Sul Romanzo, Anno 2 n. 5, nov. 2012

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Intellettuali e Fascismo: da Croce e Gentile a D’Annunzio, Marinetti, Pirandello e Ungaretti di Elena Spadiliero

1 - Gabriele D'Annunzio. 2 - D'Annunzio con Benito Mussolini. 3 - Filippo Tommaso Marinetti.

1 2 Con l’ascesa del Fascismo, si verificò all’interno del contesto culturale italiano una scissione tra chi, sebbene con modalità e tempi diversi, aderì al Regime e chi, invece, ne rimase sempre distante. È possibile, però, anche un’ulteriore distinzione, fra coloro che sostenevano l’esigenza di una presa di posizione da parte dell’artista e chi, invece, rivendicava l’assoluta necessità di un’autonomia delle arti, allontanandole da qualsiasi forma di coinvolgimento ideologico. Benedetto Croce e Giovanni Gentile furono senz’altro i due nomi più noti e importanti legati alla cultura letteraria nostrana del primo Novecento: insieme fondarono, nel 1903, la rivista La Critica, a cui Gentile collaborò fino al 1923. Il sodalizio tra i due si ruppe, infatti, quando Gentile aderì al Fascismo, accettando, nel 1922, la nomina a Ministro della Pubblica Istruzione; adesione che fu confermata quando, ispirandosi alla sua conferenza Libertà e liberalismo, durante il Convegno per la cultura fascista, tenutosi nel marzo 1925 a Bologna, fu redatto il Manifesto degli intellettuali fascisti agli intellettuali di tutte le Nazioni, un tentativo di definire con chiarezza e precisione le basi politiche e ideologiche della nascente dittatura. Qualche mese dopo, le voci di dissenso si riunirono attorno al Manifesto degli intellettuali antifascisti stilato da Croce, il quale, a differenza di molti altri colleghi, beneficiò sempre di una certa immunità, per la generale considerazione e la stima di cui godeva nel microcosmo intellettuale italiano.

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Già all’inizio del XX secolo, molti studiosi propendevano per i movimenti di Destra che, con l’avvento del Fascismo, finirono per essere inglobati e identificati nel suo programma. Da parte sua, Mussolini comprese l’enorme potenziale dei mezzi di comunicazione e della scuola come strumenti di propaganda e creazione del consenso: l’ideologia fascista si diffuse soprattutto grazie a Enti, come l’Istituto Fascista di Cultura, l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (denominato, fino al 1933, Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti), la Reale Accademia d’Italia e l’Istituto Luce, solo per citarne alcuni. Per quanto riguarda i letterati inseriti in questo preciso momento storico, è interessante notare come le motivazioni alla base dell’adesione al partito da parte dei suoi sostenitori fossero piuttosto eterogenee fra loro. A tal proposito, è utile soffermarci su quattro casi distinti: Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti, Luigi Pirandello e Giuseppe Ungaretti. «Avere fede intiera nella mia lealtà e nella mia carità di patria. Il mio silenzio e il mio lavoro sono oggi esempio a tutti gl'italiani. Non l'uno sarà interrotto e non l'altro» (Lettera di Gabriele D'Annunzio a Benito Mussolini, 8 luglio 1924, un mese dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti). n° 5 • Novembre 2012


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