Benedetto Andrea Bia Luca Dal Brun Valentina Lucaccioni Maria Salotto Davide
Ciò che dirò all’Altro Mappe dell’alterità
Naija
Un nuovo inizio
Quando ero piccola, la parola era di uso comune dagli adulti come esclamativo. Lo si sarebbe usato per esprimere sorpresa, stupore alla fine del commento o frase di qualcun altro sulla situazione della Nigeria. Probabilmente non aveva un’ortografia allora, e ho anche pensato che fosse una variante Yoruba di “Nigeria” dato che veniva usata dal mio popolo. Direi che la parola è vecchia quanto la Nigeria stessa, ma è riemersa tra noi giovani nell’ultimo decennio con un nuovo significato, il più delle volte effondendo patriottismo. Naija significa un nuovo inizio, la nuova Nigeria. Questo nome mi dà un senso di appartenenza al mio Paese. La parola Naija significa l’intero popolo della Nigeria ovunque si trovi. È ciò che mi unirà ad esso quando arriverò in un altro Paese. Con la sua forza sta anche unendo i nigeriani, rendendoli orgogliosi di sè stessi come un’unica nazione. Naija significa molto per me: è la mia casa ed è dove morirò. Non c’è posto come casa e quel posto è Naija. Amo il mio paese, la terra di mio padre e la mia casa. Questa raccolta per me è quasi come un diario: ognuno dei ricordi che racconterò sulla mia Naija e sulle nostre tradizioni è anche una promessa, una promessa che ho fatto a Naija. Tornare, un giorno, dove sono nata.
Jollof rice Una delle prime cose che mi tornano in mente quando penso a Naija è di sicuro il Jollof rice: uno dei piatti che più mi rende orgogliosa di essere nigeriana, indipendentemente dalla comunità di cui faccio parte—gli Yoruba. Il Jollof rice condivide con la parola Naija un grande potere: quello di unire. È proprio per questo che non manca quasi mai nella nostra (e nella mia, personalmente) dieta. È fondamentale nei weekend* e nei momenti di festa, dove ci si ritrova tutti insieme a mangiare il Party Jollof con tante altre cose. Con il Jollof non possono mancare mai un contorno, e delle “proteine” (ossia della carne o del pesce). Personalmente, mi pia-
ce prepararlo con il riso parbolied dai grani lunghi (come ho sempre visto fare a mia mamma) e accompagnarlo con dello stufato—ma soprattutto con del dodo. Se qualcuno vi dirà che questo piatto non è solo nigeriano, non ha tutti i torti. Ma mi sento di dire che il nostro modo di farlo non ha nulla da invidiare rispetto a quello dei Ghanesi! Credo anche che questo dibattito non avrà mai fine, anzi sfocia spesso nei social tra me e i miei amici. Ritengo importante dire, infine, che come per molti altri piatti lo si impara facendolo, e per questo motivo ognuno sviluppa il suo modo personale di farlo. Quindi, non si raggiungerà mai la totale perfezione.
Per preparare il Party Jollof ci sono tante scuole di pensiero. Tendenzialmente, si lavano i pomodori, gli scotch bonnet e le cipolle. Quindi, li si tritura insieme con la giusta quantità di acqua. Trattandosi di grandi dosaggi, in molti decidono di sfruttare delle macchine apposite. per facilitare il processo. La passata sarà quindi versata nella pentola, dove prima di versare il riso parboiled, saranno aggiunte delle spezie, dei dadi e ovviamente del peperoncino. Infine si versa il riso e lo si mescola per bene dentro il calderone, per fare in modo che assuma una colorazione rossa. A questo punto si possono aggiungere ulteriori ingredienti, come del pollo.
Parlare di festa—e di Party Jollof—mi fa pensare a un altro piatto immancabile in numerosi eventi e celebrazioni: il Puff Puff. Come il Jollof, è molto comune in tutta l’Africa Occidentale. Si tratta di un dolce fritto piuttosto semplice da preparare e che richiede pochi ingredienti: farina, lievito, zucchero e acqua. Si possono aggiungere anche della vaniglia, del cocco o della noce moscata per dare maggior gusto. Per prepararli basta lasciar riposare almeno 30 o 45 minuti la pasta, ottenuta mescolando per bene tutti gli ingredienti. Quindi si prepara una pentola abbastanza grande con dell’olio da frittura e infine, con un cucchiaio (o con le mani) si fanno delle palline e le si getta dentro. Il nome deriva proprio da questo passaggio della preparazione. Per fare dei buoni Puff Puff (soffici e gommosi), bisogna utilizzare la giusta quantità di ciascun ingrediente. Personalmente mi capita spesso di mangiarne un paio tornando a casa. Sono uno street food molto comune a Lagos e si possono trovare anche salati.
Plantain Se c’è qualcosa che associo più allo street Esistono alcune ricette che aiutano a diffefood dei Puff Puff è, quasi sicuramente, la renziare le preparazioni più comuni, che banana verde (plantain). sono appunto il Dodo e il Boli, ma poi anPer molti di noi è quasi fondamentale ac- che le patatine (Kpekere per noi di Yorubacompagnare i nostri piatti con del Dodo (ba- land), il porridge, ecc. nana fritta) o del Boli (banana alla griglia), È estremamente versatile e può essere usaconosciuto come Bole nel Sud-Sud. ta sia singolarmente che come ingrediente Personalmente, mi piace mangiarla spesso per zuppe, stufati e porridge. a colazione, dato che sono sempre certa di La sua notevole importanza culturale è cepoterla trovare con dello Yam o delle uova lebrata al Bole Festival, che si svolge ogni anche fuori casa quando sono più di fretta. anno a Port Harcourt (Rivers-State, Sud-Sud). Parlando in generale, questo cibo lo prepa- A me piace molto accompagnare il mio Jollof riamo in tantissimi modi, e ciò varia non con del dodo, ma non posso negare quanto solo da persona a persona, ma anche da re- mi piaccia mangiarla grigliata e con delle gione a regione. arachidi (Boli + Epa) a merenda.
La banana non è l’unico alimento da noi Lo Yam viene usato come ingrediente per considerato fondamentale, anzi si potreb- numerosi piatti, anche più della banana. be dire che il consenso generale ricade sul- Molti cibi che mangiamo derivano anche lo Yam, anche lui celebrato in un festival, il da semilavorati ottenuti dallo Yam, come la New Yam Festival. farina: ad esempio, il pane Agege e l’Amala. Il legame tra Naija e Yam è molto forte: ha Oltre a ciò, è un ingrediente sfruttato per la aiutato e continua ad aiutare le famiglie più preparazione dell’Asaro (un porridge), e alin difficoltà in molte delle regioni del paese. cuni swallow: dei preparati morbidi dalla È un alimento carico di energia e nutrienti: consistenza solida e allo stesso tempo elanon è raro, infatti, mangiarlo a colazione, stica che accompagnano sempre le zuppe, magari con delle uova fritte. Questo status come la Egusi o la Okra. ha fatto in modo che potesse diventare uno Le specie di questo tubero sono davvero degli alimenti più serviti in strada (come moltissime. Quelle che mi capita più spesstreet food appunto) e che la Nigeria ne di- so di utilizzare sono il White Yam, il Coco ventasse il primo produttore al mondo. Yam e infine il Water Yam.
La preparazione tradizionale del Pounded Yam (conosciuto anche come Iyan) richiede tanta forza e pazienza: come suggerisce il nome stesso, è lo yam lavorato per “colpi”. In più, non si usa mai quello appena raccolto. Una volta dopo averlo sbucciato e lavato, lo si lascia ammorbidire con dell’acqua calda. Quindi lo si trasferisce in un mortaio, dove sarà sminuzzato e lavorato con un pestello. Durante questo processo il composto che pian piano si andrà a formare sarà ulteriormente ammorbidito con dell’acqua calda, e solamente quando sarà completamente omogeneo si potrà considerare pronto. Infine, lo si prende in singole porzioni per conservarlo. Lo custodiamo comunemente dentro dei sacchetti di plastica, così da mantenerne il più possibile la freschezza.
New Yam Festival Lo yam è un tubero molto importante per successivo, durante la festa vengono serviti noi nigeriani e anzi per tutta l’Africa Oc- solo piatti di igname, poiché la festa è simcidentale perchè accompagna ogni piatto. bolica dell’abbondanza dei prodotti. Il New Yam Festival è un festival cultura- Questo festival normalmente include una le annuale del popolo Igbo che si tiene alla varietà di altre cerimonie, tra cui l’esecuziofine della stagione delle piogge all’inizio di ne di riti da parte dell’Igwe (il re), o l’uomo agosto, ma è anche un momento di celebra- più anziano, e le danze culturali di uomizione per gli altri popoli come noi Yoruba. ni, donne e bambini Igbo. Di solito all’iniSimboleggia la conclusione di un raccolto e zio del festival, gli ignami vengono offerti l’inizio del prossimo ciclo di lavoro. La ce- agli Dei e agli antenati prima di distribuirlebrazione è un’occasione molto basata sul- li agli abitanti del villaggio. Il rituale viene la cultura, che unisce le singole comunità eseguito dall’uomo più anziano della comuIgbo come essenzialmente agrarie e dipen- nità o dal re o eminente detentore del titolo. denti dall’igname. I rituali hanno lo scopo di esprimere la gratiIl New Yam Festival celebra l’importanza tudine della comunità agli Dei per aver reso dell’igname nella vita socio-culturale delle possibile il raccolto. Questo spiega quindi persone Igbo. La sera prima del giorno del- i tre aspetti della visione del mondo Igbo: la festa, tutti i vecchi ignami (dal raccolto che sono pragmatici, religiosi e riconoscenti. dell’anno precedente) vengono consuma- Il Festival New Yam è uno spettacolo visiti o scartati. Questo perché si ritiene che il vo di danza, gioia e festa, per i membri delnuovo anno debba iniziare con del gusto- la comunità. Un festival in cui i miei amici so e fresco Yam invece delle vecchie colture Igbo esprimono la loro gratitudine a coloprosciugate dell’anno precedente. Il giorno ro che li hanno aiutati durante il raccolto.
Pensanso al Festival dell’igname mi viene in mente l’Ofala Festival che si celebra nel mese di ottobre, mese che costituisce il culmine della celebrazione dell’igname novello appunto. L’Ofala è uno dei festival più popolari degli indigeni di Onitsha, che sono un popolo che ha a cuore il proprio patrimonio spirituale. Quattro giorni prima del festival, l’Igwe o Oba (il re) si isola, per ringraziare i suoi antenati per aver protetto lui e i suoi sudditi nell’ultimo anno. Il giorno del festival, di mattina, il re si presenta alla folla vestito con le sue insegne reali per poi tornare tornare nel palazzo. Durante la seconda uscita, le trombe vengono suonate di nuovo e l’Oba (il re) esce e si siede sul suo trono. Segue l’ingresso dei capi dai cappucci rossi (ndi-Ichie) con i loro abiti tradizionali. Si svolge poi la funzione di Iwa-ji (celebrazione del primo igname) per celebrare la dichiarazione ufficiale della stagione del raccolto. Questo dimostra l’importanza dell’igname in tutte le popolazioni della Nigeria. Alla terza entrata, Oba mentre fa la sua apparizione, tra acclamazioni e lodi dalla folla, entra nell’arena e balla con la sua prima moglie, il suo primo figlio e la sua prima figlia al ritmo dei percussionisti. Torna al suo trono dando il via a una sfilata di danze di diversi gruppi con vestiti tradizionali.
L’Okike è lo strumento musicale Igbo più importante ed è fatto di una zanna di elefante e può essere usato solo da Ndi Ozo o Nze (uomini titolati). Il suono dell'Okike denota la festa e l'attualizzazione sociale. Viene utilizzato solo in un'occasione che simboleggia ricchezza e potere. Inoltre viene utilizzato durante l'esecuzione di riti funebri di uomini e donne titolati, nonché durante durante le tradizionali cerimonie nuziali degli aristocratici Igbo. Nell'Ofala Festival l'Okike è suonato durante la danza Igba-eze, dove il re Igwe balla nell’arena tra le acclamazioni del popolo.
The Argungu Fishing Festival Se penso a un altro festival che celebra un cibo mi viene subito in mente l’Argungu Fishing Festival. Si festeggia ogni anno nel nord-ovest della Nigeria vicino al fiume Matan Fada che è un po’ lontano dalla mia città di origine (Lagos), ma ogni anno vi partecipano anche le altre comunità perchè rappresenta la tradizione. Oltre a servire come fonte di cibo, il fiume Matan Fada irriga i terreni agricoli del popolo Argungu ma non è possibile pescare prima del festival. Per questo il pesce del fiume è considerato sacro. Il festival dura quattro giorni e si svolge per segnare la fine della stagione agricola e l’inizio della stagione di pesca. L’Argungu Fishing and Cultural Festival risale a prima dell’indipendenza della Nigeria nel 1943 ed è considerato un contributo al senso di identità dei partecipanti oltre a essere usato come mezzo per mantenere la pace tra la città di Argungu e la vicina comunità di Sokoto, godendo insieme di pra-
tiche culturali condivise. Vengono fatte una serie di “kabanci”, delle competizioni acquatiche tra cui pesca a mano, gare di canoa, cattura di anatre selvatiche. Uomini e ragazzi partecipano ai concorsi, mentre noi donne abbiamo il ruolo di incoraggiare eseguendo canti e balli e suonando i tamburi. Prima dell’inizio del festival della pesca, il custode del fiume, noto come Sarkin Ruwa, esegue sacrifici all’oracolo del fiume per chiedere se il festival può iniziare. Con il permesso dell’oracolo, può avere inizio la competizione e i batteristi battono i loro tamburi. I concorrenti di solito usano strumenti di pesca tradizionali ma molti preferiscono catturare il pesce interamente a mano per mostrare la loro abilità. Le competenze dell’Argungu Fishing Festival vengono trasmesse alle generazioni più giovani e la formazione avviene, ad esempio, tramite apprendistato in particolare nel caso di specifiche tecniche di pesca o all’interno delle famiglie.
Un altro piatto che mi torna in mente pensando al nord—e in particolare all’Argungu Fishing Festival—è una zuppa molto apprezzata nel luogo, la Miyan Kuka (o Luru Soup). È preparata con le foglie di baobab, la quale raccolta inizia con la stagione delle piogge che ricade quasi in coincidenza con lo stesso Argungu Fishing Festival. Non è qualcosa di molto comune a Lagos: il sapore ricco di questa pietanza, accompagnata da del pesce gatto e da del Tuwo Acha è difficile da dimenticare. Spero di poterci ritornare presto!
Egusi soup Una zuppa comunemente servita col pesce nella mia zona (South West) è, invece, la Egusi. È comunque presente in tutto il paese e per questo la sua preparazione varia notevolmente. Infatti, può essere preparata con diversi tipi di proteina (bovino, capra, ecc.). Per prepararla si versano dentro la pentola con dell’olio di palma caldo un mix di pomodori, scotch bonnet e cipolla. Poi, si aggiungono i semi triturati di egusi (ma solo dopo aver aggiunto dei gamberi e della carne a scelta,entrambi precotti). Infine, si aggiungono degli ortaggi (come delle
foglie di zucca affettate). È una delle zuppe che più mi mancano, dato che si tratta di uno dei miei patti preferiti, se non il mio preferito in assoluto (specie se accompagnato dal Pounded Yam, dall’Amala o dal Fufu). A casa, quando possibile, utilizzavo le mani per gustarla. È una consuetudine prendere un pezzetto di swallow, inzupparlo nel piatto e accompagnarlo verso la bocca. Ovviamente ci si può sporcare, e come con le posate, esiste il galateo! Personalmente, preferisco usare le posate in luoghi pubblici per evitare possibili momenti imbarazzanti.
Efo Riro Un’altra zuppa che mi piace davvero molto, e che considero di notevole importanza come molti altri di noi Yoruba, è la Efo Riro. È nativa di Yorubaland e per questo ho instaurato un legame molto particolare con questa pietanza: la mangio spesso fin da quando ero piccola, anche se inizialmente gli spinaci mi lasciavano sempre poco convinta. Ad oggi, invece, la questione è diversa. Essendo di solito servita localmente, ingredienti, condimenti e dosaggi variano a seconda del proprio gusto. Da qui il modo di dire “I don’t know how to eat it”: la frase che si usa dire quando ci si trova davanti a una combinazione di alimenti mai vista prima.
Nsala soup Molte zuppe nigeriane sono preparate con l’olio di palma: tendiamo ad utilizzarlo molto spesso per supportare la preparazione di numerosi piatti e anche bevande, come il Palm Wine. Se c’è una zuppa in particolare che associo a questo fatto è la Nsala Soup, tradizionale ricetta Igbo e da loro chiamata Ofe Nsala (ossia White Soup) proprio perché non fa uso dell’olio di palma. È tradizionalmente preparata con del pesce gatto, ma è possibile farla anche con del pollo o della carne di capra. Un’altra particolarità rispetto ad altre zuppe è sul tipo di Yam che viene sfruttato come agente addensante: il Pounded Yam (anzi-
ché il Coco Yam). Questo contribuisce alla consistenza e al sapore del piatto, che richiede poco tempo per essere preparato rispetto a molti altri: dopo aver ripulito il pesce con dell’acqua calda, lo si comincia a cuocere con del condimento (sale, dadi, pepe, ecc.). Quindi si gettano dei cubetti di Yam (sbucciato, ovviamente) che sarà poi rimosso una volta morbido e lavorato per fare del Pounded Yam. Una volta pronto lo Yam potrà essere aggiunto pian piano in pentola, in modo tale da raggiungere la consistenza preferita. Infine, per condire si potranno aggiungere dell’uzazi e delle foglie di utazi sminuzzati.
La nascita di un figlio Quando si parla della Nsala soup mi viene del bambino e viene spalmato sul suo corsempre in mente quando mia cugina, dopo po dopo il bagnetto. I visitatori spalmeranaver sposato un uomo di origine Igbo, diede no tali sostanze anche sulle palpebre e sulle alla luce il suo bambino e la mangiò per qua- dita dei piedi e dovranno compiere dei gesi un mese come da tradizione. Una donna sti convenzionali sul pavimento prima di Igbo infatti si trova nella condizione chia- incontrare il bambino. mata Omugwo (una fase che dura circa 28 In alcune zone una ciotola contenente una giorni) immediatamente dopo aver partorito. soluzione chiamata Uru Enjii viene sistemaDurante questo periodo di tempo la donna ta vicino la porta d’ingresso alla stanza delnon lavora, passa la quasi totalità del tempo la neomamma. Tutti i visitatori che entrano in casa per curare il nascituro e viene accu- nella stanza devono immergere le punte dita a sua volta dalla madre o dalla sorella. dei piedi nella soluzione prima di entrare. La nascita di un figlio nella nostra cultura Si ritiene che questa protegga la donna e è considerata un evento molto importante. il bambino dall’attacco dell’enjii, una maIl mio paese non si sottrae alla tradizione lattia della pelle che è altamente infettiva. della “famiglia numerosa” poichè la ric- All’ottavo giorno dalla nascita, il cordone chezza di ogni famiglia spesso si basa sul ombelicale cade dall’ombelico del nuovo numero di persone appartenenti al nucleo nato e i genitori lo seppelisono dove poi familiare, oltre al possesso di terra, piante sarà piantato un albero di frutta in onoe capi di bestiame. re del bambino. Dopo di che, nel caso di Nella tradizione Igbo il Nzu (gesso) o la noce un maschio, viene eseguita la circoncisiodi kola sono generalmente usati dalle par- ne dove l’olio di palma è usato per il trattatorienti immediatamente dopo la nascita mento della ferita.
I riti di passaggio La circoncisione fa parte di una serie di riti di passaggio appartenenti alla mia cultura. Tra questi ce ne sono tre molto importanti: Iwa Akwa, Igba Mgba e Iru-mgbede. Il primo rappresenta una delle occasioni più importanti nella vita di ragazze e ragazzi ed è l’iniziazione alla vita adulta. Si valuta lo stato fisico e morale, nonché i piani per il futuro. Questo rito consiste nell’indossare dei particolari abiti come segno di status sociale e trasformazione individuale. Igba Mgba rappresenta una lotta a cui i ragazzi devono partecipare. Un ragazzo diventa un guerriero o un lottatore vincendo un incontro di lotta di fronte alla comunità. Le ragazze invece partecipano all’Irumgbede ovvero l’ingrassamento della donna prima del matrimonio. Questo rito segna il cambiamento della donna dallo stato di verginità allo stato in cui si troverà ad affrontare, a breve, il sesso, la gravidanza e la maternità. La mia cultura crede che un bambino fisicamente sano e pronto per affrontare la vita può essere nato solo da una madre fisicamente e moralmente sana e pronta per tale avvenimento. Inoltre, è comune l’usanza di separarsi dal promesso sposo per un mese prima del matrimonio. Questo tempo viene usato per prepararsi fisicamente ed intellettualmente per lo stato successivo di donna sposata.
La donna è sempre vista come una presenza che si vede ma di cui non si deve proprio parlare tranne che nel festival Osun-Osogbo in cui la donna vergine è il mezzo attraverso cui comunicare con la Dea Osun. Questo rito precede quello dell’ingrassamento relativo al matrimonio. Ogni anno, migliaia di seguaci delle religioni tradizionali in tutta la Nigeria convergono a Osogbo per partecipare a questo festival che si realizza da più di 600 anni. Il culto di Osun appartiene al popolo Yoruba, di cui faccio parte (siamo il gruppo etnico predominante nella Nigeria sud-occidentale). La donna ha un ruolo molto importante: l’Arugba è una fanciulla vergine che dovrebbe aiutare la gente a comunicare con la Dea Osun, che guida un corteo di devoti per offrire sacrifici al fiume. L’Arugba, nota anche come “portatrice di zucca”, ha una grande zucca sulla testa sotto un velo colorato che contiene i sacrifici dell’intera comunità. Ogni Arugba deve rimanere vergine durante il suo periodo nel ruolo. Prima della processione al fiume, i fedeli offrono preghiere al santuario della sacerdotessa e altre ragazze portano sotto un velo bianco un cesto di sacrifici per la Dea.
La famiglia e il ruolo della donna Parlando dell’importanza della figura femminile nell’Osun-Osogbo Festival penso sempre al fatto che la Nigeria conta più di 120 milioni di abitanti, di cui la maggior parte sono donne. Nelle zone rurali lavorano in genere più dell’uomo e costituiscono infatti il 60% della forza lavoro (oltre a produrre quasi l’80% dei prodotti agricoli). Nonostante ciò, nella maggior parte dei casi il lavoro svolto dalle donne non è neppure retribuito. Ancora molto diffusa è la mutilazione degli organi genitali femminili e anche la pratica di concedere in matrimonio una ragazza indipendentemente dalla sua volontà, anche quando è ancora bambina. La gestione dell’eredità paterna cambia tra uomo e donna. Non viene suddivisa tra le figlie, ma distribuita tra i parenti maschi. Oggi la gran maggioranza delle famiglie tradizionali è patrilineare e patriarcale. Molte
di queste sono poligame, un’usanza legata al nostro contesto culturale piuttosto che a quello religioso. L’uomo ha il dovere di provvedere per il sostentamento della famiglia mentre la donna si occupa della formazione dei figli, anche se l’educazione di ciascun bambino è anche una responsabilità dell’intera comunità. La poligamia è anche legata al desiderio di avere altri figli. La famiglia allargata africana porta a considerare ogni anziano “padre” o “zio”, “madre” o “zia”, a seconda del rapporto di parentela o amicizia di quella persona con la famiglia. Il figlio che ha raggiunto l’età o lo status di lavoratore ha il compito di provvedere all’educazione dei propri fratelli. In questa tradizione l’effetto della famiglia allargata è molto sentito: se il figlio di mia sorella si trovasse in difficoltà, diventerebbe automaticamente anche una mia responsabilità.
La mia comunità, gli Yoruba, è caratterizzata da una pratica chiamata Aso-ebi: un gruppo di persone utilizza lo stesso modello o colore di tessuto per creare un abito che rappresenti un legame sociale o familiare tra chi lo indossa. Le occasioni di festa sono importantissime e tradizionalmente, dopo aver deciso la data il passo successivo è scegliere l’Aso-ebi. Chi partecipa all’evento ha il compito di decidere il colore, la qualità ed il costo del tessuto a seconda dell’occasione.
Le stoffe di uso quotidiano erano realizzate con filati di lino, iuta o canapa. Per le occasioni speciali come le cerimonie regali, i fili del bozzolo della falena Anaphe venivano filati per fare la seta grezza. Il tessuto tipico della comunità Yoruba è l’Aso-oke, lavorato nelle aree collinari da uomini e donne del gruppo. I processi di stampa più comuni sono il Tie-dye e il Batik. Nel Tie-dye il tessuto, prima di essere imbevuto nel colorante, viene arrotolato e legato per ottenere pattern variegati. Il batik, invece, è un processo conosciuto localmente come Ankara da cui derivano le stoffe Adire, contraddistinte da precisi disegni decorativi dipinti sul tessuto con pasta di amido o cera.
In occasione dei matrimoni le donne indossavano tradizionalmente il Wrap, un grosso pezzo di stoffa avvolto intorno alla vita, la Buba, una camicetta di tessuto bianco o crema ed il Gele, una fascia con la stessa stoffa arrotolata intorno al capo. A partire dalla metà degli anni ‘60 è iniziato a comparire tra i tessuti nigeriani il Pizzo che è entrato a far parte degli articoli popolari utilizzati per Aso-ebi. La domanda di abiti tradizionali è gradualmente aumentata e gli abiti nigeriani si sono diffusi nel panorama della moda locale ed estero e con essi anche la cultura Aso-ebi.
L’intricato design dell’Adire è il risultato di un lavoro dipinto a mano eseguito per lo più dalle donne che lo indossano generalmente come wrap o come ornamento. Forse più di qualsiasi forma d’arte, i tessuti riflettono la cultura da cui provengono e quelli di Adire sono un mezzo valido per trasmettere il ricco patrimonio culturale e le idee degli Yoruba ad altre culture del mondo esterno.
Il matrimonio e le sue tradizioni La mia famiglia ha origini dalla comunità di gioia per la coppia. Per il mio popolo, la Yoruba. I matrimoni tradizionali della mia donna sposa non solo il marito ma anche comunità sono grandi e vivaci, con una pre- le tradizioni della sua famiglia. senza compresa tra 200 e 1.000 ospiti. Que- È comune nella maggior parte delle tribù ste cerimonie sono celebrate da due donne nigeriane che l’uomo fornisca una combianziane dette Alagas. nazione di denaro e regali per la famiglia Lo sposo e i suoi testimoni devono prostrar- della sposa prima che il matrimonio possa si davanti alla famiglia della sposa e il petto aver luogo. Questo è noto come Eru Iyawo deve toccare completamente il suolo affin- in Yoruba (ossia il prezzo della sposa), ed è ché il saluto sia completo. Una volta che gli un gesto simbolico per dimostrare che l’uouomini si sono prostrati a terra, la sposa en- mo è in grado di prendersi cura di lei e deltra con le sue donne che indossano tutte un la loro nuova famiglia. Aso-ebi coordinato. Dopo questo, mette un Un’altra tradizione è quella in cui tutti gli incappello sulla testa dello sposo che viene vitati rompono una noce di kola e più sono indossato per il resto della cerimonia. Que- le parti in cui si rompe, più prosperità risto è noto come Igbeyawo. Quindi le met- ceveranno i padroni di casa e i visitatori. te un anello al dito e si dichiarano sposati. Infine, Aso-ebi significa “i vestiti di famiglia” Il matrimonio in Nigeria è un evento socia- ed è una tradizione che consiste nella decile, una celebrazione per l’intera comunità, sione da parte della coppia di uno schema e il cosiddetto gatecrashing—presentar- di colori uniforme che ogni parte della fasi senza essere stati invitati—è consuetu- miglia dovrà seguire. dine, purché si partecipi con l’anima ricca
Lo "Spraying" è il momento clou del ricevimento di nozze nigeriano. Gli ospiti "spruzzano" la coppia con contanti sulla pista da ballo per benedirli e farli continuare a danzare. Il popolo Yoruba inoltre, poco prima del rito del matrimonio, mantiene la tradizione in cui lo sposo prende tra le sue braccia la sposa per dimostrare che è in grado di sollevarla e sostenerla per tutta la vita coniugale.
Il Gele è un tradizionale copricapo nigeriano diffuso in gran parte dell’Africa. Molte donne nigeriane ne apprezzano molto la comodità e in particolare lo status sociale che rappresenta. Il modo in cui una donna Yoruba indossa il Gele può essere segno del suo stato civile: se indossato con le estremità verso sinistra significa che una donna è single, se indossato con le estremità verso destra significa che una donna è sposata. Solitamente è realizzato con tessuti Aso-oke o stoffe rese rigide attraverso inamidatura. Questo procedimento permette di modellare la stoffa in modo più o meno elaborato. La diffusione del Gele ha una storia controversa in quanto nasce come segno distintivo della schiavitù delle donne nere imposto dagli Stati Uniti. Nel corso degli anni è diventato segno di orgoglio per il popolo africano, elemento di riconoscimento di una precisa comunità. Sempre più donne rivendicano loro cultura e le loro tradizioni, l’abbigliamento diventa una parte importante del loro stile di vita. Le donne nigeriane sono molto orgogliose del loro aspetto e il Gele è il loro coronamento. Può essere stravagante o pudico, a seconda di chi lo sta legando e per quale occasione viene indossato.
Negli anni ‘70, il copricapo è riemerso come capo di abbigliamento indossato pubblicamente da alcune donne nere in contesti mediatici e politici. Per i moderni afroamericani il copricapo porta ancora questa contraddittoria metafora. Porta con se una funzione di emblema della loro discendenza dall’Africa Occidentale. Così, nel tempo, l’headwrap mostra una qualità dinamica nel raccogliere nuovi significati e nello spargere vecchie sfumature. Gli stilisti internazionali stanno sempre più incorporando i copricapi nelle passerelle nazionali e internazionali. Oggi vengono commercializzati e impreziositi in ogni modo e la legatura è ormai un servizio fornito dalla maggior parte dei truccatori e saloni in Nigeria o nelle comunità nigeriane in tutto il mondo.
Eyo Festival Pensando al Gele mi viene subito in mente stival principali di tutto il paese tanto che la donna, che essendo sottomessa non può lo festeggiamo tutti. L’Eyo Festival è la mapartecipare a uno dei festival più impor- scherata che esce solo nell’isola di Lagos, si tanti della Nigeria: l’Eyo Festival. Si tratta crede che rappresenti gli spiriti degli andi una celebrazione del mio popolo Yoru- tenati. Il Festival Eyo può essere tenuto in ba a Lagos ed è organizzato sotto gli auspici onore di un capo o quando avviene un’indella tradizione Yoruba. La mia città è l’ex coronazione. capitale della Nigeria e attualmente è la ca- Ogni Eyo esce al mattino da un Iga (palazzo) pitale commerciale chiamata il “Centro di di una famiglia regnante e si dirige verso il eccellenza”. La città di Lagos è divisa o se- santuario (Agodo). L’Eyo indossa l’Aga, un parata da una laguna in due parti: l’isola di cappello che porta i colori e lo scudo dell’ILagos e la terraferma di Lagos. ga da cui proviene. I nativi sono per lo più domiciliati nell’iso- I figli, le figlie e le mogli, così come gli amici la di Lagos, conosciuta anche come Isale e i vicini dell’Iga, seguono l’Eyo in una paraEko. Il Festival Eyo è una loro celebrazione, ta da un’estremità all’altra dell’isola di Laun’esibizione culturale e tradizionale in ma- gos proprio perchè sfila per l’intera città. I schera, che emerge dall’Iga (palazzo) dell’O- sostenitori non indossano abiti bianchi per ba o da uno dei membri del suo gabinetto. differenziarsi. L’unico Eyo che non fa parIl festival è utilizzato anche per mostrare te di un gruppo è il più anziano Eyo-Adila nuova cultura del popolo Isale Eko, poi- mu Orisa. Solo un maschio molto anziano e ché una volta la mascherata Eyo usciva spiritualmente avanzato può vestire come solo durante l’incoronazione di un re, o la Adimu ed è l’ultimo Eyo a lasciare l’Agodo. morte di un re. Ora è diventato uno dei fe-
Il copricapo Aga contraddistingue i diversi gruppi che nel corso della cerimonia sfilano in ordine gerarchico tra le vie della città. I gruppi principali sono cinque, e sono costituiti dagli Eyo anziani, i “Senior five”. Provengono da cinque conclavi e hanno una grande importanza all’interno della cerimonia a tal punto da essere venerati dagli altri gruppi.
L’Iboju è il velo che maschera il volto degli Eyo, lasciando libera la vista da una serie di fasce forate in corrispondenza del volto. Tradizionalmente è realizzato con il nostro tessuto Aso-oke e nasconde l’identità del mascherato rendendo i membri del gruppo uniformi e indistinguibili.
Questo lungo bastone, comunemente conosciuto come Opa, rappresenta l’autorità di ogni Eyo ed è l’oggetto più temuto dagli spettatori. L’Eyo ha il potere di benedire o castigare con il suo Opa. Quando si avvicina agli spettatori spesso questi scappano per paura di essere puniti. Essere toccati dall’Opa è segno di benedizione, se invece l’Eyo deciderà di punire impartirà una leggera sculacciata al mal capitato.
L’Aropale è un telo avvolto intorno alle gambe che, strisciando lungo le strade, simbolicamente spazza via la città di Lagos dal male e dalla sfortuna.
L’apparizione in pubblico dell’anziano Adimu accompagnato dal suo gruppo avviene una domenica prescelta. Il momento in cui l’Adimu si mostra in pubblico, sancisce l’inizio del festival che avverrà a partire dal sabato successivo.
Il Laba è l’Oba del gruppo Eyo tradizionale di Lagos e rappresenta la “polizia” per tutte le altre mascherate Eyo attraverso regolamenti e mezzi di controllo.
Eyo Oniko è al terzo posto nel girone dei cinque. Sono discendenti della famiglia reale della stirpe degli Onigemo. I loro cappelli a tesa larga sono vistosamente giallo brillante.
Le caratteristiche distintive di questo gruppo sono la loro sorprendente acconciatura classica modellata sulla tradizionale trama dei capelli Suku indossata dalle donne Yoruba del passato. Una delle regole sacre del festival è che nessuna donna deve indossare l’acconciatura Suku se intende partecipare ai festeggiamenti Eyo.
Il capo del corteo dell’Agere è di gran lunga il più spettacolare ed emozionante da guardare perchè cammina su trampoli alti ben più di 10 piedi. È un vero spettacolo da vedere quando appaiono per ultimi alla fine della cerimonia. È assolutamente vietato fotografarlo sui trampoli!
Il Festival Eyo è una celebrazione Yoruba che si tiene anche per l’incoronazione di un nuovo Oba o Igwe, personaggio molto importante perchè viene visto come prossimo solo al creatore. L’Oba può essere un re ma anche un capo. La regalità come istituzione è molto più di una cerimonia, rappresenta il regno e gli antichi costumi e tradizioni. Molte di queste antiche cerimonie sono state tramandate di generazione in generazione di re per quasi 700 anni come il festival Osun Osogbo. Nel 1959, ci fu l’alleanza tra Nigeria e Benin. Coloro che si opposero all’alleanza tra i popoli Itshekiri e Yoruba deposero l’Oba che era a capo, che trovò rifugio nel Benin. Entrambi lanciarono una maledizione su tutta la Nigeria. Così, il primo atto reale del nuovo Oba è stata l’abrogazione della maledizione perché le due nazioni erano legate dalla spiritualità e dalla politca. Una volta, le cerimonie d’incoronazione duravano dodici giorni e venivano eseguiti antichi riti sacri mentre l’Oba attraversava il regno, per lo più a piedi. Oggi avviene in concomitanza dell’Eyo Festival.
Calabar Festival Un altro evento caratterizzato da meravi- bar Carnival è unico perché ha promosso gliosi costumi che rappresentano la cultu- l’unità e l’orgoglio dell’Africa attraverso l’era africana è certamente il Festival Calabar. sposizione e l’interpretazione dell’Africa in Si tratta di un evento annuale noto anche generale. Inoltre il carnevale di Calabar procome Africa’s Biggest Street Party e mostra muove la conservazione del nostro credo e la cultura e il patrimonio africani per mez- della nostra cultura. zo di musica, abbigliamento, teatro e altre Il festival è stato diviso in quattro parti che creatività culturali di persone di talento. Il includono diverse celebrazioni: dal 1 al 10 carnevale è il più grande di tutta l’Africa e dicembre è la settimana del millennio, dal i costumi riflettono il patrimonio cultura- 12 al 17 dicembre è la settimana dello sport, le della gente. dal 19 al 24 dicembre è il TINAPA Family Calabar, nota anche come la città di Cana- Festival, e infine dal 25 al 31 dicembre è la an, è la capitale dello stato di Cross River settimana di Carnevale. nel sud della Nigeria meridionale. La città La festa del carnevale di Calabar prende è caratterizzata da splendidi paesaggi e me- il via ufficialmente con una cerimonia di raviglie naturali e per questo è stata etichet- illuminazione degli alberi. Le prime tre tata come “Il paradiso dei popoli”. settimane della manifestazione, sono caratIl carnevale culturale di Calabar non è solo terizzate da intrattenimenti musicali, feste per la popolazione nativa di Calabar e la tri- in piazza, mostre d’arte, concorsi gastronobù Efik presente nel territorio, è per tutti mici e di saggistica, eventi in maschera e gli amanti del carnevale culturale. Il Cala- balli tradizionali.
Odo Festival Pensando ai costumi del Calabar Carnival mi vengono in mente le maschere del Festival Odo che segna il ritorno dei morti per visitare i vivi nei villaggi Igbo settentrionali della Nigeria principalmente nella città di Enugu. Odo è un termine usato per descrivere i morti che ritornano per trascorrere fino a sei mesi con i vivi durante il festival. Appaiono come figure mascherate maschili e femminili interpretate da uomini che sono membri della società del culto della morte. Gli Odo vengono prima riaccolti con celebrazioni, quindi fanno visite alle loro case. La loro partenza è triste e coinvolge la comunità in un emozionante evento di congedo prima del viaggio di ritorno degli Odo. La celebrazione dura da dicembre ad agosto ed è caratterizzata da tre fasi distinte: l’arrivo degli Odo, il loro soggiorno con i vivi e la loro partenza. Poiché il Festival di Odo si verifica solo una volta ogni due anni, vengono realizzati preparativi elaborati per accogliere gli spiriti di ritorno. Le maschere
utilizzate nello spettacolo vengono rinnovate o ne vengono realizzate di nuove. Molte di queste preparazioni sono svolte in segreto dagli uomini, mentre le donne, che sono totalmente escluse e non possono avere conoscenza delle attività, sono responsabili di fornire cibo sufficiente per la celebrazione. Come nel mondo dei vivi, i morti sono organizzati in una gerarchia con sei categorie: anziano titolato Odo, Odo maschile e Odo femminile (che possono essere giovani o anziani), Odo bambino/infante, Odo spirito e Odo animale. Uno di questi personaggi, Okikpe, è un antenato alto undici piedi e sfila nel cerchio dello spettacolo tra applausi e scoppi di corno di elefante suonati dagli uomini titolati viventi del villaggio. L’unico personaggio femminile è quello di Ogolimaluihe, la moglie ideale, è centrale per lo scopo del festival, per aiutare a istruire i giovani nelle vie del popolo Igbo e, più specificamente, per consigliare le donne a rimanere obbedienti ai loro mariti.
Quando mio nonno morì qualche anno fa ricordo bene come tutti erano indaffarati per organizzare un funerale. La morte nella mia cultura non viene vista come una distruzione, bensì come un mezzo di transizione per un’altra vita. Certamente, tutto questo è considerato normale quando si tratta di un anziano che magari ha vissuto una vita piena e soddisfacente. Si crede fortemente nel destino (detto Akaraka) e quindi si tende ad accettare la sorte anche quando a morire è un giovane. È tradizione, alla morte di un giovane, interrogare gli Dei per capirne la causa. I funerali sono molto importanti, in quanto manifestano in qualche modo l’importanza della persona defunta. Infatti, la preoccupazione più grande che un anziano possa avere è incentrata sul dubbio che i suoi figli siano o no in grado di dargli dei funerali adeguati, sia per dimostrare ai vivi che ha raggiunto il successo durante la vita, che per comunicare agli antenati che non è vissuto in povertà e che ha pagato i suoi debiti con i vivi. Le varie comunità locali in credito con la persona defunta non si presentano ai funerali se tale situazione non è stata regolarizzata.
Il festival di Ouidah in Benin Il culto dei morti e degli spiriti in generale non è praticato solo in Nigeria, esistono numerosi altri festival che coinvolgono più nazioni dell’Africa Occidentale e che attraggano fedeli da parti ben più remote come il Brasile e Haiti. Ciò che accomuna questi festival è la matrice religiosa del voodoo. È il caso del famoso Festival Voodoo o Fête du Vaudou, che si celebra ogni anno il 10 gennaio a Ouidah, in Benin. Una particolare festività che annovera tra gli eventi una serie di sacrifici animali, maschere tradizionali, e adoratori di diversi gruppi etnici vestiti da spiriti. La convinzione che tutto sia spirito, inclusi gli esseri umani, è un principio centrale nel voodoo che combina elementi diversi come la medicina e la filosofia. I devoti provenienti da più parti del continente africano e del mondo si riuniscono nella piccola città di Ouidah per essere benedetti dal capo voodoo (il Roi), carica oggi ricoperta dal reggente al trono. Il festival si
apre con il sacrificio di una capra, che viene offerta agli spiriti in funzione propiziatoria. I fedeli festeggiano con danze tradizionali guidati dalla musica dei tamburi, alcuni di loro cadono in trance, posseduti dagli spiriti evocati. Si possono ammirare abiti tradizionali dai tessuti finemente lavorati, maschere riccamente decorate che nascondono il volto di chi le indossa. La festa è accompagnata da grandi quantità di cibi tipici e si consumano alcolici, in particolare è molto apprezzato il gin britannico. Elementi della tradizione africana si mescolano alla moderna globalizzazione. È inoltre possibile osservare diversi talismani e oggetti sacri chiamati “feticci”, che hanno il potere di evocare e mettere in contatto il fedele con lo spirito. In genere si tratta di statue dalle dimensioni contenute o di parti umane e animali quali capelli o peli. Esiste anche un particolare mercato ospitato durante il festival, dove i fedeli possono acquistare talismani e statuette.
Le maschere Egungun, accompagnate da percussionisti, girano per le vie della città senza una metà predefinita. Queste maschere, riccamente decorate, nascondono completamente il volto di chi le indossa e vengono realizzate utilizzando tessuti molto pesanti, pelli e drappi dai colori sgargianti a cui vengono applicate tante conchiglie a creare motivi geometrici. Infine vengono cosparse di olio di palma. Queste maschere vengono utilizzate per onorare gli antenani o per rappresentare gli stessi antenati come forza collettiva. Tra le maschere presenti si può osservare anche Zangebto, il guardiano della notte che gira coperto di una coltre di paglia.
Ma cos’è il voodoo e soprattutto dove nasce? Il voodoo è tra le religioni più antiche dell’Africa Occidentale. Ebbe origine nell’area geografica dell’Adja Tado, sul fiume Mono che divide Togo e Benin, ed è una religione dei caratteri sincretici. Il vuduismo attuale combina componenti derivanti dal cattolicesimo dei colonizzatori europei ed elementi ancestrali estrapolati dall’animismo tradizionale africano, che veniva praticato nel Benin prima del colonialismo. La parola "voodoo" deriva dal termine africano "vodu", che letteralmente significa “spirito”, “divinità”, o ancora più letteralmente “segno del profondo”. A differenza di quanto comunemente si ritiene, il voodoo non è un fenomeno legato unicamente alla magia nera, ma una religione a tutti gli effetti ed è dotato di un profondo corpus di dottrine morali e sociali, oltre che di una complessa cosmologia. Il
voodoo, si basa sulla venerazione della natura e degli antenati, e sulla credenza che i vivi e i morti coesistano fianco a fianco: il mondo dei morti è sovrapposto a quello delle persone in vita e vi si può accedere grazie a una serie di spiriti intermediari. La religione del voodoo è caratterizzata dalla credenza di un concetto semplice del peccato: i fedeli credono che si debba sempre compiere buone azioni e che si sarà puniti per tutti i comportamenti riprovevoli compiuti. L’idea negativa che si ha di questa religione dal forte spiritualismo si deve al colonialismo e al modo in cui il cristianesimo è stato diffuso nei paesi africani. In particolare, il sacrificio degli animali praticato dai credenti voodoo è stato associato alla stregoneria, nonostante sia un’usanza radicata anche nelle tradizioni di molte altre religioni.
Nonostante l’avanzare incessante del pro- erano di proprietà degli Spagnoli e sbarcati gresso tecnologico e la lenta perdita di un nei Caraibi formarono la Santeria, mentre mondo di tradizioni e riti, il mio popolo gli schiavi francesi fusero le loro credenze Yoruba è riuscito a preservare le proprie per creare il voodoo. usanze nel tempo. Il gruppo etnico-lingui- In generale, la caratteristica che accomustico vastamente diffuso in Africa Occiden- na le varie tradizioni sincretiche nel Nuovo tale, specialmente in Nigeria, con le sue Continente è la presenza di un Dio assoluto tradizioni è alla base di molte sub-religio- che si manifesta all’uomo tramite un pantheni. Il dialetto Yoruba di Lukumi è la lingua on di semi-divinità dai tratti umani (definiti liturgica delle diverse varianti di voodoo Orishà in ambito Yoruba e Lwa secondo il nate con il colonialismo e l’incontro con il Vodou Haitiano e di New Orleans), oltre ad cattolicesimo. Queste religioni sono nate in avere anche altre entità di status più basso, Nigeria in parallelo all’avviarsi della trat- a seconda del culto di riferimento. Fondata degli schiavi. Coloro che sbarcarono in mentale per questi culti è la figura del saSud America mantennero le loro tradizio- cerdote, il quale si occupa della ritualistica, ni Yoruba e combinarono il Cattolicesimo dell’organizzazione cerimoniale e in certi per sviluppare il Candomble. Gli schiavi che casi incorpora anche gli spiriti.
La mia religione tradizionale Yoruba, detta a Cuba Regla de Ocha o Santeria, è complessa ed è dotata di una ricco olimpo di divinità chiamate Orisha. Olorun (o Olodumare) è venerato come Dio-creatore, mentre le altri spiriti sono considerati come emissari o intermediari fra Olorun e gli uomini. Fra questi, si possono citare Oyá (Dea del vento), Ifá (divinazione o destino), Eleda (destino), Ibeji (gemelli), Osanyin (Dea della medicina e delle arti di guarigione), Obatala (il padre benevolo degli Orisha e dell’umanità) e Oshun (Dea della fertilità, protettrice dei bambini e delle madri), Ajalamo (Dio dei bimbi ancora non nati) e Shango (Dio del tuono). Non meno importante è Exù, messaggero che viene sempre omaggiato per primo. Una divinità specifica dell’olimpo Yoruba,
Ori, rappresenta gli esseri umani e le altre creature senzienti. Come in molte culture africane, i genitori e gli antenati defunti vengono considerati protettori dei loro discendenti. Sulle loro tombe si prega e si offrono sacrifici e i loro spiriti vengono rievocati da danzatori mascherati nelle feste Egungun. La mia religione si manifesta artisticamente anche attraverso la scultura, come nel caso delle figure Ibeji, che simboleggiano la credenza nel potere gemellare. Infatti, la popolazione Yoruba ha un tasso molto alto di nascita di gemelli. Un altro simbolo religioso è il bastone da ballo in onore di Exù, in cui i due volti guardano in direzioni opposte. La corona, infine, rappresenta un elemento chiave nel percorso del devoto.
Sono numerose le componenti che rendono il voodoo una religione unica nel suo genere. Tra questi elementi troviamo i “Vévés”, disegni effimeri che non erano originariamente destinati all’illustrazione. Sono realizzati con polvere di farina di mais, grano, cenere o mattone rosso e rappresentano un codice per chiamare gli spiriti e le divinità. Il disegno viene eseguito tutto in una volta, tra le dita, a terra, le gambe divaricate per cerimonie specifiche. Sarà cancellato senza rimorso dai piedi delle ballerine. Al di là dell’aspetto grafico, ha solo significato e forza per gli iniziati che eseguono i rituali ad esso associati. I Vévés sono specifici per ciascuna divinità e possono includere differenze regionali.
Le bambole e altri oggetti di culto come i talismani sono stati a lungo considerati negativamente come emblemi di una religione demoniaca. Da qui l’utilizzo del termine feticcio, che in portoghese (quello dei primi coloni) significa “incantesimo”.Nella tradizione e scultura africana sono realizzati in legno, ferro o con oggetti di uso quotidiano. Vengono riposti sui troni e sugli altari e la loro funzione è quella di incarnare la divinità o lo spirito invocato. Hanno un ruolo catalizzatore di preghiere, e desideri, o ancora possono essere utilizzati come contenitori per anime o sentimenti. Nella tradizione voodoo un oggetto inanimato diventa un mezzo, un supporto o la materializzazione del mondo invisibile.
Anche le maschere sono considerate oggetti carichi di potenza soprannaturale per la religione voodoo. Infatti, esse sono spesso il mezzo per captare la forza ultraterrena degli spiriti e appropriarsene, utilizzandola a beneficio della comunità. La maschera è solo un simulacro dello spirito e chi la indossa non viene identificato con esso finché questo non possieda la sua persona che cade in trance, “fuori di sé”. Nel momento cruciale della cerimonia o della danza, la condizione psicofisica della persona cambia, la quale si muove, parla e atteggia in modo completamente differente da quello abituale come fosse solo uno strumento del Dio che lo invade e possiede, raggiungendo uno stato ipnotico.
Ballare, cantare e fare musica sono aspetti fondamentali della religione voodoo e sono parte integrante dei rituali. I canti trasmettono forti emozioni, ma hanno soprattutto permesso di salvare dall’oblio determinati riti. I tamburi rappresentano il delicato legame tra il mondo umano e il mondo invisibile. La musica sacra, ma anche la danza, permettono al seguace della divinità di cadere in trance e quindi lasciare che lo spirito incarni il suo corpo e si esprima così liberamente. Se i ritmi e le danze hanno differenze regionali, ogni spirito può essere persuaso solo dai ritmi ad esso specifici. Questo è il motivo per cui l’apprendimento è complesso e inizia in tenera età.
Il potere politico del voodoo Il culto voodoo è una forza politica e spirituale contro l’abominio della schiavitù. È una potente arma di resistenza a qualsiasi forma di oppressione, sia culturale, spirituale o politica. Durante il periodo storico della tratta degli schiavi, coloro che sopravvissero al viaggio furono in grado di custodire la loro fede e le loro credenze in modo frammentato attraverso canzoni, musiche, balli e praticando segretamente il loro culto. Oggi la religione vuduista sta rivestendo un importante ruolo di attivismo, in particolare nelle regioni meridionali del Togo, per la lotta alla salvaguardia delle zone boscose considerate sacre e dove sono celebrati molto spesso i rituali vuduisti. La religione voodoo deve la sua salvaguardia a coloro che hanno creduto nel suo potere e che, nonostante i numerosi tentativi di eradicazione, sono riusciti a mantenere le proprie tradizioni praticandole in segreto e adattandole poi alle culture dei Paesi in cui si sono stabiliti in seguito alla deportazione. Il voodoo ha permesso ai suoi seguaci di trovare la forza per sopravvivere a tutte le forme di abusi legate alla schiavitù, di prendere controllo del proprio destino, mantenendo un forte legame con la propria cultura di origine.
Nel territorio di Ajido, nello stato di Lagos , viene celebrato ogni anno il festival voodoo Zangbeto, che significa Guardiano della Notte o Uomo della Notte. Il festival ha una forte risonanza sul popolo poiché rappresenta un deterrente sociale contro la criminalità e la corruzione, nonché un detentore dell'ordine pubblico. Lo Zangbeto è una figura che agisce nella realtà come una forma di polizia delle tradizioni e come tribunale popolare. Si tratta di una figura coperta con un rivestimento costituito da una massa intricata di minuscoli fili di fieno, rafia o altri materiali filiformi, che a volte sono tinti in tonalità molto colorate.
Le istituzioni moderne che hanno il compito di mantenere l’ordine non riescono a funzionare con la stessa efficacia di quelle tradizionali. Molti fedeli, infatti, preferiscono portare il proprio caso allo Zangbeto piuttosto che al comando di polizia. Con l’aumento della criminalità molte persone affermano che le istituzioni tradizionali, come lo Zangbeto, dovrebbero essere rianimate. Le credenze animiste della tradizione africana rimangono forti, anche se la maggioranza dei nigeriani è cristiana o musulmana. Per questo motivo le autorità nigeriane sono sempre più tolleranti nei confronti di queste celebrazioni, purché allontanino la criminalità.
La tratta delle donne Purtroppo alcune pratiche del voodoo sono usate anche per convincere, o meglio costringere, le ragazze nigeriane a partire per l’Europa. La tratta delle donne del mio Paese ebbe inizio negli anni ‘80, quando queste, stanche della mancanza di opportunità economiche, iniziarono a raggiungere, con documenti falsi, l’Europa. All’arrivo in Italia erano molto povere e furono costrette a prostituirsi. Questa migrazione da allora non ebbe mai più fine, ma anzi, con il passare del tempo aumentò. Se all’inizio la scelta di recarsi in Europa nasceva proprio dalla donna, con il passare degli anni diventò un vero e proprio traffico voluto da altri, fatto di bugie e inganni. Le persone (chiamate “sponsor”) che vanno alla ricerca di queste ragazze, le ricercano nei piccoli paesini rurali, dove l’informazione è più scarsa e spesso non sono neanche a conoscenza di questo problema. Alcune donne si fanno chiamare “Madame”: delle persone che in passato sono state vittime di tratta ma che hanno iniziato a prendere parte alla vendita di ragazze, dopo essersi arricchite. Ma la cosa che più di tutte impedisce loro di tornare indietro è appunto il rito voodoo che devono fare prima di partire. Infatti l’80-90% delle ragazze che partono sono costrette a svolgere rituali magico-religiosi che cercano di legare la ragazza a queste organizzazioni per saldare il debito delle spese. Il viaggio è uno dei periodi più difficili.
Japa
A presto
Testo definitivo conclu: Il mio racconto termina qui, parlando della discriminazione della donna da parte dell’uomo e della tratta, che è ancora poco conosciuta nella Nigeria. Si tratta di una realtà che deve essere resa nota al mondo ed è il motivo per cui le ragazze decidono di partire e lasciare il proprio Paese di origine. Non migriamo solo per la tratta, ma anche per la situazione politica del nostro Paese e per la corruzione che ormai non fa più scandalo, è considerata parte integrante del sistema e su essa se n’è creato uno di sussistenza. La Nigeria si basa molto sullo sfruttamento del suo petrolio, principale fonte di entrate per il Paese, ma anche delle peggiori forme di corruzione al mondo. Una corruzione che coinvolge nigeriani e stranieri. Un altro problema è l’abuso dei diritti umani e ambientali da parte di chi estrae il petrolio, perchè provocano l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Ed è così che si parla di Japa. Uno slang derivato dalla lingua Yoruba, che significa letteralmente “fuggire rapidamente da” una situazione pericolosa. Ora il termine ha assunto il significati di lasciare la Nigeria per andare in un altro Paese, migrare. Japa deriva da due parole Yoruba: Ja, che significa correre e Pa, che è usato per esagerare qualsiasi verbo in lingua Yoruba. Io come tante altre persone siamo scappate da questa realtà di corruzione, ma molte sono rimaste a causa della povertà, per sostenere la famiglia e per la mancanza d'istruzione. E così ho deciso di partire, lasciandomi alle spalle tutte le cose negative del mio Paese, ma portando sempre nel mio cuore le mie origini, le mie tradizioni e la mia cultura.
SCUOLA DI DESIGN
A rescue Ship for the Mediterranean | Semiotica del progetto, a.a. 2021/2022, Prof. Salvatore Zingale, PhD candidate Daniela D’Avanzo