Vietato Leggere all’Inferno di Roberto Gerilli

Page 119

Vietato leggere all’inferno

119

«Pronto?» «Ciao Ma’, sono Amleto.» «Amore mio, come stai? Tutto bene? È successo qualcosa?» «No, Ma’, niente. Non essere ansiosa.» «Scusa è che non è il mio compleanno, né quello di tuo padre, e nemmeno Natale. Non chiami mai negli altri giorni. Sicuro che stai bene?» «Ma’, non cominciare, okay?» «Certo, Amleto, certo. Dimmi pure.» «Domani vi vengo a trovare, ho bisogno di parlarvi.» «Allora lo vedi che è successo qualcosa?» E poi via di seguito, fino alla fine della mia pazienza. Vivono a Rivazzura, una frazione di Rimini, a un centinaio di chilometri da Ancona. Abbastanza vicino, un’ora di macchina. Ma non li vado mai a trovare. Odio quel posto. Non tanto il paesello in sé, quanto quella cazzo di comunità, congrega, setta o come cavolo la chiamano. Per farla breve, la storia è questa. All’inizio degli anni Novanta il panorama letterario stava iniziando a diventare bollente. La legge Montag sembrava ancora assurda ma la lobby degli editori stava perdendo forza, gli studi sulla pericolosità della letteratura stavano guadagnando credito e l’opinione pubblica iniziava a storcere il naso contro i lettori. Prevedendo che il clima non poteva che peggiorare, un piccolo gruppo di intellettuali decise di comprare un parco divertimenti abbandonato, tipo centocinquantamila metri quadri. Hanno ristrutturato la zona, costruito qualche casa, eretto una bella recinzione e si sono isolati dal resto del mondo. Quando ho compiuto diciotto anni anche Antonio e Clara sono entrati nel gruppo. Il fatto assurdo, e preparatevi perché è veramente assurdo, è che quegli intellettualoidi non hanno comprato un terreno qualsiasi, no, hanno acquistato il vecchio parco di Fiabilandia. Un nome, un destino.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.