Anno 0 - Numero 3

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1. CHITARRA E LITURGIA Pierangelo Ruaro prete diocesano ha conseguito il diploma di chitarra classica presso il Conservatorio di J. Tomadini di Udine. Insegna in seminario ed è vicedirettore dell’ufficio diocesano per la liturgia di Vicenza, con l’incarico di seguire il settore musica, con particolare attenzione alla formazione e animazione dei cori giovanili. Autore di diversi canti liturgici pubblicati per l aLDC i Torino e la GC records di Vicenza, partecipa alle attività di Universa laus e collabora con la rivista Musica e assemblea. L’utilizzo della chitarra nella liturgiaè un tema molto dibattuto, soprattutto da quando negli anni dell’immediato post-Concilio, la chitarra ha cominciato a mostrare la sua presenza nelle chiese. È stato detto di tutto e il contrario di tutto. Ormai, a distanza di trent’anni è giunto il momento per cercare di tracciare un quadro sereno e contemporaneo abbastanza preciso della situazione. Un atteggiamento di prudenza Un primo dato di fatto è che, curiosamente (ma credo non casualmente), mentre a livello popolare, soprattutto attraverso articoli sulle riviste o sui settimanali diocesani, si sono moltiplicati consensi e critiche (soprattutto queste ultime), la Chiesa nei suoi pronunciamenti ufficiali, durante e dopo il Concilio, si è dimostrata molto più prudente e ha quasi sempre evitato di nominare esplicitamente la chitarra. Molto saggiamente, ha preferito limitarsi a dare direttive di fondo, senza scendere a pericolose elencazioni. Un passaggio molto significativo, divenuto punto di partenza per numerosi altri interventi, si trova nell’istruzione Musicam sacram: “”n. 62 n. 63 a partire da queste considerazioni,soprattutto dalla seconda, alcuni hanno trovato l’appiglio per dire che la presenza della chitarra in chiesa costituisce un abuso liturgico. Il gioco è semplice: è bastato stabilire la seguente equazione: “strumenti propri della musica profana = chitarre Si tratta di una equazione legittima ? Alcuni fatti sembrerebbero dirci il contrario.

Sulle note dello spirito

GLI STRUMENTI MUSICALI NELLA LITURGIA

Alcune lezioni della storia recente Nel 1983, e quindi a vent’anni dalla promulgazione della Sacrosanctum Concilium, la Commissione episcopale per la liturgia della CEI ha pubblicato una inchiesta sulla risposta che la riforma liturgica ha suscitato nelle Chiese Italiane. Spulciando tra i diversi questionari troviamo alcuni dati interessanti. Per esempio, risulta che il 20,8% delle diocesi italiane è ufficialmente ammesso l’uso di strumenti musicali diversi dall’organo e nel 68,7% è ammesso di fatto. Strumenti buoni e strumenti cattivi Invece di parlare di strumenti buoni o strumenti cattivi dovremmo fare attenzione al buono o al cattivo uso degli stessi; diventa dannosa una chitarra suonata male, così come fa un cattivo servizio un organo suonato male ! Nessuno strumento va mitizzato, così come nessuno strumento va demonizzato. In una assemblea eterogenea, di stampo tradizionale, funzionerà senz’altro meglio un organo; così come, al contrario, in un’assemblea con prevalenza di ragazzi o di giovani risulterà più familiare e stimolante alla partecipazione una chitarra.

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