Diario di Primavera - Il Risveglio

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Nei sogni di Emily di Desy Giuffrè Fruscio di pagine baciate da un rivolo di sole che attraversa nella sua dorata ferita il cielo plumbeo. Sapore di vento sulle labbra semichiuse, i capelli si scompigliano sulla fredda roccia che apre la sua pelle per far spazio ai campi spruzzati d’erica. L’ombra di un sogno si adagia sulla cerea tempia, bianco lampo di visioni spezza il placido pulsare della mente. Le voci si accarezzano plasmandosi in corposi coni di luce e oscurità. Fiammeggiano occhi vispi e scuri, ardenti di vita e giovinezza. Due giovani corrono a perdifiato, il loro incedere selvaggio sfida i rovi di una brughiera solitaria e silente. Terra che canta, spera e singhiozza. Falce dell’anima che cerca riposo. Stanco bagliore di paradiso, tempesta di vento in bocca al cuore dell’uomo. Nelle vene lo scorrere di un tempo stanco di eternità, sul petto il freddo della roccia in cui due nomi incisi troneggiano nel loro silenzio: Catherine e Heathliff. Il sonno saluta con passo danzante il suo pallido insorgere, e in un lieve battito di ciglia la realtà torna a vibrare di vita agli occhi della giovane donna appena destatasi. Tutt’attorno una semi-immobilità sembra accoglierla benevola, mentre in lei si accende, fulminea e impetuosa, l’idea incalzante di una nuova storia.

Emily afferra il libro di versi che aveva portato con sé come unica compagnia per la sua passeggiata pomeridiana e corre, corre lasciando che i polmoni le si gonfino di attesa e improvvisa euforia. Lì, sotto il pergolato di casa Bronte, le sorelle Anne e Charlotte la osservano interdette in una muta domanda che non trova risposta, se non nel momento in cui sentono la porta della camera di Emily chiudersi. Soltanto allora le due si fissano per qualche istante negli occhi, e annuiscono di comune accordo. Intanto, già china sulla sua piccola scrivania in legno, leggermente illuminata da un ultimo mozzicone di candela, Emily tenta di placare la propria agitazione. Respira a fondo più volte, chiude gli occhi per alcuni attimi. Li riapre, e in essi adesso brilla una calda luce che sa d’infinito. Attinge il pennino nell’inchiostro lucido e nero, e il suo polso non accenna ad alcuna titubanza nel momento in cui i tratti fluidi e decisi della sua calligrafia non segneranno su un bianco foglio da copertina, un titolo che avrebbe sfidato nei secoli il tempo e la storia: Wuthering Heights.


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