Identità Migranti. Segni per una nuova geografia dell'accoglienza

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Corpi La definizione dell’identità

to paesaggista Gilles Clément, come laboratorio di ricerca-azione sulla ville hostile, concepito per sviluppare azioni di rigenerazione urbana (sociale e architettonica) dal basso in quartieri/luoghi altamente vulnerabili da un punto di vista territoriale, rinnovando così la conoscenza e le forme del sapere delle rispettive discipline. All’interno di tale contesto di lavoro l’Associazione ha lanciato un appello per raccogliere testimonianze di gesti spontanei di accoglienza, che poi ha pubblicato nel testo Des actes. À Calais et tout autour (2018), la cui finalità è quasi sempre di operai che riprende durante gli quella di procedere al processo di candi- scioperi e nelle assemblee sindacali. Entra finandatura dell’ospitalità come Patrimonio che nelle loro case, li osserva nella quotidianità Immateriale dell’Umanità, riconosciuto traendo uno spaccato autentico della società prodall’Unesco.

letaria del tempo e una testimonianza preziosa

Al di là della loro diversa natura è utile del nuovo ruolo assunto dalla classe operaia in rilevare come in tutte queste esperienze Italia.

sembra compiersi un passaggio fonda- Era un’Italia da scoprire. Funziona a cicli: c’è stata mentale riguardo al concetto di ospitali- l’Italia del dopoguerra, quella del Sessantotto e del tà. Esso infatti sembra migrare dalla sfe- Settantasette. Un’Italia che tu dovevi raccontare in ra del dovere di chi accoglie, a quella del queste sue trasformazioni, non da rotocalco, ma diritto per tutti gli uomini a riceverla.

nel suo cambiamento. E allora ti sentivi parte di

Inoltre, un contributo fondamentale che una storia nuova e la tua macchina fotografica non tali iniziative hanno apportato alla que- era la documentazione, ma era partecipare con la

stione di nuove forme di accoglienza dei fotografia a tutto questo. Per cui non potevi fare il migranti, vicine ai loro corpi e fiduciose nella loro capacità di autodeterminare i propri contesti di vita, riguarda, a nostro avviso, l’avere evidenziato l’importanza della dimensione politica nella pratica dell’ospitalità. Come suggerisce il filosofo Jean-Luc Nancy nel suo testo L’intruso (2006), nell’atto dell’ospitalità non possiamo comportarci come se lo straniero non fosse tale, “annullando la sua estraneità sulla soglia” (Nancy, 2006, 11). Al contrario, per riceverlo, dobbiamo “provare la sua intrusione” (ibidem), ‘scegliendo’ quindi di accoglierlo. Ciò induce a dover considerare la dimensione altamente politica dell’atto dell’accoglienza, che si traduce appunto nella scelta di ricevere.


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