QuiBolzano nr19 2020

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La nuova stagione dello Stabile, la fabbrica del teatro pag. 4

QUARTIERI

NUOVI MEDIA

Da Boston a San Pio X

Revee, bolzanino star nei social

Il percorso ecclesiale di Don Timothy Meehan

Intervista a Giovanni Brugnoli, classe 1997

pag. 10

ROBERTO ZANIN pag. 17


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Consigli comunali: foto istantanee della nostra società Nel terzo weekend di settembre l’intera popolazione dell’Alto Adige è stata chiamata nuovamente alle urne. La prima buona notizia riguarda la partecipazione. C’era molta preoccupazione in merito, data la pandemia ancora in corso, ma i cittadini si sono recati ai seggi in un numero forse superiore alle aspettative, evidentemente desiderosi di rinnovare il principio sancito nel primo articolo della nostra Costituzione, ovvero che “la sovranità appartiene al popolo”. I nuovi consigli comunali, a parte qualche inevitabile eccezione, hanno anche fatto segnare un alto tasso di rinnovamento. Quindi sono stati numerosi anche i cittadini che si sono proposti per l’elettorato attivo, fiduciosi di poter dare un loro contributo per il funzionamento delle nostre istituzioni democratiche. La terza buona notizia è giunta dal forte ridimensionamento delle formazioni politiche caratterizzate da posizioni più estreme, sia dal punto di vista politico ideologico che politico-etnico. Questo potrebbe aver promosso per il futuro una maggiore qualità del dialogo tra le forze politiche, perlomeno sulla carta. In diverse comunità comunali del nostro territorio si sono inoltre rafforzate formazioni politiche e liste civiche, vecchie o nuove, che – promosse da mistilingui – mettono al primo posto

nel loro programma politico il superamento ideale – ma anche in molti casi esperienziale e “di vita” – del concetto di autonomia basato sui 2/3 gruppi linguistici. In questo senso nello specifico il nuovo consiglio comunale di Bolzano ha fatto registrare un ulteriore cambiamento EDITORIALE epocale, grazie all’ingresso di ben quattro nuovi membri con background migratorio. Dal punto di vista delle lingue è come se la realtà vera e molteplice – dove gli idiomi praticati diventano per forza di cose tre, quattro o forse più – avesse preso la rincorsa, scavalcando a piè pari la nostra incapacità di “aprire” l’autonomia, adeguandola a una dimensione globalizzata. I nuovi consiglieri comunali di Bolzano sono gente che studia e lavora, e che sul campo si è guadagnata le proprie preferenze. Ora il consiglio comunale del capoluogo è davvero in grado di rappresentarne in sintesi la popolazione. E questa è davvero una buona notizia.

QUIINTERVISTA A CARLO ALBERTO LIBRERA

Quello che sono... Nato a Bolzano nel 1966, diploma magistrale e successivi studi universitari: ISEF a Urbino (1987), Pedagogia a Verona (1993), Master in previsione sociale a Trento (2019). Sposato con Barbara nel 1997, papà di Chiara, Federico e Giulia. Maestro elementare per tre anni scolastici e dal 1996 a oggi dirigente nel sociale prima nel settore Residenze per anziani e disabilità e ora presso Comune di Bolzano. Dal 2007 è educatore e preparatore fisico di Rugby. La cosa che mi piace di più di me stesso. L’entusiasmo. Il mio principale difetto. La totale assenza di capacità analitica. La volta che sono stato più felice. Alla nascita di Chiara, Federico e Giulia. La volta che sono stato più in-

felice. Alla morte di mio papà. Da bambino sognavo di diventare. Ufficiale della Marina militare italiana. L’errore che non rifarei li rifarei. Tutti. La persona che invidio di più. Non invidio nessuno, al massimo ammiro delle persone e cerco di es-

… la vita è bella

sere come loro. La persona che ammiro di più. Mia mamma. Un libro da portare sull’isola deserta. “Cosa ti aspetti da me” di Lorenzo Licalzi. Il capriccio che non mi sono mai tolto. Prendere il brevetto di paracadutismo. L’ultima volta che ho perso la calma. Questa mattina nel traffico. Il paese dove vorrei vivere. Nel centro Italia, sul mare. Il colore che preferisco. Rosso. Il fiore che amo. Rosa. Il piatto preferito. Melanzane alla parmigiana. Del mio aspetto non mi piace. La rotondità. Non sopporto… Le maestrine. La qualità che preferisco in un uomo. La lealtà.

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La qualità che preferisco in una donna. La femminilità. Il giocattolo che ho amato di più. Un orsacchiotto di peluche. L’oggetto a cui sono più legato. Nessuno, non riesco a legarmi alle cose. La massima stravaganza nella mia vita... Essere quello che sono. Mi sono sentito orgoglioso di me stesso quando… Tutte le volte che nonostante le difficoltà non ho mollato. Il mio primo ricordo. Alle passeggiate di via Roma, con mio nonno materno. Il mio più grande rimpianto. Non riuscire a essere magro. Dove mi vedo tra dieci anni. In ufficio al lavoro. Nel mio frigorifero non manca mai… La birra. Se fossi un animale sarei… Un delfino. L’ultima volta che ho pregato… Ieri sera.

Verena Buratti

Attrice e la nostra esperta delle erbe aromatiche


STORIA DI COPERTINA

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Rocco Papaleo

Ottavia Piccolo

La nuova stagione del Teatro Stabile di Bolzano Nell’anno in cui raggiunge il traguardo dei 70 anni, Il Teatro Stabile di Bolzano conferma tutte le stagioni e ribadisce il suo ruolo di fabbrica di teatro d’arte: Rocco Papaleo, Ottavia Piccolo, Ugo Pagliai, Paola Gassman, Gigio Alberti e Paolo Rossi protagonisti degli spettacoli nati a Bolzano. Gli abbonamenti sono congelati fino alla stagione 2021/2022 causa Covid-19. Prezzi vantaggiosi per l’acquisto dei biglietti singoli. Il 20 novembre 2020 il Teatro Stabile di Bolzano compie 70 anni. Un traguardo importante che intende celebrare con una serie di iniziative dedicate all’avvicinamento ai cittadini. Mai come in questo momento lo Stabile sente la necessità di andare incontro alle persone, di offrire sostegno e conforto, di rafforzare il dialogo con il territorio. Un intento che il TSB sta perseguendo con forza e ostinazione, grazie alla collaborazione e al sostegno dei suoi soci fondatori, il Comune e la Provincia di Bolzano. Le stagioni sono anticipate dal progetto di teatro diffuso

foto: Giuseppe Maritati

foto: Barbara Ledda

SPETTACOLO

“Il Grigio” Elio

I PROTAGONISTI Pippo Delbono, Elio, Claudio Bisio, Babilonia Teatri, Ugo Pagliai, Paola Gassman, Eros Pagni, Gigio Alberti tra i protagonisti del nuovo anno di teatro. “FUORI! Microteatro on the road” che dopo aver fatto tappa nei principali quartieri del capoluogo e a Bressanone, Merano e Pineta di Laives, torna a Bolzano per chiudere il suo tour in Piazza Walther e al Teatro Comunale dall’1 all’11 ottobre. Capitanata da Paolo Rossi la compagnia di “Microteatro on the Road” dà vita a frammenti dei principali spetta-


STORIA DI COPERTINA

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coli della storia dello Stabile rielaborati da Roberto Cavosi. Un container rosso segnala la presenza dei moderni contastorie nelle varie piazze dell’Alto Adige, un bivacco teatrale che funge da backstage agli spettacoli che coniugano tradizione a innovazione.

Inaugura la stagione al Teatro Comunale di Bolzano “Peachum Un’opera da tre soldi”, testo nuovo di Fausto Paravidino che si ispira a Bertolt Brecht (5-8 novembre). Questa coproduzione è interpretata da Rocco Papaleo, alla sua prima collaborazione con il TSB.

foto: Bepi Caroli

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Se gli spettacoli sono garantiti su tutto il territorio, a causa del distanziamento sociale il TSB non può confermare il numero di posti disponibili nei teatri. Solo per questa stagione si trova quindi costretto a congelare gli abbonamenti in essere e a vendere solo i biglietti singoli per gli spettacoli in cartellone. Gli abbonamenti potranno essere riconfermati a partire dalla stagione 2021/2022. In accordo con i principali enti teatrali della città, il TSB ha adottato una politica di prezzi semplificata,

pensata per accentuare ulteriormente l’accessibilità da parte di un vasto pubblico. Le fasce di prezzo sono solo tre: 15 euro intero, 10 euro ridotto, 6 euro Under26. Agli abbonati 2019/2020 riserva il prezzo ridotto di 10 euro. I biglietti per tutti gli spettacoli sono in vendita online sul sito www.teatro-bolzano.it, presso le Casse del Teatro Comunale di Bolzano e fino al 7 ottobre nel pressi del container di “FUORI! Microteatro on the road” dalle 19.30 alle 20.30.

“Romeo e Giulietta. Una canzone d’amore” è uno spettacolo scritto dalla compagnia Babilonia Teatri e interpretato da Ugo Pagliai e Paola Gassman nel ruolo dei due innamorati: due mostri sacri del teatro che fuori scena formano una coppia unita da più di 50 anni. Questa dirompente rilettura di Shakespeare, costituisce il secondo appuntamento della stagione bolzanina (3-6 dicembre). Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon sono i protagonisti di “Eichmann. Dove inizia la notte” (14-17 gennaio), testo in cui Stefano Massini tratteggia il dialogo tra la filosofa e politologa Hannah Arendt e Adolf Eichmann, il gerarca nazista artefice della soluzione finale. Paolo Rossi è autore e interprete assieme alla sua compagnia di “Amleto Principe di…” un’irriverente reinterpretazione del dramma shakespeariano riveduto, corretto e rigorosamente “sporcato” dalla contemporaneità (8-11 aprile). Un’altra coproduzione dà vita inoltre a “Works”, pièce che porta in scena il romanzo autobiografico in cui l’autore veneto Vitaliano Trevisan racconta il lavoro nel luogo in cui è una religione, il Nordest, dagli anni Settanta fino agli anni Zero. A interpretarla, tra gli altri, troviamo Gigio Alberti. La regia e l’adattamento del testo sono di Michele De Vita Conti (22 aprile – 9 maggio). Gli spettacoli che completano la stagione bolzanina raccolgono gli esempi più lampanti della creatività teatrale. Sul palco del Comunale di Bolzano salirà Elio, irresistibile interprete della più importante opera di prosa scritta da Giorgio Gaber e Sandro Luporini intitolata “Il Grigio” per la regia di Giorgio Gallione (21-24 gennaio). Nello spettacolo “La notte

foto: Elonora Cavallo

Ugo Pagliai e Paola Gassman

dell’innominato” Eros Pagni, diretto da Daniele Salvo, condurrà il pubblico in una fiaba nera e gotica in cui rivivono i tormenti dell’antieroe manzoniano, in preda al rimorso, alla paura e al pentimento (28-31 gennaio). In scena irromperà il talento folle ed esagerato di Pippo Delbono con “La gioia”, creazione “totale” dedicata al sentimento più bello e misterioso (18-21 febbraio). In bilico tra biografia divertita e pensosa, Claudio Bisio sarà il protagonista de “La mia vita raccontata male” dirompente monologo tratto dal romanzo di Francesco Piccolo (11-14 febbraio). inserzione pubblicitaria

I biglietti singoli per tutti gli spettacoli sono in vendita online sul sito www.teatro-bolzano.it e presso le casse del Teatro Comunale di Bolzano Tel. 0471 053800


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RIQUALIFICAZIONE VISTA DAL BASSO

Cappuccini: un parco che vuole “vivere”

Mai come in questo periodo si ha la percezione di quanto Bolzano sia un cantiere. I lavori che porteranno alla realizzazione del Waltherpark, il progetto “Benko” che prevede – citiamo dal sito WaltherPark.com – “la riqualificazione e la valorizzazione del quartiere fra la stazione ferroviaria, piazza Verdi e piazza Walther”, sono in pieno corso e in questo momento interessano, oltre alla zona di Parco Stazione, via Alto Adige e piazza Verdi. Ma le ripercussioni si hanno sull’intera rete viaria

nonché sulle vie adiacenti a questo enorme cantiere. Il pensiero va a una parte di città, le vie a ridosso del Parco dei Cappuccini, che già prima del progetto “Benko”, lamentava una percezione di abbandono rispetto al centro vero, oltre le vie dove passano gli autobus di linea: “Il quartiere è parte del centro storico della città di Bolzano, ma non vi appartiene (…). È un quartiere di passaggio, dove non ci si ferma, tagliato dal traffico, poco valorizzato, un prolungamento atrofico del

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centro. E come tale è abbandonato a sé stesso, al deperimento e degrado, sino a soffrire delle stesse condizioni di una periferia.” Il documento era apparso sul blog del comitato civico “Quasicentrum” (http://quasicentrum.blogspot.com), che aveva iniziato a programmare delle attività nel parco, delle feste di quartiere che coinvolgevano anche le attività commerciali e le istituzioni culturali vicine, con il chiaro obiettivo di dimostrare che la zona fosse meritevole di essere valoriz-

zata, senza tuttavia ottenere subito l’effetto sperato. Con il cantiere per il Waltherpark molti problemi si sono accentuati: atti di violenza e vandalismo nella zona tra il retro del Teatro Comunale, piazza Verdi e via Marconi. In un articolo pubblicato sull’Alto Adige il 25 agosto dello scorso anno, il comitato viene così citato: “Non vogliamo perdere la speranza che il Comune si impegni nuovamente per realizzare gli interventi proposti. Basta un minimo di progettualità, di senso civico, di impegno e amore per la città.” Siamo nel 2020 e il Parco ha effettivamente cominciato a ospitare frequenti spettacoli e rassegne: dal Cinema sotto alle stelle, ai concerti dell’Orchestra Haydn, al Trento Film Festival, alle iniziative della Biblioteca Claudia Augusta. Non sappiamo se le iniziative siano una conseguenza diretta degli sforzi del comitato civico. È tuttavia sotto gli occhi di tutti che al Parco dei Cappuccini ci sono tante iniziative culturali, che lasciano ben sperare per il futuro.

BALLOTTAGGIO Domenica 4 ottobre a Bolzano si svolge il ballottaggio per l’elezione diretta del Sindaco di Bolzano (si vota solo domenica dalle ore 7 alle 21). Per essere ammessi al voto occorre recarsi al seggio muniti di tessera elettorale, documento di

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L’INIZIATIVA

Le donne e la “cura” Quale ruolo hanno le donne nella società contemporanea? Quale nei periodi di crisi? Partendo da una riflessione storica sul ruolo sociale delle donne durante il Fascismo e analizzando il recente periodo di lockdown, giovedì 24 settembre la rete WE-Women Empowerment ha offerto delle occasioni per riflettere sulla cultura e la parità di genere nella nostra società e osservare delle opere prodotte dalle artiste del Club Arcimboldo e del progetto Artemisia. La serata presso la sala polifunzionale in piazza Nikoletti si è aperta con la proiezione di “Zita e le altre. Racconti delle donne di Oltrisarco” di Katia Assuntini, a cui è seguita una riflessione con Alessandra Spada, presidente dell’Archivio storico delle donne, sul ruolo sociale di “cura” assegnato alle donne dal regime fascista. Quest’idea di “mamma e moglie” si è protratta ben oltre la fine del regime, come testimoniato

dalle esperte della rete WE che hanno partecipato al talk moderato dalla giornalista Floriana Gavazzi su cultura e parità di genere ai tempi del Covid-19: C. Clignon di GEA, C. De Paoli del centro Il Germoglio della Strada - der Weg, A. M. Fiumefreddo dello sportello SpIQ di Centaurus, M. Jensen dell’associazione Kaleidoskopio e G. Gatti del progetto Liscià /Officine Vispa. Nei mesi scorsi, infatti, con la chiusura delle scuole, delle strutture e delle associazioni per l’infanzia, mol-

te donne hanno dovuto badare alla famiglia e lavorare contemporaneamente - non solo in smart working, dato che gran parte del personale assistenziale è femminile. La violenza domestica e verbale, già presenti nella nostra società, si sono acutizzate con la coabitazione h24. Anche i ragazzi che vivono in contesti violenti hanno avuto meno possibilità di chiedere aiuto e, inoltre, ci sono state la solitudine e la precarietà economica vissute dalle persone emarginate. La presa di coscienza

di questi problemi e il desiderio di autoaffermazione, espresso anche dalle partecipanti al questionario proposto da Liscià, sono i punti da cui partire per superare i cliché sul ruolo della donna. Una società che non ha paura di sperimentare nuove forme sta già facendo breccia, come si è visto con la breve incursione musicale del duo Yoro Like Sun, che nonostante la pioggia si è esibito in piazza al termine del talk.

Roberta Decarli

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LE PIETRE DI BOLZANO Flavio Schimenti architetto

MEMORIE URBANISTICHE

Gli edifici scolastici di Bolzano dal XVII a XX secolo - #2 “Lo spazio in se stesso è un dispositivo di apprendimento e quindi le scuole con la loro architettura sono fondamentali nel promuovere ogni forma di insegnamento.” Tale assioma durante gli anni del fascismo a Bolzano è un qualcosa che viene immediatamente compreso. Se la struttura edilizia scolastica per le scuole primarie ricalcherà ciò che già esisteva in precedenza e verranno potenziati edifici scolastici per i nuovi quartieri, diverso è il discorso per la scuola secondaria. Bisognava formare una nuova classe impiegatizza, di tecnici, di insegnanti e dirigenti. Col piano regolatore comunale, lungo via Cadorna viene individuato il principale polo scolastico. E, se già nel 1929 viene realizzata la Scuola Commerciale di S.Quirino Claudia de Medici, in stile storicista, le altre dovranno avere l’eco di un nuovo stile, più consono ai dettami del regime. Tra il 1935 e il 1938 l’ingegnere Guido Dorna realizza il Regio Istituto

Tecnico Commerciale “Cesare Battisti”. L’impostazione planimetrica ha una forma a U allargata, perfettamente simmetrica, austera e monumentale, secondo i dettami piacentiniani. L’edificio viene rivestito in marmo grigio all’esterno e in marmo policromio negli interni, con un’ampia e scenografica scalinata. Doveva incutere rispetto, ordine e funzionalità ai giovani quadri, rivolti all’ impiego pubblico e privato. Nel frattempo le Suore Marcelline, fra il 1935/37, useranno il Casinò di Gries per adattarlo a scuola privata, mentre nel 1934 Guido Pellizzari aveva realizzato la Scuola Elementare e di Avviamento al Lavoro in via Battisti. Queste strutture le abbiamo poi conosciute come Longon e Pascoli. Fra il 1938 eil 1940 nasce la Regia Scuola Tecnica Industriale sempre in via Cadorna. Erede della Fachschule nata a Bolzano nel 1884, progettata dall’ ingegnere Angelo Nolli, va a completare il blocco

La Regia Scuola Tecnica Industriale, che sorse in via Cadorna tra il 1938 e il 1940

edilizio delle scuole tecniche. L’Istituto doveva rispondere alle esigenze di formazione del personale per la nuova zona industriale di Bolzano. Vengono istituiti corsi per motoristi, montatori, elettricisti, radiotelegrafisti, armieri, artificieri e meccanici per veicoli militari. Spesso gli insegnanti saranno gli

stessi operai della fabbrica Lancia di Bolzano. L’ edificio è all’avanguardia per le officine, i laboratori e le aule specializzate di chimica e di fisica. Viste le forme più semplici e meno ieratiche del vicino ITC, gli americani durante la liberazione di Bolzano, lo preferiscono come loro sede rispetto agli edifici adiacenti.

SPETTACOLO GRATUITO

Ecco Teatromusical con “Dimmi chi sei” Riprende con grande entusiasmo l’attività del Laboratorio di Teatromusical della Scuola di Musica Vivaldi di Bolzano per il nuovo allestimento che andrà in scena dal 14 al 17 ottobre presso il Teatro Cristallo ad ingresso gratuito. “Dimmi chi sei!” è il titolo della nuova produzione, il cui debutto era previsto nel maggio scorso e che verrà presentato a ottobre. Il nuovo allestimento è una riflessione profonda e scanzonata sulla nostra esistenza, sempre più legata a forme di dipendenza che ci allontanano da noi stessi e che di continuo ci distraggono. Si tratta di uno spettacolo messo in scena dai ragazzi del Laboratorio di Teatromusical che hanno seguito lezioni di canto, re-

citazione e danza, dai musicisti dell’orchestra provenienti dalle varie classi di strumento e da altre due realtà del Vivaldi come il Coro Insolite Note di Passaggio

e il Coro Tintinnabula. Si tratta della tredicesima produzione originale, la cui sceneggiatura e le musiche inedite sono di Luca Merlini, la regia di Flora Sarrub-

bo, le coreografie di Elisa Darù e la direzione dei cori è affidata ad Anita Degano. A seguito dello spettacolo ripartirà, con il mese di novembre, un nuovo biennio del Laboratorio di Teatromusical e già da ora sono aperte le iscrizioni. Al termine di ogni anno è prevista la messa in scena di un musical inedito. La caratteristica del Laboratorio di Teatromusical è infatti quella di proporre al pubblico spettacoli originali sia per le musiche sia per i testi, cuciti come un abito su misura per gli allievi. Le audizioni si terranno il 26 ottobre e per partecipare è sufficiente contattare la segreteria della Scuola di Musica Vivaldi al seguente numero: 0471 973695.


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AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE


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DON BOSCO – FIRMIAN

I VOLTI DELLA CITTÀ

Padre Timothy Meehan: da Boston a Don Bosco Già da qualche anno il sacerdote di origine statunitense è un volto noto della comunità ecclesiale bolzanina. Per qualche tempo cooperatore delle parrocchie del centro città a fianco del parroco Don Mario Gretter, Don Timothy con il primo settembre è divenuto “amministratore parrocchiale” della comunità di Pio X, nel popoloso quartiere bolzanino. Lo abbiamo incontrato. La devozione e l’amore per il prossimo a prescindere dalla religione, dalla cultura e dallo stato sociale sono i principi che hanno portato padre Timothy da Boston a Bolzano in anni di dubbi, riconsiderazioni, incontri, sfide e lavoro su se stesso e con gli altri, con l’unico desiderio di aiutare il prossimo. Nato a Boston, ha vissuto la propria giovinezza come qualsiasi altro ragazzo: tra amici, sport e fidanzata, si è laureato in Economia e Commercio per poi lavorare per quasi cinque anni in una concessionaria di auto. Ma forse, per quanto si tenti di credere che siano il divertimento, i soldi e un buon lavoro a renderci felici, non importa quando, ma a un certo punto ci si trova a confrontarsi con la propria felicità, a porsi veramente domande su ciò che realmente ci fa stare bene e cosa no. Nel caso di padre Timothy i dubbi sono arrivati con la decisione di sposarsi o meno. A quel punto, forse, qualcosa è scattato. Trovatosi di fronte a un bivio, ha deciso di prendersi una pausa e vivere un anno sabbatico all’inse-

gna degli altri. Per sei mesi, come missionario volontario in Messico, ha incontrato e aiutato diverse persone. E ciò che lo ha colpito di più è stato vedere come tutti, uomini, donne, bambini e anziani, apparentemente più poveri e sfortunati, dimostrassero una felicità e una serenità negli occhi che lui stesso

non aveva mai provato. Forse proprio in quel confronto, i dubbi si sono fatti certezze. L’idea che cresceva dentro di lui era che né il divertimento né i soldi avrebbero mai potuto soddisfarlo pienamente. Aiutare gli altri non era più un’esperienza per comprendere gli altri e se stesso: era diventata una missione e

L’interno della chiesa San Pio X che si trova in via Resia

la fede lo ha convinto a ritrovare nella religione una bussola e un modo di esistere che potesse realmente renderlo felice e appagato. Prima il seminario di tre anni negli USA e poi gli studi di Filosofia e Teologia a Roma per divenire a tutti gli effetti sacerdote, sono stati i primi importanti e concreti passi verso un nuovo percorso in cui l’esperienza con Dio e l’amore verso gli altri sono la base di tutto. Negli ultimi anni, come figura spirituale e, dice lui, “con la luce dello spirito santo dentro”, ha potuto lavorare e aiutare tante persone da tutto il mondo. Dal 2000 a oggi ha lavorato in diverse comunità in Veneto ed in Alto Adige, oltre che come responsabile archeologico in Israele nel 2014. Il suo particolare vissuto, ricco di incontri da luoghi, culture e società così diverse lo ha reso oggi, un sacerdote in grado di vedere ciascuna persona come essere umano e compagno di viaggio a prescindere da tutte le diversità che caratterizzano ognuno di noi. Ogni singola esperienza gli ha dato modo di comprendere che, alla fine, il comune denominatore di tutti è semplicemente il bisogno d’amore. Da poco Padre Timothy è sacerdote presso la Parrocchia di San Pio X nel quartiere Don Bosco e, anche in questa comunità, il messaggio più importante che vuole portare è il desiderio di “partecipare con gioia e apertura, con l’intento di donare e servire, prendendosi cura dei giovani e delle famiglie”.

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EUROPA – NOVACELLA

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IL PRIMO REPAIR CAFÉ A BOLZANO

Quando riparare fa rima con socializzare “L’idea alla base del progetto è partita una decina di anni fa da Amsterdam – spiega Corinna Lorenzi, una delle promotrici dell’esperienza bolzanina – e poi si è diffusa rapidamente in Europa, Asia e America: da alcuni anni è arrivata anche in Alto Adige, grazie all’Oew, l’Organizzazione per un mondo solidale, che ha aperto il primo Repair Café a Bressanone. Quello di Bolzano è il sesto in provincia e altri stanno per arrivare, sempre in collaborazione con l’Oew”. Ogni terzo mercoledì del mese, dalle cinque alle otto di pomeriggio, la quindicina di volontari del progetto si danno appuntamento allo Spazio 77 per aiutare gratuitamente tutti coloro che hanno bisogno di aggiustare un oggetto di dimensioni contenute: “Ma non lo ripariamo noi – sottolinea Corinna – offriamo invece tutta l’assistenza necessaria, come gli attrezzi da lavoro, la descrizione delle parti e la spiegazione dei diversi passi da seguire, in

modo tale che chiunque abbia bisogno di accomodare qualcosa sia in grado di farlo da solo, con la supervisione di un esperto della materia.” Non è una questione di pigrizia o di superficialità ma una scelta ragionata: dietro c’è infatti il principio dell’“empowerment”, ossia un processo di crescita dell’individuo basato sull’aumento dell’autostima e delle competenze. “Lo spirito dell’iniziativa è prima di tutto socializzare – prosegue la promotrice del Repair Café, il cui nome è già un indizio – creare una rete tra le persone, sostenerle e aiutarle a capire come funzionano le cose in modo tale che poi siano

I fondatori di repair café

Aggiustare è meglio che buttare: certo, il vecchio adagio ha conosciuto tempi migliori ma negli ultimi tempi è tornato in voga, grazie anche a iniziative come il “Repair Café” che ha aperto il mese scorso a Bolzano, presso il poliedrico Spazio 77 di via Dalmazia. in grado di fare da sé, qualora dovessero avere ancora bisogno di aggiustare qualcosa: per questo non andiamo noi a casa delle persone, né interveniamo direttamente sugli oggetti da riparare ma mettiamo a disposizione le

nostre competenze in un luogo facilmente raggiungibile. Riteniamo che questo sia un passo per creare un’economia circolare e diventare indipendenti dal concetto di usa e getta.” Al Repair Café si possono portare oggetti di ogni tipo, come piccoli elettrodomestici, mobili poco ingombranti, giocattoli, vestiti, persino cellulari e computer “ma non le biciclette – riprende Corinna – perché allo Spazio 77 esiste già una Ciclofficina gratuita, aperta il martedì pomeriggio, e sarebbe stato un doppione. Non vogliamo fare concorrenza ai riparatori già esistenti: la nostra iniziativa infatti segue un’altra strada,

insegna a fare da sé.” Mercoledì 16 settembre, giorno dell’esordio dell’iniziativa,

si sono presentate sei persone: già quel giorno sui tre tavoli oggi disponibili si sono alternate una molteplicità di competenze, da quelle del falegname Argante Brancaglion a quelle del tuttofare dell’informatica Stefano Ciri, dall’ex sarto Mario Pintarelli a Cristina Marcolla e alla stessa Lorenzi per il cucito ed il ricamo, e poi Claudio Campedelli per l’elettronica, gli esperti del Linux User Group di Bolzano per i computer “e molti altri che si aggiungeranno presto – conclude la promotrice dell’iniziativa – siamo partiti con un gruppo di una quindicina di volontari ma altri già si sono già detti interessati ad ampliare le nostre competenze, che si affiancheranno a quelle già presenti.”

Nicola Gambetti

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SENZA CONFINI

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PROSPETTIVE

Città sostenibili perché inclusive e sicure perché accoglienti Sindaci, giunte, consigli comunali e di circoscrizione si apprestano a riprendere in mano il presente e il futuro di centri abitati più o meno grandi. Verso dove? L’obiettivo di sviluppo numero 11 dell’Agenda 2030 dell’ONU indica la direzione: “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”. I punti in cui l’ONU declina l’obiettivo 11 sono un vero e proprio programma per i nuovi eletti. “Le sfide che le città affrontano possono essere vinte in modo da permettere loro di continuare a prosperare e crescere, migliorando l’utilizzo delle risorse e riducendo l’inquinamento e la povertà. Il futuro che vogliamo include città che offrano opportuni-

e sostenibile” in uno stile che sia a sua volta “partecipativo, integrato e sostenibile”. Entro il 2030 va ridotto “l’impatto ambientale negativo procapite delle città, prestando particolare attenzione alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti urbani”. Gli spazi verdi devono essere accessibili e sicuri, “in particolare per donne, bambini, anziani e disabili”. Città e campagna devono fare sistema, promovendo “i positivi legami economici, sociali e ambientali tra aree urbane, periurbane e rurali”.

tà per tutti, con accesso ai servizi di base, all’energia, all’alloggio, ai trasporti e molto altro.” Eccoli i sottopunti in sintesi. Entro il

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2030 vanno garantiti “a tutti l’accesso ad alloggi adeguati, sicuri e convenienti”. Va assicurato “l’accesso a un sistema di trasporti sicuro, conveniente, accessibile e sostenibile”, “potenziando i trasporti pubblici, con particolare attenzione ai bisogni di coloro che sono più vulnerabili”. Va attuata “un’urbanizzazione inclusiva

Le città non sono semplicemente un susseguirsi di case, uffici, aziende, strutture per attività di vario tipo. Sono innanzitutto persone, famiglie, gruppi che condividono, volenti o nolenti, un territorio da rendere vivibile e bello nell’ottica del bene comune. Non un territorio da conquistare e da dominare, ma un territorio da condividere nella dinamica di una comunità inclusiva.

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“Genitori si diventa” L’ associazione Kaleidoskopio mercoledì 7 ottobre riparte con il secondo corso sulla genitorialità “Geni & Tori”, che si svolge dalle ore 17.45 alle 20.15 per 5 mercoledì presso il DLF di Bolzano in via Crispi 36. Il corso, gratuito, è intitolato “Geni si nasce, tori si diventa!” e consiste in laboratori esperienziali per la genitorialità. Sono previsti 4 incontri di gruppo + 1 workshop. Nel corso degli incontri si affronteranno tra l’altro temi quali il rafforzamento del ruolo genitore e in confronto e la negoziazione con i figli. Il corso è rivolto a genitori di adolescenti e pre-adolescenti. L’associazione Kaleidoskopio nasce allo scopo di promuovere le pari opportunità sociali, culturali e lavorative delle persone, con particolare attenzione alle donne, attraverso attività di sensibilizzazione, consulenza, formazione e accompagnamento.

La sede legale è in via N.Rasmo 11 a Bolzano. Le sedi operative si trovano in piazza Parrocchia 21 per lo sportello Empowerment e in via Crispi 36 per il Progetto Genitori sempre a Bolzano. Recapito telefonico 351 9835402, e-mail kaleidoskopio. bolzano@gmail.com.


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Il duomo danneggiato dai bombardamenti

feriore risale alla fine del 1200, la sua forma attuale è dovuta al rifacimento dal 1501 al 1519, dopo l’incendio del 1499. Sopravvissuto al bombardamento, il campanile fu oggetto di restauro dal 1976 al 1988, mentre il restauro della chiesa ebbe luogo dal 1946 al 1959. Il tutto fu possibile grazie al sostegno, come ricorda la targa sulla facciata est, di numerosi benefattori, della città e della regione. Un elenco di benefattori del restauro del campanile si trova invece, dopo cenni storici sul duomo, nella lastra commemorativa, datata 1989, posta sulla facciata sud, verso via Isarco. Si tratta di istituzioni, come Provincia Autonoma, Comune Bolzano, Cassa Risparmio, Corporazioni, ma anche di varie personalità. Dopo il testo in lingua tedesca, la targa si conclude con un cenno in lingua italiana: “Questa lastra commemorativa ricorda i lavori di restauro del campanile del duomo di Bolzano tra 1976 e 1988 ed elenca la storia del duomo stesso.”

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È dal 20 dicembre 1959 che sulla facciata est del duomo di Bolzano si trova una targa in pietra che ricorda un evento importante per la Chiesa locale ma anche per la città stessa, se si può considerare suo emblema il leggiadro campanile gotico. Sicuramente non molti si fermano a leggerne il testo redatto in latino; cosa si ricorda? Si tratta della consacrazione, dopo la sua ricostruzione, della chiesa fortemente danneggiata dai bombardamenti, tra le atrocità belliche, che tra il 1943 e il 1945 colpirono fortemente la città (ne fu vittima anche il teatro civico) provocando gravi danni al duomo. Era una grave ferita alla ricca storia, anche in fatto di arte e architettura, del tempio cristiano. Da basilica paleocristiana del VI secolo a chiesa alto medievale e poi romanica, fu consacrata nel 1180. Circa l’attuale chiesa, la sua costruzione, iniziata nel 1295 in forme ancora romaniche da maestranze lombarde, fu proseguita nel 1340 in stile gotico da maestranze sveve. Circa il campanile, la cui parte in-

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SUCCEDE IN CITTÀ

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FRIDAY FOR FUTURE E PANDEMIA

I giovani: la crisi climatica va affrontata

Silvia Pomella

Settembre si è concluso da qualche giorno, è stato il mese tanto atteso per la ripartenza economica, per l’inizio delle scuole e la ripresa delle attività. D’altra parte il lockdown ha reso evidente una cosa: l’impatto ambientale dell’uomo sul pianeta. L’ “Earth Overshot Day 2020”, ovvero il giorno nel quale l’umanità esaurisce interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno, è stato il 22 agosto, mai così tardi da 15 anni. La causa è sicuramente riconducibile al lockdown che ha interrotto la maggior parte delle attività umane. A settembre si è cercato di tornare alla normalità e a vivere in un mondo il più vicino possibile a come lo conoscevamo prima della crisi sanitaria. Ma non è forse proprio quella “normalità” il problema a cui rischia di essere presto sottoposta l’intera

STORIE DAL MULTIVERSO

umanità? Lo abbiamo chiesto a Silvia Pomella, attivista di Fridays For Future, che ormai da anni cerca di porre l’attenzione pubblica sulla crisi ambientale. “Dopo il lockdown avevamo l’occasione di cambiare rotta – ci racconta – puntando a creare un nuovo sistema basato sull’eco-sostenibilità.” Per ciò che riguarda la lentezza burocratica e il lento processo di passaggio dal vecchio sistema poco attento all’impatto ambientale ad uno nuovo, Silvia è chiara: “dalla crisi sanitaria abbiamo imparato che se c’è la necessità di prendere decisioni forti, radicali e concrete in situazioni di crisi, si riesce a fare”. È da novembre dello scorso anno che i giovani non scendono in piazza a manifestare: “il lockdown ci ha tolto il mezzo più forte che abbiamo

per porre l’attenzione di più persone possibili sui cambiamenti climatici, ovvero scendere in piazza. Ritornare in piazza in questo periodo segnato dall’attuale crisi sanitaria è difficile, non è infatti responsabile aggregare studenti e studentesse di diverse scuole nello stesso luogo”. È questo l’amaro commento dei giovani attivisti che hanno dovuto annullare la manifestazione prevista per venerdì 25 settembre, che ora sembra essere stata spostata per venerdì 9 ottobre in concomitanza con il previsto sciopero nazionale. La necessità di riempire di nuovo le piazze è forte: “attualmente c’è la crisi causata dal Covid-19, ma è importante non dimenticarsi della crisi climatica, quest’ultima è molto più vicina di quello che sembra – ha ribadito Silvia Pomella, che aggiunge – è triste

pensare che la politica abbia bisogno che i giovani scendano in piazza per ricordarsi che esiste la crisi climatica e che va affrontata seriamente.” Un altro tema dibattuto all’interno delle istituzioni è quello riguardante l’utilizzo delle mascherine ‘usa e getta’. “Queste sono necessarie per fermare i contagi del virus, ma chiaramente non possono avere un impatto ambientale positivo, basti pensare alle immagini di mascherine gettate nei mari o buttate per terra. Bisogna basarsi sulla responsabilità di ognuno affinché questi strumenti di protezione siano smaltiti in modo corretto”, ha concluso Silvia. Le crisi che l’umanità si trova ad affrontare necessitano di una risposta globale sempre più essenziale, ora più che mai.

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SUCCEDE IN CITTÀ

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foto: Stefano Torrione

MONTAGNA

Al Museo Civico una mostra fotografica sui popoli alpini Gli splendidi scatti di Stefano Torrione mettono in connessione, tra passato e presente, le tradizioni delle Alpi, mostrando una cultura di fondo che va ben al di là delle differenze linguistiche. La mostra – a cura di Augusto Golin – è promossa dal CAI per il centenario della sezione bolzanina e resterà aperta fino al 25 aprile. La montagna non è solo sci e arrampicata. E l’intero territorio alpino attraverso i secoli è stato accomunato da un’omogeneità culturale nelle tradizioni che prevalica la dimensione linguistica. Questi i due messaggi, il primo esplicito e il secondo implicito, che stanno sullo sfondo della bella mostra “AlpiMagia: riti, leggende e misteri dei popoli alpini”, visitabile gratuitamente fino al 25 aprile

presso il Museo Civico di Bolzano. Con questa esposizione, basata sulle fotografie di Stefano Torrione, il Museo Civico ancora una volta riafferma il suo ruolo di punto di riferimento culturale nel capoluogo altoatesino, nonostante l’ingombrante vicinanza del Museo Archeologico di Ötzi, preso molto più d’assalto dai visitatori, attirati dalla rinomanza nazionale e internazionale della mummia del Similaun.

Le fotografie esposte nel Museo Civico di Bolzano testimoniano l’esperienza del fotografo valdostano Stefano Torrione, che indaga a fondo per immagini, riti, leggende e tradizioni popolari delle genti alpine, tra passato e presente. L’esposizione, curata da Augusto Golin, presenta 78 fotografie di grande formato che mettono in mostra più di settanta eventi, tra Liguria e Friuli, documentati

dall’autore nei cinque anni di lavoro dedicati al progetto. “AlpiMagia: riti, leggende e misteri dei popoli alpini” è promossa e organizzata dalla sezione di Bolzano del CAI, con l’intento di festeggiare – con questa e altre importanti iniziative – i 100 anni dalla sua costituzione che ricorre nel 2021. Con la mostra il CAI intende rilanciare l’idea che la montagna non è solo arrampicata ed escursionismo, ma anche veicolo di profondo amore per la cultura della montagna, a 360 gradi. L’indagine di Stefano Torrione si svolge significativamente tra passato e presente. L’esposizione è un affresco composito coinvolgente e affascinante, che illustra le differenti sfaccettature di un’unica cultura millenaria, legata al territorio delle Alpi e alle popolazioni che lo abitano da generazioni. Fili conduttori sono la “magia e il mistero” radicati in tali riti, connessi con i ritmi della natura, il calendario della vita contadina e la morfologia della montagna. Le Alpi si rivelano come uno straordinario scenario “terrificante e magico”, ricco di storie da raccontare: qui molteplici credenze pagane si sono fuse con il Cristianesimo, dando vita a leggende e rituali arcaici per il controllo propiziatorio degli eventi naturali, nonostante le dure condizioni ambientali. Dalla leggenda delle Anguane a quella dell’Uomo Selvatico e dei Krampus, dai fuochi Epifanici a quelli del Solstizio d’estate, dai falò del Diavolo a quelli in alta quota, dalle rappresentazioni dei Lupi a quelle degli Orsi, dai riti Primaverili a quelli di Aratura propiziatoria, dai Guaritori mistici ai riti Arborei.

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SOCIAL

foto: Matteo Raffaelli

Revee, la creatività tra la musica e i social

Revee durante un'esibizione al Festival Studentesco

Quando la passione per il canto e la musica incontra quella per i social netowork: Giovanni Brugnoli, bolzanino classe '97, racconta il proprio lavoro creativo e il rapporto con il web.

foto: Francesco Saracino

Giovanni Brugnoli, in arte Revee, è nato nel 1997 a Bolzano. Non saprebbe dire il preciso momento in cui si è appassionato alla musica e al canto: da che ricorda, lo è sempre stato. A 9 anni era parte del Coro delle Voci Bianche all’Istituto Vivaldi, dove ha continuato a studiare canto anche in seguito. Dopo le prime esperienze, tra cui la partecipazione alle selezioni dell’Eurovision Song Contest per la rappresentanza della Svizzera, nel 2016 arriva il primo EP, pubblicato da indipendente: “Out of Shells”. “Ha ottenuto un discreto successo: siamo arrivati in classifica su iTunes e abbiamo raggiunto dei bei numeri con lo streaming sul neonato Spotify”. “Da lì – prosegue Revee – si è aperta un’altra strada: è nata una collaborazione con Lorenzo Fragola, che aveva da poco partecipato a Sanremo.” Revee si trasferisce così a Milano, dove si laurea in

Tecnologie dell’Alimentazione e vive tuttora. Crescendo, Revee era rimasto colpito dai talent show e dai social network, e i secondi sono diventati parte del suo lavoro e del suo spazio creativo. Su TikTok, infatti, conta oltre 400.000 follower. “Credo che oggi ci siano due tipi di artisti: quelli che vedono i social come uno strumento che serve solo a far arrivare ciò che fanno al pubblico e quelli che invece vivono i social come un’estensione del proprio percorso artistico.” I secondi, mi spiega, sono per lo più i nuovi arrivati, i ragazzi della Generazione Z. “Coniugare musica e social non è difficile, se sei cresciuto con questa prospettiva. Alla fine siamo tutti dei canali tv, delle radio. Sui social siamo tantissime radio, ciascuna col proprio pubblico. Alcune hanno più persone in ascolto, come Chiara Ferragni; altre un po’ meno, come alcuni microinfluencer che hanno diecimila iscritti.” Cos’è cambiato da prima, quindi? “È cambiato il modo, ma per altri aspetti il principio è lo stesso. Pensa all’influencer marketing: così come in passato un personaggio noto faceva pub-

blicità per un brand in tv, oggi la fa su Instagram.” La forza di chi ha saputo adattarsi con successo al nuovo paradigma, secondo Revee, sta nella genuinità: “Si vede chi è spontaneo e chi invece deve rispondere a troppi vincoli esterni.” Il suo ultimo singolo – il videoclip è di Matteo Raffaelli ed Edoardo Giuriato – è “Voglio Morire”, prodotto da Lien Music. “Cercavo una realtà indipendente”, dice Revee, “dove poter esprimere quello che voglio e come voglio. Finalmente l’ho trovata!”

Come suggerisce il titolo, il brano coniuga un contenuto forte e complesso a una sonorità allegra e uno stile ironico. “Era proprio la contraddizione che cercavo: volevo restituire una sorta di umorismo che vedo molto sul Web. Chi mi seguiva da tempo lo sapeva; certo il brano è decisamente poco convenzionale, e questo può generare un po’ di sorpresa nel nuovo pubblico.” Le prossime uscite? “Sto lavorando a delle novità, ma per ora non mi sbilancio”.

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SUCCEDE IN PROVINCIA

CREATIVITÀ

Arte partecipativa: formare divulgando

I due artisti

BRONZOLO Arta Ngucaj e Arben Beqiraj, in arte “Scaf-Scaf”, sono una coppia di artisti contemporanei che dopo un lungo percorso – cominciato nel 2007 nel capoluogo emiliano – si è stabilita a Bronzolo. I due artisti definiscono la propria arte “partecipativa”, riconosciuta tale anche nel 2009 dall’allora direttore del museo Mambo di Bologna, Gianfranco Maraniello. Parlare di “arte partecipativa” suscita sempre curiosità per il suo essere una forma artistica inusuale, che racchiude una grande ricerca e la volontà di coinvolgere il pubblico. Arta e Ben definiscono con passione il concetto di quest’arte, che ha

lo scopo di includere gli spettatori e renderli parte dell’opera. Lo dimostra con chiarezza il loro primo intervento di arte pubblica intitolato “Riflessi dalla Galleria”. Questa performance venne costruita esponendo le proprie opere dai balconi della palazzina bolognese dove Arta e Ben risiedevano. Per poter concretizzare l’esibizione dovettero chiedere agli inquilini il permesso di entrare nelle loro abitazioni. Così facendo, vennero a conoscenza di queste persone che, ignare di tutto, stavano diventando il cuore pulsante dell’opera. L’arte partecipativa è ricca di proposte, non vuole solo includere la comunità in modo da co-

noscerla e aiutarla a comprendere l’arte contemporanea, ma anche fare in modo che i grandi musei inizino a esplorare il mondo circostante, quello di tutti i giorni, un mondo vivo e attivo, ricco di giovani talenti. Nel 2010 Arta e Ben, dopo anni di ricerca, vengono accolti nel museo Mambo di Bologna con la loro esibizione “Presenze riflesse”. Attraverso questa produzione sottolineano la loro posizione di artisti borderline, ovvero di artisti che vogliono far uscire l’arte dalle bianche pareti dei musei e portarla nelle piazze e nelle strade delle città. Al termine della performance Arta e Ben scompaiono, affermando così

di rivolgersi al mondo esterno e soprattutto a chi solitamente viene posto ai margini, ma che loro vogliono invece coinvolgere nel processo creativo. Con questo atto, “Scaf-Scaf” comunica la decisione di trasferirsi in Alto Adige. Nel 2017, in collaborazione con il Consorzio SIS e la Cooperativa Xenia, viene affidata loro una delle Botteghe di Cultura, progetto per la riqualificazione del quartiere Don Bosco di Bolzano. Qui l’integrazione e il coinvolgimento della comunità iniziano dalla gestione stessa dello spazio. Arta e Ben decidono infatti di affidare la scelta del nome alle persone che abitano il quartiere. Nasce così Don Bosco Social, dove i due artisti, insieme alla comunità, hanno realizzato diverse opere d’arte, come: “Io salgo dalle Semirurali”, “ConDomini in Arte” e “In nome dell’arte”. Continuando insieme questo percorso rivoluzionario, nel 2018 fondano la cooperativa EduArt a Bolzano che ha lo scopo, come dice Arta sorridendo, di avvicinare la gente all’arte contemporanea: “vogliamo coinvolgere le persone per divulgarla”.

Alessandra Pini COOLtour

FILM FESTIVAL

I mille volti delle montagne a Bolzano Si chiude con successo l’edizione autunnale di Bolzano del Trento Film Festival: nove giorni di proiezioni cinematografiche, anteprime letterarie, laboratori per bambini e mostre. Ospiti importanti come i climbers Adam Ondra e Laura Rogora; testimoni di coraggio come gli atleti paralimpici Alessia Refolo e Simone Salvagnin; esperienze sensoriali e culturali con i Vignaioli del Trentino e dell’Alto Adige e i creativi di franzLAB; e tanto, tanto cinema di qualità,

nell’Arena all’aperto del Parco dei Cappuccini e al Cinema Capitol. Anche nell’anno più difficile, si rafforza quindi il legame con Bolzano e il suo pubblico. “Abbiamo voluto contribuire a trasmettere un messaggio di speranza, cercando al contempo di essere un’occasione di riflessione verso modelli di vita più sostenibili e rispettosi dell’ambiente naturale”, ha detto il presidente del Trento Film Festival, Mauro Leveghi, ringraziando tutti i partner della manifestazione.


SPORT CICLISMO

19 L'arrivo dei giovanissimi (dal sito FCI Alto Adige / Südtirol)

Un weekend di vittorie per la Mendelspeck Il fine settimana del 19 e 20 settembre è stato estremamente positivo per le atlete del Gruppo Sportivo Mendelspeck. Bella prestazione, infatti, quella di Eva Maria Gatscher, giunta ai piedi del podio ai campionati italiani cross country 2020, svoltisi il 19 settembre in Toscana a Barga, in provincia di Lucca.

forato proprio nel momento sbagliato, quando ero ancora in lotta per una medaglia”, ha commentato Eva. “Peccato perché la forma era buona.” Ottimo lavoro di squadra al Trofeo Bussolati asfalti, competizione corsa a Fontevivo, in provincia di Parma. La corsa prevedeva 7 giri su un circuito pianeggiante di 10,9 km,

modi, rimanendo sempre attive in corsa con diversi inserimenti nei vari tentativi di fuga”, ha commentato il DS Renato Pirrone. “Hanno dimostrato di trovare piano piano il giusto ritmo di gara. Nel finale a ranghi compatti hanno iniziato

Diözese Bozen-Brixen Diocesi Bolzano-Bressanone Diozeja Balsan-Porsenù

a prendere le misure giuste.” Merita poi di essere citata anche la prestazione al trofeo SÜDTIROL Post di Bolzano, evento riservato ai giovanissimi. Silvia Pirrone ottiene la vittoria sulla compagna di squadra Helen Corradini.

Un “pasto-letto” protezione e vicinanza

Un “pasto-letto” garantisce ai meno fortunati della nostra società oltre che cibo e calore, protezione, rispetto e dignità.

La gara è stata fin dai primi attimi controllata dalle atlete del Centro Sportivo dell'Esercito, che si sono poi alternate al comando per diverse volte. Alla fine, la maglia tricolore è stata conquistata da Eva Lechner. Una rivincita nei confronti di Martina Berta, oggi seconda, che lo scorso anno l’aveva preceduta. Un bel risultato per Eva Maria Gatscher, che ha difeso la quarta posizione fino al termine della gara. “Sono rammaricata per aver

nei pressi di Bianconese. La gara è rimasta pressoché sempre a ranghi compatti, nonostante qualche tentativo di attacco ben controllato dal gruppo. Si è giunti così alla volata vinta da Lara Crestanello, ma con le atlete della Mendelspeck in grande evidenza: Chiara Cavallini è giunta al traguardo in seconda posizione fra le Under 23, con Beatrice Rossi al quarto posto. “La gara riservata alle ragazze più giovani della nostra squadra è stata da loro interpretata nei migliori dei

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FOTO GALLERY

“LA MUSICA È CHI HO INCONTRATO” Un folto pubblico (si fa per dire, mantenendo le opportune distanze) ha partecipato nei giorni scorsi alla presentazione ufficiale del primo album di Diego Baruffaldi nella nuova veste (anche) di autore di canzoni. La presentazione ha avuto luogo nella sala polifunzionale di via del Ronco. Le foto sono di Valentina Gentili di COOLtour.

Chiara insieme a Francesco

Anna con Francesca e Greta

Gli amici di sempre Diego Baruffaldi e Thomas Traversa

Debora e Alberto

Rejoined crew

Due giovani fan insieme alle loro le mamme

Pietro con Thomas, Denis e Ylenia

Maria con Valentina e Francesca


SAPORI D’AUTUNNO

AUTUNNO

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In arrivo la “quinta stagione” Le macchie rosse e gialle stanno tappezzando i boschi, e anche il profumo del mattino sembra avere un’altra tonalità. L’autunno è arrivato con tutto il suo calore e in Alto Adige si celebra l’arrivo di quella che in molti definiscono “la quinta stagione”: il periodo del Törggelen, quello più amato da tutti gli appassionati del buon cibo e della spensieratezza a tavola. L’estate è finita, ma la bella stagione per i buongustai inizia con il mese di settembre. E per chi ama il vino nuovo, le castagne e la cucina tipica tirolese, la tap-

pa indiscussa sono le Stuben dei masi della provincia, dove si si rilassa immersi nel legno delle loro pareti assaporando specialità che vengono proposte solo in

questo periodo. Dopo una splendida escursione attraverso i castagneti e le zone coltivate a vite, passando davanti a castelli e masi, con le vette dei

Alto Adige

Il nostro territorio è un vero e proprio paradiso per gli amanti della vita all’aria aperta. Passeggiate, percorsi ciclabili, luoghi misteriosi e incantevoli sono solamente alcuni dei temi che trovate nelle guide Tappeiner. Una vera e propria raccolta di attivitá estive per tutta la famiglia e per tutti i gusti!

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monti illuminate dalla luce del tramonto sullo sfondo, è arrivato per tutti il momento di fermarsi in uno degli accoglienti locali lungo percorso. Nelle Stube ci si delizia con speck, formaggi, salsicce affumicate, patate lesse, crauti, minestra d’orzo, Schlutzkrapfen, salumi fatti in casa e tante altre specialità. Tutte prelibatezze accompagnate dall’immancabile vino novello, leggero e zuccheroso, dai succhi fatti in casa e dalle grappe che concludono il pasto.

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SAPORI D’AUTUNNO foto: IDM Alto Adige / Frieder Blickle

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Il Törggelen, una festa antichissima L’autunno in Alto Adige è una stagione da scoprire e da vivere in pieno: l’avvio della raccolta nei campi, nei frutteti e nei vigneti, dà il via a una ricchissima tradizione di feste e sagre legate al raccolto. Lo splendore di un ambiente che muta rapidamente i colori brillanti e solari dell’estate per tingersi dei toni policromi e malinconici dell’autunno, provoca una vera e propria febbre settembrina che sfocia in uno dei più popolari dei riti conviviali altoatesini: il Törggelen. L’usanza del “Törggelen” è ormai molto conosciuta, mentre rimangono ancora parecchi dubbi circa la sua origine. Molto probabilmente deriva dal fatto che spesso in autunno i contadini assaggiavano i vini all’interno delle cantine, posti pieni di muffa e aria malsana. L’assaggio quindi fu trasferito, per ovvi motivi, nelle stube ben più accoglienti.

ber

Ab 1. Okto

Le origini latine Il nome di questa usanza deriva – a quanto pare – dal latino “torquere” che significa torcere, pressare, e si riferisce alla pressatura del mosto dopo la vendemmia, sia dalla parola “Torculum”, torchio, l’antico strumento per la pigiatura dell’uva da cui si ottiene il mosto: il vino nuovo, detto anche, “Nuie”, il nuovo, dal basso contenuto di alcol e dall’alta concentrazione zuccherina, diventava, ieri come

oggi, l’oggetto di un allegro pellegrinaggio da cantina a cantina, da maso a maso, per assaggiare e confrontare il migliore. Nell’occasione si dava naturalmente fondo a robuste merende a base di speck, pane nero e frutti di stagione. Diffusa ormai anche oltreconfine, la tradizione del Törggelen, è particolarmente radicata soprattutto in Valle Isarco, da dove trae le sue origini, e Chiusa si fregia del titolo di “capitale del Törggelen”: più di trenta

TTörggelen örggelen

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Guntschöller GuntschöllerHof Hof Völser Aicha - Unteraichaweg 4

Völser Aicha - Unteraichaweg 4 / Via Aica di Sotto 4 Tel.Sciliar 0471- Tel. 601094 Fiè allo 0471 601094 info@guntschoellerhof.it - www.guntschoellerhof.it info@guntschoellerhof.it - www.guntschoellerhof.it

agriturismi della zona, invitano tutti in autunno a degustare la cucina regionale e a passare un po’ di tempo in allegra compagnia, lungo le pendici della valle sono inoltre presenti numerose cantine private specializzate. La capitale è la Valle Isarco Si narra che il Törggelen sia nato in questa zona perché proprio qui si incontravano in autunno i commercianti e i viticoltori a degustare il vino nuovo. Un’altra teoria, però, afferma che questa usanza sia stata la conclusione di un baratto tra viticoltori e agricoltori: i primi invitavano gli altri a bere il vino, e questi portavano la carne. Una terza teoria,

Al nostro

Törggelen Specilità fatte in casa Direttamente dal sentiero „Oachner“ Possibilità di pernottamento Parco giochi per bambini e piccolo zoo Possibilità di ricaricare bici elettriche Martedì giorno di riposo


Grafica: QuiMedia

forse la più romantica, afferma che il Törggelen sia semplicemente una festa che si organizzava per ringraziare tutte le persone che avevano dato una mano nel periodo della raccolta. La regina indiscussa di queste feste è la castagna, che unisce al piacere di assaggiare il mosto fresco quello di scartare le caldarroste in un’atmo-

sfera di allegria. Negli ultimi decenni l’usanza ha varcato i confini delle case e delle stube private per contagiare le osterie e i ristoranti. Al successo di queste feste ha contribuito anche la riscoperta, all’inizio degli anni Settanta, dell’antica tradizione tirolese dei Buschenschänke che si sono presto scoperti luoghi ideali per il Törggelen.

Menù Törggelen

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L’albergo, che si trova in una radura romantica al limite del bosco, offre un’ atmosfera calda e romantica. Situato in montagna, vicinissimo a Bolzano, meta ambiata da oltre 300 anni, scoprite sia d’inverno che d’estate, il piacere di una vacanza rilassante. La nostra cucina è rimasta legata alle tradizioni del posto: piatti buoni sudtirolesi, semplici e gustosi.

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l maso Innerperskoler si trova a Aica di Fiè, circondato da vigneti e castagni. Sul maso viene coltivato vino e tenuto del bestiame. La famiglia Prieth vi da il benvenuto ed é felice di ospitarvi.

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Il nostro maso è adatto per feste di famiglia, prima comunione, cresima, e Törggelen con ravioli di spinaci fatti in casa, zuppa d’orzo, minestra di zucca, trippa, canederli di tutti i tipi, tagliere di carni, Krapfen, castagne e un buon vino fatto in casa....

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Voglia di staccare la spina? Venite a Cauria immersa nel Parco Monte Corno sui 1300m! Cucina tradizionale, attenta ai prodotti locali non trattati interpretati secondo la stagione! Prodotti agricoli nostri e delle aziende attorno sono la base dei nostri piatti! Un weekend nelle nostre stanze accoglienti, una sauna a legna fuori come i vecchi finlandesi, un boccale dei nostri vini della zona e un panorama da mozzafiato! Vi aspettiamo anche per le castagnate oppure le ciaspolate d’inverno! Ingrid (3420715788) Ulli (3383028653) e famiglia! Grafica: QuiMedia

Sono molte le zone italiane che celebrano l’arrivo dell’autunno con feste e scorpacciate. In questo periodo poco fuori Roma ci si reca ai Castelli per gustare il vino novello alle Fraschette, locali semplici dove gustare specialità autunnali. Le Fraschette hanno un’origine molto antica, sicuramente medioevale, ma che in altre forme addirittura risalgono all’antica Roma, quando i contadini delle campagne romane in viaggio verso la capitale per vendere i propri prodotti necessitavano di punti occasionali di ristoro

durante il tragitto. Più probabilmente l’origine del nome è invece da riferirsi all’usanza medievale, diffusa in varie zone d’Italia, di apporre una frasca (spesso di alloro) ben carica di foglie sopra l’ingresso delle case nelle quali era possibile consumare a pagamento del vino nuovo, potendo gustare anche del cibo portato dall’avventore. Oggi oltre alla porchetta e al vino, gli altri prodotti tipici offerti dalle moderne Fraschette provengono dall’enogastronomia del Lazio e sono principalmente costituiti da salumi, formaggi freschi e stagionati e antipasti vari, quali olive, sott’oli e sott’aceti. Dallo stesso uso deriva ad esempio anche la parola friulana Frascjis, che ancora oggi indica in alcune zone del Friuli le aziende vitivinicole a gestione familiare dove è allestito anche uno spazio, spesso in un porticato, dove è possibile bere e consumare salumi e formaggi, in modo simile alla fraschette laziali.

Grafica: QuiMedia

foto: Jeremy Thompson

La “Fraschetta” dei Castelli romani

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SAPORI D’AUTUNNO

foto: IDM Alto Adige/Marion Lafogler

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Una gran scorpacciata di sapori della Arrivederci estate, benvenuto autunno: nelle località di mare la fine della bella stagione coincide con l’immagine degli hotel vuoti e degli ombrelloni; in Alto Adige l’arrivo del periodo delle foglie morte inizia con un’esplosione di colori e tanta voglia di festeggiare grazie al Törggelen, un’antica usanza nata in Valle Isarco: nelle ultime giornate assolate e calde d’autunno i “Buschenschank”, le osterie di montagna, aprono le Stube agli avventori e offrono specialità gastronomiche del luogo, piatti succulenti e le prime caldarroste. Il legno delle pareti delle Stube accolgono i viandanti, abbracciandoli con profumi e sapori che solo l’autunno può concedere. Si inizia sempre con l’assaggio del “Süßen”, il succo d’uva dolce non ancora fermentato, che poi si tramuta nel “Nuien”, il vino nuovo appena fermentato. L’assaggio del vino è accompagnato dalla merenda tipica con speck, lo “Schüttelbrot”,

il pane nero croccante, le pagnotte dure. Ma se si vuole gustare appieno questa usanza, è necessario assaggiare il menu completo. Ecco i primi Di primo è quasi d’obbligo – per aprire lo stomaco – assaporare la Gerstensuppe, la minestra d’orzo. È un piatto molto semplice: dopo aver fatto soffriggere

la cipolla nel burro, si aggiungono carote, sedano e l’orzo in modo che possano abbrustolire. Si aggiunge mano a mano del brodo e del timo, e si lascia cuocere per un’ora. Dopodiché si taglia la pancetta e le patate e le si immergono nella zuppa dove devono cuocere altri 20 minuti e si serve quindi in tavola ancora calda. Immancabili gli Schlutzkrapfen,

sono dei ravioloni con farina di segale, a forma di mezzaluna ripieni di ricotta e spinaci conditi con il burro fuso. Nello stesso piatto non possono mancare gli Speckknödl, i canederli tradizionali con lo speck, e i Kasnockn, che sono dei canederli un po’ più piccoli e a forma di gnocco ripieni al formaggio. Su questo tris viene poi fatto colare burro fuso e una ricca spolverata di formaggio grattugiato. Tutto il maiale in un piatto Basta? No, perché arriva il secondo, e sulla tavola bisogna fare spazio allo “Schlachtplatte”,

AUTUNNO “SELVAGGIO” AL RISTORANTE WEINGARTEN DI TERLANO! Specialità a base di selvaggina e funghi freschi, servite nella nostra accogliente “Stube Tirolese”.

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SAPORI D’AUTUNNO

un piatto decisamente sostanzioso composto da carne di maiale di diversi tipi: Surfleisch (salmistrata), Gselchts (affumicata ), Rippelen (costine), Hauswurst (salsiccia), Blutwurst (sanguinaccio ), su un letto di crauti che servono anche per farcire le Erdepflblattln, delle sfoglie di patate, forse l’unica pietanza adatta ai vegetariani. Tradizionalmente lo Schlachtplatte si mangiava solo il giorno della macellazione (da qui l’origine del nome: Schlachten significa macellare). Quando non esistevano i frigoriferi gli organi delicati come il fegato dovevano essere prepa-

Cucina e cantina sono preparate al meglio per offrirvi le nostre delizie! IN UN AMBIENTE FAMILIARE SOLO PRODOTTI FATTI IN CASA Primi piatti tipici della zona, vini, mosto e succhi tutto di produzione propria e castagne Aperto dal 4 ottobre fino al 29 novembre Richiesta la prenotazione

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sorta di Entrée (come se ce ne fosse bisogno) alla regina della festa: la castagna, che viene servita arrostita sul fuoco vivo e spesso accompagnata da un panetto di burro. La grappa per digerire Dopo tutta questa pantagruelica abbuffata, anche gli astemi non possono negarsi una (o più) grappetta fatta in casa, e anche qui la scelta non manca: dal Treber a Kranebitter, dalla grappa al basilico al nocino, questa piccola bomba alcolica da bere tutta d’un fiato è un saluto a questa antica e gioviale tradizione.

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Grafica: QuiMedia

tradizione

I Krapfn come dessert E poi c’è il dolce, arrivano i Kirchtagskrapfen, un dessert tipicamente tirolese che si prepara e mangia nei giorni di festa. Non vanno confusi con i forse più noti Faschingskrapfen, che assomigliano ai Bomboloni italiani, ma che si mangiano nel periodo di carnevale: questi dolci che si trovano sulle tavole del Törggelen sono di forma quadrata, per lo più oblunghi, e sono costituiti da due strati sottili di pasta lunghi una decina di centimetri. Nel mezzo vi è un ripieno, solitamente una marmellata di papavero, di albicocche, più raramente di castagno o di mirtillo, e quindi fritti e cosparsi di zucchero a velo. Sono una

Riinizia la nostra stagione autunnale

Grafica: QuiMedia

rati immediatamente altrimenti si sarebbero deteriorati, ma nel tempo il piatto si è arricchito e oggi contiene praticamente ogni parte del maiale.

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SAPORI D’AUTUNNO

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Autunno: torna in tavola il radicchio Con l’accorciarsi delle giornate e l’abbassarsi delle temperature, l’autunno porta con sé alcune gustose buone notizie per chi ama la buona tavola. Fra queste, l’affacciarsi del radicchio nei piatti: questa verdura prettamente autunnale fa capolino dalla terra degli orti proprio in questo periodo, e con il suo sapore inconfondibile e piacevolmente amarognolo e pungente con coste croccanti, diventa uno dei protagonisti di numerose ricette o perfetto per accompagnare piatti di pesce o di carne. Il radicchio è una tipica verdura della stagione fredda, piena di colore, gusto e benefici; con questo nome si indicano gli ortaggi che appartengono alla famiglia delle Asteraceae e, in particolare, al Cichorium, cioè la famiglia delle cicorie. Esistono numerose varietà di radicchio, alcune sono selvatiche, altre coltivate, e le sue caratteristiche principali sono due: il co-

lore rosso e il sapore amaro, entrambe collegate a delle proprietà benefiche. Il tipico colore rosso deriva dalla presenza di moltissimi antiossidanti, che rendono il radicchio epatoprotettore, cioè in grado di salvaguardare la salute del fegato, ma anche dello stomaco, con una riduzione della formazione di ulcere che – secondo recenti studi – tocca il 95 per cento.

Il sapore amaro è dovuto, invece, alla presenza di molecole guaianolidi e possiedono diverse proprietà tra cui effetti antinfiammatori, depurativi, vasoprotettivi, sostengono la digestione, proteggono il fegato e possono aiutare nell’abbassamento del livello di colesterolo. In passato questo ortaggio veniva utilizzato come pianta medicinale, e in effetti il radicchio è un vero

e proprio farmaco naturale: è un antibatterico e gli acidi che contiene sono in grado di agire contro batteri appartenenti al genere Streptococcus, Prevotella e Salmonella, ma è anche un forte antiinfiammatorio. Aiuta inoltre a combattere e prevenire il diabete, favorisce la secrezione di insulina e l’entrata del glucosio nelle cellule, riducendo i livelli di glicemia, solitamente alti nei pazienti diabetici. Esistono vari tipi di radicchio. C’è quello rosso di Treviso: è caratterizzato da un colore rosso scuro intenso, da striature bianche,

Grafica: QuiMedia

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SAPORI D’AUTUNNO

Un toccasana per la salute Il radicchio è una verdura poco calorica – circa 23 calorie per 100 grammi di prodotto – quindi adatto a chi segue una dieta ipocalorica, e molto ricca in acqua e quindi utile per la diuresi e la depurazione, con poche proteine e grassi, ma un buon apporto di fibre. Dal punto di vista minerale è ottima la concentrazione del potassio e in minor quantità anche calcio, fosforo, sodio, magnesio. Il radicchio è tra le verdure più ricche in vitamine, soprattutto in vitamina K, vitamina C e vitamina A. È un alimento utile a contra-

da una consistenza croccante e da un inconfondibile gusto delicatamente amarognolo. Si presenta in due varianti: precoce o tardivo. Il

to due brinate; una volta raccolto (ancora con il suo fittone o radice) viene legato in mazzi e posto con il fittone immerso in vasche

stare i radicali liberi e l’invecchiamento cellulare, e un toccasana in caso di stitichezza e cattiva digestione con notevoli benefici per l’intestino. Stimola la produzione di bile, quindi contribuisce a mantenere il fegato sano ed efficiente. Non contiene glutine quindi è un ortaggio consigliato anche per le persone affette da celiachia. Grazie alla presenza di inulina e fibre in grado di regolare e trattenere gli zuccheri presenti nel sangue, il radicchio è un alimento consigliato a chi soffre di diabete di tipo 2.

te crude perché vengono raccolte le parti terminali della cicoria che risultano molto più morbide del cespo interno. Il radicchio rosso di Verona è chiamato “l’oro rosso della Bassa”, precoce o tardivo: ha forma allungata, con foglie larghe rosso scuro intenso con nervatura principale bianca molto sviluppata e cespo chiuso e compatto. Il sapore più amarognolo e la sua forma allungata ma compatta lo rendono più adatto da preparare alla griglia e a insalate. Il radicchio variegato è di color verde-giallognolo puntinato in rosso-violaceo, con il cespo tondo e aperto. Quello più conosciuto e

radicchio rosso di Treviso precoce, meno pregiato, ha foglia più larga e sapore più amaro. Viene coltivato in campo aperto e dopo l’estate, i cespi vengono legati per proseguire la maturazione e l’imbianchimento forzato. Il radicchio rosso di Treviso tardivo, detto anche “Spadone”, è invece assai più pregiato, in ragione della complessità del processo di produzione. Si presenta con foglie lunghe e affusolate, con una costa centrale bianca e foglie di un colore rossoviolaceo intenso. Secondo il disciplinare di produzione la raccolta dal campo aperto può iniziare solo dopo che le piante abbiano subi-

di acqua di falda a temperatura costante (12-15 gradi) per la fase di imbianchimento. La temperatura mite dell’acqua favorisce la ripresa del processo vegetazionale, ma l’assenza di luce impedisce alla pianta di produrre clorofilla: da qui il colore tipico e l’ammorbidimento delle note amare della cicoria. C’è poi il radicchio rosso di Chioggia, di forma sferica e cespo chiuso di colore variegato rosso e bianco. Questa varietà (ma anche quella brindisina) richiede la cottura; invece le altre varietà come la Galatina o Puntarella possono essere mangiate direttamen-

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riconosciuto è di Castelfranco, ottenuto dall’incrocio tra il rosso di Treviso e l’indivia scarola. Ha un sapore più delicato tra le altre varietà che varia dal leggermente dolce all’amarognolo. Ma c’è anche il radicchio bianco, parente stretto del variegato di Castelfranco. Il cespo ha forma tonda che ricorda un’orchidea, di colore bianco crema con la caratteristica variegatura, che và dal viola chiaro al rosso violaceo al rosso vivo. È croccante e il sapore varia dal dolce all’amarognolo ma molto delicato. Tra le varietà bianche, quello bianco variegato di Luisa (deriva sempre dal Castelfranco) ha cespo rotondeggiante e compatto con foglie esterne abbastanza ampie e sviluppate, screziate di rosso su fondo bianco-giallo. La Rosa di Gorizia è una delle varietà di radicchio più apprezzate (e costose) al mondo. Croccante e dal sapore fresco e delicato, è famosa per il suo colore rosso intenso o da un rosso con sfumature che portano al rosa, e le foglie sono larghe e disposte come i petali di una rosa aperta. La varietà della Rosa di Gorizia dal gusto più delicato e dolce è detta Canarino per il suo colore giallo, con sfumature che portano verso il rosa o il rosso. Il radicchio verde “pan di zucchero” ha forma allungata, con foglie larghe e cespo chiuso; le foglie sono grandi, carnose e molto resistenti, e sono avvolte su se stesse. Possono essere staccate ad una ad una e poi tagliate a fette.


VAL DI NON

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Gli “Antichi Sapori della Valle di Non” Ritorna a partire da venerdì 9 ottobre la storica rassegna enogastronomica “Gli antichi Sapori della Val di Non”. Per chi li conosce bene, gli “Antichi Sapori” sono un appuntamento fisso dell’autunno noneso.

di queste ricette sono diventate famose e oggi rappresentano i grandi “classici” della cucina nonesa e trentina: stiamo parlando naturalmente del “Tortel da Patate”, dei canederli, la minestra d’orzo, lo sformatino di Trentingrana, la polenta nelle sue svariate formule di reimpiego e i dolci a base di mela. Ogni menù della rassegna “Antichi Sapori” propone un vino diverso per ogni portata: vini DOC provenienti dalla Cantina CAVIT di Trento o il vino Groppello, vitigno eroico della Val di Non che cresce sui ripidi pendii che degradano verso il Lago di Santa Giustina.

Per chi invece ancora non li ha sperimentati, basti dire che questa apprezzatissima rassegna gastronomica, ormai giunta al 34° anno di età, concentra in tre settimane il meglio della tradizione culinaria della Val di Non riscoperta e reinterpretata con fantasia da sei rinomati ristoranti della zona: gustose ricette tramandate di generazione in generazione. Alcune

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NOVITÀ 2020 Dal lunedì al giovedì, per chi fa l’esperienza “antichi sapori” incluso nel prezzo del menù, vi è in omaggio una bottiglia di vino del Trentino: un ricordo del territorio da portare a casa e gustare alla prima occasione. www.antichisaporivaldinon.com

Giardino di Cles (terrina di mele con croccante alle noci), Centrale di Flavon (tagliatelle all’ortica con ragù di selvaggina), Alla Pineta di Tavon (cappello del prete con salsa peverada), Stella Alpina di Sarnonico (canederlotti di rape rosse su fonduta di formaggio nostrano del caseificio)e La Filanda di Denno ( zuppa di ceci, baccalà e olio evo del Garda). (inserzione pubblicitaria)

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E a fine pasto, un assaggio delle pregiate Grappe prodotte dalla Distilleria Pezzi di Campodenno o dalla Distilleria Rossi d’Anaunia – Dallavalle di Revò. Questi i ristoranti aderenti con uno dei piatti proposti: ristoranti Viridis di Cagnò (ossobuco di maiale con salsa alla birra artigianale),

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Da tau-tau a tattoo: breve storia dei tatuaggi Negli ultimi giorni è stata molto condivisa la notizia di un maestro d’asilo che rischia il posto di lavoro a causa dei propri tatuaggi. Sylvain, un trentacinquenne che insegna in una scuola materna di Essonne, in Francia, è stato accusato di “spaventare i bambini”. Secondo quanto lui stesso sostiene, però, l’accusa arriva dai genitori di alunni che non appartengono alla sua classe, con la quale i rapporti sarebbero invece buoni. Ma qual è la storia dei tatuaggi? tatuaggi. E non pochi: recenti indagini condotte presso l’Istituto per le Mummie e l’Iceman dell’Eurac da Marco Samadelli ne hanno rilevati addirittura 61. La scoperta è stata resa possibile da una “tecnica fotografica che consente di vedere gli strati più

Grafica: QuiMedia

Anche Ötzi aveva i tatuaggi I tatuaggi hanno una storia antica quasi quanto quella dell’uomo. Già i primitivi, infatti, erano soliti tatuare il proprio corpo. Basta pensare che Ötzi, l’uomo del Similaun, una delle mummie più conosciute e importanti al mondo, aveva dei

profondi della pelle”, aveva affermato Samadelli in un’intervista del 2015 rilasciata al quotidiano Alto Adige. Se in precedenza si era convinti che la ragione di questa pratica in epoca preistorica andasse attribuita a trattamenti medici, questi

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nuovi dati hanno aperto le porte a più scenari. La loro funzione era simbolica, religiosa o terapeutica? Certo è che nei circa 5000 anni che ci separano dal periodo in cui visse Ötzi la loro presenza nelle nostre culture ha assunto significati ben diversi. E tuttavia la scelta di imprimere un’immagine, un simbolo o una scritta sul proprio corpo continua ad avere un ruolo importante per molte persone. Un filo rosso che è ironicamente testimoniato da uno dei tatuaggi di Brad Pitt: proprio la sagoma di Ötzi, sull’avambraccio sinistro dell’attore americano vicino alla scritta “Absurdités de l’existence” (“Assurdità dell’esistenza”).

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Dall’Antico Egitto a oggi Sul sito www.tatuatori.it si legge che la parola “tattoo” derivi da “tattow”, trascritta per la prima volta dal capitano James Cook nel 1769 a Tahiti. L’origine sarebbe “tau-tau”, espressione onomatopeica che ricorda “il picchiettare del legno sull’ago per bucare la pelle”. Se i primi tatuaggi sembravano fatti in corrispondenza a lesioni interne, il che porta a pensare a uno scopo terapeutico, già nell’antico Egitto si trovano invece sul corpo di danzatrici e su altre mummie di sesso femminile. Altrove e in altri periodi storici, invece, come presso l’Antica Roma, avere tatuaggi era proibito. Anche oggi i tatuaggi non sono sempre ben visti. In Giappone, per esempio, può capita-

re di incontrare in alcune piscine pubbliche e soprattutto nei bagni termali dei cartelli che vietano l’ingresso a chi ha tatuaggi. Italianjapan. net spiega che questo è dovuto al collegamento che viene fatto tra i tatuaggi e la Yakuza, la mafia giapponese, i cui affiliati sono soliti tatuarsi tutto il corpo. In passato, inoltre, era consuetudine marchiare i criminali proprio tatuandoli.

trare persone tatuate, sia nella vita di tutti i giorni che sugli schermi. Per qualcuno i tatuaggi sono una semplice aggiunta al proprio stile, un fatto estetico; per altri, invece, raccontano una storia, un’idea, un ricordo. Come riporta “Be Unsocial”, solo nel quinquennio 2012-2017 l’industria dei tatuaggi è cresciu-

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ta quasi del 10%. A questo corrisponde una graduale normalizzazione della loro presenza sul corpo delle persone, anche nei posti di lavoro. Come scrive il rapper Axos nel brano “Strade”: “Se tutti si tatuassero le mani avrei potuto fare pure il sommelier”. E sembra un verso adatto alla storia di Sylvain.

Verso la cultura pop Nei secoli, i tatuaggi hanno caratterizzato molte sottoculture – dai teddy boys allo stile rockabilly, dagli skinhead al movimento hiphop – fino a entrare di fatto nella cultura popolare. Oggi è frequentissimo inconVia Dalmazia, 101 Bolzano

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Un corpo tatuato è un corpo che racconta

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La bussola dei DIRITTI

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Intelligenza artificiale e società

La proroga per le concessioni Avete una concessione edilizia che sta per scadere? Temete di non riuscire a rispettare il termine di fine lavori per completare le Vostre opere? Non c’è motivo di allarmarsi: la recentissima legge 11 settembre 2020, n° 120 ha convertito in legge il decreto-legge n. 76/2020, recante “misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale” (cosiddetto Decreto Semplificazioni). Esso prevede, all’art. 10 comma 4, la proroga generalizzata di tre anni dei termini di inizio e di ultimazione dei lavori come indicati nei permessi di costruire rilasciati o comunque formatisi fino al 31 dicembre 2020. Tale proroga è ammessa purché, al momento della presentazione della domanda, i suddetti termini non siano già decorsi e sempre che i titoli abilitativi non risultino in contrasto con nuovi strumenti urbanistici nel frattempo approvati o adottati. Tale previsione è in questo senso funzionale a garantire una trasformazione edilizia conforme alla pianificazione urbanistica vigente, evitando così che l’intervento edilizio “prorogato” diventi incoerente con gli stru-

menti urbanistici che possono intervenire negli anni. Si badi che la norma estende tale proroga anche alle SCIA presentate entro lo stesso termine. Attenzione però: la proroga non opera automaticamente! Il soggetto che intende avvalersene deve comunicarlo espressamente entro il giorno di scadenza dei termini originari; al riguardo è sufficiente una comunicazione rivolta all’amministrazione competente. Un aspetto sicuramente positivo è che la comunicazione di proroga non deve essere motivata e non è soggetta a valutazioni discrezionali da parte dell’amministrazione in relazione alle ragioni che possono giustificarla: essa opera per il fatto stesso di essere stata richiesta, sempre che siano stati rispettati gli altri presupposti previsti. Una maggiore serenità, quindi, per il cittadino che presenti la domanda, in quanto può fare legittimamente affidamento sul fatto che sarà accolta.

Hai una domanda da rivolgere al nostro esperto? Scrivi a redazione@quimedia.it La risposta verrà pubblicata nei prossimi numeri del giornale.

Avv.to Dott. Massimo Mira Bolzano

La città digitale è sempre più intimamente connessa all’Intelligenza Artificiale (IA). Algoritmi e tecniche di IA sono impiegati ormai dappertutto: nei nostri cellulari, nelle nostre automobili, nei software gestionali utilizzati dalle aziende, e così via. Da un punto di vista scientifico l’IA è una disciplina, nata ormai 60 anni fa, il cui scopo ultimo è rendere i calcolatori capaci di manifestare comportamenti “intelligenti”. Nell’ambi-

nell’ambito del machine learning. Ne derivano interrogativi fondamentali riguardo all’impatto dirompente di tali tecnologie, alle loro implicazioni etiche e sociali, e all’opportunità di favorire uno sviluppo indiscriminato dell’IA. Di questo tema si parlerà in una serie di tre incontri, resi possibili grazie all’iniziativa di Luigi Cirimele e Gianfranco Amati e all’organizzazione congiunta di UPAD Merano in collabora-

to dell’IA sono state sviluppate tecnologie informatiche avanzate quali il processamento del linguaggio naturale, la visione artificiale, la robotica, la rappresentazione della conoscenza, il ragionamento automatico, la pianificazione, e l’apprendimento automatico (o machine learning). Nell’ultimo decennio l’IA ha subito un incredibile rilancio, che l’ha portata dall’essere una disciplina di nicchia e futuristica a una che tocca ormai tutti i settori della nostra società. Tale sviluppo è stato reso possibile da una parte dall’aumento della potenza di calcolo e di memorizzazione dei calcolatori odierni, e dall’altra parte dallo sviluppo di nuovi metodi matematici e statistici

zione con l’Accademia di studi italo-tedeschi. I primi due incontri daranno una panoramica storica dell’IA, ne approfondiranno le principali tecniche e applicazioni, e ne discuteranno l’impatto sociale. Saranno tenuti dal Prof. Diego Calvanese e dal sottoscritto. Nel terzo incontro il Dott. Mattia Merlini si concentrerà sul tema della creatività computazionale. Per chi è interessato, il luogo è Villa San Marco a Merano, e le date sono il 12/10/2020, il 26/10/2020, e il 9/11/2020, dalle 18.30 alle 20. L’ingresso sarà libero ma, considerando le misure di distanziamento sociale, la capienza sarà limitata.

Marco Montali


VETRINA VITA ASSOCIATIVA

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INZIATIVE

Serata di gala per Quale pubblico l’Unione dei Ciechi per la cultura? L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUS-APS è lieta di invitare tutta la popolazione all’evento per le celebrazioni dei 100 anni di storia dell’Associazione. Tutti sono cordialmente invitati a una splendida Serata di Gala: musiche di Ennio Morricone e tant’altro con la Merano Pop Symphony Orchestra, voce di Anna Maria Chiuri. L’evento avrà luogo sabato 3 ottobre a Bolzano, presso la Haus der Kultur “Walther von der Vogelweide”, in via Sciliar 1. L’inizio è previsto alle ore 20.30 e l’accesso sarà libero e gratuito. La sala ha una capienza di circa 600 posti, i quali verranno assegnati fino a

esaurimento. L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ONLUSAPS (U.I.C.I) compie quest’anno cent’anni essendo stata fondata nel 1920 a Genova da Aurelio Nicolodi, un ufficiale trentino che perse la vista durante il primo conflitto mondiale. I valori dell’U.I.C.I., un secolo dopo, sono gli stessi che hanno ispirato il suo fondatore, convinto assertore dell’emancipazione e dell’integrazione delle persone con disabilità visiva. Di seguito ecco i recapiti dell’Unione Ciechi e Ipovedenti Alto Adige: tel.: 0471 971117, email: info@unioneciechi.bz.it, sito web www.unioneciechi.bz.it

Per tre giovedì consecutivi, con orario d’inizio sempre alle ore 18.30, il cortile del Teatro Cristallo di via Dalmazia a Bolzano ospiterà altrettanti incontri dedicati al tema “Quale pubblico per la cultura?”. Nel corso degli incontri verrà presentata la versione cartacea del progetto avviato da Scripta Manent sul web nel 2019. Ecco di seguito il dettaglio degli ospiti dei tre incontri. Il primo ottobre Simonetta Nardin (Comitato culturale Cristallo) , Flora Sarrubbo (attrice) ed Emanuele Masi (Direttore di Bolzano Danza) si confronteranno sulla proposta culturale in Alto Adige. Sulla sua varietà, qualità e sulle prospettive in tempi incerti come quelli che stiamo vivendo. L’8 ottobre si discuterà di teatro con la “padrona di casa” Gaia Carroli (Direttrice Cristallo), Antonio Viganò (Direttore Teatro la Ri-

balta) e Walter Zambaldi (Direttore Teatro Stabile Bolzano). Si chiude il 22 ottobre con un dialogo sull’offerta culturale per i giovani e dei giovani. Parteciperanno Anna Cerrato (fotografa), Paolo Grossi (attore) e Domenico Nunziata (giornalista). Tutti gli incontri saranno moderati da Massimiliano Boschi, coordinatore del progetto “Scripta Manent”. Tutti gli incontri pubblici sono ad ingresso libero e gratuito.

se fossero per me. L’udito invece mi riporta alla Torta tempesta (trovate la ricetta nel mio libro “La dolce magia di Wally”). Quando la assaggio sento un crepitio nella bocca, dopodiché la Meringa si scioglie come neve al sole. In ultimo l’olfatto. Senza ombra di dubbio il profumo di una torta di mele appena sfornata, mi ricorda tantissimo la mia infanzia e per un attimo torno bambina. Amo stare in cucina e avere dei bei ricordi, soprattutto della mia famiglia.

Nei tuoi libri ci sono molti aneddoti della tua vita, i tuoi lettori apprezzano? Sì, devo dire che i miei lettori amano molto i miei piccolo racconti, ogni tanto un po’ buffi, inseriti tra una ricetta e l’altra. Hai una ricetta del cuore tra le tue torte? Quella ricetta che non ti stancheresti mai di fare e rifare mille volte… Devo dire che amo tutte le mie torte, ma se dovessi scegliere direi la torta Pere & Cioccolato del mio primo libro “Torte & segreti”, la torta al gianduia e il cioccolatino di Wally del secondo libro “La dolce magia di Wally” e del terzo libro “La regina delle torte” mi piace molto la torta alla crema catalana e la torta violetta con i mirtilli, anche il rotolo al limone e zenzero è delizioso. Non riesco proprio a fermarmi, a me piacciono tutte! Cosa non manca mai nella tua dispensa? Nella mia dispensa trovi sempre: uova, zucchero, farina, burro e frutta di stagione e…una pasticciera molto indaffarate, ma dolce!

SAPORI

Il paradiso dei dolci Torna, con il terzo libro, la nostra frizzante e simpaticissima pasticciera Wally. Dopo il successo di “Torte & segreti” e “La dolce magia di Wally” è la volta di “La regina delle torte”, un libro dove trovare tante ricette facili da preparare, che vi faranno fare bella figura a ogni festa durante tutto l’anno. In più utili consigli per torte e biscotti in diverse varianti, per esempio per i vegani e per gli intolleranti a glutine o lattosio. “La regina delle torte” è il tuo terzo libro dedicato alle torte, com’è nata la passione per la pasticceria? Per 11 anni ho lavorato in un bell’albergo a Sesto Pusteria. Lì ho incontrato l’amore, mio marito Norbert. Con lui è nata l’idea di aprire un piccolo bar nella nostra casa di Villa di Sopra, che aveva ereditato dai suoi genitori. Così, trentuno anni fa, iniziava la mia avventura di pasticciera con una vasta scelta di dolci fatti in casa, che da subito vennero apprezzati dai nostril ospiti. È in questo modo che ho scoperto il mio talento per la pasticceria. Con la fantasia e la voglia di fare sono arrivati successi e soddisfazioni, soprattutto con le ricette nate dalla mia inven-

tiva. Sicuramente l’utilizzo di ingredienti semplici e genuini contribuisce a rendere ancora più deliziose le mie torte! Quali sono gli elementi della pasticceria che utilizzeresti per descriverti attraverso i cinque sensi? Partiamo dalla vista. Chi mi conosce personalmente sa che amo i colori vivaci, quindi alla vista apparirei come una torta di frutta fresca con fragole, mirtilli, more e lamponi. Se dovessi descrivermi attraverso il tatto, potrei dire la sensazione che si prova quando, impastando farina, burro, zucchero e uova, si dà vita ad un morbido panetto di pasta frolla. Il sapore è sicuramente quello dei miei dolci, perché li preparo come


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LA SCENA MUSICALE Paolo Crazy Carnevale musicofilo

MUSICA D’AUTORE

In arrivo la... “polvere bollente” di Chris Costa foto: Luca Centola

Il cantante e compositore badiota, ma da tempo trasferito a Milano, sta per portare a termine un nuovo lavoro che culminerà con l’uscita di un vinile sostenuto da un crownfounding. Intanto sugli store digitali sono disponibili in anteprima il primo singolo e il remix “Parallel Skies”.

Sono trascorsi ben sette anni dall’ultima fatica discografica dell’artista badioto Chris Costa: si trattava di un progetto denominato “Mood Filter”, condiviso col chitarrista Luca Boscagin, registrato prevalentemente a Londra – dove allora Costa abitava – e orientato verso sonorità a cavallo tra funk e progressive. Chris Costa però in questi anni non è certo rimasto inattivo, e senza mai smettere di pensare ai propri progetti solisti è stato a lungo in tour come corista di Cesare Cremonini (per due anni) e poi di Eros Ramazzotti, per la tournee mondiale di “Perfetto “(altri due anni).

“Ho anche composto – ci racconta il musicista, che abbiamo contattato nella sua casa milanese – con Fabio Gargiulo le musiche per il film ‘ Italiano medio’ di Maccio Capatonda. Nei momenti liberi ho comunque continuato la mia attività live come solista, ho collaborato con gli amici Savana Funk per il loro vinile e lavorato in produzioni di danza contemporanea, pubblicità o artisti. Durante il lockdown ho composto la musica per l’intenso cortometraggio su tematiche Lgbt ‘Lola’ della regista Francesca Tasini”. In tutto questo turbinio di impegni ed eventi però, Chris Costa non ha mai smesso di pensare al

seguito di Mood Filter che si è ora concretizzato con un nuovo lavoro, stavolta quasi esclusivamente realizzato da solo, battezzato “Hot Dust”, polvere bollente: sotto questa denominazione vedrà la luce verso fine anno il vinile “Gods In The Womb”, già pronto ma in cerca di fondi per la pubblicazione: “Hot Dust è il risultato di un lungo lavoro di ricerca – ci spiega Chris –, quando non parti da strumenti tradizionali tutto diventa possibile ed è facile perdersi. All’inizio non sapevo esattamente dove sarei arrivato, l’unico imperativo era la coerenza tra i brani e la creazione di un mondo originale e compatto, una specie di concept album. All’inizio l’idea era di eliminare completamente strumenti che suonavo in precedenza, poi Marco Maccarini, mio vicino di casa, mi ha convinto a suonare il piano Wurlitzer su alcuni brani e non posso che ringraziarlo per questo, le regole sono evidentemente fatte per essere infrante.” Il disco trae il titolo da un dipinto dell’artista iberico Josè Molina, che verrà usato per l’immagine di copertina, e pur essendo quasi esclusivamente farina del sacco di Costa, vede la presenza di qualche amico, come il succitato Maccarini, responsabile dell’intro parlata di una delle composizioni (tutte le altre voci che si ascoltano in “Gods In The Womb” sono

opera di Chris, che della voce è uno specialista assoluto); nella title track ci sono poi Nicola Peruch e Giovanni Boscariol, conosciuti nella band di Ramazzotti, e c’è Luca Fronza, DJ e produttore che ha messo a disposizione la sua esperienza nel campo sub/ beats/efx, fondamentale durante la fase di ricerca, che ad un certo punto ha portato alla realizzazione del primo singolo, “Grey Skies”, già disponibile sia in versione liquida che in formato vinilico a 7 pollici. “A ottobre – prosegue Costa – partirà sul mio sito www.chriscostamusic.com il crowdfunding per il vinile ‘12’’’. Per il momento è prevista l’uscita del vinile e dei file digitali in alta qualità per chi parteciperà alla campagna. Sugli store digitali sono comunque già disponibili il primo singolo e il remix ‘Parallel Skies’”. Il disco, che è stato quasi integralmente registrato nello studio di Chris e in quello di Fronza, ha però anche una piccola connessione con il capoluogo altoatesino: “Per registrare uno dei brani – conclude l’artista – sono tornato a casa, ci voleva un suono particolare che a Milano non avevo, così ho registrato una traccia anche a Bolzano, alla Q-Room di Sven Miracolo, usando l’Oberheim 4 voice, una delle tastiere analogiche più belle mai prodotte dall’uomo”.

Chris Costa in una recente performance dal vivo


CULTURA E SPETTACOLO

foto: Luca Guadagnini / Lineematiche

TEATRO

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TEATRO

DAL

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OTTOBRE

OTTOBRE

FUORI! MICROTEATRO ON THE ROAD con Paolo Rossi > BOLZANO | Ore 20.30 | Piazza Walther, 1-4 e 6-7 ottobre > BOLZANO | Ore 20.30 | Teatro Comunale, dall’8 all’11 ottobre Ultime tappe del Tour che vede protagonista Paolo Rossi affiancato da otto tra attori e musicisti. Piazza dopo piazza, Rossi&Co. portano in scena un teatro scanzonato e poetico, profondo e irresistibilmente comico, un teatro che sta in ascolto, capace di recitare col pubblico e non solamente al pubblico. In scena,

il più rock dei comici italiani propone una serie di plot narrativi elaborati da Roberto Cavosi sulla base di brani teatrali appartenenti al repertorio storico dello Stabile. In caso di maltempo lo spettacolo previsto in piazza Walter si svolgerà nella sala prove al 7° piano del Teatro Comunale (Piazza Verdi).

UN PEEP SHOW PER CENERENTOLA > BOLZANO | 7-9-14-16 ottobre ore 19 e 20:30 e 8-10-13-15-17 ottobre ore 19 | T.RAUM - via A. Volta, 1b > MERANO | 27-29-31 ottobre ore 19 e 28-30 ottobre ore 19 e 20.30 | KIMM - via Parrocchia, 2b Negli anni ‘20 del ‘900 utilizzato come luogo di giochi di seduzione e sensualità, il Peep Show ha oggi un’altra occasione: Teatro la RibaltaKunst der Vielfalt ha deciso di farne lo spazio scenico adeguato al momento che stiamo attraversando, garanten-

do così il distanziamento fisico, senza perdere l’unicità dello spettacolo dal vivo né rinunciare alla socialità. Cenerentola è un pretesto, una suggestione, che porta ai temi del desiderio, dell’apparire e della bellezza. Di Paola Guerra e Antonio Viganò.

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APPROFONDIMENTO CULTURALE

ANIMAZIONE

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OTTOBRE

MARCO AIME: IL RAZZISMO AI TEMPI DEL LOCKDOWN

RIPRENDONO I CORSI DEL CORTOCIRCUITO

> BOLZANO | Ore 18 | Teatro Cristallo

> BOLZANO | Teatro Cristallo

Perché l’uomo ha sempre bisogno di classificare, separare, escludere? Perché il razzismo sopravvive al mutamento delle epoche? E perché l’epidemia da Coronavirus non ha saputo livellare le differenze e le discriminazioni? Per il percorso di approfondimento culturale del te-

La stagione del teatro Cristallo young riparte con il programma di corsi del Centro Giovani Cortocircuito. “Superteam” (clownerie, commedia dell’arte e storytelling) è un percorso teatrale per bambini dai 6 ai 10 anni. In “Ma che musica!” la cantante Greta Marcolongo accompagnerà i bambini in un percorso nella storia della canzone

atro Cristallo “Madre Terra” il noto antropologo Marco Aime cercherà di spiegare al pubblico bolzanino se il razzismo sia una costante dell’uomo o se esso sia in realtà un prodotto culturale, influenzato da situazione storiche particolari. Moderatrice Barbara Gramegna. L’ingresso è libero.

Info: via Dalmazia, 30 - Bolzano www.teatrocristallo.it - Tel. 0471 202016

d’autore del Novecento. “Mousikè - Il corpo in movimento” intende invece risvegliare il gusto musicale e l’orizzonte sonoro dei bambini, mentre “Mousiké Yoga” è per bimbi dai 3 ai 5 anni e dai 6 ai 10. “Sala musica e colori” è infine un corso di batteria per i bambini della scuola primaria.

Info costi e iscrizioni: cortocircuito@teatrocristallo.it - Tel: 0471 502452


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CULTURA E SPETTACOLO

IL LIBRO

Raccontando, tra il sogno e la favola “Raccontando” di Marina Michielotto è un volume che congiunge dieci racconti, sorti in momenti diversi della vita emozionale ed esperienziale dell’autrice. Diverse anche le motivazioni della loro creazione: per puro diletto; per pertinente progettualità; per la legittima ambizione di travalicare la personale necessità di espressione ed approdare alla comunicazione con il pubblico dei lettori. L’avventura di questa congiunzione narrativa ha dato perciò origine a un libro prismatico, ricco di sfaccettature. Già il primo contatto visivo si nutre della fiabesca copertina di Maria Frasnelli: una splendida stampa di in-

cisione su linoleum, che disvela i toni incantati presenti nelle pagine. La lettura di “Raccontando” si può accostare a un itinerario di emozioni; ogni novella è una fermata che conduce ad un luogo diverso tutto da scoprire. Le narrazioni nascono da proiezioni fantasiose di vissuti, ricordi, emozioni. Costruzioni personali che ora indossano la veste della condivisione. Infatti non sono

stati scritti per offrire particolari chiavi di lettura o altezzose didattiche sull’esistenza: sono bensì racconti da assaporare, lasciandosi trasportare nella dimensione della magia, la quale accompagna il lettore sottolineando con lievità alcune realtà a volte dolenti, altre volte liete. Il tessuto fiabesco avvolge delicatamente le sensazioni, laddove il denominatore incantato ridipinge

forti emozioni, e il sorriso ingenuo ma vero dell’infanzia fa capolino tra le righe. Quando si gioca, non si scherza più, tanto che il florilegio della dimensione onirica, fiabesca, il noir e il leggendario, regalano sapidità ed espressività diverse e esclusive. “Dieci racconti, dieci sapori differenti – commenta Marina Michielotto – perché non degustarli?”. Ogni volta l’autrice abbandona un porto sicuro e attinge alle proprie risorse innate, al pari del gioco di un bambino dalle mille varianti: porta di accesso alla creatività.

Tullio Cardona (critico letterario)

TRADIZIONI MUSICALI

Occidente verso Oriente: musiche per convivere Il sociogolo ed esperto di processi migratori e comunicazione interculturale Adel Jabbar ha organizzato un ciclo di incontri “virtuali” dedicati a mettere in evidenza come le pratiche musicali da tempo si mettano il luce per la loro capacità di promuovere scambi e intrecci tra i diversi contesti culturali. Negli ultimi anni sia in Italia che in Alto Adige si è registrato un incremento delle varietà linguistiche e culturali come conseguenza dei processi migratori. La propostapromossa dall’Associazione ART di Bolzano e sostenuta dall’Ufficio educazione permanente in lingua tedesca della provincia di Bolzano – vuole dare una dimostrazione degli intrecci e degli scambi fra diversi contesti culturali tramite diverse tradizioni musicali. L’iniziativa si pone l’obiettivo di offrire un’opportunità finalizzata al reciproco rispetto e alla convivenza, nella nostra terra. Il percorso è rivolto soprattutto a musicisti, soggetti impegnati nella promozione di attività musicali, promotori culturali ma anche a tutta la cittadinanza. Gli eventi si svolgono di martedì, a una settimana di distanza l’uno dall’altro. Dopo i primi tre che hanno visto protagonisti rispet-

tivamente i musicisti del gruppo Max Castlunger & Friends, l’etnomusicologo Ignazio Macchiarella e il musicista e operatore culturale Corrado Bungaro, i prossimi due incontri si svolgeranno il 6 e il 13 di ottobre, sempre con inizio alle ore 17. Nel primo protagonista sarà Jamal Ouassini, che si occuperà della tradizione araba del Marocco. Nel secondo e ultimo incontro la musicista Lilia Ianeva Satta si occuperà di Musica, relazioni, convivenza e metodologia di lavoro. Le conferenze online sono gratuite e si svolgono su su GoToMeeting, con iscrizione obbligatoria tramite email a associazioneartbolzanobozen@gmail.com oppure su urly.it/37_vm Il corso è riconosciuto come aggiornamento per gli insegnanti. Jamal Ouassini è violinista, compositore e direttore d’orchestra.

Nato a Tangeri (Marocco), studia al “Conservatoire de musique et de danse de Tanger”: musica araboandalusa, violino e musica classica, sotto la guida del violinista M° Antoine Batte (Primo premio del Conservatorio Superiore di Musica di Parigi). In seguito, entra a far parte dell’Orchestra Andalusa di Tangeri come violinista. Si trasferisce a Verona, dove termina i suoi studi e si laurea nella medesima città presso il Conservatorio statale di musica F.E Dall’Abaco. Per diversi anni si dedica alla musica classica collaborando con numerose orchestre da camera, sinfoniche e liriche e, contemporaneamente, insegna violino e teoria musicale presso l’Accademia

di Musica Moderna e il Centro di Ricerca Musicale di Verona. Nel 1984 fonda l’Ensemble Ziryab, gruppo musicale che, riunendo prestigiosi musicisti provenienti da diversi paesi del Mediterraneo, tra gli anni ‘80 e ‘90 suscita grandi consensi nell’ambito dei più prestigiosi festival di World Music, sia in Italia che nel resto d’Europa. Nel 2003 riceve il premio UNESCO per l’opera “Incontro a Tangeri”. Negli anni 2013/14/15 collabora con Franco Battiato nel progetto “Diwan. L’essenza del reale”. Nel giugno 2014 è ospite come violinista solista presso i Giardini del Vaticano all’incontro “Invocazione per La Pace” voluto da Papa Bergoglio.


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GRANDE PROSA © Masiar Pasquali

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Una storia vera PRIMA NAZIONALE

(Confidenze fatali) NOVEMBRE 2020

giovedì 19 / venerdì 20 / sabato 21 ore 20.30 domenica 22 ore 16.00

di Jane Austen adattamento teatrale di Antonio Piccolo regia Arturo Cirillo con Arturo Cirillo, Valentina Picello, Alessandra De Santis, Rosario Giglio, Sara Putignano, Giacomo Vigentini, Giulia Trippetta produzione MARCHE TEATRO / Teatro Stabile di Napoli_Teatro Nazionale

Dove inizia la notte di Stefano Massini regia Mauro Avogadro scene Marco Rossi musiche Gioacchino Balistrieri con Ottavia Piccolo e Paolo Pierobon Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile del Veneto

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I DUE GEMELLI VENEZIANI

GENNAIO 2021

di Carlo Goldoni adattamento Angela Demattè e Valter Malosti regia Valter Malosti con un cast di 10 attori produzione Teatro Stabile del Veneto, TPE - Teatro Piemonte Europa, Teatro Metastasio di Prato

TEATRO SOCIALE

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ispirata a personaggi e situazioni de L’Opera da tre soldi di Bertolt Brecht di Fausto Paravidino regia Fausto Paravidino con Rocco Papaleo, Fausto Paravidino e con Federico Brugnone, Romina Colbasso, Marianna Folli, Iris Fusetti, Daniele Natali Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile di Torino / Teatro Nazionale

GENNAIO 2021

giovedì 28 / venerdì 29 / sabato 30 ore 20.30 domenica 31 ore 16.00

LO ZOO DI VETRO di Tennessee Williams adattamento e regia Leonardo Lidi con Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Mario Pirello, Anahì Traversi produzione LAC Lugano Arte e Cultura, in coproduzione con Teatro Carcano, TPE - Teatro Piemonte Europa

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TEATRO SOCIALE

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FEBBRAIO 2021

giovedì 11 / venerdì 12 / sabato 13 ore 20.30 domenica 14 ore 16.00

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MARZO 2021

giovedì 11 / venerdì 12 / sabato 13 ore 20.30 domenica 14 ore 16.00

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TEATRO SOCIALE trento

STAGIONE 2020/21

DICEMBRE 2020

giovedì 17 / venerdì 18 / sabato 19 ore 20.30 domenica 20 ore 16.00

TEATRO SOCIALE trento

trento

giovedì 18 / venerdì 19 / sabato 20 ore 20.30 domenica 21 ore 16.00

PEACHUM

Un’opera da tre soldi

TEATRO SOCIALE

FEBBRAIO 2021

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DICEMBRE 2020

giovedì 14 / venerdì 15 / sabato 16 ore 20.30 domenica 17 ore 16.00

di Joseph Kesselring traduzione Masolino D’Amico regia Geppy Gleijeses con Anna Maria Guarnieri, Giulia Lazzarini, Maria Alberta Navello, Mimmo Mignemi, Paolo Romano, Luigi Tabita e Tarcisio Branca, Bruno Crucitti, Francesco Guzzo, Daniele Biagini, Lorenzo Venturini produzione GITIESSE Artisti Riuniti Lo spettacolo è dedicato a Mario Monicelli e liberamente ispirato alla sua prima regia teatrale

TEATRO SOCIALE

giovedì 3 / venerdì 4 / sabato 5 ore 20.30 domenica 6 ore 16.00

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ARSENICO E VECCHI MERLETTI

EICHMANN

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TEATRO SOCIALE

© Matteo Delbò

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO

liberamente tratto dalle novelle di Giovanni Boccaccio un progetto diretto da Stefano Cordella con la collaborazione di Filippo Renda una co-produzione MTM Manifatture Teatrali Milanesi / TrentoSpettacoli con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali

CENTRO SERVIZI CULTURALI C

di Babilonia Teatri da William Shakespeare con Paola Gassman, Ugo Pagliai, Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi e Luca Scotton Produzione Teatro Stabile di Bolzano / Teatro Stabile del Veneto / Estate Teatrale Veronese

NOVEMBRE 2020

giovedì 5 / venerdì 6 / sabato 7 ore 20.30 domenica 8 ore 16.00

DIPLOMAZIA di Cyril Gely traduzione Monica Capuani uno spettacolo di Elio De Capitani e Francesco Frongia con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani e Michele Radice, Alessandro Savarese, Simon Waldvogel luci Michele Ceglia suono Luca De Marinis produzione Teatro dell’Elfo, LAC Lugano Arte e Cultura e Teatro Stabile di Catania

MARZO 2021

giovedì 25 / venerdì 26 / sabato 27 ore 20.30 domenica 28 ore 16.00

TEATRO SOCIALE trento

Centro Servizi Culturali S. Chiara Trento, Via S. Croce 67 w w w. c e n t r o s a n t a c h i a r a . i t

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Teatro Franco Parenti di Mario Diament traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah con Luca Lazzareschi, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave scena Gianmaurizio Fercioni luci Camilla Piccioni costumi Nicoletta Ceccolini musiche Michele Tadini produzione Teatro Franco Parenti e Fondazione Teatro della Toscana

Una canzone d’amore

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DECAMERON

ROMEO E GIULIETTA

© Masiar Pasquali

TRENTO