premio

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eccolo, all’improvviso, assalito, quasi scaraventato a terra, dalla certezza di poter trovare la fonte delle arcane parole della ragazza. E di quella sua stimmung così intrigante, di quell’atmosfera così rarefatta. Ma che radeva il suolo. Atterrato, non senza qualche scossone, sul letto, iniziò, guidato da mano invisibile (e dalla provvidenziale lampada sul comodino), a scartabellare fremente i libri (non c’erano solo Panikkar e Maslow, anema e core) che accompagnavano pazienti le sue ore monastiche nel villaggio-vacanza – Lorenzo si trovava da solo, né era in cerca di compagnia –, puntando infine diritto su un libricino nero, un po’ sgualcito e dall’aria démodé. Si soffermò ancora una volta – era da trent’anni che lo faceva – sulla copertina ‘vissuta’, retrò nel design ma dal messaggio ancora attuale. La scritta – La politica dell’esperienza – campeggiava in giallo su un fondo nero costellato da immagini smozzicate: mani, braccia, gambe, piedi, un occhio, un orecchio, un ventre… (l’assemblaggio, seppur sessantottino, occhieggiava a Hieronymus Bosch). E poi, scorrendo all’impazzata la densa copertina, quasi come sottotitolo: “Esiste per caso qualcosa come un uomo normale? Imparate a conoscere la vostra pazzia, le vostre nevrosi, e le camicie di forza che la società v’impone!” E non era finito… Ancora: “Noi che siamo ancora vivi per metà e abitiamo nel cuore alterato di un capitalismo decrepito, possiamo fare di meglio che riflettere lo sfacelo che è fuori e dentro di noi, e che cantare le nostre tristi canzoni di sconfitta?” Ne era ormai certo (lo sentiva nello spirito, la ‘cantaride’ dell’anima): lo sconosciuto oggetto del desiderio non poteva aver attinto che dal libretto underground di Ronald D. Laing – strizzacervelli fuori rotta – che portava sempre con sé, quasi un Così parlò Zarathustra da viaggio (per lo spirito, e non solo, ci pensava la Bibbia pocket); ma anche, più prosaicamente, un vademecum di frasi a effetto da snocciolare in circoli radical-chic e dintorni (Lorenzo era un po’ à la page un po’ vintage, mai retrò). E così, dopo un attimo di sospensione, un tentativo di retromarcia, scavalcate le prime pagine del ‘breviario’, che conosceva ormai a memoria, imboccò a tavoletta la scorciatoia verso l’epilogo, lì dove i dialoghi da épater le bourgeois si facevano più frequenti e intensi. 11


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