Sa 115 maggio

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Andrea Murgia

Squarepusher - Music for Robots (Warp Records,2014) Genere: idm “For me there has always been something fascinating about the encounter of the unfamiliar with the familiar”, dichiara Tom Jenkinson, in occasione del rilascio di Music for Robots. In questo caso, unfamiliar sono i virtuosismi di cui solo macchine a 72 dita sono capaci, e fami-

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liar gli strumenti da queste suonati. Le macchine, Z Machines, sono il medium con il quale Squarepusher cerca di capire se anche l’ingegneria musicale di una live band totalmente automatizzata riesce a restituire qualcosa a livello emozionale. Stunt pubblicitario, o sperimentazione all’avanguardia, nel 2013 un ensemble artificiale si esibisce in terra nipponica tra una folla di festanti consumatori Zima (bevanda alcolica, venduta unicamente in Giappone). Immagini che risultano meno stucchevoli solo se ricordiamo che a servirsi di questi robot è uno che, quasi vent’anni fa, diceva: feed me weird things. Music for Robots, per chi conosce il percorso di Squarepusher, non è però cosa strana. Scansando i proclami promozionali di rito – costruiti nel tentativo di caratterizzare un disco che di caratterizzazioni non avrebbe bisogno – rimane lo spessore tipicamente jenkinsoniano delle celebrali avventure fusion-jazz. Aperture progsinfoniche, fantasmi di Buddy Rich, polifonie mandate in cortocircuito. Tutta quella serie di rimandi, di allusioni, che hanno segnato nella buona e nella cattiva sorte la carriera del produttore di Chelmsford. Non c’è il gusto analogico di Music Is Rotted One Note, il basso ossessivo in slap è messo da parte, le tracce sono pulite, algide, e si scaldano solamente quando le linee melodiche virano di netto in cervellotici fuoripista. Venti minuti di jam session, sempre giocati sull’essenzialità chitarra-bassotastiere-batteria, che si vanno ad aggiungere ad una discografia chilometrica. 6/10 Elia Galli

Sycamore Age - #1 Remixes/Reworks (Santeria,2014) Genere: prog “C’è sicuramente la magia ancestrale del miglior prog anni ’70 (anche italiano) nel modo

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lista del Grateful Dead, Jerry Garcia, Spidergawd si colloca musicalmente a metà strada tra i Motorpsycho era Barracuda e i Blue Cheer di Vincebus Eruptum: un vorticoso mix di stoner, r’n’r e psych insomma, in cui i quattro musicisti di Trondheim si trovano assolutamente a proprio agio. I musicisti designati per accompagnare “la sezione ritmica più veloce della Norvegia” sono due loro amici di lunga data: il primo è Per Borten, voce e chitarra degli storici Cadillacs e dei The New Violators, e il secondo è Rolf Martin Snustad, sax degli Hopalong Knut, band di culto della scena rock norvegese. Molte le tracce degne di nota del disco: si va dalla citazione dei Blue Cheer in Blauer Jubel (il titolo non è altro che la traduzione tedesca del nome della band di San Francisco), all’urticante stoner di Master of Disguise, passando per i 14 minuti di jazz-prog di Empty Room, introdotti dallo straziante solo di sax di Shustad. Chiude i giochi il blues senza titolo di Per Borten, norvegese di nascita ma con il cuore e la testa orientate al delta del Mississipi. Nato come divertissement e con la scusa di riunire un gruppo di amici che non suonavano da tempo assieme, Spidergawd è un lavoro sincero e che non promette più di quanto possa offrire: 45 minuti di rock scritto e suonato come si deve. 7/10


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