Comunicando n. 03/2013

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marketing dei sensi 1|Vino SU tela In Spagna diversi artisti si dedicano da tempo a ‘tradurre’ le note gustative con la pittura. Un esempio è Nora López Millán, che invita i suoi alunni a dipingere con colori che vengono estratti dalla prima pigiatura dell’uva e dai suoi sedimenti. lanoralm.carbonmade.com

2|Vino & legno 2| Cosa c’è di meglio di un buon bicchiere di vino davanti al caminetto, nei freddi mesi invernali? C’è chi ha pensato di associare questi due elementi e creare un packaging in legno di pino...

proprie strategie di marketing. A partire dagli anni ’90 l’attenzione si è fatta via via più intensa e l’approccio al marketing olfattivo è sempre più presente, dal settore distributivo a quello dell’entertainment, inserendosi quindi all’interno delle nuove strategie/tecniche di “ambient marketing” che puntano alla strutturazione di caratteristiche ambientali nei punti vendita commerciali come nei flagship stores (negozi monomarca) al fine di migliorare “l’esperienza” del cliente. Già, perché, se inizialmente l’acquisto rappresentava una normale attività volta all’approvvigionamento di un prodotto o un servizio, oggi il consumatore è sicuramente più attento, sensibile, esigente, coccolato da molteplici alternative. L’acquisto o la fruizione diventano una vera e propria esperienza da ricordare. L’obiettivo non è più il prodotto o il servizio ma il cliente. Lo scopo, promuovere l’immagine aziendale, rafforzare il ricordo di nuovi prodotti, catturare l’attenzione dei clienti, fidelizzandoli.

3|Label braille Il packaging sfrutta elementi tattili per intrigare i sensi. Baud, agenzia di comunicazione di Madrid, ha ideato un’etichetta braille pensata non solo per i non vedenti, ma per coinvolgere tutti i consumatori. www.baud.es

TRADUCENDO LE EMOZIONI Tutto ciò che siamo in grado di pensare, può essere descritto con le parole, questa è la teoria di Nietzsche e di Wittgenstein. Ma cosa succede quando non riusciamo a spiegare il nostro ‘sentire’ con parole comuni che fanno parte del nostro dizionario? Le sensazioni a volte sono più facili da plasmare in una tela, perché i sentimenti finiscono per diventare un decoupage di vari obiettivi, passati attraverso la botte del passato e l’ossidazione della paura di ciò che sarà. “Nessun grande artista vede le cose come sono in realtà. Se lo facesse, smetterebbe di essere un artista” questo diceva Oscar Wilde e questo fanno i sommellier, che, come rapsodi, degustando recitano poemi. È difficile esprimere sensazioni e tradurle in un linguaggio universale, ancor più quando si tratta di riflessioni personali. È come un passare dal soggettivo e personale, al registro collettivo delle parole. Per questo gli esperti, più che a definire, tendono a evocare, a comunicare ciò che percepiscono attraverso i loro organi di senso, a metterlo in relazione con il ricordo e a esporre la propria opinione a chi non è così allenato a ‘etichettare’ le proprie sensazioni. Il profumiere Alexandre Smith è capace di riconoscere le diverse molecole aromatiche che formano il bouquet del vino, ma i consumatori capiscono meglio l’aroma di un vino se lo mettono in relazione con la pera, la ciliegia, ecc. Si possono descrivere gli aromi con formule chimiche, ma queste non comunicano emozioni, non evocano ricordi, paesaggi, sapori, odori. L’uso della metafora nella degustazione non è un semplice ornamento, ma l’elemento cruciale per poter evocare sensazioni. Per la sua forza, direbbe Aristotele, perché il cibo è comunicazione, come ha ben studiato l’antropologo LéviStrauss. Gli italiani preferiscono la giustapposizione di aggettivi. Nel mondo anglosassone della degustazione c’è una tendenza a comporre frasi brevi. Gli americani sono più disciplinati e controllati in quanto a risorse letterarie. Di solito il vino viene descritto da aggettivi e verbi transitivi, evitando pompose comparazioni. I francesi utilizzano di più verbi di azione. Le icone (grappoli, bicchieri, stelle o medaglie) sono una qualificazione più globale, più cauta e meno compromettente.

aprile 2013

4| ETICHETTE da personalizzare Esistono bottiglie da personalizzare, con etichette adesive da attaccare a piacere! Come il vino “Byo”, che diventa espressione della personalità di chi lo acquista, con facce da comporre. www.thecreativemethod.com

5| VESTI la tua etichetta La bottiglia “Drink ‘n’ Stick”, ideata dall’azienda vinicola australiana Some Young Punks, porta il consumatore a interagire e a giocare con essa. L’etichetta, disegnata dall’australiano Joe Whyte, raffigura una pin-up somigliante a Betty Page vestita di sola lingerie. La confezione però include degli stickers con cui si può vestire e rivestire la bambolina di carta. Prima di stappare, è possibile scegliere lo stile da dare alla propria bottiglia e i vestiti da far indossare alla pin up. www.someyoungpunks.com.au

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