soprattutto, i nuovi assetti interni dei futuri raggruppamenti di centrodestra e centrosinistra. Ci troviamo, infatti, innanzi ad una pletora di candidati dell’una e dell’altra parte politica, che andranno a rubacchiarsi voti nei rispettivi schieramenti, nella remota speranza d’arrivare al ballottaggio, dove i sondaggi, invece, già danno per arrivati i cinque stelle, probabilmente anche per una loro assenza dalla vita politica capitolina, per la quale i romani hanno “già dato” sia a destra sia a sinistra, rimanendo ampiamente insoddisfatti dell’una e dell’altra soluzione. D’altronde qualche rammarico c’è davvero, non fosse altro perché una delle poche leggi che appariva fino a ieri funzionale, equilibrata e in grado di dare un governo stabile alle città per 5 anni, con una responsabilità soggettiva e oggettiva del Sindaco (comprese eventuali problematiche insorte a causa di errori o ruberie degli assessori, da egli stesso nominati), ha avuto nell’ultimo caso romano, un brusco stop al prosieguo della legislatura, con consiglieri e assessori prima e col Sindaco poi, incriminati per vicende diverse ma comunque poco chiare per la magistratura ma anche agli occhi dei cittadini. E allora, visto che ogni giorno qualcuno si alza e dice cosa vorrebbe fare se fosse il Sindaco della città eterna, anch’io vorrei provare a dirvi in poche parole la cosa che farei, per rendere più vivibile la nostra meravigliosa ed ineguagliabile città. Avendo spazio e tempo per un solo argomento da sviluppare, interverrei certamente sul traffico, male atavico di Roma. Il traffico va razionalizzato con un potenziamento delle aree di parcheggio e con un’impennata nella presenza del servizio pubblico quanto a mezzi in circolazione continua. Il via vai di automobili, furgoni e pullman, specie in centro, va regolato anche per un problema di salute, perché ormai è impossibile continuare a mangiare e respirare ossidi, polveri sottili, anidride carbonica e altre schifezze che dall’aria in cui si trovano, passano nei nostri polmoni e in quelli dei nostri figli. Per questo capitolo si potrebbe sperimentare un drastico calo delle file di auto e del traffico tutto, rendendo transitabili le banchine del Tevere, così come accade già da decenni per quelle della Senna, a Parigi. Chi deve spostarsi da Roma nord a Roma sud (o viceversa), potrebbe infatti essere convogliato su una strada di scorrimento a velocità costante a livello del fiume, non impegnando il tradizionale lungotevere, e smaltendo così una gran parte del traffico di superficie. Se a questo aspetto si aggiungesse un incentivo del Comune, magari per ridurre le tasse sui rifiuti a fronte dell’utilizzo certificato di auto ad inquinamento nullo o ridotto (elettriche, gas, idrogeno), avremmo raggiunto anche un altro risultato: aria respirabile, meno malati, meno morti, ambiente più pulito e vivibile. L’altro nodo è il trasporto pubblico. Se chiedessimo agli imprenditori di acquistare un autobus (o minibus) elettrico da poter far girare 365 giorni all’anno per la città con la pubblicità indicata proprio dall’imprenditore, si raggiungerebbero due obiettivi: l’azienda tramviaria per i trasporti locali avrebbe molti mezzi da utilizzare quotidianamente per anni e anni, mentre l’imprenditore riuscirebbe a veicolare il suo messaggio verso un pubblico più vasto di quanto non possa fare con una pubblicità anche da ultima pagina di un quotidiano nazionale, ad un costo probabilmente anche più basso, e con la possibilità di cambiare il messaggio pubblicitario più volte nell’arco degli anni, usufruendo degli sgravi fiscali previsti per l’acquisto del veicolo, che verrebbe gestito poi dall’azienda comunale dei trasporti. Si avrebbero così migliaia di mezzi ecologici piccoli e grandi in circolazione, senza esborsi per le casse comunali, con una resa che consentirebbe di attendere alle fermate del bus spiccioli di minuti o anche solo una manciata di secondi tra il transito di un mezzo e l’altro. La rete metropolitana sarebbe l’altra questione da affrontare per l’ottimizzazione della viabilità romana e per lo sviluppo dell’offerta culturale. Preso per assodato che i tempi di costruzione delle Metro a Roma sono biblici e che il sottosuolo della Capitale è ricolmo di Beni archeologici del nostro Patrimonio Culturale che durante gli scavi vengono alla luce, obbligando spesso le società appaltatrici ad interrompere i lavori per la catalogazione, perché non costruiamo una metropolitana a campate larghe che consenta ai viaggiatori, durante tutto il tragitto a velocità ridotta, per recarsi da un luogo all’altro della città, d’ammirare come in un Museo, al di là degli spessi vetri antieffrazione, i reperti illuminati dell’antica Roma imperiale riemersa durante gli scavi? Sarebbe davvero un’opera unica al mondo, costruibile forse anche in tempi più ridotti rispetto al passato e con ritorni d’immagine - ma anche economici - di particolare rilievo. E poi…
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P rimopiano di Cristina Anichini
ORNELLA GIUSTO allo specchio Ho sempre voluto intervistare un’attrice, una vera e seria, e questa mia prima esperienza l’ho realizzata con una professionista come Ornella Giusto. L’avevo già vista tante volte in televisione e al cinema. Ricordavo bene i ruoli interpretati e lo sguardo profondo dei suoi begli occhi scuri siciliani. Donne complesse e vissute, a cui lei dona un carattere forte e ben determinato, così come nella realtà la scopro. In televisione l’abbiamo vista come protagonista di episodio nelle fiction di “RIS”, “La Squadra”, “Distretto di Polizia”, “Onore e Rispetto”, nella “Danza del Gabbiano” nel ruolo della Signora Sinagra de Il Commissario Montalbano, ne “L’Attentatuni” per la regia di Claudio Bonivento, nel ruolo di Vincenzina Migliore, moglie di Bagarella. Con il cinema la sua prima esperienza fu un cameo nel film di Giuseppe Tornatore “Malena”, per poi continuare con “The Passion” di Mel Gibson, nella parte di una cortigiana di Erode. E’ stata la mamma giovane del protagonista in “My name is Tanino” di Paolo Virzì, per arrivare a Venezia in concorso alla 64° Mostra del Cinema, con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Antonia, la moglie, ne “Il dolce e l’amaro” per la regia di Andrea Porporati. E in “Nati stanchi” con Ficarra e Picone per la regia di Dominick Tambasco. Al Teatro si auto - produce con tre suoi spettacoli di successo “Bellini allo Specchio”, “La Bella Gitana” e “In altomare”, oltre a partecipare in “La lupa suspiri d’amuri” musical per la regia di S. Guglielmino. “L’Eneide” e “Il Viaggio Dantesco” di Agostino De Angelis. Tanti spettacoli l’hanno vista calcare le scene, ne elenchiamo alcuni come “Vino, amori e pizzicori” tratto da Martoglio per la regia di Mario Sangani; lettura sceneggiata di “Storie di una capinera” di Giovanni Verga organizzata dalla Fondazione Verga di Catania; “Il Telegramma” di Aldo Nicolaj di Rosario Galli; la “Morsa” di Luigi Pirandello, “A porte chiuse” Jean Paul Sartre, “La Locandiera” Di Goldoni, “Yerma” di Garcia Lorca di Tonino Pierfederici e G.B. Diotajuti; il “Racconto di Inverno”, per la regia di R. Pacini, e “The professional Day” di Cecilia Miraglia, “Goldoni quel seccatore”di Luca Negroni,
la “Spina Molesta” regia di Barbara Amodio; “Recital” tratto dal libro della stessa Giusto “Il rumore dell’anima” e “Sfogliando le pagine dell’anima” . Ornella è catanese di nascita, ma romana di adozione. Davanti a un caffè mi racconta il suo percorso artistico e il suo rapporto con la recitazione e con il palcoscenico. “Non ho mai avuto come obiettivo principale quello di diventare attrice per seguire strade di successo a tutti i costi. Il mio approccio è stato per così dire mentale. Quando ho studiato recitazione al Conservatorio de La Scaletta di Roma di Giovabattista Diotajuti, con Tonino Pierfederici, ho capito che recitare è il mezzo con cui la persona/attore emancipa se stessa, la propria personalità. Ho cominciato un po’ per curiosità, perchè interessata agli aspetti della psiche umana, scoprendo attraverso il metodo socratico che il teatro fa partorire delle verità nascoste che sopiscono dentro di noi. Ne sono rimasta molto affascinata e ho cominciato ad amarlo. Trovo il teatro terapeutico, introspettivo, aiuta a conoscersi, è un lavoro impegnativo diversamente da quanto si possa credere, di responsabilità e disciplina. Sul palcoscenico cerco sempre di donare emozioni. Il pubblico è giudice e si aspetta sempre qualcosa, che non sia solo la parola, ma un’ emozione. Così facendo ho sempre trovato un ritorno, un’accoglienza calorosa, perché avere un buon rapporto con il pubblico è fondamentale. “Il pubblico ti emoziona e l’emozione è vita”. Il teatro è stato il mezzo per superare insicurezze tirando fuori le mie potenzialità e il carattere. Oggi posso dire che il grande palcoscenico è la vita. Le esperienze ti aiutano ad avere maggior consapevolezza e ad affrontare al meglio il proprio cammino. Far tesoro delle proprie emozioni è importante. Bellini allo specchio
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Le tue scelte più importanti e più recenti sono in questi ultimi tempi volte al teatro con le produzioni di spettacoli come “Bellini allo specchio, realizzati nell’ambito di importanti manifestazioni culturali nella città di Catania, la tua città e quella di Bellini. Racconta ai nostri lettori l’incontro con questo grande musicista. “Bellini allo Specchio” è nato da una prima esperienza che ebbi grazie all’assessore alla cultura Orazio Licandro di Catania che stava organizzando la manifestazione estiva de Le notti ai Musei e mi coinvolse chiedendomi di recitare delle lettere del musicista a Casa Bellini. Per preparare lo spettacolo mi sono dovuta documentare bene, ho intrapreso rapporti di collaborazione con studiosi del Bellini tra cui la prof. ssa Maria Rosa De Luca di Musicologia e Storia della Musica dell’Università degli Studi di Catania, e la prof.ssa Seminara. Ho letto diversi libri, tra cui quello di Luisa Cambi, e alla fine ho estrapolato alcune lettere che mi affascinarono e mi commossero, attraverso le quali ebbi modo di conoscere il Bellini, non solo dal punto di vista musicale, che già in parte conoscevo, le arie della Norma ed altre, una musica avvolgente che entra dentro l’anima, ma anche come uomo. Sono lettere lunghissime che colpiscono, che scriveva alla sua famiglia, all’amico Florimo, e allo zio Ferlito che lo seguì fin da bambino nel suo percorso musicale. Ho potuto così unire il Bellini uomo, bello e affascinante, al musicista famoso. Bellini ebbe una vita breve ma intensa, durante la quale oltre ai successi ebbe molti amori. Molte donne, soprattutto cantanti ambivano lavorare con lui. Da Catania si trasferì a Parigi dove divenne famossissimo. Non era avezzo al matrimonio, ma da alcune lettere appare una certa volontà a trovarne magari una proveniente dagli ambienti altolocati che frequentava. Nello spettacolo impersono una donna che attraverso la lettura delle lettere del Bellini entra in un sogno, vive un transfert con cui entra nell’animo del musicista, tanto da innamorarsene. Lo spettacolo si articola con la presenza dei vari personaggi che sembrano uscire dalle lettere incarnandosi sul palcoscenico, come fantasmi, anime nell’anima del Bellini, che appaiono e scompaiono e che donano momenti di emozione attraverso le drammaturgie da me create, momenti poetici in cui si esprimono alcune delle sue donne. Per questo lavoro ho coinvolto l’Istituto Vincenzo Bellini di Catania, con tutta l’Orchestra di giovani musicisti e cantanti bravissimi che hanno lavorato con me insieme ad alcuni dei miei allievi. Un grande lavoro di squadra che ha portato una bella novità nell’ambito delle manifestazioni della città di Catania. Sto lavorando a questo progetto per realizzarlo anche a Roma con l’eventuale collaborazione del Conservatorio Santa Cecilia. A Catania hai ideato un seminario teatrale all’interno del CUS (Centro Universitario Sportivo) che ha avuto molto successo, I muscoli dell’anima, un percorso di allenamento ai sentimenti, per scoprire e gestire bene le proprie emozioni. Questo progetto vuoi riproporlo qui a Roma. Di che si tratta? Questo progetto nasce a Catania presso il CUS, dove mi allenavo durante un periodo di permanenza lavorativa, Bellini allo specchio
con l’idea di portare una forma di allenamento diverso che avesse delle analogie con gli sport praticati nel centro stesso. A seguito di un’ intervista che mi fece un giornalista sportivo sulla squadra di calcio del Catania, in cui parlai del mio amore per lo sport e per le attività di squadra, venni chiamata dal Presidente del Centro, e durante l’incontro mi venne in mente di fare una proposta che potesse essere interessante per il CUS e per la città di Catania, per i giovani e non. Un seminario che tocca le fibre dell’anima, proprio come se fosse un muscolo da sviluppare e nutrire come gli altri. Quando si lavora con il corpo si libera la mente, si ossigena lo spirito e allora perchè non farlo con le nostre emozioni? Spesso alleniamo il nostro corpo, andiamo a correre trascinandoci sempre qualche problema, le nostre paure, le nostre timidezze, un periodo particolare della nostra vita. I muscoli dell’anima è sentire sè stessi attraverso sè stessi. Durante il seminario si scoprono delle cose nuove, delle cose che vivono dentro di noi ma che non si accettano per paura di andare oltre. Un percorso che aiuta ad avere più sicurezza nell’affrontare gli altri, fortifica e aiuta anche a superare un eventuale esame, perchè il lavoro su noi stessi insegna a riconoscere i propri limiti e quello che si è veramente. Nell’intraprendere questo percorso con i ragazzi e con gli adulti, dono molto a loro ma ricevo anche tanto, funge da terapia anche per me, ogni volta. Incredibile come molti si meravigliano di riuscire a fare delle cose che non avrebbero mai immaginato. I muscoli dell’anima servono a sbloccare, a emozionarti e a emozionare e a tirare fuori anche il pianto, liberatorio senza vergogna, senza il timore di essere giudicati. Vuol dire acquisire una grande sicurezza e aprire una finestra dalla quale affacciarsi e respirare. Si lavora con la musica, con la poesia, s’impara ad ascoltare, che prima della parola c’è un silenzio, l’importanza della pausa che attira l’attenzione. Imparare ad esprimersi non solo con la parola ma anche con lo sguardo, con il movimento del corpo e tante altre cose che mi piacerebbe far scoprire sempre a più persone, perchè penso che “il miglior direttore d’orchestra è il tempo e la migliore nota è l’anima”. Grazie Ornella per il tempo che ci hai dedicato, ti lasciamo agli innumerevoli impegni che ti attendono. Aspettiamo di vederti presto di nuovo in televisione e al cinema e inviteremo sicuramente i nostri lettori a venirti a vedere in teatro in una delle tue prossime rappresentazioni. Informeremo poi degli eventuali seminari “I muscoli dell’anima” che partiranno a breve nella nostra zona. Intanto i nostri lettori possono venire a scoprirti sulla tua pagina facebook, Ornella Giusto.
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La bella Gitana
In altomare
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L a ricetta del mese di Davide Sagliocco
Il Baccalà
Il Baccalà è il Re della tradizione gastronomica Veneta e non solo. Esistono modi diversi per cucinarlo. Non si può immaginare la cucina veneta, in particolare, e italiana, in generale, senza un piatto di baccalà e polenta, re e regina di una tradizione iniziata ai tempi dei tempi. Baccalà è un termine usato impropriamente per indicare lo stoccafisso: i veneti la differenza la conoscono bene, ma continuano imperterriti a chiamare in questo modo anche lo stoccafisso, forse perché ha un suono molto vicino alla calata dialettale ed è quindi molto più scorrevole da pronunciare. Nel corso dei secoli, oltre al baccalà mantecato, prima ricetta in assoluto nata a Venezia, sono state create molte altre preparazioni: per tutti i piatti si usa lo stoccafisso del tipo ragno, che va precedentemente messo in ammollo per tre giorni, cambiando l’acqua ogni quattro ore. In Italia spesso si tende a fare confusione tra stoccafisso e baccalà. In realtà si tratta di due prodotti diversi, che derivano sempre dal merluzzo norvegese. La differenza è che lo stoccafisso viene essiccato, mentre il baccalà attraversa un procedimento di salatura o di salatura e una successiva essiccazione. Questa ricetta è a base di baccalà pronto da manipolare e cucinare.
Cosa ci serve per quattro persone 600 g di filetti di baccalà già pronto e ammollato 400 g di topinambur 200 g di patate 100 g di finocchio 80 g di scalogno 20 g di cipolla bianca 400 g di broccolo romanesco 100 g di olive di Gaeta 40 ml di latte 150 ml di olio extravergine di oliva 40 g di mentuccia romana 10 g di prezzemolo 2 g di pepe nero 5 g di sale Mettiamoci al lavoro Eliminate la pelle ai filetti di baccalà facendo scorrere un coltello affilato rasente la polpa, controllate con attenzione che non vi siano spine residue. Trasferiteli sull’apposito cestello per la cottura a vapore che appoggerete su una casseruola con acqua in leggera ebollizione e cuoceteli per circa venti minuti, finchè tenderanno a sfaldarsi. Sbucciate i topinambur e le patate e tagliateli a fettine insieme al finocchio. Sbucciate e affettate sottili gli scalogni, trasferiteli in un recipiente di vetro o comuncque adatto al microonde, unite poca acqua, inseriteli nel forno a potenza media e fateli appassire. Aggiungete gli scalogni le verdure preparate, rimettete nel microonde e cuocete per circa venti minuti, finchè le verdure sono tenere. Lasciatele intiepidire, trasferitele nel bicchierone del frullatore a immersione, unite poco sale e pepe nero e frullate fino a ottenere una soffice crema. Fate appassire la cipolla bianca, in una padella con un filo di olio e il latte, tenetela da parte. Dividete il broccolo romanesco a cimette e lessatele scolandole ancora un pò croccanti. Stendete la crema di verdure sui piatti individuali, appoggiate al centro un trancio di baccalà e completate con la cipolla fatta appassire nel latte, le cimette di broccolo romanesco, le olive di Gaeta, condite con un filo di olio extravergine di oliva e guarnite con un trito di mentuccia romana e prezzemolo.
Una Scoperta Salutare, il Topinambur
Baccalà con Crema di Topinambur e Broccolo Romanesco
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Nella mia declinazione delle tradizionali ricette cucinate a base di baccalà, ho abbinato le patate al topinambur e al finocchio, per dare un gusto fresco ma armonico tra gli ingredienti in contrasto con la sapidità della proteina del pesce. In questo piatto il baccalà è servito in due consistenze differenti, una parte morbida, ma allo stesso tempo croccante data dalla polpa del baccalà e dalle cimette di broccolo romanesco appena sbollentate, mentre l’altra data dalla cremosità delle verdure frullate fino ad ottenre una crema vellutata. Tutto il sapore della tradizione e del mare in un secondo di pesce prelibato. Scegli del buon pane (o preparalo tu stesso) perché è parte integrante dell’esperienza di questa ricetta.
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Il topinambur è stato per me una vera e propria scoperta. A vederlo questo tubero non ispira molta fiducia ma dietro la sua apparenza poco invitante nasconde invece un ottimo sapore e tante proprietà utili al nostro organismo. Conosciuto anche come rapa tedesca, patata del Canada o carciofo di Gerusalemme, il topinambur è una pianta originaria del Nord America. I suoi fiori sono gialli e simili al girasole mentre la parte sotterranea, il vero e proprio tubero, assomiglia un po’ allo zenzero. Una volta tolta la buccia, la polpa all’interno è bianca e ha un sapore abbastanza delicato che ricorda quello del carciofo. Si utilizza in cucina per fare risotti, guarnire insalate o pasta ma si può mangiare anche crudo, condito semplicemente con sale, olio e pepe. Se volete avere un po’ di idee su come usare il topinambur per creare ricette sfiziose potete fare un rapido giro sul web dove si trovano tante idee e spunti interessanti. Ma vediamo ora quali sono le caratteristiche nutrizionali di questo tubero sconosciuto ai più. Innanzitutto il topinambur è ricchissimo di vitamine del gruppo A e B e di una fibra importantissima per il nostro organismo: l’Inulina che aiuta a riequilibrare la flora intestinale. Questo alimento è poi in grado di tenere sotto controllo la glicemia ed è quindi consigliato a chi soffre di diabete. Anche chi vuole dimagrire o sta seguendo un regime alimentare disintossicante può inserire il topinambur nella propria dieta dato che questo tubero ha pochissime caloriee, grazie alla presenza di sali potassici, contrasta la ritenzione idrica. Altri sali minerali e oligoelementi presenti in buona quantità sono poi magnesio, ferro, fosforo, rame, selenio e zinco. Oggi potete trovare il topinambur nei normali supermercati ma spesso è disponibile da NaturaSì e in altri negozi di alimenti biologici. Il prezzo non è proprio popolare ma acquistandolo una volta ogni tanto non peserà troppo sulle vostre finanze. Se poi avete un terrazzo o un giardino e volete cimentarvi nella coltivazione, potete piantare il vostro topinambur.
Lo faccio in casa
di Giorgia Conti Tel. 339 7268608 email: larosadeldessert@gmail.com Facebook: La Rosa del Dessert Instagram: La Rosa del Dessert
Sogno di sposa E’ tempo di celebrare, di unirci e di brindare…è tempo di matrimoni, cresime e comunioni! Le idee da realizzare sono tante e vanno da quelle più originali al classico che, con la sua semplicità e pulizia nelle linee, conquista tutti! Ricordate: non è detto che se dovete realizzare una torta con poche porzioni questa non debba essere comunque monumentale; aiutatevi con le basi in polistirolo per fare i piani superiori e riuscirete ad avere il risultato sperato, nonché sorprendere tutti i vostri ospiti!
LA RICETTA Per una torta destinata a tanti palati differenti, scegliete sempre un gusto neutro che possa piacere anche al meno goloso . Optate per una base al profumo di limone come questa: torta allo yogurt (dose per 20 porzioni circa) 1 vasetto di yogurt alla vaniglia o limone 150g zucchero 3 uova 225g farina Un pizzico sale Una bustina lievito 1 vasetto olio di arachidi Buccia limone grattata Procedimento: Amalgamare in un mixer o con le fruste tutti gli ingredienti liquidi partendo dalle uova, l’olio e lo yogurt. Aggiungere poi lentamente il mix di ingredienti secchi (lo zucchero, la farina, il lievito, il sale, la scorza di limone e la vanillina). Quando il tutto è ben amalgamato, versare in uno stampo da circa 20 cm e mettere in forno a 180° per circa 25-30 minuti (ogni forno avrà i suoi tempi quindi attenzione le prime volte!). Quando ritenete finita la cottura, prendete un bastoncino di legno da spiedino e testate se il dolce è cotto. FARCITURA: ganache al cioccolato bianco e frutti di bosco Ingredienti: 200g panna fresca 300g cioccolato bianco 200 g frutti di bosco freschi Procedimento: Scaldare in un pentolino la panna. Quando è prossima al bollore, spegnere il fornello e “tuffare” la cioccolata ridotta in quadretti o triturata. Aspettare circa 5 minuti e poi mescolare. Lasciare, raffreddare, porre in frigo per almeno 1 ora. Montare il composto con le fruste per ottenere una crema soffice. Inserire in fase di farcitura della torta i frutti di bosco freschi opportunamente lavati e mondati, non servirà dolcificarli, visto che la ganache è già molto dolce così si creerà un piacevole contrasto armonico.
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Decorazione: pasta di zucchero avorio q.b. (dipende da quanti piani farete!) pasta di zucchero rosa chiaro pasta di zucchero verde chiaro basi in polistirolo
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Date spazio alla vostra creatività per realizzare delle rose romantiche come nella procedura che vedete nelle foto e ricordate di mantenere un design semplice…less is more!!!
LE ROSE Stendete la pasta di gomma fino allo spessore di circa 2mm, aiutandovi con dello zucchero a velo o dell’amido per non farla aderire alla superificie. Scegliete la misura di un cerchio e ricavate il primo tondo. Coprite la pasta inutilizzata con della pellicola perché tende a seccare rapidamente. Con il Cone Tool assottigliate il bordo del petalo. Vedrete che, nell’effettuare questa operazione, lapasta prenderà naturalmente un’ondulazione che ricorda proprio quella dei fiori! Spennellate l’interno del petalo con un po’ di acqua o colla edibile e arrotolatelo su sé stesso a formare un piccolo cilindro: sarà il centro del bocciolo. Procedete alla medesima maniera per gli altri petali, spennellando però solo la parte inferiore per lasciare che il fiore si apra man mano che lo ingrandite. Vedrete che ogni rosa avrà un aspetto diverso; sarà proprio questo a dare carattere alla vostra creazione! Ogni petalo che inserite potrà essere modellato, piegato e curvato secondo il vostro gusto. A rosa ultimata, questa dovrebbe potersi reggere sulla sua base in verticale e in questa posizione dovrebbe essere lasciata a seccare per diverse ore.
V ini, Oli e... Birra di Erasmo Falanga
L’olio d’oliva:
l’importanza dell’Analisi Sensoriale Per la determinazione della qualità di un olio di oliva, l’analisi sensoriale è un esame di assoluta importanza. Infatti già nel lontano 1991, con il Regolamento CE 2568/91 (successivamente aggiornato e modificato), la Comunità Europea avvertì la necessità di affiancare alle analisi chimiche di laboratorio, l’analisi sensoriale, imponendo a tutti i Paesi membri, di promuovere l’addestramento di tecnici qualificati. A tale scopo sono sorte associazioni e istituzioni che promuovono corsi per l’addestramento degli assaggiatori che abbiano la capacità sensoriale per permettere di classificare, secondo parametri prestabiliti, la qualità dell’olio vergine di oliva DOP (Denominazione di Origine Protetta) o IGP (Indicazione Geografica Protetta). La codifica dei parametri di valutazione di un olio di oliva è dettata dal COI (Consiglio Oleicolo Internazionale). Creato sotto gli auspici delle Nazioni Unite nel 1959 a Madrid (dove ha tuttora sede), il COI è l’unica organizzazione internazionale dedicata all’olio d’oliva e alle olive da tavola e promuove lo sviluppo responsabile e sostenibile dell’olivo. Il COI attraverso l’emanazione di specifici regolamenti, stabilisce tra l’altro i parametri che sono alla base dei processi di formazione dei tecnici assaggiatori, le modalità delle tecniche di esecuzione dell’analisi sensoriale, gli elementi da valutare durante l’analisi, i modelli di schede per la valutazione dell’olio di oliva, fino a tracciare i caratteri che determinano il profilo psicologico di un buon assaggiatore.
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L’analisi sensoriale, viene eseguita da un gruppo di assaggiatori qualificati detto “Panel”, composto normalmente da un numero di assaggiatori che può variare da un minimo di otto elementi a un massimo di dodici, e guidato da un Capo Panel (l’assaggiatore più esperto e qualificato) che ha il compito di valutare il risultato dell’analisi sensoriale e di stilare in base ad esso il profilo organolettico dell’olio analizzato. L’esame viene eseguito in un apposito locale chiamato “Sala Panel”, costituito da una serie di cabine singole, munite di paravento (per evitare che gli assaggiatori si influenzino tra di loro), e attrezzate appositamente con un termos per scaldare l’olio (la temperatura ottimale per l’analisi è di 28 ° C), un lavandino e tutto il materiale occorrente alla compilazione delle schede, e cioè: il bicchiere per effettuare l’analisi, la scheda per tracciare il profilo dell’olio, qualche spicchio di mela verde per pulire la bocca tra l’assaggio di un campione e l’altro (le mele granny smith sono quelle raccomandate) e una brocca con acqua naturale o minerale a temperatura ambiente, per pulire infine la bocca.
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L’analisi sensoriale consiste nel riconoscere e valutare pochi fattori essenziali: i difetti e gli “attributi positivi”. I difetti possono essere di varia natura: • errate pratiche di coltivazione e raccolta delle olive ( sentore di verme, legno, terra, muffa, etc…) • errate pratiche di stoccaggio delle olive ( sentore di riscaldo, avvinato o inacetito, etc..), • errate pratiche di lavorazione delle olive ( sentore di cotto, metallico, acqua di vegetazione, fiscolo, etc..) • errata conservazione dell’olio (sentore di rancido, morchia, vecchio, etc..). Gli attributi positivi riguardano invece: • Il fruttato (sentore di oliva fresca raccolta al punto giusto di maturazione), e può essere verde o maturo relativamente al periodo di raccolta o alla cultivar, • l’amaro e il piccante (sensazioni “tattili” che indicano la presenza di polifenoli e antiossidanti tanto maggiori quanto più verdi sono le olive raccolte). Inoltre si possono descrivere altri sentori che riguardano le sensazioni tipiche relative alle varie cultivar o a determinate zone di produzione (carciofo, pomodoro, mandorla, cardo etc..). Un elemento che non si valuta durante l’analisi sensoriale è il colore dell’olio, che potrebbe influenzare negativamente l’assaggiatore ( un bel colore non è sinonimo di qualità così come un colore non particolarmente bello non è sinonimo di cattiva qualità di un olio di oliva). Per questo motivo il bicchiere da degustazione è di colore blu o ambra scuro. Un piccolo consiglio, per concludere: non considerate l’assaggio dell’olio un atteggiamento puramente “edonistico” e se potete, imparate anche voi ad assaggiare l’olio di oliva (molte associazioni organizzano anche corsi amatoriali e di base), forse non vi cambierà la vita ma sicuramente vi aiuterà ad acquistare e consumare questo importante alimento della nostra dieta mediterranea in modo più ponderato e consapevole.
Tablet Roma incontra di Cristina Anichini
Emanuele Vizzini, maestro di cucina È con grande piacere che rivediamo il maestro di cucina Emanuele Vizzini tornare sulle scene della ristorazione locale, a riempire di gioia il palato dei suoi clienti, vecchi e nuovi. Lo abbiamo incontrato al Ristorante de I Gobbi di CasalPalocco dove dirige i fuochi dopo 15 anni di assenza, con la gestione di allora, accompagnato da una brigata di 11 persone tra cui il 1° Chef di cucina Claudio Zarroli, suo braccio destro fidato e capace, e i validi Emanuele Zampetti e Fabrizio Anti, che con gli altri suoi ex allievi formano l’ottima equipe attualmente impiegata nello storico ristorante, dove viene proposta una cucina mediterranea che abbraccia tante tipologie di cucina nazionale e internazionale. Rivisitazioni in chiave moderna della cultura culinaria tradizionale e antica, puntando sulla qualità delle materie prime e sulla creatività donando ai piatti bellezza e gusto. Emanuele Vizzini è un maestro di cucina noto in Italia e oltreconfine. La sua conoscenza e la sua bravura sono il frutto di una serie di studi e riconoscimenti importanti. Ha frequentato l’Accademia di Archeologia per approfondire la conoscenza dei piatti antichi, ha conseguito un Master in Scienze dell’alimentazione, per la giusta combinazione dei cibi, ed in più è Ingegnere alimentare, cosa che gli permette di conoscere bene i macchinari che vengono utilizzati nell’industria alimentare. Gli sono state inoltre conferite due lauree honoris causa: una in arte culinaria (la prima al mondo) e l’altra in naturopatia alimentare. Tutto ciò fa del Maestro Vizzini un grande cultore ed esperto del settore. La sua cucina e i suoi insegnamenti infatti partono dall’antica Grecia per arrivare ai Fenici, agli Etruschi fino ad arrivare all’Artusi, il padre della cucina italiana, senza trascurare Escoffier, il padre della cucina francese. Elaborazione della tradizione attraverso l’innovazione mantenendo sempre la fragranza dei gusti mediterranei. Questa è la combinazione vincente. Riguardo progetti futuri parla dell’apertura di una scuola di cucina, sia per dilettanti che per semiprofessionisti e professionisti. Ha formato negli anni circa tremila allievi che lavorano sparsi in tutto il mondo. Ne segue ancora oggi una settantina, con l’appoggio di Claudio Zarroli, già impiegati nel settore della ristorazione. Questo settore nel nostro Paese è ancora molto forte tanto da offrire molta richiesta, circa 80 mila cuochi sul tutto il territorio. Benvenuto maestro Vizzini!
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Le uscite del mese di Cristina Ippoliti
IN LIBRERIA:
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AL CINEMA: “Mister Chocolat” di Roschdy Zem con Omar Sy Al cinema: In sala a partire da Giovedì 7 Aprile, “Mister Chocolat”, un film di Roschdy Zem, con Omar Sy, James Thierree, e Clotilde Hesme. Un lungometraggio francese, che racconta una storia drammatica nella Parigi della Belle Époque. Una incredibile biopic, che ripercorre le vicende dello straordinario clown Chocolat, il primo artista di colore della scena francese. Dal circo ai palcoscenici teatrali, dall’anonimato alla fama; la grande amicizia con il collega Footit, messa a repentaglio dal successo travolgente, dai soldi facili, dal gioco d’azzardo e dalla discriminazione. Avevamo già conosciuto un indimenticabile Omar Sy nel successo del duo Toledano-Nakache, “Quasi amici”, il film più visto in Francia nel 2011, oltre che il secondo lungometraggio francese di maggior successo di tutti i tempi, dopo “Giù al nord” (2008). Un uomo benestante con gravi problemi motori, praticamente relegato nella sua proprietà, ritrova la possibilità di tornare ad amare la vita grazie al suo collaboratore domestico. Seconda pellicola che arriva dritta al cuore è la meno nota “Samba” del 2014. Omar Sy interpreta un richiedente asilo, che fa perdere la testa a François Cluzet, una donna d’affari che non riesce più a sentirsi realizzata per mezzo dei soli soldi, e si rifugia nel mondo del volontariato e dell’integrazione multiculturale. I due non si cambieranno la vita, ma lasceranno un segno indelebile nelle rispettive anime. Chissà se con “Mister Chocolat” Omar Sy lascerà di nuovo il segno? A voi l’ultima parola!
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“Kobane Calling” di Zerocalcare Questo mese cambiamo genere. Non si parla di romanzi o di saggistica. In libreria Martedì 12 Aprile andrò a comprare “Kobane Calling” di Zerocalcare. Un reportage a fumetti che racconta l’assedio di Kobane, in Siria. Uscito in allegato all’Internazionale di metà Gennaio 2015 è il risultato di un lungo lavoro di Michele Rech come inviato. Giornalismo disegnato? Diario di guerra a fumetti? Reportage illustrato? Questo libro è tutte queste cose. Il volume conterrà le due storie uscite su Internazionale, per poi proseguire per altre duecento pagine, raccontando i tre viaggi di Zerocalcare tra Turchia, Iraq e Siria dell’ultimo anno.
MUSICA: “Una somma di piccole cose” di Niccolò Fabi Il nuovo disco di Niccolò Fabi arriva presumibilmente dall’onda del successo avuto durante l’avventura del 2014 con gli amici Gazzè e Silvestri. Tempo fa, con un post su Facebook, rispettando il filo diretto che il cantautore romano ha sempre tenuto con i suoi fan sui social network, è stata annunciata l’uscita del nuovo lavoro per Venerdì 22 Aprile. “Un disco, una finestra, uno specchio, un nodo, un balsamo... Una somma di piccole cose...”. Queste le parole con le quali l’artista ha presentato il suo nuovo progetto discografico, l’ottavo, a quattro anni dal precedente “Ecco”.“Una somma di piccole cose” è interamente suonato da Fabi, con il suo solito stile personale e anticonvenzionale, che ne racconta sempre magistralmente il percorso umano, nel tentativo continuo di raggiungere la purezza, l’essenza, la verità delle cose. Queste le tracce: Una somma di piccole cose; Ho perso la città; Facciamo finta; Filosofia agricola; Non vale più; Una mano sugli occhi; Le cose non si mettono bene; Le chiavi di casa; Vince chi molla. Ricordiamoci anche che Fabi suonerà dal vivo in concerto a Roma Domenica 22 Maggio all’Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia.
Buona
Pasqua!
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TLaablet Run rubrica per i runners di Lorenzo Sigillò
Aprile dolce…. correre!
Arrivano le gare migliori dell’ anno ed i consigli per i neofiti Aprile dolce dormire… e chi lo nega! Però dopo un bel riposo infiliamo pantaloncini e scarpe, perché è il momento ideale dell’anno per correre! Il corpo si risveglia, il clima è mite, le giornate si allungano ed arrivano anche le gare più belle dell’anno. Non vi abbiamo convinto? Ok, questo numero di Tablet Run è dedicato proprio a voi, che pensavate di non alzare il sedere dal divano neanche morti, magari dopo un infortunio, una malattia, un po’ in sovrappeso o con una semplice pigrizia addosso. Ed allora vediamo insieme le migliori argomentazioni del caso e facciamo i conti alla fine! Innanzitutto andrà benissimo anche cominciare con delle passeggiate, che poi si potranno trasformare in camminate sportive, finché non riuscite a farlo ininterrottamente per mezz’ora. Questo sarà indispensabile per il risveglio muscolare ed il ricondizionamento cardiorespiratorio. Dopo aver consultato il vostro medico di famiglia e comprato un abbigliamento adatto, anche non olimpionico, potrete passare a corsette leggere 3 volte alla settimana. Non vi diremo di seguire tabelle, perché ne trovate centinaia su libri ed internet, la verità è che in questa fase dovete ascoltare il vostro corpo senza obiettivi particolari, cercando semplicemente di correre con facilità e senza fatica. Sarà sufficiente della buona musica, percorsi sempre variabili (un parco, un centro cittadino, un campetto sportivo…), anche a differenti ore del giorno, con le luci diverse che sapranno dare stimoli incredibili. Magari gradualmente prolungate di qualche centinaia di metri o aumentate un po’ l’intensità e se l’appetito viene mangiando, potreste dopo pochi mesi ritrovarvi con la faccia come quella dei runners incalliti che stanno leggendo quest’articolo: superiori e pronti a ben altre sfide come la Maratona di Roma o l’Appia Run!
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Ma se sarete diventati anche “solo” semplici appassionati, avremo vinto noi la sfida, e voi avrete ricevuto innumerevoli vantaggi tra i quali la migliore sopportazione della fatica, lo scarico di tensioni nervose, la riduzione della frequenza cardiaca a riposo, l’aumento della capacità polmonare, la regolarizzazione
dell’apparato digerente, benefici nei confronti dell’ipertensione e soprattutto grande soddisfazione per aver creduto in voi stessi ed aver dedicato del tempo prezioso al vostro cuore, corpo e mente! E poi il prossimo anno potreste essere protagonisti della Maratona di Roma, l’evento sportivo più partecipato d’Italia, che il 10 aprile attraverserà come sempre le vie della Capitale, con partenza nel pieno centro cittadino. Centro storico che sarà attraversato da piazza Venezia a via dei Fori Imperiali, anche con la 4km non competitiva che richiama ogni anno migliaia di partecipanti. Sette giorni dopo, arriva un’altra affascinante manifestazione: il 17 aprile ecco la 18ma edizione dell’Appia Run, 12,700 km dallo Stadio delle Terme di Caracalla, per una delle corse più suggestive ma anche a prova di sanpietrino! Davvero una settimana eccezionale per i runners, con due delle corse più belle dell’anno in un sol boccone. C’è sempre tanta solidarietà che sposa le corse e così ecco che il sabato prima dell’Appia Run, si può andare a Villa Pamphili per una sgambata di 5km, alle 16.30, con la “Corri al Massimo per IRENE”. L’associazione IRENE Onlus organizza nella settimana internazionale della Brain Tumor Alliance, la 9a edizione di questa corsa dedicata alla memoria dello sportivo Massimo Crocco, scomparso per un tumore cerebrale. Chi non se la sente di affrontare la strada impervia dell’Appia, la mattina del 17, sempre a Villa Pamphili potrà correre la “Run for Parkinson”, una 6 km organizzata dall’associazione WeAreParky Onlus insieme alla Parkinzone Onlus. Finale di aprile con i 21 km della 21esima edizione della Mezza Maratona di Rieti il 24 aprile oppure con un’altra doppia chance il 25 aprile. In questa giornata di festa si potrà scegliere infatti tra i 9,5 km del “Giro delle Ville Tuscolane” a Frascati ed i 13 km della “Roma 3 Ville Run” che percorre il parco Forte Antenne, Villa Ada e Villa Glori (in alternativa c’è anche la 5km non competitiva). E voi guardate fuori dalla finestra: avete ancora voglia di starvene a poltrire? Stay Tablet, Stay Run! Adesso!
Info: 06.52355665
www.arissportingvillage.net
arissportingvillage
L’estate è dietro l’angolo!!
€139 open trimestrale €159 sala pesi mensile €50 open mensile €65 sala pesi
trimestrale
Iscrizione ø
via senocrate snc Axa-Casal Palocco
S istema Binario di Simona Gitto
È l’ora di fare i conti… con i nuovi metodi di pagamento digitale Era ora. Covavo la remota speranza che un giorno, presto o tardi, farsi un selfie sarebbe diventato utile. Ne scattiamo così tanti che era solo questione di tempo prima che qualcuno ne vedesse il potenziale. Strano è il fatto che una delle prime funzioni studiate per un selfie siano relative al pagamento digitale. Per la precisione messo a punto da Mastercard: Selfie pay. Si tratta di un metodo di pagamento digitale utile per gli acquisti online tramite smartphone o tablet. Il meccanismo è davvero semplice: occorre solo scattarsi un selfie al momento del pagamento e il sistema riconoscerà l’utente facendo riferimento ai suoi dati biometrici. È così semplice che si potrebbe osare definirlo geniale. Non dovremo aspettare troppo a lungo per poter comprare quel fantastico televisore full HD che ci piaceva tanto: dalla prossima estate il “Selfie pay” sarà realtà anche in Italia, e allora via con l’autoscatto sotto l’ombrellone! E per chi fosse timido o allergico ai selfie – e sono più di quanti si possa pensare – il sistema di pagamento targato Mastercard permetterà anche di utilizzare le rassicuranti impronte digitali.
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Poi, per chi non volesse utilizzare né selfie né impronte digitali, può attendere che Google metta a punto il suo nuovo metodo di pagamento, il cui nome è tutto un programma: Hands Free. È stato annunciato a marzo ed è ancora in fase di sperimentazione, ma promette grandi cose. Il commesso alla cassa non dovrà più assistere alle nostre ansiose esternazioni, della serie “ e adesso in quale angolo del portafogli è andata a finire la carta di credito?”, ma alle gioiose parole “Pagherò con Google”. Solo tre parole per acquistare quello che vogliamo. Bisognerà solamente scaricare un’app (per ora disponibile solo su iOS e Android) e associarla ad una carta di credito (sì, la carta di credito è un fattore che resta comunque onnipresente) e ad una nostra fotografia – si tratta solo di una foto, non di un selfie, quindi i timidi possono stare tranquilli. Appena entrati in negozio, l’app si connetterà con la postazione di cassa, in due minuti il sistema confronterà la foto con chi effettua l’acquisto (non dimentichiamo di pronunciare la formula magica) e procederà all’addebito sul conto registrato. Più facile a farsi che a dirsi, è il caso di dire.
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Ovviamente i nuovi metodi di pagamento digitale non finiscono qui, ed è giusto anche solo per diritto di cronaca presentarne altri esempi. Dal canto suo anche Paypal ha voluto contribuire, e il suo sistema di pagamento è già attivo da qualche tempo. Si tratta di One Touch e come intuibile permette di pagare con un solo tocco. Dopo il login al sistema
e dopo aver controllato che il sito da cui vogliamo acquistare qualcosa sia abilitato occorre solo cliccare sul pulsante di conferma e proprio con un solo tocco il gioco è fatto. Niente codici da memorizzare o carte di credito da recuperare (finalmente). Nell’ultimo anno è stato uno dei metodi di pagamento più utilizzati dai compratori online con un incremento continuo anche al passaggio dal 2015 al 2016 (nell’ultimo mese la crescita nell’utilizzo di questo metodo è stata dal 20%), e questo è il segno che siamo pronti. Davvero pronti per far sì che il triste e doloroso momento di pagare sia di più breve durata possibile. Il tempo di un click è già abbastanza. Non sarebbe giusto, infine, non citare anche il sistema di pagamento Wearable, di VISA, in fase di sperimentazione. Forse a breve sarà del tutto naturale fare la spesa e “scappare” dal supermercato per pagare comodamente dallo smartwatch, o anche pagare il carburante rimanendo in macchina. Qualsiasi dispositivo in grado di connettersi alla rete può diventare una postazione di pagamento secondo VISA, che mostra già di essere proiettata verso l’internet of things, e di avere uno sguardo molto lungimirante. Di certo è breve il passaggio dal contante alle carte di credito, fino al pagamento digitale. Ma sembra che non siamo ancora in dirittura d’arrivo.
Medicina R
O
M
A
+Benessere di Veronica Militano
Il gruppo sanguigno “AB” Il gruppo sanguigno AB è relativamente giovane e raro: ha fatto la sua comparsa meno di 1000 anni fa ed è posseduto solo dal 2-5% della popolazione. Il tipo AB viene definito anche l’’enigmaticò per la difficoltà di coglierne completamentele caratteristiche essenziali. Il gruppo sanguigno AB dovrebbe essere comparso circa un migliaio di anni fa in Europa a seguito dalla mescolanza di varie popolazioni grazie alle invasioni barbariche di quel periodo. Quindi il tipo AB riesce ad avere un’ottima capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, alimentari, sociali e culturali della vita moderna. Il tipo AB è fragile nell’apparato digerente, vulnerabile nel sistema immmunitario, trova benessere da un’attività fisica leggermente impegnativa.
Veronica Militano Specialista in Naturopatia e Riflessologia Plantare - veronicamilitano@libero.it
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Questo gruppo sanguigno può avere una dieta mista dove però dovrà limitare sicuramente carni rosse, pasta, frutta secca. Può essere tendente alle malattie cardiovascolari, all’anemia, alle neoplasie. Bisognerebbe limitare il consumo della carne rossa e delle carni insaccate, conservate o affumicate perchè tendono a provocare disturbi digestivi o intestinali. Con queste continue infiammazioni, c’è un rischio elevato di tumori del cavo orale, dell’esofago, del retto, ma soprattutto dello stomaco.Tutto ciò a causa di muffe cancerogene, meglio quindi evitare gli insaccati, salumi stagionati, formaggi stagionati, cibi in salamoia, sottaceti. I pesci costituiscono un’ importante fonte di proteine animali, quindi va benissimo consumarli. Le persone appartenenti al gruppo AB che producono in maniera eccessiva muco a livello delle prime vie aeree (ostruzione nasale, raffreddore, sinusite, otite, bronchite) dovranno quindi limitare fortemente il consumo di derivati del frumento. È preferibile, quindi, consumare il riso che è perfettamente digeribile. Il latte e latticini possono essere consumati liberamente dal gruppo AB, a meno che non presentino una secrezione eccessiva di muco; in questo caso il consumo di latte e derivati va limitato. È consigliato l’uso del pomodoro (scarsamente tollerato dai gruppi Ae B), ricco di betacarotene, vitamina C, licopene. L’attività protettiva antitumorale del licopene viene potenziata dalla cottura prolungata dei pomodori e dalla presenza di sostanze grasse come l’olio d’oliva. In questo modo, il consumo di almeno due pasti al giorno comprendenti salsa di pomodoro,
è in grado di ridurre del 25% il rischio di sviluppare il tumore della prostata. Molto importanti sono i frutti alcalini (prugna, uva, frutti di bosco e ananas). Questi contengono, soprattutto l’uva nera, numerosi polifenoli che hanno un’azione antiossidante e anticancro. Sarebbe indicato privilegiare i grassi vegetali e in particolare l’olio d’oliva. L’acido oleico contenuto nell’olio d’oliva consente di ridurre il livello di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”). L’acido linoleico provoca un sovraconsumo di vitamine E e favorisce il sovrappeso: è presente negli olii di girasole, mais e vinaccioli e spesso viene assunto in quantità eccessiva nella nostra alimentazione. Nell’olio di enotera e di borragine è presente l’acido gamma-linoleico che contribuisce ad assicurare l’idratazione e la morbidezza della pelle. Nel complesso, gli acidi grassi insaturi che abbondano negli olii di semi (mais, girasole) sono chimicamente instabili e possono provocare una carenza di sostante antiossidanti e soprattutto di vitamina E, con un incremento del rischio cardiovascolare e tumorale. Inoltre, gli olii di semi, particolarmente ricchi di acidi grassi polinsaturi, non sopportano le temperature elevate e la cottura prolungata, che causano la liberazione di sostanze tassiche. I soggetti di tipo AB dovrebbero evitare l’uso dell’aceto e del pepe. Sempre per chi appartiene a questo gruppo sanguigno, è consigliata una attività fisica e sportiva rilassante e poco impegnativa (yoga, tai-chi, passeggiate, bicicletta).
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[Proctologia alla mano]
Più attenzione dopo le feste
Q
Pur ignorando il calendario, un proctologo potrebbe avere la cognizione temporale dei periodi post natalizi e post pasquali. Nei fatti le richieste di consigli o di visite aumentano dopo gli ozi festivi e le abbondanti libagioni che, incidendo sulla regolarità qualitativa e quantitativa delle evacuazioni, sono causa dell’istaurarsi di problematiche proctologiche o del peggioramento di sintomi già presenti. Il sintomo che più facilmente viene denunziato e che, ovviamente, è causa di giusti timori, è il sanguinamento, sintomo giustamente temuto in quanto comune a più condizioni patologiche genericamente conosciute, ma difficilmente differenziabili se non dalla mano e dall’occhio esperto dello specialista.
Il consiglio è annoso ma sempre valido: maggiore attenzione agli eccessi alimentari prediligendo il consumo delle verdure e delle fibre e limitando, ovviamente, i grassi specie quelli animali e l’invito a rivolgersi allo specialista proctologo al sorgere dei primissimi disturbi. Difatti la prevenzione o comunque l’osservazione di una patologia al suo esordio consente il maggior successo delle terapie eventualmente consigliate.
Roberto Federici medico chirurgo
Dott. Roberto Federici Specialista in Chirurgia generale
Proctologia
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ANOTHER MOTHER. Un’altra maternità. Il 30 marzo scorso presso il Teatro del Lido ha chiuso la mostra fotografica ‘Another Mother’ organizzata e presentata dall’Orto delle Idee, progetto fotografico di Mariangela Tripiedi. Noi di TabletRoma ne vogliamo dare testimonianza, per il valore che questo progetto rappresenta, che oltre al lavoro fotografico ha prodotto un bellissimo libro a rilegatura giapponese acquistabile su specifica richiesta a Mariangela e visibile su facebook al seguente indirizzo https://www.facebook.com/Lortodelleidee/?fref=ts Mariangela così parla di Another Mother e del suo essere fotografa. “Another Mother nasce come progetto fotografico, di esplorazione del mondo della maternità da un altro punto di vista. Una prospettiva che non appare sulle riviste patinate. Alle donne la nostra società richiede di essere perfette e possibilmente di non fallire mai, ma cosa accade quando invece chiedi a una donna, madre, di raccontarti della sua maternità in modo sincero? Accade ciò che è accaduto a me, che smetti di sentirti sola e folle. L’esperienza di questo progetto durato quattro anni mi ha fatto venire voglia di portare questo messaggio ovunque ci sia una donna disposta ad ascoltare e ad ascoltarsi, per questo motivo oltre ad essere un progetto fotografico Another Mother è diventato un libro, un libro che contiene questo lungo viaggio, fatto di amicizie, riflessioni e sensazioni. Another Tother è per tutte le madri che soffrono, che non riescono ad abituarsi al loro nuovo ruolo e per quelle che lo sentono subito loro. È un manifesto di quanto essere madri sia diverso per ciascuna, perché non esiste un modo giusto per esserlo ma solo il proprio e va bene così.” “Sento per la prima volta il click di una macchina fotografica a quattro anni, ricevo in regalo la mia prima macchina fotografica di ‘terza’ mano a 6 anni. Per i successivi dieci anni scatto inconsapevolmente, senza alcun tipo di volontà di apprendere le regole fondamentali dell’arte della fotografia, è per lo più un mezzo rudimentale di espressione. A sedici anni inizio a studiare fotografia autonomamente attraverso i libri, mi trasferisco poi a Milano per l’università e inizio a frequentare corsi, workshop e master di fotografia, concentrandomi sul reportage. Nel 2011 mi viene regalato l’obbiettivo più importante della mia vita, attraverso il quale la realtà inizia ad amplificare il suo sentire, 3,850 kg di peso e gli occhi verdi e trasparenti. Nel 2012 mi trasferisco a Viterbo ed entro nel magazzino 120 grazie al quale conosco Michele Furci, il mio terzo occhio ed insieme apriamo lo studio fotografico Fullshot occupandoci a tutto tondo di fotografia, senza catalogarla in ‘di serie A e di serie B’. Ad oggi la fotografia è l’unico modo che ho per esserci. Attualmente i miei lavori sono pubblicati sulla rivista internazionale lensculture, plsmagazine, osservatorio nazionale di fotografia femminile. Another mother viene riconosciuta la menzione d’onore al MIFA Moscow International Photo Awards nella sezione Book documentary.”
+Diamo un futuro a tuo figlio.
Swiss School of Management: molto più di una Università! PANDORA È: • Un programma di altissimo livello accademico • Studiare a Roma in un ambito internazionale
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PANDORA È UN MONDO NUOVO TUTTO DA SCOPRIRE:
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It was Summer 2014 when I graduated from Manchester Metropolitan
I joined the SSM’s Top-up Degree program after coming
University with a Top-up degree in Business Administration majoring
back from the USA where I studied at Northeastern
in International Business. After my first two years at SSM in Rome,
University. After my Bachelor Degree, I enrolled into the
I was accepted into MMU for the final year. It’s hard to find proper
MBA program and earned my international accredited MBA
words to describe the amazing experience I had during my stay
degree at SSM as well. Thanks to the skills earned during
at SSM in Rome. Their faculty, staff and my fellow students, gave
my studies, today I am working for UNICEF as a Human
me the drive and motivation to follow through the academic program.
Resource Specialist. Thank you SSM, for teaching me more
It was the best experience of my life.
ANDREA OROZCO, MEXICO
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• Professori di madre lingua inglese • Imprenditori • Professionisti attivi nel proprio campo
SSM CERTIFICAZIONI E ACCREDITAMENTI • Swiss Quality Certified by EduQua • Accredited by IACBE in the United States • Member of the Business Education Network • Manchester Metropolitan University • INSEEC academic partner for Degree Awarding Body • Accredited by the US Department of Veterans Affairs
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TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE PER LA MIGLIORE EDUCAZIONE DEI NOSTRI FIGLI L’Highlands Institute è una delle scuole private paritarie più prestigiose di Roma. D’ispirazione cattolica, con sede nel cuore del quartiere residenziale dell’Eur, l’Istituto fa parte di una rete internazionale di 170 scuole e 7 Università Cattoliche con cui vengono sviluppati progetti di scambi culturali e didattici di ottimo livello. Il metodo educativo su cui si basa il piano formativo, in linea con quello del Ministero della Pubblica Istruzione, è un modello di formazione integrale proposto dal Movimento Regnum Christi, che ha come obiettivo principale la formazione degli studenti, la loro educazione e preparazione a livello internazionale che possa permettere loro d’affrontare studi ed esperienze professionali all’estero. Il carattere cristiano fondante la formazione della persona ne accompagna lo sviluppo e grazie alla grande attenzione che la scuola porge singolarmente verso ogni studente, si ottiene un potenziamento delle qualità e delle competenze, valorizzando le eventuali eccellenze, attraverso la formazione di futuri leaders. Tutto ciò è facilmente percepibile quando si varca la soglia di ingresso dell’Highlands Institute, il loro biglietto da visita. TabletRoma ha avuto il piacere di incontrare la Rettrice dell’Istituto, Miss Lourdes Zorrilla, accompagnata dalla Preside, Professoressa Piera Cavataio, che hanno illustrato approfonditamente in anteprima il piano didattico della sezione liceale, in prossimità dei giorni di Open Day Class, prevista dal 18 al 22 aprile 2016. L’Istituto parte da un’offerta formativa per la Scuola Materna, dove i bambini si avvicinano all’inglese in un’età particolarmente felice per l’apprendimento, con metà giornata in lingua inglese, con insegnanti di madrelingua. La scuola Primaria consolida l’acquisizione dell’inglese senza trascurare l’insegnamento della lingua e della cultura italiana e permette l’acquisizione degli attestati Cambridge dalla terza classe in poi, con i tre gradi Starters, Movers e Flyers per proseguire con la Scuola Secondaria di I° grado che termina con il conseguimento del li-vello di competenza linguistica B2, anch’esso certificato dal Cambridge Examination (FCE). Alla fine del triennio gli alunni della Highlands hanno la possibilità di conseguire in terza media l’Eipass (certificazione internazionale di competenze tecnologiche) grazie all’insegnamento dell’informatica impartito in orario curriculare.
Gli studenti possono proseguire gli studi fino al Liceo, con lo Scientifico Internazionale e il Linguistico Internazionale. La didattica del Liceo Scientifico è riconosciuta Cambridge International Secondary School che rispetto ad uno scientifico tradizionale include anche l’insegnamento della lingua spagnola e permette di conseguire una serie di certificazioni internazionali relative ad alcune discipline in programma, come ESL (English as a Second Language), Scienze, Fisica, Geografia, ICT (Information & Communication Technology) e Global Perspectives (approccio a temi e problemi della società finalizzato ad un processo di apprendimento attivo, una metodologia di educazione alla ricerca). Ciò significa che questo percorso internazionale prevede che un terzo delle ore complessive di lezione venga veicolato in lingua inglese, che delle 5 ore settimanali previste, due siano con docente madrelingua, con i quali è prevista la preparazione agli esami IGCSE al termine del primo biennio, International General Certificate Secondary Education, e la preparazione agli esami CAE, A Levels o AS, IELTS, TOEFLI (livello C1-C2) al termine del triennio. Il percorso, inoltre, prevede campi di lavoro e stage presso scuole di Paesi anglofoni. Lo stesso vale per il Liceo Linguistico Internazionale, unico nella zona di Roma sud-ovest, a cui vanno aggiunti approfondimenti oltre che della lingua inglese, anche di quella spagnola e di quella francese. Il percorso ha come obiettivo di far raggiungere agli studenti un’indipendenza di pensiero e di azione per diventare cittadini d’Europa e del mondo, aperti al dialogo, al confronto, al pluralismo culturale e alla solidarietà fra i popoli. L’Highlands Institute è fondatore della rete di Scuole Secondarie di 2° grado in cui è offerto il percorso per conseguire l’IGCSE in ben 6 materie, una certificazione che permette agli studenti di acquisire competenze specifiche per l’accesso a Università straniere e nazionali, oltre che di preparasi alle trasferte all’estero con i progetti Erasmus. Per chi ha fatto un percorso scolastico di scuola primaria e secondaria di I° grado nelle scuole italiane e desidera affrontare il percorso liceale all’Highlands, l’Istituto permette di fare un test di ingresso, che non è di sbarramento ma di valutazione del livello di inglese in modo da attivare subito un percorso di recupero per colmare ogni
eventuale gap. Questa possibilità rientra nel principio su cui si fonda la pedagogia adottata in questa scuola, la cui parola d’ordine è indubbiamente l’attenzione personalizzata che viene riservata ad ogni alunno anche nel rispetto della legge 107/2010 in base alla quale la scuola ha il dovere di provvedere affinchè per ogni studente con un BES (Bisogno Educativo Speciale) riceva ogni strumento idoneo a garantire il successo formativo. Gli scambi culturali che cominciano già dal quinto anno della scuola primaria e che proseguono fino al termine degli studi, permettono ai ragazzi di approfondire la formazione linguistica, oltre quella culturale, e si svolgono prevalentemente all’interno della rete Regnum Christi.
L’OPEN DAY CLASS che si svolgerà dal 18 al 22 aprile, darà a tutti l’opportunità di conoscere più da vicino questa scuola, il corpo docenti e l’organizzazione tutta. Per l’occasione sarà possibile conoscere anche i Tutor della vita scola-stica (“Prefette”) che svolgono un ruolo di facilitatori delle relazioni tra i ragazzi, fra i ragazzi e la scuola, fra la scuola e i genitori. Ciò permette di garantire un generale clima sereno e armonico, volto a prevenire atti di bullismo e altre spiacevoli situazioni, attraverso il dialogo costante della scuola con gli alunni e le famiglie. Ringraziamo e salutiamo la Rettrice Miss Lourdes Zorrilla e la Preside, Professoressa Piera Cavataio, per la disponibilità e per l’accoglienza che hanno accordato alla nostra rivista, augurando loro un felice pro-sieguo di lavoro per la fine di questo anno scolastico e di successo per l’inizio del prossimo. Informazione pubblicitaria a cura di Cristina Anichini
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VERRUCHE Antiestetiche, contagiose ed antisociali… Le verruche sono delle formazioni cutanee causate da un virus (virus del papilloma umano o HPV -Human Papilloma Virus). Il virus penetra nell’epidermide e la infetta; si producono queste lesioni benigne formate da tessuto epiteliale con alta velocità di replicazione. Le verruche sono considerate estremamente contagiose, anche nel soggetto stesso, da una zona all’altra del corpo. Questo si spiega con il fatto che il contagio avviene per semplice contatto (o autocontatto), poiché il virus HPV resta confinato nella pelle e non penetra nel sangue. I luoghi a rischio per la diffusione delle verruche comuni sono quelli dove una maggiore promiscuità favorisce il contatto con soggetti infetti, soprattutto se si è in ambienti caldi e umidi, che mantengono a lungo il virus in fase attiva anche lontani dal soggetto portatore. Se dovessero mancare questi requisiti ambientali, il virus non avrebbe lunga sopravvivenza al di fuori della cute. (Piscine, palestre, docce e asciugamani comuni, saune e terme sono luoghi privilegiati per la proliferazione e la diffusione delle verruche). Diverso è il contagio delle verruche genitali, conosciute come conditomi o creste di gallo. Queste rientrano nelle malattie sessualmente trasmissibili e il contagio è favorito da scarsa igiene e presenza di altre infezioni. La diffusione delle verruche è comunque legata allo stato delle difese immunitarie dell’individuo e alla virulenza dell’HPV. Perciò se il soggetto viene a contatto con il virus, le probabilità che provochi una verruca sono giocate dalla capacità di “annidamento" del virus stesso contro la capacità di reazione dell’organismo. Se la persona ha un fragile sistema immunitario, è più facile che sia esposto al rischio di verruche.
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I trattamenti proposti negli anni sono stati svariati: Ac. salicilico, Laser, Chirurgia, Crioterapia, ma il problema del trattare le verruche è la recidiva: a distanza di qualche mese la verruca si ripresenta. La motivazione di questa recidiva è che è sufficiente un piccolissimo frammento epidermico contenente il virus per far ritornare la lesione. Grazie alla metodica ideata dal Dott. D. D’Andria, che combina l’utilizzo della Tecnologia al Plasma con tecnica microchirurgica abbiamo ridotto le recidive a meno dell’1 %! - Il Plasma vaporizza la lesione in maniera superselettiva, senza danneggiare i tessuti circostanti - Il microscopio operatorio permette l’individuazione e quindi l’asportazione, sotto visione, della “radice” della verruca, riducendo al minimo (meno dell’1%) il ripresentarsi della malattia - Sterilizzazione del fondo della verruca, mediante un prodotto a base di T.C.A. (Ac. TriCloroAcetico) specifico.
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Intervista ad Helen Creswell (Counselor) a cura della redazione La incontriamo per farci spiegare chi è un counselor e come questa professione sia diversa da quella di psicoterapia. “Quando un individuo già si sente male - Helen commenta - la confusione tra i ruoli potrebbe scorraggiarlo a cercare l’aiuto di cui necessita” Quando una persona sta male, confusa, agitata, ansiosa, alienata, terrorizzata, o quando ha dubbi sull’autostima, o è incerta sulla propria identità, allora è richiesta la comprensione. La compagnia dolce e sensibile di un atteggiamento empatico fornisce l’illuminazione e la guarigione. In tali situazioni, la profonda comprensione, credo, sia il dono più prezioso che si può dare ad un altro. Carl Rogers Con questa frase del celebre psicologo americano approcciamo la no-stra conoscenza al mondo di Helen Creswell, Counselor integrativo, che professa nel suo studio di CasalPalocco, al Centro Commerciale Le Terrazze. La incontriamo per farci spiegare bene chi è un counselor, poichè sembra che ci siano delle difficoltà e confusioni a capirlo e com’è diverso da uno psicoterapeuta e inoltre Helen nota che quando una persona si sente già male, questa mancanza di chiarezza può scoraggiare l’individuo a cercare l’aiuto di cui necessita. Una formazione adatta specificamente al Counseling Helen si è formata alla CIPA, Scuola di Counseling Integrato per la Professione d’Aiuto della Università degli Studi di Roma Tor Vergata, e riconosciuta dall’Associazione Nazionale di Counselor Relazionali (ANCoRe) conseguendo il Diploma di Counselor ad Approccio Relazionale in Counseling Integrato. È socio di ANCoRe, appartenente alla Federcounseling, l’organizzazione che detta da le regole dal punto di vista dei valori e della deontologia da seguire. Questa federazione fa parte della EAC, European Association for Counselling. La formazione si basa su corsi triennali presso una scuola accreditata come quella dell’Università di Tor Vergata. Helen utilizza un metodo integrato che si ispira ai principali modelli teorici della psicologia e delle scienze umane, perciò se l’obiettivo o il problema di affrontare fa parte del compito di un counselor, può scegliere quale approccio o tecnica di utilizzare in base al cliente. Cos’è il Counselor? È una figura professionale che accompagna un individuo lungo un percorso che ha come obiettivo la risoluzione di un problema. A differenza di uno psicoterapeuta, il counselor lavora sul qui e ora, e non sul passato. Il primo approccio è di carattere valutativo per capire se è corretto un percorso di counseling oppure se la persona presenta una patologia o ha bisogno di approfondire il suo passato. Nell’ultimo caso verrebbe indirizzata ad uno psicoterapeuta, più idoneo al lavoro da fare. Il counselor non ha la pretesa di curare patologie, ma lavora solo con persone che hanno un momento tran-
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sitorio di difficoltà, un pro-blema relazionale, un piccolo trauma, problemi sul lavoro, nell’ambito scolastico, una decisione o scelta difficile da fare, che hanno bisogno di essere ascoltate e accettate senza giudizi o che in un determinato momento mancano di motivazioni. Insieme il Counselor e il cliente formulano un obiettivo, (non si parla di una diagnosi e di una terapia) e il Counselor lavora con il cliente per raggiungere quell’obiettivo che spesso rappresenta uno stato di miglioramento della propria vita in quel momento, grazie all’aiuto di una persona obiettiva ed esterna. Il counselor è una via di mezzo tra il rimanere isolati e la psicoterapia, quando non è necessario esplorare troppo il passato, e può essere adatto un percorso meno profondo. Il Counseling. I principali fondamenti del counseling sono basati sull’empatia, sulla corrispondenza tra persone, senza giudizi e pregiudizi. Si parte dal presupposto che la persona che si ha davanti abbia tutte le risorse personali necessarie per andare avanti e raggiungere i propri obiettivi, solo che in quel momento non le vede e ha necessità di qualcuno che lo aiuti a diventare più consapevole di quello che sono le proprie capacità e di quali potrebbero essere le proprie scelte. Si lavora molto a livello emotivo. Spesso si chiede alle persone come si sentono nel momento in cui raccontano un problema, affinchè le emozioni vengano riconosciute, accettate e convalidate poichè fanno parte di noi e la loro emersione è spesso di aiuto nel capire noi stessi e nell’elaborare ciò che succede intorno, aiutando anche a trovare la strada migliore. Inoltre il setting o il luogo in cui si affronta un percorso di counseling è un posto tranquillo in cui la persona può sentirsi protetta e a suo agio in contesto di assoluta privacy. Un aspetto importante del lavoro di Helen è l’uso dell’arte, sotto qualsiasi forma, come mezzo di comunicazione quando un individuo per diversi motivi che vanno dall’ incapacità di esprimersi a problemi oggettivi di linguaggio, non riesce a esternare il proprio problema. Il disegno o altro rappresentano in quel momento una finestra che permette al counselor di entrare nel mondo della persona che ha di fronte, che lo aiuta a capire cosa sta succedendo, senza dare una intepretazione. Questo è per Helen un gioiello, un tesoro che la persona in quel momento sta donando. Molte di queste esperienze Helen le vive quando una volta a settimana porta la sua professione al servizio di un centro profughi, dove spesso, non parlando la stessa lingua, sono i disegni che aiutano a comunicare. Per altre informazioni o per chiedere un appuntamento siete invitati a contattare Helen, cell: 333 2284093 o mandare un email a helen@cresco-io.com (vedete sotto).
Helen Creswell Counselor regolamentata ai sensi della L.4/2013 (art.1 comma 3) "per professioni non organizzate in ordini o collegi." Iscritta al Registro dell'Associazione Nazionale Counselor Relazionali (A.N.Co.Re.) con n.355 dal 2016. Cell: +39 333 228 4093 Email: helen@cresco-io.com Website: www.cresco-io.com
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L’assertività
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Lo scorso mese abbiamo parlato della Comunicazione IO e di come essa abbia ricadute importanti sia nelle relazioni interpersonali, nel comunicare evitando incomprensioni e conflitti, sia a livello intrapsichico, poiché permette di diventare maggiormente consapevoli del potere che abbiamo sulle nostre emozioni, su quello che noi scegliamo di sentire e non che altri “ci fanno” sentire. Infine, abbiamo detto che la Comunicazione Io è un tipo di comunicazione assertiva. Ma che cos’è l’ASSERTIVITA’? L’assertività è una modalità di comunicazione flessibile, attraverso la quale si affermano i propri punti di vista senza prevaricare né essere prevaricati. Dal latino «asserere» che significa asserire, affermare sé, è una caratteristica del comportamento umano che consiste nella capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza offendere né aggredire l’interlocutore. Si definisce anche come «un comportamento che permette a una persona di agire nel suo pieno interesse, di difendere il suo punto di vista senza ansia esagerata, di esprimere con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui». L’assertività si esprime attraverso la capacità di utilizzare, in ogni contesto relazionale, la modalità di comunicazione più adeguata, cioè uno stile comunicativo che consenta all’individuo di esprimere le proprie opinioni, le proprie emozioni e di impegnarsi a risolvere positivamente conflitti e problemi. Per questo, non esiste una risposta assertiva che sia “giusta” in modo assoluto: essa deve essere valutata all’interno della situazione, in un processo continuo di aggiustamento e di armonia tra abilità sociali, emozioni e razionalità. Senza necessariamente modificare la propria personalità. Il comportamento assertivo ha alcune caratteristiche che lo definiscono e determinano: • è partecipe e attivo e non in contrapposizione con l’altro; • è un atteggiamento responsabile, caratterizzato da piena fiducia in sé e negli altri; • manifesta pienamente il proprio Sé, afferma i propri diritti senza negare i diritti e l’identità dell’altro; non giudica, non esprime critiche non costruttive verso l’altro; • comunica i propri sentimenti in maniera chiara, diretta e onesta senza manifestare aggressività o essere minaccioso verso l’interlocutore. Quali sono i “punti cardine” dell’assertività? Essi sono impliciti nei diritti di ciascun essere umano; • Essere trattato con rispetto, poiché ognuno ha il diritto di gestire la propria vita come desidera e di perseguire i propri obiettivi, senza però danneggiare gli altri; • Esprimere le proprie opinioni e sentimenti: ognuno di noi ha il diritto di esprimere se stesso, il proprio punto di vista, i propri sentimenti, che sono validi tanto quanto quelli degli altri. Se si nasconde tutto ciò, gli altri non avranno la possibilità di conoscerci o capirci, • Fissare i propri scopi ed obiettivi, dal momento che tutti hanno il diritto di perseguire i propri scopi. • Rifiutare una richiesta o dire di no, poiché ognuno ha il diritto di rifiutare,
• Chiedere ciò che si desidera, dal momento che ognuno ha il diritto di esprimer e i propri bisogni.; • Commettere degli errori, che sono elementi essenziali dell’apprendimento; • Essere i giudici del proprio comportamento, poiché ognuno ha il diritto di giudicare se stesso, senza avere bisogno dell’approvazione o delle critiche altrui; • Cambiare la propria opinione, infatti il cambiamento significa crescita e sviluppo personale; • Decidere se dare spiegazioni e scuse per il proprio comportamento. Ma come si fa ad essere assertivi? Ecco gli elementi essenziali della comunicazione assertiva; • Esprimere empatia con l’altro (capisco che tu…); • Descrivere il comportamento che ha un impatto negativo su di noi • Esprimere il sentimento conseguente al suddetto comportamento (io sento che…); • Spiegare il sentimento (perché mi sento così); • Specificare il cambiamento desiderato nel comportamento; • Analizzare le conseguenze positive se ci sarà il cambiamento; • Analizzare le conseguenze negative se non ci sarà il cambiamento; • Confermare la relazione (te lo dico perché ci tengo…); • Richiedere di risolvere insieme il problema (come posso aiutarti?) In terapia, soprattutto con adolescenti e giovani, o nei training di educazione emotiva svolti all’interno delle scuole, lavoro molto sull’acquisizione della competenza dell’assertività (e conseguentemente sulla comunicazione Io). Essa è importante perché veicola il rispetto di sè stessi e dell’altro e soprattutto potenzia l’autostima. Imparando a dare maggiori informazioni su di noi e a comunicare in modo adeguato i nostri sentimenti si favorisce l’apertura e si determina chiarezza nelle relazioni. Ciò permette di definire la nostra posizione, il “punto” in cui ci troviamo, facendoci sentire anche più forti, sicuri. Conseguentemente, permette al nostro interlocutore, di vedere i “confini” che noi abbiamo definito (e di rispettarli) e gli dà la possibilità di definirsi e di “farsi vedere a sua volta”. Il tutto all’interno di una modalità comunicativa serena, senza aggredire, irritare o giudicare.
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Così non mi dimentico Erano le quattordici e come ogni giovedì la sala d’attesa dello studio dietro Piazza Trilussa, era semideserta. S., quello era il nome che ripeteva ogni volta che uno squillo del telefono interrompeva il battere sulla tastiera del pc, era al solito posto, dietro ad un bancone in formica bianca. Un tale, con una giacca di camoscio con le frange, sfogliava una rivista dal nome “Hunter”, mentre due ragazze vestite allo stesso modo sedevano vicine, accanto ad uno specchio a muro. “C. sono stufa, andiamocene” sbottò una delle due. “Dove vorresti andare! Tra poco tocca a noi.”, rispose sottovoce l’altra. “E’ una perdita di tempo! Ogni volta che ci vede è la stessa storia. Il fumo, la matita spuntata, Bijou, il “cara” e “Così non mi dimentico”. C’è da impazzire.” “B. calmati, sono sicura che stavolta andrà diversamente. ” “Speriamo. In ogni caso è evidente che non gliene frega nulla di noi.” “Non dire così! Magari ha tanti pazienti a cui pensare, magari ha problemi familiari, magari…” “E magari chi se ne frega! Visto che arriviamo sin qui da Ostia e paghiamo 100 euro a seduta, per raccontare i fatti nostri su queste sedie lerce.” C. restò immobile a guardare la se stessa oltre lo specchio. Pochi minuti dopo il tizio con la giacca seguì S. oltre una porta a vetri smerigliata, su cui era appeso un cartello con su scritto: “Vietato fumare. Grazie”. La porta si richiuse dietro i due. “Secondo me è un serial killer!” disse B. “Chi?” “Come chi? Quello che è appena entrato. Aveva l’aspetto di uno che se dici una parola sbagliata estrae un coltello a serramanico e te lo pianta in pancia!”. “Ma che dici! E comunque a me sembrava una persona apposto”. “Certo come no, sono proprio le persone apparentemente innocue i perfetti serial killer”. Prima che S. riapparisse sull’uscio e si precipitasse sulla cornetta, il telefono fece 5 squilli. “Comunque non torna” continuò C. sommessamente. “Cosa non torna?” “Hai detto che quel tizio ti sembrava poco rassicurante e doveva essere un serial killer, però hai concluso dicendo che i migliori assassini sono quelli che passano inosservati.” B. studiò a lungo lo spigolo arrugginito della cornice in ferro che conteneva lo specchio: “Sì, in effetti è quello che ho detto.” Poi distogliendo lo sguardo concluse: “Comunque la realtà delle cose non cambia. Quello non è normale! Io quando incontro certa gente la riconosco subito.” “Se lo dici tu.” “Mi stai prendendo in giro?” proruppe B. incrociando le braccia. “Scherzavo! Dico solo che, forse, la realtà è più liquida di quanto sembri, che cambia in base al punto di vista dell’osservatore. Per esempio, qui ed ora l’unica cosa certa è quello che indosso, vale a dire un jeans e una maglia a righe.
Parlo di fatti, informazioni incontrovertibili. Il resto, beh il resto è tutta un’altra storia ed ognuno ne dà una propria versione, altrettanto vera quanto la mia o la tua.” Il discorso fu interrotto dal cigolio della maniglia che si piegò sotto il peso della mano del ragazzo dalla giacca con le frange, che riapparve nella sala e, dopo aver pagato e ritirato la fattura, se ne andò. “Niente sangue, visto?!” disse B. sollevando gli angoli della bocca. “Scema” rispose l’altra sorridendo. Un gesto semicircolare dell’indice di S., rivolto verso il cartello, fece capire alle ragazze che era il loro turno. Dall’altra parte della porta, una scrivania con tre poltroncine rosse, un calendario con dei gattini ed una donna con un camice arredavano una piccola stanza. L’abitante del luogo, la dottoressa D., coi gomiti poggiati sul tavolo, una mano incastrata sotta al mento e l’altra a reggere una sigaretta accesa, spargeva fumo nell’ambiente. “Giuro che se lo fai anche stavolta…” bofonchiò B., varcando la soglia. “Buongiorno! Mi scusi per il fumo. Sa non lo faccio mai sul lavoro” e D. prese dalla tasca una piccola scatola di metallo, in cui spense il mozzicone. Poi con un cenno della testa invitò ad accomodarsi e cominciò a rovistare nel cassetto della scrivania, tirandone fuori prima un bloc-notes intonso e subito dopo una matita. “Questa è sempre spuntata, accidenti!” esclamò riaprendo il tiretto e ributtandola dentro. B. guardò C. e mormorò: “La vuole vedere una cosa divertente…” Nello stesso momento la donna col camice trovò una penna personalizzata e compiaciuta la mostrò dicendo: “La vuole vedere una cosa divertente?! Guardi, c’ho fatto stampare sopra il mio gattino e quando la rovescio sembra che scappi via. Non è divertente?” “Molto” scandì C. “Le ho mai parlato di Bijou?” “Sì” “Curioso, non lo ricordavo. Ma veniamo a noi, cara. Posso chiamarla cara?” C. fece un lungo respiro e alzando leggermente il volume della voce, dichiarò: “Veramente le ho già spiegato che preferirei di no. Non mi piace essere chiamata con vezzeggiativi, lo trovo alquanto scortese.” “Ha ragione, mi scusi car… Ops, che sbadata!” e scoppiò in una sonora risata. “Allora mi potrebbe ripetere il suo nome, Così non mi dimentico.” Una piccola macchia d’umidità cominciò lentamente ad allargarsi sopra le teste di C. e B. La penna fece clic. “Mi chiamo C.B.” urlò C. e strappando di mano l’oggetto, lo piantò nel palmo della proprietaria, che rovesciando la mano fece scappare il gattino.
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Turisti per un giorno di Cristina Ippoliti
Tra le Macchie di Colore
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Scorrendo la Home di Facebook, è inevitabile, incappiamo quotidianamente in decine e decine di Eventi, come “Corso per nascondere le occhiaie tenuto dal professor Antonello Venditti”, oppure il “Corso tecniche di assalto con eleganza al buffet”. I primi di Marzo ho però promesso un “parteciperò” ad una mostra che mi ha portato indietro nel tempo. “I Macchiaioli. Le collezioni svelate” al Chiostro del Bramante. È dal quinto liceo che la parola “Macchiaioli” risulta essere indissolubilmente legata al ricordo di un’epica interrogazione di un mio compagno di classe, che ci permise di trascorrere piacevolmente l’ora di Storia dell’Arte, parlando appunto, per tutto il tempo, di Fattori e dei “Macchiettisti”. Solo alla fine, dopo aver cambiato una decina di volte desinenza alla parola “macchia”, riuscì a strappare quel tanto agognato sei. Forse eravamo stati proprio sfortunati, noi e il professore di Storia dell’Arte, durante quel quinto anno di liceo, a poterci incontrare solo alle 8,30 di ogni sabato. Ma voi, la prima ora del sabato mattina, sul serio ve la ricordate? Siccome so che il 90% di voi starà sicuramente fingendo spudoratamente, vi consiglio di fare come me, e andare a vedere questa mostra in pieno centro storico, a due passi dal Lungotevere. Avendo incontrato i “Macchiett…”, volevo dire i “Macchiaioli” unicamente sui banchi, ho cercato di colmare la mia lacuna culturale, e di sentirmi un po’ più Sgarbi e un po’ meno capra. Imparare è una delle cose che amo di più, ma leggendo queste righe non aspettatevi giudizio alcuno, perché qui, nero su bianco, troverete solo la mia voglia di conoscere il mondo. Innanzitutto, il primo passo è trovare una vittima sacrificale. Io con furbizia e astuzia ho inscenato una sorpresa per il suddetto prescelto, prospettando una passeggiata a Roma, perfetta per trascorrere una noiosa giornata di fine autunno-quasi primavera. Più fine autunno, dato che pioveva. Le stradine e i vicoletti nei pressi del Chiostro del Bramante sono piene di ristorantini con ampie possibilità di scelta per quanto riguarda generi e prezzi. Io mi sono affidata a Groupon, e “ho sorpreso” nuovamente con un menù medio-orientale la mia vittima sacrificale, “perché è giusto provare anche specialità diverse”, soprattutto se le specialità sono le mie preferite. Per conoscere i “Macchiaioli” basta consultare un’enciclopedia online o cartacea. Quello di cui vi voglio parlare io è l’atmosfera che si respira lungo il percorso espositivo curato da Francesca Dini. In scena oltre 110 opere appartenenti alle raccolte dei grandi mecenati dell’epoca, imprenditori e uomini
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d’affari innamorati della bellezza, che riuscirono a percepire il valore del movimento artistico nato sotto Leopoldo II. Le “Cucitrici di camicie rosse” di Borrani del 1863, che raccontano un’Italia che lotta per conquistare il diritto di essere Stato, sono solo alcune delle donne che danno vita ai quadri dei Macchiaioli. La ritrattistica femminile nell’ambito della pittura degli artisti macchiaioli è molto vasta. Dalle più umili contadine, alle popolane, fino alle signore dell’alta borghesia. Figure tra loro così distanti, unite dal destino dell’essere donne e madri alle porte dell’Unità d’Italia, immerse nell’ideologia Ottocentesca dell’angelo del focolare domestico, ripudiato da tante, tantissime, autrici italiane ed europee dell’epoca vittoriana. Di inquietante bellezza e oscurità la maestosa rappresentazione“Ritratto della moglie Isa” di Oscar Ghiglia. In esposizione anche “Ciociara” di Fattori, ritratto della sua giovanissima amante, Amalia Nollemberg, una ragazza ungherese, che in Italia lavorava come bambinaia e per la quale proverà una passione travolgente. L’ispirazione che Ghiglia trae da Fattori è così forte che la sua passione si concreterà nel 1917 in una splendida monografia da lui scritta, e pubblicata dalla nuova casa editrice del suo amico e mecenate Gustavo Sforni, ritratto dallo stesso Ghiglia in “Gustavo Sforni in veranda che legge”. Un movimento unico di vite, di legami, di colori che cattura l’occhio totalmente sul finale dell’esposizione. È, infatti, Il Ponte Vecchio a Firenze (1879) di Telemaco Signorini che lascia senza fiato; capolavoro recuperato da Borgiotti, quasi perduto, dopo decenni di vagabondaggio nel mercato inglese. Vi ricordo che la mostra I Macchiaioli. Le collezioni svelate è aperta fino al 4 Settembre, tutti i giorni 10-20. Biglietto intero € 13. Roma-Lido fino al capolinea Porta San Paolo (Piramide), autobus 23 direzione Clodio alla fermata Cave Ardeatine (Ostiense), scendere alla fermata Zanardelli (7 fermate), percorrere 250 metro a piedi, fino all’arrivo: Arco Della Pace, 5. Altrimenti da Termini prendere il 40 (direzione Borgo Sant’Angelo) per 5 fermate, fino a Chiesa Nuova, e poi percorrere 400 metri a piedi fino all’arrivo. Sul sito tutte le info: http://chiostrodelbramante.it/info/i_macchiaioli_le_collezioni_svelate/.
06/ 89.57.16.29 - 342 898.18.36 VIA UMBERTO GIORDANO, 95 INT. 29 E 30
M ozart News di Cristiana Sottile
SEMPRE PIÙ SPORT
nel nome dell’istituto comprensivo Mozart Al fine di rafforzare e confermare il ruolo fondamentale assunto dallo sport nella formazione e nello sviluppo dell’individuo, ormai ampiamente riconosciuto anche e soprattutto nella sua dimensione educativa, sociale e culturale, l’IST.C. MOZART ha stipulato un accordo di partnership con il Centro Sportivo Babel. Il C.S. Babel da sempre in prima linea per indirizzare grandi e piccoli all’acquisizione di valori positivi di cui lo sport è portatore sia come mezzo di crescita personale, attraverso la sfida con se stessi ed il confronto con gli altri, che focalizzando l’attenzione sulla condivisione delle scelte, sulla corresponsabilità, l’autodisciplina, la determinazione nel raggiungimento degli obiettivi, il rispetto delle regole e dell’avversario, ha raccolto con grande entusiasmo la richiesta di collaborazione con l’Istituto Mozart. Da questo incontro è nato un progetto che vedrà impegnate in un Open Day gratuito dall’11 al 15 e dal 18 al 21 Aprile, tutte le classi dell’Istituto, durante l’orario scolastico, nella prova delle attività sportive praticate all’interno del Centro Sportivo Babel. Gli studenti si cimenteranno in tutte le discipline acquatiche, nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato, ed in quelle terrestri, karate, kung fu, kick boxing, triathlon, danza, ginnastica ritmica e scuola calcio, e saranno seguiti dai nostri responsabili tecnici dei settori.
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Certi del successo dell’iniziativa, aspettiamo con impazienza la data dell’Open Day dedicato all’ Istituto Comprensivo Mozart. Che lo sport abbia inizio…
CORSI DI DISEGNO DOMENICALI PER BAMBINI: corso di Creatività e manipolazione orario 10:30 /12:00 costo € 30,00 PER ADULTI: corso base di 1° livello di Acquarello Americano e in più su rischiesta Tecnica della pennellata Folk Art orario 10:00 /12:00 - costo € 50,00 telefonare per prenotazione Porta un Amico sconto del 50% per la prima lezione
Decalogo benessere di Vaalentina Mele
Uno due tre prova... Eh già, si sta avvicinando una certa prova che incute ansia ad una buona parte della popolazione, oserei dire, mondiale. E non sto parlando degli esami di maturità alle porte. No, quelli sono bazzecole in confronto. Questa è una prova che si presenta ogni anno e più o meno in questo periodo: a cavallo tra marzo e aprile. In questi mesi vi è proprio l’ultimo richiamo, l’ultimo campanello d’allarme che ci intima di iniziare a prepararci... o meglio avremmo dovuto iniziare già da tempo. Forse non avremmo mai dovuto smettere, ma questo è il momento per recuperare. Per recuperare mesi di assenza, mesi di ritrosia, mesi di posticipi, mesi di “c’è ancora tempo”... Insomma è giunto il momento di mettersi a dieta! La prova costume ci aspetta dietro l’angolo. Questo è il momento giusto: il Natale è solo un ricordo, i cioccolatini di San Valentino sono scomparsi già da un po’ e la Pasqua è appena passata. Non ci sono feste mangerecce nelle vicinanze a minare il nostro intento, possiamo tranquillamente iniziare una maratona “No cibo” fino a Giugno e riuscir ad ottenere un qualche minimo risultato. Lo so, ci sono un po’ di uova di cioccolata che sbeffeggiano nella credenza, non vi preoccupate potrebbero tornarci utili. Intanto vediamo come comportarci. Le 10 cose da fare per superare la prova costume. 1•Guardarsi allo specchio e aprire gli occhi. … Aprite gli occhi! Ecco il riflesso siete voi, vi andate bene così? Potete andare tranquillamente al mare senza porvi problemi? Non con il burqa ma con un costume? Perfetto, se la risposta è sì potete anche girare pagina, altrimenti passate al punto 2. 2• Sto per pronunciare la parola esecranda, ma è la parola chiave per queste situazioni: Palestra. Ebbene sì, a livello teorico bisognerebbe frequentare questo luogo immondo tutto l’anno, ma si sa che la pratica è sempre molto distante dalla teoria. Perciò si è costretti a frequentarla adesso. Spesso le palestre offrono anche qualche sconto per chi si iscrive così tardi, perché non approfittarne?
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3• Strettamente legato al punto 2. Scegliete uno sport. Già vi vedo, l’obiettivo non è solo quello di entrare in una palestra e dire “Ok questo lo posso depennare dalla lista”. Dovete anche scegliere cosa fare. Ci sono molte attività tra cui scegliere: la sempreverde sala pesi, si fa una scheda con gli esercizi mirati per le proprie esigenze e si tenta di seguirla per più tempo possibile, annoiandosi inverosimilmente; oppure che ne dite di un classico Total Body? Un’ora di fitness in cui vengono messi in funzione tutti muscoli del corpo per avere dolori lancinanti nei giorni seguenti;
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Acquagym? Faticherete in acqua, così oltre a dimagrire e scolpire avrete il plus del massaggio anticellulite. Non badate ai vecchietti intorno che scalciano con più forza di voi, loro lo fanno da settembre. E se andassimo sul nuovo? Zumba! Una lezione di fitness in cui si balla, si salta, si suda, ci si arrossa fino a che non arrivi un infarto a qualcuno. 4• Ho rimandato fino al punto 4 ma prima o poi dovevo scrivere la parola cibo. Dunque c’è ben poco da fare o inventare se lo scopo è dimagrire occorre diminuire quello che si mangia. Non voglio intristirvi e spingere a girare pagina con una dieta senza carboidrati e grassi, che ne dite di dimezzare le porzioni di ciò che il vostro organismo è abituato ad assimilare giornalmente? Se siete soliti fare colazione con due cornetti, provate a mangiarne uno solo. Il kilo di pasta quotidiana fatelo scendere a mezzokilo. Una differenza dovrebbe vedersi. 5• Credete forse che io non mi sia accorta che state scuotendo la testa dal secondo punto? Va bene, ho capito la palestra non vi piace. Niente palestra. In questo caso, viste le belle giornate in arrivo vi propongo lunghe passeggiate. No... non la passeggiata lenta di 5 minuti per andare a prendere il gelato. Intendo lunghe passeggiate a passo sostenuto. Almeno 40 minuti, se fosse sulla spiaggia sarebbe anche meglio. Così vi acclimatate anche con l’idea del costume. 6• Pasti giornalieri. Una volta capita la giusta porzione di cibo, bisogna capire quante volte bisogna assumerla. I pasti importanti devono essere 3: Colazione, pranzo e cena. Tra ognuno di questi è buona abitudine inserire dei piccoli snack. Questo vi dà modo di non arrivare al pasto successivo con così tanta fame da ingurgitare tutto quello che vi capita a tiro, per poi pentirsi l’attimo successivo. Per snack non intendo l’altra metà di pasta che avete tolto al pranzo. Intendo un frutto, uno yogurt, una barretta ai cereali... badate bene che dovete scegliere una di queste cose. Qui entra in scena il cioccolato delle uova di pasqua. Non ve lo aspettavate, vero? Non vi sto dicendo di mangiarvi metà uovo come snack. Vi consiglio di mangiare un pezzettino di cioccolata (meglio se fondente) prima di fare attività fisica, vi darà l’energia necessaria e l’avrete smaltita a fine lezione. 7• No spuntini. Non mi sto contraddicendo, sto specificando che non bisogna fare degli spuntini tra gli spuntini. Insomma i pasti in totale devono essere 5: 3 grandi e due piccoli. Io ve ne aggiungo un sesto, che contempla una tisana al finocchio da bere prima di andare a letto. Niente caramelle,
pasticcini, biscotti, patatine in busta o quant’altro. Niente di tutto ciò. Insomma abolito il cibo spazzatura fra un pasto e l’altro. 8• Collegato ai punti precedenti è il seguente: Cucinare. Per poter mangiare pulito e sano dovete trovare il tempo di cucinarvi qualcosa, perché andare al ristorante è decisamente fuorviante. É nettamente difficile prendere un petto di pollo alla piastra quando sul menù leggete : Carbonara, Gricia... Cucinatevi qualcosa di semplice e veloce a casa. Ovvio che sono da evitare Fast Food o tramezzini al bar. 9• Quasi alla fine del decalogo vi segnalo un metodo infallibile per superare la prova costume. Il metodo che più di ogni altro ha permesso a chiunque di poter passare le vacanze estive in piena tranquillità, positività e saltando tutti i punti precedenti. É senz’altro il metodo che offre il risultato sicuro al 100 per 100. Una bella vacanza in montagna! La montagna d’estate è stupenda: non si muore di caldo, non si suda come “zumbaioli”, si possono fare passeggiata all’aria aperta, si può respirare aria pulita, si può fare trekking, mangiare benissimo e soprattuto non c’è bisogno di costume! 10• La decima cosa da fare per superare la prova costume è... andare al mare e fregarsene di tutto il resto. La cosa più bella da sfoggiare in spiaggia sarà il vostro sorriso. Non dimenticate poi che in molti avranno saltato tutti i punti precedenti di questo decalogo, quindi sarete in buona compagnia.
I FANGHI TERMALI
a cura di IC Center
Le applicazioni di fanghi anticellulite sono estremamente vantaggiose per combattere la pelle a buccia d'arancia. In prima istanza, i trattamenti termali migliorano la microcircolazione locale: grazie al calore del fango ed alle proprietà vasotoniche degli oli essenziali mescolati nell'impasto, il fango "arricchito" aumenta la resistenza delle pareti cellulari, ne diminuisce la permeabilità e contrasta il ristagno dei liquidi interstiziali sulla pelle in cui viene applicato. L'azione antiedemigena descritta può essere potenziata o supportata da altri principi attivi funzionali incorporati nella fanghiglia terapeutica (es. escina estratta dall'ippocastano). L'azione anticellulite del fango termale viene sfruttata anche per incoraggiare il ripristino del corretto equilibrio degli scambi ionici e del metabolismo (superficiale) dei lipidi. Il fango anticellulite cede alla pelle i principi funzionali in esso contenuti, adsorbe le tossine in eccesso, aumenta sensibilmente la temperatura corporea, favorisce la sudorazione ed incentiva la microcircolazione. Tutti questi effetti benefici si traducono nel miglioramento apprezzabile dell'aspetto della pelle colpita da cellulite. I trattamenti anticellulite a base di fango termale sono molto apprezzati anche per gli effetti positivi e molto gradevoli avvertiti dal cliente nel breve termine: già dopo una prima applicazione, infatti, la pelle risulta più liscia, tonica ed elastica. Anche se estremamente vantaggiosi, i fanghi anticellulite non possono certo fare miracoli, in particolare quando non si segue un'alimentazione adeguata ed equilibrata, e si conduce una vita sedentaria. Per potenziare o prolungare l'effetto anticellulite promosso dai fanghi termali, è importante alimentarsi in modo sano e dedicarsi costantemente ad un'attività fisica. A tale scopo, si raccomanda di: UÊ , `ÕÀÀiÊ ¿>«« ÀÌ Ê` Êalimenti ricchi di grassi e farine raffinate UÊ *À Û i} >ÀiÊfrutta, verdura e cereali integrali UÊ Bere molta acqua UÊ ÃÃÕ iÀiÊpesce ricco di omega 3 UÊ , `ÕÀÀiÊ ¿>«« ÀÌ Ê` Êzuccheri UÊ Limitare il consumo di carne rossa, latticini ed alimenti ipersalati, tra i maggiori responsabili della cellulite UÊ
i` V>ÀÃ Ê Ài} >À i ÌiÊ >`Ê Õ ¿>ÌÌ Û ÌDÊ >iÀ L V>]Ê acqua-gym, spinning, danza... con il supporto degli essercizi con sovraccarichi Per concludere, è opportuno mettere in luce che il trattamento con i fanghi termali anticellulite, da solo, non può risolvere completamente l'inestetismo. Solamente l'abbinamento di una sana alimentazione, sport, massaggi e trattamenti regolari con fanghi termali può migliorare nettamente l'aspetto della pelle a buccia d'arancia.
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I cani e la legge…
(e i proprietari nel mezzo) Seconda parte
di Rita di Francesco
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Questa volta vediamo come è il modo corretto per uscire con il proprio cane. A spasso con il cane: A meno che non siate proprietari di un cane-pantofolaio, la norma è che i nostri cani adorano fare vita di branco, sarebbero felici cioè di seguirci ovunque andiamo, che sia dal panettiere sotto casa o in giro per il mondo a scalare le montagne. Diciamo che più spesso una bella passeggiata, a parte quelle per i bisogni fisiologici, è molto soddisfacente, però sia in città sia fuori si deve prestare attenzione ad uscire attrezzati. Ci sono delle ordinanze comunali, per lo più simili tra loro, ma specifiche per ogni città, che regolamentano attrezzature e modalità di conduzione dei nostri amici, i cittadini romani per esempio: devono utilizzare SEMPRE il guinzaglio lungo non più di mt 1,50 durante la conduzione dell’animale nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico (questa norma è valida su tutto il territorio nazionale); devono sempre raccogliere le feci del proprio cane ed avere con sé gli strumenti idonei alla raccolta delle stesse; sono obbligati a portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti; Essere trovati sprovvisti delle apposite bustine, senza museruola al seguito o con il cane sciolto (seppur super-ultra-ubbidiente) può comportare, anche in questo caso, il rischio di esser multati. In alcuni comuni del nord, è anche obbligatorio portare con sé una bottiglietta d’acqua da versare sui luoghi dove il cane ha urinato, a Roma questo non è ancora previsto, ma se sapete che il vostro cane ha qualche problemino di stomaco e potrebbe produrre cose difficilmente raccoglibili con la classica bustina o paletta, vi consiglio di farne uso. Dare esempio di grande civiltà, potrebbe ingentilire i cuori di quelli che non vedono di buon occhio i cani e i loro padroni! Se vi recate al parco dovrete fare attenzione a non avvicinarvi troppo alle aree gioco destinate ai bimbi, perché nei parchi o giardini pubblici NON è possibile accedere con il cane nel raggio di 100 metri dai luog hi destinati e attrezzati ad aree giochi per bambini. Per il resto, in linea di massima si può accedere, con guinzaglio O museruola, a tutte le aree pubbliche, compresi giardini e parchi, tranne (ovviamente) in quelli dove è espressamente vietato dall’Ufficio per la tutela degli animali mediante apposita segnaletica che riporti l’area verde accessibile ai cani più vicina.
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A meno che il vostro cane non sia un akita inu e si chiami Hachiko (scherzo!), nei cimiteri (eh lo so regolamenti anche qui!) potete portarlo, con guinzaglio e museruola. Oltre alla semplice passeggiata in strada, può accadere che abbiate la necessità di dover entrare in un negozio, o la voglia di andare a prendere un caffè con un amico, è bene sapere allora che negli esercizi pubblici i cani possono accedere con guinzaglio e museruola (non devono sporcare né disturbare), a meno che non venga espressamente richiesto e comunicato all’Ufficio competente per la tutela degli animali di non ammetterli all’interno del proprio esercizio, e quindi avere il permesso di esibire la targhetta con la scritta (lo so, per noi molto fastidiosa) “Noi Non Possiamo Entrare”. (Per esercizio pubblico s’intende, semplificando molto, luoghi dove vengono somministrati cibi e bevande, quindi parliamo di bar e ristoranti, e luoghi di ricezione alberghi, locande etc.) E quand’è che possono andare liberi, senza guinzaglio e museruola? Soltanto nelle aree appositamente attrezzate e individuate, mediante appositi cartelli, sotto la responsabilità del proprietario o del detentore, senza determinare danni alle strutture presenti. Un consiglio (che in realtà è più una raccomandazione) è che in quanto proprietari di cani, quindi presumibilmente amanti della natura, quando liberate il cane in un parco urbano dovreste fare un po’ di attenzione a che non faccia cose che possano disturbare la fauna selvatica. Andare a caccia di topini o prede varie, scatafasciarsi nel laghetto, scavare buche come se non ci fosse un domani, sono cose che certamente rientrano nella sua natura e sono assolutamente appaganti per lui, però rischiano di danneggiare il già precario equilibrio che si è formato in tali aree. Sarebbe bene gestire un po’ le sue attività e non lasciarlo allo stato brado, “così si sfoga e a casa dorme tranquillo” La prossima volta vedremo come è meglio attrezzarsi per uscite in macchina. telefono: 347 77 24 761 (Rita) E-mail: ecamminacammina15@gmail.com FaceBook: E cammina cammina / Educatori Cinofili
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Nel ricordo di mio padre: Roberto Romani Niente più riempie il tempo che con te scandiva lento, Niente più colma il mio sguardo di incontrarti ancora ardo, Sono fiera del coraggio in tutte le tue pene, del carattere e del sangue tuo che porto nelle vene. Vivrò sempre col ricordo ed in ogni mio pensiero, So di aver avuto, un amore grande e vero. Ed in tutto il mio dolore mentre piango, scrivo e penso Quello che mi fa più male è il rumore del silenzio. Tua Laura
Musica di Valentina Ecca
Fabio Antonelli: storia di un compositore Strano mestiere quello del compositore; poche standing ovation, premi Oscar che arrivano praticamente a fine carriera e una vita non proprio semplice. Già, perché il compositore vive un po’ nell’ombra della propria musica o delle immagini che fa “suonare” con idee ed emozioni. Noi ne abbiamo incontrato uno; si chiama Fabio Antonelli e, nella vita, ha deciso di comporre colonne sonore. Niente talent show e storie strappalacrime per questo giovane artista di Roma. Solo tanto lavoro, studio e aneddoti divertenti. Che ne pensi di questi nuovi compositori che fanno le rockstar? Vengono in mente persone come Bollani o Einaudi. Diventano dei fenomeni, dei veri e propri personaggi. Tu come la vedi? «Non sono né contro, né particolarmente emozionato dall’idea. Nasciamo tutti come musicisti e con la voglia di esibirci. C’è chi lo fa più sfacciatamente e chi lo fa meno». Come nasce l’idea e la voglia di comporre colonne sonore? «Io ho iniziato a suonare a quattro anni e fino ai diciotto mi sono esibito. Sono stato in America e mi lì ho suonato con una jazz band. Poi ho avuto una sorta di rifiuto, ho smesso di suonare per anni e contemporaneamente mi sono avvicinato al teatro. Ho conosciuto Massimiliano Bruno che organizzava un evento d’improvvisazione con tanti attori famosi e un musicista. Io volevo partecipare come attore ma ero più bravo come musicista e, allora, mi sono proposto come tale e mi hanno preso. Contemporaneamente ho incontrato l’attore Pietro De Silva e gli ho chiesto se mi faceva suonare qualche minuto allo spettacolo a cui stava lavorando. Il giorno dopo lui mi chiama e mi dice che avrei dovuto suonare un’ora. In quel momento mi trovavo alla mostra di Steve McCurry a Perugia e mi
è venuta l’idea di utilizzare le sue foto per la mia performance. Ho scritto al fotografo che mi ha dato l’OK. Così ho realizzato uno spettacolo in cui accompagnavo la proiezione di queste famose fotografie con la mia musica suonata dal vivo con sitar, loop station e chitarra. Dopo questa esperienza è nata un po’ l’idea di comporre per supportare le immagini. Mi piace molto l’idea di prendere il “bambino cinematografico” di qualcuno e di accudirlo e curarlo con la mia musica». Come funziona il tuo lavoro quando scrivi musica per un film? «Io preferisco che mi diano la sceneggiatura; me la leggo e scrivo la musica. Questo perché, in tal modo, si ha un rapporto alla pari con il regista. Il problema è che, un tempo, il compositore veniva preso molto in considerazione dal regista. Non c’erano internet e YouTube con i quali potersi fare un’idea su che tipo di musica si voleva. Ora il regista, avvantaggiato da questi strumenti, non si fida del tutto di quello che puoi fare tu e ti chiede quello che ha già in mente lui. Il processo creativo, però, così si arresta poiché ciò che è nella sua testa è un qualcosa di già sentito e, quindi, non si crea nulla di nuovo». Tu hai avuto la possibilità di lavorare in Cina, come è stata questa esperienza? «Io in Cina c’ho proprio vissuto! Lavorare con loro è bellissimo perché hanno un grosso rispetto per la cultura italiana. Ho scritto le musiche per alcuni promo della CCTV, televisione nazionale. Mi chiamò il regista di questi piccoli video chiedendomi di comporre la musica e dicendomi che sarebbe stato un lavoro di una settimana al massimo. Ho fatto 17 cambiamenti in totale, tantissimi, fino a che non abbiamo raggiunto ciò che voleva. Mi dice, ok è perfetta! Fantastica! Ora la faccio vedere al mio capo. La vede il capo e ci dice che va ricambiata dall’inizio. Finito anche questo passaggio ci dicono che la dovevano far vedere allo sponsor. La vede lo sponsor e dice che era da ricambiare completamente. A un certo punto non ce la facevo più e decido di tirare giù una musica che non rientrava proprio nei miei standard. Mi chiamarono tutti contenti dicendomi che ero un genio. Da lì ho capito che tipo di musica volevano». Progetti per il futuro? «In questo momento sto lavorando a un progetto legato al mondo dei fumetti. Spero presto di presentarlo al pubblico. Ho in ballo anche le musiche per alcune pubblicità. Insomma, non ci si ferma mai».
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I l Viaggio del mese di Cristina Ippoliti
Bonjour Paris
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Il viaggio che voglio raccontarvi è quello dei miei quattro giorni trascorsi a Parigi lo scorso Marzo. Sono partita alla riscoperta di una città, che oggi ospita una mia compagna di università e grande amica. Avevo già visitato Parigi tempo fa. La sensazione che ho provato è quella di ricordare un luogo visto da bambina, e poi, una volta rivissuto il frame in bianco e nero, tutto risulta essere completamente diverso, la percezione che abbiamo dei luoghi, delle distanze, degli spazi. Noi siamo diversi. La nostra pelle, il nostro taglio di capelli, le nostre esperienze, le nostre cicatrici. Senza contare che viaggiare per riabbracciare una persona cara non è solo la scoperta di un qualcosa di nuovo,ma il riappropriarsi di abitudini che ti appartengono. Non è il periodo migliore per viaggiare. Non è il periodo migliore per girare l’Europa, non è il periodo migliore per avere 25 anni. Abbiamo parlato degli attentati, di chi è stato salvato dal fato. Siamo cresciuti osservando le guerre da lontano. Scrivo queste righe nel giorno dell’attentato a Bruxelles. Cerco di affrontare le cose con razionalità, e come tutti sento i pericoli sempre molto lontani da me. La mia è una resa totale, una resa di fronte all’incomprensibile, a ciò che non è dato sapere. Quindi scelgo di viaggiare, di scoprire, di imparare, di non avere paura e di atterrare a Orly Sud in una giornata di Marzo. Innanzitutto muoversi con i mezzi a Parigi è tanto comodo quanto costoso. Certo, il servizio offerto è impeccabile, ma la città è divisa in cinque zone concentriche, partendo dal centro storico fino alla periferia, Disneyland e aeroporti. Io ho scelto una formula open per turisti, la Carta Trasporti Paris Visite (tutte le info sul sito Paris.it), la cui tariffa parte da € 11,15 zone 1-3 un giorno fino a € 61,25 zone 1-5 cinque giorni. Quindi con lo stesso piccolo biglietto potremo spostarci dall’aeroporto fino all’albero per mezzo di un bus, andare a Disneyland Paris con un treno regionale e usufruire persino della funivia di Montmartre. Una delle scoperte migliori l’ho fatta dal computer di casa mia prima di partire. Esistono diverse App per la programmazione del proprio viaggio per mezzo del proprio smartphone anche offline, così da non doversi preoccupare troppo delle tariffe telefoniche (anche se è consigliabile informarsi presso il proprio gestore prima di volare in vacanza!). “Visit Paris by Metro – RATP” è l’applicazione ufficiale della RATP, l’azienda leader del trasporto pubblico parigino. Si può fare semplicemente tutto! visualizzazione delle mappe metro e ferroviarie, calcolo dell’itinerario da e per le fermate della metropolitana più vicine ai luoghi turistici e aeroporti. Passiamo poi a “Paris à la seconde”, il modo più semplice e immediato per venire a conoscenza di tutto ciò che accade a Parigi in tempo reale. Informazioni pratiche su banchine chiuse a causa di eventi, una piscina chiusa, mancanza di corrente, informazioni culturali su mostre, corsi serali, campi estivi, accademie. Molto utile per i disabili che visitano Parigi può essere questo sito www.jaccede.com e relativa App mobile,
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per mezzo della quale è possibile cercare informazioni riguardo l’accessibilità in ristoranti, supermercati, musei, teatri e qualsiasi tipo di attrazione in città. Quattro giorni molto intensi, durante i quali abbiamo cercato di carpire l’essenza di questa città, simbolo della storia moderna dell’Europa e ponte di contatto con il Mediterraneo contemporaneo. La città porta su di essa tutti i segni che l’uomo le ha imposto. Lo spettacolo del Louvre, la lunga camminata per gli Champs-Élysées, fino all’Arco di Trionfo e la vista della Torre Eiffel , simbolo del prestigio della tecnica, e il suo gioco di luci dopo il tramonto. Sarà facile spostarsi qualche fermata di metro più in là e ammirare la bellezza di Notre Dame de Paris al chiaro di luna, una passeggiata sul Lungosènna prima di tornare in albergo e prepararsi per l’itinerario del giorno successivo. Per un’esplosione di colori non ci sarà niente più adatto dei giardini di Versailles. Tra
ricostruzione storica e una sterminata distesa di verde, avreste mai pensato di calpestare la storia della Rivoluzione Francese? Della nascita dell’Europa come la conosciamo? Luogo magico per eccellenza è senza alcun dubbio Montmartre, il quartiere degli artisti che vi saprà offrire un fermo immagine di una delle zone più caratteristiche di tutta Parigi. Per i più piccanti, ricordatevi di rubare con uno sguardo quel sogno proibito che è ancora oggi il Moulin Rouge! Curiosi? Volete un’anteprima? Gustatevi le mie foto e guardatevi un film mozzafiato: una strabiliante “Marie Antoinette” di Sofia Coppola interpretata in chiave pop dalla bellissima Kirsten Dunst!
L’ avvocato risponde a cura dell’avvocato Federica Lorenzetti
La legge Cirinnà e i contratti di convivenza Salve a tutti e ben ritrovati. Nell’articolo di questo mese voglio parlarvi della legge Cirinnà e valutarla, ove possibile in questo articolo e riservandomi di concludere nei prossimi, nei singoli aspetti dalla predetta presi in considerazione d, a parere di chi scrive, di importantissima rilevanza. La legge in questione riguarda i contratti di convivenza e le unioni civili. In primis mi preme ricordare come, sino ad oggi, i conviventi non avessero di fatto alcun strumento di tutela volto a difendere la loro scelta di un legame non “ufficializzato” avanti la sede civile men che meno religiosa. Nella mia esperienza professionale ho spesso avuto modo di poter fornire alla predette coppie degli strumenti di tutela (testamento, atti notarili etc..) per poter di fatto, ed in assenza di una legge, sostenerli nel loro bisogno di vedersi comunque tutelati. Oggi con a legge Cirinnà, approvata il 25 febbraio scorso, finalmente anche la convivenza viene riconosciuta tra coppie maggiorenni sia eterossessuali che omosessuali e che hanno deciso, nella loro vita, di condividerla al di fuori di un contratto avanti il Comune civile ovvero in chiesa. Pertanto, anche i componenti di una famiglia di fatto, ad oggi, hanno il diritto reciproco di visita in carcere ovvero in ospedale in caso di ricoveri e malattie, di accesso alle informazioni personali e di assistenza; ciascun convivente può designare l’altro come proprio rappresentante (si pensi all’amministratore di sostegno, tutore..) in caso di perdita di incapacità di intendere e di volere ed a fini sia assistenziali che patrimoniali, ovvero, indicarlo quale esecutore delle proprie volontà a seguito della morte (funerali, tumulazione e trattamento del corpo e degli organi..). Nel caso di morte di uno dei due conviventi, che ha anche la proprietà della casa comune, il partner superstite ha il diritto di stare
nell’abitazione per altri due anni, o per il periodo della convivenza se superiore a due anni, comunque non oltre i cinque anni. Se nella casa di convivenza comune vivono anche i figli della coppia o i figli di uno dei due, il convivente che sopravvive alla morte dell’altro può rimanere nella casa comune per almeno tre anni. Inoltre, in caso di morte, il partner superstite ha il diritto di succedere all’altro coniuge nel contratto d’affitto. Questo diritto, però, si estingue in caso di una nuova convivenza con un’altra persona, o in caso di matrimonio o unione civile. Tutte queste regolamentazioni possono essere cristallizzate con un contratto, soprattutto ove vi siano questioni di carattere patrimoniale (residenza, modalità di contribuzione alla vita di coppia, regime dei beni…), che può essere redatto con atto pubblico avanti un notaio oppure con scrittura privata e che potrà, questione importantissima, essere registrato da un notaio ovvero un avvocato nel Comune ove si trova il registro anagrafico delle parti. Altro aspetto rilevantissimo, che mi preme subito indicarvi, è come in caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice possa riconoscere a uno dei due conviventi, che si trovi in stato di bisogno, il diritto agli alimenti per un periodo determinato in proporzione alla durata della convivenza.
Tendenze
di Giuseppina Montaruli, visagista
Il microblanding.
Uno sguardo verso il futuro
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Wow! voglio parlarvi di una tecnica favolosa che mi sta davvero entusiasmando tanto!! Vi parlo nuovamente di sopracciglia e di quanto per noi truccatori siano importanti. Averle in ordine con la forma adatta al proprio viso ci permette di rendere lo sguardo più intenso, più giovanile e di correggere alcuni tratti del nostro viso. Un bravo visagista riesce a correggere la forma ma spesso consiglia dei trucchi per renderle più folte e riempire là dove mancano dei peli. Al mattino però abbiamo poco tempo e rinunciamo a completare il nostro trucco. Conoscete il trucco permanente? Adesso vi parlerò di una nuova tecnica di cui mi occupo. Si chiama microblanding. Questa ci permette di infoltire il nostro sopracciglio e di avere un bel tratto senza appesantire il nostro sguardo. Ovviamente per questa tecnica vi consiglio di affidarvi solo a persone che hanno la qualifica e le competenze necessarie. Il micropigmentista (così viene chiamato l’operatore) deve fare una consulenza inerente alle vostre sopracciglia consigliando la forma adatta al vostro viso. Quando voi avete deciso che vi piace, viene fissato il primo appuntamento. Solo allora viene realizzato un progetto, perché le sopracciglia non sono uguali ma si rendono sorelle nonostante ci siano delle asimmetrie. Con un tools apposito vengono incisi dei peli con dei pigmenti seguendo il verso del pelo stesso. Quando necessario il micropigmentista può appliccare una seconda tecnica per realizzare un’ ombreggaitura chiamata Hybryd Pigmentation. Dopo 45 giorni viene realizzato un ritocco per fissare il pigmento o fare eventuali correzioni. Il sopracciglio viene ritoccato a distanza di un anno. Io la trovo una tecnica molto bella, più naturale di un tradizionale tatuaggio che con il passare dei mesi diventa grigio. Inoltre il tatuaggio indurisce i lineamenti perché viene usato il pigmento molto scuro per dargli maggiore durata. Inoltre, mio avviso, spesso mi è capitato di vedere lavori veramente ridicoli: invece di abbellire si rischia di creare
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un effetto clown. La microblanding invece rende le sopracciglia più grandi, meno rade e con un effetto assolutamente naturale perché la sopracciglia viene pigmentata pelo per pelo. Pensate a quelle donne che per varie mode hanno un sopracciglio sottile dove i peli non sono più ricresciuti: con questa tecnica è semplice ridare armonia allo sguardo. Bisogna però affidarsi a persone serie che oltre a saper realizzare un buon lavoro lo facciano con tutte le norme igieniche che tale lavoro richiede perché si posiziona il pigmento nel derma profondo. Mi auguro che questo articolo possa essere interessante perche l’estetica sta evolvendo in maniera strepitosa!!!! Giuseppina Montaruli - Visagista Freelance c/o Centro Estetico Somawell - Parchi della Colombo 349/7861613 giusymont@gmail.com
Mestieri A cura della Citta’ dei Mestieri
Occupazione, l’hi-tech ci salverà
Attorno al mondo del web nascono e crescono i posti di lavoro. Si calcola che nel 2020 saranno 900mila le situazioni collegate al mondo digitale Generazione hi-tech. Tutti più o meno esperti in campo informatico, non fosse altro per il fatto che... alzi la mano chi non ha uno smartphone. E allora, perché non approfondire, perché, se c’è interesse , non provare a formarsi per mettere a frutto la tecnologia al servizio del... lavoro, di una occupazione che possa garantire un futuro?
NUOVE FIGURE DEL WEB Community manager: è la figura che progetta sulla base delle richieste dei clienti e degli obiettivi da raggiungere; data scientist: analizza e interpreta i dati. È una figura centrale soprattutto nel mondo aziendale; reputation manager: analizza, gestisce sia il singolo che l’organizzazione presenti nel web; storytelling: è ritenuta una vera e propria scienza grazie alla quale è possibile instaurare un rapporto diretto con il pubblico, con l’utenza che inoltre è coinvolta in prima persona. PERCORSI FORMATIVI Tanto interesse per questo settore implica però una seria preparazione. Al di là del percorso di studi e, non ci stancheremo mai di dirlo, di passione e predisposizione in materia, accanto a lauree in informatica etc... ci sono i master post universitari supportati da aziende/gestori nel ramo della telefonia. Sul fronte dell’occupazione questo vuol dire preparare gli esperti di domani. Coloro i quali sono chiamati a gestire il vasto mondo del web e, si spera, coloro che faranno meno fatica a trovare un’occupazione. Tra le università all’avanguardia, quella romana di Tor Vergata.
Città dei Mestieri e delle professioni di Roma e del Lazio Via del Sommergibile 11 - 00122 Ostia Lido Roma Orari di apertura al pubblico: Martedì 14.30 – 17.30 - Mercoledì e Venerdì 10.00 – 13.00 Tel. 06.5672763 – 06.671073150 municipio10@cittadeimestieri.lazio.it - www.cittadeimestieri.lazio.it città dei mestieri e delle professioni Municipio X
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Tra le professioni che non vedranno crisi ci sono sicuramente quelle legate alla tecnologia e al computer in particolare. Sono le nuove professioni del web e se prima si trattava di percorsi specifici adesso, con la nuova generazione di telefoni cellulari, il discorso si è ampliato. Volenti o nolenti, dai più giovani ai meno giovani, tutti devono confrontarsi costantemente con uno smartphone con il quale ormai si può fare veramente di tutto. Internet ha cambiato il mondo e continuerà a farlo e attorno al villaggio globale in questi ultimi anni sono nate nuove professioni, nuovi mestieri, nuove figure. Se qualche decennio fa si parlava di analista, programmatore etc... adesso si parla di data scientist, reputation manager, sviluppatori di applicazioni mobili, online-store manager. Ed è attorno a queste nuove figure che ruota il futuro in campo occupazionale. Le indagini dell’unione Europea stimano a questo proposito che, entro il 2020, saranno 900mila i posti di lavoro collegati al mondo digitale. Nuove figure dalle quali dipenderà il destino di privati e pubblici esercizi. Figure che prenderanno le sembianze di veri e propri guru e dei quali non si potrà fare a meno. Dal web oggi dipendono anche la ricerca del lavoro e della formazione. Il curriculum ormai si fa on line, così come la lettera di presentazione. Ed ancora, la ricerca del lavoro si fa anch’essa on line se non addirittura attraverso i social, da facebook a twitter. Infiniti gli ambiti che necessitano dell’hi tech. Ormai non c’è settore che possa fare a meno dell’infinito mondo dell’informatica. L’Italia, in questo senso arriva per ultima. È di questi giorni ad esempio, l’avvio della pec individuale, grazie alla quale sarà possibile effettuare collegamenti, pagamenti ed altro, attraverso un computer. Le amministrazioni comunali sono già pronte da tempo ad emettere certificati ed altra documentazione, per via telematica.
Con un notevole risparmio per l’utente. Tutto questo, è ovvio, richiede figure che siano in grado di progettare e programmare il migliore ed il più semplice sistema per mettere in collegamento utente ed amministrazione.
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Vi parlerò di fiori e di incontri, di figli nati per sognare strade di polvere leggera e case d’aria. Gianfranco Morino – Fondatore World Friends
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FAI CRESCERE UN FIORE NEGLI SLUM DI NAIROBI
I bambini sono la più grande ricchezza di una comunità: proteggerli, nutrirli e curarli significa coltivare la speranza e il futuro della loro gente. Da ormai 15 anni World Friends si impegna per la tutela del diritto alla salute, con particolare attenzione alla salute materno-infantile, nelle zone più povere del Kenya, lavorando per garantire ai bambini i diritti umani fondamentali e i servizi sanitari di base, necessari per la loro crescita e sviluppo. I bambini sono i più vulnerabili e bisognosi di protezione: un bambino su sei muore prima di raggiungere i 5 anni a cau
sa della povertà e dell’inaccessibilità o insufficiente qualità dei pochi servizi sanitari esistenti. La campagna “Fiori degli Slum” nasce per tutelare la salute dei bambini, con l’obiettivo di potenziare l’attività di World Friends per la prevenzione e la cura all’interno degli insediamenti informali. Donando il tuo 5x1000 regalerai un contributo importante che ci permetterà di continuare a realizzare negli slum di Nairobi attività destinate a proteggere la salute dei bambini: ambulatori mobili pediatrici, programmi di riabilitazione per i bambini con disabilità, promozione della maternità consapevole tra le adolescenti nelle scuole, sostegno alle madri in gravidanza… AMICI DEL MONDO - WORLD FRIENDS - ONLUS è un’organizzazione internazionale per la cooperazione allo sviluppo che realizza interventi in diversi paesi dell’Africa, e in particolare nelle zone più povere del Kenya, lavorando in stretta collaborazione con le realtà locali, con l’obiettivo finale di promuovere l’autonomia delle comunità in cui opera. World Friends si impegna per la tutela del diritto alla salute, con particolare attenzione alla salute materno-infantile, per la promozione dei giovani e delle donne, la formazione professionale, e la ricerca. A Nairobi nel 2008 World Friends ha realizzato il Ruaraka Uhai Neema Hospital, un centro sanitario polifunzionale per fornire cure mediche gratuite alle persone più povere, in particolare bambini e giovani mamme, che vivono nelle baraccopoli. Una storia semplice e concreta: un gruppo di donne e uomini uniti da due idee fondamentali: la prima, che a causa della mancanza di diritti, un gran numero di persone nel mondo viva ancora un’esistenza priva dei requisiti di umanità; la seconda, l’idea che il primo diritto da costruire, lavorando insieme, sia il diritto alla salute – condizione indispensabile per dare agli individui il controllo della propria vita. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo costituisce il nostro comune punto di riferimento, in tema di salute, educazione, e dignità personale. Tutti i nostri progetti in Africa mirano al miglioramento delle condizioni di salute, educative e sociali dei gruppi più deboli e svantaggiati. In Kenya, Uganda, Tanzania ed Etiopia lavoriamo per fornire risposte a esigenze espresse dalle popolazioni locali. L’obiettivo finale è sempre la promozione dell’autonomia. Per questo ci serviamo, ovunque sia possibile, di operatori locali dei quali curiamo la formazione professionale. La nostra struttura è flessibile e leggera: questo ci permette di destinare il massimo possibile dei fondi raccolti alla realizzazione degli interventi di cooperazione. Aiutaci a diffondere la nostra campagna attraverso il passaparola.
Per saperne di più www.world-friends.it
+Eventi Roma di Valentina Ecca
Molti concerti e tutti di grande qualità sono quelli che coloreranno le notti romane di Aprile pa dopo aver fatto tutto sold out negli Stati Uniti con l’”Higher Truth” tour. Il live acustico si terrà il 18 aprile all’Auditorium Parco della Musica. Ultimo, ma non meno importante, l’atteso live di Salmo. Il rapper sardo sarà all’Orion di Ciampino il 30 aprile con il suo “Hellvisback Tour”. Ce n’è per tutti i gusti, dunque, in questa primavera romana.
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Il mese di aprile si presenta con un calendario ricco di concerti per la Capitale. Si parte con una rock band tra le più forti in Italia. Si tratta dei Marta sui Tubi. Il gruppo siculo sarà live al Quirinetta di Roma il 7 aprile per presentare il nuovo album “Lostileostile”. Si prosegue con l’indie rock, più dark questa volta, quello dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Con il nuovo album “Inumani”, la band sarà sul palco dell’Atlantico Live il 9 aprile. Cosa c’è di meglio, per un musicista, che festeggiare i propri 50 anni di carriera sul palco? Nulla! Ecco perché Patty Pravo ha deciso di celebrare col suo pubblico questa importante ricorrenza. Dopo aver partecipato al festival di Sanremo con il brano “cieli immensi” la ragazza del Piper sarà all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 10 aprile. Dopo la bella testimonianza portata sul palco del teatro Ariston di Sanremo il compositore Ezio Bosso presenterà al pubblico romano il suo disco d’esordio solista al pianoforte “The 12th Room”. Il concerto si terrà il 12 aprile nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica. Andiamo oltreoceano con il cantautore di Memphis Micah P. Hinson che presenterà al pubblico romano il suo nuovo album “Broken Arrows”. Genio sregolato e scorbutico Micah non è quello che si suol dire un animale da palcoscenico eppure, quando suona, non gli si riescono a scollare gli occhi di dosso. Provare per credere dunque; mercoledì 13 aprile al Monk di Roma. Torna a Roma Gianna Nannini con il suo “Hitstory Tour 2016”, la cantante senese sarà alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium PdM il 13 e il 14 aprile. Per gli amanti del jazz l’evento imperdibile è quello del 16 aprile con Javier Girotto & Aires Tango. Allo storico collettivo italo-argentino si unisce il chitarrista americano Ralph Towner per una collaborazione che ha dato vita all’album “Duende”. Lo spettacolo si terrà alla Sala Sinopoli dell’Auditorium PdM. Lo show più atteso del mese è, sicuramente, quello del frontman dei Soundgarden: Chris Cornell. Il cantante americano torna in Euro-
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S cadenzario Fiscale
Anna Maria De Calisti commercialista - Marta Montini consulente del lavoro
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Lo Studio De Calisti A.M. e Montini M. saluta tutti i Lettori che si inoltrano nello scadenzario fiscale di Aprile 2016. La prima scadenza è il pagamento dei contributi per i datori di lavoro domestico. Il pagamento che va dal 1° aprile al 11 aprile, secondo la circolare Inps, potrà essere versato esclusivamente secondo le seguenti modalità: a) rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito “Reti Amiche” (tabaccherie); b) online sul sito internet “www.inps.it”, nella sezione Servizi on line – Elenco di tutti i servizi - Pagamento contributi lavoratori domestici; c) telefonando al Contact Center 803.164, tramite utilizzo di carta di credito; d) utilizzando il bollettino MAV. Lo Studio rammenta, anche per l’anno 2016, l’INPS ha suddiviso i contributi per i datori di lavoro domestico in due tabelle scindendo il tipo di contratto applicato da tempo indeterminato a quello a tempo determinato con l’aggiunta del contributo addizionale. La scadenza con data 11 aprile è anche per coloro che essendo in un regime d’ IVA mensile devono comunicare in via telematica lo SPESOMETRO, che riguarda la cessione dei beni e la prestazione di servizi resi e ricevuti nel 2015 quando l’importo unitario dell’operazione è pari o superiore ad € 3.600,00, al lordo dell’IVA. Chi non ha potuto pagare omettendo imposte e ritenute (non versate o versate in misura insufficiente entro il 16 marzo 2016), con l’opportuno calcolo può ravvedersi entro il 15 aprile. Lo Studio rammenta che avendo dipendenti o collaboratori occasionali, la scadenza del 18 aprile prevede: IRPEF, Ritenuta d’acconto, contributi INPS. Inoltre, entro il 18 aprile coloro che sono titolari di Partita Iva e si trovano sotto un regime IVA mensile dovranno effettuare il versamento. Il 18 aprile non per tutti c’è il versamento della TOBIN TAX, l’imposta sulle transazioni finanziarie. Entro il 20 aprile scade la Trasmissione telematica della dichiarazione trimestrale IVA (Regime speciale MOSS), che riepiloga le operazioni effettuate nel trimestre precedente e contestuale versamento dell’Iva dovuta in base alla stessa. L’obbligo di comunicazione sussiste anche in caso di mancanza di operazioni nel trimestre. La scadenza del 20 aprile è per coloro che essendo in un regime d’ IVA non mensile devono comunicare in via telematica lo SPESOMETRO, che riguarda la cessione dei beni e la prestazione di servizi resi e ricevuti nel 2014 quando l’importo unitario dell’operazione è pari o superiore ad € 3.600,00, al lordo dell’IVA. Con la scadenza del 26 aprile coloro che ne sono soggetti, devono presentare gli elenchi riepilogativi Intrastat. Lo Studio rende noto che per i titolari di Partita Iva entro il 30 aprile potranno presentare attraverso il Modello IVA TR richiesta di rimborso o utilizzo in compensazione del credito Iva trimestrale.
Lo Studio augura ai Lettori un sereno e proficuo 2016. Lo Studio ringrazia per l’attenzione dei lettori e rimane a disposizione, per ogni ulteriore chiarimento. In qualità di CAF CGN lo Studio è abilitato a fornire ulteriori servizi tra cui: 730 per coloro che sono dipendenti, collaboratori, pensionati - ISEE, RED, Detrazioni ecc. - Gestione Badanti e Colf - Successioni Studio De Calisti Anna Maria - Via Leonardo Mellano 72 - 00125 Roma tel. 06/52352585 cell. 3333087137 e-mail: amdec@libero.it
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