Misure per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente

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SOLUZIONI LAVORO OSSERVATORIO PERMANENTE IN MATERIA DI LAVORO, SINDACATO E PREVIDENZA SOCIALE DIRETTO DALLA PROF. MARIA NOVELLA BETTINI E COORDINATO DALLA DR. FLAVIA DURVAL, DAL PROF. AVV. PAOLO PIZZUTI E DALL’AVV. ALFONSO TAGLIAMONTE

Misure per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente: trattamento integrativo e ulteriore detrazione fiscale

Misure per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente: trattamento integrativo e ulteriore detrazione fiscale Marialuisa De Vita e Antonio Guidone ***

Parte I Trattamento integrativo e ulteriore detrazione fiscale: i requisiti soggettivi e oggettivi Marialuisa De Vita L’Agenzia delle Entrate, con la circolare 14 dicembre 2020, n. 29/E, ha fornito numerosi chiarimenti interpretativi e operativi relativamente alle misure fiscali introdotte dal D.L. 5 febbraio 2020, n. 3, in attuazione dell’art. 1, co. 7, della L. n. 160/2019 (Legge di Bilancio 2020), finalizzate alla riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente. Si tratta del trattamento integrativo e della c.d. ulteriore detrazione fiscale.

I chiarimenti forniti con la circolare in esame attengono, in particolare, ai requisiti soggettivi e oggettivi delle misure e alla gestione delle stesse da parte dei sostituti di imposta.

Prima di illustrare tali chiarimenti, appare opportuna una preliminare e generale descrizione delle nuove misure, introdotte, a decorrere dal 1º luglio 2020, in sostituzione del bonus IRPEF ex art. 13, co. 1-bis del TUIR, noto come “bonus 80 euro”.

L’art. 1 del D.L. n. 3/2020 disciplina il c.d. trattamento integrativo consistente nella erogazione di una somma, non imponibile ai fini IRPEF, in favore dei soggetti titolari di reddito di lavoro dipendente e di taluni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente con un reddito complessivo non superiore a € 28.000.

In particolare, il bonus, determinato in rapporto al numero di giorni lavorati svolti a partire dal 1º luglio 2020, è pari a € 600 per il 2020 e a € 1.200 dal 2021 ed è riconosciuto al ricorrere di tre condizioni attinenti: 1) alla natura dei redditi percepiti dal beneficiario; 2) alla sussistenza di un’imposta a debito dopo aver apportato le detrazioni per lavoro di cui all’art. 13, co. 1, TUIR; 3) all’importo del reddito complessivo.

Relativamente alla condizione sub 1), possono fruire del trattamento integrativo i soggetti che percepiscono:  redditi di lavoro dipendente ex art. 49 TUIR, ad esclusione di quelli indicati nel co. 2, lett. a) TUIR (pensioni di ogni genere e assegni ad esse equiparati);  taluni redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente come: i compensi percepiti dai lavoratori soci delle cooperative; le indennità e i compensi percepiti a carico di terzi dai lavoratori dipendenti per incarichi svolti in relazione a tale qualità; le somme da chiunque corrisposte a titolo di studio, premio o sussidio per fini di studio o addestramento professionale; i redditi derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continuativa; le remunerazioni dei

sacerdoti; le prestazioni pensionistiche comunque erogate; i compensi per lavori socialmente utili in conformità a specifiche disposizioni normative.

Quanto alla condizione sub 2), i soggetti titolari dei redditi suindicati possono accedere al beneficio purché l’imposta lorda determinata sui redditi di lavoro dipendente e assimilati a quelli di lavoro dipendente sia superiore alle detrazioni da lavoro eventualmente spettanti. Ai fini della verifica della capienza dell’imposta lorda, occorre tenere conto – precisa l’Amministrazione finanziaria – anche dei redditi da lavoro assoggettati ad imposta sostitutiva, mentre la determinazione delle detrazioni da lavoro spettanti deve avvenire assumendo il reddito complessivo al netto del reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze.

Quanto alla terza e ultima condizione, il contribuente deve aver percepito nell’anno di riferimento un reddito complessivo non superiore a € 28.000. Al riguardo, la circolare in esame ha chiarito che il reddito complessivo deve essere assunto:  considerando per intero i redditi assoggettati ai regimi speciali previsti per i lavoratori impatriati (art. 16, D.LGS. n.147/2015) e per i docenti e ricercatori (art. 44, D.L. n. 78/2010);  considerando i redditi assoggettati alla cedolare secca sugli affitti;  considerando i redditi di lavoro autonomo, eventualmente percepiti dal lavoratore dipendente, anche se assoggettati al regime forfettario;  al netto del reddito dell’unità immobiliare adibita ad abitazione principale e delle relative pertinenze.

L’art. 2 del D.L. n. 3/2020 ha introdotto una ulteriore misura di favore – inizialmente prevista per le sole prestazioni effettuate dal 1º luglio 2020 al 31 dicembre 2020 e successivamente estesa anche a quelle effettuate dal 1º gennaio 2021 dalla Legge di Bilancio 2021 (art. 1, co. 8, L. 31 dicembre 2020, n. 178) – consistente in una detrazione per i lavoratori dipendenti con un reddito complessivo compreso tra € 28.001 e € 40.000. Si tratta di una detrazione dall’imposta lorda di importo decrescente all’aumentare del reddito complessivo, che si azzera al raggiungimento della soglia di € 40.000.

In particolare, per le prestazioni rese dal 1º luglio 2020 al 31 dicembre 2020 la detrazione è pari a: a) € 480, aumentata del prodotto tra € 120 e l’importo corrispondente al rapporto tra € 35.000, diminuito del reddito complessivo, e € 7.000, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a € 28.000, ma non a € 35.000; b) € 480, se il reddito complessivo è superiore a € 35.000, ma non a € 40.000; la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di € 40.000, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di € 5.000.

Per le prestazioni rese dal 1º gennaio 2021, l’art. 1 del D.L. 30 dicembre 2020, n. 182, in aggiunta alla proroga disposta dalla Legge di Bilancio 2021, ha raddoppiato l’importo della detrazione, elevandolo a: a) € 960, aumentato del prodotto tra € 240 e l’importo corrispondente al rapporto tra € 35.000, diminuito del reddito complessivo, e € 7.000, se l’ammontare del reddito complessivo è superiore a € 28.000, ma non a € 35.000; b) € 960, se il reddito complessivo è superiore a € 35.000, ma non a € 40.000; la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di € 40.000, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di € 5.000.

Similmente al trattamento integrativo, possono fruire della c.d. ulteriore detrazione fiscale i soggetti che percepiscono redditi di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente come definiti ai fini del trattamento integrativo. Analogamente, i chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate relativamente alla determinazione del reddito complessivo in materia di trattamento integrativo valgono anche per il calcolo del reddito complessivo per la fruizione del beneficio de quo.

Anche per l’utilizzo della c.d. ulteriore detrazione fiscale è necessario che il contribuente abbia una capienza in termini di imposta. In caso di capienza solo parziale, il beneficio spetta entro tale limite.

*** Parte II Trattamento integrativo e ulteriore detrazione fiscale: il meccanismo applicativo e gli adempimenti del sostituto d’imposta Antonio Guidone Il legislatore ha stabilito che, al verificarsi delle condizioni previste dagli artt. 1 e 2 del D.L. n. 3/2020, entrambe le misure fiscali siano direttamente riconosciute dai sostituti d’imposta, pubblici e privati, i quali devono ripartirne i relativi importi fra le retribuzioni riguardanti le prestazioni rese a decorrere dal 1° luglio 2020, verificandone la spettanza in sede di conguaglio.

Per verificare la spettanza dei benefici, i sostituti d’imposta possono avvalersi del reddito previsionale, delle detrazioni riguardanti somme e valori che saranno corrisposti durante l’anno e dei dati in loro possesso.

Ciò detto, sia il trattamento integrativo sia l’ulteriore detrazione fiscale sono rapportati al periodo di lavoro, computando nel calcolo i giorni lavorati. Per ricevere le agevolazioni previste per il 2020, ad esempio, se il lavoratore ha svolto l’attività lavorativa per 92 giorni, dal 1° luglio al 1° ottobre 2020, potrà beneficiare di un trattamento integrativo determinato dividendo l’importo massimo del trattamento integrativo previsto per il 2020 (pari a € 600) per 184, ovverosia i giorni lavorativi del secondo semestre 2020, e moltiplicando il risultato per il numero dei giorni lavorati; nel caso in esame il lavoratore maturerà un importo pari a € 300.

Si precisa che, con riferimento, invece, all’ulteriore detrazione fiscale, l’importo massimo dell’agevolazione è sommato a quello delle altre detrazioni eventualmente spettanti.

Per quanto riguarda la ripartizione del beneficio tra i periodi di paga, il sostituto d’imposta potrà applicare i criteri che ritiene più opportuni, purché precisi e costanti, e che consentano di erogare l’importo maturato dal lavoratore nell’anno di riferimento.

Per il 2020, nel caso in cui il rapporto di lavoro si sia protratto per l’intero anno, al ricorrere dei presupposti oggettivi e soggettivi, il lavoratore potrà percepire il trattamento integrativo, ad esempio, per un importo pari a € 100 al mese, in ciascuno dei sei mesi da luglio a dicembre, o, in alternativa, per un importo pari a € 120 al mese, ma dilazionato in cinque mensilità.

Resta fermo che, per le prestazioni rese nel primo semestre 2020, il lavoratore potrà beneficiare del previgente bonus IRPEF, il cui importo deve essere determinato rapportando i giorni che danno diritto al beneficio al numero di quelli dell’anno solare, cioè dividendo per 365, numero di giorni dell’anno lavorativo, e moltiplicando per il numero dei giorni lavorati nel primo semestre, fino ad un massimo di 181 giorni.

Nello specifico, con riferimento sia al bonus IRPEF che al trattamento integrativo, l’art. 128, co. 1, del D.L. 19 maggio 2020, n. 34, c.d. decreto Rilancio, ha stabilito che, per il solo anno 2020, le due agevolazioni spettano ai lavoratori anche se l’imposta lorda, calcolata sui redditi di lavoro dipendente e su quelli assimilati ad essi, esclusi quelli indicati nel co 2, lett. a), sia di ammontare inferiore alle detrazioni da lavoro loro spettanti. In questo periodo, infatti, a seguito dell’emergenza epidemiologica e, conseguentemente, a causa della fruizione degli ammortizzatori sociali speciali concessi dal D.L. 17 marzo 2020, n. 18, il lavoratore potrebbe aver prodotto un minor reddito di lavoro dipendente.

Solo in questo caso, il sostituto dovrà verificare la capienza dell’imposta lorda generata sulla base della retribuzione contrattuale spettante. In ogni altro caso, per la determinazione dell’ammontare del bonus IRPEF, il sostituto d’imposta utilizzerà come riferimento la retribuzione effettivamente percepita.

Le somme dovute devono essere erogate al lavoratore a partire dalla prima retribuzione utile e, in ogni caso, entro il termine per il compimento delle operazioni di conguaglio. Per converso, nel caso in cui sia cessato il rapporto di lavoro, il lavoratore potrà recuperare il bonus IRPEF con la presentazione della dichiarazione dei redditi.

Nella circolare in commento sono altresì esplicate le tempistiche e le modalità attraverso cui il sostituto d’imposta può recuperare l’importo non dovuto.

In generale, il sostituto d’imposta non eroga i benefici nel caso in cui il lavoratore lo abbia espressamente richiesto; inoltre, i contribuenti consapevoli di non essere in possesso dei requisiti necessari (si pensi a chi sia titolare di un reddito complessivo superiore a € 40.000), devono comunicarlo al sostituto d’imposta che provvederà a recuperare le somme corrisposte nei periodi di paga successivi oppure, al più tardi, entro i termini previsti per le operazioni di conguaglio di fine anno, sede in cui i sostituti d’imposta verificano la spettanza del trattamento integrativo o dell’ulteriore detrazione fiscale, o quelle di fine rapporto.

L’operazione avviene mediante una trattenuta in busta paga che non esonera il sostituto d’imposta dal riversare le somme non spettanti allo Stato.

Ad esempio, il contribuente potrebbe aver percepito il trattamento integrativo da luglio a novembre, superando solo nel mese di dicembre la soglia di € 28.000; in questo caso, da un lato, il lavoratore dovrà restituire per intero le somme ricevute dal sostituto d’imposta a titolo di trattamento integrativo, maturando contemporaneamente il diritto a percepire l’ulteriore detrazione fiscale, se sussistono le condizioni indicate nella prima parte del commento, dall’altro il sostituto d’imposta deve riversare allo Stato l’intero importo del trattamento integrativo non spettante al lavoratore.

Gli importi non dovuti, sia a titolo di trattamento integrativo che di ulteriore detrazione fiscale, potranno essere recuperati dal sostituto in vari modi: 1) qualora l’importo non spettante sia maggiore di € 60, la restituzione è effettuata mediante otto rate di pari ammontare, a partire dalla retribuzione che sconta gli effetti del conguaglio; 2) nel caso di cessazione del rapporto di lavoro, i benefici non spettanti potranno essere recuperati in un’unica soluzione in sede di conguaglio di fine rapporto di lavoro; se questo non è possibile, ad esempio, per incapienza della retribuzione, l’importo dovuto è comunicato al contribuente che deve versarlo entro il 15 gennaio dell’anno successivo.

Si precisa, inoltre, che per il 2020 essendovi la coesistenza del bonus IRPEF con le succitate misure, il sostituto dovrà effettuare un conguaglio fiscale inerente tutte le diverse agevolazioni. Quindi, nel caso in cui maturino i presupposti per la restituzione del bonus IRPEF, questa deve avvenire in un'unica soluzione e con la retribuzione che sconta gli effetti del conguaglio.

In concreto, il sostituto d’imposta, al fine di recuperare le somme (se non dovute) a titolo di trattamento integrativo, si avvarrà dell’istituto della compensazione nell’ambito del modello F24; il credito d’imposta maturato dovrà essere indicato nel modello di Dichiarazione dei Sostituti d’Imposta e degli Intermediari, c.d. 770, compilandolo nel modo seguente:  nella sezione “Erario”, deve essere inserito, nell’apposita colonna, uno dei codici tributo istituiti ad hoc, ovverosia “1701” e “170E”;  nella colonna denominata “rateazione/regione/prov./mese rif.” occorre inserire il mese in cui è avvenuta l’effettiva erogazione del trattamento, nel formato “00MM”;

nella colonna denominata “anno di riferimento” si inserisce l’anno in cui è avvenuta l’erogazione del trattamento, nel formato “AAAA”;  nella colonna denominata “importi a credito compensati” deve essere indicato l’ammontare del credito maturato.

Inoltre, si precisa che, in deroga alla disciplina prevista, il sostituto può avvalersi della compensazione anche oltre il limite di € 700.000, ex art. 34 della L. 23 dicembre 200, n. 388. 

Ciò detto, tutti i meccanismi applicativi esposti dalla circolare sono valevoli per coloro che fruiscono dei benefici per il 2020, in quanto la circolare dell’Amministrazione finanziaria è anteriore alle modifiche apportate dalla legge di bilancio 2021, riservando l’indicazione di diversi adempimenti del sostituto d’imposta ad eventuali ulteriori chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate. Allo stato, però, non sembrano sussistere particolari ostacoli per l’estensione delle attuali regole.