RIFLETTORI SU... 8

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MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO DIRETTO DA SILVIA AROSIO

Anno II - N. 08 Giugno 2020 Seguici sui social Riflettori su...

PROGETTI & RIPRESA

Protocollo "Vengo anche io... per vedere l'effetto che fa"

PARCHI NATURALI

I meravigliosi animali ospiti de "Le Cornelle"

! a i l a t ' I l er p a v i s u l c Es

NON SOLO FAVOLE

Alla scoperta di Toyland con lo speranzoso Orborsetto

JOHN STUART REID: LA MUSICA È UNA MEDICINA E UN POTENTE ANTIDOTO

INTERVISTE●ANTICIPAZIONI●CASTING●PERSONAGGI●TOURNÉE●LIBRI



SOMMARIO

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INTERVISTA A BRUNO SANTORI

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UN PROTOCOLLO PER RIPARTIRE LA RICERCA DI JOHN REID

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VINCENZO INCENZO

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LA TECNOLOGIA ANTI-CONTAGIO

Riflettori su...

MAGAZINE DI CULTURA E SPETTACOLO Anno 2 - Numero 8 - Giugno 2020 • Supplemento alla testata www.silviaarosio.com (Reg. al Tribunale di Milano n°249 del 21/11/2019) • Direttore Responsabile: Silvia Arosio • Art Director, Grafica & Impaginazione: Daniele Colzani • Contatti: silvia.arosio@gmail.com • Hanno collaborato: Gaia Caracciolo - Daniele Alan Carter - Emanuela Cattaneo - Maria Mansi - John More - John Stuart Reid - Antonello Risati Bruno Santori - Stefania Scarpetta - Don Carlo José Seno - Massimo Sposaro - Emiliano Toso - Claudio Trotta - 88 Studio / Ufficio Stampa e Pr - Associazione Culturale “Manuel Frattini” - BElive | studio associato - Consorzio Tutela del Parmigiano Reggiano - Ella Studio - Parole & Dintorni - Slow Music

Edizione Digitale: www.issuu.com/riflettorisu

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Il magazine Riflettori su... è stampato su prodotti certificati FSC e PEFC

DON CARLO JOSÉ SENO

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DANIELE ALAN CARTER

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GIANRICO TEDESCHI 3


SOMMARIO IL MONDO DI TOYLAND

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CRAZY FOR MANUEL

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PARCO GIARDINO SIGURTÀ

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PARCO FAUNISTICO LE CORNELLE

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I PERCORSI DEL LATEMARIUM

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IL PARMIGIANO REGGIANO 34 - SCENOGRAFO 38 - PERSONAGGI

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LE PRODUZIONI DEL TEATRO I

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PARCO ITTICO PARADISO

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HOSPITALITY & GOURMET 46 - KILOWATT FESTIVAL 4

62 - RITRATTI 74 - LIBRI


LA VOCE DEL DIRETTORE

Ripartiamo "insieme": distanti,

ma uniti, per tornare a creare “LA PRIMA COSA CHE SI NOTA NELL’ATTO CREATIVO È CHE SI TRATTA DI UN INCONTRO … LA CREATIVITÀ È IL CONFRONTO DELL’ESSERE UMANO INTENSIVAMENTE CONSCIO CON IL SUO MONDO…” (ROLLO MAY)

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nsieme. Questa parola mi sta frullando nel cervello da qualche tempo. Il rientro nelle attività quotidiane sta rendendo ancora più in auge questo termine: si torna “insieme”, si ritrovano i contatti. La scomparsa di Ezio Bosso, che ha dato a tutti un brivido di commozione, mi ha rafforzato nell’idea di improntare questo editoriale su questo tema. Bosso affermava che i musicisti hanno bisogno dello scambio tra di loro e anche con il pubblico. All'indomani del successo sanremese, nel 2016 Ezio Bosso aveva pubblicato un libro, "La musica si fa insieme", scritto da Salvatore Coccoluto per Imprimatur, attualmente introvabile su tutti i maggiori store on line. In una sua recente intervista a Propaganda Live, su La 7, ha affermato: “La musica che vedete

su internet è fatta per intrattenere e scaldare ma viene dall’esperienza già avuta. L’arte è un servizio socioculturale e va riconosciuta non solo come comparto economico, è un comparto produttivo: noi produciamo benessere e coadiuvante sociale. La musica è terapia per noi e per la società”. Non siamo fatti per stare da soli: l’energia creativa, quella femminile, è quella che ci ha tenuto uniti in questo lockdown. D’altronde, come Caveman con Maurizio Colombi ci insegna, l’uomo era cacciatore, la donna raccoglitrice. L’energia maschile, quella dell’arrivare per primo a tutti costi, sta cedendo spazio a quella più femminile, cooperante, creatrice, unificante. Emiliano Toso, biologo, pianista e compositore, di cui abbiamo parlato nello scorso numero e che per questo ci ha omaggiato in assoluta esclusiva per l’Italia, di un bell’articolo di John Stuart Reid, dedicato alla musica e le difese immunitarie, ha scritto un brano dedicato a Ezio Bosso, che si intitola proprio “Insieme”. Un mare di cellule sotto un cielo di musica, è una delle citazioni preferite di Toso, dove da biologo ci ricorda che anche il corpo umano è un insieme di particelle che lavorano insieme e non cercano di prevalere una sull’altra, come i musicisti di un’orchestra. Insieme è fare rete, mettendo da parte gli egoismi e le esibizioni solitarie sul web, che tanto ci sono servite in questo periodo, ma che ora vanno via via sosti-

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tuite dal tornare a fare musica ed arte dal vivo, con tutte le dovute cautele. Fare rete significa creare una maglia strettissima, una “trama” fitta, dando vita ad una barriera, ad una maschera che possa bloccare il virus. I teatri riaprono il 15 giugno? Forse. O forse no, viste le difficoltà oggettive di organizzarsi per tempo e portare gente a teatro. Una petizione change.org, chiede di bloccare la riapertura dei teatri privati con questa motivazione: Il Teatro si programma con largo anticipo, necessitiamo quindi di un cronoprogramma che definisca con chiarezza il percorso che ci accompagnerà sino ad una piena riapertura, senza alcuna limitazione delle attività. Sarebbe auspicabile una riapertura piena dalla prossima stagione, dopo l’estate, con eventualmente “prove di contenimento “ estive, in Festival e manifestazioni, rigorosamente all’aperto e con tutte le normative rispettate (ne parleremo più diffusamente nella rivista). Intanto, cominciamo di nuovo a pensare INSIEME. A ragionare come gruppo, senza individualismi e senza eccessiva competizione. Diamo spazio alla creatività, quella che nasce dal rapporto con se stessi in primis e con gli altri poi.La creazione, dal concepimento in poi, nasce dall’unione, dallo stare insieme. Ed uniti dobbiamo e vogliamo ripartire. Con la giusta distanza sociale, ma comunque INSIEME. • RS

Silvia Arosio


ESPERIENZE / 1

Hai preso il

Coronavirus

Blues?

LA RICERCA DI JOHN STUART REID DIMOSTRA CHE LA MUSICA È UNA MEDICINA E UN POTENTE ANTIDOTO

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a pioniere e fisico acustico, John Stuart Reid spiega come la musica abbia l’effetto terapeutico di allontanare la malinconia associata al coronavirus, potenziando il nostro sistema immunitario e così sconfiggere qualsiasi agente patogeno. È naturale essere agitati giù di morale e provare paura quando sentiamo che la nostra sicurezza e il nostro modo di vivere possono essere minacciati. La paura è lo strumento che la Natura utilizza al fine di sollecitarci ad agire e, fortunatamente, ha evoluto un sistema intelligente che si attiva dentro di noi per aiutarci ad adattarci e sopravvivere. C’è solo un piccolo ostacolo, il sistema è stato disegnato per la paura acuta e istantanea, sembrerebbe che la Natura non abbia previsto la paura cronica. La situazione del Corona Virus non è da considerare come lo stereotipo di una tigre con denti a Sciabola, dalla quale scappare e nascondersi. Non possiamo né scappare né nasconderci da un virus o proteggerci dalle ripercussioni socio-economico associate con esso. Mentre guardiamo il telegiornale o leggiamo il giornale, per rimanere informati sulla crisi mondiale in atto, è molto probabile che queste notizie ci inducano ad avere la paura di

una possibile minaccia virale, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. Questa paura, cronica, è potenzialmente dannosa perché indebolisce il nostro sistema immunitario (oltre ad altri effetti fisici negativi) rendendoci meno abili a sconfiggere il virus o altri agenti patogeni. Ma continuate a leggere perché esiste un semplice antidoto che agisce sul sistema intelligente della natura, un antidoto che contrasta lo sconforto, la paura e rafforza il nostro sistema immunitario. Non è un farmaco, non ha effetti collaterali conosciuti e non c’è il rischio di prenderne una dose eccessiva. Al fine di introdurre questo antidoto, magico, è importante sapere che lo

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stato naturale della paura causa il rilascio di cortisolo dalle ghiandole surrenali. 1. Il cortisolo è a volte chiamato “l’ormone dello stress” perché aiuta a preparare il nostro corpo a gestire delle situazioni stressanti, ad esempio fornisce del glucosio in più nell’organismo attingendo ai depositi proteici attraverso la glucogenesi nel fegato. 2. Sfortunatamente però il cortisolo influenza negativamente il nostro sistema immunitario e altri sistemi corporei, considerati dalla natura, “non essenziali” a breve termine. 3. Per breve termine intendo dire che quando si scappa da una tigre dai denti a sciabola, non si pensa alla probabilità di essere contagiati da un dannoso organismo microscopico. Tuttavia il nostro sistema immunitario è letteralmente la nostra unica difesa contro i virus e altri agenti patogeni, perciò la sua compromissione causata da sentimenti di paura non deve essere ignorata, specialmente se abbiamo una condizione di salute compromessa. 4. Una nuova evidenza indica che la tigre con denti a sciabola potrebbe aver convissuto con gli esseri umani fino a 28.000 anni fa. L’antidoto magico che


di Silvia Arosio

la natura ci ha fornito è la musica. Non qualsiasi musica ma quella che ci calma e ci porta gioia. La musica della natura per i nostri antenati veniva fornita in una varietà di modi tipo il “Psithurism” (il suono del vento nelle piante, il fruscio delle foglie, il suono del canto degli uccelli, le api o i flussi tintinnati dei ruscelli ed il suono del nostro canto o il suono della nostra voce a bocca chiusa, humming). La musica gioca un importante ruolo nell’esperienza umana ed i suoi comportamenti basilari, suono e ritmo, sono sempre stati presenti sulla terra, un fatto che è stato praticamente affrontato da Allan C. Inman. 5. ”Io sono la musica, la più antica delle arti. Io sono più che antica; io sono eterna ….. Anche prima che la vita iniziasse su questa terra, Io ero già qui……nel vento, nelle onde[E quando arrivò l’umanita io in un istante, diventai subito più delicata, sottile e un potente mezzo per l’espressone delle emozioni”. Circa 40.000 anni fa, l’innata intelligenza umana consentiva all’uomo l’abilità di creare i primi strumenti musicali conosciuti: flauti creati da ossa di uccelli e mammut in avorio sono stati trovati nel 2008 in una caverna dell’età della pietra nel sud della Germania. 6. Ma tornando al tema principale di questo articolo, per sconfiggere l’agitazione per il Corona Virus ci sono molti modi, per calmare i nostri nervi possiamo fare attività fisica, respirazione profonda, meditazione, giardinaggio, tutte le forme di creatività e danza. Tuttavia uno degli antidoti più potenti per lo stress e la paura è ascoltare la nostra musica preferita, o se siamo dei musicisti o dei cantanti produrla noi stessi. Questo messaggio è stato egregiamente condiviso in que-

sti giorni nelle strade dell’Italia. Citando dal sito Classic FW del Regno Unito postato il 16 marzo, “Non potete mettere la musica in quarantena” L’Italia suona e canta dai balconi nelle città del lock-down. Mentre l’Intero paese veniva messo in quarantena la settimana scorsa, a seguito dell’epidemia del Corona Virus, musicisti, cantanti e amanti della musica condividevano delle bellissime performance dai loro balconi. 7. La nostra musica preferita ha l’abilità di sollevare i nostri spiriti e può anche evocare un ricordo felice di un momento, un posto, o un evento nella nostra vita che può trasformare istantaneamente il nostro umore, calmarci e spostare la mente (e di conseguenza il nostro corpo) verso un senso di gioia.

9. La gioia attiva anche la ghiandola pituitaria (ipofisi) a rilasciare endorfine nel nostro circolo sanguigno, ormoni che danno un senso di euforia e sopprimono il dolore. Ascoltare la nostra musica preferita durante il giorno, mentre ci occupiamo delle nostre attività quotidiane, tipo fare le pulizie di casa, è uno dei modi migliori per ridurre i nostri livelli di stress e incrementare il nostro sistema immunitario. Questa semplice formula riassume l’effetto terapeutico della Musica: Musica + Gioia = rafforzamento del sistema immunitario Detto semplicemente, i virus e altri agenti patogeni possono essere più efficacemente sradicati dal nostro corpo quando la paura lascia il posto alla gioia.

In quello stato gioioso, il nostro cervello e il Sistema Nervoso Enterico nel nostro tratto digestivo (a volte viene chiamato il secondo cervello) produce dopamina che incrementa il nostro sistema immunitario. 8. Allo stesso tempo la nostra musica preferita può naturalmente causare una riduzione nei livelli di cortisolo.

Ci sono altre buone notizie perché, in un recente progetto in cui ho collaborato con il Professore Sungchul Ji dell’università di Rutgers, insieme a GreenMed Info.com e la società RoadMusic, abbiamo riscontrato che “i globuli rossi vecchi” (che stanno iniziando a perdere l’integrità della loro membrana esterna) sono soggetti ad un’e-

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stensione del loro ciclo vitale quando vengono immersi nella musica per almeno 20 minuti 10. Con molto interesse, abbiamo riscontrato che i risultati migliori sono stati ottenuti con l’utilizzo di una musica che conteneva delle frequenze basse prominenti, una caratteristica che si rispecchia in modo particolare nella musica popolare e in alcuni pezzi classici caratterizzati dall’uso del pianoforte, violoncello e altri strumenti dai registri bassi. Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare il meccanismo biologico che sta alla base di questo effetto, la nostra ipotesi preliminare e che le frequenze basse, presenti nella musica sia popolare o classica, produce degli impulsi di pressione che fanno aumentare l’ossigeno disponibile alle molecole di emoglobina nei globuli rossi, imitando le pulsazioni di pressione dei battiti del cuore. Questa pressione meccanica, creata del battito del cuore o da una pressione generata esternamente, come le pulsazioni di pressione generate dalla musica, consente alle molecole

di emoglobina l’assorbimento dell’ossigeno dissolto nel sangue. Anche l’ascolto della batteria (tamburellare) produce dei risultati eccellenti, presumibilmente per la stessa motivazione, aiutando ad incrementare l’ossigeno sanguigno. Quando viene messo a disposizione ulteriore ossigeno ai globuli rossi vecchi, il meccanismo potrebbe coinvolgere la rigenerazione delle proteine presenti nella membrana esterna, incrementando il loro ciclo vitale. I globuli rossi portano ossigeno a tutti i sistemi del corpo e sono essenziali al nostro sistema immunitario perciò questa importante connessione, tra la musica e la salute del sangue, può dimostrarsi una efficace medicina per il futuro. Un’altra importante connessione, quella tra la musica e il sistema immunitario, è stata segnalata da uno studio nel 2019 dell’università di Augusta, USA. I ricercatori hanno scoperto che, quando i topi veniva-

no sottoposti a frequenze e vibrazioni basse, i macrofagi nel loro circolo sanguigno profileravano in modo significativo. 11. I macrofagi sono le cellule –T più grandi che fagocitano i virus e altri agenti patogeni. Sebbene questo effetto non è stato ancora comprovato come vantaggioso per gli esseri umani, sembrerebbe probabile che il nostro sangue risponda in modo simile, considerato che i nostri esperimenti sul sangue dimostrano l’effetto positivo delle frequenze basse sui globuli rossi del sangue umano. Riassumendo, ci sono molti modi per calmare i nostri nervi esausti, trasportarci con l’immaginazione in momenti o luoghi speciali e allontanare l’agitazione, incrementare l’efficienza del nostro sistema immunitario aiutandolo a sconfiggere virus e altri agenti patogeni. Nelle parole di Platone “La musica da un’anima all’universo, ali alla mente, volo all’immaginazione e vita a tutto.” • RS

WWW.CYMASCOPE.COM 8


EXPERIENCE / 1

by Silvia Arosio

Caught the

Coronavirus

Blues?

RESEARCH SHOWS THAT MUSIC MEDICINE IS A POWERFUL ANTIDOTE

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nglish acoustic-physics pioneer, John Stuart Reid, explains how Music Medicine can banish the blues (and fear) associated with the corona virus, while boosting our immune system to help vanquish any pathogen. It’s natural to have low spirits (the blues) and to feel fear when we sense that our security or way of life may be threatened. Fear is Nature’s way of urging us to take action and, fortunately, Nature has evolved a clever system that engages automatically within us to help save us from threats. There’s just one little stumbling block: the system was designed for acute fear. Nature, it seems, didn’t anticipate chronic fear. The corona virus situation is not the stereotypical saber-tooth tiger from which we can quickly run and hide. We can’t run or hide from a virus, or protect ourselves from the associated socio-economic repercussions. And while watching or reading the news keeps us informed of the worldwide crisis, it is also likely to keep us in fear of the invisible viral threat, day after day, week after week. Such chronic fear is potentially harmful because it weakens our immune system (aside from many other negative bodily effects), rendering us less able to vanquish viruses or other pathogens. But read on because a simple antido-

te exists that uses another of Nature’s clever systems, one that banishes low spirits and fear and boosts our immune system. It’s drug free, has no known side effects, and can’t be overdosed. By way of introducing this magical antidote, it’s important to know that the natural human state of fear causes the release of cortisol from the adrenal glands. 1. Cortisol is sometimes called the “stress hormone” because it helps prepare our body for dealing with stressful situations, such as providing extra glucose by tapping into protein stores via gluconeogenesis in the liver. 2. Unfortunately, though, cortisol also suppresses our immune system3 and other bo-

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dily systems considered by Nature to be “non-essential” in the short term. 3. By short term I mean that when running from the proverbial saber-tooth tiger there probably isn’t much chance of being invaded by a harmful microscopic organism. Yet, our immune system is literally our only defence against viruses and other pathogens, so its suppression due to feelings of fear should not be ignored, especially if we have an underlying health condition. New evidence suggests that Sabertooth tigers may have co-existed with humans up to 28,000 years ago. 4. The magical antidote that Nature provided for us is music. Not just any music, but music that calms us and brings us


Photograph by H. Jenen, courtesy University of Tübingen, Germany

joy. Nature’s “music” for our ancient ancestors was provided in a variety of ways, such as psithurism (the sound of the wind in the trees and rustling leaves), the sound of birdsong, bees, or tinkling streams, and the sound of our own humming or singing. Music plays a large part in the human experience, and its basic components - sound and rhythm - have always been present on earth, a fact that was poetically encapsulated by Allan C. Inman: “I am music, most ancient of the arts. I am more than ancient; I am eternal... Even before life began upon this Earth, I was here--in the winds and waves… [and] when humanity came, I at once became the most delicate, subtle, and powerful medium for the expression of emotions.” 5. Around 40,000 years ago humanity’s innate intelligence provided the ability to fashion the earliest known musical instruments: flutes made from bird bones and mammoth

ivory were found in 2008 in a Stone Age cave in southern Germany. 6. But returning to the main theme of this article, how to banish corona virus blues, there are many ways to help calm our nerves such as exercise, deep breathing, meditation, all forms of creativity, and dancing. Yet, one of the most powerful antidotes to stress and fear in which we can all engage is listening to our favorite music, or if we are a musician or vocalist, making it ourselves. And nowhere was this message carried better than from the streets of Italy. Quoting from the UK’s Classic FM web site, posted on March 16: “You can’t quarantine music…Italy plays and sings from balconies in locked-down cities. Since the country was completely quarantined last week following the coronavirus outbreak…musicians, singers and music lovers share beautiful performances from their balconies”. 7. Our favourite music has the ability to lift our spirits and can even evoke a happy memory of a time, place, or event in our lives that can instantly transform our mood, calm us and move our mind (and therefore our body) into a sense Italian music lovers shared beautiful performances from their balconies

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of joy. In that joyful state, our brain and Enteric Nervous System in our digestive tract (sometimes called “the second brain”) produces dopamine, which boosts our immune system. 8. At the same time, our favorite music can naturally cause a reduction in cortisol levels. 9. Joy also triggers the pituitary gland in the brain to release endorphins into our bloodstream, hormones that provide a sense of euphoria while suppressing pain. Listening to our favorite music throughout the day, even while engaging in mundane activities such as cleaning house, is one of the best ways to reduce our stress levels and give our immune system a boost. This simple formula summarises the Music Medicine effect: Music + Joy = Immune system boost Stated simply, viruses and other pathogens can be more efficiently eradicated from our body when we move out of fear and into joy. But there is more good news because the recent research project in which I collaborated with Professor Sungchul Ji, of Rutgers University, along with GreenMedInfo.com and the RoadMusic company, found that “old” red blood cells,


Professor Sungchul Ji conducting research with human blood and a CymaScope instrument

(which are beginning to lose their outer membrane integrity) receive a lifespan extension when they are immersed in music for at least 20 minutes. 10. Interestingly, we found that the best results were obtained with music that contained prominent bass frequencies, which includes most popular music and some classical pieces that feature piano, cello and other low register instruments. While more research is needed to identify the biological mechanism that underpins this effect, our preliminary hypothesis is that the rich low frequencies in music, whether popular or classical, produce pressure pulses that increase the oxygen available to hemoglobin molecules in red blood cells, effectively mimicking the pressure pulses of heartbeats. This mechanical pressure, whether created by a heartbeat or by externally generated pressure pulses from music, causes the hemoglobin molecules to uptake the oxygen dissolved in our blood. Drumming music, too, produced excellent results, presumably for the same reason, helping to increase blood oxygen. When more oxygen is available to old red blood cel-

ls the mechanism may involve regeneration of the proteins in their outer membranes, giving them a new lease of life. Red blood cells carry oxygen to all systems of the body and are essential to the immune system, so this important connection between music and blood health could prove to be an effective “medicine” of the future. Red blood cells carry oxygen to all systems of the body Another important connection between music and the immune system was reported in a 2019 study by Augusta University, USA. The researchers found

that when mice were subjected to low frequency sound vibrations, macrophages in their bloodstream proliferated significantly. 11. Macrophages are the largest type of T-cell that engulf viruses and other types of pathogen. Although this effect has not yet been proven advantageous for humans, it seems likely that our blood will respond in a similar way, particularly since our blood experiments demonstrated the positive effect of low frequencies on red blood cells in human blood. In summary, there are many ways to calm our nerves and become joyful, but perhaps none carry the universal appeal of listening to music. Our favorite music has the almost magical ability to calm frazzled nerves, transport us in our imagination to special places and times, and banish the blues, while boosting our immune system, helping to vanquish viruses and other pathogens. In the words of Plato, “Music gives a soul to the universe, wings to the mind, flight to the imagination, and life to everything.” • RS

RIFERIMENTI / REFERENCES 1. The Effects of Chronic Fear on a Person’s Health 2. Physiology, Cortisol 3. Psychological Stress and the Human Immune System: A Meta-Analytic Study of 30 Years of Inquiry 4. Evolutionary History of Saber-Toothed Cats Based on Ancient Mitogenomics 5. I Am Music - Allen Inman 6. Bone Flute Oldest Instrument 7. Anatomically distinct dopamine release during anticipation and experience of peak emotion to music 8. Dopamine rewards immune cells through immunological synapse 9. The Effects of Music Listening and Perceived Sensory Experiences on the Immune System as Measured by Interleukin-1 and Cortisol 10. Testing a 2,500 year-old hypothesis 11. Whole Body Vibration-Induced Omental Macrophage Polarization and Fecal Microbiome Modification in a Murine Model

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ESPERIENZE / 2

Si può ricominciare

grazie all i ' mpegno di tutti

LA NOSTRA INTERVISTA AL MUSICISTA, PIANISTA, DIRETTORE D’ORCHESTRA, ARRANGIATORE E COMPOSITORE ITALIANO

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a carriera di Bruno Santori è costellata di successi, a partire dagli anni ’70 fino ad oggi. Quando la musica, forse, era più musica. Nel mio Ipod ho ancora classici dei “Daniel Sentacruz Ensemble”, di cui il Maestro ha fatto parte: Un sospero fu proprio scritta da lui. Iniziamo da qui: perché, oggi, non nasce più musica strumentale così evocativa e di ampio respiro? Per porsi all’ascolto di musica, detta evocativa, abbiamo bisogno di tempo e questo è proprio quello che attualmente manca nella vita di tutti noi e specialmente in quella dei giovani, che nascono già con un carnet di impegni davvero elevato, tra studio

e altre cose nelle quali devono impegnare tutto se stessi Cosa ha tolto la voglia di innalzarsi, per ascoltare invece i brani mordi e fuggi, spesso nati dai talent? Il mordi e fuggi prima di essere un’esigenza è un atteggiamento e questo viene da una

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diffusa cultura fatta di poca profondità e spesso molta superficialità. Tutto questo è sempre figlio di quella fretta che toglie anche il tempo per leggere un buon libro sotto ad un albero mentre si ascolta il canto degli uccelli e si assaporano i profumi della natura La musica orchestrale tornerà di moda? Siamo sempre in attesa che questo possa accadere e credo che ad un certo punto succederà come d’incanto, perché le parole a volte sono anche troppo nella musica che ha bisogno di essere ascoltata senza parlare. Dal 2010 al 2014, è stato direttore artistico di Area San-


di Silvia Arosio

remo. Cos’è Sanremo oggi? Una volta si parlava di nuove proposte e “campioni”… Negli ultimi anni, trovo un mix spaventoso dove i big sono assolutamente sconosciuti ai più. Sanremo ad oggi è il più grande evento televisivo italiano e come tale va considerato. Ad essere un Big in questo evento oramai è il presentatore, che sposando questa produzione in realtà ne fa qualcosa a sua immagine e somiglianza. Nel Festival c’è di tutto, proprio a poter accontentare ogni gusto e interesse, perché il focus centrale di questa Kermesse ormai non è altro che la quantità di ascolti, e mai la qualità, senza i quali non si potrebbero di certo investire le esorbitanti cifre che attualmente vengono spese per la sua realizzazione Maestro, nella sua carriera didattica, come ha trovato gli alunni nel corso degli anni? Cosa si aspettano i ragazzi? In realtà gli allievi non sono mai un fenomeno di gruppo per me ma un insieme di specifiche e singole personalità, nessuna uguale ad un’altra . Quando parlo a tutti invece dico sempre che tra di loro certamente c’è qualcuno migliore di me e anche musicalmente più dotato. Il mio approccio con il gruppo è sempre mirato alle specifiche dei singoli e non si rivolge mai a tutti, come se ognuno potessero raggiungere gli stessi livelli di eccellenza, a cui purtroppo solo ad alcuni sarà permesso di accedere, mentre gli altri, anche se non saranno dei veri virtuosi, troveranno comunque con impegno, lavoro e costanza, la loro propria dimensione in musica. I ragazzi spesso sognano di poter essere quello che forse

non saranno mai, ma i sogni sono il carburante per poter percorre il duro e lungo cammino che li attende, pertanto non mi preoccupo mai di disilludere qualche loro aspettativa, sarà la loro vita stessa a farlo in ogni caso, mentre le realtà, molto spesso, anche se ognuno riesce a realizzare le proprie aspirazioni , sono comunque sempre più aspre di quanto si possa invece sognare . Attualmente è il direttore artistico della Mediterranean Orchestra. Da cosa nasce questa nuova sfida?

Questa sfida nasce da un incontro che ebbi a Malta circa due anni fa con Andrew Agius Muscat, segretario generale della Mediterranean Tourism Fondation. Lui sognava un mediterraneo unito e io una identità musicale per tutti i paesi che lo compongono, così da un sogno è nato il progetto di un’orchestra che desideriamo possa diventare strumento d’Unione e di identità comune. La musica è davvero ambasciatrice di pace? Come sta passando il lockdown? La musica è uno strumento dell’umanità e come tale può realizzare unioni e parlare di una

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propria lingua senza dover essere mai tradotta. Comprensibile a tutti e coinvolgente da subito senza doverla necessariamente spiegare. Il Lockdown è qualcosa di nuovo per tutti noi e al di là della tragedia che porta in se è senz’altro un passaggio epocale per l’intera umanità. Per quanto mi riguarda ogni giorno imparo qualcosa in più ma, a voler imparare, ogni cosa nuova non basta mai. Ho negli occhi la grande massa di persone in piazza Duomo per i vari “Radio Italia Live: Il Concerto”… Quale sarà il futuro degli eventi dal vivo secondo lei? La gente avrà ancora voglia di “assembrarsi”? Questo non è di certo facile da capire ma con il tempo si tornerà a vivere la vita di sempre, io credo che non sarà mai più come prima, ma i cambiamenti non sempre sono negativi e penso che ci sia ancora un gran margine di miglioramento a disposizione, ma potremo vederlo solo con il tempo Cosa si potrebbe fare per garantire la sicurezza del pubblico e palco (e retropalco)? L’unica sicurezza verrà da una diffusa presa di coscienza e da quello che sarà un nuovo comportamento dato da ogni parametro di distanziamento e di personale attenzione dagli uni verso gli altri. Di certo le produzioni dovranno occuparsi anche di questo ma nulla potrà essere mai efficace senza l’impegno personale di ognuno di noi. Un sogno nel cassetto di Bruno Santori? Ho pochi sogni nel cassetto anche perché nella mia vita ho sempre detto: Per realizzare un sogno necessariamente prima bisogna svegliarsi. • RS


ESPERIENZE / 3

Lo spettacolo può ripartire... Ma a che condizioni?

CLAUDIO TROTTA E SLOW MUSIC SONO I CAPOFILA DEL PROGETTO PER L'ADOZIONE DEL PROTOCOLLO VENGO ANCH’IO… PER SENTIRE L’EFFETTO CHE FA

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l 15 giugno, lo spettacolo può ripartire. Ma come? Sui media, si sono moltiplicati moti di protesta, idee vaghe e altre più concrete, per cercare di ricominciare in maniera il più possibile sicura e senza timori. Alcuni piccoli teatri hanno deciso di testare nuove formule, rassegne estive si stanno riorganizzando, i cinema aprono le porte. Ma in che modo

potremo andare ad assistere a spettacoli dal vivo? Soprattutto se si tratta di grandi eventi? Tra le tante proposte, abbiamo analizzato la proposta di Protocollo di Slow Music, con in testa Claudio Trotta e la Barley Arts, dal titolo Vengo anch’io… per sentire l’effetto che fa. Gran parte di quello che circola in questi giorni sui mezzi d'informa-

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zione, purtroppo non aiuta molto il pubblico a capire che cosa sta succedendo - si legge sul sito facebook di Slow Music. Secondo Slow Music, oltre alle istituzioni, agli enti locali, alle autorità, agli addetti ai lavori e agli esperti, è assolutamente necessario che anche il pubblico sia correttamente formato, informato. Almeno per la parte neces-


di Silvia Arosio

CLAUDIO TROTTA Promoter e produttore artistico di eventi live

ELISABETTA VALENTI Architetto e Responsabile cantieri show musicali ed eventi

FURIO ZUCCO Medico esperto in organizzazione di servizi di emergenza

saria a vivere serenamente e consapevolmente gli eventi di spettacolo del futuro che è alle porte. Il protocollo è stato stilato da professionisti del settore, per analizzare ogni punto di vista, sul palco, dietro al palco e in platea e garantire la massima sicurezza possibile per tutti gli utenti. D’altron-

de, gli standard per la sicurezza in Italia erano già alti e bastano alcuni accorgimenti. Ma quali e come sono stati implementati? Ho intervistato per voi tre personaggi cardine di questo protocollo, per avere una panoramica il più possibile completa della gestione dei servizi. Inquadrando i QR Code

presenti in questa pagina troverete quindi la mia intervista video a Claudio Trotta, ma anche all’Arch.Elisabetta Valenti, architetto responsabile di cantieri per shows musicali ed eventi e al Dott. Furio Zucco, medico esperto in organizzazione di servizi di emergenza/urgenza in occasione di maxi eventi. • RS

CONSULTA QUI IL PROGETTO: HTTPS://BIT.LY/VENGOANCHIO 15


TECNOLOGIE

Un software per studiare il contagio nelle folle

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SIMUGENS INFECTION OFFRE ANCHE UNA VALUTAZIONE DI SOLUZIONI O MITIGAZIONI AL PROBLEMA

n questa crisi planetaria, anche la tecnologia ci viene in aiuto e non solo, come dicevamo, con dirette e musica online. Database & Technology - Divisione SHRAIL - ha realizzato il software Simugens Infections per lo studio del contagio all'interno delle folle e la relativa valutazione di possibili soluzioni o mitigazioni al problema. Un simulatore in grado di prevedere i movimenti delle persone e gli scambi interpersonali, non solo in posti come la metropolitana, ma anche in sale teatrali o cinematografiche. Molto diverso nella tecnica e nel funzionamento dalla famosa Immuni, potrebbe essere un buon metodo per aiutare gli spazi degli eventi dal vivo a prevedere e limitare i contagi.

grandi insiemi di individui in varie situazioni, comprese aree urbane, eventi di massa, trasporto pubblico e centri commerciali. Il software è in grado di combinare decisioni e movimenti di migliaia di individui, seguendoli uno ad uno oppure estraendo i comportamenti complessivi della folla in condizioni normali o di emergenza ed è stato impiegato nella simulazione di situazioni complesse in diverse città italiane. Nel 2020, in seguito all’emergenza dovuta alla pandemia del Covid-19, il software è stato ampliato con una serie di funzioni dedicate alla dinamica delle infezioni all’interno delle folle ed alla valutazione di possibili so-

IL SOTWARE Il software Simugens - sviluppato dalla Divisione SHRAIL dell’IT company italiana D&T - è un simulatore della folla in grado di riprodurre il comportamento di

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luzioni o mitigazioni al problema. Simugens Infections può simulare infezioni di singoli individui basate sulla distanza tra le persone e sui tempi di esposizione, oltre ad oggetti o superfici infettanti, calcolando nel tempo il tasso di contagio, il famoso R0, nell’ambito di una situazione di interesse. LA SIMULAZIONE La simulazione può determinare tassi di contagio per le aree prese in esame - come ad esempio un centro commerciale, un supermercato od uno spazio espositivo - in funzione dei parametri di infezione e della densità e del flusso delle persone, consentendo di valutare interventi di mi-


di Silvia Arosio

manutentori degli apparati di stazione, SIMUGENS per lo studio della dinamica delle folle, URBAN per la formazione di autisti (autobus e filobus) e tranvieri, TRAFERR per lo studio delle performance dei treni e degli assorbimenti nelle sottostazioni elettriche. Le soluzioni SHRAIL sono sviluppate in Italia ed utilizzate da importanti realtà del settore come TRENORD, RFI, FERROVIENORD, Comune di Venezia, Consorzio Volturno.

tigazione come separazione della folla, gestione e limitazione dei flussi. Interventi utili sia nelle fasi iniziali del contenimento dell’epidemia, sia nelle fasi di ritorno alla normalità, nelle quali è fondamentale coniugare la fruizione degli spazi con standard di sicurezza necessariamente rigidi. La modellazione 3D di Simugens offre infine una vista realistica degli ambienti e delle aree, permettendo una migliore comprensione dei fe-

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il video di una simulazione

nomeni e delle dinamiche. Gli output di analisi sono completati da tabelle e grafici anche in tempo reale, che riportano nel dettaglio tutti i dati risultati della simulazione. CHI È LA SHRAIL Nata nel 2007 come spinoff di SHG Srl (società fondata nel 1985) per sviluppare software di progettazione e sistemi di simulazione nelle aree trasporto ferroviario e su gomma, SHRAIL Srl (www. shrail.it) è stata acquisita da Database & Technology (www.databtech.com) nel 2016. Offre una linea di simulatori che coprono le aree della formazione in ambito ferroviario/TPL e software per lo studio e la progettazione dei sistemi di trasporto: SIMURAIL per la formazione dei macchinisti ferroviari e metropolitani, SIM ACEI per la formazione dei capistazione, ICS per l’addestramento dei

DATABASE & TECHNOLOGY Fondata nel 1999 da un gruppo di Data Base Admnistrator, la società opera nella consulenza informatica e training in ambito VLDB (Very Large Data Bases) ed ETL. Gold Partner Oracle e certificata ISO, si avvale delle competenze di specialisti nel campo dei Database Relazionali, Business Intelligence, Data Warehousing e linguaggi di programmazione. Le tecnologie utilizzate sono Oracle RDBMS, Oracle Warehouse Builder, Oracle Data Integrator, Oracle Golden Gate, Stambia e PostgreSQL.• RS

WWW.DATABTECH.COM - WWW.SHRAIL.IT 17


INTERVISTA

Vincenzo Incenzo:

un disco e sorprese a teatro IL BRANO UN’ALTRA ITALIA È UNA DEDICA D’AMORE ALLA NOSTRA NAZIONE. E DUE MUSICAL GIÀ PRONTI

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incenzo Incenzo è un compositore trasversale. Molto noto nel mondo della musica, ha scritto per i più grandi nomi del panorama italiano, ma è passato agevolmente anche al cinema e alla televisione. I cultori del teatro musicale italiano, lo hanno apprezzato per Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo di Gerard Presgurvic, e Dracula Opera Rock su musiche della PFM, entrambi prodotti da David Zard, ma anche per i musical Diana & Lady D e Rosso Napoletano. Proprio da qui, vogliamo partire, visto che Vincenzo Incenzo è passato dall’Opera Popolare al Musical. A tale proposito, abbiamo sentito diverse definizioni. Quali sono, secondo Lei, le differenze tra i due generi? In Italia, ma credo ormai ovunque, si vive una commistione di codici, per cui la linea

di confine non è mai espressamente definita. Opera rock, musical tradizionale e tradizione operistica hanno incrociato i loro linguaggi per un risultato altro, che contempla e supera i tre generi. Tecnicamente l’opera popolare, fenomeno italiano, prevede il

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flusso musicale continuo, con l’intera narrazione affidata alle canzoni. È il caso ad esempio del mio Dracula Opera Rock dove tutto, ma veramente tutto, è cantato. Il Musical, che nasce negli Stati Uniti, prevede che la narrazione sia portata avanti da recitazione canto e danza con pari importanza. A questo modello si avvicina di più Diana & Lady con molte parti recitate, momenti solo ballati, canzoni e commenti so-


di Daniele di Silvia Colzani Arosio

nori. Amo le due formule, che possono sviluppare possibilità differenti e portare lo spettacolo in direzioni opposte. In Diana & Lady D ad esempio nel sottofinale, come scelta registica, ho rinunciato a tutto, asciugato la scena, tolto la musica e lasciato l’attrice (Serena Autieri) sola al centro del palco con la sua angoscia, e con quei sospiri che dovevano arrivare fino all’ultima fila. In Dracula scivolando verso il finale la canzone è sempre più esperienza totale e intende coinvolgere il pubblico anche fisicamente in un processo direi catartico. Ha scritto Dracula Opera Rock, con le musiche di PFM: uno spettacolo davvero particolare, con il grande Vittorio Matteucci. Come è stato quel lavoro? Cosa vuole dire scrivere uno spettacolo musicale rock? Esperienza straordinaria, corroborata anche dalla regia di un visionario come Alfredo Arias. Il lavoro sul suono delle parole per avere quell’impatto è stato meticoloso, ho dovuto fare i conti con i continui cambi di tempo delle partiture di una band prog come la PFM. Abbiamo cercato di valorizzare sino allo stremo le vocalità di artisti come Matteucci, che dovevano esprimersi spesso cantando in posture impossibili (a testa in

giù o correndo lungo un palco sterminato). A me interessava nel linguaggio trasferire questo continuo senso di ansia, con i personaggi, in lotta con le loro frustrazioni e i loro tabu, e soprattutto con il mio Dracula, che a differenza dell’originale è più umanizzato, ed oltre ad incutere paura, ha paura; del tempo, dell’amore, della morte. Ho pensato a costruire molti momenti corali, intesi alla maniera greca con ruolo di commento e di giudizio agli snodi della vicenda, ma anche momenti molto lirici a contrasto quando il discorso si fa introspettivo, soprattutto nei momenti femminili (Lucy e Mina) e nella disperazione amorosa del vampiro. Cosa aveva di innovativo questo spettacolo? Codici non convenzionali; musiche non “rassicuranti” ma in continua evoluzione, testi complessi che dovevano raccontare tutto, essendo lo spettacolo tutto cantato (quindi anche tempo, luoghi, oltre che identità e percorso psicologico dei personaggi); e una scena imponente e paradossalmente minimal,

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corto circuito voluto dal regista, con pochi movimenti rispetto alla vastità dello spazio. Uno spettacolo un po’ controintuitivo, non immediato, cosa che in termini di popolarità abbiamo anche pagato, sicuramente. Ma a livello letterario lo considero uno dei miei lavori più alti in assoluto. Molto amata dal pubblico è la versione italiana di Romeo e Giulietta, Ama e cambia il mondo di Gerard Presgurvic. Il francese è una lingua davvero musicale: come ha tradotto i brani in italiano? Mi sono imposto di rispettare


in maniera maniacale il suono e le metriche originali perché capivo che la sonorità di quelle canzoni era un elemento fondante del successo dello spettacolo. Ma ho allargato lo spettro del significato, portando lo spettacolo più sul sociale, con rimandi nemmeno tanto velati al contemporaneo. Basti pensare al brano Aimer, che in francese recita, Amare, cosa c’è di più bello e nella mia versione diventa Ama e cambia il mondo. Stesso suono, stesse sillabe ma significato a mio avviso potenziato. Il cast dell’Opera è un punto di forza: quanto è diverso da quello originale? Ci sono tante differenze ma anche molte analogie. Credo che nel nostro cast venga fuori molto l’interiorità, sia per il percorso letterario della mia versione che per le scelte registiche. I Musical Diana & Lady D, Vacanze Romane, e Rosso Napoletano sono, chiaramente, tutto un altro genere. Che ricordi ha di questi spettacoli? Diana e Rosso Napoletano sono creature interamente mie, da me pensate, scritte e dirette; soprattutto in Diana, c’è tutto quello che vorrei mettere in

uno spettacolo, c’è lo sdoganamento di tanti codici convenzionali; solo per dirne una ho pensato il palco in verticale, e chi assiste deve andare su e giù con lo sguardo, rispetto allo spettacolo tradizionale dove lo spettatore segue un tracciato oculare piano, orizzontale. C’è un personaggio totale sul palco (una straordinaria Serena Autieri) portato allo stremo, in continuo movimento e cambio di ruolo alle prese con la recitazione, le canzoni e la danza. C’è un coro “muto” di danzatrici che traducono in gesto la parola. C’è l’uso di proiezioni innovative, un grande uso del “vuoto” e tanto altro. Ricordo l’impatto del pubblico al Teatro Sistina di Roma, un teatro avvezzo soprattutto alla commedia musicale tipica italiana; durante le repliche c’erano momenti di silenzio e di sospensione davvero emozionanti, ho visto persone piangere, è qualcosa che mi ha colpito molto. Vincenzo Incenzo con Renato Zero sul palco del tour Zerovskij

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Rosso Napoletano è di contro corale, gioioso seppur calato nel dramma delle Quattro giornate di Napoli. Direi più didascalico, con una costruzione drammatica meticolosa, seppur lirica. Si viaggia verso un finale che intende risvegliare la memoria e sentimenti di appartenenza che facciamo fatica a tirar fuori; invece alla fine il pubblico è in piedi e canta con gli attori. Per Vacanze romane il mio lavoro è strettamente legato alla versione italiana delle meravigliose canzoni di Carl Porter. Sono molto fiero di quel lavoro, che mi è valso il riconoscimento di versione ufficiale italiana nel mondo dalla Carl Porter Society. Vincenzo, Lei che da anni frequenta sia la musica leggera che il teatro, cosa pensa dei talent? Insomma, sappiamo che la prima edizione di Amici, allora Saranno Famosi, era molto più improntata a formare artisti da musical. In seguito, si è cominciato a preparare artisti pop. Come mai? In Italia non si è ancora radicata la figura del cantante attore ballerino; si fa sempre fatica a trovare in un giovane i tre codici artistici allo stesso livello di maturazione. È un peccato. Purtroppo i tempi televisivi non vanno d’accordo con un tipo di percorso di quel tipo, e nel


mainstream la pop star è più appetibile del performer da musical. Cosa si sente di consigliare ai giovani? Fare teatro e rischiare di soffrire la fame o buttarsi nella musica leggera e avere, magari, successo solo per un paio di stagioni? Intanto di leggersi dentro e di capire le motivazioni autentiche che li spingono a cercare un palcoscenico. Poi consiglierei di coltivare sempre la propria differenza, e, una volta afferrato il concetto che il primo successo da raggiungere è quello con se stessi, di lottare senza tregua per i propri sogni. Quanto al discorso remunerativo nulla assicura nulla, né gloria né soldi; conta quello che si ha da dire e come lo si dice. La sfida è terribile, l’epoca è quella che è ma l’artista vero è sempre un Don Chisciotte. Cosa manca alla musica oggi? La capacità di estendersi oltre il contingente, di scavalcare il tempo, come avveniva nei decenni precedenti; non resterà nulla di questi anni, non ci sarà una colonna sonora a supporto di questo tempo; ma anche perché questa prerogativa non è richiesta, tutto è fluido, liquido, vissuto all’istante; non c’è permanenza, e quindi non c’è esperienza. In occasione della Festa della Repubblica Italiana, è uscito in radio, sulle piattaforme streaming e in digital download UN’ALTRA ITALIA (Verba Manent / distribuzione Artist First), il Suo nuovo brano che anticipa il nuovo album di inediti Ego, previsto per il 4 settembre. Come è nato questo brano? Il brano è nato in tempi non sospetti, anche se sembra scritto in tempo di pandemia, Ma la

pandemia è stata solo la lente che ha evidenziato ancora di più luci ed ombre del nostro Paese. Non l’avevo mai fatto e ho voluto scrivere una dedica d’amore all’Italia; scrivendo, la speranza si alternava alla rabbia, e ho lasciato che tutto fluisse, senza operare censure. Ma credo che alla fine quello che viene fuori sia il sentimento per tutta quell’Italia nascosta che ogni giorno lotta, si sacrifica, sogna, che ha in se’ un DNA indistruttibile e che ha la forza di plasmarsi sul disagio, direi quasi di autogovernarsi, ereditando uno spirito di adattamento che è stato dei nostri nonni e che la difficoltà ha riportato in luce. In questa crisi epocale, questa canzone vuole essere anche un invito al riscatto. Appena ho scritto Un’altra Italia, istintivamente l’ho inviata a Roberto Saviano; cercavo un conforto e un riferimento autorevole, avevo paura di squilibri all’interno del brano, che avevo scritto di getto; mi ha risposto 5 minuti dopo, dicendomi che si era emozionato e commosso.” Cosa troveremo, se vuole anticipare qualcosa, nell’Album Ego? Innanzitutto una forte ragione umana e sociale. Il titolo è emblematico. In un’epoca di totale perdita di identità e di perico-

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lose derive di pensiero sembra che nessuno voglia essere EGO, nessuno voglia più uscire dalla folla. Si ha paura, le scelte comportano angoscia. Si assiste quindi a una deresponsabilizzazione collettiva, a un delegare continuo e si è disposti a rinunciare alla libertà in nome della comodità. L’EGO di ognuno di noi più non è mai stato così importante per ricucire il rapporto tra la nostra anima e il mondo. Io credo ancora che le canzoni possano essere testimoni del nostro tempo e motori per il cambiamento. Questo album vuole avere questo intento. Il mondo sonoro poi è molto nuovo, si avvale di un produttore straordinario con una visione internazionale come Jurij Ricotti, che vanta collaborazioni con Ariana Grande, Queen, Bocelli; e di tanti musicisti dislocati per il pianeta, italiani, ma anche latini. Un altro musical o Opera Popolare nel Suo futuro? Tanti progetti. Due musical pronti, che attendono solo il ritorno alla normalità nei teatri. Sono spettacoli scritti e diretti da me, e nella regia ci sono scelte molto coraggiose a livello di scenografia e di uso dei corpi. Vediamo che succede. • RS

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INTERVISTA

Don Carlo Seno,

“Chi canta, prega due volte”

LA MUSICA È IL CANTO DELLA TERRA, UN BISOGNO DELL’UMANITÀ: “DOVE LE PAROLE NON ARRIVANO…LA MUSICA PARLA”

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on Carlo José Seno è sacerdote che opera alle porte di Milano. Un sacerdote particolare, diplomato al Conservatorio di Milano, con perfezionamento al Conservatorio nazionale superiore di musica di Parigi. A fronte di una grande passione, un’altra vocazione arrivò a fermare tutto, quella per la Chiesa. Fu il cardinale Martini a suggerirgli di non abbandonare la musica. Chi meglio di Don Carlo poteva spiegarci cosa vuol dire fare musica con intento spirituale? Don Carlo, da sacerdote, come ha trascorso il lockdown? In una situazione così nuova e inedita mi è stato necessario ambientarmi, specie nei primi giorni. L’obbligo di rinchiudersi, il clima di paura per le notizie che circolavano e l’azzeramento improvviso delle attività pastorali hanno creato una sensazione di spaesamento. Vivendo nella stessa casa in fraternità con altri sacerdoti, ci siamo domandati cosa fare. Avremmo voluto andare negli ospedali, per stare accanto ai malati, ma ci è stato proibito. Avendo un sito della Comunità Pastorale ci è stato possibile, negli ultimissimi giorni prima del lockdown, approntare il necessario per trasmettere le celebrazioni delle Messe in streaming e anche un momento di preghiera serale alle 20.30. Personalmente questo periodo mi ha permesso di dedicare più tempo alla preghiera nella chiesa quasi sempre deserta,

pensando spesso a papa Francesco che passa tutti i giorni tre ore davanti a Gesù Eucaristia. Ho potuto anche approfittare delle opportunità di comunicazione offerte dalle piattaforme digitali, o inviando videomessaggi ai ragazzi del catechismo e telefonare a tanta gente per far sentire la nostra vicinanza. I suoi parrocchiani, invece, come lo hanno vissuto? Lo sappiamo, è stato per tutti un tempo di grande prova. Chi abitava da solo si è sentito più solo, in famiglia la vita domestica a contatto continuo è stata una sfida aperta. Lo smart working

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per i genitori e le lezioni online per i ragazzi hanno costretto a definire gli spazi domestici a volte ristretti. Intrattenere i bambini senza poter uscire di casa è stata un’impresa non da poco. Il convivere insieme tutto il giorno è stata una sfida grande e faticosa, anche se alcune coppie mi hanno raccontato di aver consolidato o riscoperto la bellezza del loro amore. Per le famiglie toccate dal virus il dolore è stato profondo. Ne soffrivamo molto anche noi, specie quando a volte dovevamo benedire i defunti al cimitero in totale assenza dei


di Silvia Arosio

parenti, costretti a casa dalla quarantena. La comunicazione in streaming dal sito della nostra Comunità Pastorale è stata un grande sostegno per molti, tanto spesso i parrocchiani ci hanno ringraziato per la possibilità di sentirsi accompagnati e uniti con tutti a distanza. Le Messe sono ripartite: le persone stanno rispondendo alla chiamata? In questi primi giorni feriali vediamo che i fedeli della Messa quotidiana sono tornati tutti, con rare eccezioni. Per le Messe festive invece la situazione è diversa, permangono molti timori ad uscire di casa, perché la situazione soprattutto dalle nostre parti non è ancora tranquilla. In particolare le famiglie con i bambini preferiscono continuare a partecipare alla Messa guardandola alla TV, in attesa di tempi migliori. Tornare a celebrare insieme è stato comunque per tutti una festa del cuore, si è visto che la lunga attesa aveva alimentato il desiderio. Cosa si sta facendo materialmente per garantire la sicurezza? Abbiamo predisposto tutto il necessario per garantire la massima sicurezza, realizzando al meglio le molte indicazioni che ci sono state date, riguardanti la sanificazione, l’igienizzazione delle mani all’ingresso

e di panche e sedie dopo ogni celebrazione, il distanziamento tra i fedeli, la protezione con le mascherine, approntando gli ingressi e le uscite differenziate, osservando le nuove norme per la liturgia, ecc.. Per offrire comunque a tutti la possibilità di partecipare, abbiamo raddoppiato le celebrazioni delle Messe festive, portandole da 7 a 15. “Chi canta, prega due volte”: le Messe cantate credo siano un’ottima possibilità da sempre, di avvicinare i giovani alle celebrazioni... Come è cambiata la musica liturgica? Le parlo come “fan” di Gen Rosso... La musica liturgica non poteva non cambiare nel nostro

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tempo, visto che è sempre stata l’espressione della sensibilità popolare in ogni epoca. Certamente la spinta di novità inaugurata dal Concilio Vaticano II ha aperto a nuovi stili, che esprimevano i gusti dei giovani cristiani. C’è stata un’abbondante fioritura, che ha permesso alle nuove generazioni di pregare cantando con un linguaggio musicale che toccava il loro cuore. Al tempo stesso però si sono mantenuti i canti tradizionali, ci sono giovani che hanno valorizzato splendidi repertori anche molto antichi, fino al gregoriano. Ci sono al riguardo diverse scuole di pensiero. Personalmente sono felice di tutta questa ricchezza, perché ciascuno può trovare il modo che gli è più consono per entrare in comunione con Dio attraverso il canto liturgico. La qualità alta della musica si riscontra in ogni stile e con il passare del tempo rimane solo ciò che veramente vale. C’è un’immagine molto bella e molto forte di Papa Francesco in una Piazza San Pietro deserta: cosa pensa di quel momento? È stato un evento, di quelli che rimangono nella memoria, nella storia, un grande momento di Dio. Il papa era solo, ma in realtà eravamo tutti lì con lui,


ci rappresentava tutti, esprimeva la nostra preghiera sofferta e fiduciosa di quei giorni dolorosi e difficili. Anche il Crocifisso davanti al quale si è inginocchiato, raggiunto dalla pioggia, sembrava piangere e condividere il lutto di tanti sul pianeta. Come il papa ha detto nell’omelia, ci sentivamo tutti “sulla stessa barca”, credenti e non credenti, “tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Passiamo al suo lato più artistico. Quanto è importante la musica per l’uomo? La musica è una realtà primordiale, è il canto della terra, è un bisogno dell’umanità di ogni tempo, anche i nostri adolescenti di oggi non possono fare a meno di ascoltarla. È davvero un universo infinitamente vario, in cui ciascuno trova casa, a seconda della propria sensibilità e cultura. È una terra comune, nella quale tutti ci possiamo incontrare, anche perché con la ricchezza di emozioni che suscita, dà voce a tutto il nostro mondo interiore e in certo modo riesce a “dire l’indicibile”. Come diceva Beethoven, “dove le parole non arrivano…la musica parla”. C’è un passo della Lettera agli Artisti di Papa Giovanni Paolo II che parla di scintilla divina della creazione. Mi dice il suo punto di vista su questo testo? L’intuizione di papa Giovanni Paolo è davvero affascinante e a mio avviso illuminante. Afferma che nell’ispirazione artistica il soffio dello Spirito creatore s’incontra con il genio dell’uomo e ne stimola la capacità creativa, comunica una scintilla della sua potenza creatrice. Del

resto quando avviciniamo un capolavoro di qualunque arte abbiamo l’impressione di essere raggiunti da una bellezza che ci conquista, ci avvolge, ma anche interpreta le realtà più nobili che portiamo dentro di noi. Quando per esempio ascolto alcuni brani musicali mi nasce spontaneo di rivolgere al compositore la domanda: “Ma come fai a sapere queste cose? Chi te le ha dette? Come fai a conoscermi così?” Capisco che in quella musica c’è qualcosa di universale, di eterno, di meraviglioso e, da credente, ritengo che solo Dio lo possa rivelare. L’ar-

tista non può essere consapevole di tutto questo, non può immaginare che cosa la sua opera è capace di suscitare, ritengo che scriva qualcosa che è molto più grande di lui. Forte dell’esperienza della Messa, come si potrà implementare la sicurezza nei teatri, secondo lei? Anzitutto mi auguro che si possa realizzare al più presto! L’arte non può rimanere paralizzata dal coronavirus. Ne abbiamo troppo bisogno. Certo, garantire attualmente la sicurezza in un teatro è assai complesso, è più rapido ed economico

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igienizzare le panche o le sedie di una chiesa che le poltrone di una sala da concerto. Anche in teatro i posti devono essere drasticamente ridotti per garantire il distanziamento sociale, di conseguenza non è facile far fronte alle spese che sono comunque ingenti. Forse anche alcuni onorari di grandi artisti potrebbero essere ridimensionati, per amore della musica e del pubblico. C’è poi il problema che i membri di un’orchestra o di un coro non possono stare ad un metro di distanza… Sarebbe auspicabile approfittare dell’estate per testare eventi all’aperto? Penso sia senz’altro utile. Quanto al pubblico, credo che come in chiesa i fedeli si sono mostrati meravigliosamente ossequienti alle regole, così chi va a sentire un concerto dei concerti garantirebbe senz’altro un comportamento altrettanto disciplinato. Ci sarà ancora spazio per concerti nel Suo futuro? I miei “concerti” presentano sempre musica e religione come due linguaggi in dialogo che spalancano grandi orizzonti. Vedremo cosa il futuro ci riserverà. Intanto, in questi giorni un gruppo di una quarantina di giovani di una parrocchia mi ha chiesto di vivere un momento di testimonianza in musica via Zoom. Un’esperienza per me nuova, mi è sembrata ben riuscita, ha permesso alla fine un dialogo aperto e sciolto, non so se dal vivo avrebbero posto domande con tanta libertà e semplicità. Vedo quindi che anche in tempi difficili sorgono opportunità inedite e favorevoli, ogni situazione può trasformarsi in occasione, tutto può concorrere ad un bene maggiore. • RS


visitbrescia.it

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#visitbrescia


MUSICA

Quando la magia è un mix di musica e illustrazioni

"DREAM PROJECT" RIUNISCE LE PIÙ BELLE CANZONI DISNEY ALL'8D CON L'AIUTO DI ILLUSTRAZIONI AD HOC

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aniele Alan-Carter, cantante e attore italiano, ora residente a Londra, lancia un nuovo progetto chiamato The Dream Project (Progetto: Il sogno”) che unisce versioni acustiche originali di alcune delle più celebri canzoni Disney con elementi di audio ASMR (tecnica che stimola una risposta sensoriale tramite appositi suoni), musica multi-direzionale in 8D e illustrazioni create appositamente per ogni canzone. “Durante il periodo di quarantena, mi sono trovato (e mi sto ancora trovando) alle prese con una grande quantità di tempo a disposizione e l'impossibilità di lavorare ed esibirmi dal vivo. C'è molta ansia per l'incertezza di un settore che è stato profondamente colpito dall'attuale crisi. Un giorno, ho avuto un'idea. Nel corso degli anni ho ricevuto messaggi bellissimi sia da amici che da sconosciuti, che dicevano come ascoltare la mia voce li aiutasse a sentirsi meglio e rilassarsi. Non ho mai saputo davvero come interpretare tutto questo (dato che non sono bravo con i complimenti in generale), ma improvvisamente mi sono reso conto: e se creassi qualcosa che possa aiutare le persone, specialmente in questo periodo, a livello emotivo? Qualcosa che riguarda loro, i loro ricordi, le loro sensazioni e sentimenti? Per tentare di dare un senso di univocità e universalità al

progetto, in questa era digitale del distanziamento sociale, doveva esserci qualcosa di speciale che ci collega nel corso della storia, qualcosa che fa appello a tutte le età e la risposta è stata chiara: Disney. I film e le colonne sonore Disney hanno toccato e toccano ancora moltissimi, persone di tutte le età, provenienti da tutto il mondo. Disney, che è diventato la personificazione del sogno che diventa realtà, accompagna i nostri ricordi d'infanzia, quelli dei nostri fratelli e sorelle, figli e figlie, i nostri nipoti, le nostre zie e zii, i nostri genitori e nonni. Non

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importa quanti anni abbiamo oggi, molti tra noi e i nostri cari sono stati toccati dalla magia di Disney. Mi sono ispirato ai suoni ASMR e 8D, che utilizzano toni dolci e suoni direzionali specifici per innescare un senso di rilassamento, e al disegno a mano in digitale, per creare


a cura della Redazione

qualcosa di unico che si spera vi aiuti, per riportarvi indietro nel tempo, o , se si è nuovi a queste canzoni, per portarvi in un posto dove tutti i sogni possono diventare realtà. Ogni cover avrà un musicista e uno strumento diverso che daranno un tocco speciale a ciascuna canzone. Saranno disponibili in tre diverse versioni: italiano, inglese e francese e durante l'ascolto potrete assistere al processo di creazione di una bellissima illustrazione disegnata a mano. Spero che potrete apprezza-

re il lavoro che abbiamo fatto e mi piacerebbe sapere quali canzoni Disney vorreste che realizzassimo. Tutti hanno collaborato gratuitamente, perché crediamo fortemente in questo progetto. Quindi, se pensate di poterci sostenere, ci sono aperte due piattaforme (PayPal Pool e Patreon) in cui potrete farlo. La prima canzone di questa serie è il tema emblema Disney, tratto da Pinocchio: Una stella cade (Chitarra Antonio Vinci - Illustrazioni di Frédéric Mesnard). • RS

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda il trailer di When you wish upon a Star (8D audio ASMR)

The magic of music and illustration

“THE DREAM PROJECT” BRINGS TO SOME OF THE MOST BEAUTIFUL DISNEY SONGS AN 8D SOUND WITH SPEED PAINTING TO RELAX THE LISTENER

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aniele Alan-Carter, Italian singer and actor based now in London, launched a new project called "The Dream Project" which combines original acoustic versions of some of the most famous Disney songs with elements of ASMR,

8D audio and speed painting. “During the quarantine period, I found (and am still finding) myself struggling with the amount of time I have on my hands and the impossibility to work and perform live. There is anxiety around the uncertainty of an industry

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that has been deeply hit by the current crisis. One day, while practising Yoga in my bedroom, I had an idea. Throughout the years I have received lovely messages from both friends and strangers saying how listening to my voice helped them feel better and relaxed. I never really knew how to take this (as I’m not great with compliments in general), but I suddenly realised: what if I create something that can help people, especially during this time, on an emotional level? Something that is about them, their memories as children, their sensations and feelings? To attempt to bring a sense of togetherness in this digital era of social distancing


there needed to be that special something that connects us throughout history, something that appeals to all ages, and the answer was clear: Disney. Disney movies and soundtracks have touched and still touch so many of today, people of all ages from all over the world. Disney has become the personification of where ‘dreams come true’, they accompany our childhood memories, the ones of our brothers, sisters, sons and daughters, our nephews and nieces, our aunties and uncles, our parents and grandparents. It doesn't matter how old we are today, many of us and our loved ones have been touched by some Disney magic. I was inspired by ASMR and 8D music, that uses soft tones and specific directional sounds to trigger a sense of relaxation, and by the fascinating trend of speed painting, to create something unique to hopefully help you,

to take you back in time, or, if you are new to these songs, to take you to a place where it makes no ‘difference who you are’ and where ‘all your dreams can come true’. Each cover will have a different musician and instrument bringing a special touch to each song. They will be available in three different versions: Italian, English and French and while listening you will be able to watch the

process of the creation of a beautiful hand-drawn illustration. Every collaborator on this project has done it entirely for free, because they believe in it. So if you feel you'd like to support us, I set up a Patreon and PayPal Pool account where you’ll be able to do so. “ When you wish upon a star” (Antonio Vinci on guitar - Illustrations by Frédéric Mesnard). • RS

WWW.DANIELEALANCARTER.COM/DREAM 28


Il meggo della narrativa femminile tutto in un solo catalogo

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PERSONAGGI

Quanta acqua "sotto i ponti" per Gianrico Tedeschi

HA COMPIUTO CENTO ANNI UNO DEI PIÙ ISTRIONICI INTERPRETI DEL TEATRO

Gianrico Tedeschi in Rigenerazione

N

el 2016, a 96 anni l’addio definitivo alle scene con il suo l'ultimo spettacolo Dipartita finale accanto a Franco Branciaroli, Ugo Pagliai e Massimo Popolizio. Gianrico Tedeschi ha compiuto 100 anni recentemente ed ora vive a Pettenasco, con la moglie, l’attrice Marianella Laszlo, che tante volte lo ha accompagnato in scena. Un grande Attore, Gianrico, come forse non “se ne fanno” più. è passato agevolmente dai classici, alla commedia musicale, al cinema, alla tv. L’inizio della carriera di Gianrico fu nel 1947, con un testo di Maxwell Anderson: Sotto i ponti di New York, per la regia di

Miriam Lopez de Haro

Giorgio Strehler, con la Compagnia Maltagliati-Randone, insieme a Tino Carraro, Franco Parenti, Mario Feliciani, Bella Starace Modigliani. Il '47 fu un anno particolare per lo spettacolo

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italiano: si stava uscendo dal fascismo ed è anche l’anno di fondazione del Piccolo Teatro (17 maggio 1947), si ricerca quindi un teatro di impegno civile e sociale e non più borghese. Gianrico Tedeschi lavora con grandi attori e con registi come Strehler, Salvini, Visconti, Squarzina, Costa. Il primo spettacolo da protagonista fu Anfitrione di Plauto (1955), con la Compagnia del Piccolo Teatro


di Silvia Arosio

della Città di Genova, regia di Edmo Fenoglio, accanto a Enrico Maria Salerno, Valeria Valeri, Annibale Ninchi. Nel 1968 si innamora di una bellissima attrice, Marianella Laszlo, che sposerà in seconde nozze e con cui avrà una figlia, Sveva, anche lei attrice. Ha amato anche essere diretto da registi più giovani, come Marco Bernardi, Andrée Ruth Shammah, Piero Maccarinelli. In occasione di uno spettacolo al Coccia nel 2004, disse: “Recitare fa parte della mia vita. Stare sul palcoscenico ti rigenera, ti dà sempre nuovi stimoli ed energie.. Ebbi la fortuna di vedere questo signore del Teatro qualche anno fa, per il toccante Le Ultime Lune di Furio Burdon: ricordo che tornai almeno tre volte a vedere questo spettacolo, che, nel secondo atto, diventata un monologo: o meglio, un dialogo di un vecchio signore in quelle che oggi chiamiamo le RSA, con una piantina, che coltivava con passione, raccontandole la sua vita ed ascoltando i lamenti e i pianti delle anime perse dell'ospedale, che gorgogliavano nei tubi dell'acqua. Mai testo fu più attuale.

Quanto è attuale, oggi, il teatro, chiuso, ahimè, ma vivo grazie a personaggi come lui, che hanno fatto della propria vita e dell'arte un vero capolavoro. Dedicato a Gianrico Tedeschi è uscito il libro Il teatro per la vita (di Giarnico Tedeschi), con introduzione di una delle figlie, Enrica Tedeschi. È la storia di come nasce un attore dall’infanzia vissuta nella cornice delle retoriche fasciste e nutrita dalla vitalità della cultura teatrale milanese, fino agli anni della guerra e della prigionia

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nei lager nazisti, dove recitare per gli internati italiani era questione di vita o di morte. Dalla lunga, affettuosa intervista condotta dalla figlia, affiora il profilo di Gianrico Tedeschi (Milano, 1920), un grande protagonista e testimone del teatro italiano del dopoguerra. La biografia individuale, inevitabilmente, è anche un affresco storico-antropologico di un’epoca che ha visto affermarsi tutti i principali interpreti, drammaturghi e registi che Andrea hanno contribuito a ridefinire in Merli senso moderno la struttura del teatro italiano. “Un libro importante, utile, necessario: un omaggio, un racconto, ma anche uno studio appassionato e sincero su uno degli attori più straordinari del teatro e del cinema italiano. Un ostinato anti-divo, per definizione e arguzia di mestiere, per quella intelligenza operosa, distaccata che lo portava a misurarsi con i personaggi per vie interne non epidermiche; come quando interpretò per la regia di Luigi Squarzina, lui milanese di nascita, Il Cardinale Lambertini dell’emiliano Alfredo Testoni, elevandolo a personaggio di effettivo rango teatrale. O


CORMÒNS

Da sin: Walter Mramor, Gianrico Tedeschi e Marianella Laszlo

quando ha affidato mente e corpo al disegno registico di Luca Ronconi per La compagnia degli uomini assecondandone con generosa professionalità alcune sorprendenti richieste performative. Il volume, curatissimo in ogni sua parte, e anche di grande eleganza editoriale, mette insieme in un’unica narrazione fatti privati, virtù sceniche e la storia attorale di un uomo che si è fatto attore semplicemente per non buttare via la sua vita reale, darle un senso importante per se stesso, sempre muovendosi su quella linea di confine che unisce tradizione e modernità. È la prima vera biografia su un grande attore italiano del Novecento, uno dei pochissimi interpreti lontano dalla nostra tradizione mattatoriale, a cui tutti bisogna essere grati per avere messo argine, col suo serio,

aristocratico e spesso accigliato lavoro, a una condiscendenza effimera al gusto del pubblico, diventando un modello di riferimento per i nostri migliori attori di oggi. Scritto con assoluto rigore scientifico e affetto filiaSul palco con Lidia Kozlovich in Rigenerazione

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TEATROCOMUNALE

le da Enrica Tedeschi (docente universitaria in discipline sociologiche), testimone diretta della vita di un interprete naturale e schietto che festeggia i suoi cento anni dopo avere declinato teatro e vita in una maniera esemplare, senza confonderli mai. Sull’esperienza nei campi di prigionia, oltre al libro di cui scriviamo, citiamo, a cura di Maria Immacolata Macioti "Gianrico Tedeschi, due anni nei campi nazisti (Edizioni Anpp, 2019)”. • RS


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Storie ed emozioni salgono

sul palco:

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LO SCENOGRAFO

La rinascita del teatro e l’emozione nel colore!

IL PRODUCTION DESIGNER E "ARCHITETTO DELL'EFFIMERO" RACCONTA IL SUO LAVORO

I

n questo periodo storico legato alla pandemia e alla riapertura dei teatri in maniera completamente rivoluzionata rispetto a quando non esisteva tutto questo, mi riesce difficile pensare ad una scenografia dove gli attori devono stare a distanza o che non possono avvicinarsi troppo all’altro attore in scena. È surreale un pubblico in sala diradato e non presente, mi viene da pensare ad un duetto a distanza di sicurezza e tutto ciò mi lascia perplesso, il teatro non è questo! Il teatro è aggregazione, parliamoci chiaro il teatro vive di altro, quindi il surrogato attuale serve soltanto per dire proviamo a fare qualcosa nonostante tutto, in questo periodo storico non esiste più il teatro a cui eravamo ormai abituati! Il pensiero generale degli

addetti ai lavori purtroppo ormai è’ ben chiaro, si tornerà nell’anno 2021 a fare teatro grazie ad una cura o ad un vaccino. Probabilmente ci saranno nuovi allestimenti e speriamo tante persone che potranno godersi la magia dello spettacolo in totale sicurezza e senza apprensioni di contagiarsi del famoso virus che sta condizionando le nostra esistenza. Purtroppo già nel medioevo i teatri hanno avuto la loro temporanea chiusura che duro’ per molto tempo ma come un fiume carsico il teatro e’ tornato sfociando in quel fantastico periodo storico

che si chiama Rinascimento. Le basi della scenografia nate in quel periodo sono tutt’ora usate oggi, ripartiamo cercando di creare basi solide per un futuro che tornerà presente fra non molto tempo. Prendiamoci questo prezioso tempo per prepararci ad un nuovo rinascimento, almeno io la sto pensando in questa maniera. Non voglio credere

TRA I SUOI LAVORI

Romeo e Giulietta Regia M. Iacopini Teatro Olimpico di Roma

• Assistente Scenografo: 2000 teatro Buonanotte Mamma regia L. Salveti; 2001 teatro Otello regia G. Del Monaco; 2002 teatro Tancredi regia M. Gasparon; 2003 teatro Proserpine regia M. Gasparon; 2003 teatro Orfeo regia M. Gasparon; 2015 teatro Una coppia in provetta regia G. Corsi; • Scenografo: 2006 Premiere del film animato The Wild (Disney), 2017 Design Area Kids Family Hotels, 2018 teatro Romeo e Giulietta regia M. Iacopini. 2019 teatro La leggenda di Thor regia A. Ronga

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di Antonello Risati

che questo sia tempo sprecato ma tempo utile per creare qualcosa di bello e che quando si potrà fare, si vedrà una sala strapiena con il pubblico che ha voglia di stare a teatro senza restrizioni e senza distanze. Quindi dal canto mio la speranza di vivere una delle stagioni più sensazionali di sempre, dopo questa tempesta chiamata Covid 19 e’ grande. Farsi trovare pronti e rapidi per quando tutto ricomincerà sarà la sfida da giocare per produttori, sceneggiatori, compositori, scenografi, attori, registi e tutte le maestranze che confluiscono in uno spettacolo! Proprio per questo concludo parlando dell’emozione legata ai colori, anche non volendo siamo suggestionati dalle cromie che ci circondano e ci stimolano delle sensazioni! Ancestralmente siamo condizionati dal blu del cielo o del mare, i colori delle stagioni e del giorno e della notte.

Energie Blu Mostra personale Donne eleganti energie

Quindi ad ogni colore e’ legata un’emozione come per il bianco che ci dona spiritualità e splendore, il giallo solarità e allegria, il rosso forza e passione, il viola ignoto e tristezza, il blu riflessione e immensità, il verde freschezza ed

West side story Leonard Bernstein

equilibrio, nero introspezione e morte. Pensiamo che questo periodo funesto (nero) si trova distante dalla nostra quotidianità e abbiamo ritrovato la spiritualità (bianco), cercando di essere solari (giallo) con forza e passione (rosso) verso l’ignoto (viola) che ci aspetta, ma essendo riflessivi (blu) e trovando equilibrio e freschezza (verde) ci lasceremo dietro questa triste storia. Questo succede come nella vita come in teatro... i colori segnano le nostre emozioni! Alla prossima... • RS

IL VIDEO

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INIZIATIVE

Tutti "Craz y for

Manuel"

anche dal divano di casa

NASCE L’ASSOCIAZIONE CULTURALE “MANUEL FRATTINI”, PER SOSTENERE I NUOVI TALENTI DEL MUSICAL

I

l modo più bello per ricordare Manuel Frattini è dare spazio ai nuovi talenti e offrire loro la possibilità di studiare. È con questo scopo che, per volontà della Famiglia di Manuel Frattini e di alcuni amici, è stata fondata nel mese di marzo l’Associazione Culturale “Manuel Frattini”, con la finalità di promuovere alcuni progetti in suo nome e supportare la crescita artistica di giovani talenti che desiderano dedicare la propria vita alla professione di performer, perseguendo gli stessi obiettivi e finalità che Manuel aveva nella propria professione. “Manuel Frattini è stato di ispirazione per molti performer, un uomo e artista generoso nel trasmettere la sua arte ai colleghi che hanno condiviso con lui il palcoscenico e l’esperienza creativa, ma soprattutto al pubblico che assisteva ai suoi spettacoli e che Manuel incontrava instancabilmente al termine delle rap-

presentazioni. L’amore per il teatro e in particolare per il musical è testimoniato anche dall’intensa attività di insegnamento con masterclass e stage che teneva abitualmente nelle maggiori scuole e accademie italiane, alternandola alla sua attività artistica, su-

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scitando negli allievi entusiasmo e alimentandone la passione per il teatro”. Per cominciare, sono state laniate due iniziative online, che hanno registrato un grande successo di pubblico, segno tangibile in primis dell’affetto e della stima che


di Silvia Arosio

TESSERAMENTO ALL'ASSOCIZIONE • Dall’8 giugno, è possibile il tesseramento per l’Associazione Manuel Frattini: sul sito si potranno scaricare i moduli e ci saranno tutte le istruzioni da seguire. • www.manuelfrattini.com/it

Manuel ha lasciato dietro di sé, ma anche della cura con cui sono stati organizzati gli eventi, che hanno previsto un piccolo costo per il biglietto e una presentazione ben gestita della serata. Lunedì 25 maggio, giorno del compleanno di Manuel, l’Associazione ha pensato di rendere disponibile la visione in streaming dello spettacolo Sindrome da Musical, per omaggiare il talento e l’originalità di un artista che nel corso della sua carriera è diventato un punto di riferimento nel panorama del musical italiano. Lo spettacolo, scritto da Lena Biolcati con la regia di Alfonso Lambo, è passato in esclusiva nella Sala virtuale di MYmovies.it, grazie alla collaborazione di DNC Entertainment Factory. La presentazione è stata condotta da Mauro Simone, con di Saverio Marconi, Alfonso Lambo, e Andrea Verzicco. L’Associazione, nata senza scopo di lucro, destinerà parte del ricavato alla Fondazione Salvatore Maugeri (IRCCS Milano) specializzata in medicina riabilitativa e nella cura dei pazienti

affetti da SLA e parte sarà destinato allo sviluppo di futuri progetti. Sabato 30 maggio inoltre, nella Sala virtuale di MyMovies.it, è stato possibile vedere “Crazy for Manuel”, uno speciale dedicato al musical Crazy for you, realizzato grazie alla produzione della BSMT (Bernstein School of Musical Theater) e rappresentato al Teatro Duse di Bologna il 9 e 10 giugno 2017, che ha visto Manuel protagonista affiancato dagli allievi dell’Accademia.

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Un “docu-musical” che racconta attraverso le voci del regista Mauro Simone, della Direttrice musicale Shawna Farrell, della coreografa Gillian Bruce e della co-protagonista Matilde Pellegri, il processo creativo del musical, con filmati di backstage, video inediti e la visione di alcuni momenti dello spettacolo. Lo speciale è disponibile sul canale YouTube ufficiale della BSMT. • RS


PERSONAGGI

a cura della Redazione

Addio al “Lupo Di Gubbio” di Forza Venite Gente

LO SPETTACOLO PERDE UN ALTRO ARTISTA STORICO, ROBERTO BARTOLETTI FU IL MALIGNO DI DON BOSCO

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uesto musical è un miracolo” scrisse Repubblica nel dicembre 2005, parlando di uno dei musical più longevi dello spettacolo italiano, Forza Venite Gente, messo in scena da Michele Paulicelli nel 1981 (Testi in prosa e versi di Mario Castellacci, Piero Castellacci e Piero Palumbo) e forse uno degli spettacoli musicali più imitati e riportati in scena da parte delle compagnie amatoriali. Uno spettacolo forse sottovalutato e mai abbastanza ricordato, che ha segnato la

vita di molti aspiranti performer. «Non sono credente, eppure in questo spettacolo ci sono valori condivisibili da tutti forse perché il bene piace a tutti». Queste le parole di Roberto Bartoletti, che fu una delle colonne di Forza Venite Gente e che ci ha lasciato nel mese di maggio. Una scomparsa che non mi aspettavo. Conoscevo Roberto da una ventina d’anni: un amico, un artista, un sognatore, ma

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Da sin.: Michele Paulicelli, Silvia Arosio e Roberto Bartoletti

molto concreto, che amava lo spettacolo, come amava le sue automobili o il volare a Rieti con piccoli aerei da turismo. Un uomo sempre con il sorriso sulle labbra, un’anima bella, che, paradossalmente ha sempre interpretato ruoli “cattivi”, come Il Lupo di Gubbio (…”sono solo io!”) o il Diavolo (“Povero vecchio diavolo, povero Belzebù!), in FVG ma anche Il Maligno, qualcosa che va al di là del male stesso, in Don Bosco il Musical (con il testo e regia di Piero Castellacci e le musiche di Alessandro Aliscioni e Achille Oliva, e gli arrangiamenti di Adriano Maria Maiello, ha come protagonista Marcello Cirillo). Prima di lui, qualche anno fa, scomparse anche Pino Delle Chiaie, storico Bernardone dello spettacolo. “E piansero i lupi nel bosco” e anche il mondo dello spettacolo. • RS


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INIZIATIVE

A Toyland si incontra

lo speranzoso Orborsetto

IL LIBRO NON È SOLO UNA FAVOLA, TRATTA TEMATICHE SOCIALI COME SOLIDARIETÀ, DIVERSITÀ E AMICIZIA

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inalmente il libro Avventura a Toyland di John More è disponibile al grande pubblico. Lo sviluppo della storia raccontata con delicatezza consente di introdurre elementi di riflessione calati in un'ambientazione accessibile sia dai più piccoli che dagli adulti. Entrambi, secondo le proprie caratteristiche di apprendimento evolutivo, trovano nell'esposizione spunti di interesse proposti tramite un linguaggio compositivo scorrevole e nel contempo capace di suscitare emozioni. La narrazione permette di trattare tematiche sociali ed etiche riguardanti attenzione, ascolto, comprensione, disponibilità, concretezza, solidarietà, altruismo, congiuntamente a valori, difficoltà nell'accettazione della

diversità, fiducia, buon senso, ragionevolezza, affetti, amicizia, in un clima di avventura e intraprendenza. Ogni lettore potrà avviarsi, con la propria sensibilità personale, in un viaggio avventuroso, semplice ma intenso, cogliendo messaggi, ponendosi interrogativi, incontrando anche lo speranzoso Orborsetto, immedesimandosi nei personaggi e nelle loro scelte. Accogliendo il lettore nella storia descritta emergono contenuti semplici, didattici, divertenti, accattivanti, imprevedibili, teneri e incantevoli. Il libro è impreziosito da illustrazioni dipinte a mano su tela con tecnica pittorica ad acrilico, effetti grafici comEnrico posti da colori, forBeruschi me e motivi, numerosi esercizi di vari livelli e gradazioni, domande strutturate a cui rispondere, tavole da riempire, ricerche, test di valutazione, analisi, utili dai più piccoli agli adul-

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ti. Si può avere il diploma di merito OVSSL. LA TRAMA DEL LIBRO E GLI SPUNTI PROPOSTI La vigilia di Natale, Simone, un bambino di sette anni, è coinvolto in una fantastica avventura che lo porterà a Toyland, il Paese dei Giocattoli. Babbo Natale, entrato nella sua cameretta, è sconsolato perché ha dimenticato lassù Désirée, la collana fatta con una stella cadente che si illumina quando i bambini non dormono. Simone si offre di aiutarlo e, grazie alla magica filastrocca pronun-


di Silvia Arosio

Arianna

ciata da Babbo Natale, si troverà a Toyland. Qui incontra Teddy l'Orborsetto, che lo accompagnerà in questa incredibile avventura. Ma durante la ricerca della collana troveranno qualcosa di ancora più prezioso… Sogno o realtà? I COMMENTI DEGLI ADDETTI AI LAVORI Si ringrazia chi ha espresso un parere sulla storia Avventura a Toyland. Nel li-

bro vi sono alcune di tante recensioni giunte, come da Antonio Montieri, Arianna, Steve Warren, Franco Travaglio, Cristina Casati, Giacomo Frassica, Max Laudadio, Davide Calgaro, Lella Volta, Nino Formicola, Cesare Cadeo, Federico Basso, Luigi Bignami, Roberto Brivio e Scintilla. Leo Valli “trasmette un sentimento”, IsaBeau Isabella Biffi “riporta ai Valori”, Mr/Mago Forest “costruttivo e originale”, Ivana Spagna “emoziona e fa riflettere” e Massimo Navone “toccante”. Raul Cremona “Un bel libro per bambini, ma non solo! ”. Nell'arco della vita l'Autore si è dedicato con passione, interesse, impegno, abnegazione e oggettività a plurime tematiche di notevole rilevanza includendo quelle sopracitate. Ciò è stato possibile documentandosi adeguatamente in primis

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sulla lunga e intensa formazione per poi optare sia su diversificate esperienze che metodi attuativi. L'Autore considera fondamentale l'importanza della qualità nella società odierna in merito a significativi interventi sociali e civili con la speranza di un futuro migliore. • RS

INFO & CONTATTI • Presentazione del libro a cura dell'attore, cabarettista e regista ENRICO BERUSCHI. • Prefazione: giornalista, ufficio stampa, conduttrice TV e radiofonica SILVIA AROSIO. • Postfazione: psicologa, psicoterapeuta, insegnante, redattrice e PR VALENTINA DAVI. • Edito da Fabbrica dei Segni • FB pagina ufficiale Avventura a Toyland


TEATRI

La drammaturgia

sul palco del Teatro i

LE PROPOSTE ARTISTICHE SONO LEGATE ALLA SOCIETÀ E ALLA SUA STORIA, SENZA L'EFFETTO "DOCUMENTARIO"

I

© Max Cardelli

l percorso artistico di Teatro i ha l’obiettivo di “rendere visibili” le istanze e le potenzialità di quella che oggi si definisce scrittura contemporanea, con il fine di potenziare e allargare il pubblico di riferimento. Per farlo, Teatro i propone una progettualità artistica intimamente legata alla società ed alla sua storia: una originale dimensione di “teatro politico”, lontana da un approccio documentaristico o di denuncia sociale. Cosa avrebbe proposto la stagione di quest’anno? La proposta artistica di Teatro i cerca di essere una proposta politica. Scegliamo spettacoli che non raccontino in modo didascalico le criticità del contemporaneo, ma pongano delle domande, aprendo spazi di pensiero. Al momento del lockdown mancavano quattro spettacoli

per chiudere la stagione. Tra questi, KIVA di Masque Teatro, con Eleonora Sedioli diretta da Lorenzo Bazzocchi, un’indagine sul corpo come luogo filosofico, come luogo dell’inconscio. Vincenzo Pirrotta in Storia di un oblio, diretto da Roberto Andò: un monologo di Laurent Mauvignier sul mortale pestaggio di un uomo da parte di quattro addetti alla sicurezza di un centro commerciale. Vogliamo tutto! della compagnia ErosAntEros, uno spettacolo che si interroga sulle lotte di ieri e di oggi, attraverso un corpo che è sempre ribelle, eversivo. E poi una nostra produzione: Lo Straniero – un Renzo Martinelli funerale, libera-

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mente ispirato a Lo Straniero di Camus, di Francesca Garolla, con Woody Neri, per la regia di Renzo Martinelli. pettacoli che, come il resto della programmazione, avrebbero aperto riflessioni sul presente. Riflessioni che ci sono sembrate emergere con ancora più forza durante questa emergenza: che cosa dà valore alla nostra esistenza? In che modo la nostra relazione con l’altro e con la società che abitiamo ci definisce e rende ciò che siamo? Sappiamo apprendere dalla nostra storia, individuale e collettiva? Che tipo di pubblico ha la Vostra sala? So che avete molti giovani… Il nostro pubblico è vario, mutevole, cambia in base agli spettacoli proposti. Abbiamo uno zoccolo duro di affezionati che ci segue perché negli anni ha riconosciuto l’identità di Teatro i. Siamo una realtà di produzione più che di ospitalità e spesso co-


produciamo i lavori di giovani compagnie, e anche per questo abbiamo tanti giovani tra il pubblico. Ero presente alla presentazione del cartellone, un’innovativa diretta no stop, anche di notte, dal teatro, con il tema del silenzio. Come mai questa scelta? Siamo stati tra i primi, 15 anni fa, a intitolare la stagione a partire da un tema che fosse una scelta artistica da declinare attraverso le varie proposte di programmazione. E abbiamo sempre cercato, di evitare gli slogan, le frasi shock, ad effetto. Nel tempo abbiamo iniziato a sentire la fatica di una pressante richiesta di iperproduzione, caratteristica del sistema teatrale che chiede continuamente “novità” da proporre ed è nata in noi la necessità di fare silenzio e di cercare, in quel vuoto, gesti artistici forse soffocati da una generica distrazione. La diretta radiofonica di 24 ore che ha inaugurato la stagione, un’idea di Renzo Martinelli, ha voluto dare spazio a voci che raccontassero il processo nascosto della creazione artistica, del pensiero: tutto ciò che esula da una dimensione spettacolare eppure ne è il fondamento e l’origine. Il silenzio potrebbe purtroppo essere il tema portante di questo momento. Teatro I sta comunque lavorando online? Abbiamo scelto, in un certo senso, di “rimanere in silenzio” e non alimentare il sistema delle opinioni e delle risposte preconfezionate. Stiamo attraversando qualcosa di epocale. Il contesto pone domande alte e siamo ancora in una fase di risposte fallimentari. Abbiamo scelto di non usare lo streaming, di usare gli archivi, le immagini. Abbiamo deciso invece di

produrre pensiero e abbiamo elaborato una programmazione social che fosse coerente. C’è l’appuntamento con le #parolediteatroi, ovvero le parole e le domande sulla nostra epoca, che abbiamo ritrovato nella drammaturgia di spettacoli da noi prodotti. Il recupero dei tesori delle parole delle Francesca Garolla passate produzioni e le parole nuove incarnate dagli #esercizidilibertà di Francesca Garolla, che rappresentano prio quella di un silenzio visivo, uno sguardo poetico sul presen- rappresentativo, ma popolato di te. Ci sono i video delle brevi parole e pensiero. storie nate dalle conversazioni Come crede che si potrebbetra Renzo Martinelli e France- ro riaprire le sale teatrali? sco Tricarico, piccole chicce Ci sono le direttive per i dimusicate e narrate dallo stesso versi settori. E diversi tavoli a Tricarico nelle vesti del dottor cui sta lavorando Agis che rapFranz. E i #pensiericondivisi, presenta molte anime del nostro di rilancio di articoli e analisi settore. Siamo un teatro piccolo, critiche. La scelta è stata pro- di 80 posti. Noi saremmo molto penalizzati dalle misure di cui si parla ora e impossibilitati alla riapertura perché, avendo già una capienza limitata, potremmo far entrare circa 20 persone alla volta. Il che non sarebbe sostenibile da un punto di vista economico; poi ci sarebbero le sanificazioni e le altre norme a cui adempiere.. è difficile pensare ad una riapertura con le condizioni attuali. Il pubblico avrà ancora voglia di andare a teatro? Crediamo di sì. Ma ora le persone hanno problemi più grandi da fronteggiare, tra cui quelli economici. Tuttavia, c’è una voglia di Federica condivisione artistica negli Fracassi esseri umani che non muoin Erodiàs re mai.

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© Laila Pozzo (2)

di Silvia Arosio


© Lorenza Daverio

mente, ma piuttosto valorizzato nella sua peculiarità. Al contempo non possiamo nasconderci dietro a proclami che dichiarano il valore imprescindibile della forma teatrale o idealizzano il nostro operato, parlandone come se fosse una sorta di “missione”. Il nostro è un lavoro, un lavoro che contribuisce alla società, e come tale deve essere considerato e protetto: è necessario ripartire dalle fondamenta per far sì che questo sistema possa, in futuro, reagire meglio e con più solidità ad emergenze di questo tipo. Teatro i è convenzionato e sostenuto dal Comune di Milano, da Regione Lombardia e dal Ministero dei Beni Culturali come impresa di produzione. Pensa che in futuro le sale private saranno costrette a chiudere? Noi siamo una Cooperativa e siamo convenzionati con gli enti a fronte del fatto che rispettiamo dei parametri molto precisi. Non siamo una sala privata o indipendente, dal momento che ci sosteniamo anche grazie ai finanziamenti pubblici. In ogni caso, per quello che riguarda i teatri come il nostro, crediamo che la ripartenza sarà molto difficile, perché se è vero che le strutture più grandi avranno costi maggiori da sostenere è anche vero che un Teatro come Teatro i difficilmente avrà accesso ad ulterioWoody Neri ri aiuti economici. nello spettacolo Spesso, purtroppo, Lo Straniero si tende a mantenere lo status quo, la for-

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© Attilio Marasco

La crisi dello spettacolo dal vivo è comunque sicuramente pregressa. Cosa mancava al teatro italiano oggi e cosa si potrà fare in futuro? C’era una crisi pregressa. C’era una costante dimostrazione quantitativa da fare per avere il sostegno pubblico. E non credo che questo cambierà nell’immediato. Ora si sta chiedendo al governo di non sostenere solo le realtà culturali più grandi e potenti. Ci sono tanti tavoli di discussione, tante riflessioni di operatori, artisti, critici che invocano un cambiamento, affinché i parametri quantitativi non abbiano la meglio, affinché non vengano premiati sempre i soliti e non venga punito il meccanismo della tournée… Chiediamo che i teatri non diventino delle industrie come è successo con la sanità: durante questa emergenza, abbiamo visto gli effetti delle politiche aziendaliste. Lo spettacolo dal vivo è un sistema complesso, racchiude in sé un processo elaborato che va dalla ricerca alla creazione e non si esaurisce nella semplice produzione e commercializzazione, per questo non può e non deve essere quantificato numerica-

za di alcuni versus la fragilità di altri, rendendo molto difficile la sopravvivenza e l’evoluzione di strutture come la nostra. Perché il teatro fa bene, all’individuo e alla società? La cultura fa bene all’individuo e alla società. Anche se siamo meno rispetto agli spettatori di una partita di calcio, questo non vuol dire che non siamo una comunità. Probabilmente il teatro, con l’eccezione dell’antica Grecia, si è sempre rivolto a chi sceglie di farsi delle domande, si interroga. Quindi, torniamo al teatro come gesto politico e come rito sociale. Ora è tutto sospeso e bisognerà capire cosa sarà il teatro nei prossimi mesi, a che livello sarà lo scambio, anche perché il teatro è fatto di corpi. Una nota di speranza? Il teatro tornerà. Sarebbe importante rovesciare, come spiegato prima, il sistema teatrale ora vigente che non tutela comunità piccole e fragili. Il teatro è vulnerabile e fragile, per questo può permettersi ogni volta di ricrearsi e lo farà anche questa volta. • RS

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MANIFESTAZIONI

Tutto pronto per

il Kilowatt Festival

A SANSEPOLCRO, CITTÀ DI PIERO DELLA FRANCESCA, SONO IN CARTELLONE 38 SPETTACOLI E CONCERTI

© Fabio Lovino

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a lunedì 20 a domenica 26 luglio torna a Sansepolcro (Ar) il festival ideato da Luca Ricci e Lucia Franchi, direttori dell’Associazione CapoTrave/Kilowatt che promuove i linguaggi artistici contemporanei. Un appuntamento estivo che si rinnova ininterrottamente dal 2003 e viene confermato anche quest’anno, nonostante la complessità e l’incertezza del presente che attraversiamo. Ben 38 titoli in cartellone, messi in scena su palchi all’aperto e nei chiostri della città, con un maxischermo in piazza, per estendere la platea degli spettatori, vista la capienza di alcuni spazi ridotta a 80 posti per il distacco richiesto anche in platea. Sarà un viaggio al termine della notte, come preannuncia il titolo scelto per questa diciottesima edizione che trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Louis-Ferdinand Céline: una notte che non finisce, ma rimane dentro di noi, qualcosa con cui

dobbiamo necessariamente convivere. “Scriveva Céline che le abitudini si contraggono più in fretta del coraggio. E non v’è dubbio che dopo questi mesi complicati sarebbe stato più tranquillo attendere, per capire meglio, per non trovarsi in mezzo a regole e cavilli complessi, a responsa-

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bilità inedite e sempre maggiori. Ma chi – come noi – si occupa di innovazione ha anche il dovere di fare strada, non solo per ciò che attiene ai linguaggi, ma anche per le pratiche messe in campo. Per questo ci è sembrato giusto non lasciare nulla di intentato, per esserci, con un festival che faccia brillare alta la propria luce nel fondo della notte che stiamo attraversando” – dichiarano Franchi e Ricci. Padrino di questa edizione è l’attore, autore e regista Roberto Latini che propone uno dei suoi spettacoli più apprezzati, ma meno valorizzati degli ultimi anni, Amleto + Die Fortinbrasmaschine, riscrittura del Die Hamletmaschine che il drammaturgo tedesco Heiner Müller compose alla fine degli anni ’70, liberamente ispirata all’Amleto di Shakespeare. Una riscrittu-


a cura della Redazione

ra che è già classico del nostro tempo. L’opera di Latini è il punto di partenza dell’incontro pubblico del 21 e 22 luglio, dal titolo La tradizione dell’innovazione: un’occasione per discutere, insieme a critici e studiosi, del teatro d’innovazione che si fa tradizione, sviluppando una serie di stilemi e prospettive che a loro modo si sono consolidate e sono diventate dei solidi riferimenti per la creazione futura. Interverranno: Paolo Aniello, Antonio Audino, Elena Bucci, Elena Di Gioia, Roberto Latini, Claudio Longhi, Massimo Marino, Flavia Mastrella, Andrea Porcheddu, Antonio Rezza,

Clarissa Veronico. Completano l’omaggio al padrino del festival 5 movimenti scenici che punteggiano le giornate del 20, 21 e 22 luglio, con altrettante letture sceniche di inediti composti appositamente per Latini e per l’occasione dagli allievi del Corso di Perfezionamento in Dramaturg internazionale promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione, e Carta carbone, mostra sonora a doppio percorso drammaturgico: un’esposizione costruita dalla compagnia Fortebraccio Teatro con la cura di Roberto Latini, Gianluca Misiti e Max Mugnai, che presenta materiali d’archivio e reperti

mancanti da altre definizioni, rimontati e decostruiti, per l’occasione, in nuove forme e nuovi suoni. UN'EDIZIONE RICCA DI NOVITÀ Tra i lavori più interessanti del panorama emergente, Manbuhsa prima performance del coreografo Pablo Girolami, della compagnia italo-svizzera Ivona: selezionato dalla rete Anticorpi, lo spettacolo è vincitore del premio Twain direzioni-Altre e del premio del pubblico al Certamen coreografico di Madrid. Stretching One’s Arms Again (anteprima) di e con la coreografa e danzatrice Lucrezia C. Gabrieli che trae ispirazione da Untitled (Blue, Yellow, Green on Red) del pittore Mark Rothko. Ionica di e con l’abile narratore umbro Alessandro Sesti alle prese con la storia dell’ex ‘ndranghetista e collaboratore di giustizia Andrea Dominijanni. E ancora di pentiti si parla in Alla Furca! della compagnia siciliana Condorelli_Tringali: un’amara fotografia su presente e potere in salsa rock. EVE #2 (anteprima) ideato per la Biennale Teatro Atto IV Nascondi(no) dal performer Filippo Michelangelo Ceredi che

indaga le derive della comunicazione politica. Petit Bal, spettacolo di arte circense di Contraerea, una realtà aretina che promuove la contaminazione tra la drammaturgia dei corpi e le discipline aeree. Almeno Nevicasse – Le parole che hai dentro, esito del laboratorio di parole e cucito tenuto con i cittadini di Sansepolcro dall’attrice Francesca Sarteanesi, tra le fondatrici del gruppo teatrale Gli Omini. Chiuderà il festival Outdoor Dance Floor, in collaborazione con Anghiari Dance Hub, del coreografo e performer Salvo Lombardo: un’azione coreografica sostenuta dalla relazione con la pulsazione musicale, sonora e visiva di un live set multimediale. • RS

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PARCHI NATURALI / 1

La magia del parco

faunistico Le Cornelle UN VIAGGIO ALL'INSEGNA DELLA NATURA NELL'OASI DI VALBREMBO TRA I SUOI MERAVIGLIOSI OSPITI

U

na parola d’ordine guida la riapertura 2020 del Parco Faunistico Le Cornelle: medicina preventiva. Anche tra gli animali, infatti, la chiave per vivere una vita in salute è la prevenzione. Da qui la decisione di rinnovare molti degli exhibit del Parco, rispettando quanto previsto dagli standard dell’Associazione Europea Zoo ed Acquari (EAZA) in modo da evitare l’insorgere di patologie negli animali e curando, al tempo stesso, il confort, la sicurezza e la qualità estetica delle strutture. Si parte con l’ammodernamento degli spazi dei tapiri, sia interni che esterni. Oltre ai lavori di riscaldamento, è stata ampliata la vasca, luogo particolarmente caro a questa specie, e sono stati

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda i promo de Le Cornelle

Civetta dlle Nevi

piantati alberi ad alto fusto più fitti così da proteggerli dal sole. Gli occhi dei tapiri, infatti, sono molto sensibili ai raggi del sole. Inoltre, per prevenire eventuali patologie ai piedi, è stata aumentata la corteccia al suolo. Così, la coppia e il piccolo cucciolo che risiedono nel Parco, potranno davvero godersi appieno ogni giornata. Anche i box delle bongo, antilopi rare, tipiche delle foreste pluviali dell’Africa, sono stati rinnovati seguendo le indicazioni del programma di protezione animale EEP - European Endangered Species Programme - dedicato alle spe-

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di Daniele Colzani

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cie a rischio estinzione. Questi mammiferi, a causa della progressiva perdita dell’habitat naturale, si stanno riducendo drasticamente. Una perdita che proprio grazie all’impegno di molti zoo, tra cui Le Cornelle, si sta cercando di arginare. Al Parco, al momento, convivono 3 esemplari di questa specie, due giovani e una anziana e per il benessere della specie sono stati creati dei box singoli molto confortevoli, contornati da piante ad alto fusto, in cui rilassarsi ogni volta in cui lo desiderano. Infine, le antilopi sitatunga: il Parco ospita 7 adulti – 2 maschi e 5 femmine – e la cucciola di appena un mese, i cui exhibit sono stati ammodernati per migliorarne il confort. I nuovi box consentono anche di poter “isolare” uno o più esemplari nel caso in cui debbano essere sottoposti a cure particolari. In questo caso, si è seguito il programma di allevamento ESB European Studbook, programma di gestione meno intenso rispetto all’EEP, dedicato a

Lemure Variegato Bianco e Nero

popolazioni da tutelare ma non in pericolo di estinzione. Un tema che sta molto a cuore al neo-direttore de Le Cornelle, il dott. Maurizio Oltolina, già veterinario del Parco con esperienza decennale nella

cura degli animali, nominato alla direzione lo scorso dicembre. Sua la spiccata sensibilità verso la medicina preventiva, ritenuta fondamentale per garantire una convivenza serena e in salute a tutte le specie del Parco. E non è tutto, perché Le Cornelle è sì novità, ma anche grandi classici. Tra questi: il rettilario inaugurato lo scor-

Leopardo delle Nevi

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Panda Minore Suricati

dei Ghepardi, la coloratissima Selva Tropicale e la Savana. Luoghi in cui la natura si rivela in tutta la sua poliedricità, accompagnando grandi e piccini

in un viaggio intorno al mondo da far perdere il fiato. «Assicurare il massimo benessere agli animali, ricreare le condizioni più simili a quelle della natura, garantire a ogni specie di sentirsi “come a casa”: è questa la missione primaria per il nostro Parco. Siamo convinti, infatti, che solo mettendo a loro disposizione le migliori cure e attenzioni, potremo contribuire concretamente alla salvaguardia di tanti animali a rischio, favorendo, al tempo stesso, lo sviluppo di un’educazione consapevole e responsabile tra le persone verso il mondo della natura. Per questo, non vediamo l’ora di ospitare anche quest’anno tantissime famiglie e scuole creando percorsi educativi ed esperienziali unici, sia in termini di emozioni che di apprendimento. Buon 2020 al Parco Le Cornelle a tutti!» - dichiara il Dott. Maurizio Oltolina, neo-direttore del Parco. • RS Rinoceronte Bianco

so anno, in cui ammirare nel loro habitat naturale ricreato in grandi teche riscaldate e contornate da piante, liane, tronchi e ampie vasche d’acqua, 5 specie tra cui: Pitone Reticolato ancestrale, Pitone Reticolato albino, Pitone verde, Varano delle rocce e la rarissima Iguana rinoceronte. E ancora: Pinnawala: l’Oasi degli Elefanti, l’Isola di Aldabra, l’Oasi

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NATURA

Immersione nel verde

del

Parco della Sigurtà

VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEI 600.000 METRI QUADRATI DI VERDE DELLO STORICO PARCO DI VALEGGIO SUL MINCIO

I

l Parco Giardino Sigurtà è un’oasi naturalistica che sorge a circa 30 km dalle città di Mantova e Verona e a soli 8 km da Peschiera del Garda: 60 ettari di prati e boschi ospitano favolose fioriture stagionali e angoli testimoni della storia plurisecolare del Giardino. Dal 1978 (anno di apertura al pubblico) milioni di visitatori hanno ammirato i numerosi punti di interesse del Giardino che affascinano i fruitori di tutte le età. Da non perdere vi sono: il famoso Viale delle Rose con 30.000 rose antiche rifiorenti da maggio a settembre e che rappresentano l’immagine simbolo del Giardino, il Labirinto, un percorso tra 1500 piante di tasso che formano corridoi verdi su

una superficie di 2500 metri quadrati; il Grande Tappeto Erboso, un’immensa distesa che ospita al centro i Laghetti Fioriti; il Castelletto, tempietto in stile neogotico risalente al 1792. E ancora la Fattoria Didattica, meta imperdibile per i più piccoli, i 18 specchi d’acqua dimora nel periodo estivo di centinaia di ninfee rustiche e tropicali, le fioriture stagionali come la celebre Tulipanomania che con tulipani, giacinti, muscari e narcisi rappresenta la fioritura più importante di tulipani in Italia e la seconda a livello europeo. Protagoniste anche le piante annuali, che sbocciano da maggio ad ottobre con 30 varietà di dalie e centinaia di begonie; il fall

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di Daniele Colzani

foliage in autunno con i caldi colori (rosso, arancione, ambra, ocra) negli aceri giapponesi, liquidambar, ginkgo biloba e carpini bianchi e neri, la maestosa Grande Quercia, con oltre 4 secoli d’età. LA LUNGA STORIA DEL PARCO GIARDINO Originario dal 1407, il Parco divenne di proprietà della famiglia Sigurtà nel 1941 e venne aperto al pubblico nel marzo 1978. Da allora questa oasi verde ha accolto milioni di visitatori provenienti da tutto il

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mondo. Ecco la storia del Parco Giardino Sigurtà passo dopo passo: • 1407: l'antica storia del Parco risale a quando, du-


rante la dominazione veneziana di Valeggio sul Mincio, il patrizio Gerolamo Nicolò Contarini acquistò tre fattorie dando origine così al nucleo originario del Giardino. • 1436: la famiglia Guarienti divenne proprietaria della tenuta. Durante questo periodo si volle mantenere la funzione agricola con la coltivazione di foraggi e zone dedicate al frutteto, all’orto e al bosco. • 1616: quest’anno segna il passaggio della proprietà dalla famiglia Guarienti alla famiglia Maffei. In questa epoca avvennero significativi cambiamenti come la costruzione di una nobile dimora, progettata dall’architetto Vincenzo Pellesina, e la richiesta di attingere acqua dal fiume Mincio a scopi irrigui. • 1792: dall’incontro tra il poeta Ippolito Pindemonte e il marchese Antonio Maffei nacque l’impronta del giardino romantico all’inglese. Alcune tracce di questa scelta si colgono nella costruzione dell’Eremo e del Castelletto, entrambi in stile neo-gotico, e nella realizzazione della Grotta Votiva, un luogo perfetto per la conversazione, la lettura e la musica.

• 1836: alla morte del marchese Antonio Maffei, l'intera proprietà passò alla figlia Anna, moglie del conte Filippo Nuvoloni. • 1859: durante le battaglie di San Martino e Solferino, giunsero al Parco gli imperatori Francesco Giuseppe I d'Austria e, successivamente, Napoleone III di Francia. Durante quei giorni concitati entrambi gli imperatori soggiornarono all’interno della Villa pagando un compenso. • 1929: la tenuta passò a Maria Paulon che acquistò l’intera proprietà, riunendo così il possedimento che negli anni precedenti era stato diviso tra gli eredi della famiglia Nuvoloni. • 1941: l’imprenditore farmaceutico milanese Giuseppe Carlo Sigurtà, trovandosi a Valeggio per l’acquisto di un calesse, visitò per la prima volta la proprietà, se ne innamorò e ne divenne il nuovo proprietario. • 1978: il 19 marzo di quell’anno Giuseppe Carlo Sigurtà aprì il Giardino al pubblico. I primi visitatori potevano entrare solo a bordo di una vettura, in quella che al tempo veniva chiamata “autovisita”. Questa scelta cambiò radical-

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mente con l’avvento degli anni 2000, da quando il Parco è visitabile solo a piedi. • 1990: venne realizzata la Meridiana Orizzontale, progettata per avere una validità di 26.000 anni. La Meridiana è caratterizzata da un simbolo, un tracciato geometrico inciso elettronicamente sul quadrante. Gli elementi che lo costituiscono (una circonferenza, 64 iperboli, 32 punti e un cerchio), rappresentano in una


contrapposte (che raggiungono l'altezza di 2,50 metri): per i visitatori giungere alla torre sarà una vera e propria ricompensa della soluzione, poiché dall'alto si potranno ammirare le geometrie del percorso stesso e gli altri punti di interesse del Giardino.

visione simbolico-figurativa il "Sole sorgente di vita". • 2011: venne inaugurato il Labirinto: una nuova attrazione botanica che è un esempio brillante di riqualificazione degli spazi destinati a parcheggio, utilizzati quando si accedeva al Parco in macchina. Al centro del dedalo sorge una torre, ispirata a quella del parco di Bois de Boulogne di Parigi, che presenta una cupola rivestita di rame e due scale

GLI ANGOLI PIÙ SUGGESTIVI • Le piante officinali: all'interno del Parco è nascosta una piccola area dove la famiglia Sigurtà ha deciso di coltivare circa 40 diverse piante dalla preziose proprietà terapeutiche: il Giardino delle Piante Officinali. Al suo centro si erge la statua di un leone realizzata dallo scultore Giuseppe Brigoni (1901-1960), che sembra voglia vegliare sulle antiche erbe che gli crescono dinnanzi. • La pietra della giovinezza: su un lastrone di roccia incorniciato da secolari bossi, si possono leggere le parole di vita e speranza scritte dal poeta americano Samuel Ullman (1840-1924): si tratta di un inno alla giovinezza di spirito e di cuore, il "credo" della famiglia Sigurtà e di Albert Bruce Sabin, il grande scienziato spesso ospite del Parco.

IL VIDEO

Inquadra il QRcode e guarda i promo del Parco Sigurtà • Il Cimitero dei cani: si trova nelle vicinanze dell'Eremo, è uno dei luoghi più silenziosi del Parco: qui riposano i fedeli amici, pastore belga, pastore tedesco e barboncini, appartenuti alla famiglia Sigurtà. Nel laghetto, a forma di emiciclo, danzano alcune eteree e candide ninfee bianche: questo colore non è casuale, ma frutto di una precisa volontà nel ricordare questi animali, con il dovuto rispetto. A pelo d’acqua è posta la scultura, realizzata dall’artista Dante Carpigiani, che raffigura un pastore belga con lo sguardo rivolto verso il Parco. • RS

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PARCHI NATURALI / 2

Qui si parla

la lingua della natura A POCHI CHILOMETRI DA MILANO SORGE L'OASI DI BIODIVERSITÀ DEL PARCO ITTICO PARADISO

L'

oasi naturale a meno di 30 km da Milano è pronta ad accogliere gli amanti della Natura dopo il lungo periodo di lockdown. Una riapertura in piena sicurezza per dare la possibilità ai visitatori di immergersi negli oltre 13 ettari di parco e ammirare da vicino circa 20 specie di pesci d’acqua dolce, tra cui alcuni esemplari unici in Italia, immersi in un bosco di oltre 6 mila piante e tanti altri ospiti da animali da fattoria e uccelli tipici della riserva naturale. Una vitalità che va di pari passo con le leggi della natura: è proprio quando la primavera si appresta a lasciare il posto all’estate, infatti, che le specie si rigenerano. Si schiudono le uova, sbocciano i fiori, i colori

diventano più accesi. E ogni cosa brilla di luce propria. Uno spettacolo che mai come quest’anno aiuta grandi e piccini a riscoprire lo stupore della natura alla vista degli storioni Beluga, anche detto Ladano, i più grandi tra tutti gli storioni, e degli storioni Cobice, considerati “fossili viventi” in quanto immutati da milioni di anni. Nonostante siano specie difficilissime da trovare poiché minacciate dall’attività umana, al Parco vivono serenamente, facendo sfoggia della loro particolare corporatura. Si pensi che una delle femmine con i suoi 30 anni di vita è arrivata a 3 metri di lunghezza: più lunga di un adulto sdraiato!

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TRA CICOGNE E PAVONI Lo stupore lascia il posto all’ammirazione davanti alle voliere con cicogne e pavoni. La prima, volatrice di lunghe distanze, è abituata a spostarsi di stagione in stagione, arrivando in Africa in inverno per poi tornare al Parco con l’arrivo delle temperature miti. Estintasi in Italia nel 1700, vi ha infatti fat-


di Emanuela Cattaneo

to ritorno dalla metà del secolo scorso, facendo avvertire la sua presenza non solo con grandi nidi – al momento nel Parco ce ne sono 3 con rispettive coppie e nuovi nati – ma anche “battibeccando” con gli altri esemplari della sua specie. Essendo muta, infatti, per comunicare batte ritmicamente il becco ogni qual volta incontra un suo simile. I pavoni, invece, noti per la loro bellezza: il maschio ha capo e collo blu elettrico, con corpo castano e coda verde che si apre a ventaglio per fare la ruota, mentre la femmina si distingue per la testa bianca, il collo bruno e verde, il resto del piumaggio grigio-marrone e la coda corta.

delle temperature invernali più miti. Il Parco Ittico è un’area protetta in cui piante e animali si integrano perfettamente. Qui, un caratteristico bosco umido di pianura fa da cornice a laghetti, ruscelli, canali, stagni, risorgive e fontanili che ospitano anche una nutrita colonia di piante acquatiche come le ninfee e i giunchi. Un ambiente affascinante e privo di barriere architettoniche che sorge all’interno dell’area protetta del Parco Adda Sud, rispettando tutte le normative per la salvaguardia delle specie. Un luogo in cui apprendere tante piccole, grandi, verità sul mondo animale visto che il Parco è anche una Fattoria Didattica, in cui i bambini possono conoscere da vicino anche animali di taglia più grande, come pony, maiali, daini, capretti e anche conigli. HAPPY HOUR ECOLOGICO E per chi volesse utilizzare la visita al Parco non solo come momento didattico ma anche come occasione di relax, dal 5 giugno, tutti i venerdì, i sabati e le domeniche, è possibile concedersi un Happy Hour “green style” assaggiando le proposte dello chef Fabrizio Camer rigorosamente servite con piatti e posate sostenibili. • RS

© Massimo D'Amicis

INSETTI, UCCELLI E PIANTE ACQUATICHE I più curiosi potranno invece dilettarsi con le damigelle blu, affascinanti insetti, appartenenti all’ordine degli odonati, come le libellule, dalle quali si distinguono perché tengono le ali chiuse sul corpo una volta posate. Amanti dei corsi d’acqua pulita e ben ossigenata, sono bravissime nella caccia e facilmente riconoscibili: i maschi sono di colore blu, con ali dai riflessi metallici, mentre le femmine sono verdi con le ali brune. Dalla loro unione, nasce una piccola ninfa dalle sembianze molto simili a quelle degli adulti, ma senza ali. Ma non è tutto perché al Parco

è possibile osservare molte altre specie: dall’airone guardabuoi, noto per il cambio di “guardaroba” a seconda della stagione (in inverno veste un tipico piumaggio bianco che in estate, durante la fase riproduttiva, diventa arancione in prossimità di nuca e dorso) allo scoiattolo rosso, il roditore che utilizza la sua folta coda sia come mezzo per mantenersi in equilibrio durante i salti da un ramo all’altro, sia come sciarpa termica per riscaldarsi durante il sonno. E ancora fra gli uccelli: le gallinelle d’acqua e le folaghe, i germani reali e i fagiani. Più difficili da vedere fra gli insetti: i tricotteri, bioindicatori di acqua pulita che normalmente vivono nei torrenti di montagna e le lucciole, quest’anno già arrivate a illuminare i cespugli del Parco, a testimonianza della straordinaria salubrità dell’aria e

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ECCELLENZE

Storia e segreti del

Parmigiano Reggiano VIAGGIO ALLA SCOPERTA DEL MONDO E DELLE TRADIZIONI DEL "RE" DEI FORMAGGI ITALIANI

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di Daniele Colzani

E

ra il 26 luglio 1934 quando i produttori del formaggio chiamato con i nomi di Parmigiano e Reggiano fondarono il Consorzio Volontario Interprovinciale fra produttori del formaggio Grana Tipico. Il Consorzio nacque da un’esigenza; quella di distinguere il formaggio “grana tipico” da altri che venivano confusi con il Parmigiano Reggiano autentico sui mercati del nord Italia e venivano chiamati impropriamente. Fissarono così le prime regole utili per la marchiatura del formaggio. Da allora la storia del Parmigiano Reggiano è indissolubilmente legata a quella del Consorzio. Ma ancor prima la storia del Parmigiano Reggiano è, fin dalle sue origini oltre nove secoli fa, legata a filo doppio alle genti che abitano quella zona che si snoda lungo la via Emilia da nord-ovest verso sud-est, racchiusa tra gli Appennini e il fiume Po. E da subito è stata una storia di conoscenza. Infatti per primi i monaci benedettini e

cistercensi, con l’osservazione e l’esperienza, escogitarono il modo per produrre un formaggio di lunga durata. Il tutto in un’epoca, il Medioevo, scarsa di conoscenze scientifiche e tecnologiche ma ricca di osservazione della natura e di grandi capacità creative ed artigianali. Arrivare a produrre un formaggio che durasse nel tempo rappresentò una sfida del “saper fare” e significò valorizzare

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il latte che le vacche, utilizzate ampiamente nei lavori dei campi, producevano in grande quantità. È nato quindi un mestiere che è diventato racconto e si è tramandato di generazione in generazione, da casaro a “sotcaldera”, da padre in figlio… E questo “saper tramandare” risulta ai nostri giorni più attuale che mai. Ancora oggi le conoscenze, il “come si fa”, viene trasmesso di gesto in gesto, da maestro a discepolo.


Le scoperte scientifiche e l’innovazione tecnologica non sono rimaste estranee al percorso del Parmigiano Reggiano. Oggi vi sono nuovi attrezzi e strumenti che aiutano a tenere alta la qualità del latte e del formaggio, a conoscere gli alimenti delle vacche, i processi di trasformazione del latte, cosa avviene durante la maturazione nei lunghi periodi di stagionatura. E tutto ciò è all’insegna della maggiore conoscenza.È a miglior servizio dell’uomo-allevatore e dell’uomo-casaro, che applica così al meglio la conoscenza appresa, ma che non può prescindere dal rispetto delle condizioni naturali, di un latte che è trasformato senza alcun additivo. Per fare il Parmigiano Reggiano, oggi come alle sue origini, non si può prescindere dall’abilità artigianale, dalla capacità di interpretare e di adattare le conoscenze e il saper trasformare alle condizioni climatiche e alle stagioni.

In novecento anni di storia nel Parmigiano Reggiano tutti i pilastri della qualità non hanno subito cambiamenti. Gli ingredienti, per esempio. Oggi come nel Medioevo il Parmigiano Reggiano si fa ancora e solo con il latte, con il caglio e con il sale. E ancora l’alimentazione del bestiame, che è rimasta legata ad una razione a base di foraggi e ha impedito l’utilizzo degli insilati per mantenere una lavorazione 100% naturale. Senza l’aggiunta di additivi. Nella loro storia, gli uomini e le donne del Parmigiano Reggiano sono stati guidati dalle scelte di qualità. Hanno sapientemente conservato le modalità di allevamento e trasformazione tradizionali, che hanno quindi esaltato le conoscenze acquisite in secoli, la naturalità e consentono di produrre un formaggio che il mondo invidia, mantenendo un radicamento indissolubile al territorio di origine, dalla pianura alle vallate di

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montagna. E il mondo invidia il Parmigiano Reggiano al punto che è indiscutibilmente divenuto il prodotto alimentare più imitato e contraffatto. Così il ruolo del Consorzio, nato per marchiare e distinguere, si è arricchito di nuove funzioni. Prima di tutto difendere, ormai in tutto il mondo, il marchio e i produttori dalle imitazioni. Il “saper tutelare” diventa fondamentale per proteggere i consumatori di tutto il mondo dai rischi di acquistare prodotti similari ma che sono molto diversi per gusto ed aromi. Ma allo stesso tempo il Consorzio ha assunto anche la funzione di promuovere la conoscenza del prodotto. Infatti, in un mercato globale, coacervo di culture alimentari differenti, l’affermazione di un prodotto di qualità passa dalla capacità di offrire ai potenziali consumatori gli strumenti e conoscenze per “saper riconoscere” il prodotto nella sua unicità e qualità.


TESTIMONIANZE STORICHE La cena privata fatta preparare, il 17 gennaio 1543, dall’allora celebre Cristoforo di Messisbugo è descritta in un suo ricettario e comprende tra le frutte e confettioni, cioè i dessert, piatti 6 di formaggio Parmigiano. Quella di condire la pastasciutta con il Parmigiano Reggiano è tradizione antica, testimoniata già nel 1500 da Frate Salimbene ne Le Cronache. Molière prima di morire volle una scaglia di Parmigiano Reggiano, formaggio - riferiscono numerosi biografi - protagonista, in tarda età, della dieta del grande commediografo. Alessandro Dumas, autore de “I tre moschettieri”, era un gran buongustaio e cucinava egli stesso per gli ospiti maccheroni al sugo cosparsi di Parmigiano Reggiano. Tra un romanzo e l’altro scrisse anche un dizionario gastronomico dove parla di questo formaggio. Napoleone apprezzava il Parmigiano Reggiano e si faceva

preparare dal suo cuoco un’insalata di fagiolini verdi e Parmigiano Reggiano che lo deliziava. Napoleone fu sposo di Maria Luigia, duchessa di Parma, che per prima lo iniziò alle gioie del nostro formaggio.

Ne “Le memorie di Casanova” si legge come il famoso amante fosse un grande gourmet e non si limitasse a consumare il Parmigiano Reggiano in prima persona, facendone invece omaggio alle sue conquiste, le

quali dimostravano di apprezzarlo più di un mazzo di fiori. Una lettera del Carteggio degli Anziani di Reggio Emilia, datata 21 gennaio 1536, raccogliendo le lamentele di A. Patacino, nostro cittadino, esprime una garbata protesta perché, adducendo Parmigiano Reggiano a Venezia, lo astringono a pagare il datio. Una novella di Celio Malespini del XVI secolo ci narra di un gruppo di gentiluomini veneziani che gustano maccheroni conditi «con più di venticinque libbre di cacio Parmigiano, e sei, od otto caciocavalli, e infinite specierie, zucchero, cannella, e tanto burro che vi nuotavano dentro». Nel 1913 il Bizzozero, buon profeta. scrisse «state pur certi che i maccheroni al sugo con pomidoro ed il risotto al pomidoro, col relativo condimento di burro di pura panna e Parmigiano stravecchio, diverranno due istituzioni mondiali». • RS

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RITRATTI

di Emanuela Cattaneo

Fabio Esposito, storia

di uno scugnizzo perbene

IL RITRATTO DEL GIOVANE E INTRAPREDENTE IMPRENDITORE, CREATORE DEL BRAND DI MODA COCONUDA

D

all'atelier di famiglia alle giornate trascorse nei Quartieri Spagnoli, da scugnizzo vivace a padre affettuoso e marito innamorato, la storia appassionata di un sogno diventato realtà. Originario di Napoli, dove l’azienda di famiglia è sorta e di cui è il direttore creativo, Fabio Esposito ci racconta il viaggio che lo ha portato a trasformare la passione per la moda e la creatività sartoriale, ereditata dalla nonna materna, in una sfida imprenditoriale vinta con indiscusso successo. Uno scugnizzo per bene (Mondadori, 160 pg. 16,90 euro) è un racconto da cui emerge la sincerità di questo giovane manager, «brontolone, testardo e ribelle», come ama definirsi, che ci porta per mano tra i ricordi più belli e commoventi della sua famiglia. Nonna Elisa, sarta e creativa, gli trasmette la pas-

sione per le stoffe, l’ago e il filo. Il padre gli passa la capacità imprenditoriale. La madre non gli fa mancare mai il suo affetto e lo incoraggia a essere se stesso. Complice il fratello Roberto, un punto di riferimento costante nella vita di Fabio, agli inizi degli anni Duemila l’attività di famiglia diventa un brand sempre più noto e apprezzato per la sua versatilità: è nato Coconuda. Ma in questo libro non si parla solo di lavoro: l’universo di Fabio Esposito ci fa scoprire la sua passione per il calcio è un grande tifoso del Napoli – e l’ammirazione incondizionata per Maradona. Tra aneddoti adolescenziali, primi amori sui banchi di scuola e pomeriggi indimenticabili con i coetanei dei Quartieri Spagnoli, lo scugnizzo diventa grande. E anche padre, incondizionatamente legato ai figli. Restio alle luci della ribalta, è riuscito però

a stupirci comparendo con Marcella, oggi sua moglie, nel reality Temptation Island Vip, e più di recente come protagonista dello show Tienda: missione bellezza, in onda su Real Time. Un amore profondo, una lunga vicenda di sacrifici, rinunce e «pochi attimi di felicità». • RS Fabio Esposito sul set di Tienda: missione bellezza

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direzione italiana

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ECORELAX © Eugenio Del Pero

Latemarium per tutti

nel cuore delle

Dolomiti

OTTO AVVENTUROSI SENTIERI PER SCOPRIRE I SEGRETI DI UNA STAR DELLA VAL D’EGA

N

ell’imbarazzo della scelta che può cogliere chi, messo piede in Val D’Ega (BZ), si trova di fronte a 530 km di sentieri, il Latemarium rappresenta senza dubbio il blocco di partenza. Inaugurato nell’estate del 2014, il reticolo di percorsi tematici che avvolge una delle vette più affascinanti del cuore delle Dolomiti suona come un riassunto di tutto ciò che bisogna sapere sull’ambiente alpino della catena montuosa del Latemar, scandagliata sotto otto punti di vista. Il primo dei quali, non può che essere quello panoramico. Facilmente raggiungibile da Obereggen con la seggiovia Oberholz, il Latemarium

è pensato per offrire a bambini e genitori svariate interpretazioni della scoperta in quota che culminano infatti nella piattaforma LATEMAR.360°, grande chiocciola in legno attaccata alla montagna a 2.100 m s.l.m., con una vista mozzafiato sul mondo alpino circostante. Tutt’altro che immobile, il Latemarium è una creatura viva, che col tempo si è arricchita di ulteriori attrazioni, come il rifugio Oberholz - una perla architettonica e gastronomica fatta di grandi vetrate a 2.096 metri – o la versione completamente restaurata del Latemarhütte / Torre di Pisa,

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di Daniele Colzani

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© Pierluigi Orler

situato a 2.671 metri e raggiungibile attraverso uno dei più bei sentieri delle Dolomiti. GLI OTTO BELLISSIMI PERCORSI A TEMA Lungo il percorso LATEMAR.NATURA, ideale per le famiglie grazie a dislivelli minimi e stazioni interattive e didattiche, si scoprono tutti i dettagli riguardanti i biotopi del Latemar, come il bosco alpino, il pascolo o l’alta montagna. Il percorso LATEMAR.PANORAMA, direttamente sotto le rocce, offre oasi di relax con scorci straordinari ed è impreziosito da informazioni e dettagli sulle peculiarità geologiche

di montagna, flora e fauna, sulle leggendarie gure del Latemar e sulla guerra di confine. A proposito di profondi respiri e atmosfere distese, il LATEMAR. RELAX scende a Obereggen dalla malga Laner Alm attraverso boschi ombreggiati, rigogliosi prati fioriti e verdi prati alpini sui quali gli animali pascolano, offrendo ai bambini uno spettacolo unico, mentre i genitori si godono i lettini wellness. Ideale per famiglie con figli piccoli, perché percorribile

Il gufo di Bienno

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anche con il passeggino, il sentiero LATEMAR.ALP è una piacevole passeggiata lungo gli alpeggi preferiti di mucche, cavalli e pecore al pascolo, con nuove stazioni interattive dedicate alle Dolomiti. Spesso si pensa che chi predilige una vacanza a tema culturale deve recarsi nelle metropoli, ricche di musei e mostre eccezionali. Con un grado di difficoltà medio, il LATEMAR. ART sfata questo luogo comune offrendo agli amanti dell’arte la possibilità di addentrarsi un un’esposizione davvero straordinaria nel museo a cielo aperto delle Dolomiti, con un itinerario costellato dei lavori di Dick Gordon, Sandro Scalet, Hidetoshi Nagasawa, Giampaolo Osele, Thorsten Schütt, Mauro Olivotto e Marco Nones.


I più sportivi apprezzeranno invece il LATEMAR.UNESCO, escursione in montagna di difficoltà intermedia che si snoda tra camini e torri, salendo fino al Rifugio Torre di Pisa (2671 m), l’unico in questo mondo alpino ricco di crepacci. Infine, per sciogliere le gambe, il LATEMAR.METEO è un facile percorso di 1 km, senza dislivello che dal Monte Agnello si snoda in direzione della località Tresca e del sentiero geologico del Dos Capèl. Il percorso è pensato per proporre un modo diverso di scoprire - sperimentando, ascoltando e valutando - gli agenti atmosferici e i suoi effetti sul meteo. • RS

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Me Resort

LA STRUTTURA È UNA PROPOSTA PER UN NUOVO MODO DI VIVERE UN SOGGIORNO IN PUGLIA

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ncastonata in uno dei tratti più suggestivi della Costa Merlata, tra un paesaggio mozzafiato, la natura incontaminata e il mare cristallino di Ostuni, questa location all’insegna della modernità e di un servizio impeccabile, rimanda ad una accoglienza calda e discreta, tipica della tradizione che ripropone nella sua accezione più vera. SOLE IN ME Resort conduce in una multi experience unica adatta ad un ospite che desidera viaggiare e vivere il territorio secondo nuove modalità, con un coinvolgimento raffinato e discreto, privilegiando un ritmo slow e nel rispetto della privacy più totale. Gli ambienti, seppur caratterizzati da un design di tendenza, rimandano immediatamente ad un’atmosfera autentica in grado di ammaliare i sensi e le emozioni. L’arte si respira in tutta la struttura e ne diventa il fil rouge

alternandosi ai toni tipici dello stile mediterraneo. Come l’architettura dalla forma che richiama tre cerchi, che si rifà ai tipici trulli della Valle d’Itria, e le decorazioni che alternano acciai

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lucidi a tipiche ceramiche locali. O come i quattro elementi naturali che ispirano tutti gli ambienti: l’acqua del mare circonda e abbraccia la location, e diventa tutt’uno con la splendida pisci-


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na, la terra, lo scoglio su cui è costruito il resort, lo sorregge con forza, l’aria è la caratteristica brezza pugliese, ed infine il fuoco si ritrova nelle fiamme perpetue dei camini. Le camere, moderne, spaziose e accoglienti, sono dotate di tutti i comfort e offrono servizi di altissimo livello, si affacciano su un salottino esterno con ombrellone e poltroncine. La suite, che gode della vista di mare e piscina, è completamente indipendente ed è dotata di cucina, cantina vini, vasca idro-massaggio e doccia cromoterapica. Lasciano senza fiato persino le sculture dei lavabi freestanding.

L’imperdibile percorso emozionale continua con Agua, il ristorante gourmet aperto anche a chi non soggiorna in hotel, attraverso il quale scoprire un territorio e le sue tradizioni. I migliori ingredienti esaltati per proporre sapori antichi rivisitati in chiave moderna e con un mood internazionale. Piatti di mare e di terra che sanno arrivare al cuore della Puglia, accompagnati da una selezione di oltre 200 etichette dei migliori vini. Il territorio viene celebrato come una sorta di indiscussa super star: basti pensare al Crudo di Gamberi in cui trionfa il gambero rosso considerato il

principe del mare, o alla mandorla, ingrediente prezioso per le terre pugliesi, un vero e proprio tesoro per le famiglie contadine, che troviamo protagonista nello Spaghetto Mandorla, Riccio e Caviale. Non mancano eccellenti proposte per vegani e vegetariani. Numerose anche le opportunità per ritrovare equilibrio: la SPA e il centro benessere, caratterizzati da ambienti armonici, rappresentano il rifugio ideale per il corpo e lo spirito, una vera e propria oasi dove ritrovare se stessi. Ogni dettaglio - spazi, luci, colori, musica e persino il braciere - è stato pensato per regalare un’esperienza polisensoriale completa, rilassante e rigenerante. Gli ospiti possono scegliere tra numerosi massaggi, rituali e trattamenti come Nettuno che si ispira alle onde del mare e che, grazie ad un massaggio che utilizza una miscela di oli essenziali di santoreggia, limone e pepe, stimola tutto il corpo favorendo il microcircolo e alleviando la sensazione di pesantezza, o Luna Nuova, un rituale viso idratante e illuminante specifico per tutte quelle pelli stressate dagli agenti atmosferici e dallo stile di vita frenetico. Per chi infine desidera conoscere il territorio circostante in modo non convenzionale è possibile organizzare tour in elicottero, passeggiate a cavallo, escursioni in bici. I più romantici potranno godere di tutto il fascino del centro storico di Ostuni a bordo di un irresistibile Ape Calessino. • RS

INFO & CONTATTI • SOLE IN ME RESORT Via del Mare, 4 Costa Merlata – Ostuni (Br) • +39 083-17.06.832 • www.soleinmeresort.com

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HOSPITALITY / 2

Aqualux

Hotel Spa

Suite e Terme

Bardolino

UN’ESPERIENZA UNICA DI BENESSERE E ARMONIA RIGENERANTE SENZA DIMENTICARE I PIACERI DELLA TAVOLA

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n design hotel dall’anima green testimoniata dalla prestigiosa certificazione ClimaHotel, sorge in uno dei borghi più suggestivi della sponda veronese del lago di Garda, immerso in un paesaggio unico caratterizzato da acque incredibilmente azzurre, circondate da vigneti e ulivi coccolati da un clima dolce e mite che favorisce la produzione del famoso olio del Garda DOP, rinomato per leggerezza e delicatezza. Tra i più apprezzati si annovera quello della famiglia Viola, proprietaria di Aqualux Hotel, che fin dal 1950 si dedica ad uno dei prodotti simbolo di questo territorio, l’Olio Viola. LA MERAVIGLIA DELL'AQUAEXPERIENCE Cuore di AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme, l’ampia corte che ospita l’AquaExperience, una realtà davvero impareggiabile con otto piscine – interne ed esterne – oltre a

percorsi di acqua corrente, una zone dedicata al nuoto, stazioni idro e aeromassaggio, una vasca salina dedicata al relax. L’ulteriore fiore all’occhiello della struttura è l’AquaSPA & Wellness, uno spazio di 1000 mq dedicati al benessere e alla bellezza con cabine per trattamenti, idroterapia e fangoterapia, una Private SPA, saune, bagni a vapore, una fontana di ghiaccio, un calidarium e un solarium e un’area riservata esclusivamente alle donne con sauna divano e bagno al vapore. Numerosi i trattamenti proposti dalla SPA - massaggi, bendaggi, maschere, azioni viso e corpo mirate, applicazioni con differenti finalità – tutti

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accomunati da un approccio che utilizza sostanze e principi attivi naturali: tra gli altri polvere di diamante, ferro, miele cristallizzato combinato alla vitamina C, fiori secchi e grano saraceno per comporre sacchetti utilizzati per i massaggi. A completare ulteriormente l’offerta di benessere, ecco AQUALUXThermae che utilizza l’acqua termale della fonte “San Severo” e offre, in cabine appositamente realizzate, trattamenti di balneoterapia con e senza idromassaggio. Si tratta di un’acqua batteriologicamente pura, particolarmente ricca di calcio, magnesio e bicarbonati, che scaturisce da una profondità di oltre 300 metri. Tra le numerose proposte, imperdibile il Bagno Romantico, un bagno rilassante di coppia in acqua termale tra petali


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di rosa e un calice di prosecco da sorseggiare nel totale relax. Le coccole di bellezza potranno poi essere ripetute anche a casa grazie ai nuovissimi prodotti della linea cosmetica AQUOLEUX che nasce dalla innovativa combinazione tra l’acqua termale e l’acqua di olive proveniente dal frantoio “Olio Viola”, che utilizza le migliori olive frante subito dopo la raccolta. COCCOLE PER IL PALATO Variegata e di altissimo livello l’offerta enogastronomica che AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme propone con i suoi due ristoranti: Italian Ta-

ste, per un viaggio nella tradizione italiana più autentica, e EVO - pensato anche per chi non soggiorna in hotel -, che si affaccia sul lussureggiante parco della corte interna, per una vera e propria ricerca gourmet condotta dallo chef Simone Gottardello all’insegna della qualità degli ingredienti e dell’originalità delle ricette di un menu à la carte che esalta i sapori e i profumi dei cicli naturali delle materie prime del territorio, privilegiando cotture brevi e accostamenti innovativi attenti a salvaguardare l’esigenza del mangiare sano a conferma di una vocazione al benessere a 360°.

Anche la bar area di Aqualux è aperta alla clientela non residente e si contraddistingue per la particolarità dell’offerta beverage e rappresenta il luogo ideale dove vivere e sperimentare una nuova cultura del bere, attraverso la degustazione di cocktail innovativi, “assemblati” con ingredienti di alta qualità e abbinati distintamente a un particolare tipo di alcool. Particolare anche la combinazione tra le differenti proposte beverage e gli sfiziosi piatti di piccola cucina pret à manger creati ad hoc dallo Chef Simone Gottardello, privilegiando cibi leggeri e spuntini veloci. La “Lounge Experience” è fruibile anche all’esterno in un’area dedicata, circondata da piante rigogliose e coperta da una elegante struttura a tetto. • RS

INFO & CONTATTI • AQUALUX Hotel SPA Suite & Terme Bardolino Via Europa Unita, 24/b 37011 Bardolino (VR) • +39 045-62.29.999 • www.aqualuxhotel.com

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HOSPITALITY / 3

Borgo Valle Rita,

tra natura e tradizioni LA STRUTTURA OFFRE AI PROPRI OSPITI IL GIUSTO MIX DI RELAX TOTALE ED AUTENTICHE EMOZIONI

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uesto splendido country resort si trova all’interno di un’azienda agricola biologica, circondato da dolci colline tra macchia mediterranea e flora spontanea. Ci troviamo in un luogo magico che consente di immergersi completamente in un’atmosfera di campagna dove tutto è in linea con la filosofia “slow” di questo angolo di Puglia ancora incontaminata, e gli ampi spazi garantiscono una privacy totale. Siamo al confine con la Basilicata, in Alta Murgia, all’incrocio fra i Sassi di Matera, le gravine di Laterza, Ginosa e Massafra, le limpide coste dello Ionio e i trulli della Valle d’Itria. Un gioiello tutto da scoprire, dove le tradizioni e le testimonianze della civiltà contadina che per secoli ha permeato questo territorio

sono ancora vive e contribuiscono a creare l’identità unica che lo contraddistingue. Per conoscerlo e visitarlo niente di meglio delle mountain bike a disposizione degli ospiti che potranno optare anche per emozionanti pas-

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seggiate a cavallo con Furia e Siria. Le attività a contatto con la natura potranno alternarsi a momenti di relax all’ombra dell’antico palmeto o a bordo della suggestiva piscina per godere di uno straordinario tramonto.


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L'ESPERIENZA DEL COUNTRY MARKET Ma la vera “chicca” di questa estate è il Country Market organizzato in un’area dedicata della tenuta dove trovare non solo la freschezza e la qualità dei prodotti dell’orto – curato personalmente dallo chef Carmine Chiarelli - e dell’azienda agricola biologica nel rispetto della reperibilità del periodo, ma anche un’attenta selezione delle eccellenze del territorio provenienti dai migliori produttori locali. Questi ingredienti potranno diventare la base di piatti gustosi e salutari da assaporare nella tranquillità della propria camera, appartamento o villa, o potranno ispirare l’organizzazione di divertenti barbecue o sfiziosi pic nic da consumare nelle campagne circostanti Borgo Valle Rita. Tutte le unità abitative, igienizzate quotidianamente e opportunamente sanificate ad ogni cambio ospite, sono state oggetto di un accurato e originale relooking ad opera della maestria degli artigiani locali e appaiono ancor più accoglienti grazie alla calda atmosfera mediterranea cui immediatamente rimandano. Lo chef è pronto per proporre imperdibili ricette della tradizione quali Sgombro marinato e affumicato, salsa bernese,

peperone arrosto e croccante ai cereali, o Spaghetto con cozze, maionese d’aglio dolce e bottarga che assumeranno un gusto ancora più inconfondibile in quanto verranno servite nell’incantevole giardino immerso nella suggestione creata dagli antichi alberi. Per una privacy totale si potrà invece richiedere l’accurato e puntuale room service disponibile anche per gli imperdibili breakfast a base di torte e dolci appena sfornati. Per spuntini, light lunch, aperitivi e after dinner l’iconico “Bistrot di Campagna” è aperto dalle 12.30 a tarda sera: il menu, semplice e curato, è accompagnato da un’attenta selezione di vini e birre che privilegia le etichette locali e una ricercata carta di cocktail e liquori della casa.

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Insomma tutto è organizzato per dare il benvenuto agli ospiti con la consueta calorosa accoglienza e il personale, appositamente formato per gestire le richieste in questo periodo, sarà a disposizione per far vivere al meglio una full immersion nella natura. Tra l’altro, in linea con la sua filosofia rispettosa del territorio e dell’ambiente, Borgo Valle Rita supporta attivamente la mobilità sostenibile mettendo a disposizione degli ospiti una colonnina per la ricarica delle auto elettriche e una ciclo-officina attrezzata per raggiungere in bici il country resort. Dimentichiamoci dunque lo stress e l’invadenza della tecnologia con l’unica eccezione per la super innovativa App di Borgo Valle Rita che consentirà di fare un pre-check in per ridurre i tempi di attesa all’arrivo, ordinare pasti in camera, prenotare l’accesso alla piscina e godere di innumerevoli ulteriori facilities! • RS

INFO & CONTATTI • BORGO VALLE RITA Country Resort C.da Girifalco 74013 Ginosa (Ta) • +39 099-82.71.824 • +39 335-81.07.704 • www.vallerita.it


TELEVISIONE

Le serie tv ambientate nel magico Novecento

QUEL PERIODO STORICO HA DETTATO AGLI SCENEGGIATORI L’IDEA DI RACCONTARE STORIE DAL SAPORE ANTICO

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a voglia di vivere l’atmosfera d’inizio secolo ha contagiato anche le serie tv che, sempre più spesso, attingono a piene mani da fatti di cronaca realmente accaduti o si ispirano alle figure di personaggi nati e vissuti a cavallo del 1900. Così sono nate le storie de Le ragazze del centralino e di Call the Midwife che raccontano le storie delle prime centraliniste spagnole e di una squadra di ostetriche dell’East End londinese, per proseguire con The English Game che narra della partecipazione del football in Inghilterra da parte delle classi operaie. Alle figure dei medici “pionieri” sono dedicate le serie Freud, che racconta la storia del papà della psicanalisi e del dottor Kreizler che, ne L’alienista, tratta la problematica delle malattie mentali. Non vi resta altro che scoprirle e siamo sicuri che vi innamorerete dei vari personaggi. Buona visione a tutti!

Le ragazze del centralino

LE RAGAZZE DEL CENTRALINO La serie è ambientata nella Madrid del 1928 e racconta le vicende di quattro donne di diversa provenienza: Lidia, The English Carlota, Ángeles e Game María Inmaculada, detta Marga, che vengono assunte come operatrici per la Compagnia dei Telefoni, prima grande compagnia telefonica nazionale. Ognuna di loro vuole affermare la propria indipendenza ed emanciparsi in

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una Spagna in cui i diritti delle donne sono ben lungi dall’essere riconosciuti. Tutto ruota intorno alla storia d’amore tra Alba Romero (Blanca Suárez), che nel frattempo ha assunto l’identità di Lidia Aguilar, e Francisco Gómez (Yon González), innamorati da ragazzi e persisi di vista dopo il loro arrivo a Madrid 10 anni prima. L'ALIENISTA New York, 1896. Il corpo di un ragazzo che si prostituiva viene trovato orrendamente mutilato e abbandonato vicino al ponte di Williamsburg.il neoeletto commissario di poli-


di Daniele Colzani

zia Theodore Roosevelt chiama l’analista e dottore Laszlo Kreizler (Daniel Brühl) e l’illustratore John Moore (Luke Evans), suo amico di lunga data, per indagare nella massima segretezza. A loro si aggiunge Sara Howard (Dakota Fanning), la testarda segretaria del commissario, decisa a diventare la prima detective donna della città. Il gruppo si ritroverà ad avere a che fare con gangster e poliziotti corrotti, cercando di entrare nella mente del serial killer e creare un proFreud filo psicologico di un assassino basandosi sui dettagli dei suoi delitti. THE ENGLISH GAME James Walsh, proprietario del Darwen FC (squadra di operai del suo opificio), decide di pagare segretamente due calciatori scozzesi, Fergus Suter (Kevin Guthrie) e Jimmy Love, per rinforzare la squadra in vista dei quarti di finale della FA Cup 1879. Gli avversari sono gli Old Etonians, una squadra composta da gentiluomini dell’alta borghesia londinese e capitanata da Arthur Kinnaird (Edward Holcroft).

L'alienista

CALL THE MIDWIFE Ambientata negli anni ‘50 del XX secolo, la serie narra le vicende di alcune giovani donne che lavorano come levatrici nel convento Nonnatus House, situato nell’East End di Londra, un quartiere povero e degradato. Jennifer Lee, prota-

Call the midwife

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gonista della serie, è la nuova arrivata del gruppo (composto da Chammy, Trixie e Cynthia), e sarà proprio lei a narrare le vicende in prima persona. La serie creata da Heidi Thomas si basa sulle memorie di Jennifer Worth raccontate nel libro Chiamate la levatrice (Call the Midwife: A True Story of the East End in the 1950’s), primo volume di una trilogia che comprende anche Shadows of the Workhouse e Farewell to The East End. FREUD Vienna, 1886. Sigmund Freud è un giovane neurologo affascinato dall’ipnoterapia. Il mancato riconoscimento di questa disciplina e i continui fallimenti sono le principali cause del suo scoramento che tenta di combattere assumendo cospicue dosi di una nuova droga proveniente dalle Americhe, la cocaina. Ritornato a Vienna, Sigmund inizierà ad applicare l’ipnosi ai casi clinici dell’ospedale psichiatrico in cui lavora. Sigmund (Robert Finster) è un trentenne ebreo che vive a Vienna, inviso al mondo accademico non solo per le sue origini etniche ma anche per le proprie convinzioni scientifiche incentrate sull’ipnosi, appresa in Francia nella clinica del noto Charcot. • RS


LA LIBRERIA LE NOVITÀ DELLE CASE EDITRICI E I NOSTRI CONSIGLI PER SCEGLIERE IL TITOLO GIUSTO PER VOI Alice Basso IL MORSO DELLA VIPERA

Camilla Läckberg ALI D'ARGENTO Con un piano raffinato e crudele, Faye si è lasciata alle spalle il tradimento e le umiliazioni inflitte dall'ormai ex marito Jack e sembra aver ripreso in mano le redini della propria esistenza: è una donna autonoma, si è rifatta una vita all'estero, Jack è in prigione e la società da lei fondata, la Revenge, va a gonfie vele. Sull'azienda e sul lancio del marchio Revenge negli Stati Uniti pesa però una grave minaccia, tanto che Faye è costretta a rientrare a Stoccolma. (Marsilio - 416 pg - € 19,90)

Seduta alla sua scrivania, Anita batte a macchina le storie della popolare rivista Saturnalia: racconti gialli americani, in cui detective dai lunghi cappotti, tra una sparatoria e l’altra, hanno sempre un bicchiere di whisky tra le mani. Nulla di più lontano dal suo mondo. Se Anita si trova ora a fare la dattilografa la colpa è solo la sua: avrebbe potuto accettare la proposta del suo amato fidanzato Corrado e sposarlo... (Garzanti - 320 pg - € 16,90)

Ilaria Tuti FIORE DI ROCCIA Sulla Carnia fischiano le bombe sganciate dagli austriaci, sibilano nell’aria i proiettili. Mille metri più in basso, le donne li sentono e pregano che i loro uomini non ne vengano colpiti. Anche Agata prega. Lei che ha lasciato gli studi per prendersi cura del padre malato, lei che ha una casa piena di libri e nessun tempoper leggerli, perché la Grande Guerra è arrivata e l’ha resa una portatrice di viveri per i soldati sul fronte e ogni giorno affronta di petto la montagna. (Longanesi - 672 pg - € 16,90)

IL VOLUME SOTTO I RIFLETTORI... ALBERTO SORDI. UNA VITA DA RIDERE (di ITALO MOSCATI) In Alberto Sordi c'è tutta l'Italia del dopoguerra: affamata di dolce vita, inebriata di successo, vitalità e voglia di riscatto. Erano gli anni della Hollywood sul Tevere e di Cinecittà, degli hotel e dei locali esclusivi di via Veneto, e Sordi era lì - in ogni festa, in ogni film - pronto ad affascinare e a divertire. E anche a cambiare e a interpretare i tempi quando poi sono arrivate la contestazione, la censura e, soprattutto, la televisione. Per i cent'anni dell'attore, volto e spirito di Roma, Italo Moscati ne racconta il percorso che, dalla bocciatura alla scuola di recitazione filodrammatica, lo guida lungo le strade del cinema, davanti e dietro la macchina da presa, per cercare di scoprire i segreti della sua affermazione straordinaria che lo hanno condotto al successo e poi al mito. (Castelvecchi - 84 pg. - € 11,50)

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di Daniele Colzani

PER GLI APPASSIONATI DI CINEMA BUD. UN GIGANTE PER PAPÀ (di Cristiana Pedersoli) Nel 1999 la famosa rivista americana Time ha collocato Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli, al primo posto tra gli attori italiani più famosi del mondo. Amato come pochi attori italiani, è diventato un vero e proprio personaggio di culto, un mito per tante generazioni in Italia e non solo: la sua fama ha varcato i confini nazionali e ancora oggi la schiera dei suoi fan è infinita. Ma in questo libro conosciamo finalmente Bud Spencer nella sua veste privata. In un bellissimo diario di ricordi famigliari, la figlia Cristiana svela per la prima volta ai lettori una miriade di aneddoti e curiosità così vividi che si ha l'illusione che Bud sia ancora tra noi. Tutto era buffamente smodato nella sua vita, come se le sue gigantesche dimensioni e le sue immense passioni attirassero a lui le avventure e i personaggi più curiosi. Nel libro anche foto inedite dall'archivio di famiglia e le sue ricette più amate, come gli Spaghetti alla Maria e i Fagioli alla Bud! (Giunti Editore - 304 pg - € 16,50)

Dewney Perry COME LA PRIMA VOLTA

Andrew David Mc Donald IO SONO ZELDA Zelda adora i vichinghi: ne conosce a memoria tradizioni e miti, ne ammira il coraggio e la possibilità che offrivano a tutti di diventare eroi di una leggenda. Anche alle donne e alle persone quasi invisibili come lei. Zelda è diversa, è nata con un disturbo cognitivo: gli altri non la ritengono in grado di decidere per se stessa, anche se ha ventun anni e ha le idee molto chiare sulla propria vita, che organizza in liste da seguire. (Sperling&Kupfer - 368 pg - € 17,90)

Quando Thea incontra il ricco e affascinante Logan in un bar di New York, non si aspetta di condividere con lui nient’altro che la storia di una notte. L’attrazione tra i due è istantanea ma i loro mondi troppo distanti per consentire a Thea di coltivare illusioni romantiche circa una relazione duratura. Quando si trasferisce in Montana, nella provinciale e accogliente cittadina di Lark Cove, Thea si ritroverà a fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni. (Always Publishing 312 pg - € 13,90)

Bénédicte Moret LE DISAVVENTURE DELLA FAMIGLIA ZERO RIFIUTI

Bénédicte, Jérémie e i loro figli sono conosciuti in Francia come “la famiglia zero rifiuti”. Questo fumetto è il diario del loro percorso per cambiare stile di vita; dalle prime rinunce a imballaggi, usa e getta e prodotti in plastica, fino ai tentativi tragicomici di autoprodurre in casa saponi e detersivi. Giornate da ridere tra lavoro, supermercati e due adolescenti a cui far capire l’importanza della strada ecologica. (Sonda - 160 pg - €18,00)

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EVENTI

di Emanuela Cattaneo

La riapertura di

Anteo

comincia con le arene estive

TORNA ARIANTEO, LA TRADIZIONALE RASSEGNA DI CINEMA ALL’APERTO TARGATA ANTEO, CON TANTE NOVITÀ...

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l 15 giugno si sono accesi gli schermi di AriAnteo Chiostro dell’Incoronata e il giorno successivo quelli di AriAnteo Palazzo Reale. La novità di questa edizione riguarda inoltre la nuova location di AriAnteo Triennale, grazie alla collaborazione con Triennale Milano, al via dal 17 giugno. Sempre ill 15 giugno al via anche AriAnteo Villa Reale di Monza. Sarà comunicata successivamente l’apertura dell’arena di Treviglio. Altra grande novità di quest’anno riguarda la collaborazione con Zelig Media Company, grazie alla quale AriAnteo potrà diventare anche cabaret: a partire dalla seconda settimana di programmazione (22-28 giugno) - una volta a settimana per ciascuna arena - ci sarà uno spettacolo con un artista di Zelig prima della visione del film in programma. Gli artisti di Zelig coinvolti, per il momento, sono Daniele Raco, monologhista e standup eccellente; Marco Della Noce, noto al grande pubblico anche come Oriano Ferrari , lo “sborone” più amato dagli italiani; Max Angioni, l’ultima scoperta di Zelig con i suoi personaggi e i suoi monologhi, formidabile per la sua naturalezza e spontaneità; Davide Calgaro noto negli ultimi tempi per aver interpretato il figlio di Aldo Baglio nel film Odio l’estate, ma a Zelig conosciuto per il racconto della sua vita in famiglia; Ippolita Baldini da Zelig a Colorado e ora nelle vesti della sua mamma, la mar-

Marco Della Noce

chesa, e di se stessa, la figlia della marchesa. E ancora, Giovanni D’Angella, monologhista che si è fatto notare per la sua qualità e modernità, sempre presente in Zelig Time; Vincenzo Albano, colonna portante di Zelig Time; Enzo Ratti, un esperto di rete con meme e ricerche esilaranti; Andrea Di Marco, comico, musicista e molto di più. Il primo spettacolo si svolgerà martedì 23 giugno in AriAnteo Palazzo Reale, a seguire mercoledì 24 giugno in AriAnteo Chiostro dell’Incoronata e giovedì 25

giugno in AriAnteo Triennale. La programmazione di AriAnteo sarà ricca e diversificata, con titoli di qualità italiani e stranieri, oltre a grandi produzioni e titoli per le famiglie. In palinsesto i successi della recente stagione cinematografica, usciti in sala poco prima dell'emergenza sanitaria, oltre a titoli inediti tra cui Favolacce dei fratelli D’Innocenzo, premiato a Berlino per la miglioresceneggiatura; Georgetown di e con Christoph Walz, Tornare di Cristina Comencini, candidato a 5 Nastri d'Argento. Nel palinsesto anche diverse rassegne: AriAnteo Triennale ne avrà una dedicata a design, architettura e fotografia, e una dedicata al centenario dalla nascita di Federico Fellini. Una parte della programmazione, sia per quanto riguarda le arene estive, che le sale al chiuso, tratterà un tema a noi molto caro, oltre che di grande urgenza: i diritti civili. • RS

WWW.SPAZIOCINEMA.INFO 78


Thomas J. Abercrombie/National Geographic

Per la prima volta in Italia la mostra che celebra il ruolo delle donne nella societĂ con gli scatti dei grandi fotografi di National Geographic.

Santa Maria della Vita | Via Clavature 8/10, Bologna GENUSBONONIAE.IT Organizzata da

Main sponsor

Con il patrocinio di

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Robin Hammond/National Geographic

PROROGATA FINO AL 13 SETTEMBRE 2020