CIÒ CHE DIRÒ ALL’ALTRO MAPS OF ALTERITY
Cecilia Buonocunto, Giuseppe Defilippis, Maria Martinuz, Donato Renzulli, Antonio Sacchet
L’elaborato, sviluppato per il progetto “A rescue Ship for the Mediterranean”, volto a comprendere l’alterità nel fenomeno migratorio del Mediterraneo, racconta la cultura Egiziana attraverso gli occhi di Ahmed, emigrato in Italia 30 anni fa. Partendo da una descrizione degli aspetti geo-politici del Medio Oriente, il documento si focalizza poi sull’Egitto. Il Paese viene introdotto con la sua evoluzione storica, la situazione politica e le diversità lingusitiche e religiose. La descrizione poi viene approfondita attraverso il racconto della cultura popolare e delle esperienze personale di Ahmed, che ci ha parlato degli oggetti culturali del suo paese, dei luoghi simbolo e delle tradizioni più sentite. Infine, il protagonista del racconto ricorda la sua esperienza di migrazione e quale è stato il percorso di integrazione in Italia, tra fatiche, compromessi e conquiste.
MEDIO ORIENTE Il Medio Oriente è un’area estremamente composita e ricca di storia che si è andata ridefinendo nel corso del tempo sulla base di una grande varietà di fattori politici, economici e culturali. In linea di massima, dal punto di vista geografico, il Medio Oriente comprende territori dell’Asia occidentale e dell’Africa settentrionale. Quasi completamente islamizzato nel XII-XIII secolo, fu in gran parte e a lungo sottoposto al dominio ottomano. Dotato di immense risorse petrolifere, e dunque decisivo per l’approvvigionamento energetico mondiale, costituisce da diversi decenni una delle aree geopolitiche più instabili del Pianeta.
Migrazioni d verso l’Euro
عازنلا-ينيطسلفلا
Conflitto israelo-palestinese cominciato nel 20esimo secolo
Nell’arco dei prossimi due anni, è previsto che circa due milioni di lavoratori egiziani si rechino in Libia per aiutare nella ricostruzione del Paese.
Gheddafi 1969-2011
Alleati nella disputa con l’Etiopia per la la Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD), una diga che il paese etiope sta costruendo sul Nilo azzurro
L’espressione “Medio Oriente” ha origini molto antecedenti all’avvento del colonialismo. Nel suo Historiae Adversum Paganos (416), lo storico romano Paulus Orosius (374-420) fece riferimento a una delegazione spagnola di stanza a Babilonia (usando l’espressione «medio Oriente» («Hispanorum Gallorumque legatio in medio Oriente apud Babylonam»)
Il Medio-oriente presenta una grande varietà di lingue e dialetti. Le varie lingue parlate non seguono i confini politici degli stati
dei Siriani opa
IRAQ
“Guerra imposta” dall’1980 al 1988
Per i numerosi giacimenti di petrolio e gas naturale, i paesi che si affacciano sul golfo persico, vengono chiamati petrolmonarchie
ebrei cristiani sciiti
sunniti È di enorme importanza strategica e commerciale in quanto consente attraverso il transito del canale di Suez il passaggio veloce dall’oceano Atlantico attraverso il mar Mediterraneo e il sud-continente europeo, all’oceano Indiano, il sud-continente asiatico, l’Africa orientale e l’oceano Pacifico, senza la circumnavigazione dell’intero continente africano.
La maggioranza della popolazione medio-orientale è di fede islamica, con una forte divisione tra sunniti e sciiti.
EGITTO
L’Egitto è uno Stato dell’Africa nord-orientale, che si estende anche in territorio asiatico, a Est dell’istmo di Suez (penisola del Sinai). Il nome deriva da quello dell’antica città di Menfi, in babilonese Hikuptah. Confina a Nord-Est con Israele e, per un brevissimo tratto (11 km), con la Striscia di Gaza, territorio amministrato dall’Autorità Nazionale Palestinese, a Sud con la Repubblica del Sudan e a Ovest con la Libia: frontiere, le ultime due, del tutto convenzionali, stabilite nel periodo del protettorato britannico. A Nord il paese è bagnato dal Mediterraneo e a Est dal Mar Rosso.
Popolazione
Storia
Lingua
L’Egitto conta più di 100mln di abitanti. La popolazione odierna è il frutto di un antico mescolamento di gruppi autoctoni con altri provenienti dall’Asia e dall’Europa. I nomadi Beja e gruppi di origine nubiana si sono da tempo insediati nelle zone desertiche meridionale. In tempi più recenti, si è registrato l’arrivo di gruppi beduini dalla penisola arabica contestualmente alla diffusione dell’Islam (dal 7° sec. d.C.). Meno importante numericamente rispetto alle componenti arabe è risultata l’incorporazione di individui sudanesi e subsahariani.
Culla di una delle più potenti civiltà del mondo antico (Egizi), l’Egitto è rimasto per secoli un paese di conquista. Sotto dominazione araba per molti secoli (VII - XVI d.C), nel 1517 divenne parte dell’impero Turco Ottomano che dovette però contendere il dominio con i Mamelucchi. Nel 1798 fu scenario delle spedizioni Napoleoniche e successivamente, nel 1882, divenne un Protettorato del Regno Britannico di cui subì l’influenza fino al 1952, anno della rivoluzione militare che precedette la salita al potere di Nasser (1954).
La lingua ufficiale è l’arabo egiziano che è la varietà di arabo più diffusamente conosciuta dagli arabi non egiziani e svolge il ruolo di lingua franca per il Nordafrica e il Medio Oriente. Varia localmente secondo un continuum di dialetti, il più importante dei quali è quello del Cairo. Per scopi commerciali e turistici, inoltre, sono diffusi la conoscenza e l’uso dell’inglese e del francese. L’antico copto, fase finale della lingua egizia, oggi sopravvive solo come lingua liturgica nelle celebrazioni cristiane.
Sede della Chiesa cristiana Copta Papa attuale: Teodoro II
Polo economico e culturale Sede di importanti univesità Al-azhar: scuola islamica Università del Cairo: scuola occidentale
Piramidi e Sfinge principale area turistica
Grande impatto ecologico
Religione
Migrazioni
La religione più professata è quella islamica sunnita (90%); il rimanente è formato da cristiani copti. Esistono varie minoranze etnico-culturali: alcune di esse si distinguono anche per la conservazione delle proprie lingue, come i Nubiani nel Sud del paese, i Beja a Est, tra il Nilo e il Mar Rosso, e vari gruppi di origine europea o vicino-orientale (Greci, Armeni ecc.) insediati nelle maggiori città; altre, invece, come i beduini, sono divenute pressoché totalmente arabofone, pur mantenendo il loro stile di vita.
L’Egitto costituisce da molto tempo un punto di riferimento per le migrazioni dell’area medio-orientale ed africana in quanto meta di arrivo o tappa di viaggio di profughi e richiedenti asilo dei Paesi limitrofi. Allo stesso tempo è stato anche porto di partenza per la migrazione, perlopiù di tipo economico, dei suoi concittadini sia verso altri Paesi arabi, principalmente Libia e Paesi del Golfo, sia verso l’Europa. A seguito della Primavera Araba che ha investito tutta l’area ed ai mutamenti politici interni all’Egitto, si è, però, assistito ad una trasformazione dei
flussi migratori in ingresso ed in uscita dal Paese. Frutto di questo contesto è una partizione del contingente dei migranti in quattro principali categorie: immigrati stranieri in Egitto; immigrati stranieri transitanti per l’Egitto; emigrati egiziani di ritorno dai paesi di immigrazione; emigrati egiziani. Su ognuno di questi gruppi, gli effetti dei mutamenti politici, degli attacchi internazionali e delle guerre civili, hanno ridefinenito le condizioni di vita, i caratteri della migrazione e le politiche di cui sono oggetto.
ATLA
ANTE Le prossime pagine raccontano la cultura egiziana attraverso un atlante di oggetti, tradizioni e luoghi che definiscono la cultura di un popolo e il suo rapporto con il Paese. Attraverso il racconto di Amhed si ricordano i piatti più rappresentativi della cucina egiziana, i prodotti artigianali e le tradizioni legate a riti e leggende. Sono raccolti, inoltre i capi d’abbigliamento tradizionali utilizzati soprattutto durante le cerimonie.
LA CUCINA EGIZIANA
La cucina egiziana è il risultato dell’incontro di diverse tradizioni e culture: riprende piatti tipici dal Mediterraneo fino al Medio Oriente. Si sviluppa su preparazioni semplici, che hanno alla base ingredienti come pane, verdure, spezie, carne e pesce. Il pane è un elemento centrale dell’alimentazione: infatti il termine stesso, nella lingua arabasignifica “vita”. Molte pietanze sono accompagnate da schiacciate fresche o fritte. Anche le verdure sono ingredienti fondamentali dei piatti egiziani, solitamente sono preferite tipologie tradizionali dell’agricoltura del paese, come melanzane, zucchine, fave, cetrioli, pomodori, cipolle e aglio. Fra le spezie, estremamente caratterizzanti per la cucina egiziana, vi sono il cumino, il coriandolo, il cardamomo, la cannella, i semi di anice, il peperoncino, i chiodi di garofano, il pepe e il prezzemolo.
Una miscela molto conosciuta e utilizzata è la Dukkah, servita a colazione o come antipasto. Si sa quanto per la cucina egiziana, come per altre nazioni medio orientali, la carne di maiale sia vietata per la religione islamica. Sono piuttosto preferite quelle di agnello, montone e pollo. Anche il pesce è molto utilizzato nelle preparazioni egiziane: le varietà più diffuse sono sia di mare che di acqua dolce. Tra i più conosciuti vi è la Tilapia del Nilo, tradizionalmente arrostita in crusca di frumento. I piatti tipici sono solitamente caratterizzati da portate uniche e abbondanti nelle porzioni, nelle quali si possono trovare pietanze diverse.
ATLANTE
TA’MIYA
Le Ta’miya, sono una pietanza molto diffusa in tutto il Medio Oriente oltre che in Egitto. Sono costituite da polpette di legumi (ceci, fave o fagioli tritati) e spezie come sommacco, cipolla, aglio, cumino e coriandolo. Sono fritte e poi accompagnate con hummus, yogurt e/o verdure come pomodori e cetrioli, usati al naturale o sott’aceto. Spesso vengono consumate con un pane arabo soffice e basso, il marquq (hubs’arabi).
CUCINA EGIZIANA
ATLANTE
KOSHARI
Il koshari è un piatto vegetariano economico, che si consuma spesso per le strade del Cairo, grazie alla sua preparazione veloce e semplice. I diversi ingredienti, disposti a strati, sono principalmente: riso, pasta, ceci, lenticchie e salsa di pomodoro. Il piatto è guarnito con cipolle fritte e condito con il Mastika, un liquore di origine Greca, oppure una miscela di spezie chiamata Baharat. Essendo un piatto vegetariano, può anche essere consumato durante la Grande Quaresima dei Copti.
CUCINA EGIZIANA
ATLANTE
MAHSHI
La preparazione del Mahshi, come il significato della parola stessa suggerisce (“ripieno”), consiste in verdure ripiene con riso, erbe, passata di pomodoro e spezie. Tra le verdure più utilizzate vi sono melanzane, zucchine e foglie di cavolo o di vite. Vengono utilizzate spezie come aneto, prezzemolo e coriandolo. Specialmente in Egitto è diffusa l’aggiunta di carne macinata, preparata con cipolla, prezzemolo, cumino e passata di pomodoro. È un piatto molto utilizzato, presente a tutte le occasioni come matrimoni o riunioni di famiglia, specialmente durante le celebrazioni del Ramadan, in quanto piatto economico e semplice.
CUCINA EGIZIANA
ATLANTE
FUL MEDAMES
Il Ful Medames, chiamato anche semplicemente Ful o Fool, è una purea di fave, mescolate ad aglio, olio e succo di limone, molto simile all’hummus. Di solito si mangia semplicemente con il pane ma puo’ essere accompagnato da uova bollite, salsa di pomodoro o burro. Spesso è consumato per colazione, oppure è venduto come ripieno di panini, da venditori ambulanti che li estraggono da enormi pentole in rame in costante ebollizione, posti ai lati delle strade o nei suk.
CUCINA EGIZIANA
ATLANTE
MOLOKHIA
La molokhia, molto consumata anche nella tradizione palestinese, è una preparazione solitamente accompagnata da coriandolo, riso e bocconcini di coniglio o pollo. Consiste in una zuppa a base di una verdura molto amara, simile alla malva, la foglia del Corchorus olitorius. Il termine molokhia, letteralmente, significa “ortaggio del re” e infatti risale al tempo dei faraoni. La leggenda narra che avesse curato da una grave malattia uno dei re egizi.
CUCINA EGIZIANA
TRADIZIONE & ARTIGIANATO
La cultura del paese dell’Egitto trova le sue radici in una storia e in un passato antichissimi. Questo giustifica la presenza, ancora oggi, di riti e tradizioni, nell’artigianato, nei costumi e, soprattutto, nella religione, che vengono millenni fa. Sebbene la religione sia diversa rispetto a quella dell’Antico Egitto, molte tradizioni sono rimaste simili, come nella produzione di manufatti artigianali e i simboli ad essi collegati. Spesso, infatti, la tradizione legata ad alcuni oggetti, simbolo della cultura egiziana moderna, trovano la loro spiegazione e la loro persistenza nella diffusione di rituali religiosi legati all’Islam (come, tra i più importanti, il Ramadan), ma anche di influenze più remote.
Alla base dell’artigianato egiziano vi sono manufatti ancora realizzati a mano, utilizzando processi che derivano dell’Antico Egitto: un esempio sta nella realizzazione di calzature come i sandali, che mantengono tecniche di realizzazione simili a quelle del passato. Anche la tradizione legata alla produzione di altri oggetti, come contenitori, vasi o ciotole, deriva dal passato, dalla necessità di poter trasportare e conservare le pietanze, ma soprattutto, l’acqua. I prodotti che caratterizzano l’artigianato egiziano tutt’oggi hanno una storia millenaria, spesso associata ad usanze e rituali precisi, che hanno permesso loro di mantenersi inalterati nel corso dei secoli.
ATLANTE
FANOUS
TRADIZIONE E ARTIGIANATO
La lampada Fanous, conosciuta anche come Fanous Ramadan, è una lanterna tipica della tradizione egiziana, con cui le strade e le case vengono decorate durante il mese del Ramadan. È un vero e proprio simbolo del mese sacro. Queste lanterne, originariamente realizzate in legno, sono prodotte a partire da metalli, che vengono traforati e decorati con diverse trame. La tradizione vuole che i bambini girino per le strade della città con le lanterne, cantando e offrendo le benedizioni di Allah, in cambio di dolci e piccoli regali. Questa, insieme ad altre, è una delle molte pratiche che rendono tanto vivace il mese del Ramadan.
ATLANTE
LE LANTERNE
TRADIZIONE E ARTIGIANATO
Le lanterne e le lampade, durante tutto l’anno, caratterizzano fortemente la tradizione egiziana. Questo porta ad una produzione molto elevata di questi manufatti, di cui i mercati (i suk) sono colmi. Molte sono le leggende che raccontano la nascita delle lanterne e una di queste narra che durante la dinastia fatimide l’esercito avesse ordinato alla gente di accogliere il califfo di notte, illuminando le strade con candele e, per proteggere le fiammelle, di avvolgerle con una protezione in legno. Le semplici scatolette di legno divennero poi elaborate lanterne, che brillano ancora oggi nelle notti egiziane. Negli anni passati erano utilizzate dagli “svegliatori”, ossia da quelle persone che, circa un’ora prima dell’alba, giravano con un piccolo tamburello e la loro lanterna per svegliare i cittadini che dormivano, in modo che potessero effettuare in tempo il loro sohur, l’ultimo pasto prima dell’inizio di una nuova giornata di digiuno. Una settimana prima dell’inizio del Ramadan, le strade egiziane vengono trasformate in capolavori di illuminazione con tantissime fanous e i bambini giocando con la loro lanterna cantano una tradizionale filastrocca, in arabo egiziano, dal titolo “wahawy ya“.
Questa filastrocca è profondamente legata alla tradizione del mese del Ramadan. Eyaha, in antico egizio, significa “luna”. Allo stesso tempo, questo era il nome della madre del farone Amose I, che si narra avesse liberato il paese dall’occupazione degli Hyksos. Più leggende cercano di spiegare l’origine di questo canto, ma sicuro è che il duplice significato, “benvenuta, Eyaha”, e “benvenuta, luna” torna rispetto alla diffusa tradizione di far coincidere l’inizio del Ramadan con le fasi lunari.
ATLANTE
RAMADAN
TRADIZIONE E ARTIGIANATO
Il Ramadan è uno dei cardini della religione islamica. Basato sull’osservazione della luna crescente, coincide con il nono mese dell’anno e dura 29 o 30 giorni. Consiste in un mese di digiuno, in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto. Fa parte così dei Cinque Pilastri dell’Islam: il digiuno diventa vero e proprio precetto religioso. Il musulmano che lo pratica, si astiene da cibo, acqua, fumo e rapporti sessuali, dall’alba al tramonto. Il Ramadan pone il credente di fronte alle sue dipendenze fisiche e mentali, è un periodo in cui si ristabilisce un rinnovato equilibrio. Terminato il mese di osservazione del Ramadan, si celebra la festa di “rottura del digiuno”, la “id al-fitr”. Sempre presenti sulla tavola, al momento serale della rottura del digiuno, sono i datteri spesso immersi o accompagnati da un bicchiere di acqua o di latte per preparare lo stomaco al pasto.
A questo proposito si mangiano quindi minestre, verdura, frutta e molti dolci con il miele, per reintegrare liquidi e calorie necessarie al giorno seguente. La consumazione di questi tipi di cibi deriva stesso da un passaggio del Corano.
ATLANTE
OLLA
TRADIZIONE E ARTIGIANATO
La realizzazione di prodotti in ceramica, a partire dall’Antico Egitto, è sempre stata centrale: questi oggetti venivano decorati a seconda delle religioni e degli utilizzi. Ad esempio, i contadini erano soliti usare questi utensili simili a vasi o anfore, realizzati a mano, per trasportare e bere l’acqua. Sono oggetti rimasti nell’uso comune, anche fuori dalle aree rurali, spesso possono addirittura essere trovati per strada, per offrire un sorso d’acqua ai passanti. In particolare, gli Olla, se disposti in particolari punti, chiamati “Mashrabeya”, hanno la funzione di rinfrescare l’ambiente.
ATLANTE
EL SEBOU
TRADIZIONE E ARTIGIANATO
In Egitto, questo è un rituale praticato al settimo giorno dalla nascita del bambino. Indipendentemente da religione o sesso, condizione economica o sociale, il settimo giorno, nell’Antico Egitto, era segno di buona salute del bambino e rappresentava allo stesso tempo un numero sacro. Ad oggi, l’El Sebou si pratica con l’utilizzo di una Olla, che cambia leggermente nella forma, a seconda che sia un maschio o una femmina. In questa sede viene anche scelto il nome del bambino, in base a quale fra tre candele resta accesa per di più. È occasione per le famiglie per festeggiare la nascita del bambino con candele, dolci, decorazioni colorate e balli. La pratica centrale dell’El Sebou è che la madre passasopra ad un cesto in cui viene steso il bambino, per sette volte, in segno di amore, protezione e autorevolezza.
LUOGHI
Le differenze culturali presenti all’interno del territorio egiziano si possono ritrovare analizzando le diverse aree geografiche e la loro storia, soprattutto recente, per essere in grado di comprendere quali siano le problematiche e la diversità presenti all’interno di questo territorio. Da Nord a Sud il territorio presenta notevoli differenze principalmente dettate dalla conformazione geografica che nell’antichità ha permesso un maggiore sviluppo nella zona settentrionale del paese, in quanto quella in prossimità delle coste del Mediterraneo e della foce del fiume Nilo.
Nella zona meridionale lo sviluppo è stato più difficoltoso principalmente per il clima desertico della zona, tuttavia molte civiltà si sono stabilite in quell’area grazie alle inondazioni del fiume Nilo che permettevano di coltivare. Ad oggi alcune aree del paese sono rimaste ugualmente popolate come nell’antichità mentre altre si sono svuotate vedendo una progressiva migrazione verso le città più civilizzate.
ATLANTE
LA PENISOLA DEL SINAI
Da tempo, la penisola del Sinai è luogo di contese nazionali e internazionali. A livello nazionale, è ritenuta sia come un’area trascurata dal punto di vista economico-sociale, sia come un territorio estremamente ambito in una prospettiva geostrategica. Per questo, durante gli anni ’60 è stato oggetto di contese fra Israele ed Egitto, fino alla Guerra dei Sei giorni, per tornare infine nelle mani dell’Egitto negli anni ’80. In periodi recenti, la zona ha visto un interesse sempre maggiore da parte di forze terroristiche nell’utilizzo della penisola come base strategica. Il governo egiziano nel 2018 è intervenuto con un’operazione internazionale, volta a contrastare l’avanzamento e lo sviluppo di gruppi terroristici nel paese.
LUOGHI
ATLANTE
DELTA DEL NILO
La zona del delta del Nilo è una delle aree più densamente popolate del pianeta, fin dall’antichità è stato così per la sua grande attrattività, dovuta alle possibilità agricole e di allevamento che questa offre. Si tratta di un’area estremamente vasta in cui nell’antichità, grazie al limo depositato dal Nilo, è stato possibile uno sviluppo dell’agricoltura su larga scala e di conseguenza l’insediamento di diversi gruppi etnici. Nella storia recente, inoltre, l’intervento antropico sull’area ha contribuito a rendere il Delta meno fertile, ha portato l’agricoltura ad un mutamento introducendo fertilizzanti e molte specie autoctone ad estinguersi.
LUOGHI
ATLANTE
ASSUAN
La città di Assuan ha visto un grande sviluppo durante la storia moderna, grazie al progetto che, da dopo la Seconda guerra mondiale ha cambiato fortemente l’assetto economico dell’Egitto. Con l’introduzione del Bacino di Nassar, l’Egitto fa fronte al suo fabbisogno di energia elettrica e regola le piene del fiume Nilo, limitando le inondazioni in specifici periodi dell’anno. Questo, però, ha portato ad un’emigrazione di circa 90000 persone, che hanno lasciato i loro villaggi, tradizioni e costumi, trasferendosi in contesti urbani. Dopo l’introduzione del sistema di sbarramento, si è assistito ad una modificazione del territorio, tale per cui a molte persone non è più garantito il mantenimento.
LUOGHI
ATLANTE
IL CAIRO
Da sempre, Il Cairo è il centro nevralgico dell’Egitto e la zona più sviluppata. Sin dall’antichità, è stata sede di scambi commerciali e culturali, grazie ai quali sono stati naturali lo sviluppo e la crescita di luoghi di aggregazione fra cui i famosi suk, ovvero bazaar e mercati che hanno origini a partire dall’XI secolo. Se i primi luoghi di aggregazione sono stati i mercati o i luoghi di culto in epoca recente, dopo la colonizzazione europea l’intera città è diventata un luogo di sviluppo e crescita sociale, non vi è più soltanto il mercato ma sono nate università, imprese e centri di svago.
LUOGHI
ATLANTE
MERCATO E UNIVERSITÀ
MERCATO
Il mercato di Khan el-Khalili, ad oggi è sia un’attrazione turistica, con souvenir e street food, che un luogo in cui si possono osservare i segni della diversità dell’Egitto e della cultura Araba. Da sempre è il centro nevralgico dell’area e nel tempo ha contribuito allo sviluppo di usi e tradizioni dell’Egitto andando ad ospitare in un unico luogo popoli diversi.
UNIVERSITÀ
Importante è, per questa città, anche la presenza di due università. La prima, quella di al-Azhar, fu fondata nel X secolo ed è uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita. È considerata una tra le più antiche università ancora funzionanti del mondo. L’Università del Cairo, invece, è la prima università medio-orientale a stampo occidentale. Fu fondata nel 1908 e ospita attualmente 200 mila studenti.
LUOGHI
ABBIGLIAMENTO
Fin dall’antichità l’Egitto ha avuto una grande tradizione legata agli indumenti, tuttavia in epoca moderna vi sono stati notevoli cambiamenti che hanno portato ad avere un’impronta sempre più occidentale nel modo di vestire all’interno del paese. Tradizioni molto antiche legate agli abiti sono oggi soltanto un ricordo e hanno lasciato spazio alla moda occidentale, rimangono però utilizzati particolari capi tradizionali durante alcune cerimonie o eventi tradizionali che mantengono in vita la storia e la tradizione legata all’abbigliamento. Se un tempo si trovavano nei mercati tessuti tradizionali, gioielli con particolari decorazioni e calzature come i tipici sandali, oggi
questi oggetti restano come un qualcosa da far acquistare ai turisti e che dunque perdono il loro valore simbolico. Nelle case è però possibile trovare cimeli di famiglia che risalgono alle epoche in cui l’egitto doveva ancora essere oggetto della conquista europea, periodo nel quale per strada le persone indossavano copricapi, tuniche e calzature tipiche e tradizionali. L’abbigliamento prima del dominio francese ed inglese era un aspetto molto caratterizzante delle varie popolazioni presenti sul suolo egiziano. le diverse comunità e i diversi ceti sociali si differenziavano a seconda dei tessuti, dei materiali, delle colorazioni e delle decorazioni dei loro indumenti.
ATLANTE
ABBIGLIAMENTO
JELLABIYA
Indumento tradizionale egiziano della Valle del Nilo, indossato tradizionalmente anche in Sudan, Etiopia ed Eritrea. Il jellabiya differisce dal thawb arabo, in quanto ha un taglio più ampio, nessun colletto (in alcuni casi, nessun bottone) e maniche più lunghe e larghe. Le versioni per i contadini hanno maniche molto larghe e tasche cucite usate per trasportare tabacco, denaro o altri piccoli oggetti. Lungo la costa del Mar Rosso in Egitto, Nubia e Sudan e tra alcune tribù Beja, il dishdasha arabo è preferito a causa dell’associazione della jellabiya con l’agricoltura. I jellabiya indossati in estate sono spesso bianchi. Durante l’inverno,si usano tessuti più spessi che sono grigi, verde scuro, oliva, blu, marrone o a strisce, e siindossano sciarpe colorate intorno al collo. L’indumento è tradizionalmente indossato con un ammama (turbante).
DISHDASHA
La dishdasha è un indumento lungo fino alle caviglie, di solito con maniche lunghe, simile ad una tunica. Generalmente è indossata dagli uomini musulmani, per lo più nel mondo arabo. Si tratta normalmente di un abito di cotone, ma possono essere utilizzati anche materiali più pesanti, come la lana, soprattutto in climi freddi.
ABAYA
L’abaya talvolta chiamato anche aba, è un semplice, ampio soprabito, essenzialmente un abito simile ad una tunica, indossato dalle donne in del mondo musulmano. Gli abayat tradizionali sono neri e possono essere o un grande quadrato di tessuto drappeggiato sulle spalle o dalla testa o un lungo caftano. L’abaya copre tutto il corpo tranne la testa, i piedi e le mani. Può essere indossato con il niqāb, un velo sul viso che copre tutto tranne gli occhi. Alcune donne indossano anche lunghi guanti neri, così anche le loro mani sono coperte. È comune che l’abaya sia indossato in occasioni speciali, come le visite in moschea e le celebrazioni delle feste islamiche per Eid al-Fitr e Eid al-Adha.
AHM
Storia di una migrazione
MED A seguire una raccolta delle frasi e dei concetti più interessanti e rappresentativi di quella che è stata l’esperienza di migrazione di Ahmed, 50 anni, Milano. Ahmed si è trasferito nella metropoli italiana nel 1989, quando aveva appena 20 anni. Tutto era per lui sconosciuto e gli sono serviti impegno e determinazione per riuscire ad integrarsi e comprendere la cultura del suo nuovo paese. Ha condiviso con noi la sua storia.
La mia storia è diversa perché ho sempre trovato le persone giuste. Ora forse non le avrei trovate.
AHMED, STORIA DI UNA MIGRAZIONE
Io ero abbastanza bravo a giocare a pallone, abbiamo iniziato nelle piazze. C’era uno che si chiamava Paolo e diceva che ero molto bravo, diceva di andare con lui: “Abbiamo una squadra, si chiama squalo”. Ho fatto molte amicizie grazie ai miei piedi. Ma anche grazie a dio anche che mi ha fatto incontrare quei ragazzi. Loro capivano cosa vuol dire lasciare un paese. Giocavo tutti i giorni. Io non capivo niente, ma ho fatto amicizia con Paolo. Mi ha fatto conoscere i suoi amici, la sua famiglia. Dicevano “vieni con noi al Naviglio”, allora era bellissimo.
AMICIZIE
Lui non capiva il significato di vivere, di lasciare un paese, imparare, migliorarsi.
AHMED, STORIA DI UNA MIGRAZIONE
Nel ‘91 sono andato a lavorare a Brera, American bar. Amavo lavorare la sera perché vedevo tanta gente in giro, mi piaceva l’atmosfera, i ragazzi. Ma avevo un problema: il proprietario, di Varese, era proprio razzista. Ci odiava. Mi sono salvato perché non ero troppo scuro di pelle. Non mi salutava neanche. Sarà il suo carattere, mi dicevo. Lui veniva da una famiglia ricca, non capiva il significato di vivere, di lasciare un paese, imparare, migliorarsi. Non mi vergognavo di fare niente, facevo quello che mi chiedevano... Un giorno c’era il compleanno di un amico del padrone. Abbiamo bisogno di fare delle tartine, mi ha detto. Ho pensato: magari riesco a mettere qualcosa in più. Ho tagliato la verdura e ho fatto un pinzimonio. Vedevo che alla gente piaceva. Sentire qualcuno che dice buono, per me era il massimo! Qualcosa che ho fatto io.
LAVORO
Quando mi impegnavo a fare una cosa ottenevo risultati.
AHMED, STORIA DI UNA MIGRAZIONE
LE DIFFERENZE CULTURALI
Un altro problema. Non sapevo cosa voleva dire salame, cotto, spalla… non sapevo il gusto. Io non mangio il maiale. Ma devi assaggiare quello che fai. Ho pensato, devo avere uno che mi fa da palato. Un bravo ragazzo tuttofare volenteroso. Da lì ho cominciato a far sposare i gusti. Pasta, riso. Erano diverse queste cose. Quando dicevano che schifo era come una spada nel cuore, ci rimanevo male. Non era facile imparare ma ho iniziato ad amare a far da mangiare per gli altri. Quando mi impegnavo a imparare una cosa ottenevo risultati. Io non bevevo, ho iniziato ad assaggiare i cocktail per capire. Mi dicevano “mi dai un negroni, mi dai quell’altro”. Chiedevo al barista, cos’è questo bicchiere che esce più volte? Come si fa? Qua ci va rum, lime zucchero di canna, mi spiegavano. || Posso fumare? - ride - lo so, un vizio di merda || Però dovevo assaggiare. Poi andavo a pregare e dicevo dio mio perdonami. Tu devi essere come sei, dicevo a me stesso…
Cercavo di essere un esempio. Tenevo molto ad essere preciso, stare attento alle parole.
AHMED, STORIA DI UNA MIGRAZIONE
Ho iniziato a conoscere gente diversa, della mia età, la famiglia di Paolo, che sarebbe il primo amico italiano. Tutta la sua famiglia mi aiutava a capire il significato delle parole, ho cominciato a imparare tante parole e significati e tutta la famiglia mi aiutava. Ho capito che per entrare proprio nell’ambiente devi imparare la lingua perché se no non riesci a esprimere quello che pensi.
LA LINGUA
Oggi non puoi obbligare le persone a fare quello che non vogliono conoscere.
AHMED, STORIA DI UNA MIGRAZIONE
INTEGRARSI E INTEGRARE
I miei figli non la pensano come me perché sono nati qua, la loro vita è diversa dalla mia. Io quando parlo con loro non parlo con la mentalità egiziana. Oggi non puoi obbligare le persone a fare quello che non vogliono conoscere. Mio fratello grande mi dava una sberla, era tutto difficile. Ora non puoi alzare le mani. I miei figli con l’aiuto di mia moglie - perchè da solo non potevo sono cresciuti bene. Per me basta che sappiano tutte e due le lingue e culture. La cultura egiziana non è uno scherzo, come storia e cultura. Essere ignorante non vuol dire che non hai mai studiato. C’è tanta gente laureata che non sa niente della vita. Poveri loro. Essere intelligente vuol dire capire la gente, le differenze.
Grazie ad Ahmed per i suoi racconti, a Mahmood e Masul per la loro disponibilità, ad Angie per le dettagliate spiegazioni sulla cultura egiziana.
Scuola del Design
A rescue Ship for the Mediterranean | Semiotica del progetto, a.a. 2021/2022, Prof. Salvatore Zingale, PhD candidate Daniela D’Avanzo