COLLANA
DI
STUDI
E
T E S T I
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STUDI MONTEFELTRANI
Editrice Società di Studi Storici per i l Montefeltro .
-
S. Leo 1973
I N D I C E
ANTON
MARIA
ZUCCHI
del Montefeltro (sec.
Un Cappuccino evangelizzatore nel Tibet
TRAVAGLI,
XVIII)
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FRANCESCO V . LOMBARDI,
Il Montefeltro
nell'alto 21
medioevo AMEDEO
POTITO,
Documento
inedito per la storia 61
della fortezza di S. Leo GIULIO LUIGI
CESARE DONATI,
MENGOZZI,
Montefeltro
giacobino
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Regesti di pergamene inedite del
Montefeltro
~ I I - sec X I I I
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ANTON MARIA Z U C C H I T R A V A G L I
un cappuccino del montefeltro evangelizzatore nel tibet, (sec, XVIII)
Proseguendo l'iniziativa di pubblicare qualche brano inedito di autori feretrani dei secoli scorsi, dopo l'inserto di P. A. Guerrieri (sec. XVII) «De/ Luogo e dell'antica città di pittino », comparso nel primo numero di Studi Moniefeltrani, si è ritenuto opportuno aprire questo nuovo numero con un frammento di A. M. Zucchi Travagli ( 1 7 0 7 - 1 7 6 3 ) , tratto dal Supplemento annesso al VI volume del Raccolto Istorico — o Annali del Montefeltro — che costituiscono dei centoni manoscritti, conservati nell'Archivio Comunale di Pennabilli. La pubblicazione di questo inedito può rappresentare un notevole contributo alla bibliografia esistente sull'argomento, la quale viene di seguito compendiata: — P. Mattei Gentili, Memorie sulla vita del Ven. Servo di Dio P. Francesco Orazio dalla Penna, Urbino, 1845; — A. Launay, Histoire de la mission du Thibet, 2 voli., Paris 1903; — Clemente da Terzorio, Le missioni dei Minori Cappuccini, voi. Vili (Indie Orientali), Roma 1932, pagg. 139414;
— L. Pfister, Notices biographiques ... de l'ancienne Mis. Sion de Chine, voi. I, Shangai 1 9 3 3 , pagg. 2 2 3 - 3 0 ; — G. M. Toscano, La prima missione cattolica nel Thibet, Parma 1 9 5 1 .
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I n questi tempi tornò alla sua Missione del Thibet (Regno situato fra la China, Gran Tartaria e l'India) i l P. Francesco Oratio dalla Penna de' B i l l i , che n'era Prefetto Religioso Cappuccino della Provincia della Marca. Trasse egli i suoi natali nella nostra Padria dalla Famiglia Olivieri, ed i n età piutosto tenera che matura si fece Religioso Capuccino, così dando un vale al Mondo. Dopo i l Novitiato applicò l'animo non solo a' rigori di quell'instituto, di cui è stato sempre zelantissimo, ma anche a studj per poter lacere et docere in profitto dell'anime. — F u appoggiata in questo mentre la Missione de' Regni del Tibet alli suoi Religiosi della Provincia della Marca, onde fattasi la scelta de' Padri che ad essa doveansi dirigere, volle istantaneamente i l P. Francesco Oratio esservi connumerato, come gli sortì; onde cogl'altri destinati a quella volta s'inviaggiò, restatovi in appresso Prefetto della stessa Missione per richiamo del P. Felice da Montecchi, che era succeduto al P. S. Anatoglio. — L'indefesse fatiche, e le gravi premure usate da sì preclaro Soggetto in prò della Religioe Cattolica sono descritte in una relazione stampata allorché fu egli in necessità di tornare i n E u ropa per addimandare i necessarj soccorsi di nuovi Padri, ed altri provvedimenti per la cultura di quella nuova Vigna del Signore: e presentata alla Sacra Congregatione di Propaganda Fide come al foglio 34 et 35 et 36. n tale stato di cose facendosi col mancare i Soggetti maggiori l'angustie di que' Sacri Operai, i l P. Francesco Oratio dalla Penna de' B i l l i moderno Prefetto della Missione del Tibet dove per lo spatio di ventiquattro anni si è impiegato con indicibili fatiche ed applicazioni a tutto ciò che poteva contribuire al suo Ministero si vidde in necessità di portarsi personalmente i n Roma per informare la S. C. in voce ed in iscritto qual fosse
P. Francesco Orazio (da P. Mattei-Gentili, Memorie
Olivieri sulla vita
etc.)
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la presente conditione di quella Missione, ed implorare più opportuni, copiosi, ed efficaci soccorsi dalla Pontificia sollecitudine. Narra egli di esserne partito del mese d'Agosto 1732 e non senza difficoltà dell'odierno Re Mi Vagn, che alla fine si compiacque accordargliene la permissione accompagnandolo con un decoroso passaporto, che dal medesimo Padre Prefetto tradotto dalla lingua Thiberiana (comò lo sono gl'altri documenti del sommario) si essibisce i n Sommario al n. V I I . Espose i n appresso, che per lo spatio di circa quattr'anni si applicò in apprendere fondatamente le due lingue che anno corso nel Thibet, cioè la commune e l a litterale, nelle quali ebbe per Maestro un Religioso Dottore di quella legge, che fu di ciò incaricato dal Re allora regnante, e di natione Tartaro per nome Ginghir Klagn. Palesò questi un particolare affetto alli Padri Capuccini col procurare ancora che fossero ammessi i n un Convento di que' L a m i e con accordar loro alcuni privilegi, come la diminutione delle Dogane per le robbe ad essi appartenenti, ed in modo tale l i protegè, che se ne potevano sperare per la Religione Cristiana, segnalati vantaggi, quali vennero meno per l'invasione fatta da' Tartari Giongari, che nell'anno 1717 s'impossessarono della Città di Lassa col totale esterminio del Regno medesimo e della sua famiglia. Arrivato i l Padre Prefetto all'intelligenza de' libri Tibettani per conoscere e confutarne insieme gl'errori, alcuni ne tradusse nella lingua Italiana, e tra questi l'Istoria delle gesta di Sciachiatubù, che viene riconosciuto per uno de' principali ristoratori della loro creduta legge, che vogliono essere stata data ab eterno. — Le tre gran Vie, che graduatamente conducono alla perfettione: libro de' più accreditati fra quelle genti, ed i l più oscuro e
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difficile a bene intendersi, perchè composto molti secoli addietro con stile profondo e colla più pura lingua Thibettana, della quale opera si è dato di sopra un saggio. Regola, o modi per uscire dalla multiplicità delie trasmigrationi. degli aiuti per i quali si deve andare, o sia a chi si abbia da ricorrere, nel qual libro trattano i Thibettani del loro Dio, che come si è detto fanno risultare dal complesso di tutti i loro Santi. — Altri libri ancora trasportò nel nostro linguaggio, quali aprono l a via a penetrare gl'astrusi principj di quella confusissima legge, trattandosi del Dio, che adorano l i Thibettani, del Mondo secondo i l loro stravolto sistema. Quali siano i loro Idoli, quale è la regola che osservano i Religiosi. Affine però d'instruire quella misera gente ne' santi dogmi della Legge Cristiana non rallentando punto i l P. Prefetto le sue fatiche tradusse nella 323/a lingua Thibettana ed anche nella nivarrese, o sia nekpallense: I — Un vocabolario di trentacinquemila vocaboli incirca, con caratteri Thibettani e viceversa. I I — L a Dottrina Cristiana del Cardinale Bellarmino accresciuta di molti essempi. I l i — I l Tesoro della Dottrina Cristiana del Turlot con aggiunte tratte da altri Catechismi, e da varj libri che trattano della nostra Santa Fede. Traduttione del Passaporto del Re di Lhassu Mi Vagn conceduto al P. Francesco Oratio dalla Penna de' B i l l i Prefetto Capuccino del Thibet nella di lui partenza dalla sudetta Capitale e dal Regno: = Ordiniamo da Lhassa luogo dell'Eccellente giro della Legge a tutti l i nostri Sudditi, Ministri grandi e piccoli, che dimorano nel camino per andare nel Regno de' Nivarri verso Ponente. — I l Lama Europeo essendo venuto in Lhassu Umbilico (cioè mezzo) del Dovitioso Regno del Thibet per
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giovare e far bene a tutti, e partendo per detto Regno de' Nivarri vogliamo che dal medesimo nessun Gaballiere,o Esattore, prenda Gabella alcuna imposta, o da imporsi, neppure quella di passo, o ripasso ne' confini del Regno. Ordiniamo che chicchesia benché passeggiero non faccia verun danno al detto Lama, nè alla gente che và con esso lui, nè alle Cavalcature e bestie che portano le cose loro quanto una piccola paglia, ma tutti faccino loro bene, e l'aiutino i n quel che possano: dove giungerà questo L a m a se l i dia Sale, Carne, fieno e paglia per cinque bestie di vettura e per i l cavallo che cavalcherà; se l i dia parimenti la stanza per dormire, ed un'altra con i l focolare per far la cucina e le legne per far i l fuoco quante gliene abbisognerà. Se l i dia la Barca di pelle per poter passare ... e la barca di legno per i l fiume Cihastum. Guardino poi bene l i Ministri, ch'esso Lama non sia ritardato, e gli porghino tutti gli aiuti possibili. E tutti l i Custodi delle Strade faccino di non impedirlo, nè l i mettino ostacolo in cosa alcuna, ma operino in modo che vada pacificamente e con somma pace e quiete. Dato dal nostro Palazzo Kaden Khagnasar in quest'anno del Sorce dell'acqua l i 23 del settimo Mese. = (Che per noi era l i 7 d'Agosto e 23 della Luna 1732). Tradutione d'un attestato spontaneamente offerto e dettato di propria bocca dell'odierno Re del Thibet, Mi Vagn al di lui Segretario in favore del P. Francesco Oratio dalla Penna de' B i l l i , Prefetto della Missione, poco prima della di lui partenza da Lhassà per la parte di NeKpal: — Essendo Voi L a m a Europeo venuto da sì lontani Paesi, avendo sofferto per causa della nostra legge, affine di giungere in questa Capitale del Thibet Città di Lhassà in tanti viaggi moltissime fatiche, travagli e pene, et essendovi trovato ne' tempi più
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difficile a bene intendersi, perchè composto molti secoli addietro con stile profondo e colla più pura lingua Thibettana, della quale opera si è dato di sopra un saggio. Regola, o modi per uscire dalla multiplicità delle trasmigrationi. degli aiuti per i quali si deve andare, o sia a chi si abbia da ricorrere, nel qual libro trattano i Thibettani del loro Dio, che come si è detto fanno risultare dal complesso di tutti i loro Santi. — Altri libri ancora trasportò nel nostro linguaggio, quali aprono la via a penetrare gl'astrusi principj di quella confusissima legge, trattandosi del Dio, che adorano l i Thibettani, del Mondo secondo i l loro stravolto sistema. Quali siano i loro Idoli, quale è la regola che osservano i Religiosi. Affine però d'instruire quella misera gente ne' santi dogmi della Legge Cristiana non rallentando punto i l P. Prefetto le sue fatiche tradusse nella 323/a lingua Thibettana ed anche nella nivarrese, o sia nekpallense: I — Un vocabolario di trentacinquemila vocaboli incirca, con caratteri Thibettani e viceversa. I I — L a Dottrina Cristiana del Cardinale Bellarmino accresciuta di molti essempi. I I I — I l Tesoro della Dottrina Cristiana del Turlot con aggiunte tratte da altri Catechismi, e da varj libri che trattano della nostra Santa Fede. Traduttione del Passaporto del Re di Lhassu Mi Vagn conceduto al P. Francesco Oratio dalla Penna de' B i l l i Prefetto Capuccino del Thibet nella di lui partenza dalla sudetta Capitale e dal Regno: ~ Ordiniamo da Lhassa luogo dell'Eccellente giro della Legge a tutti lì nostri Sudditi, Ministri grandi e piccoli, che dimorano nel camino per andare nel Regno de' Nivarri verso Ponente. — I l Lama Europeo essendo venuto i n Lhassu Umbilico (cioè mezzo) del Dovitioso Regno del Thibet per
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giovare e far bene a tutti, e partendo per detto Regno de* Nivarri vogliamo che dal medesimo nessun Gaballiere,o Esattore, prenda Gabella alcuna imposta, o da imporsi, neppure quella di passo, o ripasso ne' confini del Regno. Ordiniamo che chicchesia benché passeggiero non faccia verun danno al detto Lama, né alla gente che và con esso lui, nè alle Cavalcature e bestie che portano le cose loro quanto una piccola paglia, m a tutti faccino loro bene, e l'aiutino i n quel che possano: dove giungerà questo L a m a se l i dia Sale, Carne, fieno e paglia per cinque bestie di vettura e per il cavallo che cavalcherà; se l i dia parimenti l a stanza per dormire, ed un'altra con i l focolare per far la cucina e le legne per far i l fuoco quante gliene abbisognerà. Se l i dia l a Barca di pelle per poter passare . . . e la barca di legno per i l fiume Cihastum. Guardino poi bene l i Ministri, ch'esso Lama non sia ritardato, e gli porghino tutti gli aiuti possibili. E tutti l i Custodi delle Strade faccino di non impedirlo, nè l i mettino ostacolo in cosa alcuna, ma operino in modo che vada pacificamente e con somma pace e quiete. Dato dal nostro Palazzo Kaden Khagnasar i n quest'anno del Sorce dell'acqua l i 23 del settimo Mese. = (Che per noi era l i 7 d'Agosto e 23 della Luna 1732). Tradutione d'un attestato spontaneamente offerto e dettato di propria bocca dell'odierno Re del Thibet, Mi Vagn al di lui Segretario in favore del P. Francesco Oratio dalla Penna de' B i l l i , Prefetto della Missione, poco prima della di lui partenza da Lhassà per la parte di NeKpal: " Essendo Voi Lama Europeo venuto da sì lontani Paesi, avendo sofferto per causa della nostra legge, affine di giungere in questa Capitale del Thibet Città di Lhassà in tanti viaggi moltissime fatiche, travagli e pene, et essendovi trovato ne' tempi più
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calamitosi i n mezzo di Cinesi, Tartari, Thibettani, Casimiri, Nivarri, Azarà, Cho, Moani, ed altri Uomini di diverse nationi, avete con tutto ciò giovato e fatto bene a moltissimi di essi dalla parte della rettitudine del vostro cuore, anzi tutte le nostre attioni ed operationi sono state senza neppure un capello di male. Noi invero siamo restati grandemente edificati, ed abbiamo avuto sommo compiacimento sì di Voi, che dell'altro Lama Medico perchè tutti l i nostri Costumi, e condotta sono stati intieramente e sempre uniformi alla legge morale e civile. Benché però finalmente o Lama siete avanzato in età ve ne vogliate partire, sappiate che la vostra partenza per Nekpal è a Noi di sommo dispiacimento e cordoglio. Dalla parte però del nostro Cuore, secondo l a nostra legge quel bene e ragionamento che potete fare verso tutti l i viventi fatelo, e quanto opererete per bene de' viventi c i sarà grato se ce ne farete partecipi ancora a Noi. E non lasciate di Fare oratione sempre per Noi. Ancorché Noi sappiamo la nostra legge, con tuttociò l i prestiamo fede e credenza, ed alla nostra legge non solo l i prestiamo fede e l i crediamo, ma 324/a l i portiamo ancora una grande veneratìone e per a w a n t i non l'abbiamo mai biasimata, neppure l a biasimiamo, né la biasimeremo. Tutto i l contenuto di questo foglio presentatelo al vostro supremo Gran Lama. Ancorché siano lontani, o vicini l i Regni Noi e V o i dimoraremo; contuttociò fate che di quando in quando ci scriviate. Tutto ciò che dir potiamo di Voi o L a m a si è, che i l nostro cuore è bianco e molto ben virtuoso, senza frode, e senza inganno. Voi siete un perfetto ed ottimo Lama. Dato l'anno del Sorce dell'Acqua l i 9 del sesto Mese. = (che per noi era i l primo di Luglio 1732).
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Tradutione d'una lettera del Calogà Thombà Primo Ministro di Stato al P. Francesco Oratio pred. Prefetto della Missione scritta da Lhassa: Foris ex parte = Dal Ca' Pragn Vecchio (cioè dal Palazzo antico dell'Udienza) Foris ex altera — Alle mani del Lama Europeo. = Trionfi ella di tutti gl'Infedeli, e divenga Santo. A l presente voglio credere che si porti ella bene e che stenda la mano del suo cuore di Ciabuciab (cioè di uno che possiede le virtù in sommo grado e beneficio verso de' Viventi) nel raccogliere i frutti della sua eccellente legge. Mi è giunta la sua lettera assieme con i l Tabacco involto colla purissima carta fatta di lino, e l'una e l'altro è stato di sonrnio mio gradimento. Qua stiamo parimente bene ed in pace. I l libro di Consideratione della nostra legge presentato da lei a Re Mi Vagn poco prima della di l u i partenza da Chussà, quanto l'anno udito e saputo tutti si affaticano per averlo, e con gran compiacimento molti lo leggano di modo che nel mio cuore maggiormente ne provo allegrezza. S i porti dunque bene e viva lungamente senza infermità per propagare l a sua eccellente e Santa Legge. Non manco di fare oratione per lei, perchè si adempisca quanto gli ò augurato conforme i l mio desiderio, ancorché ella dimori i n Regni lontani; non si allontani però dal suo Cuore i l nostro vero Amico, e di quando i n quando la prego a scrivermi. L a lettera non è vuota. Data l i 15 del secondo Mese dell'anno del Bove dell'acqua. = (che per noi era l i 30 Marzo 1733). Tradutione di una Thibet Mi Vagn scritta fetto della Missione, e pal, dove l i fu dal Re ~ Noi godemo al
lettera dell'odierno Re del al P. Francesco Oratio Prericevuta da questi in Nekspedita per espresso: sommo, che Voi Lama Go-
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kar v i portiate bene per gratia di Dio essistente da sé, e che i l nostro corpo sia a guisa del crescere della Luna sino al suo perfetto pieno, sia i l nostro cuore benefico, e giovevole alli viventi nel sbandire i l Vitio, e nell'abbracciare i l cumulo delle Virtù. — Mi è giunta la vostra lettera con l'annessa a quella assieme con l i Vetri, che i l tutto è stato di nostro gran compiacimento, e lo abbiamo gradito al sommo. — Qua ancora stiamo bene per Gratia di Dio essistente da sè; ma però senza zelo di giovare alli viventi e di operare per la legge in bene della nuova Vita. Più però minutamente intenderete dal nostro L a m a Medico. Di nuovo tornate qua presto con altri vostri Lami, che ci sarà di sommo contento e piacere, e successivamente continuate a scriverci agguisa dell'incessante corso del Gange. — L a lettera non è vacua, ma imita con un pane di Thè, ed un velo di seta. Data da Lhassà l'anno del Bove dell'acqua nell'ottimo giorno delli 23 del settimo Mese. = (Per noi l i 23 Agosto 1733). Spiegatione del Privilegio concesso dal Supremo Gran Lama a ' Capuccini per poter fabricare 325/a Convento ad uso ed esercitio della Legge Cristiana. Notitia ed Oracolo di Beza Renvaboba Supremo Gran Lama nelli Regni della Gran Tartaria, dichiarato per Oracolo del Re deir(Eno), cioè dell'Imperatore della Cina: = Ordiniamo e commandiamo universalmente a tutti gli Uomini che stanno sotto i l Sole, et in particolare a tutti i Gnerbà, ai Gnerbà di Lhassà; ai Capi degli Uomini, ai Custodi delle Selve et ad altri Ministri potenti et ordinarj. Commandiamo ancora alli Ministri di qualisia Terribile e Potente et Ordinario, e non molto Potente, ed agli stessi Terribili e Potenti e non molto Potenti; ed ancora a' tutti l i privilegiati, e che godono essentioni per
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privilegj concessi da Noi, o da altri Monarchi, che non proibiscano nè impediscano i n una minima parte i L a m i Gokar Capuccini di fabricare un Conventino assieme con l a Chiesa publica in terreno detto Schiarchiunella avendo dato essi Lami il prezzo di detto terreno alla Vuranga, cioè alla Camera Regia; e concediamo questo privilegio a ' detti Lami Gokar per esser venuti nel Thibet solamente per giovare e far bene a tutti i viventi. Che perciò gli concediamo i l nostro sigillo per fintanto che durerà la Legge del Legislatore. — Onde voialtri Ministri sopradetti, e voialtri Potenti, Terribili et Ordinarj, e non molto potenti, e Voi Thibettani, Cinesi, Tartari, Kor,ed altri universalmente si religiosi che secolari non impedirete detti L a m i Gokhar Capuccini in minima parte, come sopra, nè li fate male, nè alcuna cosa quanto un pelo che sia materia di causar loro inquietudine e disturbo. Non prendete nuove Gabelle o aggravj, che si dovessero imporre sopra gl'altri, ma fate che siano pacificamente trattati e godino la loro quiete, ed imprimetevi nel cuore queste lettere. Scritto e dato dal nostro Gran Palazzo di Fatala l'anno del Coniglio dell'acqua i l dì 17 del mese duodecimo. = (Che per noi era l i 27 Febraio 1724). Questa copia di privilegio del Supremo Onnisciente Gran Lama è stata trovata da me Chiestale Rimbocè uniforme e concordante con Toriginale senza alcun errore, e l'ò autenticata con i l mio proprio sigillo. Spiegatione dell'Instromento dato dalla Camer a Regia nella compra di terreno per fabricar l'Ospitio e Chiesa publica per Missionarj Capuccini per essercitio publico della Fede Cristiana Catolica. = Innocenzo Sommo Pontefice Romano grande ed eccellente Lama, e Vicario di Dio essistente
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da sè stesso, à pagato intieramente diciotto targhe d'argento — cioè dodici benché i l suo valore 5 fusse più di cento targhe — per i l prezzo del ter^r^] reno Sciaretiù nakhà di dodici colonne in quadro (cioè dodici colonne per ogni parte) comprato dalle radici per fabricarvi un'abitatione e Convento per tutti i lami Gokhar Capuccini presenti e fu-a.-..:- turi e che successivamente saranno mandati dal detto Sommo Pontefice Innocenzo, e suoi Successori, come chiaramente apparisce nelli libri Maestri de' Terreni e delle case del Fisco. (Cioè a tenore del diploma del Supremo Gran Lama di .• Beza Renvaboba). Circa poi le Gabelle sia conforme i l significato •'Sì e mente della Oratione de' Supremi piedi (del Gran , Lama). Dato l'anno del Serpe di legno l'undecimo giorS'ìù' no del secondo Mese. = (Per noi l i 8 aprile 1735). = S i nota che Tagn è una moneta ideale chevaie paoli quattro. Questa copia d'Instromento tro. vato da me Kumbà Cembò concordante col suo originale senza alcun errore l'ò autenticata col mio ' proprio sigillo. 326/a
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Spiegatione del Diploma concesso da Telahimbathur Re del Thibet Antecessore del Re presente, a' Missionarj Capuccini di poter fabricare un piccolo Convento e non essere molestati da chi che sia con tutte le essentioni delle Gabelle secondo la concessione del Supremo Gran Lama: = Noi Telahimbathur ordiniamo alli Guerbà di Lhassà alli Capi degli Uomini ed a qualunque Ministro ed Ufficiale, che tutti l i Lami Gokhar Capuccini, l i quali per essere venuti nel Thibet a far bene a tutti l i Tibettani, per aver ottenuto e pagato i l terreno situato nel luogo chiamato Sciarchiù - Nakha verso i l fine di questa città di Lhassà per abitarvi, godino, come concediamo loro l a fa-
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colta, che possìno fabricarvi u n Convento. Ordiniamo e comandiamo a tutti l i sopradetti, ed a tutti gli altri, che non impedischino, nè molestino essi L a m i Gokhar concedendo alli medesimi con questo privilegio i l nostro sigillo, e a confermamento a tenore di ciò che contiene i l Diploma concesso a' medesimi Lami Gokhar Capuccini dal Supremo Gran Lama. — Veruno adunque dia molestia ad essi Lami, ma faccino in modo che ne restino pacificamente. Dato l i 9 del quarto mese dell'anno del Serpe di Legno. = (Che per noi era l i 21 Maggio 1725). — S i deve notare che quando si dice Convento v i s'intende la Chiesa publica, a differenza dell'abitatione e case de' secolari. — Questa copia del Diploma del Re Thelaimbatur trovata da me Kumbà Cembò è conforme all'originale senza alcun errore, e l'ò autenticata col mio sigillo.
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Gl'originali predetti, salvo i l Diploma di poter edificare l a Chiesa, sono in originale i n Casa Olivieri dalla Penna, mentre i Fratelli del Padre Francesco Oratio anno procurato d'avergli per mezzo de' Superiori, ad effetto di conservarne cosi la memoria. I l detto Privilegio di fabricar Chiesa e Convento è scritto i n raso giallo con sette sigilli attorno, tutti di forma quadra. Giunto in Italia Padre Francesco Oratio, ed a Roma, informò a pieno la SS.tà di N.S. dello stato di quella Missione, ed insieme la Sacra Congregazione di Propaganda Fide dalla quale impetrò que' sussidj che sperava: e specialmente ottenne anche da' PP. Superiori del suo Ordine di far scelta di Gioventù Religiosa per servigio della Missione; onde prescelse ventiquattro Soggetti de' migliori ingegni e di perfettione di spirito, che furono stimati proficui a tanta impresa.
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Gli fu ordinato che tornasse alla Padria per rivedere i suoi prima di reinviaggiarsi per Thibet, a che di mala voglia ci condiscese, perchè lontano d'ogni pompa mondana, e d'ogni affettione particolare, da cui per dono di Dio è liberato. Obedì tuttavolta, e di Roma imprese i l camino verso i l Convento di Pietrarubbia, che nella Provincia della Marca è i l più propinquo alla nostra Città, e nel quale i l P. Francesco Oratio erasi vestito Religioso. — I v i giunto con tenerezza riverì quelle Mura che riconosceva per vei^a Padria, comeche suo principio dello Stato Religioso; eravi stato più settimane, e tutt'altro avea i n pensiere che andare a rivedere i Parenti del Secolo. Narra i l P. Sebastiano da San Gianni, allora Guardiano del Convento di Pietrarubbia, che veggendo egli tanto distaccamento del P. Francesco Oratio dalle cose del Mondo, ne restava sommamente meravigliato e compunto, e che spesse fiate gl'andava suggerendo di doversi seco l u i portare a rivedere i suoi; a che i l buon Prefetto rispondeva, che pur si ritrovava f r a suoi Religiosi, che erano i suoi congiunti i n questo Mondo. Laonde i l 327/a Guardiano fu necessitato obligarlo per santa ubidienza andare seco l u i alla Penna. Ubbidì alla fine i l Prefetto perchè non poteva dispensarsene, e giunto alla Città i l di l u i primo pensiere fu quello d'andare ad orare nel Duomo, donde non poteva staccarsi. I l Padre Guardiano lo persuase andarsene a casa de' suoi, che erano ignari dell'arrivo, ed egli pure obedì partendo d'essa Chiesa; e giunto che fu a l palaggìo di casa Olivieri non volle entrarvi, dicendo di dover prima salutare l a Gran Madre delle Gratie Maria Santissima Tutelare della Città, e sua partialissima Avvocata, che i n sua fanciullezza era solito d'ossequiare nella Chiesa degl'Eremitani. Ghlò permise i l Guardiano, che salì le scale per avvisarne i suoi congiunti, che sovra-
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presi da gioia e tenerezza stavano attendendo i l Fratello, ma aspettarono indarno, se i l Guardiano ed essi non fossero andati a levarlo per cosi dire a viva forza dall'oratione. — G l i mottivò i l Guardiano nella sua permanenza fra suoi che stimava bene di farne fare i l ritratto, giacché in Europa egli non sarìa più per tornare per così lasciare espressa ai suoi, alla Padria ed alla Religione una viva idea di sua persona. Saggiamente replicò essere vanità del Mondo, e pensiero lontano dall'instìtuto che professava. — Instavano i Parenti presso i l Guardiano d'ottenere ciò che essi non potevano, ma i l Guardiano che conosceva d'offendere l'umiltà del Padre Prefetto, suggerì stratagemma con che cadauno restasse sodisfatto, come seguì. F u introdotto i l Pittore in casa senza saputa del Religioso, ed in stanza comoda da vedere e non essere veduto lo veniva delineando, sinché a bello studio era trattenuto i n spirituale colloquio, del quale sommamente si compiaceva. Tutta l a Padria gioì di rivedere un tanto Uomo di essa benemerito, e della Religione Cristiana. 328
Partì alla fine lasciando di sè vivo desiderio a' suoi Congiunti ed a tutti i Concittadini, tornatosene a Pietrarubbia, ed indi a Roma. I v i attese a ordinare quelle cose che per lui e per i Compagni abbisognare poteano per viaggio, e nel congedarsi dal Sommo Pontefice fu confirmato nella sua carica di Prefetto, e dichiarato Vicario Apostolico, e Nuntio Pontificio presso la Corte del Thibet. S i congedò anche dal Sacro Collegio de' Cardinali, che in buona parte col Pontefice lo regalarono di cose confacenti da presentare a quel Re, e suoi Ministri a Lhassà. S i segnalò fra gl'altri l'E-mo Belluga che gli fece anche somministrare danari in maggior copia di ciò che gl'avea assegnato per sostentamento e pe' Viatici suoi e degl'altri Padri la Sacra Congregatione di Propaganda. Consistono
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i regali i n ventisei cassoni di robbe, de' quali sei sono ripieni di caratteri per stampare, non essendovi i n que' Regni l'uso di stampare: e dicono che le lettere sono quasi che cento figure differenti da mano maestra benissimo intagliate. : I l ritomo i n Europa del P. Francesco Oratio consolidò la Missione del Thibet per gl'aiuti sudetti, e pareva che così convenisse sendo che l u i ^ era stato che Tavea stabilita col publico essercitìo della Religione. Quei Popoli nel Morale anno costumi umanissimi, con religioni ,ed una sorta di Sacramenti, • adoratione d'una Trinità di Dio, ma con mille ati tributi d'imperfettione, che a l Sommo nostro Creatore non convengono; onde pare che abbino u n Reliquato di Legge Cristiana commista però dalla Barbarie cogl'errori del gentilesmo, onde sentano volontieri i nostri libri spirituali, e si dilettano molto della conversatione de' Religiosi medesimi: anno però commune per così dire con tutti gl'Orientamenti quella bestiale opinione di Pittagora 328/a della Trasmigratione dell'anime, che difficilmente glisì può persuadere i n contrario.
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il montefeltro
nell'alto
Congetture
sull'origine
medioevo della
Diocesi
1) Premessa; 2) Pentapoli originaria e Alpi Appennine; 3} L'evangelizzazione nel Montefeltro; 4) Montefeltro e Ravenna nell'alto Medioevo; 5) Rapporti fra Papato e Longobardi fra il VI e VII secolo; 6) Il problema delle Pievi; 7) Le Pievi nel Montefeltro; 8) Le Cappelle nel Montefeltro; 9) Un esempio di localizzazione longobarda; 10) Conclusione.
1. Dalla morte di Mons. Antonio Bergamaschi (1966) — in omaggio all'orientamento generale di contrarre i l numero delle diocesi italiane, adottato dalla S. Sede — i l Montefeltro non ha (e forse non avrà più) un proprio vescovo, essendo attualmente Amministratore Apostolico i l Vescovo di Rimini. Così dopo le controversie sullo spostamento della sede da S. Leo a Pennabilli (sec. X V I ) e in vista della definitiva inevitabile soppressione, non rimane che cercare di approfondire le cause del suo sorgere e del suo primo fiorire. Peraltro i l tentativo di delineare un quadro storico della vita e degli eventi che interessarono i l Montefeltro nell'alto Medio E v o (secc. V I - X ) , incontra ostacoli pressoché insormontabili, stante tuttora la quasi assoluta mancanza di fonti coeve, soprattutto per ciò che concerne l a conoscenza di atti pubblici e privati. Di converso, si è avuta tutta una storiografia locale talora semplicemente oleografica, talora marcatamente polemica, la quale troppo spesso, proprio a causa della mancanza di documenti, ha raccolto — e spesso anche creato — una miscellanea di notizie, di leggende, di tradizioni scarsamente attendibili al vaglio della critica. Premesso questo, però, non è detto che non sussista qualche possibilità di aprire spiragli di storia, tramite l'analisi delle poche fonti riferibili a quell'epoca, comparate f r a loro e con le fonti di epoche immediatamente posteriori, le quali pure possono essere considerate spesso sotto i l profilo di una ipotizzabile ed indiziaria consequenzialità di precedenti fasi evolutive. Questo studio non porterà certamente a risultati definitivi e incontestabili. Anzi, date le premesse e la impostazione problematica, non potrà che generare conclusio-
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ni da considerarsi a loro volta, come spunto, come stimolo, come nuova premessa per ulteriori approfondimenti e per incentivare più fruttuose ricerche. I n realtà, le ipotesi formulate e le tesi sviluppate potranno trovare una eventuale loro più convincente dimostrazione, in sede di verifica, solo nelle singole analisi particolareggiate ed in una sintesi comparativa di auspicabili future ricerche archeologiche, specie i n quelle zone che rivelano indizi sicuri di insediamenti umani altomedioevali.Impensabili nel -contesto socio-culturale attuale, i n un futuro imprecisabile queste ricerche potranno anche essere oggetto di inimmaginabili interessi verso la conoscenza della storia locale, da parte delle generazioni future.
II. Innanzitutto la tematica proposta rivela già un carattere dì opposizione ad un orientameento, sempre acriticamente accettato dalla secolare storiografia che, direttamente o indirettamente, ha avuto i l Montefeltro fra i margini di interesse (1). Salvo rare eccezioni, per lo più limitate a questioni
(1) S i citeranno, fra gli autori più antichi: H O R A T I O O L I V I E R I ; Monimenta Feretrana (a. 1664), tradotti e pubblicati da G. Ginepri, Pennabilli 1880; G. B . M A R I N I , Saggio dì Ragioni della Città di S. Leo, detta già Monteferetro, Pesaro 1758; A. M. Z U C C H I T R A V A G L I , Animadversioni sull'Apologetico Feretrano e sul Saggio di Ragioni dell'Arciprete Marini di S. Leo, (noto impropriamente come Storia Ecclesiastica del Montefeltro), Venezia 1762; idem, Raccolto Istorico, ovvero Annali del Montefeltro, ms. in Arch. Com.le Pennabilli; P. A. G U E R R I E R I , Della Carpegna ahellita et del Montefeltro Illustrato, in particolare la parte I I I , di cui i primi tre capi editi da F . Manduchi, Rocca di S . Casciano 1924, ed i rimanenti sette inediti in Arch, Com.le Pennabilli.
CESENA
6 URBINO
^ pievi
ANTICA C I T T A DI 6
CASTELLO
DI
DIOCESI
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incidentali o adombrate di riflesso (2), i l Montefeltro — cioè quella subregione compresa fra l a riva sinistra dell'alto Savio e la sponda destra dell'alto Foglia — è stato sempre considerato come territorio rimasto incluso, di diritto e di fatto, nell'area di influenza della Pentapoli (3), e come tale, per tutto l'alto medioevo, soggetto alla influenza ed alla giurisdizione civile e religiosa dell'Esarcato bizantino o della Chiesa ravennate. Indubbiamente, quando la Pentapoli fu istituita, e comprendeva effettivamente le « cinque città » costiere (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona), i l suo territo-
(2) Hanno accennato a sia pur tarde occupazioni longobarde del Montefeltro: C. S I G O N I I , Historiarum de Regno Italiae, Bononiae M D L X X X , pag. 305: L . T O N I N I , Della Storia sacra e cù vile riminese, voi. I I , pag. 239, Rimini 1856. (3) Tralasciando gli altri studiosi, fra cui i locali, sarà sufficiente ricordare che accoglie questa tesi anche C. M A N A R E S I , Il Placito Feretrano, in Studi Romagnoli, V i l i (1957), pag. 501. Più recentemente, anche A. Guillou, Régionalisme et indepéndance dans l'Empire byzantìn, Roma 1969, pag. 46, 183. I l problema della Pentapoli è indubbiamente complesso. Basti pensare agli aspetti sollevati da C. D I E H L , Etudes sur l'administration byzantine dans VExarchat de Ravenne, Paris 1888, pag 3-11-56. Sebbene i l termine Pentapoli compaia nel Liber Pontificalis solo nell'anno 692 (pag. 691), era sicuramente in uso anche prima. Così, già nel 680, i vescovi delle « civitates » litoranee si qualificavano come appartenenti alla provincia Pentapolense. Cfr. MANS I - C O L E T I , Sacrorum Conciliorum Nova et Amplissima ColleClio, T . X I , Florentiae 1755, coli. 311-775. Così i l Catalogus Provinciarum Italia (posteriore al 613) ne testimonia l'esistenza. Cfr. M. G. H., Script. Rer. Lang. et Italie, saecc. V I - I X , pagg. 188-9. Sembra logico, quindi, riferire la costituzione di questa Provincia bizantina al tempo delle guerre gotiche. L'annonaria Pentapolense, invece, dovette costituire una ulteriore ripartizione della PentapoU, proprio per fronteggiare permanentemente l'invasione longobarda che premeva dalla Tuscia verso l'Adriatico. Recentemente N. A L F I E R I , La Pentapoli Bizantina d'Italia, in Corsi di cultura sull'arte ravennate e bizantina, Ravenna 1973, ha proposto nuovi problemi e nuove indicazioni.
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rio si estendeva anche nei rispettivi retroterra, fino allo spartiacque appenninico, lungo tutte le vallate dei cinque fiumi — Marecchia, Foglia, Metauro, Cesano, Esino — che, grosso modo, sfociavano rispettivamente nelle vicinanze di tali città. Dunque, i l Montefeltro poteva ben essere compreso nella Pentapoli originaria. Però si può rilevare che, allora, la Pentapoli non era una circoscrizione amministrativa, bensì una unità strategico-militare, proprio per essere sorta all'epoca delle guerre gotiche. I n merito a ciò si tenga conto che i n precedenza, almeno fin dai primi decenni del V° secolo, tutto i l territorio più settentrionale di quella che fu poi l a Pentapoli faceva già parte di una ben precisa regione amministrativa dell'Italia del basso Impero, cioè l a Flaminia (4). Questa regione, pur ricordata dall'Anonimo Ravennate (fine sec. V I I ) (5) e da Paolo Diacono (sec. V I I I ) , in realtà ai loro tempi non esisteva più: viene menzionata solo per discendenza di questi autori da fonti più antiche, anteriori alla metà del secolo V F ( 6 ) . Forse, proprio a causa dell'oscurità di queste fonti, mutata nel frattempo la situazione politica, si ha un passo dello storico dei Longobardi tutt'altro che chiarito. Stando a Paolo Diacono, dunque, al tempo dei Longobardi, una nuova provincia si stendeva sul crinale dell'Appennino, dal Frignano ad Urbino, comprendente una
(4) Cfr. M. D E D O M I N I C I S , «Le Regiones suburbicarie» del basso Impero, in Atti del V° Congresso Intemaz. di Studi Bizantini, 1936, Roma 1939, pagg. 100 ss. Cfr. anche Enciclopedia Italiana, voce Pentapoli, T. X X V I , pag. 698, Roma 1949 (A. Campana). (5) Ravennatis Anonymì et Guidonis Geographica, a cura di Pinder e Parthey, Aalen 1962 (anastatica), A. IV-29 G. 66, pagg. 247-501. (6) Presumibilmente i l Codice Matritensis (sec. V I L V I I I ) , pubblicato da W. Waitz in appendice alla Historia Langobardorum Pauli Diaconi, in M. G. H . Script. Rer. Lang. et Italie, saecc. V I - I X , Hannover, 1878, pagg. 188-89.
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parte della Flaminia. E r a questa la provincia delle cosiddette Alpi Appennine.Val la pena trascrivere i l passo: « Hae apenninae alpes per mediam Italiam pergentes, T u siciam ab E m i l i a , Umbriamque a Flaminia dividunt. I n qua sunt civitates Ferronianus et Montepellium, Bobium et Urbinum, nec non oppidum quod Verona appellatur » (7). S i rileva che sono stati citati solo i capisaldi terminali di questa regione montuosa: Frignano e Montebello, da una parte, Bobbio e Urbino dall'altra. I l Montefeltro, dunque, come territorio era inequivocabilmente incluso i n tale nuova provincia, anche se non citato. Ma questa lunga, apparentemente irrazionale, circoscrizione di confine, come e perchè era nata? F u una provincia limitanea bizantina a difesa della Flaminia contro l a Tuscia Langobardorum, come finora tutti hanno ipotizzato, o non fu forse una nuova provincia longobarda, formatasi a seguito della sottrazione di territori allo stato bizantino? Oppure una provincia « cuscinetto » frutto di un compromesso, a popolazione mista, e forse con un concordato sistema di amministrazione? Coloro che aderiscono alla prima ipotesi (8), non sanno i n realtà
(7) H . L., 11-18, in M. G. H.,cit., pag. 83. Sulla identificazione del castrum Veronae con la tardomedioevale Massa Verona o Verna (Pieve S. Stefano), è fondamentale i l breve saggio di P. F A B R E , Une Ville de Paul Diacre, in Melanges d'archeologie et d'histoire, X I I I (1893), Paris-Rome, pagg. 381-95. Sì confronti anche la descrizione del codice Matritense: « Septima provincia in Appenninis Alpibus computatur, quae unde originem capiunt ubi Alpes Cottiae finiuntur. Hae Alpes Apenninae per mediam Italiam pertingentes, Tuscia ab E m i l i a et Umbria a Flaminia dìviduntur. I n qua sunt Ferronianum et Montebellium, Bovium et Orbinum, nec non et oppidum quod Verona appellatur». (8) A questa opinione aderisce A. S O R B E L L I , La Provincia delle Alpi Appennine, in Archiginnasio, Bologna 1934, pag. 385. Già Agathia (vissuto nella I I metà del sec. V I ) aveva scritto « La catena delle Alpi elevandosi nel mezzo, separa la regione Tuscia dall'Emiha». cfr. Agathiae Scholastici, De Imperio et Rebus gestis Justiniani Imperatoris libri quinque, Venetiis M D C C X X I X ,
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spiegarsi la strana denominazione di questa parte montana da quella valliva e di pianura. Non sanno nemmeno spiegarsi i l perchè le fonti dell'Anonimo Ravennate parlano della « Annonaria Pentapolensis », comprendendovi
pag. 16/D con testo greco e latino. Confrontando questo passo con quelli di Paolo Diacono e del Codice Matritense sopra citati, anche a noi è sorto i l dubbio circa una fittizia esistenza delle Alpi Appennine^ dovuta ad una malintesa interpretazione di autori precedenti, i quali potevano anche aver indicato i monti delle Alpi Appennine solamente come elementi di confine, senza intendere affatto che essi costituissero una « provincia di confine ». Tuttavia, fino ad ulteriori probazioni in senso contrario l a nostra opinione è che questa provincia è troppo ben individuata come definizione onomastica ed h a troppo ben precise indicazioni topografiche perimetrali, per essere una semplice svista di un autore « longobardo ». L a questione del sorgere della Provincia delle Alpi Appennine è aperta da secoli; cfr. T . M O M M S E N , Die Quellen der Langobardengesch.des Paulus Diaconis in Neues Arch., V, 86-87; W. WAITZ, Zur Frage nach Quellen der Historia Langobardorum, ibid 415424; R E U M O N T , Gesch. der Stadt Rom, I I , Berlin 1870, pag. 59-60, ove s i presuppone che ai tempi di Giustiniano ci fosse una r i forma provinciale e che alle 18 Provincie che enumera Paolo Diacono furono sostituite 18 nuove Provincie, cioè quelle stesse che elenca l'Anonimo Ravennate. Strano è che nessuno, ci risulta, abbia adombrato l'ipotesi che potrebbe anche avere rilevanti motivi di interesse: che cioè questa provincia era sì bizantina, m a creata per gli stanziamenti dei longobardi, e dei loro consociati, che furono al seguito dei bizantini come mercenari in oriente, e poi rientrati nel 591 sotto i l duca Nordulfo in Italia. Cfr. M. G. H., Epist., I l i Epist. Austr. n. 40 pag. 147 « gloriosus Nordulfus patricius cum dominorum nostrorum grafia in Italia veniens, omnes suos homines ad serviendmn serenissimi nostri domini recollegit diversasque civitates ciun Ossone viro glorioso et romano suo exercitu, nostro cum Consilio reparavit etc. ». Questi, oltre ad essere sparpagliati per la Pentopoli (cfr. A. P O L V E R A R I , Una Bulgaria nella Pentapoli, Senigallia 1970), potrebbero ben essere s t a t i utilizzati, come fronte strategico contro i longobardi della Tuscia, a difesa dell'Esarcato: longobardi immunizzati da un lungo contatto con gli eserciti bizantini, contro longobardi liberi dei ducati. E ' questa, però, una tesi che — valida per altre zone umbro-marchigiane — incontra
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anche la parte più alta (cioè a nord del fiume Cesano), quando le fonti di Paolo Diacono includono i l territorio compreso fra Sarsina e Urbino in un'altra regione chiamata delle « Alpi Appennine ».Peraltro, anche i l fatto che questa provincia delle Alpi Appennine, non solo strategica, ma anche amministrativa, comprendesse altresì l'alta V a l Tiberina (Val Verona), verosimilmente già longobarda (9), fa propendere per la seconda tesi, rivelando una linea di confine fra longobardi e bizantini che progressivamente si era andata spostando a oriente, oltre lo spartiacque a favore dei primi, fino a comprendere i l territorio di Bobbio (Sarsina) e Urbino. F r a i due c'era anche i l territorio del Montefeltro, presumibilmente non ancora diocesi. Al passo di Paolo Diacono sulle Alpi Appennine, fa riscontro un'altra testimonianza che attende ancora una appropriata analisi critica: cioè la « provincia castellor u m », di cui parla l'Anonimo Ravennate. Infatti, secondo costui, — che scrive verso la fine
varie incongruenze se riferita al Montefeltro (le dedicazioni delle chiese, specie a S. Donato; il castrum arimannorum; la scarsità di dedicazioni a santi di venerazione longobardo-bizantina, come S. Giorgio e t c ) . L'argomento meriterebbe un ben più ampio approfondimento. (9) S. M O C H I - H O N O R Y , Congetture sulla data del passaggio del Castrum Pelicitatis alla definitiva dominazione longobarda, in Rivista del diritto storico Italiano, voi. I I I , Fase. I , Roma 1930, pag. 174, data l'occupazione della V a l Tiberina fra i l 711 e i l 714. Ma, stante anche qui il fenomeno delle dedicazioni longobarde ariane e delle chiese a coppie (da lui non considerato), vien spontaneo pensare che l'invasione ebbe luogo prima della conversione dei longobardi, cioè prima del 660-71, alla fine del secolo V I o, tutt'al più, in piena restaurazione rotariana (636 ca.). F . S C H N E I D E R , Die Reichvervi^altung in Toscana von der Griindung des Langobardenreiches bis zum augang der Staufer (5681268) Rom 1914, pag. 53 e 95. B . F E L I C I A N G E L I , Longobardi e Bizantini lungo la via Flaminia nel sec. VI, Camerino 1908, pag. 18, fa risalire l'occupazione della alta valle del Tevere agli anni 569-70, cioè in concomitanza col sorgere del ducato di Spoleto.
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del V I I " secolo, ma su fonti della fine del V I " —, « verso il grande mare Adriatico v i è la provincia della Flaminia Ravennate e poi, sopra la stessa Pentapoli, la provincia della Annonaria Pentapolense, cioè la Provincia dei castelli, la quale così era chiamata dagli antichi» (10). Quale era, dunque, — ancora alla fine del secolo V F — questa nuova Pentapoli, specificata come Annonaria, che gli antichi chiamavano provincia dei castelli e che era situata « sopra » la Pentapoli? L a stessa localizzazione data dal geografo, e la caratteristica peculiare dei « castelli », dovrebbe ben far contraddistinguere i n essa la parte piti orientale di quella arcaica provincia delle Alpi Appennine ricordata dalle fonti antiche, alle quali attinse Paolo Diacono. Per una conferma, si noti i l metodo discrittivo deldell'Anonimo: prima elenca la città della costa adriatica, fino alla Sicilia, per poi risalire alla Liguria (11); poi passa ad enumerare per ordine le città interne della E m i l i a fino a « Cesina, et desuper Sesena, Monte Feletre, Orbino, Foro Semproni, Intercissa, Gallis, Luciolis, Eugubio . . . »: questa era dunque la antica « provincia castellorum », e già alla fine del secolo V F Pentapoli Annonaria. Ma come conciliare queste denominazioni apparentemente contrastanti con quella delle « Alpi Appennine »? Al riguardo occorre precisare i « tempi » i n cui nascono le singole denominazioni e gli angoli di visuale dai quali vengono tramandate agli scrittori posteriori che le recepiscono, senza precisarle.
(10) A N - I V , 29. pag. 247. Peraltro Guido Geografo, che deriva dall'Anonimo, identifica le due Pentapoli,mentre lascia individuata e sussistente la « provincia castellorum » cfr. nota 16, pag. 247. Questa antica provincia dei castelli era già la parte «Annonaria» della Pentapoli alla fine del V I secolo (Annonaria Pentapolensis) e in un certo senso divenne l a matrice della pentapoli montana dei secoli seguenti. (11) A / I V - 31.
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Sembra ormai assodato che la resistenza bizantina di fronte alle prime masse d'urto longobarde (572-576), si attestasse sulla linea appenninica e dell'alto Tevere, intercalandola con una serie di « c a s t e l l i » (12). Difesa da truppe di stanza, proprio al tempo della riorganizzazione delle Provincie italiane (13), appare chiaro i l nascere di una provincia nuova, scissa dal territorio della Pentapoli, cioè la « Pentapoli Annonaria »: annonaria, perchè in essa le « annonae » erano destinate per i l mantenimento dei soldati (14). Le fonti, alle quali attinse un secolo dopo l'Anonimo Ravennate — di matrice bizantina —, non potevano che ricordare così quell'antica provincia strategica, già — prima che sorgesse — denominata « regione dei castelli » (15). Successivamente, nonostante le tregue ed i trattati di pace, varie volte conclusi fra bizantini e longobardi, la guerra in efEetti perdurava, fors'anche sotto forma di guerriglia, specie nei distretti montani: in questa situazione fluttuante, i limiti di frontiera avanzavano o arretravano in corrispondenza dei risultati più o meno positivi di ciascuna campagna di guerra. Così troviamo interrotto i l corridoio dell'alta valle del Tevere dall'occupazione longobarda (a. 599) (16), tanto che l'iter per Ravenna, da
(12) C. Diehl, cit. pag. 11. (13) ivi pag. 20 (14) R E 12 col. 2316-20 v. Annona, Stuttgart 1894. E ' impensabile che una regione povera e montuosa, come la Pentapoli Annonaria, possa essere considerata come fornitrice di vettovaglie alle altre regioni ed alle città dì pianura, come pure pensano la maggior parte degli studiosi. Cfr. De Dominicis cit., pag. 105, nota 5. Per una appropriata interpretazione della voce « annona » nell'alto medioevo, sarebbe p i ù indicativo rifarsi al cap. C L I X dell'Editto di Lìutprando dell'anno 713, che s'intitola « De Annona Comacinorum », in cui « annona », appunto, va riferita alla remunerazione parziale dei maestri muratori con derrate alimentari. (15) L a voce « castellum » è t ì p i c a m e n t e termine militare bizantino. (16) Greg. M. E p . I X 87-88.
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Gubbio deve riconvergere di nuovo su Luceoli-Furlo-Fano, nel frattempo riconquistati dall'Esarca, Ecco dunque che questa nuova zona di conquista longobarda, altotiberina e appenninica, si tramanda dalle stesse fonti longobardiche — alle quali attinse Paolo Diacono — come la provincia longobarda delle « Alpi Appennìne ». Non c'è, in effetti, come rileva i l Diehl (17), piena corrispondenza fra le Alpi Appennine e la Pentapoli Annonaria, quale voleva i l Fabre (18). Tuttavia si p u ò ben rilevare che vari territori settentrionali della Pentapoli Annonaria (Sarsina, Urbino e quindi Montefeltro), risultavano inclusi nella parte meridionale delle Alpi Appennine. Ciò stante, è difHcile spiegare altrimenti l'apparente contraddizione, se non facendo ricorso al diverso angolo visuale delle fonti di cui s'è parlato, focalizzate in tempi assai vicini fra loro. Alla fine del sec. V I F , l'Anonimo Ravennate ricorda ancora l'antica denominazione della Annonaria Pentapolensis, proprio allorché si erano ricostituite le due Pentapoli, risorte, o col nome unificato di Decapoli (19), o con quelli di Pentapoli marittima e montana (20), ma non più di « annonaria » —• i l cui significato nel campo amministrativo era ormai sconosciuto e non rispondente alle nuove realtà, bensì con un significato proprio, reso concreto dalle « civitates » nel frattempo sorte, fra cui quella di Montefeltro. I n fatti, in quei cento anni fra la seconda metà del secolo V I e la fine del V I I , quel Montefeltro, già castello, è diventato una « civitas », cioè sede di una nuova diocesi.
(17) (18) (19) (20)
pag. 61 nota 6. pag. 401 nota 6. Migne P. L . L X X I X 1519. Cod. Carol. cit. 56; Liber Pont. cit. 213.
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III. Occorre rilevare che le prime notìzie sicure su tale vescovato non risalgono oltre l ' V I I F secolo (21): ciò che si vuole tentare di scoprire è l'esistenza di qualche fonte indiziaria che ce lo segnali presente anche nel V I I secolo, stante che non lo troviamo sicuramente esistente nel VI° secolo (22). I n tale epoca, infatti, lo storico Procopio (23) cita Mons-feretron (l'antico nome di S. Leo), come sede di castello e non di « civitas ». Ancor prima, (poco dopo i l 511) Eugippio Monaco, nella Vita di S. Severino aveva scritto: Montem
« Sancii Felethem,
itaque
corpusculum
miiltis
emensis
ad
castellum
regionihiis,
nomine apportatum
est » (24). E proprio qui, in questo castello i l santo avrebbe operato i l miracolo di ridonare la vista al un cieco. Ma già l'Anonimo Ravennate, geografo della fine del V I I secolo (25), designa come « civitates » tutte le sedi
(21) F . U G H E L L I , Italia Sacra, (addito N. Coleti), T. I I , Vene1717, col. 844 ss. (22) Cfr. F . L A N Z O N I , Le diocesi d'Italia dalle origini al secolo VI, Faenza 1927, pag. 819. (23) P R O C O P I O D I C E S A R E A , De Bello Gothico, p. I I a cura di D. Comparetti. Roma 1898, pag. 701. (24) E U G I P P I U S A B B A S , Opera Omnia, Vita S. Severini, in P. L . a cura di J . P. Migne, t. L X I I , cap. 53, col. 1197, Lutetia Parisiorum 1863. (25) Anonymi cit. A / I V - 33, pag. 273. T. M O M M S E N , Veber die Ravennatiche Cosmographie, in Berichte der Sachs Gesellsch. der Wiss., 1851, pag. 80 l'attribuisce alla fine del sec. V I I , esemplata per lo p i ù in testi anteriori. Diehl cit., pag. 20 nota 2, riferisce la stesura verso il 673, con basi su documenti p i ù antichi, anteriori comunque al 640. Peraltro, sorgono perplessità da un documento degli anni 715-25, in cui un Presbytero Lupicìno dà in locazione due « monasteri », di S. Leone e di S. Severino, con le loro pertinenze, situati « intra castrum Monteferetro » (ex Gregorio resistro). P H . JAFFÉ, Regesta Pontiftcum Romanorinn, t. I , Lipsia 1888, n. 2193, pag. 225. Strano documento questo, che localizza « dentro » il zia
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vescovili della Flaminia, fra le quali cita anche Montefeltro. Ora è noto che i l conferimento della sede vescovile ad un centro, comportava di diritto i l titolo e la dignità di « civitas ». Quindi, questa fonte rappresenta già una base notevole di presunzione circa i l sorgere della diocesi di Montefeltro attorno al V I I secolo. Tuttavia, ciò che fa pensare, è i l fatto che la sua istituzione dovette essere voluta dalle a u t o r i t à ecclesiastiche, per ragioni eccezionaU, tali da far disattendere i rigidi canoni approvati nel concilio di Sardica (a. 343) e in quello di Calcedonia (a. 451): in essi, infatti si stabiliva che non era lecito eleggere un A/escovo « in vico aliquot
aiit in modica
auctoritas
»
civitate,
ne vilescat
nomine
episcopi
et
(26).
Montefeltro era sì un forte castello, ma aveva una modestissima comunità, al pari degli altri capoluoghi delle diocesi della regione appenninica. D'altra parte veniva ad essere posto a capo di un territorio completamente montuoso, poco popolato, con borghi estremamente frazionati lungo i crinali e le vallate di ben cinque corsi d'acqua autonomi, dove le vie di comunicazione, tolto lo scarsamente studiato Iter Tiberinum (27) da Rìmini ad Arezzo
castrum anche S. Severino che, notoriamente, è il luogo sacro separato di circa 500 metri dal masso leontino da una franosa vallata: si sarebbe quasi portati a credere che questa valle si sia aperta a causa di successivi movimenti di scoscendimento, e che, a quell'epoca, la rupe di S. Leo fosse ancora unita al Monte di S. Severino. (26) Cfr. E . D U P R É - T H E S E I D E R , Vescovi e Città, in Atti del I V Convegno di Storia della Chiesa in Italia (Roma 1961), Padova 1964, pag. 64. (27) I l cosiddetto « iter tiberinum » strada romana che p i ù propriamente forse dovrebbe essere chiamata « via Aretina » collegando Rimini ad Arezzo attraverso la vallata del Marecchia, è sicuramente segnalato da varie « mansiones »: a Secchiano (vicus Titiensis?) cfr. G. S U S I N I , Pitinum Pisaurensis in Athenaeum (1957) pag. 10; alla Pieve della Messa (Pantiera?); a Molino di Bascio, cfr. A. A L E S S A N D R I . / municipi di Sarsina e Mevaniola,
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non presentavano reticoli degni di nota, specie sul piano dei collegamenti intervallivi. E ' inconcepibile, quindi pensare che l'episcopato sia stato istituito per ragioni ben programmate, in vista di una progressiva evangelizzazione di tutta la zona: tale evangelizzazione sarebbe stata ovviamente ben più logica, se irradiata da almeno tre distinti epicentri, quali potevano essere le città terminali delle singole vallate: Cesena, Rimini, Pesaro, o forse meglio Urbino. Oltre a ciò, dato che la diocesi di Montefeltro dovette formarsi fra i l V I " e i l V I F secolo, è evidente che la evangelizzazione delle popolazioni romane autoctone si era già compiuta molto tempo prima: almeno dalla fine del V° secolo. Non l'evangelizzazione primaria, dunque, ma ben altre ragioni dovettero presiedere alla formazione della diocesi di Montefeltro. Nel processo d'evangelizzazione delle popolazioni del Montefeltro, molte leggende sono state create, anche ab antiquo, ma comunque non risultano anteriori al sec. X (28); tutti gli storici posteriori non hanno fatto altro che riallacciarsi ad esse. Non documentabile la leggenda di S. Apollinare, discepolo di S. Pietro e protovescovo di Ravenna (29), sot-
Milano 1928, pag. 70; a Rofelle di Badia T., dove ancora c'è la base di un'ara votiva con « patera » e « urceus » davanti alla chiesa di S. Maria Assunta e dove il parroco ci ha mostrato tubi di piombo scavati nel terreno antistante la chiesa. (28) B . H . L . 3276 (S. Gaudenzio di Rimini); B . H . L . 5932 (S. Mercuriale di Forlì); B . H . L , 1836-4830-4852 (S. Leo e S. Marino). Cfr. L A N Z O N I cit. I I , pag. 708 ss. Anche F . L A N Z O N I , Genesi, svolgimento e tramonto delle leggende storiche, c.d.V. 1925, pag. 209. (29) G. L U C C H E S I , Lo stato attuale della questione nella leggenda della Missione Pietrina di S. Apollinare, in Atti dei Convegni di Cesena e Ravenna (19664967), Cesena 1969, pag. 371 ss.
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toposte ad analisi critica quelle di S. Marino (30) e S. Leo, fra esse coliegate, nessuno ha più tentato di approfondire l'epoca in cui m a t u r ò i l fenomeno della rivoluzione religiosa nel Montefeltro, che segna i l passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Tralasciando, quindi, una presunta ma improbabile azione dei successori immediati degh apostoli nel Montefeltro, riscontriamo, come era logico pensare, che neppure l'Editto di Costantino (a. 313) poteva avere inciso in maniera determinante nel processo di cristianizzazione dei pagani a livello periferico: basterà esaminare i due titoli di Sestino ( C . L L . 5996) (31) di uguale testo, riferibili inequivocabilmente all'anno 375 d. Ch. I n essi « votivitate et tota mente devota », si pone una lapide dedicatoria al G E N I U S C U R I A E . L a religione romana aveva dunque salde radici nei municipi e nei pagi, anche di questo nostro Montefeltro. È noto, per di più, un rescritto di Teodosio che vieterà queste pratiche di culto, confermandone così la persistenza. Solo con Onorio I I (402), si inizierà l a irradiazione religiosa nel retroterra fra Roma e Ravenna. Dunque, solo nel secolo V" si avrà una effettiva e sistematica evangelizzazione anche nel Montefeltro. A conferma sembra anche porsi un bassorilievo esistente in Sestino. S i tratta di una stele più antica, scalpellata nelle primitive figure pagane, ed istoriata con scene di martiri cristiani in mezzo ai leoni dell'anfiteatro. I l Minto (32), con acute osservazioni, v i ha intravisto
(30) P. A E B I S C H E R , Essai sur l'histoire de Saint-Uarin des origines à l'an Mille, Saint Marin 19ó8, pag. 25 ss. (31) R. R U G G E R I , Antichità Sestinate, Macerata F . 1967, pagg. 47 e 58. Sulla datazione di un tempietto rotondo, i cui resti sono venuti alla luce a Sestino, e che è riferibile al V secolo, cfr. M. S A L M I , L'edifìcio Paleocristiano di Sestino, in Palladium, 1936 pagg. 11-12. (32) A. M I N T O , Sestinum, Roma 1940, pag. 27.
S. Angelo in Campo (Belforte Isauro), parete
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la mano di un artefice locale del V° secolo, ispiratosi al martirio di S. Apollinare, o forse meglio ai martiri circensi romani. Tutto ciò, comunque, rappresenta un valido indizio, per poter determinare i l periodo dell'evangelizzazione del Montefeltro, come riferibile al secolo V dopo Cristo. Con ciò resta sempre aperto i l problema che la diocesi ancora non esisteva: quali furono dunque le cause che originarono tale istituzione, ed in quali epoche essa sorse?
IV. Dopo quanto si è esposto in precedenza, e sulla base di quanto si analizzerà in seguito, non è azzardata l'ipotesi che la diocesi di Montefeltro fosse stata istituita poco tempo dopo che i Longobardi di Arezzo invasero l'alta valle del Tevere, travalicando lo spartiacque appenninico. Tutti gli storici hanno parlato di sporadiche incursioni di longobardi fino a Ravenna (33), ma nessuno finora ha mai ipotizzato una loro conquista permanente del versante adriatico dell'Appennino (34). D'altra parte si ha un documento che sembra esclu-
(33 H . L . , I I I , 13. I n merito al sorgere del ducato dì Spoleto, ed all'incursione di Faroaldo fino a Classe, vedasi la tesi di G. P. B O G N E T T I , Tradizione longobarda e politica bizantina nelle origini del ducato di Spoleto, ora in « L'Età Longobarda », I I I , pagg. 441 ss., Milano 1967. C. G. MOR, Gli ordinamenti territoriali etc. in Atti del I I I Conv. di Studi Umbri, Perugia 1966, pagg. 103 ss. Da parte nostra sì aggiungerà solo che in pieno Montefeltro, (e in un saggio successivo si cercherà di farne la localizzazione) ancora nel secolo X I I I esisteva un C A S T R U M ARIMANNORUM. (34) Recentemente, A. P O L V E R A R I , Una Bulgaria nella Pentapoli cit., ha acutamente riproposto il problema, pervenendo a conclusioni che si distaccano nettamente dall'orientamento dominante.
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dere ogni supremazia della chiesa di Ravenna sul vescovato di Montefeltro prima del X I secolo. Infatti Papa Gregorio V , nel 997, restituisce a Giovanni arcivescovo di Ravenna la Chiesa di Piacenza, e gli sottopone, (per la prima volta, dunque), l'episcopato feretrano (35). Con riferimento al caso contestuale di Piacenza, non è credibile che, qualora vi sia stata una dipendenza precedente del Montefeltro come suffraganeo di Ravenna, già se ne fosse perduta la memoria. I l fatto che questa Chiesa possedesse, già ben prima del 997, e continuasse a possedere anche dopo, alcuni frazionati possedimenti nel Comitato di Montefeltro, r i salenti al I X secolo, considerata la esigua entità degli stessi, in rapporto alla globalità del territorio, conferma l'ipotesi che la Curia di Ravenna non aveva una supremazia politico-amministrativa, nè religiosa, n)B giurisdizionale sul Montefeltro, ma solo beni patrimoniali vari, pervenuti ad essa, verosimilmente, tramite elargizioni saltuarie ed occasionali, specie « p r ò remedio animarum » (36). Peraltro, non è facile stabilire quale effettività o velletarismo possa attribuirsi ad un documento dell'anno
(35) J . P. M I G N E , P. L . t. C X X X V I I , col. 919. Vedasi anche M. M A Z Z O T T I , La provincia ecclesiastica ravennate attraverso i secoli, in Atti dei Convegni di Cesena e Ravenna cit., pag. 22. A pag. 18 ricorda la perg. I dell'Arch. Vescovile, falsa, ma anteriore al sec. I X : fra le 13 diocesi suffraganee non c'è il Montefeltro. (36) A. V A S I N A , Possessi ecclesiastici ravennati nella Pentapoli durante il Medioevo, in Studi Romagnoli (1967) X V I I I , 342. G. F . R O S S I , Precisazioni e documenti sull'antica dipendenza della Chiesa Piacentina dalla Metropoli di Ravenna, in Atti dei convegni di Cesena etc. cit.: pure nel caso della dimostrata falsità di atti, si viene a confermare che la diocesi di Montefeltro non era suffraganea dì Ravenna, anche quando questa avanzava pretensioni su altre diocesi. Cfr. i documenti riportati a pag. 578 e ss. L a stessa presenza di torri rotonde nel Motefeltro (Salano,
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787, catalogato come spurio (37); in esso, anche Montefeltro, assieme con altre diocesi, si trova sottoposto alla chiesa ravennate. L a stessa enumerazione degli episcopati fa sorgere dubbi, in quanto ricalca quella di altri documenti ben noti, quali la restituzione di Astolfo alla Chiesa Romana (a. 755) (38), l'occupazione di Desiderio (39), la concessione (40) di Pipino (a. 756), la conferma di
Maciano, Monteromano, Cicognaia — le uniche ancora esistenti fra le molte altre distrutte — ) , non deve trarre in inganno, come è pure largamente successo, facendole derivare da matrici b i . zantine,se non pure attribuendole all'epoca stessa bizantina, sulla falsariga dei campanili rotondi delle chiese ravennati. Queste torri cilindriche, sia per la loro struttura muraria, sia per l'analogia con altre consimili strutture architettoniche (cfr. quelle del Canavese, della V a l d'Aosta, dello Spoletino), più propriamente vanno attribuite al periodo fra il I X e i l X secolo. Se fosse vera la prima ipotesi, non si spiegherebbe come mai, dal secolo V I o V I I in poi, possano essere sopravvissute tante torri e nemmeno uno dei campanili rotondi, dei quali — peraltro — non v'è traccia neppure nei ruderi o nei sondaggi archeologici, salvo un accenno interrato, riscontrato da Mons. Luigi Donati sulla destra della Pieve di S. Pietro in Messa, che d'altronde potrebbe riferirsi anche al battistero. E ' chiaro che tutto il problema merita, comunque, i dovuti approfondimenti. (37) B U L L A R I U M - R O M A N U M , t. I , pag.997, Roma 1739. Cfr. S. B E R N I C O L I , Documenti dell'Archivio Storico Comunale di Ravenna anteriori al sec. XII, in Supplemento 1/2 a Felix Ravenna, 1914. Tuttavia non si dimentichi che già nel 774, Leone Arcivescovo di Ravenna aveva tentato di impadronirsi dell'esarcato e della Pentapoli, come scrive Papa Adriano I V a Carlo Magno. Cfr. G. Cenni cit. I , n. 51, pag. 321, ma già nel 775 tutta la Pentapoli « Ab Arimino usque Eugubium » in effetti dipende dal Papa, ivi n. L I V pag. 335. Peraltro, nel 785 risulta che ancora l'Arcivescovo vantava diritti sulla Pentapoli, ivi n. 83 pag. 459. (38) Pauli Continuatio Tertia, in M. G. H . S S . R R . Lang. et it. cit. n. 42, pag. 211. (39) ivi, n. 49, pag. 212 « . . . occupavit Sinigalliam, Aesim et Montem Feltri, Urbinum et Eugubium, in quarum exugnatione civitatum multi gladio perierunt ». (40) P. L . voi. C X X V I I I , col 1099, Paris 1880; A. T H E I N E R , Codex Diplomaticus domimi temporalis S. Sedis, n. I , pag 1, Roma 1861.
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Carlo Magno (a. 774) (41), fino al diploma di Enrico I (a. 1014) e di Enrico I I (a. 1020) (42). Proprio queste, infatti, rappresentano le tappe fondamentali che scandiscono i tempi della formazione, del consolidamento e del coordinamento dello Stato della Chiesa. I n questi atti, fra i territori pertinenti alla Chiesa di Roma c e sempre anche la « civitas » di Montefeltro. Ma prima del 755, ed a ritroso fino alla sua ignota istituzione, quale era stata la posizione della diocesi feretrana?
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Dopo l'invasione dei longobardi in Italia (a. 568), venuta meno l'autorità dell'imperatore di Bisanzio, i l vescovo di Roma divenne i l naturale polo di difesa dell'elemento romano, demograficamente prevalente anche nelle regioni occupate ed in istato di soggezione politica, sociale ed economica. I n virtù di questa sua nuova missione che sfumava dallo spirituale al politico, la chiesa di Roma avverti sempre più pressantemente la necessità di avere una base territoriale, se non giurisdizionale, che garantisse una certa libertà d'azione. Verso la fine del V I secolo, soprattutto, dovette rivelarsi di vitale importanza la persistenza di vari collega-
(41) ivi, n. 2, pag. 2; per l'ulteriore conferma di Ludovico Pio (a. 817) cfr. Capitularia Regnum Francorum, in M . G. H. I , Hannover 1881, pag. 352. Per un analogo diploma di Ottone (962), cfr. Diptomatum regum Imperatorum Germaniae, M. H . , t. I , Hannoverae 1879, pag. 325. (42) Per quello di Enrico I , v. B A R O N I O , Annales Ecclesiastici, voi. X I , col. 65, Venezia 1740; per quello di E n r i c o I I , cfr. M. G . H . , Die Urkunden der deutschen und Kaiser, t. I l i - Die Urkunden Heinrichs I I und Arduins, Hannoverae 1900/1903, pag. 545. il t. I G.
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menti territoriali franchi fra Roma e Ravenna, per i l passaggio di messi, dei missionari e dei pellegrini che scendevano dall'Europa centrale lungo le vie Romee. Incamerata la via Flaminia — naturale direttrice fra Roma e Ravenna — nel tratto umbro, dal ducato longobardo di Spoleto che non era più « summakos » dei bizantini, ma nuovamente inserito nel regno longobardo, le mire del Papato da una parte e dell'Esarca dall'altro, dovettero r i volgersi a creare una nuova striscia di territorio libero, nominalmente di giurisdizione bizantina, lungo tutta la valle del Tevere, con perno a Perugia, per poter accedere verso l'Adriatico, o tramite la sarsinate valle del Savio, o tramite la feretrana valle del Marecchia. E ciò, almeno, per i l periodo che va dal 572 al 599. Naturalmente questo corridoio poteva sussistere per il periodo in cui i vari ducati furono indipendenti (574584), (43) e tutte le volte che i longobardi di Spoleto tentavano di sottrarsi ai legami unitari, preferendo restare separati dalla Tuscia (44). Ma con la riorganizzazione completa del regno longobardo, quel corridoio veniva a spezzare l'unità dello stato, creando un diaframma fra i l ducato di Tuscia e quello di Spoleto. Per questi motivi era inevitabile l'invasione e l'annessione di fatto, di tutta la media e l'alta valle del Tevere, ad opera dei longobardi di Arezzo, nel tratto più a monte. Questa operazione dovrebbe essere stata portata a termine fra i l regno di Agilulfo e quello di Rotari, cioè nel primo ventennio del secolo V I I . Gli esarclii di Ravenna si preoccupavano, al pari del papa, di mantenere aperte le comunicazioni con Roma, attraverso l'Appennino: ma tutte le tregue ed i patti stipulati (45), intervallati da frequenti battaglie (46), stanno
(43) (44) (45) cfr. C. (46)
H . L . I I , 32. vedi nota 22. H . L . , I V , 12 e I V , 40; sul problema del « c o r r i d o i o » Diehl cit. pag. 68-69. H . L . , I V , 8. Per tutta la materia vedasi: O. B E R T O L I N I ,
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a denotare l'instabilità politica e diplomatica fra longobardi e bizantini, soprattutto per i l possesso dei quel corridoio che, se ricomponeva l'un stato, spezzava l'altro. Gli eventi dovettero precipitare dopo la morte di Papa Gregorio Magno (a. 604). Teodolinda, la cattolica regina longobarda, pur favorendo la conversione dei suoi sudditi, pur intercedendo presso i l re, per conservare buoni rapporti con i l Papa di Roma, doveva necessariamente sottostare alla ragion di stato, che imponeva i l ricongiungimento territoriale dei ducati longobardi al regno. Non è escluso che ad un reciproco accostamento si addivenisse a seguito dell'occupazione di Perugia ad opera di Agilulfo (a. 594) e della Valle tiberina da parte dei longobardi di Arezzo (47) L'occupazione dei Montefeltro da parte degli stessi potrebbe essere avvenuta negli anni di poco seguenti (48).
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Nei frattempo, la S. Sede già da oltre un secolo, almeno, aveva disseminato lungo le valli i propri punti di riferi-
7 Papi e le relazioni politiche di Roma con i ducati longobardi di Spoleto e di Benevento, in Rivista della Storia della Chiesa in Italia, V I (1952), pagg. 444-17-23. (47) S i vedano le note critiche al Mochi-Honory, nella nota 9. D'altra parte, tramite la citata lettera di Gregorio Magno ( E p . I X - 87-88) si p u ò avere una conferma indiretta dell'occupazione dell'alta valle del Tevere alla fine del sec. V I . I n questa epoca (a. 599) i Bizantini furono costretti a lasciare la direttrice delle valli del Tevere e del Savio, deviando da Perugia per GubbioLuceolì, dove si riprendeva la Flaminia per Fano. (48) Come si vedrà,una delle conferme p i ù importanti che fanno propendere per l'invasione dei longobardi aretini, è la diffusione nel Montefeltro (ben 11 cappelle almeno), del loro santo protettore: S. Donato.
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mento, cioè le pievi, creando una permanente organizzazione ecclesiale, tramite la struttura del reticolo plebano. In questi tempi, la « plebs », unità amministrativa romana del basso impero, si consolida e assume quella fisionomia di cellula base di decentramento religioso, che conserverà fino ai tempi moderni. E ' singolare i l fatto che lungo le vallate del Tevere, del Savio, del Metauro e del Marecchia si abbiano innumerevoli pievi o primigenie « parrocchie » dedicate a S. Pietro e a S. Maria. Per quanto riguardo la valle del Marecchia, si trova prima la pieve di S. Pietro in Messa, e poi di S. Pietro in culto, e poi quella di S. Maria in Vico (49). Nella Valle del Savio quella di S. Maria di S. Piero in Bagno, di S. Pietro in Solfrino di Borello (50). Nell'alta valle del Metauro quella della pieve d i c o e di Monte S. Pietro. Analoghi riscontri possono essere fatti per l'alta valle del Tevere. Pure, anche se non dimostrata, è verosimile che la creazione della Massa Trabaria — cosi come la Massa Sancti Petri — sotto l'apparenza di fornitrice di travi per la Fabbrica di S. Pietro, i n realtà doveva costituire un valido motivo per rivendicare i l diritto all'accesso a tutta la V a l Tiberina e a coprire quel cordone ombelicale sussidiario che collegava Roma con Ravenna. Si tenga presente che la figura giuridica tardo-romana della Massa (51) risale, quanto meno, al secolo I V o V e che la Massa Trabaria a nord, sulla valle del Savio, confinava con un'altra Massa detta « Sancti Petri » (cioè S. Piero in Bagno), a ^ud con la Massa Arni (fra Città
(49) Per S. Maria in Vico, ed i reperti romani ivi emergenti, si veda G. S U S I N I , Pitinum Pisaurense, in Athenaeum, 1957 pag. 9. C.I.L., X I , 6485, 6486, 6487, 6488. (50) L . B A G N O L I , Culto ed edifici sacri in onore dei SS. Pietro e Paolo, in Atti Convegni Cesena e Ravenna cit. pag. 434. (51) B . P A R A D I S I , Massaricium Jus, Bologna 1937.
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Castello e Perugia) e a ovest con la Massa Verona (Pieve S. Stefano). A est, poi c'era la Massa Mariana (52), proprio sulla valle del Marecchia, così come quella Trabaria travalicava sull'alta valle del Metauro (53). I l Montefeltro, dunque, rappresentò un elemento di non secondaria importanza nel quadro di quest'antica strategia, fin dal V I I secolo. Sul piano diplomatico non è possibile accertare quali risultati fossero conseguiti dalla Curia Romana: sul piano politico si dovette registrare l'invasione longobarda delle regioni del versante adriatico — fra cui i l Montefeltro — con la conseguente creazione di quella Provincia delle Alpi Appennine di cui s'è parlato sopra e di cui ora si cominciano a spiegare, almeno in parte, le cause della nascita. Solo a m e t à d e l l ' V I I I secolo, in virtù dell'appoggio dei Franchi, la Chiesa di Roma potè concretamente rivendicare la cosiddetta Pentapoli che, da almeno un secolo ormai, con lo stesso nome veniva a delimitare una differente e più ampia entità territoriale, in chiave non più militare ma amministrativa, subentrando per larga parte al territorio già della regione Flaminia, i l cui vocabolo era caduto in desuetudine. Come s'è accennato, i punti periferici sui quali faceva leva la politica papale furono indubbiamente le pievi,
(52) L a Massa Mariana è nota dai documenti editi dal Fantuzzi cit. tomo I , pag. 375, n. 185/21 (anno 950). L'ipotesi che le « m a s s e » dell'Italia Centrale siano anteriori al Mille e possesso privato della Chiesa, mi viene confermata dal recentissimo studio di A. Benati, L'Arimannia nella storia medievale di Massafìscaglia, Ferrara 1973, voi. X V I , Serie I I I , Atti e Memorie della Deputazione Prov.le Ferrarese di Storia Patria. (53) Tutto il problema è stato inquadrato assai bene — sia pure schematicamente e sinteticamente — da P. F A B R E , Massa d'Arno, Massa di Bagno, Massa Trabaria, in Arch. della S o c i e t à Romana di Storia Patria, X V I I (1894) oc. 5 ss. dell'estratto.
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le quali oltre la primitiva funzione religiosa, venivano assumendo anche una veste di strategia politica. Pertanto, anche una breve analisi delle pievi e delle altre chiesa non plebali del Montefeltro p o t r à offrire qualche indizio significativo. Innanzi tutto occorre prendere in esame le dedicazioni delle pievi e delle cappelle. Dopo gli studi del Bognetti (54), molta luce è stata fatta intorno al problema della religione dei longobardi in Italia, proprio sulla base delle dedicazioni. Anche per i l Montefeltro vale la considerazione, secondo la quale quando una comunità costruiva una chiesa, i l nome del santo consacrato a patrono era sicuramente in relazione alla diffusione di quel culto, ma era anche un riflesso di certe tendenze socio-politiche proprie di una data epoca e di un determinato popolo o stirpe. D'altra parte, i l nome di un santo dato ad una chiesa non poteva essere soggetto a facili cambiamenti nel corso dei secoli e in condizioni di normale continuità di culto. Ciò soprattutto, in considerazione del sentimento permeato di superstizione che era insito nella religiosità dell'uomo medioevale. Poteva rivestire i caratteri del sacrilegio rifiutare un culto già consolidato o un santo già venerato, per dedicare una chiesa ad un altro patrono, specie in epoche nelle quali le calamità naturali erano interpretate quali manifestazioni di castighi celesti. Data la persistenza degli agiotoponimi, dunque, le dedicazioni delle chiese ancora esistenti, o di cui si conserva ancora la memoria in documenti antichi anche se posteriori, ci possono offrire indizi da non sottovalutare, come lo stesso Bognetti era solito frequentemente sottolineare.
(54) Ora raccolti in quattro volumi e pubblicati sotto i l titolo L'Età Longobarda, Milano 1966-1968.
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VII. Se i l Vescovado di Montefeltro non risale anteriormente al V I I secolo, anche qui le pievi sono ben precedenti, modellate per lo più sulle vecchie ripartizioni amministrative rurali della tarda latinità (55). Una conferma che le pievi del Montefeltro siano sorte prima della diocesi, l'abbiamo nel rilevare che proprio a S. Leo, a pochi metri da dove sorse la prima costruzione del duomo (è dimostrato che nello stesso luogo v i era un altro edificio ben più antico dell'attuale datato 1173) (56), esisteva — ed esiste tuttora — la Pieve, anche questa ricostruita circa i l I X secolo sul posto di una precedente costruzione (57). Questa pieve, non come edificio ma come istituzione ecclesiale, non avrebbe avuto ragione di sorgere, qualora
(55) Per la pieve, istituzione giuridica emergente per v o l o n t à vescovile, causa il diffondersi delle « parrocchie », e quindi come derivante dalle parrocchie, vedasi I M B A R T D E L A TOUR, Les paroisses dans Vancienne France du IV au XI siede, in Revue historique, voi. L X , pag. 125-26. Similmente A. S O R B E L L I , La parrocchia nell'Appennino Emiliano nel Medioevo, in Atti e Mem. della Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna, S. I l i , voi. X X V I I I (1910); anche egli attribuisce l'enorme proliferazione delle parrocchie ai secoli V I I , V I I I e I X , pag. 143. Per le pievi delle diocesi limitrofe, vedasi G. F O R C H I E L L I , La pieve rurale, Bologna 1938; idem. Le pievi rurali della vecchia diocesi urbinate, in Studi Urbinati, X V - X V I (1947-48), Urbino 1948, pag. 229 ss.;idem. Le antiche pievi della diocesi di Pesaro, in Atti e Mem. della Deputazione di Storia Patria per le Marche, Serie, V I I I , voi. V, Ancona 1969, pag. 29 ss. (56) L . T O N I N I , Valori architettonici del duomo di S. Leo, in Studi Montefeltrani, voi. I , Milano 1971, pag. 42. (57) E . P E L L E G R I N I , S. Leo scalpellino del Signore e la sua Pieve, Torino 1961. L a dedica della Pieve di S. Leo a S. Maria Assunta, fa pensare ad influenze ravennati. Peraltro, archi antichi e sculture altomedioevali, confermano la ricostruzione della Pieve di Sestino su un precedente edificio sacro plebale.
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fosse stata coeva o posteriore al duomo, la « domus » della « civitas » vescovile. Da quale diocesi dipendessero le pievi del Montefeltro prima della istituzione del vescovato feretrano non 'è dato sapere. Mentre nessun atto o accenno troviamo con riferimento ai più antichi episcopati di Ravenna, Rimini, Sarsina, non sappiamo che valore attribuire alle non comprovate afEermazioni del Gamurrini, che pure aveva sottomano un copioso materiale documentario. Secondo tale autore, dunque, stando ad un suo manoscritto inedito « nel fare lo Pontefice Vescovato S. Leo detto oggi Montefeltro, smembrasse dalla giurisdizione del vescovato di Arezzo, i l Castel d'Elee, la Pieve di S. Cassiano, la corte di Farneto, la Pieve di S. Giovanni in Carpineo — et possessionem quae est in Carpineo — la Massa Liciniana, Castelnuovo che si chiama P e t r e l l a . . . » (58). Questo passo richiama troppo alla lettera alcune frasi della Bolla di Onorio I I (a. 1125), in cui si confermano al vescovo Pietro le giurisdizioni ed i possessi della diocesi di Montefeltro. I l Gamurrini ha preso un abbaglio, oppure ha letto qualche documento anteriore alla Bolla, da cui questa deriva. Comunque sia, i l più antico documento che enumera tutte le pievi feretrane, quali poi si conserveranno per lo più fino ai giorni nostri, è proprio la bolla onoriana
(58) Da un manoscritto autografo esistente in Archivio P a . lazzo Carpegna, Carpegna. L a notizia mi è stata segnalata dal Principe Guidubaldo di Carpegna Falconieri. I l Gamurrini potrebbe anche avere desunto erroneamente tale passo dalla bolla di Onorio I I pubblicata per la prima volta nell'Italia Sacra delrUghelli dell'edizione di Roma del 1648. « Feretrani sive LeopoUtani Episcopi ». Peraltro fa pensare il fatto che anche le antiche diocesi di Gubbio e Città di Castello si estendevano oltre lo spartiacque appenninico, rispettivamente nelle vallate del Cesano-Candigliano, e del Metauro.
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(59). Pertanto sarà utile la loro elencazione, la loro dedicazione e la loro localizzazione. 1) S. Pancrazio (Sestino); 2) S. Lorenzo (Belforte all'Isauro); 3) S. Giovanni Battista (Carpegna); 4) S. Cassiano in Pitino ( Macerata Feltria); 5) S. Teonisto (Corena); 6) S. Marino (San Marino); 7) S .Agata (Montemaggio); 8) S. Maria Assunta ( S . Leo); 9) S. Maria in Vico (Secchiano); 10) S. Pietro in Culto (Talamello); 11) S. Mustìola (Scavolino); 12) S. Pietro in Messa (Pennabilli); 13) S. Martino in Vedo (Casteldelci); 14) S. Ilario (Tornano); 15) S. Cassiano in Campo Juvenci (Monteriolo); 16) S. Stefano (Montegelli); 17) S. Martino i n Murisiano (Pieve dell'Uso) (60). Anche volendo mettere in discussione l'autenticità della bolla di Onorio I T — e potrebbero esservene motivi — tuttavia tramite innumerevoli documenti di diritto privato (61) conosciamo ugualmente la denominazione di
(59) F . U G H E L L I cit. t. I I col. 844. (60) L a diocesi di Montefeltro, prima del Mille, era p i ù ampia dell'attuale, comprendendo sicuramente anche pievi passate poi ad altre diocesi limitrofe, quali Sarsina e Città di Castello. Nel primo caso si ha un documento del 31 ott. 972, dove si cita nel Montefeltro la pieve di S. Giovanni q.v. S. Damiano (M. F A N T U Z Z I , Monumenti Ravennati de' secoli di mezzo. Venezia 1801-2, t. I V pag. 179). Per altre pievi cfr. il diploma dell'imperatore Corrado I I (1028) a Uberto, Vescovo di Sarsina, in A. M. Z U C C H I T R A V A G L I , Animadversioni cit. pag. 295. Nel presente studio non si è tenuto conto del territorio gravitante nell'alto bacino del fiume Marecchia, verosimilmente feretrano nell'alto medioevo, ma già prima del X I I secolo estraneo al Montefeltro, come pertinenza della Badia dei Tedaldi, sottoposta alla diocesi di Città di Castello. (61) S. Marino, S. Teonisto e S. Agata (a. 1069), cfr. L . TON I N I cit. voi. I l i , App. L X X I I , pag. 543, Rimini 1842. S. Pietro in Messa, (a. 1090) cfr. Regestum Camaldulense, a cura di L . Schiparelli et F . Baldasserroni, voi. I , pag. 229, Roma 1907-9. Ma anche precedentemente al Mille abbiamo notìzia di varie pievi feretrane, desunte dagli archivi di Ravenna e pubblicate dal Fantuzzi cit.: - 3 marzo 950, oltre alla pieve di S. Maria in
Sestino - Sepolcro
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molte pievi, risalendo addirittura fino al secolo X; ed è significativo che si riscontra piena corrispondenza nelle loro dedicazioni fra la bolla e questi atti.
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Se, dunque, le pievi rappresentano le tappe della primitiva evangelizzazione del Montefeltro, si noterà che i santi, ai quah esse sono dedicate, (tolto S. Marino, la Vergine, S. Martino e S. Giovanni B . ) sono tutti martiri delia fede: antichi martiri, o martiri romani. Questo è un sintomo rilevante della loro antichità, ma anche del fatto che verosimilmente l'evangelizzazione promanava da Roma verso Ravenna. A ciò fa riscontro i l fatto che nelle dedicazioni delle pievi del Montefeltro mancano del tutto i santi di culto tipicamente ravennate S. Vitale, S. Apollinare, S. Severo e t c ) . Ecco, dunque, che viene ad incrinarsi la comune credenza che attribuisce l'evangelizzazione del Montefeltro esclusivamente a missionari ravennati. Ma vi è di più: neppure le dedicazioni delle cappelle — cioè delle chiese minori dipendenti da una pieve — rivelano un culto preminente per i santi ravennati. Solo cinque cappelle (Meleto di Montegrimano, Maiolo, Blanzano. Ginestreto e Petrella Guidi), sono dedicate a S. Apollinare, su oltre 300 chiese minori. Solo una è consacrata
Vico, si trova scritto « constitutis in territorio feretrano Plebe S. Cassiani (in Campo Juvenci) et Plebe S. Petri q.v. ad Missam, et Plebe S. Petri q.v. in cultus ». ( I , pag. 376). - nel 927, si trova la Pieve di S. Stefano in MUrulo ( I , pag. 364), già ricordata nel Codice Bavaro ( I , pag. 81), che è riferibile ai primi anni del X secolo. Si ribadisce qui la non rilevante entità territoriale dei possessi della Chiesa Ravennate nel Montefeltro, tutti limitati alle valli del Savio - Uso e Marecchia.
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a S. Vitale (Rivolpaio), nessuna a S. Severo: e non è escluso che queste siano sorte proprio dopo i l 997, quando cioè i l Montefeltro divenne diocesi suffraganea di Ravenna, oppure ove la stessa aveva beni patrimoniali. Comunque sia, sono sempre troppo poche, se raffrontate al gran numero di cappelle o parrocchie che possono farsi risalire al V I I secolo (62), verosimilmente proprio in piena epoca di lotta religiosa fra cattolici e ariani, a cavallo della restaurazione ariana promossa da Rotari (a. 636). Le cappelle, infatti, sorte ben dopo le pievi, indubbiamente rappresentano le tappe di una successiva fase, rivolta ad una più capillare organizzazione ecclesiale, promossa a seguito dell'avvenuta costituzione della novella diocesi. Ma tutto i l fenomeno dovette essere ben più complicato e l'ubicazione delle varie cappelle, unitamente alla loro denominazione, dovrebbe fornire indizi rilevanti per la soluzione del problema. Innanzi tutto b a s t e r à anche uno sguardo alla localizzazione attuale delle parrocchie, già cappelle dei più antichi borghi, per rendersi conto che anche nel Montefeltro ricorre quel fenomeno delle chiese a coppie acutamente intuito, studiato e comprovato dal Bognetti (63)
(62) Per i vari aspetti giuridici di distinzione fra pieve e parrocchia cfr. L . A. M U R A T O R I , Antiquitates Italicae Medii Aevi, Milano 1738-1743, t. V I pag. 413; P. S A M B I N , Aspetti dell'organizzazione parrocchiale etc, in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, V I I (1953) Roma 1953. A. S O R B E L L I , La Parrocchia dell'Appennino cit. L . N A N N I , La parrocchia studiata nei documenti lucchesi dei secoli VIU-XUJ, in Analecta Gregoriana, voi. X L V I I , series F a cultatis Historiae Ecclesiasticae, sectio B , n. 7, Romae 1948, pagg. 22 ss. A. S C H I A P P I N I , Per la storia di Parochia e Plebs, in Archivio Storico Italiano, anno L X X X (1922) pagg. 65-83. (63) I n particolare, S. Maria foris portas di Castelseprio e la storia religiosa dei longobardi, in S. Maria di Castelseprio, Milano 1948. Ora anche in « E t à longobarda », voi. I L Sempre
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in campo generale, e ripreso dal Franceschini (64), limitatamente alla situazione della confinante alta Valle del Tevere. Si tratta di una singolarità tutt'altro che trascurabile il riscontrare in tutti i centri più antichi della diocesi, e nell'area limitata di uno stesso « castrum », la presenza contemporanea di due chiese, fatto inspìegabile se rapportato all'esiguo numero di fedeli che dovevano frequentarle. Solo a titolo esemplificativo si citano le chiese accoppiate di S. Angelo e S. Martino a Piega, a Gattaia, ai B i l l i della Penna; di S. Angelo e S. Maria in Antico, a Macerata Feltria; di S. Andrea e S. Salvatore a Piagnano; S. Donato e S. Maria a Rofelle. I n molti borghi ancora permangono gli edifici delle due chiese, conservanti individualmente la loro originaria denominazione; altrove, una delle due chiese è scomparsa ed i l titolo è stato abbinato all'altra; in alcuni s'è perduta ogni traccia della chiesa, ma ne permane notizia da antichi atti (65). I n questo quadro va sottolineato un dato significativo: ancora agli albori del secolo X V I (66), le chiese non plebali del Montefeltro, per quasi la loro totalità.
di G. P . B O G N E T T I : / «Loca Sanctorum» e la storia della Chiesa nel regno dei Longobardi, in Rivista di Storia della Chiesa in ItaHa, V I , n. 2, 1952 pag. 165 ss. (64) G. F R A N C E S C H I N I , Chiese a coppie in territori arimmanici dell'alta valle del Tevere, in Atti del I Congresso Internaz. di Studi Longobardi (1951), Spoleto 1951, pag. 324 ss. (65) S. Alartino, e S. Giovanni di Upignano (vicino S. Sisto). Cfr. A. P O T I T O , Badia Tedalda nei secoli, Forlì s.d. (1971); pag. 19-15 Ag. 1259; pag. 26-15 Febb. 1269. (66) A. M. Z U C C H I T R A V A G L I , Animadversioni cit. pag. 270 ss. Sono riportate tutte le pievi e cappelle del Montefeltro, desunte dal p i ù antico Libro della Mensa Vescovile (inizi sec. X V I ) . Se ne ha un parziale esatto riscontro, in Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, - Marchia - a cura di P . Sella, Roma 1950, pag. 193 ss.
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risultano dedicate a soli 20 santi, tutti vissuti prima del V° secolo (67). E ' conseguente pensare che fossere sorte in una certa epoca, in virtù della diffusione di quei determinati culti. Sarà opportuno e chiarificatore enumerare questi patroni, per ordine decrescente, al fine di rendere maggiormente evidente i l fenomeno. S. Maria (40 chiese); S. Michele Arcangelo (o S. Angelo) 20; S. Giovanni Battista 19; S. Cristoforo 15; S. Lorenzo 14; S. Andrea 13; S. Bartolo o Bartolomeo 13; S. Martino 12; S. Biagio 11; S. Donato 11; S. Pietro 10; S. Nicolò 9; S. Paolo 8; S. Leo 8; S. Marino 7; S. Paterniano 6; S. Stefano 5; S. Agata 4; S. Silvestro 4; S. Sisto 4; E se i l computo pecca, pecca per difetto. Non è escluso che alcune di queste chiese siano ascrivibili al basso medioevo. Tuttavia, dopo gli studi del Bognetti (68), si hanno fondati motivi e sufficienti elementi
(67) Pochissime cappelle sono dedicate a santi dei secoli posteriori, una a S. Ansuino (sec. V i l i ) vescovo di Camerino di origine longobarda: tre a S. Arduino (sec. X I ) di Rimini; una a S. Alberico di Ocri (sec. X I ) . Ciò rappresenta una conferma che il processo di dedicazione di cappelle era ormai consolidato e che poco spazio era concesso ai nuovi santi. Per nota bibliografica cfr. A. A. B I T T A R E L L I , S. Ansovino e Peregrino monaco nella civiltà longobarda canierinese, Macerata 1968; A. G A T T U C C I , Vita di S. Arduino di Rimini (B. H . L . 663), in Studi Medioevah, S. I I I ; a. I X , pag 657, Spoleto 1968. Per S. Alberico cfr. Annales Camaldulenses, a cura di G. B . Mittarelli e A. Costadoni, t. I , pag. 179, Venezia 1755. (68) Vedi S. Maria f.p. di Castelseprio cit., pag. 269 ss.; per il culto di S. Nicola, ben anteriore alla traslazione del suo corpo a Bari, (sec. X I ) e di S. Martino di Tours, vedi i « Loca Sanctorum » cit., pag. 167. Ma gìà,nel secolo X V I I I , scriveva l'erudito feretrano A. M. Z U C C H I T R A V A G L I , Raccolto Istorico, ovvero Annali del Montefeltro. ms. cit. T. I I , 1. V I , pag. 109 (datt) « Vuole Muratori sotto l'era volgare 603 che i Longobardi eleggessero per loro particolare protettore S. Giambattista: laonde sendo nelle nostre Contrade in più luoghi preso per Protettore esso Santo come a Carpegna, Sascorbaro, Monte Boaggine ed altrove, maggiormente
S. Angelo di Campo {Belforte Isauro), parete sud
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per avanzare l'ipotesi che i l culto di questi santi fosse particolarmente in auge durante la denominazione longobarda e, in particolare, durante la controversia religiosa ariana in Italia. I n ispecie, protettori dei longobardi erano S. Michele Arcangelo, S. Giovanni Battista, S. Donato, S, Andrea. L a loro venerazione risaliva all'epoca i n cui quasi tutto i l popolo aderiva ancora al culto ariano, sia pure in termini di adattamento superstizioso ai primitivi culti ancestrali. Anche se la corte, già con Teodolinda (590-626), con fasi alterne aveva abbracciato i l cattolicesimo (69), l'arianesimo dei nuclei periferici e delle arimannie longobarde, mai spentosi, fu senz'altro rinvigorito dalla restaurazione di Rotari e Grimoaido, cosicché solo verso i l 660-671 si potò concludere la fase di completa conversione degli ariani. Questo processo fu portato avanti soprattutto dai missionari cattolici. L a loro tattica consisteva nel promuovere i culti di santi antiariani, o locali, con funzione esaugurale: in primo luogo quello della Vergine «la più santa dei s a n t i » ; poi quello di S. Martino,il « malleus haereticorum », di S. Pietro e Paolo e degli altri martiri della fede. Questa analisi generale del Bognetti, calata nella realtà agiotopica del Montefeltro, contribuisce a confermare i l quadro delineato. Proprio in campo locale, inoltre, i l fenomeno di conversione veniva facilitato dalla assonanza dei nomi dei due santi patroni del Montefeltro — S. Leone e S. Marino — con quelli dei più venerati santi antiariani, cioè S. Leone Magno Papa, e S. Martino di Tours. E non è escluso che.
si riarguisse il loro dominio ». Analoghe riflessioni fa anche sul culto di Michele Arcangelo, pag. 122. (69) G. P. B O G N E T T I , / « Loca Sanctorum » cit. pag. 326 « L a politica filocattolica di Teodolinda (590-626) non ha avuto che un'influenza blanda e indiretta in questi ducati centro-meridionali, dove prevalevano duchi ariani e la corte doveva accontentarsi di una generica professione di fedeltà ».
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se non la stessa beatificazione, almeno i l culto dei due santi eremiti scalpellini sia stato favorito e diffuso proprio in quest'epoca (70), per contribuire in maniera determinante a soffocare gli sparsi focolai di eresia che ancora permanevano. Tale ipotesi si p u ò fare anche sulla base del limitato numero (7-8) di chiese ad esse dedicate, al confronto delle altre, come sopra s'è indicato. Anche la loro localizzazione si ritrova in centri fortificati che ricordano insediamenti longobardi: cioè S. Leo, alla Castellacela di Carpegna (già Castrum Arimannorum), verso Ca' Romano (un altro Castrum Arimannorum?) (71), a Colcellalto, a Piandimeleto, a Monte di Macerata F . (Castrum Glocii (72), nella zona di Montegrimano, (Casalario) (73), sulla Marecchia, sotto Pennabilli; S. Marino era pure venerato con chiese a Montecopiolo (Monterotto), a Pennabilli, a Carpegna-antico, a Caioletto, a Rontagna-
(70) Per una analisi critica sul culto di S. Marino e sulla esistenza storica dell'eremita, vedasi P. A E B I S C H E R , Essais cit. pag. 37. Eugippio Monaco, nella sua lettere a Papa Pascasio, cita l'anacoreta Basso (o Basilio) vissuto sul Monte Titano, sopra Rimini e « n'ait pas un mot pour rappler le souvenir de l'anachorete Marin. Est-ce peut-étre que la legende de le saint n'avait point ancore pris naissance? » Lo stesso Euguppio, nella Vita di S. Severino, parlando del castello di Montefeltro non fa menzione di un santo ivi venerato. (71) I n un seguente studio si cercherà di individuare l'ubicazione del « Castrum Arimannorum » ricordato nella convenzione fra i conti di Carpegna, unitamente ai Montefeltro, con il Comune di Rimini. (1228-1232) cfr. L . T O N I N I , Della storia cit., H I . app. X L V I I I , pag. 450 e app. L X V I I , pag. 492. (72) Per la localizzazione di questo insediamento, oggi scomparso, vedi il mio saggio. Ricerche su Castrum Glocii - ipotesi ed indizi, in Studi Montefeltrani, I , Milano 1971, pag. 25 ss. (73) Ca' Salario: sala è vocabolo tipicamente longobardo. Innumerevoli toponimi nel Montefeltro, ricordano etimi longobardi: Landeto (vicino Maciano); Willi (antico nome di Billi); Barione (Carpegna) Genghe; Lama, Lagari (Petrella Guidi), Motolano (Colcellalto) Frasengo (Montirone), Gardengo (S. Leo) etc.
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gno, oltreché a S. Marino, dove peraltro l'antica chiesa era dedicata a S. Pietro. Naturalmente, nonostante gli sforzi dei missionari, non fu facile far rinunciare ad un santo già venerato; e così si riuscì solo a spostare i l giorno della festa, mutandone la data. Quella di S. Michele Arcangelo fu spostata dairs di maggio (festa ariana) al 29 settembre (festa cattolica). Peraltro esistono ancora località dove si continuava l'antica consuetudine ariana dell'S maggio, come ancora a Badia Tedalda, e come nella stessa città di S. Leo ai primi del X I I I secolo, quando v i si recò S. Francesco (74).
IX. Un esempio tipico — ma se ne potrebbero scoprire altri — di questa contrapposizione di chiese ariane e cattoliche, si riscontra tuttora nell'alta valle del Foglia, in quel territorio dell'antica pieve di S. Pancrazio di Sestino, soggetta alla diocesi di Montefeltro circa sino al X I I secolo, poi « nullius », ed ora sotto quella dì S. Sepolcro. Qui, in entrambi i pendii della vallata, sorgono borghi antichi: Campo, che si presenta ancora come « castrum », con la massiccia torre quadrata, ha una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, Di fronte, sull'altro versante, c'è Casale, con analoga chiesa; poco più sopra c'è Martigliano, con la chiesa di S. Andrea. Ma sul piano, poco distante dall'argine del fiume Foglia, al quadrivio del fondovalle, c'è la chiesa di S. Maria in Piego, citata anche nella bolla onoriana, come possesso della diocesi di Montefeltro. Nessuna altra chiesa v i è citata, oltre la Pieve: dunque, ancora nel X I I secolo tutte
(74) / Fioretti di S. Francesco, Della Prima considerazione delle Sacre Stimmate, a cura di G. Bottoni, Milano 1940, pag. 143.
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le chiese- cappelle dovevano quasi considerarsi come privati possessi delle comunità di singole famiglie consortili. Che le chiese di S. Michele o di S.Andrea siano state ben più antiche — come entità religiose patrimoniali —, ma anche come edifici di culto, p u ò essere comprovato dalle sculture arcaiche reincastonate nei muri esterni, r i fatti in epoca successiva. Così nella chiesa di Campo — parete est — si notano svariate figure scolpite con primitiva rozzezza: i l guerriero (o i l Cristo?) morto, la donna piangente, i cavalli al pascolo, i l cinghiale etc. oltre ad un singolare esempio di « téte coupée ». Nell'abside ( r i fatta) della parrocchiale di Casale sono riportate altre sculture e simboH, ma di fattura ben più raffinata, pur nell'alveo della scultura altomedioevale: in particolare da notare sono le prominenze simboliche, che vanno sotto il nome di « mamme longobarde ». I gradini monolitici di accesso alla stessa chiesa sono stati ricavati dal coperchio di un sepolcro di tipo romano-barbarico (75).
X. L a riscontrata presenza e la larga diffusione per tutto il Montefeltro di dedicazioni tipicamente esaugurali in funzione antiariana, contrapposte a quelle di culto sicuramente ariano, portano a formulare varie considerazioni logiche conclusive.
(75) S. Andrea era il santo protettore dei Bulgari, che vennero in Italia come confederati dei Longobardi, unitamente ad altri popoli (H. L . , I I , 26). Abbiamo moltissime conferme che nei lor stanziamenti periferici usavano chiamare i loro villaggi « Casali di S. Andrea ». I l nostro Casale di Sestino, dunque, con la sua chiesa di S. Michele Arcangelo p u ò rappresentare uno stanziamento longobardo, ma si tenga conto che, a poche centinaia di metri, c'è quella dì S. Andrea in Martiliano, per cui le due popolazioni potevano già essere integrate etnicamente.
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(Montegrimano), Frammento barbarico-ravennate
di
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Prima di tutto si confermerebbe la presenza intensa nel Montefeltro di longobardi (e quando si parla di longobardi, si intendono anche tutte quelle popolazioni che erano aggregate ad essi, come sclavini, bulgari e t c ) . Questa presenza non va limitata a l l ' V I I I secolo, come vorrebbe la storiografia dominante, ma va comunque fissata a prima del 660-671 (76), nel qual periodo si compi i l processo dì conversione di quelle popolazioni al cattolicesimo. Mentre la fondazione delle cappelle esaugurali p u ò essere riferita ai decenni precedenti, quelle delle chiese ariane si potrebbero far risalire ad epoche anteriori, e forse al tempo della restaurazione ariana voluta da Rotari (77), se non prima. Si p u ò allora veramente opinare che i l sorgere della diocesi avesse una causa ben precisa, per una funzione ben precisa: cioè l'insediamento di un pastore in mezzo ad una zona, già prima evangelizzata e ricca di pievi, occupata agli inizi del secolo V I I da invasori ariani provenienti dall'aretino. D i fronte alle loro chiese eretiche, erette nei singoli castelli, e per lo più di p r o p r i e t à pri-
Cfr. S. Andrea in Casale nella Vaile del Conca (S. Clemente). Per tutto il problema, in generale, vedasi: V. D'AMICO, / Bulgari trasmigrati in Italia nei secoli VI e VII dell'Era Volgare, Campobasso 1933, pag. 20. Sugli insediamenti in Toscana di barbari uniti ai longobardi, con particolare riferimento ai Bulgari, vedasi F . S C H N E I D E R , Reichverwaltung etc, pag. 179 nota 2. (76) H . L . , V , 39-40 e V I , 17. Verso i l 690, dopo la battaglia di Coronate, allorché fra i longobardi si diffuse il culto di S. Giogio, i l processo di conversione dei longobardi del Montefeltro doveva già essere concluso: in tal modo si spiega anche il fenomeno delle poche dedicazioni a tale Santo (solo 2: a Fiorentino e a Monte S. Maria). Analogamente si p u ò dire per S. Teodoro, il cui culto si diffuse da Ravenna dopo il 680 (Agnelli liber Pontifìcalis, M. G. H . Scriptores Rerum Lang. et Italicarum, pag. 119). Nel Montefeltro vi è una sola chiesa dedicata a tale santo, nell'omonima frazione di Macerata Feltria. (77) H . L - , I V , 42.
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vata della arimannìa (78), le poche pievi non bastavano più. Occorrevano nuove chiese per fronteggiare da vicino l'eresia ariana, ed ecco che le cappelle cattoliche, dedicate a santi antiariani, sorte « intra », ma più spesso « extra muros », trovano una loro logica spiegazione, E così trova una sua logica spiegazione anche i l fenomeno delle chiese accoppiate, pure presenti nel Montefeltro. Una regione montana, tutta occupata da una popolazione dominante, ancora da convertire,doveva avere proprio in loco un vescovo, i l quale organizzasse, guidasse da vicino l'opera dei missionari cattolici, in questo orograficamente tormentato e irregolare distretto montano. D'altra parte, già prima, cioè subito dopo l'invasione, si poteva essere reso necessario un pastore che sostenesse la fede e si ponesse come i l difensore dei diritti delle sottomesse comunità cristiane. Nonostante la conversione peraltro, a lungo gli arimanni e le loro chiese private non si vollero considerare inclusi nel territorio della diocesi; i l vescovo aveva su di essi solo una supremazia spirituale, che solo molto tardi si concreterà in una supremazia di fatto sulle cappelle private (79) come sopra s'è accennato. Tutto quanto è stato esposto, dunque, fa propendere per una stabile invasione longobarda del Montefeltro, riferibile ai primi decenni del 600. Alla stessa epoca, altri rilevanti motivi fanno risalire la costituzione della diocesi, seguita dalla diffusione della maggior parte delle cappelle cattoliche. Non è illogico pensare anche che i l centro di pro-
(78) Per l'arimmannìa C. G. MOR, Lo Stato longobardo nel VII secolo, in V. settimana di studi sull'alto Medioevo (1957) Spoleto 1958; G. P. B O G N E T T I , saggi citati in « L ' E t à Longobard a » , Milano 1966-68; E . B E S T A , Nuove vedute nel diritto pubblico, in Rivista Italiana per le scienze giuridiche, L I (1912). (79) Cfr. G. TABACCO, / liberi del Re nell'Italia carolingia e postcarolingia, in Studi Medìoevali, a. V , fase. I , pag. 6, Spoleto 1964.
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mozione e di irradiazione missionaria antiariana non fosse Ravenna, bensì Arezzo, che si trovava in analoga situazione di controversia religiosa. Ma dietro Arezzo c'era, ovviamente, la guida di Roma: una conferma si potrebbe avere nel rilevante numero delle chiese dedicate a S. Donato, vescovo di Arezzo e patrono degli arimanni cristiani. Oltre a ciò si rileverà una generale disseminazione di dedicazioni più analoga al territorio toscano-umbro, che non a quello di influenza ravennate. Concluso i l discorso sul Montefeltro, non resta altro da notare che in simili situazioni si trovavano le limitrofe diocesi di Città di Castello, di Urbino, di Cagli e di Sarsina, per cui molte supposizioni sviluppate per i l Montefeltro, potrebbero suscitare rilevanti motivi di interesse anche per queste (80); naturalmente, come congetture, a livello di ipotesi di lavoro.
(80) Per rendersi conto delle analogie nelle dedicazioni delle chiese, si vedano rispettivamente: - V. L A N C I A R I N I , Il Tiferno Metaurense e la Provincia di Massa Trabaria, Roma 1890; E . R O S S I , Memorie Ecclesiastiche della Diocesi di Urbania, 2 voli. Urbania 1936-38. - B . L I G I , Memorie Ecclesiastiche di Urbino, Urbino 1938. - G. B U R O N I , La diocesi di Cagli, Urbania 1943; G. PALAZZ I N I , Pievi e Parrocchie del Cagliese, Roma 1968. - L . T E S T I , La Chiesa di Sarsina, Modena 1939.
AMEDEO
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inedito per della fortezza
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la storia di s. leo
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Serenissimo Signore
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I l Sig. DUCA di Urbino possedè nella provincia del Montefeltro trentasei Castella et questi in tutto sono seimila fuochi, sono per lo più lochi in Campagna, ne tengono presidiati altro che l a Fortezza di S. L E O et la Rocca di Maiolo, questa risiede nella sommità di un monte di difficilissima salita si che, solo con questo si rende fortissima: et per piccola piazza ne par atta di poter servire ad altro più che a far scoperte veggendosi da questa oltre la maggior parte del Montefeltro gran parte anchora dello stato di Urbino per la Romagna con quel tratto di mare che è tra i l porto di Cesenatico et per Rimini: J n piedi del Monte dove è situata la Roccha, sta i l Castello di MaioIo locho murato di poche case et facile a prendere: sta nella Roccha un Castellano con dui soldati, non hanno artiglieria ma si bene archibusi da Cavalletto, è incirca per lo spazio di un miglio a S. L E O et perciò comoda ad assediar quella Fortezza. Questa poi risiede come in mezzo della provincia et è di sito inespugnabile poiché è cinta da Ripe di un sasso vivo che in un solo locho dove è la parte più bassa non sono men alte di 36 braccia, nel resto sono molto più alte: gira lo spazio di un miglio ma non è abitato da più che cento case si che non resta voto tanto spazio di terreno che per essere fertilissimo ne racogliano gli abitanti ogni anno 2 0 0 saccha di grano alla fiorentina et è gran cosa che non hanno memoria d'aver perso quivi le ricolte per alcun accidente di stagione anzi è tanto favorito dalla Natura che pur dentro per i l loco sono acque perfettissime in dua Fontane e in tanta copia che con l'aiuto del raccolto del Acque d u n a piccola Valle che nascie nel mezzo del sito macina nei tem-
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pi piovosi un Mulino posto in piedi della Valle, ne le Fontane che d'acqua vicine mancano mai per caldi che siano. I l sito dentro è tant'erto fin la parte habitata che è piana che da comodità di difendersi quando anche si fusse salito le Ripe. L a forma che dimostra di fuori i l locho e quasi una sezione di Circolo con linea retta et in questa parte che è la più alta sta una Roccha di poco giro che dimostra tutto i l sito. Questa dalla parte che riguarda la Carpegna è inaccessibile, ma verso la terra lontana dall'abitato un tiro di mano la riserra una Cortina di buon altezza con dui Cavallieri tondi che fiancheggiano e dicano essere stati fatti dal duca Francesco Maria vecchio poi che dentro a questa cortina lontano circa otto braccia è un altra cinta di muraglia antica mal fiancheggiata di dove per una porta di soccorso si scende per un picciol stradello tanto della Ripa che guarda la Campagnia che giunti ad un picciol pianetto che nascie dalla ripa se è vicino alla Campagnia circa 40 braccia, et quivi con scale di fune si può ricever gente. Nel mezzo della Rocha è un maschio cinto anche lui da muraglia particulare che con porta si separa dal resto della Roccha et quivi habita i l Castellano: tengono le monizioni di polvere: Palle, Salani, Archi et similia di tutto hanno ma non per molta quantità. V i sono tre cisterne e tra queste una di acqua viva copiosissima, vi tengano due mezze Colobrine et due falconetti che è quanti pezzi di bronzo v i sono oltre a' quali v i hanno archibusi da cavaletto; è guardata da quattro soldati oltre i l Castellano particulare che per obbligo non escie mai neppur nella terra et questi con una sentinella che gira la Roccha tanto di giorno come di notte guardano i l locho. Nella terra poi sta un altro Capitano con quattordici soldati et con questi tiene presidiato due porte che solamente v i hanno, alle quali si sale per strada erta con molte rivolte et stretta: non si avvicina alla porta numero di persone oltre doi o tre che la sentinella non dia cenno con un campanello i l Capitano i l quale usa di mandare un soldato a riconoscere chi siano quelli che sono intromessi depongano le armi.
STORIA D E L L A
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I l giorno non fanno sentinella alla Ripa, ma si bene la notte da due Corpi di guardia che tengano alle due porte si manda un soldato di ciascuno a girare le Ripeintorno alle quali sono Casellini dove affacciandosi possono scoprire i l sito, questi scontrandosi nel mezzo del Camino lassano in un Casellino alcuni segnali che chiamano tagliole quivi andando poi nell'ultima sentinella. I l Locotenente riscontra con questi segnali se v i sono state le sentinelle le quali sogliono forse i l tempo di una hora nel andare et tornare et vengano a caminar lo spazio di un miglio; Oltre alli Corpi di guardia delle Porte pigliano dentra ogni sera dieci soldati del contorno e questi fanno un altro corpo di guardia in una parte situata poco sopra la parte habitata dov è un principio di habitazione per questo servitio lassata imperfetta sicché non si serva ne concede altro commodo che di stare al coperto, ma nei tempi di sospetto che è molto spesso pigliano dentro maggior numero di soldati si di notte come di giorno. Non v i hanno artiglierie ma si bene archibugi da Cavalletto. E n t r a ogni anno nella terra duemila saccha di grano tra l i particulari che ve lo portano per obligo et quello che v i fa riporre i l Duca delle cose sue questo poi lo vendano et rendano l'anno ai suoi tempi. J n questo locho risiede i l Comissario che tiene la Soprintendenza a tutti gli Ufficiali della Provintia et a lui vanno le seconde istantie V i abita anche i l Fiscale et Camerlengo, I l resto degli habitatori oltre due case Volpelli et Laurentini dove sono dottori di bona stima sono artigiani et Notarii, L j Soldati del contorno hanno un Capitano particulare che pur habita i n S. L E O et sono in numero 200. Ma i l Capitano che tiene cura delle Porte p u ò comandare alle Milizie di tutta la Provincia. I l locho è antico, è titolo Vescovado et da prima si denomino Monte Feretro hora S. L E O per la stantia che v i fece S. L E O N E et come ne dice Carlo Sigonio nelle sue storie del Regno d'Italia vi fu da Ottone I Imperatore assediato Berengario terzo che sostenuto più volte l'assedio si rese poi all'Imperatore. I l sito di tutta la Provintia è montuoso et aspro
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in generale bisognoso di grani vini et olei come altre tanto copioso di bestiami di ogni sorta, legniami, di buone aque et Aria bona. Confina per lo più con lo Stato della Chiesa et nominatamente con i l Contado d'Arimini, nel resto lo circonda quella parte dello stato d'Urbino che chiamano la Massa, per lì Castelli de Conti di Carpigna quali entrano anche a dentro nella provintia fin quattro miglia v i cino S. L E O . Gli habitator son affezionatissimi al Padrone osservanti nelle sue inclinationi, temano la Giustitia et sono obedientissimi et Fidelissimi, sono ingegnosi per quanto comporta la qualità loro Armigeri et di bon Coraggio. V i ha il Duca discrettione di Militie che sono quattro Capitani fanno duemila Fanti, sono poco esercitati non resegnandoli l i Capitani molto spesso et male armati non usando altro che Archibugi per lo più a ruota, pugnali larghi storte et poche spade, sono tutto ciò di natura molt Atti al operar bene l'Archibuso et a soportare ogni incomodo nella vita e di viveri. Non è in questa provintia altro regalo particulare che formaggi rossi assai stimati non v i sono caggiagioni grosse ma si bene lepre et starne in quantità, non v i sono ricchezze se non mediocri no . . . di momento ne miniera alcuna. L a Camera ducale ne trae l'anno otto et novemila scudi che è quanto poter dire brevemente per relatione al AL.V. alla quale prego da Dio ogni maggior felicita.
GIULIO CESARE
montefeltro
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giacobino
I l Montefeltro durante l a dominazione francese h a v i s s u t o vicende alterne p i ù g r a v i e p i ù sconcertanti degli altri territori limitrofi. Dobbiamo p e r ò lamentare l a carenza di pubblicazioni che valgano a d i l l u s t r a r e gli a v v e n i m e n t i che s i sono susseguiti i n quegli a n n i e i n quelle contrade; q u a s i t u t t i gli s t o r i c i ripetono che n e l l a e t à napoleonica i l Montefeltro s e g u ì l a sorte comune ( 1 ) . C o m u n q u e , notizie precise e d o c u m e n t i d i r i l i e v o c i dicono l'opposizione tenace d i quelle popolazioni alle nuove i m p o s i z i o n i repubblicane. R u m o r i d i protesta e d i reazione avvengono fin d a l m a r z o 1797, p r i m a a n c o r a che F e r r a r a e le R o m a g n e entrassero a f a r parte d e l l a C i s a l p i n a . V e r s o l a fine del 1797 t r e m i l a franco-polacchi e a l t r i soldati g u i d a t i d a l gen. E n r i c o D O M R O W S C H I per ordine d e l l a C i s a l p i n a giunsero i m p r o v v i s a m e n t e d i n n a n z i a S . L e o , i n t i m a n d o l e l a r e s a . N o n l a ottennero, e g l i o c c u p a n t i dilagarono ugualmente p e r l a F e l t r i a commettendo f u r t i , devastazioni e d e l i t t i d i ogni genere, tanto che i l 16 dicembre i C o m m i s s a r i Oliva e Monti, da R i m i n i , pubblicarono u n editto che f r a l ' a l t r o d i c e v a : « . . . i l n o s t r o cuore s i è aperto a i g r i d i delle v o s t r e sciagure e i n o s t r i o c c h i s i sono bagnati d i l a c r i m e all'aspetto dei d i s o r d i n i che hanno portato le a r m i nelle v o s t r e t r a n q u i l l e e d i n nocenti a b i t a z i o n i ». E r a n o parole alate d i poesia, m a che s i concretizzavano i n « l a v o s t r a n o v e l l a m a d r e sente tutte le v o s t r e perdite, e v o i sarete i n d e n n i z z a t i » ( 2 ) .
(1) P. F R A N C I O S I , Vicende storiche di San Leo « antico Monteferetro », S. Marino 1931. (2) M. Z A N O T T I , Raccolta di Leggi, Proclami, poesie ed altre stampe diverse pubblicate in R i m i n i . . . dall'anno M D C C X L V I I
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I l M i n i s t r o della G u e r r a Vignolle, b i a s i m a n d o l'accaduto, decretava l a n o m i n a d i u n a C o m m i s s i o n e d i accertamento per l a rifusione dei d a n n i . I n adempimento a c i ò , l ' A m m i n i s t r a z i o n e D i p a r t i m e n tale d i R i m i n i ,eleggeva i c i t t a d i n i dott. G i u l i o G a r a t t o n i , avv. P a s o l i n i , L o d o v i c o B e l m o n t e e notaio Gaetano U r bano U r b a n i per i l r i s a r c i m e n t o dei d a n n i c a u s a t i dalle truppe. Segretario d e l l a C o m m i s s i o n e d i accertamento, i l notaio e c r o n i s t a Michelangelo Z a n o t t i ( 3 ) . C o s t i t u i t a s i l a C i s a l p i n a , i l Montefeltro f u i n c o r p o r a t o n e l D i s t r e t t o del Rubicone. C i sono n o t i almeno tre n o m i di delegati organizzat o r i , c h e s i susseguirono n e l governo e n e l l a c u r a delle v a r i e M u n i c i p a l i t à , c i o è i c i t t a d i n i Gaetano U r b a n o U r b a n i , G i u l i o R a n g h i , e Diego G u i c c i a r d i , quest'ultimo i n q u a l i t à d i C o m m i s s a r i o n e l periodo piovoso-germinale dell'anno V I . Gaetano U r b a n o U r b a n i fu C o m m i s s a r i o per due volte, n e l 1797 e n e l 1801-02. D i G i u l i o R a n g h i i g n o r i a m o q u a s i tutto, sappiamo che f u m e m b r o della C o m m i s s i o n e m i l i t a r e d i a l t a p o l i z i a , discendente d i u n a f a m i g l i a leont i n a di g i u r i s t i , d i s t i n t i s i i n uffici d e l i c a t i a L u c c a e a Roma. D e l G u i c c i a r d i è stato pubblicato d a L u i g i R a v a i l D I A R I O , preziosa fonte d ' i n f o r m a z i o n i e m i n i e r a d i notizie ( 4 ) . D e l notaio Gaetano U r b a n o U r b a n i , per i l secondo periodo della s u a a t t i v i t à c i sono p e r v e n u t i u n fascio d i d o c u m e n t i r i s p a r m i a t i dalle d i s t r u z i o n i belliche che sono
al M D C C C I I I , voi. 1-3 nella Civica Biblioteca Gambalunga di Rimini. (3) Idem, ' (4) L . RAVA, La Romagna nel 1798 - Diario del Cittadino Diego Guicciardi Commissario della Repubblica Cisalpina nei Dipartimenti del Lamone e del Rubicone (Piovoso-Germinale anno V I ) . Modena, 1933.
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s e r v i t i s i a per t r a c c i a r n e i l profilo, che per queste annotazioni ( 5 ) . I l D I A R I O d i G u i c c i a r d i c i r i v e l a i l disordine e l a resistenza dello s p i r i t o pubblico, ferito dal pensiero dello sfregio a l l a religione, c a r a a q u e l l a popolazione: . . . «i p i ù ignoravano l a Costituzione — annota i l C o m m i s s a r i o — e n o n « sapevano se appartenevano a l l a R e p u b b l i c a C i s a l p i n a o a q u e l l a R o m a n a ». Nessuno aveva compiuto i l giuramento p r e s c r i t t o , pochi pagavano le tasse r i c h i e s t e e l a maggiore confusione regnava sovrana. I l 26 piovoso (febbraio 1798), i l gen. A l e s s a n d r o B e r t h i e r d a R o m a c o m u n i c a v a che i l D i r e t t o r i o , fissando i confini f r a l a R e p u b b l i c a R o m a n a e q u e l l a C i s a l p i n a , a v e v a stabihto che sarebbero r i m a s t e divise da u n a l i n e a segnata sulle a l t u r e f r a Pesaro e F a n o e che le piazze d i S. L e o e d i Pesaro sarebbero state affidate a l l a C i s a l p i n a . N e l maggio (26 fiorile), i l Consiglio dei S e n i o r i dec r e t a v a che l a F e l t r i a sarebbe stata d i v i s a i n q u a t t r o dis t r e t t i : M a c e r a t a , S a n L e o , Penne e S . Agata, ciascuno con le sue Agenzie a n o r m a della Costituzione; divisione v a l i d a s i a per i l s i s t e m a politico che per quello giudiz i a r i o e quello m i l i t a r e . I G i u d i c i d i Pace, con decreto del 26 m e s s i d o r o (14 l u g l i o ) v e n i v a n o s t a n z i a t i a S . L e o che a v e v a 9581 abit a n t i e a S . Agata che ne a v e v a 8018. I I 28 m e s s i d o r o (16 luglio), venivano soppressi i monas t e r i incorporandone i loro b e n i ; n e l Montefeltro cessavano i Conventuali a Macerata, i Cappuccini a Pietrarubbia e i G i r o l o m i n i a S . Agata e gli A g o s t i n i a n i a T a l a m e l l o . F r a i G i u d i c i d i p a r t i m e n t a l i f e r e t r a n i sono r i c o r d a t i F r a n c e s c o B i n d i d i P i e t r a c u t a , P i e t r o L e o n i d i S . L e o , Mar-
(5) G. C. M E N G O Z Z I , I I cittadino Gaetano Urbano Urbani Delegato all'organizzazione del Montefeltro in « Studi Romagnoli », Faenza, 1970. Carte Urbani mss. presso lo scrivente.
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CO B e n e d e t t i d i S. Agata, Cesare B o n a i u t i d i Montecerignone e Pacipeppe d a l l a P e n n a . r L ' o p e r a del G u i c c i a r d i , t u t t a v i a , fu a s p r a m e n t e att a c c a t a a l Consiglio dei J u n i o r i ove i c i t t a d i n i E d u a r d o F a b b r i e Giuseppe Compagnoni, due p e r s o n a l i t à che n e i f a s t i del r i s o r g i m e n t o lasciarono u n ' o r m a profonda, e n o n unicamente l i m i t a t a a l l a R o m a g n a , polemizzarono sulle d e c i s i o n i del V a l t e l l i n e s e ( 6 ) . I popoli del Montefeltro, sazi del governo d e l l a R e p u b b l i c a ed eccitati f i n d a l 15 giugno 1799 d a l nobile Domenico de J a c o b i , assediano i l forte e d a l 4 luglio h a i n i z i o u n violento attacco a fuoco che costa l a v i t a a G i r o l a m o Sofia capo dei v o l o n t a r i d i Montecerignone. P e r abbattere i l s i s t e m a francese accorsero v o l o n t a r i d a l l a P e n n a g u i d a t i d a Arcangelo B o n a n n i , d a M a c e r a t a F e l t r i a guidati d a P i e t r o G a n d i n i , d a l S a s s o agli o r d i n i d i F r a n c e s c o M o r r i , d a Pugliano organizzati d a L u i g i G u i d i e d a S . Agata c o m a n d a t i da G i a n L u c a B u f f o n i . I I 13 luglio seguiva l a capitolazione del forte e le c o n d i z i o n i dettate d a l barone B u d a y , prevedevano l a sort i t a d a l l a guarnigione con g l i o n o r i m i l i t a r i e i l conseguente i n o l t r o i n F r a n c i a per l a v i a d i R i m i n i , B o l o g n a e Modena. L a guarnigione e r a composta da 17 ufficiah, 28 sottoufficiali e 168 u o m i n i d i t r u p p a . L e a r m i , d a 16 pezzi d i cannone, 177 a r m i d a fuoco e g r a n q u a n t i t à d i p a l l e e d i polvere d a sparo, ; > . ^; G i r a v a a l l o r a per le m a n i d i t u t t i u n acre
epitaffio
(6) F A B B R I (13-X-1778 - 740-1853) letterato cospiratore e uomo polìtico cesenate, ricoprì incarichi di r e s p o n s a b i l i t à nella Cisalpina e nel Regno Italico; p a r t e c i p ò al Risorgimento cospirando e soffrendo prigionia. Presidente del Ministero dello Stato Romano nel 1848, autore di tragedie patriottiche. C O M P A G N O N I G I U S E P P E (3-3-1754 - 20-XII-1834) di Lugo, letterato giornalista e uomo politico pieno di ingegno di vigore e di franchezza, ebbe parte eminente nelle magistrature della Cispadana, noto per avere proposto i l tricolore quale bandiera del nuovo stato.
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cosi concepito: « Q u i giace u n a R e p u b b l i c a , g i à detta C i s a l p i n a , d i c u i n o n fu l a s i m i l e , d a l Messico a l l a C h i n a . I l a d r i l a fondarono, i p a z z i l'esaltarono, i saggi l'esecrarono. I n questo sol m i r a b i l e , carogna n o n p i ù u d i t a , che n o n p u z z ò cadavere ed appestava i n v i t a ». Anche i l F r a n c i o s i , i m p a r z i a l e e scrupoloso storico, riconosce che i f e l t r e s c h i i n g r a n parte c o n t a d i n i , m o s s i d a f a n a t i s m o religioso, erano desiderosi di t o r n a r e sotto i l governo papale. M a o c c u p i a m o c i ora, della seconda m i s s i o n e del notaio Gaetano U r b a n o U r b a n i . ^I l Commissario Straordinario di Governo Tangerini c o s ì c o m u n i c a v a all'ex rappresentante l a n o m i n a a d organizzatore: « I v o s t r i l u m i , l a saviezza della v o s t r a condotta, e le pregievoli vostre prerogative, m i fanno riconoscere i n v o i l a persona forse u n i c a , che possa r i u s c i r e n e l l a organizzazione del Montefeltro, che a quest'ora dev'essere g i à r i u n i t o a l l a R e p u b b l i c a . I o v ' i n v i t o p e r c i ò cittadino, ad a s s u m e r e le funzioni d i speciale m i o delegato, onde organizzare quel Distretto, d o p o c c h è v i sarete accertato con ufficiale sicurezza che le t r u p p e lo hanno realmente occupato, e r e s t i t u i t o a l l a C i s a l p i n a ... S i s t e m a t o i l b u o n ordine a n o r m a delle v e g l i a n t i leggi repubblicane, s i a l a p r i m a v o s t r a c u r a l ' a t t i v a r e l'esigenza d e l l a D i r e t t a con l'obbligo dello scosso e n o n scosso a ' t e r m i n i de' C a p i t o l i n o r m a l i legge 29 f r i n a i e ». E prosegue con altre i s t r u z i o n i fiscali — c i ò che maggiormente urgeva alle a u t o r i t à costituite — concludendo ... « R i p o s o s u l l a v o s t r a a t t i v i t à , e s u l v o s t r o zelo e sono persuaso che con questa m i s s i o n e v i caricherete d i n u o v i t i t o l i per m e r i t a r e l a Nazionale riconoscenza e l a m i a gratitudine ». I l 4 p r a t i l e successivo i l C o m m i s s a r i o p u b b l i c a v a i l suo b r a v o P r o c l a m a ove f r a l ' a l t r o d i c e v a : « V o i formate l a b e l l a porzione di u n a R e p u b b l i c a che t u t t a s i occupa a felicitare i popoli ... quale e n t u s i a s m o d i n u o v a gioia n o n deve i s p i r a r e questo annunzio n e i v o s t r i c u o r i ? ... V o i accrescerete l a g l o r i a della v o s t r a P a t r i a se v i farete supe-
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r i o r i a l l e v i l t à d i quelle p a s s i o n i che v i renderebbero a l t r i m e n t i indegni del carattere d i R e p u b b l i c a n i » ... e a n c o r a d i seguito a m m o n i v a : «... che l a legge esige, che ogni cittadino facci uso d e l l a C o c c a r d a Nazionale, che ognuno d o v r à v i s i b i l m e n t e portare, diversamente i n c o r r e r à nelle pene i n c u i soggiaciono i r e f r a t t a r i . V o i , M i n i s t r i del C u l t o , che i s p i r a t e n e i popoh s e n t i m e n t i d i religione, v o i che proceder dovete, e colla voce e coU'esempio n e l l a carr i e r a d e l l a g i u s t i z i a , acquisterete l a gratitudine d e l l a R e p u b b l i c a se avrete a cuore d ' i n s i n u a r e con energia queste v e r i t à , a quei p o p o l i che a m m a e s t r a t e ». S e n z a frapporre tempo, l ' U r b a n i , s i p r e s e n t a v a a l M a gistrato e a l Segretario C o m u n a l e esibendo l a s u a credenziale e facendo i m m e d i a t o uso delle sue f a c o l t à , p r e v i a destituzione d i tutte le a u t o r i t à c i v i l i esistenti. N o m i n a v a p r o v v i s o r i a m e n t e a S . L e o Agenti M u n i c i p a l i , Gaetano A n n o v i e G i u l i o S a n t o n i a u t o r i z z a n d o l i a d a r corso agli affari o r d i n a r i i m m e d i a t a m e n t e . i l 16 pratile s i presentava a n c o r a a l l a segreteria con l a n o t a degli Aggiunti e degli Agenti dell'intero distretto (7). C i n q u a n t a n o m i n a t i v i per sessantacinque l o c a l i t à che i n s t a l l ò i l 18 p r a t i l e c o m u n i c a n d o che per l'estensione del t e r r i t o r i o del D i s t r e t t o d i v i s o d a l fiume M a r e c c h i a a v e v a fissato u n T r i b u n a l e anche a S . Agata, attivando contemporaneamente l'esigenza della prediale e q u e l l a m e r c i m o n i a l e e qualunque a l t r a fissata d a l l a Legge. Affidava a l cittadino Angelo A n t i m i d i M a c e r a t a l a organizzazione della G u a r d i a Nazionale, n o m i n a v a segretario m u n i c i p a l e F r a n c e s c o P u c c i d i M a c i a n o , V i c e Segretario i l cittadino G i a c o m o Pazzaglia, c o m p u t i s t a i l cittadino prete P i e t r o B i n d i , e usciere i l cittadino L u i g i F o n t a n a ( 8 ) .
(7) Allegato processo verbale fra i documenti in fine. (8) A N T I M I A N G E L O (1773-1846), nato a Macerata Feltria, si trasferì a Rìmini quando il padre fu nominato Governatore della citta e dal 1818 ebbe dal Consiglio il patriziato riminese. Militò nelle legioni di Bonaparte guadagnandosi il grado di Capitano e nell'esercito nazionale quello di Colonnello. C o m a n d ò
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F u r o n o fissate le paghe a i segretari e s c r i t t o r i delle a l t r e rispettive Agenzie del D i s t r e t t o differenziando quelle d i S . A g a t a F e l t r i a e d i P i a n d i Meleto, alle q u a l i per i l maggior n u m e r o degli annessi, f u assegnato u n maggiore emolumento. Pressato dai C e n t r a l i a v e v a predisposto i l censimento delle famiglie p i ù facoltose e i l 26 p r a t i l e a v e v a g i à i prospetti r e l a t i v i a i possidenti. L a C o m u n e d i Montegrimano, tassata per u n totale d ì s c u d i 830, vedeva colpite le famiglie d i Paolo e Donato fratelli Sensoli, Pietro e fratelli Massaioli, Vincenzo B a r t o l i n i , P i e t r o M a c c a g l i a , Donino M a z z a , C a r l o ed Alessandro C a n d e l l i n i . P e r T a l a m e l l o , Alessandro G a m b e t t i , F r a n c e s c o B i o n di, D o n Francesco Monti e Biagio Sabatini da Secchiano: per u n totale d i 400 s c u d i . I possedimenti tassati d i M a c e r a t a F e l t r i a furono: F r a n c e s c o M a r i a Maffei, M a d d a l e n a C a l b i n i , don Gregorio G e n g h i n i , P i e r M a r i a e f r a t e l l i E m a n u e l l i , don G i u l i o Maffei, B e r n a r d i n o B e r a r d i , Giuseppe R o s s i da P i e t r a r u b b i a , M a r i n o N i c o l a B a l d i s s e r r i e le Reverende Monache d i Mac e r a t a per u n totale d i 1150 s c u d i . Due famiglie tassate a Montecerignone don A n t o n i o e fratello B e g n i e B a l d a s s a r r e Soffia d i C a ' Cecco per u n totale d i 500 s c u d i I possidenti t a s s a t i a S a n t ' A g a t a F e l t r i a furono R o berto u d i t o r F a b b r i , P i e t r o S a n t i e B a t t i s t a L u c c h e s i per u n totale d i 350 s c u d i . P i a n d i Meleto fu tassato complessivamente per 2020 scudi a i seguenti possidenti: T e r e s a T o s i n i Angeli, V i n c e n z o Serafini, E r e d i C o s m i B e n v e n u t i d a Cavoleto, G i a m p a o l o e f r a t e l l i V a l l o n i per i b e n i posseduti n e l Montefeltro,
in pace la Guardia Nazionale e ripetutamente ricoprì l'Ufficio di Comandante di Piazza. Cittadino e patriota il suo nome è ripetuto frequentemente nelle cronache risorgimentali. Cfr. E . L I B U R D I , medaglioni napoleonici, A N G E L O A N T I M I C L A R I , in Le Marche nel Risorgimento Italiano, maggio 1933.
G. C . M E N G O Z Z I
F r a n c e s c o e f r a t e l l i S a n t i n i d a S . S i s t o , don P a s q u a l e Agos t i n i , Gregorio e f r a t e l l i S e v e r i , A n t o n i o M a r i a e f r a t e l l i Leoni da Pirlo, Francesco e Fratello Santini da Pirlo ( 9 ) . I l notaio C o m m i s s a r i o a v e v a onestamente segnalata l a r i s t r e t t e z z a n e l l a quale v e r s a v a n o quei paesi. M a i l D i p a r t i m e n t o a n z i c h é i n t e r v e n i r e soggiungeva: « È necessar i o a t t i v a r e a l l a meglio le leggi, per a n d a r e i m p r o n t a n d o qualche s o m m a , onde f a r fronte a i bisogni. I s t r u i t e v i i n tanto, q u a l i siano le famiglie r i c c h e che potrebbero tass a r s i d i qualche azione forzosa ». Che cosa poteva fare i l Delegato C o m m i s s a r i o ? usare ogni accorgimento ed ogni d i p l o m a z i a per i n d o r a r e l a p i l l o l a , m a u b b i d i r e . I l Comandante della G e n d a r m e r i a V o l a n t e d e l D i p a r t i m e n t o d e l R u b i c o n e P a l a d i n i , i l 3 maggio n e l t r a smettere i l piego delle i s t r u z i o n i s u l l a organizzazione del Corpo, soggiungeva a l l ' U r b a n i : « Desiderando io d i fare u n a passeggiata per quei m o n t i , v o r r e i che V o i scriveste due righe allo stesso C o m m i s s a r i o richiedendo l a m i a p e r s o n a e q u e l l a poca f o r z a che possa occorrere a l v o s t r o bisogno, senza f a r comprendere che io ve n ' a b b i a f a t t a i s t a n z a ». L ' o t t e r r à e s i r e c h e r à i n Montefeltro c o n otto u o m i n i a disposizione del cittadino Gaetano U r b a n o U r bani (10). r « L u n e d ì 11 maggio 1801 giunsero i n S . L e o 600 F r a n cesi, s ' i m p a d r o n i r o n o della fortezza e presero possesso per l a R e p u b b l i c a C i s a l p i n a d i tutto i l Montefeltro. I l V e n e r d ì 22 maggio 1801 giunse i n S . A g a t a i l C o m m i s s a r i o Organizzatore Gaetano U r b a n o U r b a n i r i m i n e s e , ed o r g a n i z z ò quel t r a t t o d i F e l t r i n o d i là d e l l a M a r e c c h i a . I l l u n e d ì dì Pentecoste 25 detto, a n d ò i n P e n n a accompagnato d a 24 G e n d a r m i , ed o r g a n i z z ò i l distretto d i P e n n a c i o è u n ì Penna, M a c i a n o , A n t i c o e Soanne. M u n i c i p a l e Agente F r a n c e s c o M a r i a B e r t o z z i . I l sabato 30 detto a n d ò detto C o m m i s s a r i o con t u t t a
(9) Carte Urbani, vedere allegati documenti. (10) carte Urbani mss.
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GIACOBINO
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l a s u a G e n d a r m e r ì a , e c o l suo Segretario G h i g i a P i a n di Meleto e lì 3 giugno si seppe che i l Capo G i a n d a r m e detto P a l a d i n o a v e v a messo a r i q u i s i z i o n e d e l l a G i a n d a r m e r i a , c i o è a v e v a levato a l p a r r o c o F o s c h i , o r a A r c i p r e t e di P i a n d i Meleto l a s u a b r a v a c a v a l l a » ( 1 1 ) . I l 19 maggio i l cittadino F r a n c e s c o C a p u c c i d i Macer a t a F e l t r i a l a m e n t a l a istituzione d i u n solo G i u d i c e residente a S a n L e o . Date le difficoltà d i accesso e le distanze r e a l i , specialmente p e r i m e s i i n v e r n a l i , chiede u n V i c e G i u d i c e p e r M a c e r a t a , quale luogo p i ù idoneo e centrale. M a le d i s p o s i z i o n i d e l G o v e r n o n o n a m m e t t o n o l a m o l t e p l i c i t à dei M a g i s t r a t i , q u i n d i l a r i c h i e s t a seppur r i tenuta v a l i d a n o n h a corso. I l C o m m i s s a r i o d i G o v e r n o presso i T r i b u n a l i cittadino C o n t i i n v i t a v a l ' U r b a n i i l 25 successivo a d accertare: « ... q u a l i e q u a n t i G i u d i c i s i fossero i n t r u s i i n q u e l l a p a r t e p r i m a occupata d a l G o v e r n o Papale, autorizzando a sospendere q u a l s i v o g l i a a u t o r i t à G i u d i z i a r i a ed Officiali di C a n c e l l e r i a ». N e l l o stesso tempo è segnalata l a presenza i n T a l a m e l l o dei n o t i p r e g i u d i c a t i Domenico G r o t t i , Angelo e B a t t i s t a T e s t i d i Monte Tiffi, i v i r e c a t i s i p e r battere polvere s u l f u r e a . I l D i c a s t e r o d i P o l i z i a C e n t r a l e ne o r d i n a l ' i m m e d i a t o arresto ( 1 2 ) . I l 31 maggio l'ex G i u d i c e d i C a s t e l d ' E l e i dott. F r a n cesco C i u n n i n i abbatteva c o n u n a scure l'albero d e l l a L i b e r t à e i n s i e m e alle insegne r e p u b b l i c a n e b r u c i a v a i l prop r i o cappello d i tela c e r a t a facendone u n grande f a l ò f r a l'entusiasmo d i molte persone. Questo accadeva p r i m a che gl'insorgenti compissero i l blocco d i S . L e o ; dichiarato n e m i c o d e l l a c a u s a d e l l a l i b e r t à , i l C i u n n i n i v e n i v a
(11) Cfr. Memorie varie di Giovanni Andrea Santucci da Antico, Sacerdote geometra e computista (anni 1798-1820) d a t t i l o s c r ì t t o del fondo Mattei Gentili in Gambalunga. (12) Carte Urbani mss.
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sorvegliato d a l rigore della legge. D i questi episodi se ne sono r i p e t u t i a l t r i che dim o s t r a n o l'insofferenza e l a reazione che a n i m a v a n o i popoli feltreschi. Meriterebbe a questo punto i l l u s t r a r e u n documento d i r i l i e v o , l a nota di c i a s c u n C o m u n e r e l a t i v a a i pagamenti n o n effettuati per tasse diverse c o n l a specifica dei r i spettivi t i t o l i . I l conteggio è r e l a t i v o agli a n n i 1799, 1800 e 1801 con registrazione particolareggiata delle entrate e delle spese. U n a specie q u i n d i d i b i l a n c i o , estremamente interessante e r a r o che costituisce per l a s u a i m p o r t a n z a , i l pezzo p i ù ghiotto dei documenti p e r v e n u t i e c o n f e r m a , se ce ne fosse bisogno, l'assenteismo e l a m a n c a n z a d i zelo d i quelle popolazioni; data p e r ò l a specifica n a t u r a delFargomento — che richiede u n a m p i o e dettagliato esame o l t r e c c h è u n a i l l u s t r a z i o n e adeguata — esso form e r à oggetto d i p a r t i c o l a r e studio a parte per u n a ulter i o r e eventuale trattazione ( 1 3 ) . Questo è quanto s c a t u r i s c e d a i p r e z i o s i d o c u m e n t i r a c c o l t i , che integrati d a i d i b a t t i t i delle Assemblee delle R e p u b b l i c a C i s a l p i n a , con g l ' i n t e r v e n t i a m p i e n o t e v o l i del noto leontino Michelangelo R o s a , m e m b r o del C o r p o L e g i s l a t i v o , J u n i o r e del D i p a r t i m e n t o del R u b i c o n e , studioso d i s t a t i s t i c a e d i economia, r i c h i a m a n o ripetutamente i l nome d i S a n L e o e del Montefeltro, offrendoci u n p a n o r a m a r e a l i s t i c o della situazione, a l d i f u o r i e a l d i s o p r a d i q u a l s i a s i celebrazione e n c o m i a s t i c a . È v e r o che l'angolo d i v i s u a l e n o n è completo, è parziale p e r t a n t o anche l a conseguente trattazione; t u t t a v i a questa pagina d i s t o r i a f e r e t r a n a p u r n e l l a s u a f r a m m e n t a r i e t à h a i l pregio d i essere autentica e documentata, olt r e c c h è c o s t i t u i r e u n contributo •— seppur modesto — d i quel periodo i n q u e l l a regione.
(13) Carte Urbani mss. risposta alla richerca della Municipalità Distrettuale di Rimino, li 15 fiorile anno 9 Repubblicano Div. I I . N . 109.
MONTEFELTRO
GIACOBINO
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D O C U M E N T I
Processo verbale per l'organizzazione del Montefeltro San
Leo 2 9 Fiorile A. I X Rep.
Se v e r r à data esecuzione a l l ' o r d i n e del G e n e r a l T u Ihier partecipato a l C o m a n d a n t e del F o r t e S a n L e o di evacuare q u e l l a P i a z z a e consegnare quel D i s t r e t t o a i M i n i s t r i del P a p a credo essere m i o dovere d ì rendere a vos t r a n o t i z i a che alcune C o m u n i d i quello stesso D i s t r e t t o di c u i ve ne accludo l a nota restano unite a l l a R e p u b b l i c a p e r c h è anche sotto i l G o v e r n o papale hanno sempre formato parte d i R o m a g n a . S o p r a d i v e r s i possidenti i n queste C o m u n i è stato imposto u n prestito i n v i r t ù della Legge 6 F r i n a l e anche di questo ve ne do nota a d oggetto che possiate dare disposizioni che crederete ... le c o r r i s p o n d e n t i somme. T a n t o m i vedo i n dovere (Gaetano U r b a n o U r b a n i ) )
REPUBBLICA CISALPINA
Libertà
Uguaglianza Comune di S a n Leo nella Casa Muni.pale questo dì 2 9 F i o r i l e - Anno I X R e p . 1 9 Maggio 1802 V . S .
S i presenta a v a n t i questo Magistrato, e m e inf.tto Segretario i l C i t t a d i n o G A E T A N O U R B A N I ed esibisce l a sua Credenziale d i Organizzatore d i questo D i s t r e t t o del Monte F e l t r i o del seguente tenore:
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G,
C.
MENGOZZI
REPUBBLICA
CISALPINA
Libertà
Uguaglianza
N . 1726 F o r l ì 22 F i o r i l e A . I X R e p .
TANGERINI Commissario Dipartimento
Straordinario di del Rubicone
A l C i t t a d i n o Gaetano
Urbani
Governo
nel
E x Rappresentante
(Rimino)
I v o s t r i l u m i , l a saviezza della v o s t r a condotta, e le pregievoli vostre prerogative m i fanno riconoscere i n V o i l a p e r s o n a forse u n i c a , che possa r i u s c i r e n e l l a organizzazione del Montefeltro, che a quest'ora deve g i à essere stato r i u n i t o a l l a R e p u b b l i c a . I o v ' i n v i t o p e r c i ò . C i t t a d i n o p r e g i a t i s s i m o , come spero n o n v o r r e t e r i f i u t a r v i , a d assumere le f u n z i o n i d i speciale mio Delegato, onde organizzare quel D i s t r e t t o nelle forme d o p o c h é v i sarete accertato con ufficiale s i c u r e z z a che le T r u p p e lo hanno realmente occupato, e restituito a l l a Cisalpina. V o i n o n avete bisogno ch'io v i segni l a t r a c c i a d a ten e r s i i n c o s ì s e r i a operazione. L a m a r c i a d e l l a p u b b l i c a azzienda v i è troppo nota, e siete troppo penetrato d a l sentimento p a t r i o per conoscere a colpo d'occhi con quanta effusione d i cuore dobbiate accogliere f r a le vostre b r a c c i a u n popolo stato finora l a v i t t i m a d e l l a seduzione, e della c a b a l i s t i c a D i p l o m a z ì a d i u n G o v e r n o tutto contrario a l nostro, e con q u a n t a tenerezza e s e n s i b i l i t à dobbiate asciugare le l a c r i m e d i quegli i n f e l i c i R e p u b b l i c a n i che sono s t a t i finora i l bersaglio della persecuzione. S i s t e m a t o i l b u o n ordine a n o r m a delle vigenti Leggi repubblicane s i a . C i t t a d i n o Delegato, l a p r i m a v o s t r a c u r a l ' a t t i v a r e l'esigenza della D i r e t t a coll'obbligo dello scosso e n o n scosso a t e r m i n i de' C a p i t o l i n o r m a l i de' q u a l i v i u n i s c o gli e s e m p l a r i u n i t a m e n t e a l l a r e l a t i v a Legge de' 29 F r i n a l e .
Ntrw.
REPUBBLICA CISALPINA Anno IX. URBANI Ai,
DELEGATO
A L L ' ORGANIZZAZIONE
Repubblicano*
DEL MONTE
FELI
MONTEFELTRO
GIACOBINO
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Se v i riesce d i farne assumere l'essigenza u n Ricev i t o r e D i s t r e t t u a l e nelle predette forme coll'intervento del maggior E s t i m a t o come Delegato d e l l ' E s t i m o , s a r à o t t i m a cosa. I n caso c o n t r a r i o i n t i m a r e t e a i tre m a g g i o r i estimat o r i che per ordine del G o v e r n o c o m u n i c a t o m i con D i spaccio del M i n i s t r o di F i n a n z e Generale delli 26 Ventoso p. p. N . 21855, 20609, 22100 804 D i v . 1 Sez. 1 essi sono 324 277 330 . r e s p o n s a b i l i del pagamento delle D i r e t t a ne' t e r m i n i stab i l i t i d a l l a Legge, salvo a loro favore i l compenso degli a l t r i Possessori per l a quota a d essi appartenente. A v r e t e i n seguito u n competente n u m e r o d i tutte le Leggi, c o m i n c i a n d o dall'epoca, i n c u i cessarono d i c o r r i spondere con me. E p o c a che v o i m i indicarete per l a succ e s s i v a t r a s m i s s i o n e delle Leggi medesime. R i p o s o s u l l a V o s t r a a t t i v i t à , e s u l v o s t r o zelo, e sono persuaso che con questa m i s s i o n e v i caricarete d i n u o v i t i t o l i per mer i t a r e l a Nazionale riconoscenza, e l a m i a gratitudine. H o i l piacere d i s a l u t a r v i M o n t a n a r i Segretario Tangerini I m m e d i a t a m e n t e facendo uso delle sue f a c o l t à p r e v i a l a destituzione del Magistrato suddetto e d i tutte le a l t r e A u t o r i t à C i v i l i esistenti nel Distretto, n o m i n a p r o v v i s o r i a mente i n questa C o m u n e d i S a n L e o i n Agenti M u n i c i p a l i l i c i t t a d i n i Gaetano A n n o v i e G u i d o S a n t o n i r i s e r v a n d o s i d i procedere a l l a n o m i n a degli a l t r i Agenti, che c o m p o r dovranno questa M u n i c i p a l i t à dopo i l giro che a v r à fatto di questo Distretto del Montefeltro; A u t o r i z z ò i n o l t r e l i detti C i t t a d i n i A n n o v i e S a n t o n i a dar corso a g l i affari che sopraveranno a questo Capo Luogo per r e n d e r n e p o i conto a l l ' i n t e r a M u n i c i p a l i t à n e l l a p r i m a seduta che s i t e r r à dalla medesima.
A di 16 p r a t i l e A . I X R e p u b . ° R e s t i t u i t o s i i l suddetto C i t t . C o m m i s s a r i o i n questo Capo L u o g o sotto i l presente giorno depose negli A t t i
G.
C.
MENGOZZI
di questa Segreteria l a n o m i n a da esso fatta degli Agenti ed Aggiunti d i questo Distretto del seguente tenore: Agenzia San
di S.
Leo
L e o Capo
Agenzia Monte
Luogo
di S. Leo e Buaggine
Agenti: P i e t r o G i o L e o n i Presidente: Gaetano A n n o v i Aggiunti: P i e r Matteo C u c c i
Majolo
e
V i l l a Grande Monte Coppiolo e P u i a n o Monte Maggio; C o r e n a e Monte P i e t r a c u t a , T a u s a n o , Monte F o togno e Castelvecchio Segretario Municipale Sotto Segretario Agenzia
di
Penna
« « «
Guido Ant. Silvi Giamb. Mazzocchi Francesco Malpeli Antonio Pesaresi Pietro F a b b r i G i a c o m . Pazzaglia
Billi
Agenzia d i P e n n a
Capo Luogo Agente M u n i c i p a l e : F r a n c o B e r t o z z i Aggiunto: G . B . M o r d i n i M a c i a n o - Soanne ed A n t i c o « Giuseppe M . P u c c i Segretario Municipale Francesco Cernili Scrittore Mario Bartolini Agenzia
di S.
Agata
S a n t ' A g a t a Capo L u o g o
Agente: M a r i n o C o m a n d i n i Aggiunto: V i n c e n z o L o n g h i Guido Fracassi
Casteldelci - Senatello Fragheto e V i l l a Cajoletto - Palazzo Pereto - Scavolo e Poggio Ugrigno - S. Donato - R o s c i a n o Vacaldola - Rivolpara e Majano T o r r i c e l l a - Monte Benedetto e Libiano
Paolo A . O l i v i e r i Sebast.
Genghetti
Cesare P a o l u c c i
MONTEFELTRO
Petrella Guidi e Rocca M a s s a - Casalecchio - C o r l a n d i Pugno - T i r o - C a i p i c c i o n i ed annessi Segretario Municipale Scrittore
GIACOBINO
« «
Giov.
Beleffi
« -
F a b b r i d i Pugno Francesco Buffoni Pietro Botticelli
Agenzia di Talamello T a l a m e l l o Capo Luogo Agente M.le Mercatino - Massamanente Uffogliano e Secchiano Aggiunto: Segretario Municipale Scrittore -
Dom. Andrea Bucci Pietro F a b r i n i Pietro Marani
Agenzia di Montegrimano Montegrimano Capo L u o g o Montetassi Valle Sant'Anastasio Mont'Alverio e Ripalta Segretario Municipale Scrittore
Luigi Felici Pietro G u i d i Pietro Meloni Filippo Ricci Giorgio Clini Giov. Maccagli
Agezia di Macerata Feltria M a c e r a t a F e l t r i a Capo L . Certalto Montecerignone Pietrarubbia Segretario Municipale Scrittore Agenzia di Pian di Meleto P i a n di Meleto Capo L . Montione e B e l f o r t e Cavoleto e Monastero Pietracavola - Lupaiolo e Monte S . M a r i a Piagnano e P i r l o San Sisto
Ag. M.le « « «
Ag. M.le Aggiunto: « «
Giuseppe M o n t i
Zeffirino A n t i m i Paolo S i m o n c i n i Pietro Mambelli Giuseppe R o s s i Mattia Giovannini Giuseppe M a r c h e t t i
A g . M.le L u i g i R o s a s p i n a Aggiunto: F . A . F u z z i l l i « Giabatta Ragni « « «
Pier M . Piastra Felice R a t t i n i Gio. Ant. Mancini
84 Campo Segretario Scrittore
G.
C.
MENGOZZI
«
Municipale M.le
Giovanni Luzi Giovanni Ghighi Franco M . Fuzzilli
D i c h i a r ò i n o l t r e d i aver r i l e v a t o l a n e c e s s i t à d i cos t i t u i r e u n Aggente M u n i c i p a l e n e l l a C o m u n e d i Monte G r i m a n o , i n c u i oltre a i n o n e q u i v o c i segni d i P a t r i o t t i smo dato d a ' que' C i t t a d i n i a tutte le passate vicende sofferte d a questo D i s t r e t t o , per c u i m e r i t a n o l a r i c o m pensa Nazionale, h a ocularmente potuto osservare che d i v i s a questa C o m u n e con le a l t r e annesse d a l l ' a l t r a d i M a c e r a t a F e l t r i a , mediante i l fiume C o n c a , i n c u i s i scar i c a n o m o l t i t o r r e n t i , e conduce u n a copiosa q u a n t i t à d i acque risulterebbe molto incomodo i l c o r r i s p o n d e r e prontamente nelle diverse circostanze coll'Agente d i M a c e r a t a F e l t r i a . E siccome f r a que' C i t t a d i n i h a r i t r o v a t o n o n poca c u l t u r a ed i n f o r m a t o altronde che n e l l a campagna v i sono persone poche a m a n t i del G o v e r n o s o p r a delle q u a l i occorre l ' i m m e d i a t a v i g i l a n z a d e l l a P o l i z i a p e r c i ò mosso d a tutte le suddette ragioni, h a creduto, e pel bene d i q u e l l a popolazione, e per vantaggio d i questo D i stretto, che d a detta C o m u n e p u ò avere sogetti capaci d i disimpegno d e l l ' A m m i n i s t r a z i o n e , e per m i g l i o r e servizio d e l l a R e p u b b l i c a , d i fissare nell'accennata C o m u n e d i Monte G r i m a n o u n Agenzia come Io h a fatto c o l l a sopradetta nomina.
A di 18 P r a t i l e A n n o I X Rep.° D i e t r o l ' i n v i t o fatto d a l sud. C i t t a d i n o Organizzatore a t u t t i gli Agenti d i questo Distretto convocata questa M u n i c i p a l i t à D i s t r e t t u a l e i n questo Capo Luogo d i S. L e o v ' i n t e r v e n n e r o l i seguenti P i e r G i o . L e o n i d i S . L e o , Gaetano A n n o v i della stessa Comune, V i n c e n z o L o n g h i d i S . Agata, F r a n . c o M a r i a B e r t o z z i di Penna, Giuseppe M o n t i di T a l a m e l l o , Zeffirino A n t i m i d i Macerataf.a, P i e t r o G u i d i di Monte G r i m a n o , e L u i g i R o s a s p i n a d i P i a n d i Meleto.
MONTEFELTRO
GIACOBINO
85
E s i b i t a d i b e l nuovo e lettasi a i sudd.i r a d u n a t i l a l e t t e r a Credenziale del C o m m i s s , d i G o v e r n o . I l sudd.o C i t t . C o m m i s s a r i o facendo uso delle f a c o l t à a t t r i b u i t e l i i n s t a l l ò i detti C i t t a d i n i n e l loro Ufficio e l i r i n v e s t ì de' poteri, che loro a t t r i b u i s c e l a Legge. S u c c e s s i v a m e n t e part e c i p ò l a d i s t r i b u z i o n e delle surrespettive Aggenzie, e l a n o m i n a de' r i s p e t t i v i Aggenti, ed Aggiunti n e l modo des c r i t t o come addietro. P a r i m e n t i p a r t e c i p ò a i m e d e s i m i c i t t a d i n i M u d i adunati, che n e l giro d a esso fatto p o t è r i l e v a r e , che essendo questo D i s t r e t t o per t u t t a l a s u a estensione d i v i s o dal fiume M a r e c c h i a i n modo che a l l i a b i t a n t i , che abitano l a s i n i s t r a del corso d i d. fiume n o n solo r i e s c i v a incomodo, m a anche ben dissovente i m p o s s i b i l e i l t r a s p o r t a r e a l Capo L u o g o d i S . L e o attesa l a coppiosa q u a n t i t à d i acque che conduce detto fiume, p e r c h è l i venisse s o m m i n i s t r a t a l a g i u s t i z i a ; E che mosso da t a l i raggioni s i credette i n dovere a sollievo d i q u e l l a Popolazione d i i s t r u i r n e i l C o m m . di G o v e r n o presso i T r i b u n a l i , i l quale con s u a lettera delli 7 P r a t i l e , a u t o r i z z ò i l detto C i t t . C o m m i s s a r i o Organizzatore a fissare u n T r i b u n a l e i n S a n t ' A g a t a , conforme venne dal medesimo eseguito con s u a lettera dei otto corrente n. 28. I n oltre avendo i l C i t t . C o m m i s s , nello stesso giro r i l e v a t o che l i a b i t a n t i , specialmente della c a m p a g n a sedotta d a l l ' i m p o s t u r a e p o r t a t i i n m a s s i m a parte a l G o v e r n o P a p a l e s i m o s t r a n o rassegnati a l nuovo s i s t e m a per t i m o r e della forza, ed i n f o r m a t o altronde, che da paesi l i m i t r o f i a questo D i s t r e t t o , e n o n soggetti a l l a C i s a l p i n a s'introducano i n questo t e r r i t o r i o de' m a l e i n t e n z i o n a t i ed A s sassini, che anche con prepotenti viollenze seducano i l Popolo e ne derubano i facoltosi; q u i n d i p e r le addotte r a g i o n i r i t r o v ò necessario d i fissare u n b u o n n u m e r o d i G e n d a r m e r i a V o l a n t e , che o c c o r r a a l m a n t e n i m e n t o d i b u o n ordine nelle diverse Agenzie del D i s t r e t t o ; ed a questo effetto d e c r e t ò , che i l N . della m e d e s i m a almeno fino a l mese d i ottobre debba essere di d o d i c i con le infrascritte m e n s i l i paghe, c i o è
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G.
C.
MENGOZZI
Al Bargello se. 12 Tenente « 10 Brigadiere « 09 ai Comuni « 08 L o stesso C o m m . p e r ò r i s e r v a a l l a detta M u n i c i p a l i t à l a f a c o l t à d i potere anche p r i m a d i detto mese d i ottobre, a l l o r c h é v e r r à dalle r i s p e t t i v e Aggenzie i s t r u i t a , che i l b u o n ordine, e l a t r a n q u i l l i t à è r i t t o r n a t a n e l D i s t r e t t o , che i B r i g a n t i , che d a l l ' E s t e r o q u i s i introducano, o sono c a d u t i nelle m a n i della forza a r m a t a , o p i ù n o n infestano questo Distretto, d i r i d u r r e d,a G e n d a r m e r i a a l n u m . d i sei o sette i n d i v i d u i a l p i ù . E siccome u n a delle p r i n c i p a l i cure del G o v e r n o affidato per l'essecuzione a l detto C i t t . C o m m . Organizzatore s i è q u e l l a d i a t t i v a r e l a riscossione delle tasse i m poste d a l l a R e p u b b l i c a ; Q u i n d i o r d i n ò che p r o n t a m e n t e s i mettesse i n essigenza tanto l a T a s s a prediale; quanto le a l t r e degli otto e venti d e n a r i , e m e r c i m o n i a l e e q u a l u n que a l t r a fissata d a l l a Legge sotto l a p i ù stretta respons a b i l i t à d e l l a stessa M u n i c i p a l i t à i n caso d i r i t a r d o . I n essecuzione del Decreto del C o m i t a t o d i G o v e r n o dei 14 nevoso anno corrente o r d i n ò , che d a questa M u n i c i p a l i t à s i i n v i t i n o con p r o c l a m a que' C i t t a d i n i , che ass u m e r volessero le R i c e t t o r i e C o m u n a l i , e q u e l l a Distrettuale coll'obbligo dell'osservanza de' C a p i t o l i fissati d a l detto Decreto, e d i dare idonea s i g u e r t à . E p e r c h è ne' d i v e r s i luoghi ove detto C o m m i s s a r i o s i è portato n o n h a m a n c a t o d i i n v i t t a r e i C i t t a d i n i a d assumere dette Ricettorie, q u i n d i c o m i s e a detta M u n i c i p a l i t à , che i n detto P r o c l a m a accordasse u n t e r m i n e a i c o n c o r r e n t i d i g i o r n i tre, s p i r a t i i q u a l i i n c a r i c ò l a sud.a M u n i c i p a l i t à a rend e r l i conto del r i s u l t a t o , affinchè possa procedere a quanto gli viene ingiunto i n detta l e t t a r a d i s u a c o m m i s s i o n e . E s i g e n d o l a Legge che s i organizzi i n tutto i l D i s t r e t t o u n a G u a r d i a Nazionale, e credendosi d a l detto C o m m . tale organizzazione per o r a p r e m a t u r a , atteso l'indole di ques t i a b i t a n t i , ed avendo p e r c i ò partecipato c o n lettera dei 18 corrente P r a t i l e le sue riflessioni a l G o v e r n o s u questo
MONTEFELTRO
GIACOBINO
87
i m p o r t a n t e ogetto, d i c u i ne attendo le analoghe disposizioni. Q u a l l o r a p e r ò dallo stesso Governo venga o r d i n a t a tale Organizzazione, o r a e per quando d o v r à seguire nom i n ò i n organizzatore della m e d e s i m a i l C i t t . Angelo A n t i m i d i Macerataf.a, soggetto fornito d i t u t t a l ' a b i l i t à , e che h a servito l a R e p u b b l i c a i n q u a l i t à d i C a p i t a n o fino a l l a c a d u t a fortezza d i M a n t o v a . D i e t r o a queste disposizioni l a M u n i c i p a l i t à sudd.a p r o s e g u ì a stare i n seduta e divenne a l l a i n f r . a determinazione. V o l e n d o l a Legge, che i n ogni Capo D i s t r e t t o v i s i a u n C o m m i s s a r i o d i P o l i z i a , e dovendosi presentare l a nom i n a a l D i c a s t e r o C e n t r a l e i n F o r l ì per parte della M u n i c i p a l i t à medesima, e p e r c i ò , che diviene a l l a n o m i n a del C i t t a d i n o A n n o v i che d a l l ' i n t i e r a seduta f u pienamente approvato.
Libertà
Uguaglianza Adì
19 P r a t i l e Anno I X
L a M u n i c i p a l i t à D i s t r e t t u a l e composta dei sopranom i n a t i Agenti, come n e l l a seduta d i j e r i , considerando essere necessario doversi t r a t t a r e con maggior s c h i a r i m e n t o di v a r i e cose p r i m a d i sciogliersi d a l Capo L u o g o radun a t a i n sessione determino come siegue. All'eletto Segretario M u n i c i p a l e n e l l a persona d i m e i n f r a s c r i t t o Segretario l a M u n i c i p a l i t à a pieno consenso a s s e g n ò i l mensile indennizzo d i scudi v e n t i , cinque de' q u a l i restano a solo c a r i c o d i questa C o m u n e d i S . L e o , per i l disimpegno che a L u i r e s t a affidato degli affari C o m u n a l i e l i a l t r i scudi 15 a peso dell'intero D i s t r e t t o , c o m p r e s a l'istessa C o m u n e d i S . L e o . Con detta paga d i s c u d i v e n t i a l mese d o v r à tenere u n Sottosegretario, l a c u i indenizzazione n o n d o v r à essere m i n o r e d i s c u d i sei a l mese. Sebbene v i e n c o n f e r i t a
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G.
C.
MENGOZZI
a l Segretario i n Capo l a f a c o l t à d i scegliere i l sudd. Sottosegretario, p e r c h è s i a d i t u t t a l a sua confidenza, n o n ostante n o n p o t r à i n s t a l l a r l o nell'impiego, se p r i m a n o n a v r à presentato i l Soggetto, c h ' E g l i c r e d e r à d i n o m i n a r e a l l a M u n i c i p a l i t à , a l l o r c h é s i t r o v e r à i n p i e n a seduta per averne l a s u a approvazione, l a quale p o t r à anche r i m u o v e r e e l'uno e l ' a l t r o , q u a l l o r a n o n prestassero i l dovuto servizio. A n o r m a della sudd.a determinazione f u da m e proposto a l l a M u n i c i p a l i t à i l C i t t a d i n o G i a c o m o Pazzaglia i n Sottosegretario fornito d i sufficiente talento, e patriottismo, e capace d i r i e s c i r e n e l disimpegno delle sue f u n z i o n i per l'esperienza, e p r a t t i c a fatta i n a l t r i t e m p i d e l l a R e p u b b l i c a p r i m a della rivoluzione, quale venne d a l l a M u c i p a l i t à approvato. S a r à obbligo del Segretario d i dare u n a copia s i m i l e d i ogni seduta M u n i c i p a l e a t u t t i gli Aggenti del D i s t r e t t o . P e r dare u n compenso l a M u n i c i p a l i t à a l Segretario per l a fatica, e brighe avute all'epoca dell'ingresso delle T r u p pe C i s a l p i n e i n questa P i a z z a e F o r t e , che s e g u ì n e l d ì 21 F i o r i l e anno I X ( 1 1 maggio 1801) gh a c c o r d a i l p r i n c i p i o dell'emolumento fino d a quel giorno. A l Sottosegretario resta accordata l a paga d a l d ì , che h a assunte le sue f u n z i o n i . L a M u n i c i p a l i t à procede a l l a nom i n a d i Segretario, e C a n c e l l i e r e d i P o l i z i a n e l l a persona del C i t t . F r a n c e s c o P u c c i d i M a c i a n o coll'indenizzazione di s c u d i otto a l mese. S i p a s s ò i n d i a l l a n o m i n a d i u n C o m p u t i s t a D i s t r e t t u a l e n e l l a persona del C i t t . Prete P i e t r o B i n d i coll'assegnamento di scudi sei a l mese coll'obbligo di p r e s e n t a r s i anche p a r t i c o l a r m e n t e a l s e r v i z i o dell'Agenz i a d i S . L e o . S i n o m i n ò anche l ' U s c i e r e pel servizio dell a M u n i c i p a l i t à n e l l a persona d i L u i g i F o r t u n a che fu approvato coll'assegnamento d i s c u d i sei a l mese. F u r o n o stabilite le paghe a l l i S e g r e t a r i e s c r i t t o r i delle a l t r e r i spettive Agenzie del D i s t r e t t o , a l l i p r i m i d i s c u d i sei mens i l i , coll'obbligo di disimpegnare anche le f u n z i o n i d i Cancelliere d i P u l i z i a a n o r m a della Legge, ed a g l ' u l t i m i d i s c u d i q u a t t r o m e n s i l i , eccetto q u e l l i delle Agenzie d i S.
MONTEFELTRO
89
GIACOBINO
Agata F e l t r i a e P i a n d i Meleto, a' q u a l i per i l maggior n u m e r o degli A n n e s s i , ed i n conseguenza delle brighe s i assegna maggior emolumento. A l l i S e g r e t a r i d i ambedue le Agenzie Otto s c u d i .
Libertà VX
>.T ^
Uguaglianza REPUBBLICA CISALPINA
GAETANO URBANI
COMMISSARIO
Organizzatore del Montefeltro Cittadini, A l termine di tanti mali, l a vostra Patria e finalmente l i b e r a . V o i n o n appartenete n e i v o s t r i rapp o r t i d i G o v e r n o , che a l l a s o l a Nazione C i s a l p i n a . V o i formate l a b e l l a porzione d i u n a R e p u b b l i c a , che t u t t a s i occupa a felicitare i P o p o l i r i c o n o s c e n t i n e l d i L e i seno. Quale entusiasmo d i n u o v a gioia n o n deve i s p i r a r e questo a n n u n z i o n e i v o s t r i c u o r i ? L a voce del disinganno a n n i m a t a dall'evidenza, v i deve rendere n o n tanto c a u t i , che saggi p e r n o n essere indegni della v o s t r a sorte. I o v i annunzio p e r disimpegno delle m i e funzioni, che i l C o v e r ò à s o p r a d i m e i n c a r i c c a t e le d i L u i c u r e p e r l a scelta, e installazione d i q u e i F u n z i o n a r i M u n i c i p a l i che dovranno o c c u p a r s i a l v o s t r o p u b b l i c o bene. Conosco d i quale i m p o r t a n z a debba essere i l m i o impegno d i c o r r i s p o n d e r e a l l a confidenza d i c u i m i vedo onorato, e p e r seguirne costantemente i s a g r i p r i n c i p i , ho impegnata l a maggior attenzione n e l l a scelta d i quei soggetti, che spero siano p e r giustificare le m i e p r e m u r e . V o i saprete corrispondere c o n d o c i l i t à , ed energia alle c u r e indefesse d i c h i sacrificandosi a l v o s t r o bene, s a p r à impiegare i p r o p r i t a l e n t i n e l t r a v a g l i a r e pei v o s t r i interessi. V o i accrescerete l a g l o r i a d e l l a v o s t r a P a t r i a , se v i farete S u p e r i o r i a l l a v i l t à d i quelle p a s s i o n i , che v i renderebbero a l t r i m e n t i indegni del carattere d i R e p u b b l i c a n i . R i c o n c i l i a t e ne' v o s t r i c u o r i quei v i n c o l i d i f r a t e l l a n z a .
90
G.
C. MENGOZZI
che s o h possono distinguere q u e l l a Religione d i c u i v i pregiate. E s t i n g u e t e per sempre l a funesta m e m o r i a degli o d i j , e de' r a n c o r i , che dividono i p a r t i t i , guastano l a b e l l a a r m o n i a d i u n popolo rigenerato. Obbedienza alle Leggi, rispetto alle A u t o r i t à costituite, zelo indefesso, per sostenere i sagri d i r i t t i d a v o i r e c u p e r a t i f o r m e r a n n o i l p i ù giusto E n c o m i o del v o s t r o p a t r i o t i s m o . L a legge esige, che ogni C i t t a d i n o facci uso della Cocc a r d a Nazionale, che ognuno d o v r à v i s i b i l m e n t e p o r t a r e , d i v e r s a m e n t e i n c o r r e r à nelle pene a c u i sogiacciano i refratarii. V o i M i n i s t r i del C u l t o , che i s p i r a t e nei P o p o l i i sent i m e n t i d i Religione V o i che preceder dovete, e c o l l a voce e coU'esempio n e l l a c a r r i e r a d e l l a g i u s t i z i a , a c q u i s t a r e t e l a g r a t t i t u d i n e d e l l a R e p u b b l i c a se avete a cuore d i insin u a r e con energia queste v e r i t à , a quei popoli che ammaestrate. S. L e o 4 P r a t i l e A n n o I X R e p . U R B A N I Delegato Ghighi Segretario
Nota
de Possidenti
Tassati
nella Comune
di Monte
Paolo e Donato f r a t e l l i S e n s o l i Pietro e fratelli Massaioli V i n c e n z o B a r t o l i n i d a S a v i g n a n o d i M.te T a s s i Pietro M.a Maccaglia Donino Mazza Carlo CandeUini Alessandro Cardellini ^ S o m m a i n tutto
Grimano se. « « « « « «
200 100 200 060 100 070 100
se. 8 3 0
M.te G r i m a n o l i 23 P r a t i l e , anno 9 R e p . L u i g i F e l i c i agente M u n i c i p a l e a c c u s a r i c e v u t a d i sette lettere contenenti l a T a s s a sopraespressa. FELICI
num.ro
MONTEFELTRO
Nota
de Possidenti
tassati
91
GIACOBINO
nella
Comune
di
Talamello
Alessandro Gambetti Francesco Biondi B i a g i o A n t . E r e d i S a b a t i n i da Secchiano Don F r a n c e s c o M o n t i " (p,'
S o m m a i n tutto •
Nota
de Possidenti
G. G. M O N T I
Tassati
nella Comune
se. « « «
100 100 100 100
se.
400
Ag.te M . l e
di Macerata
F r a n c e s c o M a r i a Maffei Maddalena Calbini Don Gregorio Genghini Pier Maria e Fratelli Emanuelli Don G i u l i o Maffei . Bernardino Berardi Giuseppe R o s s i da P i e t r a r u b b i a M a r i n o N i c o l a B a l d a s s e r r i d a d.tto luogo L e Reverende Monache d i M a c e r a t a S o m m a i n tutto
F.
se,
100
«
100
«
100
«
100
«
150
«
200
«
100
«
200
se. 1 . 1 5 0
Z E F T R I N O A N T I M I Ag.te
Nota
de Possidenti
Tassati
nella Comune
di M.te
Don A n t o n i o e F r a t e l l o B e g n i B a l d a s s a r r e Soffia d a C à Cecco S o m m a i n tutto
100
«
M.le
Cerignone se. «
400 100
se.
500
Monte Cerignone 2 6 P r a t i l e anno 9 R e p . M A M B E L L I Aggiunto
Municipale
Certifico io sottoscritto d i aver ricevuto d a l cittadino Antonio T o g n a c c i u n a V o s t r a segnata 2 6 P r a t i l e anno 9 Rep. n . 88 alle ore 7 dopo mezzogiorno, o 19 italiane, qua-
9^
G. C .
MENGOZZI
le m i d i c h i a r a responsabile i n f a c c i a del G o v e r n o , se per m i a c o l p a fosse r i t a r d a t a l a d e b i t a consegna. I n fede, MAMBELLI
i-
Nota
de Possidenti
tassati
nella
Comune
di
Sant'Agata
Ruberto uditor Fabbri Pietro Santi Battista Lucchesi • S o m m a i n tutto
se.
100
«
150
«
100
se.
350
S a n t a g a t a 2 7 P r a t i l e anno 9 R e p . L'Agente ed Aggiunto
Mun.pali
'
A b b i a m o ricevute t r e lettere dirette a i s u m m e n t o v a t i , che i l C i t t . U r b a n i Delegato all'Organizzazione del M.te F e l t r o c i h a spedite con s u a d i questo giorno i n d a t a d i S a n L e o n . 9 9 alle q u a l i s i è subito da'to i l suo corso. C O M A N D I N I Ag.te "^
Nota
• 7"
de Possidenti
F. BAFFONI
Tassati
nella Comune
di Pian di
Teresa T o s i n i Angeli V i n c e n z o Serafini d a l Monastero E r e d i C o s m i B e n v e n u t i da Cavoleto G i a m p a o l o e F r a t e l l i V a l l o n i per i beni che possedono n e l Montefeltro F r a n . c o e F r a t e l l i S a n t i n i da S . S i s t o D o n P a s q u a l e Agostini da detto Luogo Gregorio e F r a t e l l i S e v e r i del med.mo luogo A n t o n i o M a r i a e a l t r i F r a t e l l i da P i r l o F r a n . c o e F . l l o S a n t i n i da P i r l o S o m m a i n tutto
M.le Segr.
Meleto se. « «
150 050 870
« « « « « «
400 150 100 100 150 050
se.
2.020
MONTEFELTRO
GIACOBINO
LibertĂ
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Uguaglianza REPUBBLICA CISALPINA
P i a n d i Meleto 27 P r a t i l e anno 9 Rep.no Confesso io infr.tto d'aver sotto i l sudd. giorno 27 P r a t i l e r i c e v u t o d a l messo q u i spedito d a l C i t t . U r b a n i Delegato all'organizzazione del Monte F e l t r o i n S . L e o , qui giunto sulle ore 24 italiane l a copia c o n s i m i l e d e l l a p.nte N o t u l a u n i t a m . t e alle L e t t e r e annesse p e r l i nomin a t i Possedenti i n essa. I n fede L U I G I ROSASPINA
Ag.te
M.le
\
L U I G I DONATI
regesti di pergamene inedite del montefeltro - / / - sec. XIII
CHARTULA
EMPHYTEUSIS
(1)
1201, ottobre, Sestino. GUALTIERO
ABBATE
D E L MONASTERO
D I S.
SIMONE, C O N I L C O N S E N S O D E I M O N A C I , A
MAINOLO D I P I Z E T O
CUGINI
GIOVANNI
NERAZIONE,
E
PAGANELLO
DRUDA
SOLDI
TEBALDUZIO,
D I PIETRO,
D U E P E Z Z I D I TERRA
P E R I L P R E Z Z O D I 27
E
ANGELO
POSTI
D E L SASSO
CONCEDE I N E N F I T E U S I
FINO
ALLA
N E L RANCO
E
AI
LORO
TERZA GEDI
SIMONE
RAVENNATI.
I l segno notarile è in parte tagliato. « Anno Domini 1201 temporibus innocentii papae, nemine residente in imperiali sede, mense octubris, indictione quarta. Ego quidem in dei nomine Gualterius abbas monasterii sancti angeli Simonis cum consensu meorum monachorum do et concedo iure emphiteotico vobis filiis mainoli de pizeto paganello et tebaldutio et consobrinis vestris iohanni et druda filia petri usque in tertiam haereditatem completam » « duas petias terre prative posite in rancora de simoni » ( 2 ) « fines prime petie tales » «primo latere est via publica, I I tenent filli ubertelli et I I I et I V tenent iili de sistino et eam tenuerunt vaiolus et... fines secunde petie tales sunt et est posita sub poio de laco et eam tenuit rodulfus comes ( 3 ) et est iusta molendinum et undique est res monasterii » Per il prezzo di 2 7 soldi ravennati. « Ego gualterius abbas manu mea scribere rogavi. Ego presbyter rainerius manu mea scribere rogavi. Ego presbyter Johannes manu mea scribere rogavi. Ego dominus guido monachus scribere rogavi. Actum ad forum sistini. Cum testibus unnanus martìlani et bonacursus et facondinus et deuteadiuti de bonzii. Ego bonacursus Apostolice sedis et communis masse notarius ordinarius scripsi ».
98
L.
DONATI
(1) Le carte, delle quali non si indica la provenienza specifica, appartengono al fondo « Mutino » dell'Archivio Capitolare di Montefeltro. (2) Rancora (come Ranco Rancione etc.) è nome di origine longobarda e significa luogo di difficile accesso. (3) Non riterrei che « comes » voglia significare il titolo nobiliare, perchè di solito si poneva l'appellativo « dominus »: forse è un soprannome o specie di cognome, v. per es. nella perg. n. 3 « letus vagantius ».
CHARTULA
PENSIONIS
(Dall'Arhivio di Stato di Firenze, voce Confini, n. 62). ' ...
1203, gennaio, Petrella PANTONERIO CONCEDONO
D I CORONANO E I N PENSIONE
BONSOCCORSO
E VISPOLO
PETRELLA ( M A S S A N A ) ,
SUA MOGLIE
GIBORGA
A COSIOLO, DOMENICO, E
GURDO,
TRE PEZZI
FIGLI
.j;, . . ^j^; E
DI SOPERCLO
D I TERRA NELLA
PIZETO
GLURIANTE E
CORTE
DELLA DELLA
PETRELLA.
« I n nomine dei Christi anni eiusdem M C C I I I in mense Januaris (1) indictione sexta temporibus innocentii pape Ego quidem in dei nomine pantonerii da corgnano cum uxore mea giborga et pizeto totis in simul cum nostra bona voluntate damus et concedimus ad iure pensionem (2) ad (3)vobis filiis de soperclo da la petrella tibi costolo et dominico et giuriante et bonusocursu et vispolo et gurdo vobis et filiis et nepotibus » « tres petias de terra in curte de la petrella prima petia est in lo caneto prima fine Johannes torto cum suis consortis (4) I I est res mónasterio Simonis et de guilli dallago I I I est silba et lacomugna, aha petia est posita al melo bianco prima fine est la comugna et a duobus lateribus detinet Johannes torto cum suis consortis (4) per lo monasterio et p r ò meo,
PERGAMENE INEDITE D E L M O T E F E L T R O - I I- SEC. XIII
99
quarto latere la rupina tertia petia in lortale prima fine est res de lo monasterio secunda fine est res de l a Orlandi dal lago et tertio lato la ripa quarto lato detinet Johannes torto » per il prezzo « de tres librarum denariorum ravignani » « ... actum fuit in castro petrella cum testibus dementino mazolo et poca ... et redolfolo da la fracta ... martino da clezi et villelmo de ... ignola, Johannes Bacone et Johannes torto fuit testes et investitor. Ego Johannes notarius scripsi et peregi » (5). (1) Januarius, sic. • (2) Pensionem, sic. i . (3) ad, sic. (4) consortis, invece di consortibus, sic. (5) Alcune espressioni in lingua volgare, p. e. « al melo bianco », « guilli dal Iago ». « per lo monasterio » ecc.
CHARTULA
VENDICTIONIS
1215, aprile 15, Territorio Feretrano. LEO
DI VILVOLE
CARPEGNA, ED 20
VENDE
ALLA
RAPPRESENTATA
U N PRATO
POSTI
CHIESA DI S.
MARIA
DAL RETTORE VIVIANO,
S U L MONTE
CARPEGNA,
DEL MONTE UNA
SELVA
PER I L PREZZO D I
DENARI.
(Manca i l segno notarile e i l nome del notaio). « Anno Domini 1205 indictione octava mense aprilis 15 die » « temporibus innocentii papae imperatori carente territorio feretrano Pagina perpetualis vendictionis quam fatio ego quidem ... in dei nomine Leo de Vivole tibi in Cristhi nomine ecclesie de sancte marie de monte carpinii ( 1 ) tuisque rectoribus in perpetuum que modo regitur per praesbiter vivianus dei gratia rector ... dicti. Idem vendo et trado et transacto ad scripta ecclesia et ad suis ree-
L.
DONATI
toribus de mea silba et prato que est posita in monte carpinii et in loco qui dicitur aqua frigida » « primo latere via de popolani I I la via de plano ... que venit I I I fossato que venit da la ... de plano madio exit in ponta veniente in ... masine » / / prezzo delta vendita è di 2 0 denari. L'atto di investitura è fatto per un certo « andreas centulinus » nunzio. Leo « cum fratre meus Petrus » testimoni sono « tebaldus celle et letus vagantius et julianus et Johannes maurutius ... fredus ». (1) S. Maria del Monte: è la prima volta che compare detta chiesa, che si deve identificare con quello dell'Eremo e che di. pendeva, da quanto si può dedurre, dal Monastero del Mutino.
CHARTULA
EMPHYTEUSIS.
1207, luglio, 9 GUALTIERIO A B B A T E , MUTINO, LIANO
CONCEDE
E AI SUOI
R E T T O R E D E L L A CHIESA
IN ENFITEUSI FRATELLI,
GENERAZIONE,
TUTTO
NASTERO
FOSCARINO,
UGO
PENSIONE
ANNUALE
FIGLI
A D ANDREA E
NEPOTI
Q U E L L O C H E AVEVA
NARE E D U E OPERE MANUALI,
D I BUOI
D I 40
MARIA D E L
FIGLIO
FINO
AVUTO
P E R I L PREZZO
D I D U E PAIA
D I S.
DI
ALLA
GIUTERZA
DAL DETTO SOLDI,
P E R ARARE
MO-
CON LA E
SEMI-
U N UOMO A M I E T E R E E U N ALTRO
A BATTERE E OGNI D U E ANNI U N PEZZO D I CARNE E D U E FOCACCE E
UNA
CASCIATA.
« Anno domini 1207, tempore innocentii pape imperio vacante I X die intrante mense julii, indictione X » « Ego quidem in die nomine abbas Gualterius rector ecclesie sancte marie mutini » (1) « una cum consensu meorum fratrum » « do et concedo ... andree fìlio juliani tuisque fratribus atque filiis et nepotibus usque in tertiam generationem masculinam explaetam » « idest hoc totum quod
PERGAMENE INEDITE D E L M O T E F E L T R O - I I - S E C . X I I I
lOI
habuit Ugo foscarinus per iam dictum monasterium in fundo ... et in monte carpinei et in loco qui dicitur licacagnanus et in capriola » con case, vigne, alberi etc. per il prezzo di 40 soldi: inoltre « te investio per ugulinellum de cauleto meum nuntium »: ogni anno si devono prestare « duo paria boum unum ad rompare et alium ad seminare et du(as operas) manuales, unum hominem ad metere et alium ad bactere (2) et omni secundo anno unam (petiam) carnis cum duabus focatiis et unam casadam » « Ugolinus ... et vanganellus de petra rubea ...» testimoni. . :^ , y « Ego Leto carpinensis notarius » (1) Tanto ai Monastero del Mutino, come a quello del Sasso, presiede un abbate di nome Gualterio. Dalle pergamene, il primo risulta abbate dal 1195 al 1207; il secondo dal 1199 al 1201. Si potrebbe pensare che, in quel periodo, vi fosse un unico abbate. (2) bactere: il verbo sta proprio ad indicare la battitura delle spighe con i correggiati, come si usava dai tempi antichi fino a qualche decennio fa: la voce è rimasta.
CHARTULA
VENDICTIONIS
1209, dicembre 9. MARZOLINA
STEFANIA
N i o s o E DEOSALVI
CON I L MARITO
FIGLIO
S T A N E L L A P A R R O C C H I A D I S. M A R I A DI
3
LIBBRE E 4
GIOVANNI
D I TINIOSO U N P E Z Z O I N FRIGINO,
VENDE
A TI-
D I T E R R A POP E R I L PREZZO
SOLDI.
« Anno Domini 1209, temporibus... (innocentii) papae et octonis imperatoris mense decembris die nona » « Ego quidem in dei nomine marzolina stephania » « cum viro meo Johanni » « do vobis filiis Johanni de tinioso, tinioso et deusalvi » e loro eredi « unam petiam terrae » « positam i n paro(chia S . Mar)iae in fregino infra hec latera et
102
L.
DONATI
prope locum qui vocatur capornetum (primo latere) est fossatellus, I I tenent filli leonis rustichelli » « I I I latere tenent pantonerius, quarto tenent filiis (sic) marie de agresto » per il prezzo di 3 libbre e 4 soldi. « Actum ad domum venditorum, coram testibus Ugul i n u s ( l ) cantei et Ugulinus (2) rainutii et bentevenga et Johannes (3) fatore qui fuit investitor et testis. Ego bonacursus Apostolicae Sedis et comunis masse notarius ordinarius ». (1) Ugolinus, sic. (2) Ugolinus, sic. (3) Johannes, sic.
CHARTULA
EMPHYTEUSIS
1213, gennaio, 5, in Foro Comitis. IL
SACERDOTE
CONCEDE
IN
LETO, R E T T O R E ENFITEUSI
A
DELLA
MARTINO
ANDREA D I DRUDA, U N P E Z Z O
CHIESA E
D I TERRA
DI
S.
CARPIGNOLO, POSTA
GIULIANO, FIGLI
DI
N E L TERRITORIO
D E L L A M A S S A T R A B A R I A , N E L P L E B A T O D I SESTINO, P E R I L P R E Z Z O DI
19
SOLDI RAVENNATI
E OGNI
ANNO U N SOLDO
RAVENNATE.
« Anno Domini 1213 tempore innocentii pape octone romanorum imperatore » « V die intrante mense januario Indictione prima » « Ego presbiter Letus rector ecclesiae sancti juliani (1) hoc instrumento emphyteosis praesenti die do et concedo p r ò me meisque successoribus vobis martino et carpignolo fratribus filiis andree de druda vestrisque filiis et nepotibus » « unam petiolam terre quae est posita in territorio massano et in plebatu sixtini et in vai de capigli (o caprigli) confines cuius tales sunt a primo latere possidet beneincasa de scumianis cum suis consortibus, a I I est via a I I I emphiteocari scripti possident al I V Ysaac sancti angneli (sic) » per il prezzo di 19
PERGAMENE INEDITE DEL MOTEFELTRO - I I- SEC. XIII
IO3
soldi ravennati, e ogni anno un soldo ravennate per la festa di S. Giuliano e ciò fino alla terza generazione, « Actum in foro comitis » ( 2 ) testimoni « Vivianus de pizone investitor et testis et zilioctus et marcianus de zaldeberga ». « Ego Leto carpinensis notarius ». (1) Potrebbe essere la chiesa di S. Giuliano in Valenzano, nel Sestinese. (2) In altre pergamene appare con la stessa dizione, oppure « in foro Comitum », e si deve identificare con l'attuale Mercato Vecchio, presso Pietrarubbia. Infatti, in un atto notarile del 1423 è detto «in cappella S . Angeli de Mercato Veterì et in locho dicto Mercato Vecchio ». Nell'antico Libro dei Benefici della Diocesi di Montefeltro si legge « in foro Vecchio sive in foro Comitis » cfr. A. M. Zucchi Travagli, Anìmadversìoni sull'Apologetico e sul Saggio di Ragioni dell'Arciprete Marini di S. Leo, Venezia 1762, pag. 272,
CHARTULA
EMPHYTEUSIS
1214, maggio, 2 2 AGOSTINO A B A T E
D I S.
TEUSI
D E L L A F U BENEDETTA
DI
A PIETRO
TERRA
BLIGO
POSTA
MARIA D E L MUTINO, D I S.
N E L PLEBANATO D I P l E V E
DI VERSARE
OGNI
ANNO
UN
DENARO
CONCEDE
IN ENFI-
CROCE, U N CORENA,
ALLA
PEZZO
CONL'OB-
CHIESA
DI
S.
CROCE.
« I n nomine domini. Ab incarnatione eius anni sunt M C C X I I I I indictione I I die X exeuntis mensis mali tempore Innocentii papae Octonis imperatoris » « ego perus quondam benedicte de sancta Cruce nomine meo et nomine fratribus meis p r ò nos et p r ò filiis et nepotibus nostris » fino alla terza eredità, ricevo « A vobis domino Angustino dei gratia a b a t e » (1) « m o n a s t e r i i Sanctae Mariae Mutini » .... « praesbitero rustico .... ecclesie Sanctae Cru-
104
•
L.
DONATI
cis » ,..(un pezzo di terra) .... « cum omnibus suis pertìnentiis ... sitam in comitatu feretrano et i n plebatu corene » ( 2 ) con l'obbligo di versare un denaro ogni anno alla chiesa di S. Croce ( 3 ) « presbiter rusticus fuit investitor et testis. Jacobus Matianus ... Guido Malesti » testimoni Notaio « Ego Ugolinus feretranus dei gratia notarius ». (1) Agostino risulta abbate dal 1214 al 1215. (2) Pieve Corena, anticamente (cfr. Declaratoria di Papa Onorio I I , anno 1125), intitolata a S. Teonisto, ed ora a S. Maria (3) La chiesa di S. Croce si dovrebbe identificare con l'attuale parrocchiale, presso il convento di Montefìorentino.
CHARTULA
OBLIGATIONIS
^
1214, giugno 14, in foro comitis. IL
SACERDOTE
RICHIAMA DARE ED
MARTINO, R E T T O R E D E L L A C H I E S A
UGOLINO E
ALLA
U N PAIO
DETTA
SILVESTRO
CHIESA
PAGLARITORI
ANNUALMENTE
UN
D I S.
NICOLÒ,
ALL'OBBLIGO D I PEZZO
DI
CARNE
D I FOCACCE.
« Anno 1 2 1 4 tempore Innocentii pape, octone imperatore X I I I I die intrante mense iunii indictione I I in praesentia presbyteri gregorii et Anestasii de montalto et U golini ma ... de ... et mei letonis notarli Praesbiter martinus rector ecclesiae sancti nichelai ( 1 ) obligavit iure pignoris Ugolino paglaritori et Silvestro paglaritori et suis fratribus unam petiam carnium et unum par focatiarum » che dovevano dare annualmente alla detta chiesa di S. Nicola. « Hoc actum fuit in foro comitis » « Ego leto carpinensis notarius » (1) La chiesa di S. Nicolò dovrebbe essere quella di Viano.
P E R G A M E N E I N E D I T E D E L M O T E F E L T R O - I I- S E C . X I I I
CHARTULA
105
EMPHYTEUSIS
1214, dicembre 13, in foro comitis. AGOSTINO, CONCEDE NEL DI
ABBATE
PLEBANATO 40
SOLDI
D E L MONASTERO D I S .
AD A N D R E A
SOLDI
D I ARZINO
D I CARPEGNA,
RAVENNATI
RAVENNATI,
E
ED EREDI, ALLE
DUE PEZZI
PETRELLE,
ANNUALMENTE,
N E L GIOVEDÌ
MARIA D E L M U T I N O , D I TERRA
P E R I L PREZZO
COME
PENSIONE,
6
SANTO.
« Anno Domini 1 2 1 4 tempore innocentii pape octoni romanorum imperatore ac semper augusto (die X I I I ) intrante mense decembri Indictione secunda » « Nos abbas augustinus dei gratia sancte marie mutini monasterii una cum domino petro praesente et consentiente p r ò nobis nostrisque successoribus praesenti die damus et concedimus tibi andree de arzine tuisque filiis et nepotibus » « duas petiolas terre de proprietate scripti monasterii que sunt positae in plebatu carpinei et in fundo de petrellis et in loco qui dicitur porlee et casa de baroncellis Confines prime petiole sunt tales a primo latere est via a secundo fossatus a I I I gli ( s i c ) castaidi et albertus rusticelli posident a quarto via. A primo latere secunde petiole Ugolinus de Simone possidet a secundo daniel de zan de ... a I I I via a I V laurenzo » per il prezzo di 40 soldi ravennati e « annaliter V I ravennates in zobia sancta (1) et duas operas manuales ad metendum » « Actum in foro comitis » testimoni « bernardus guarnerii investitor et testis et Johannes ... de soanne et zampaganelle » « Ego Leto carpinensis notarius »
(1) « In zobia sancta »; forma dialettale interessante, perchè ci fa supporre che il dialetto allora vigente fosse quello romagnolo; ce lo può confermare il notaio che è di Carpegna, e non di Romagna.
io6
L.
CHARTULA
DONATI
EMPHYTEUSIS
1215, marzo. AGOSTINO, A B B A T E DI
D E L MONASTERO D E L MUTINO, D À A FABBRO
VENERANDO U N P E Z Z O
CARPEGNA, P E R I L P R E Z Z O MENTE
D I TERRA DI 4
CHE È
N E L PLEBANATO
LIBBRE RAVENNATI,
E
DI
ANNUAL-
U N PEZZO D I CARNE E U N PAIO D I FOCACCE.
« A n n o Domini 1215, tempore Innocentii papae, octone romanorum imperatore ac semper augusto » « indictione secunda » « mense Martii » « Nos abbas augustinus dei gratia sancte marie mutini monasterii p r ò nobis nostrisque successoribus damus et concedimus tibi fabro de venerando tuisque filiis et nepotibus » « videlicet unam petiam terre ad supra habitandum et struendum » « quae res est posita in plebatu carpinii de supra dunicato monasterii quae est apud sanctum andream ( 1 ) de carpineo, a primo latere de subtus possidet monasterium a I I est fossatus sancte marie a I I I possidet rainerius tardutii et ipsa ecclesia sancti andree et a I V sanctus andreas veniente in prima fine, per pretium quatuor librarum ravennatum » « reddendo nobis nostrisque successoribus annualiter unam petiam carnium et unum par focatiarum et unum ravennate in festo sancti stephani et unam focatiam deferat portator p r ò sua commestione » Testimoni « Archipresbyter petrus de carpineo ( 2 ) et presbiter ugo caballus et andreas de zengis et silvester de mutino investitor » « Ego Leto carpinensis notarius »
(1) S. Andrea in Carpegna, chiesa da tempo distrutta. Sorgeva sopra la località ancor chiamata « Dinocato », da « donicatum » anche qui citato, come pertinenza dell'Abbazia. Recentemente sul terreno su cui sorgeva la chiesa sono venute alla luce varie pietre scolpite. (2) Appare tra i testimoni l'arciprete della Pieve di Carpegna, Pietro.
PERGAMENE INEDITE D E L M O T E F E L T R O - I I- SEC. XIII
CHARTULA
I07
VENDICTIONIS
(Dall'Arch. delle Clarisse di S. Agata Feltria) 1215, aprile 26. . •••{'.
BONFIGLIO DELLA MITATO 23
DI
TERRA
FRANCO
COMPERATA
FERETRANO,
SOLDI
•
•
VENDE
'.
A
•
•
'
DA U B E R T I N O
PLEBANATO
.
GUIDO
D I S.
DI E
•'.
-
PARISIO ALMERIGO,
PIETRO
LA
METÀ
N E L CO-
I N MESSA, PER
RAVENNATI,
« I n nomine sancte et individue trinitatis Anno domini nostri Ihesu Christi a nativitate Millesimo CC X V tempore Innocentii pape octone romanorum imperatore ac semper augusto. V die exeunte mense aprilis. Indictione tertia. Paginam vendictionis atque perpetualis transactionis fatio ego bonusfilius de franco p r ò me meisque eredibus tibi guidoni de parisio tuisque filiis et heredibus in perpetuum. Idest vendo trado atque transacto tibi medietatem de terra quam ego emi ab Ubertino et aimirigo et a suis fratribus filiis domine almengarde que res est posita in comitatu feretrano in plebatu sancti petri a misse (1) et in fundo ranci de rigo. Cum introitu et exitu suo et cum omnibus pertinentiis que supra se et infra se habet » «Confines cuius tales sunt, a primo latere et secundo est fonte fiumana (o fiumana) per transfussum et per pontium a tertio est via de cai zorzo et a quarto possidet grifolinus prò cataneo ( 2 ) de castro illicis ( 3 ) et est clausura Leonis de Ugolino » « p r ò pretio X X I I I soldorum ravennatum » « Actum apud casam de gibertino » « ugo de guiterno investitor et testis et amicellus de amizone et aczolinus de gataia (4) omnes huius rei rogati fuerunt testes. Ego Leto carpinensis notarius interfui et scripsi atque peregi ». (1) L'antica Pieve « S. Petri a Missa », detta pure « S. Petri in Missa », sorge ove fioriva un antico vico romano, cui gli storici sì sono sbizzarriti nel dare un nome. Ritengo che si chiamava Missa, o Misa, dal torrente Messa, molto probabilmente fondato dai galli: è interessante, infatti, il confronto con il fiume Misa, che scorre presso Senigallia (Sena
io8
L.
DONATI
Gallica) e con il Misa di Marzabotto, nel Bolognese (Galli Boi). Giova ricordare lo stanziamento dei Galli a Rimini. (2) Cataneus, voce derivata da capitaneus, quindi capo delle milizie; in seguito, con tale termine, si designò chi era preposto alla tutela dei beni altrui. Anche in questa pergamena del notaio Leto, rileviamo nel nome « zorzo » una voce dialettale romagnola. (3) Castrum Illicis è l'attuale Casteldelci, ed è menzionato già nella Declaratoria di Papa Onorio I I (1125). (4) Gataia è l'odierna Gattaia forse dal celtico Gat, cioè bosco
CHARTULA
EMPHYTEUSIS
1215, maggio ... , Monastero del Mutino AGOSTINO ABBATE
CONCEDE
z o L o D I CASALE D E I P E Z Z I DI
S.
IN ENFITEUSI D I TERRA
POSTI
A GIOVANNI NELLA
D I PE-
PARROCCHIA
PATERNIANO.
« I n nomine sancte et individue trinitatis. Anno domini MCCXV mense mali. Indictione V temporibus honorii papae et federici regis teritorio massano. Ego quidem in dei nomine Agustinus Abbas monasterii sancte marie de mutino cum consensu et voluntate fratrum meorum scilicet ... nni Johannis domini martini et domini tertii monachorum et presbiteri petri » « hoc instrumento enphiteoseos in praesenti iure enphiteotico do et concedo tibi Johanni pezoli de cassale, » e ai figli e nepoti -fino alla 3 generazione « quidquid pater tuus habuit in enphiteosin a dicto monasterio. scilicet tres petias terre due quarum sunt posite in parochia sancti patregnani (1) confines quarum hii sunt de suptus via quae venit a sancto patregnano et vadit ad vallem a secundo latere possidet Johannes vivoli de supradictus Johannes cum suis consortibus et a quarto (sic) latere fossatus guidi » « Alia est posita in fresengno (2) confines cuis hii sunt de suptus filli peri de fresengno a secundo latere bartolus ...Idane a
PERGAMENE INEDITE DEL MOTEFELTRO - I I~ SEC. XIII
IO9
tertio Ugo barozus de fresengno et a quarto latere est via de cruce » Ogni anno si deve dare « unam cassiatam ( 3 ) cum uno denario in mense maii ». Actum apud dictum monasterium mutini praesentibus zanello ma ... ci martino archipresbiteri deusalvi. de Ysacco et Ugolino de caul ... qui fuit investitor et testis. Ego Petrus ugonis apostolice sedis notarius. (1) S. Paterniano era nella corte di Frasengo di Sestino. (2) Frasengno, ora Frasengo, nell'alta valle del Foglia. (3) Cassiata, da « cascata », una una specie di ricotta locale.
CHARTULA
1215
EMPHYTEUSIS
...
TEBALDO,
ABBATE
D E L MONASTERO
CEDE A TEBALDUZIO MARTOLI DI
DI TEBALDO
P E R U N ANNUA
D E L SASSO
SIMONE,
L A TERRA C H E AVEVA
PENSIONE
DI UN
PEZZO
CON-
RODOLFO
D I CARNE
E
T R E FOCACCE.
« ... millesimo C C . X V ... tebaldus ( 1 ) dei gratia monasterii fol ... dominico fratre nostro » a nome degli altri frati « concedimus tibi tebaldutio tebaldi » e ai -figli e nepoti « totam terram quam rodulfus martoli de mar » « in loco qui dicitur valle igini ... flore et in lama de marscalco » dovendo portare ogni anno « unam petiam carnis » e tre focacce delle quali una serve per cibo di chi le porta. Testimoni ... « presbiter Johannes sancti donati ( 2 ) ... et Guido de zengis et pizone fìlio rodulfi ... « Ego Leto carpinensis notarius... » (4). (1) Tedaldo appare abbate dal 1215 al 1234. (2) E ' difficile identificare la chiesa di S. Donato, essendovene diverse, in quei tempi sotto tale titolo. (3) « de zengis », oggi « le Genghe », località sotto Carpegna. (4) La pergamena è mal conservata.
no
L.
CHARTULA
DONATI
EMPHYTEUSIS
^
(Dall'Arch. delle Clarisse di S . Agata F . ) . 1218, luglio 6, Poggiolo. ROMALINO
DEL FU
ENFITEUSI
A
LEONE
D I TERRA POSTA PO
DAVIT »,
SIGNOR
(DOMINUS)
DEL FU
GIOVANNI
UPICINO,
I N F O N D O BARILLANO, U N ' A L T R A
I N TERRITORIO
FERETRANO,
PIETRO I N C U L T O , P E R I L P R E Z Z O D I 57
CONCEDE
CASTALDO, POSTA
UN
I N « CAM-
N E L PLEBANATO SOLDI
IN
PEZZO
DI
S.
RAVENNATI.
« I n nomine domini anno dominice incarnationis Millesimo duocentesimo octavo decimo indictione sexta tempore onohrii (sic) pape et federici regis sexto die mense iulii intrante. Acta in castro pezoli (o pezola o meglio pozoli) (1) ideo ego in Christi nomine dominus Romalinus (2) quondam domini upicini filius p r ò me et uxore mea domina (em)ma p r ò nobis nostrisque filiis heredibus vel successoribus tibi leoni quondam Johannis (ca)staldi filius ( s i c ) acci(pienti) p r ò te et fratre tuo martino p r ò vobis vestrisque filiis et nepotibus quibus supravixerint iure enfiteosin damus vendimus concedimus medietatem unius petie terre quam habemus perindivisa vobiscum posita in fundo barillani a cuius rei primo latere agressus de paganello a secundo rainutius de rainaldo, a tertio martinus bonellus a quarto rigus et martinus gualdarius medietasque comprenditur infra os (sic) fines, insuper tertiam partem alterius petie positam in fundo campi davit (o davite) a cuius rei primo latere heredes pagani a secundo emptores a tertio calbutius cum suis sociis a quarto via plubica (sic) vel si qui alii confines sunt. Cum ingressibus et egressibus suis et omnibus sibi pertinentibus competentibus coerentibus ac adiacentibus et omnia que in se et infra se et super se et desuptus se habentibus positas teritorio feretrano plebeque sancti petri in cultu (3). Sub annali pensione nobis nostrisque filiis et heredibus vel successoribus (red)dendo in mense martio aut infra indiccionem et unum denarium ravenne p r ò pensione et servitio. Pro eo quod
PERGAMENE INEDITE D E L M O T E F E L T R O - I l - S E C . X I I I
III
ex inde accepimus a vobis nomine pretii quiginta septem soldos ravennatum et si plus valet pure donamus vobis. Quod precium nobis a vobis solutum esse bene confitemur. Ad abendas tenendas utendas fruendas omnique auctoritate posidendas nostro iusu innovandas pretio X V sold. et non alienandas nisi Inter fìlios et nepotes.' Nos vero per dictas res ab omni homine legitime defendere auctorizare semper vobis et vestris flliis et nepotibus promittimus. Si nos vel nostri heredes vel successores predicta omnia ... non observaverimus et non adimpleverimus promittimus nos nostrosque filios et heredes vobis vestrisque filiis et nepotibus pene nomine pretii dupli dare vobis et soluta pena prescripta vel non soluta hec pagina firma permaneat. et precipimus vobis intrare in tenutam nostro iusu et nostra auctoritate. Signum manus scripti romalini et domine emme ad omnia que superius leguntur scribere rogaverunt. Testes fuerunt vocati martinus de albrigitto. Arardus Aunestolus hic ... testes fuerunt. Johannes per ... dei gratia plubicus (sic) notarius comitatus feretrani hanc cartam scripsit et complevit. (1) Piccolo castello, di cui rimangono poche vestigia, posto a metà costa del Pincìo, sulla strada che da Novafeltria conduce a Perticara. Nei pressi sorse il Convento dei PP. Agostiniani. Questo fu fondato da S. Giovanni Bono, nato a Mantova verso il 1168 e morto ivi nel 1249. Cfr. Bibliotheca Ecclesiarum Italiae, voi. I (Emilia Romagna), pag. 177. (2) Romalino è detto « dominus », e si può ritenere proprietario del castello. (3) Della antica Pieve dì S. Pietro in Culto rimangono pochi avanzi, incorporati nella nuova chiesa di Novafeltria.
112
L.
CHARTULA
V.
DONATI
EMPHYTEUSIS
(Dall'Arch. delle Clarisse di S. Agata F . ) . 1218, ottobre ll,Senatello (RODULFINO)
CONCEDE
A
TUTTO I L POSSEDIMENTO DI
40
DI
CERA.
SOLDI
RAVENNATI,
BARONZO
D E L F U MARTINO
MAINERI
C H E TENEVA S U O PADRE, P E R I L PREZZO E OGNI
ANNO
A NATALE
UNA LIBBRA
« Anno domini millesimo CC X V I I I die X I ottu(bris) ... is ... indictione V I presentibus presbitero girardo calance presbitero johanne sina... do nomai arduvino rubeo, zuliano Ugolini sarace ... efinus condam leonardi. hoc instrumento enphiteosis et concessionis in presenti et concessit barunzo quondam martini mainerii totam possessionem quam dictus pater eius habuit de domo dicti rodulfini ubicumque et cum omnibus supra se et infra se habitis in integrum et cum accessibus et egressionibus suis usque in vias publicas omni iure et actione et usu seu requisitione sibi ex dictus rebus vel ex dieta possessione competente ad habendum tenendum possidendum » ect. « pretio X L soldorum ravennatum » « sub reditu tamen omni anno in nativitate domini unius libre cere tantum usque in suam tertiam generationem expletam, in quarta vero innovetur datis X X soldis p r ò renovatione ». « Actum in castro sinatelli in domo dicti rodulfini tempore onorii pape et federici regis et interfui domino ... dicti rodulfini uxor uic (sic) concessioni et consensit, renuntiavit et permisi! » « E t ego petrus sancti donati donati (sic) imperiali auctoritate notarius his omnibus interfui et ut supra legitur rogatus s c r i p s i » .
PERGAMENE INEDITE D E L MOTEFELTRO - I I- SEC. XIII
CHARTULA
PENSIONIS
'
-
•
I I 3
i
1219, febbraio ... Sestino. L'ABATE
TEBALDO
D E L MONASTERO
D E L SASSO
CALANDRINO, GIOVANNI E ANSOVINO D I L E T O , L O R O A V O RODOLFO DI
MARTIGLIANO,
TALE
UN
PEZZO
N E L PLEBANATO
P E R 40
E
QUANTO
DÀ A
EBBE I L
D I SESTINO, I N T E R R I T O R I O
SOLDI RAVENNATI
D I CARNE
SIMONE,
E OGNI
D U E FOCACCE,
E
A
ANNO A MAGGIO
NAUNA
CASCIATA E T C .
« Anno domini Millesimo C C X V I I I I indictione V I I mense februario tempore honori pape et federici regis. Cartula pensionis seu confìrmationis quam fatio Ego quidem dominus tebaldus abbas monasterii Simonis una cum fratribus meis vobis calandrino et johanni et ansovino filiis quondam letonis vestrisque filiis et nepotibus usque in tertiam hereditatem » « hoc est quidquid habuit aus(sic) tuus rodulfus et pater tuus leto in pensione a dicto monasterio in plebatu Sistini et nominatim in territorio martiliani in domesticis et in salvaticis cum omnibus suis pertinentiis praetio X L soldorum ravennatum et ut anuatim dicto monasterio dare debeatis in nativitate domini unam petiam carnis et duas focatias et in mense madii unam cassiatam ... et in estate unam operam ad metere et unam operam bouum ad seminandum et unum denarium et super habitandum » « et hoc actum fuit in foro sistini in praesentia testium: rolandini de ranco petii de zanello, rainerii de romeo bernardi presbyteri ... Johannis qui fuit investitor » « Ego abbas Ego dominus scripsi Ego dominus « Rolandinus
tebaldus hanc cartulam explevi. dominicus in ac (sic) cartula manu mea petrus in ac (sic) cartula manu mea misi comunis masse n o t a r i u s » (1).
(1) La pergamena è abbastanza conservata, di scrittura un po' scialba ed è l'originale perché reca le firme dei monaci.
114
L.
CHARTULA
DONATI
PENSIONIS
:
1220, febbraio 7, Sestino. L'ABATE CEDE
TEBALDO
D E L MONASTERO
A MAMOLO, F I G L I O
PENSIONE
/ ^.w/; ,
RANIERO
D I ZAULO
.
D E L SASSO QUANTO
AVEVA
:' ..^
SIMONE
' . CON-
A TITOLO D I
GIZARDO.
« Anni domini sunt MCCXX indictione V i l i die V I I intrante februario tempore honorii pape et federici regis. Cartula pensionis seu confìrmationis quam fatio Ego quidem dominus tebaldus abbas monasterii Simonis una cum fratribus meis tibi mamolo fìlio quondam zauli hoc est quicquid habuit rainerius gizardo a pensione a dicto monasterio in domicilio et in aliis locis terras aratorias et non aratorias aquas ac ... ductus » fino alla terza eredità. « Actum fuit in foro sistini in presentia testium zauli, Johannis parisii, deosalvi et quidam alii et giuzoli qui fuit testis et investitor. Dominus tebaldus abbas manum suam scribi rogavit. dominus petrus manum suam scribi rogavit. dominus dominicus manum suam scribi rogavit; dominus Leonardus manum suam scribi rogavit ( 1 ) Ego rolandinus comunis masse notarius ». (1) Anche qui risultano pochi i monaci del monastero.
CHARTULA
EMPHYTEUSIS
1220, marzo ... S . Giovanni in Upignano. L'ABATE
DOMENICO
D E L MONASTERO
D E L SASSO
SIMONE,
DÀ
A GASDIA D E L L A V A L L E 1 0 P E Z Z I D I T E R R A N E L P L E B A N A T O
DEL-
L A FOGLIA E I N C U R I A D I S .
LIRE
RAVENNATI, E
QUATTRO
E OGNI
SISTO,
ANNO P E R S.
FOCACCE.
P E R I L P R E Z Z O D I 25
STEFANO D U E P E Z Z I D I C A R N E
PERGAMENE
I N E D I T E D E LM O T E F E L T R O - I I - S E C . X I I I
I I 5
^< I n nomine domini amen, anno eiusdem Millesimo CCXX indictione X I tempore innocentii pape die V mensis martii dopnus dominicus abbas monasterii sancti angeli de Simone de consensu et voluntate monachorum suorum sihcet dopno ventura dopno deosalve dedit » a « domina ghassdia de valle recipiente p r ò se et fìlio suo austucino et suis nepotibus et deoteguarde de ... ra ghatralvi » che riceve per se e nipoti fino alla terza generazione « decem petias terre que sunt posite in plebatu folle et in curia castri sancti sisti in diversis locis et fundibus » « quarum prima est posita i n loco qui dicitur valle » « est posita in parosia (sic) sancti martini a tertio sunt vie » « secunda in dicto loco ... sofia iusta res rusticelli iusta res stefanie item in parosia sancti Johannis in nupignano unam ... est posita in loco qui dicitur podio stoardo a primo latere est fossatus riutinerii a secundo via a tertio schalzi a quarto papa. Item unam aliam petiam terre posite in plano sempsi iusta fossatum riutinerii et iusta fossatellu (sic). Item unam aliam petiam terre posite in plano ghostantino iusta res spessei iusta res monasterii Item unam aliam petiam terre posite in cerreto spessei iusta res monasterii Item in parosia sancti sisti et in loco qui dicitur sera (sic) ghattulini a primo latere est fossatus riutinerii a secundo latere est via a quarto manria Item secunda petia terre est posita in fundo caule iusta fossatum riutinerrii iusta via Item in salvaticis in loco qui dicitur glagioli duas petias terre item post montem florintino (1) unam petiam terre item a petra de carpinio unam aliam petiam terre » per il prezzo di 25 lire di Ravenna, in ogni anno per santo Stefano dovevano portare due pezzi di carne e quattro focacce. « Actum fuit in ecclesia sancti Johannis in nupignano » Presenti: « ...gueriante de sancto sisto, martino ... » « Ego Johannes de monte furtini imperiali auctoritate notarius ». (1) Per Montefìorentino vedasi nota 3 alla perg. 7. La pergamena ha la data sbagliata, sebbene si legga chiaramente 1220:
1X6
,••
L . DONATI
r ••y.iS
. • ••.
poiché in quel periodo non era papa Innocenzo e l'indizione non era l'XI ma la V i l i . Perciò tenendo presente il tempo in cui ha regnato Innocenzo IV ( dal 1243 al 1254), e l'abbate Domenico che appare più tardi (1239) — mentre nel 1220 era abate Tebaldo — la pergamena va datata con l'anno 1257.
CHARTULA
PENSIONIS
. 1221, giugno 4, Sestino L'ABATE CEDE UN
TEBALDO
A MAFFEO,
PEZZO
PREZZO
D E L MONASTERO ANDREA E
D I TERRA
D I 20
POSTO
D E L SASSO
SIMONE
BENTIVEGNA,
FIGLI
N E L PLEBATO
D I SESTINO,
SOLDI RAVENNATI
E OGNI
ANNO
CON-
D I DEOTAIUTI,
UN
PER I L
DENARO.
« Anno domini sunt M C C X X I indictione V i l l i die I I I I intrante iunio tempore honori pape et federici imperatoris: cartula pensionis quam fatio Ego quidem dominus tebaldus abbas monasterii Simonis una cum fratribus meis tibi mafeo et andrea et bentevengna filiis deoteaiudi vestrisque filiis et nepotibus » fino alla terza generazione « hoc est unam petiolam terre que est posita in plebatu sistini in loco qui dicitur prato pratonesco fmes cuius isti sunt a primo latere possidet pertolani a secundo latere possident illi de simoncello (1) et rainerius barbatus a tertio latere posidet andreula de petrella » per il prezzo di 20 soldi ravennati; inoltre ogni anno un denaro. « Hoc actum fuit in foro sistini in presentiatia (sic) testium: Ugolini martini, Johannis, deosalvi, andreule qui fuit testis et investitor. Ego rolandinus comunis masse notarius ». (1) Da notare « illi de Simoncello », che fa pensare a degli insediamenti umani su quel massiccio roccioso alto m. 1221 s.m., o nelle vicinanze.
PERGAMENE INEDITE D E L M O T E F E L T R O - I I- SEC. XIII
CHARTULA
EMPHYTEUSIS
I I 7
.
1222, settembre 16, S. Sisto . LETO DEL
NOTAIO SASSO
OTTIENE SIMONE
CARPEGNA, P E R 30
DALL'ABBATE
UN
DENARI
PEZZO
DI
RAVENNATI
TEBALDO TERRA
D E L MONASTERO
POSTO
E OGNI
NEL
MONTB
ANNO U N DENARO
RAVENNATE.
( 1 ) «Anno domini nostri Jhesu Christi Millesimo C C X X I I die X V mensis setembris exeuntis. Indictione X petit leto notarius abbate monasterii Simonis suisque successoribus » fino alla 3 generazione « unam petiam terre positam in monte carpigno et in loco valdamico. Confines cuius hii sunt primo latere Leoninus secundo latere tenet guilielmus filius quondam bonnaccursi. tertio petrus sancti angeli quarto vero latere ecclesia san ... » per il prezzo di 30 soldi ravennati e ogni anno un denaro ravennate. « Actum in domo ecclesiae sancti (sixti in fri)gino ( 2 ) praesentibus Rig ... sarto dominus ... aldo, guarnerii Johanne lei ... » testimoni. « E t ego rogerius feretranus notarius ». (1) Manca il segno notarile. (2) Frigìno era il nome dato ad una zona molto estesa nei dintorni di Montefìorentino.
I N D I C E
ANTON
MARIA
ZUCCHI
del Montefeltro {sec. FRANCESCO
Un Cappuccino evangelizzatore nel Tibet
TRAVAGLI,
XVIII) V . LOMBARDI,
Il Montefeltro
nell'alto
medioevo P O T I T O , Documento inedito per la storia della fortezza di S. Leo
AMEDEO
GIULIO
LUIGI
CESARE
DONATI,
MENGOZZI,
Montefeltro
giacobino
Regesti di pergamene inedite
Montefeltro - I I - sec X I I I
del