Documenti e studi 20

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ampia della sottomissione dei principati e delle potenze a Cristo, il seguente schema tematico inversamente progressivo: croce (vv. 14-15) resurrezione (v. 12) pienezza della divinità (v. 9). 4.2.3. I vv. 16-19

I vv. 16-19, che in se stessi non sono privi di importanza69, interessano tuttavia meno al nostro scopo. Essi si collocano nello sfondo di questa nuova condizione del cristiano in Cristo. È importante la particella ou&n: essa introduce questi versi come una conseguenza logica di ciò che è stato detto nei versi precedenti. Paolo comanda che nessuno si senta giudicato (mhè ou&n tiv u|ma%v krineétw) a riguardo di cibi, di bevande, di feste, di noviluni, di sabati. Implicitamente esorta i suoi cristiani a non restare vittime di tali giudizi e, quindi, a sentirsi liberi in queste cose. Di esse Paolo dà, mediante l’espressione “ombra delle cose future” (skiaè tw%n melloéntwn), un globale giudizio di valore, che costituisce anche il motivo per cui da esse bisogna sentirsi liberi. Esse non sono la vera realtà, ma soltanto ombra. Possono avere, perciò, un valore soltanto limitato, cioè, durano fino a quando la vera realtà non sia ancora venuta. La vera realtà, però, è già venuta e Paolo la indica mediante l’espressione toè deè sw%ma tou% Cristou% (il corpo è di Cristo), introdotta mediante la particella di contrapposizione deé70. In questa prospettiva le cose future sono costituite da Cristo capo e dal corpo che da lui riceve coesione. Nei versi seguenti, i vv. 18-19, Paolo elenca ancora altre pratiche, tra cui la venerazione degli angeli, che alcuni vogliono imporre. L’apostolo

Prescindiamo dal problema degli angeli che non rientra nel nostro lavoro. A riguardo di questa espressione notiamo due cose. Anzitutto la relazione tra i due termini skòa e sw%ma. Probabilmente Paolo riprende l’immagine di un corpo che proietta la sua ombra: la vera realtà non è l’ombra proiettata, bensì il corpo che la proietta. La seconda osservazione inoltre riguarda il genitivo tou% Cristou%: esso può essere inteso come un genitivo epesegetico, di identità: il corpo che è Cristo. Ma può essere anche inteso come un genitivo di possesso: il corpo che è di Cristo, che appartiene a Lui. Ciò può essere suggerito anche dal fatto che nel v. 19 Paolo distingue tra capo e corpo: Cristo è il capo di un corpo che da Lui è sostenuto e cementato. 69 70

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