FXP Dicembre 2011 Numero 1

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FALCONEXPRESSFALCONEXPRESS dicembre 2011

uscendo dalla gabbia monetaria attuale incamminandosi decisamente verso la libertà dello Scec. L’Italia non potrebbe semplicemente dichiararsi insolvente e ripartire da zero, piuttosto che bruciare ricchezza e risorse nella fornace del debito (basti pensare che i famosi fondi fas, destinati alla crescita del Mezzogiorno, e quindi di tutto il paese, sono stati usati per pagare gli interessi sul debito pubblico)? Il circuito «moneta debito più interesse» è un vortice che risucchia e annulla qualsiasi forma di resistenza si voglia mettere in atto. L’unico modo per risolverlo è prosciugare il vortice. Noi abbiamo cominciato a prosciugarlo con il ridurre l’uso dell’€uro introducendo lo Scec. Lo Scec può essere usato anche per coprire il 100% degli scambi tra venditore ed acquirente. Se l’Italia decidesse di usare lo Scec come moneta nazionale molti problemi cesserebbero di esistere.

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Man mano che i titoli pubblici arrivano a scadenza semplicemente si sostituiscono gli €uro con gli Scec ottenendo l’azzeramento costante e progressivo del debito. A vostra insaputa, e in silenzio, è iniziata una nuova storia che oggi vi stiamo annunciando, senza rivoluzioni, e soprattutto senza debito a interesse. Lo facciamo e basta, nessuno può impedirci di essere liberi di liberarci. Ritiene che l’attuale crisi economica sia contingente (ossia che dopo un periodo più o meno lungo di sacrifici e austerità, la crescita e la ricchezza possano ripartire) o che, invece, abbia dei caratteri strutturali, di sistema? E’ evidente che siamo in un ciclo storico di fine impero della moneta come ce l’hanno imposta. E questi periodi di fine impero sono stati tutti descritti a cominciare dalla fine dell’impero babilonese a quello romano. Spetta a noi assumere nella nostra coscienza questa realtà, e non allar-

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marci più di tanto, magari indignarci sì, ma costruendo il nuovo e opponendolo al vecchio che sta morendo. Cosa risponde a coloro che negano la possibilità, per la rivoluzione islandese, di porsi come paradigma e alternativa di un nuovo sistema politico ed economico, a causa della sua bassa densità demografica? La via islandese è un possibile realizzabile, ma non risolve il problema della truffa dell’economia esistente. L’ex governatore e presidente della repubblica Ciampi, nel periodo del suo mandato di Governo, propose un disegno di legge in cui si definiva il debito pubblico come inesigibile (cfr, Atti parlamentari – 10 febbraio 1993). Non ritiene che sia assurda, nonché mostruosa, l’idea di un debito non estinguibile e che tale definizione configuri, in sostanza, l’asservimento per l’eternità di intere popolazioni ed economie? Non lo ritengo assurdo perché il pensiero di Ciampi è coerente con la sua cultura di monetarista. Una moneta di cui non si conosce la definizione, che ostinatamente e strenuamente persegue e difende la sua anomia lo fa per evi-

Un negozio che adotta lo Scec

Pierluigi PAOLETTI, ispiratore e teorico dello Scec, con una copia di FXP

tare che una persona qualsiasi si alzi e trascini in un qualsiasi tribunale la banca emittente. Fino a quando la moneta manterrà la sua anomia non sarà possibile trascinarla in giudizio per accusarla della truffa. Ecco che il pensiero di Ciampi, nella sua logica, è perfettamente coerente. Proviamo a definire la moneta e farla uscire dall’anomia, come stiamo facendo con lo Scec e sarà possibile fare un confronto fra ciò che il senso comune può liberamente nominare e ciò che, invece, le è impedito finanche di pensare. Secondo lei, in una zona come la nostra, caratterizzata dalla capillare presenza di piccole e medie aziende (sia manifatturiere che agricole), potrebbe avere successo l’esperimento dello Scec, liberando energie non valorizzate e restituendo dignità al lavoro e alle economie locali?

Certamente. L’economia locale è il focus del prototipo economico dello Scec secondo il suo nuovo paradigma. Solo con lo Scec la comunità locale acquista la piena sovranità che le è riconosciuta dalla costituzione visto che esiste come reale soggetto economico, sociale e politico. Lo Stato è solo un concetto metafisico, e come stiamo vedendo molto fragile tanto da essere facile preda dell’anti-stato. Come può un operatore economico locale chiudere il “cerchio” della sua attività quando i fornitori pretendono di essere pagati in Euro? Non c’è, in sostanza, il rischio di rimanere con il classico cerino in mano? Questa è una situazione reale che è prevista all’avvio del circuito. Ma, in questo tipo di domanda è subdolamente insinuato un implicito giudizio morale che con lo Scec non ha presa. Spiego meglio il mio pensiero. La storia attuale associa alla moneta un giudizio morale. La moneta è un male o un bene in funzione di parametri molto soggettivi, individuali, e di arbitraria censura dei comportamenti sociali conseguenti. Per quanto abbiamo sostenuto in

precedenza, la moneta dovrebbe essere giudicata in primo luogo se è vera o falsa, da un punto di vista logico secondo la verità riconosciuta dal senso comune. Quando si ha la certezza che una moneta risponde al peso, numero e misura del pensiero economico che si intende sostenere allora, e solo allora, possiamo far corrispondere alla moneta un principio morale. L’unico principio morale che qualsiasi moneta deve rispettare è questo: «NON RUBARE». E l’unica moneta che rispetta questo principio è lo Scec. Tutte le altre monete gestiscono l’esistente con una scommessa: «scommettiamo che esiste un imbecille che mi adotterà per indebitarsi eternamente?». Se la crisi dovesse procedere e acuirsi, lo Scec potrebbe diventare la moneta d’emergenza, un po’ come successo in Argentina all’indomani del default? E’ l’unica soluzione già funzionante. Sig. Tomaselli nel salutarla e ringraziarla vorremmo sapere come prevede l’evolversi della crisi in Italia, nei prossimi mesi Lo Scec che abbiamo fondato, adottato e scelto come nostra prospettiva non ci spinge ad un naturale pessimismo ma ci apre alla speranza reale che la soluzione c’è, va solo divulgata e adottata.


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