
Al tagliatore di bambù vennero le lacrime agli occhi, e quando sollevò quella bimba piccina e la tenne delicatamente tra le mani per portarla a sua moglie, divenne ancora più triste.


una bambina.
«Jie», disse la leilaconbambinaunsospiro,e«Jie»,disseanchelasartaquandovidebambina.Perchéecco,finalmente,esuomaritoavevano


P er quanto anziani fossero i genitori della bambina, per ogni centimetro che Jie cresceva, si sentivano ringiovanire. Jie, sì, la chiamarono proprio così.

Quando la sarta e il tagliatore di bambù pensavano alla loro bambina meravigliosa, non capivano cosa avessero fatto per meritarsela.
Era una bimba che giocava come un colibrì, e quando rideva era come sentire il fruscio delle ali di una farfalla.
«L’abbiamo accolta», diceva la sarta.
«Ci è stata affidata», diceva il tagliatore di bambù.
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Quando gliela facevano, lei si buttava tra le loro braccia e diceva: «Chi mi fa il solletico?».

A volte provavano a chiedere a Jie da dove venisse, ma a quella domanda la bambina non rispondeva mai.


Jie vestiva sempre di azzurro. Anche quando compì dieci anni, e anche quando ne compì quattordici.
Con suo padre Jie accudiva le giovani piantine di bambù, e con sua madre cuciva vestiti nuovi.


Quando passava Jie, gli uomini rimanevano a bocca aperta, e non riuscivano più a richiuderla.
Il suo vestito azzurro cielo era magnifico, oh, quanto era magnifico, ma il suo volto nobile, il suo sguardo sincero, il suo splendore, facevano sparire il vestito.
A diciott’anni Jie era talmente bella che gli uomini del villaggio – tutti – quando pensavano a una ragazza pensavano solo a lei.

