Vietato Leggere all’Inferno di Roberto Gerilli

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Roberto Gerilli

«Ma con un po’ di fortuna posso ancora rimediare ai tuoi casini.»

Nonostante abbia un grosso pezzo della sua maglia dentro la bocca e uno spesso nastro isolante a serrargli le labbra, l’uomo riesce comunque a urlare. Versi agghiaccianti che hanno perso tutto l’accento romano e suonano bestiali. Fanno accapponare la pelle. La causa di tutto questo dolore è Caterina. L’ho aiutata a portare l’uomo svenuto nell’altra stanza, e poi a legarlo alla sedia. Si è spogliata, mi ha consegnato i vestiti e ha indossato una tuta di plastica nera. Non credo fosse necessario rimanere nuda, ma Caterina non perde occasione di stuzzicarmi, nemmeno quando sta per torturare un uomo. Mi ha detto di aspettare fuori da questo scantinato e di incrociare le dita. Ha fatto anche l’occhiolino. Poi sono iniziate le urla. Dopo l’umiliante lezione, Cate ha promesso di aiutarmi, ma in cambio ho dovuto accettare due clausole ben precise. La prima era la cieca obbedienza. È stata una domenica impegnativa. Prima di tutto ho chiamato il camionista e gli ho detto che l’incontro era saltato. Ha voluto essere pagato lo stesso e non ho protestato. Poi sono andato all’incontro insieme alla mia protettrice tettuta e armata. I romani sono rimasti stupiti dall’assenza del nostro camion, ma ho detto che avevo intenzione di comprarmi il loro e, visto il lauto extra che ero disposto a pagare, non hanno avuto nulla da ridire. Mi hanno mostrato il carico e dato le chiavi dell’autoarticolato. Ho tirato fuori i soldi e loro hanno sorriso. Poi Caterina ha estratto la pistola. Due colpi attutiti dal silenziatore e gli scagnozzi erano a terra con un


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