MAPPE DELL’ALTERITÀ Maps of alterity | Cartes de l’altérité Ciò che dirò all’Altro
What I will tell to the Other | Ce que je dirai à l’Autre
A cura di: Claudia Martinazzo Barbara Mazzina Martina Paggi Eva Parenti Giulia Picasso
INDICE
ABITARE L’ALTERITÀ L’INGRESSO IL SOGGIORNO LA CUCINA IL BAGNO LA CAMERA DA LETTO L’ESTERNO
ABITARE L’ALTERITÀ LA CASA COME SPECCHIO DI UNA CULTURA L’uomo è un animale tendenzialmente sedentario, che abita la propria casa e la propria dimensione. L’abbandono dell’abitazione avviene solitamente per cause esterne o di forza maggiore, per guerre o per epidemie, per cercare un lavoro o ricchezza in paesi ancora sconosciuti. Durante questo viaggio, inevitabilmente, avviene l’incontro con l’Altro (Kapuscinski, 2015)1. Essendo la sedentarietà un’attività così propriamente umana, nei secoli gli uomini hanno sviluppato quella cultura dell’abitare, che assume sfualle diverse popolazioni del mondo e ai loro rapporti con religioni, società e valori. In questo contesto, l’atto della migrazione comporta inevitabilmente -
se ci si trova di fronte ad un Altro che abita in modo diverso dal nostro; al contempo però, si trasferisce parte del proprio abitare originario nel luogo di approdo, in maniera più o meno consapevole. La parola abitare deriva dal verbo latino habere, ossia acquisire, fare nostro, così come il concetto di abito. Abitare un luogo comporta assumere abiti, o abitudini, relative alle caratteDue concetti che rappresentano entrambi situazioni da cui ci lasciamo avvolgere, condizioni dell’esistenza che danno forma alla nostra identità e che portiamo con noi anche se ci spostiamo. L’abitazione si presenta come la sfera più intima in cui si manifestano gli abiti culturali, comprensivi di com-
Rotte di navigazione nel Mar Mediterraneo 1_Ryszard Kapuscinski, L’altro, Feltrinelli, 2015
portamenti, stili di vita e conoscenze attraverso cui ci relazioniamo con l’alterità. Interrogandoci in particolare sulla regione del Maghreb, abbiamo deciso di indagare quali valori assume la casa per queste culture: le famiglie sono molto numerose e tendono a non separarsi mai, i nonni vivono in ta anche con cugini e zii. Per questo motivo, la casa diventa il fulcro della vita sociale, dove regnano ospitalità e condivisione. Abbiamo quindi cercato di vivere il contatto con altre identità sforzandoci di abitarle virtualmente, di entrare nella casa dell’Altro e — con il nostro sguardo da designer di interni — decifrarne gli aspetti della vita e assumere, a nostra volta, la prospettiva dell’Altro.
Maghreb Marocco e Tunisia
T M
Il seguente viaggio nell’alterità si pone quindi come una visita dentro le case del Marocco e della Tunisia: attraversando le stanze, si fanno parlare gli oggetti e si dialoga con i personaggi che la abitano. È la casa stessa che si racconta tramite le parole degli intervistati, illustrando stili di vita, usanze e tradizioni. Ilhem (Tunisia), Hajar e Shahrazad (Marocco) ci hanno permesso di entrare mentalmente nelle loro case d’origine e di approdo, accompagnandoci con curiosità e proverbi. Successivamente è seguito un lavoro di ricerca online per dare forma
e immagine alle situazioni e agli oggetti da loro descritti. Abbiamo esplorato gli aspetti più curiosi, a volte sconvolgenti e altre volte simili alla nostra limitata idea di normalità: attraverso gli arredi e gli utensili, abbiamo scoperto che si può vivere la casa su livelli che noi stessi non contempliamo, come ad esempio quello a terra del pavimento. La ricerca si conclude con la consapete, la casa e l’abitare vengono portate
percorso: una volta arrivati al punto di approdo del nuovo paese, la nuova casa tende ad assumere le sembianze e gli usi del luogo che ci si è lasciati alle spalle, spesso trasportando con sé o facendosi inviare oggetti considerati culturalmente preziosi. Per gli abitanti del Maghreb intercorre un legame profondo tra la casa e il valore dell’ospitalità: è quindi portando con sé le immagini e ricordi di un luogo ospitale per eccellenza che ci si presenta all’Altro.
L’INGRESSO L’OSPITALITÀ COME DOVERE MORALE Varcata la soglia d’ingresso, il primo impatto con la cultura magrebina è legato all’ospitalità, in arabo diafa ). In Marocco, essa è infatti ( considerata un imperativo sociale, tanto che in passato questo dovere era regolato dalla legge:
“Quiconque refuse de donner l’hospitalité à son hôte: 10 mouzounas. De plus, il sera tenu de l’herbérger.”
La cultura dell’accoglienza si compone di diverse pratiche rituali. Nei soggiorni marocchini si ha sempre l’accortezza di togliersi le scarpe e lasciarle vicino al tappeto, per non rovinarlo. Ai piedi, donne e uomini indossano solitamente le babouche, tipiche calzature basse in pelle da interni ed esterni. In occasioni di festa, è uso far lavare le mani agli ospiti con una bacinella in rame e una teiera, fatte a mano: l’oggetto prende il nome di chellal. L’ospitalità nel mondo arabo si materializza nel cibo. Nelle case vengono anche a costo di indebitarsi. A volte, si cospargono gli ospiti con acqua di la felicità che si prova ad averli in casa. Gli ospiti sono soliti portare dolci fatti in casa, latte freddo o yogurt, simbolo di dolcezza. Vi è comunque un limite al tempo di permanenza: l’ospite può restare per un massimo di tre giorni interi, e ciò viene spesso ricordato dalle persone in tono canzonatorio. Se l’ospite permane, diventa un membro della famiglia e i pasti tornano come erano prima del suo arrivano.
con un chellal e babouche
Come ci si saluta per strada? Quando ci si incontra, ci si stringe la mano e si inizia uno scambio di convenevoli, in cui si porgono domande sulla famiglia, ma senza aspettarsi una vera risposta. È anche normale che amici dello stesso sesso girino tenendosi per mano, al contrario delle coppie, che raramente si toccano in pubblico.
”
“ — Proverbio arabo
Cerimonia del tè in un interno - Marocco. In basso, teiera da viaggio tunisina.
IL RITO DEL TÈ TÈ CALDO AL CALDO Quello del tè è uno dei riti più famosi ma anche divertenti. Il tè che si beve in Marocco è protagonista di una cerimonia, che si chiama Atay Naa Naa, scandita da gesti misurati ed abili.
ferto nelle case, nei negozi, al mercato, ogni strada in città si riempie del profumo di menta.
Il tè è simbolo per eccellenza di ospi-
del tempo di infusione aumenta, il tè
di condivisione, diventa sinonimo di amicizia, di cordialità, di tradizione. Normalmente è il capo famiglia che prepara il tè di fronte agli ospiti. Viene sorseggiato più volte durante la giornata, dopo ogni pasto e in occasione di qualunque conversazione: viene of-
Servito in casa questo tè accompagna
Per tradizione sono tre le infusioni
speziati, ricchi di miele o zucchero e ripieni di frutta e frutta secca come mandorle e noci, ma può anche essere servito per accompagnare dei piatti salati.
Come si serve? Lo serviamo e consumiamo sempre caldo per contrastare il calore e la sete, non importa che fuori ci siano 15°C o 40°C, perché il bollore della bevanda aiuta la termoregolazione del corpo. antinausea ed è ricco di sali minerali. In città per la cerimonia del tè si riuniscono su un vassoio in metallo argentato una teiera, dei bicchieri da tè di vetro decorati, dello zucchero, un mazzetto di foglie di menta fresca e il tè verde
I LUOGHI APERTI ESTERNI / INTERNI All’interno, si scopre che lo stile delle abitazioni magrebine si rivela simile sotto molti aspetti: spesso le case si distribuiscono su più livelli con numerose stanze, divise da giardini o cortili interni. tradizionale del Marocco Il riad ( presenta in alcuni casi fontane decorative all’interno del cortile, mentre in Tunisia il patio ha una precisa funzione termica, oltre che essere lo snodo di collegamento delle camere. La ghorfa (
, invece, è una tipolo-
berbera del sud della Tunisia, utilizzata prevalentemente come magazzino, paragonabile all’agadir marocchino.
CHI ENTRA E CHI NO Il rispetto per gli animali è assoluto: l’animale non può essere usato come mezzo di divertimento, ragion per cui sono vietati la caccia ricreativa, il combattimento tra animali ed altre forme di distruzione della vita. In Marocco, i gatti vengono considerati animali domestici, mentre i cani sono vietati per motivi religiosi (“dove entra un cane vanno via gli angeli”), per questo si tengono fuori casa. Se dopo un’abluzione (lavaggio per la preghiera) si tocca un cane, ci si deve rilavare, altrimenti non si può pregare. In Tunisia la situazione è simile: pecore, mucche, gatti e cammelli vengono tenuti fuori dalle mura di casa.
Dio, ma legalo prima ad un albero.” — Proverbio arabo
SOGGIORNO, SPAZIO DELL’OSPITALITÀ DAI DA MANGIARE AL TUO OSPITE, ANCHE SE TU STAI MORENDO DI FAME Il soggiorno ospita i numerosi membri della famiglia, senza dimenticare i tanti ospiti che animano ogni giorno le case maghrebine: la comodità regna sovrana insieme alle decorazioni di queste stanze. I soggiorni possono essere anche due o tre, in genere uno viene usato dalla famiglia normalmente per mangiare, e un altro, più grande, si utilizza quando ci sono ospiti. Tutti i divani possono essere utilizzati come dei letti e in ogni soggiorno ce ne sono almeno due. Sono larghi e spaziosi, appoggiano su una struttura di legno a terra e tradizionalmente non hanno lo schienale, per questo sono cosparsi di morbidi cuscini.
Il soggiorno può anche essere una sorta di camera da letto, in quanto spesso gli ospiti rimangono a dormire. La fattezze del divano permettono della stanza, la cui funzione muta nel tempo e nello spazio in accordo alle esigenze dell’ospite. Dormire ospitati su un divano non è poi così scomodo se questo è progettato e costruito come un letto, non è contemplato il disagio di un ospite e gli arredi sono costruiti in modo che questo non si
Ospitare le persone a dormire nella propria casa è una tradizionale usanza che si ritrova in Maghreb, con tutte le sue sfumature, stati e regioni.
Soggiorno arredato
“Ogni giorno ci sono degli ospiti in casa mia,
ABITARE IL PAVIMENTO: UN NUOVO LIVELLO Lo spazio per gli ospiti non può mai mancare, non servono tavoli sfarzosi o sedute imponenti per accogliere chi ha piacere di passare del tempo nella nostra casa. Il pavimento è protagonista degli incontri quotidiani tra le persone che vivono la casa. Qui intervengono allora pouf e cuscini larghi e spaziosi, ben imbottiti da poggiare sul pavimento, sopra i grandi tappeti, dai colori caldi (rosso, giallo, arancione) e dalle forme rettangolari, per consentire alle persone di rimanere comodamente sdraiate, oltre a permettere ad un maggior numero di persone di sostare per molto tempo.
COMODITÀ MA ANCHE ELEGANZA DECORAZIONI INFINITE
ORNAMENTI DI LUCE
Se la comodità è il punto più importante, all’estetica ci pensano texture e decorazioni, che ricoprono quasi stono divani e cuscini, ai grandi taplità e diventare intarsi che rivestono to e parete.
Anche parlando di illuminazione, il decoro non manca mai: le lampade tipiche dello stile presentano forme suggestive come cilindri, melograni, boccioli di rosa, stalattiti o sfere. Sono realizzate in ferro battuto traforato e in vetro colorato, materiali che percatamente e creando ombre decorati-
identici, poiché gli oggetti decorativi sparsi per la casa sono spesso fatti a mano. Tra questi rientrano i tappeti ma anche vassoi, scatole e portacandele, per non parlare delle stoviglie su cui si portano cibi e bevande che vengono utilizzati essi stessi come decorazioni: pentole e piatti di servizio in oro, argento, bronzo e ceramica, vasi cavi e piatti di caramelle sono collo-
Oltre ai lampadari, sono numerose le lanterne posizionate negli angoli e vicino ai divani, per rendere davvero cordiale ed accogliente l’ambiente. I punti luce sono quindi molteplici e consentono di creare un’atmosfera
bassi ma anche semplicemente sul pavimento.
L’INFINITO E DIO In casa ci sono quadri? Il salotto tipico è costellato da si alternano ai classici quadri con su scritti i versetti del corano. I ritratti casa, il resto è tutto sempre astratto, divino che è presente indirettamente nei nostri ambienti: non vi sono croci o santi con cui scambiare sguardi ma solo foto di parenti. Dio aleggia attraverso le geometrie di tessuti e tappeti.
CIBO E CONVIVIALITÀ I divani, lunghi e rettangolari come tavoli rotondi: in soggiorno si parla, si ospita e si dorme ma soprattutto si condivide il cibo con la famiglia e con i propri invitati. Anche qui non ci sono sontuose cerimonie e galatei ma rotondi piatti unici dai quali si mangia tutti insieme. La casa ha una grande di andare a mangiare al ristorante insieme agli ospiti che meritano un buon banchetto, cucinato e servito
Dall’alto verso il basso: Tradizionali quadretti con i versi del Corano, foto di famiglia appese ad un muro Amici e parenti riuniti in soggiorno intorno al tavolo rotondo dove si consumano i pasti Piatto unico comune condiviso tra ospiti e famigliari
SOGGIORNO LUOGO DI FESTA CANTI E PREGHIERE Il salotto è anche il luogo dove si celebrano le feste, che a volte durano anche 3-4 giorni. In queste occasioni padrone di casa a servire le persone o a chiamare dei camerieri. In molte famiglie non ci sono problemi ad ospitare uomini e donne assieme, ma nella maggior parte dei casi, uomini e donne si invitano in momenti diversi della giornata. Per esempio, al pomeriggio si invitano le donne, si pranza e si ascolta musica (si chiamano donne che ballano e cantano canzoni tradizionali). Nei canti si raccontano le storie di avvenimenti nazionali, guerre, l’importanza e il valore della La sera invitano gli uomini (non sempre le divisioni sono pomeriggio-donne e sera-uomini, dipende da famiglia a famiglia). Per gli uomini si chiama un signore che legge il corano. La divisione uomini donne dipende dalla famiglia.
LA CUCINA MAROCCO SAPORI, PROFUMI, COLORI: OLTRE LE PORTE DELLA CUCINA MAROCCHINA La cucina è la stanza in cui i mille sapori della tradizione marocchina prendono vita. La tipica casalinga marocchina passa la maggior parte del suo tempo in questo ambiente a cucinare. Questo perché in Marocco si è soliti consumare molti pasti durante il giorno, ma non solo, il cibo assume un’importanza rilevante in quanto parte integrante della cultura dell’ospitalità. Si è infatti soliti accogliere molto spesso ospiti in casa propria, che vengono deliziati da abbondanti pietanze.
Cosa si è mantenuto in Italia? Anche qui manteniamo questo forte legame con il cibo, si cucina quando si accoglie e si porta cibo quando si va a trovare qualcuno. Anche gli orari dei pasti sono gli stessi, le donne tendono a mantenere gli stessi ritmi e cucinare molto.
“Quando riceviamo un ospite è maleducazione non cucinare per lui, non si va al ristorante”
In alto: donna marocchina all’interno della cucina A sinistra: preparazione del tajine marocchino, Rahal Nejraoui
PIATTI E PENTOLE
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La ceramica è un materiale che da sempre fa parte della tradizione marocchina, essa è declinata in diverse forme, colori e decorazioni a seconda della zona. Per questo motivo la maggior parte dei piatti tipici si cucina e si serve ancora all’interno di contenitori in terracotta. Non è raro quindi trovare numerose ceramiche colorate o grezze all’interno delle cucine marocchine, come piatti, pentole e brocche.
Il couscous si cucina all’interno della couscoussier, una doppia pentola che favorisce la cottura al vapore. Viene poi servito all’interno di un grande piatto di terracotta.
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La maggior parte dei piatti si serve sul tajine (o tajin), un piatto di terracotta con coperchio. Il coperchio del tajine migliora la cottura, perché trattiene il vapore creando un ricircolo che cuoce gli ingredienti, così che assorbano tutti gli aromi delle spezie.
1_Tajine e vasi decorati al mercato 2_Tajine marocchino 3_Esempio di couscoussier 4_Vapore all’interno del tajine 5_Piatto per couscous
tegame.
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GLI INGREDIENTI E LA SPESA La cucina marocchina è caratterizzata da un ampio utilizzo di spezie, durante la preparazione la stanza si trasforma in un inebriante mondo di profumi, sapori e colori. Tra le spezie più utilizzate vi sono paprika, menta, pepe, cannella, cumino, curcuma e zenzero.
“Lo zenzero si compra fresco e si fa essiccare al sole”
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Ci racconti la spesa marocchina? La maggior parte dei marocchini non fa la spesa al supermercato. Di solito si va all’ingrosso e si comprano grandi quantità di cose da dividere con la famiglia e i vicini di casa. Quando si fa la spesa non possono mancare i legumi, soprattutto le fave, con cui si fa una crema che si mangia a colazione. Anche la farina è un acquisto fondamentale, compriamo dei sacchi molto grandi di farina integrale.
2 4 1_Spezie al mercato 2_Zenzero fresco 3_Lista della spesa di Hajar 4_Fave fresche
Cosa si è mantenuto in Italia? Gli ingredienti rimangono gli stessi, ma ovviamente non c’è la possibilità di fare lo stesso tipo di spesa, molte cose si trovano nei reparti etnici.
“Non abbiamo solo tre pasti, mangiamo molte volte durante il giorno”
PIATTI TIPICI
Baghrir Pancake che possono essere accompagnati da miele o sciroppo d’acero.
In alto: donna marocchina intenta a cucinare
Cous cous Si prepara al vapore con un brodo molto aromatico di carne e verdure. Viene servito con carne e verdure.
UNA GIORNATA SCANDITA DAL CIBO
Tajine Il Tajine è un piatto a base di carne, verdure e spezie cotti a fuoco lento in un tegame di terracotta.
“Si mangia molto e si chiacchiera molto”
Zuppa harira È la zuppa nazionale marocchina, simbolo del Ramadan. Si tratta di un mix di carne, legumi, verdure e spezie.
TUNISIA LA CUCINA ROSSA: LA STANZA DEI SAPORI PICCANTI TRA DESERTO E MEDITERRANEO All’interno della cucina di una casa dizioni che partono dal deserto del raneo, incontrandosi con l’oriente e l’Europa. È qui che nascono le pietanze tunisine, fortunati frutti di incontri multiculturali. È nota come la “cucina rossa”, per via dei tre ingredienti principali usati nelle preparazioni: il pomodoro (spesso quello concentrato), il peperone rosso (quasi sempre in polvere) e l’harissa (una salsa piccante tunisina). I sapori sono caratterizzati dalla piccantezza che pervade i piatti tipici di questo Paese, ma non mancano altre spezie come cumino, aglio e coriandolo.
In alto: Interno di una cucina tunisina In basso: preparazione del tajine tunisino
“Viene chiamata la cucina rossa, o la cucina del sole”
PIATTI E PENTOLE
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Se si pensa alla Tunisia e della sua cucina non si può non pensare alle ceramiche colorate con cui vengono presentati cibi. Ovunque si trovano mente decorate e coloratissime, eredità di una lunga tradizione. 1
La couscoussier è molto utilizzata anche in Tunisia, dove il couscous è uno dei piatti principali.
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6 Anche in Tunisia, come in Marocco, si utilizza il tajine per le ricette tipiche. La preparazione del tajine tunisino però china, infatti si tratta di una sorta di torta salata ripiena di pollo, uova e formaggio.
1_Piatto in ceramica tunisino 2_Ceramiche colorate al mercato 3_Couscoussier 4_Funzionamento della couscoussier 5_Tajine tunisino 6_Ceramiche blu al mercato
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GLI INGREDIENTI Tra gli ingredienti principali della cucina tunisina troviamo cereali come grano e mais. Si consuma carne di montone, vitello e pollo. La carne viene solitamente accompagnata da olive, purea di ceci (hassissa), insalata e pane. Vengono molto apprezzati anche pesci e molluschi. Si è inoltre soliti consumare molta frutta e verdura. I piatti sono esaltati con l’uso di moltissime spezie, in particolare il peperoncino.
L’harissa è uno degli ingredienti simbolici della cucina tunisina, si tratta di una salsa molto piccante a base di peperoncini baklouti.
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“L’harissa può essere usata come ingrediente e come condimento”
1_Spezie sfuse al mercato 2_Spezie e cereali sfusi al mercato 3_Harissa fatta in casa 4_Barattolo di harissa 5_Preparazione dei peperoncini per l’harissa
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PIATTI TIPICI
Mechouia Insalata di pomodoro, peperoni verdi, cipolla e aglio, con spezie (come cumino e coriandolo), olio d’oliva e sale.
Couscous Il cous cous in Tunisia ha una tonalità tendente all’arancione per la presenza del concentrato di pomodoro.
In alto: donna tunisina prepara un piatto di fast food a base di tonno, uova sode e harissa
“Una saggia donna diceva che un uomo poteva giudicare l’amore della moglie dalla quantità di peperoncino utilizzato nella preparazione dei piatti. Se il cibo era insipido, allora poteva sospettare che la moglie non lo amasse più.”
Tajine Si tratta di un gratin fatto con uova, carne o tonno, patate e spezie che viene cotto al forno.
Mhamsa È un tipo di pasta a grani da fare in brodo, quasi sempre accompagnata dal pomodoro nelle chorbe (zuppe).
IL BAGNO LO SPAZIO DELLA RITUALITÀ E DELLA CURA DI SÈ Il bagno è il luogo privato della casa preposto alla cura della persona, dove avvengono sia pratiche religiose che volte al piacere personale. Si tratta delle abluzioni prima della preghiera, della beauty routine con prodotti biologici locali, del make up o il rituale settimanale dell’hammam. Le decorazioni Nei bagni magrebini ritroviamo i sanitari classici ma possiamo notare delle tradizionali lavorazioni utilizzate per i rivestimenti. In particolare, dal Marocco, proviene il Tadelakt: una tecnica di intonacatura a base di calce utilizzata nei bagni, negli hammam e nei giardini per la sue caratteristiche di imperSulla pavimentazione invece vengono applicate le piastrelle Zellige o Bejmat che vengono utilizzate anche nei minareti e nelle moschee, che ritipico dell’arte decorativa islamica.
Sopra: bagno e rivestimento Tadelakt A destra: piastrelle Zellige
LE ABLUZIONI Questa pratica, chiamata wudu, è svolta dai musulmani prima delle preghiere Salat, scandite in cinque diversi momenti della giornata, e prevede una serie di passaggi citati nel Corano: «O veri credenti, quando vi accingete alla preghiera, lavatevi il viso e le bracfatto in luoghi preposti: al di fuori o all’interno delle moschee ma anche negli Hammam.
L’HAMMAM Come si mantiene nel luogo di arrivo? Nel caso in cui non si potesse pregare in moschea o si fosse lontani da casa è possibile svolgere le abluzioni in un semplice lavandino. Infatti è comune che le donne non vadano in moschea ogni giorno, ma solo il venerdì e che quindi preghino a casa.
Un luogo molto frequentato è l’hammam ( ), ci si reca lì almeno una volta a settimana. Si tratta di un bagno turco pubblico, diviso per maschi e femmine, nel quale avvengono diversi tipi di trattamento, ma è soprattutto un luogo di ritrovo e socializzazione: i migliori pettegolezzi circolano qui. In particolare qui si svolge un rituale pleto rispetto al wudu richiesto dalla religione islamica, il gushl. Spesso gli hammam si trovano vicino a moschee una pulizia profonda.
In alto: ingresso Hammam con cartello, divisione tra uomini e donne A sinistra: uomo pratica lo wudu
Nella forma tradizionale l’hammam è suddiviso in più ambienti comunicanti, con diversi gradi di calore nei quali si susseguono tre diverse fasi: si inizia dal bagno turco nel quale si sosta per dieci minuti, dove l’umidità e il calore ammorbidiscono la pelle. Dopo di che ci si lava con sapone nero o con il Rhassoul applicandoli con il guanto Kessa, attraverso il quale si fa uno scrub del corpo, detto anche gommage, che esfolia la pelle. Gli ultimi passaggi sono la doccia e il massaggio berbero durante il quale si utilizzano oli essenziali come quello d’argan. Finiti i trattamenti ci si può trattenere in una sala relax nella quale gustare tisane.
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ze e le temperature In alto: sala relax dell’hammam In mezzo: interno di una stanza calda In basso: ragazze durante il massaggio A sinistra: processo gommage
I PRODOTTI LOCALI
TRADIZIONI COSMETICHE ARTIGIANALI Le popolazioni del Maghreb sono molto legate ai prodotti naturali e biologici delle loro terre, spesso prodotte alcuni frutti utilizzati per la produzione di olii e paste. In realtà, dietro alle materie prime risiede una tradizione di ricette e miscele tra i vari ingredienti per cui ognuno possiede la propria. I vari olii e argille sono molto versatili e quindi utilizzati in diversi modi. Il Ghassoul o Rhassoul è un minerale argilloso colto nella vallata di Mou-
louya e venduto sotto forma di sapone solido, pasta o polvere, poi mischiato con oli essenziali. Viene utilizzato per la pulizia del corpo con il guanto Kessa o per le maschere. Il Sapone nero o Savon beldi è un pasta di olio d’oliva, olive nere, potassa, ceneri delle bucce di platano e bacelli di cacao. E’ utilizzato per detergere, idratare ed esfoliare la pelle, viene applicato per 10 minuti e poi tolto con un guanto Kessa. La Kessa è un guanto di seta grezza o la pelle umida.
In alto: lavorazione artigianale della noce di Argan In basso da sinistra a destra: guanto kessa, sapone nero venduto al mercato, ghassoul e sapone nero.
Dall’alto al basso: rose essiccate vendute al mercato, uomo utilizza il souak, ragazza applica l’hennè. L’Olio d’Argan è prodotto nella zona di Souss Massa Draa a partire da un particolare tipo di mandorla dalla quale si ricava l’olio, indispensabile nella beauty routine. Viene utilizzato anche in cucina (con un processo di produL’Acqua di rose è un prodotto utilizzato in molti modi soprattutto per la sua profumo. Il Souak (in arabo : ): è la corteccia del noce utilizzata per l’igieL’Henna o hennè è una polvere usata come cosmetico o tintura, derivata dalle foglie essiccate della pianta lawsonia. Uno degli utilizzi è la creazione di tatuaggi rossastri su mani e piedi con motivi decorativi di buon auspicio. La polvere viene mischiata ad acqua, zucchero e olii essenziali e fatta riposare. Viene poi inserita in coni per un’applicazione più precisa. Quando il disegno è terminato bisogna attendere molte ore, una volta secca si rimuove e si reidrata la pelle con olio.
MAKE UP LA COSMESI ARTIGIANALE Il Khol detto anche Kajal è un pigmento do, rendendo gli occhi il punto focale del volto. Originariamente utilizzato per proteggere gli occhi, oggi fa parte del make up comune, viene mischiato a grasso animale e applicato con un bastoncino di feltro (Mirwed). L’Aker fassi è una polvere di colore rosso vivo derivante dai petali di papavero essicati al sole e miscelati alla polvere di melograno. È utilizzata come blush e rossetto ed è venduta in piccoli recipienti di terra cotta. Di verso l’olio d’argan che ammorbidisce la pelle.
In alto: ragazza che applica l’aker fassi sulle labbra In basso a sinistra: contenitore di terracotta dell’aker fassi. In centro: Cherifa, cantante dei matrimoni e altre celebrazioni, si applica il kohl, mentre le mani presentano dei disegni all’hennè tipici di quella zona del Marocco. A destra: Bambina berbera viene truccata dalla madre
RITUALI DI BELLEZZA L’HAMMAM E IL “BAGNO NUZIALE” Il matrimonio è fortemente legato alle tradizioni di cura della persona. In Tunisia, nei giorni precedenti al matrimonio, la sposa viene accompagnata all’Hammam da un corteo musicale con darbouka (tamburi tradizionali), insieme alla madre, alle sorelle e agli amici, per godersi insieme il “bagno nuziale”. La futura sposa, viene accompagnata dai suoi parenti e amici che cantano intorno a lei. Durante l’hammam, tutte le donne si prendono cura della giovane sposa, ad esempio eseguendo uno scrub o una maschera all’argilla. Tutto è fatto in modo che esca dall’hammam rilassata e rinnovata dal rituale di bellezza, così che possa attirare tutta l’attenzione nel giorno del suo matrimonio. Il programma solitamente prevede e massaggi a base di sapone nero e alla menta e pasticcini.
In alto: la sposa e le amiche in un momento di festa, canti e celebrazioni. In basso: il Tbek è un ampio cesto a fondo piatto che viene spesso utilizzato per contenere l’armamentario utilizzato in matrimoni e altre celebrazioni. Contiene anche il materiale utilizzato nel momento della cerimonia dell’hennè. Di solito viene regalato dalla famiglia dello sposo. (Tunisia)
L’HENNÈ E LA PREPARAZIONE AL MATRIMONIO Un rituale importante è quello del tatuaggio all’henné utile sia a benedire (Baraka) la sposa sia a proteggerla dal malocchio. Pertanto, ogni componente della ricetta è simbolico: uova per la fertilità della coppia, zucchero per purezza e fertilità, latte e acqua di rose per la purezza. L’hennè viene applicato su mani e piedi della sposa e dei suoi parenti. La cerimonia si svolge solitamente il giorno prima del matrimonio a casa della sposa o il giorno del matrimo-
nio, durante la sera dopo il pasto, nel luogo del ricevimento di nozze. La sposa è vestita con un abito tradizionale, di solito un caftano. Prima del matrimonio è molto importante anche la sessione di make up e la cura dei capelli, vengono infatti sottolineati molto gli occhi, di solito con smokey eyes intensi e vengono acconciati i capelli, o lasciati liberi e adornati dagli ornamenti tradizionali.
In alto: la madre applica il khol indossare i gioielli. In basso: cerimonia dell’hennè in soggiorno, dopo l’applicazione bisogna aspettare molte ore, per questo i piedi vengono inseriti in un sacchetto.
RICETTE LA COSMESI ARTIGIANALE Il mondo della cosmesi è così impornato le proprie ricette di bellezza. Ad esempio per riprodurre l’hammam in casa Maya ci propone uno scrub e una maschera all’argilla per capelli grassi.
Hajar, donna marocchina d’origine di Kenitra e ora residente in Italia, racconta che è molto legata ai prodotti locali del suo paese tanto da fare rifornimento ogni volta che ci torna. Un prodotto a cui è molto legata è il Khol che utilizza per truccare gli occhi. Lo compra in polvere e lo mischia ad altri prodotti. Hajar ci racconta che è una polvere che viene preparata con ricette diverse a seconda della persona.
In alto: R. e suo fratello si preparano per il matrimonio con una maschera viso In baso da sinistra a destra: preparazione Kohl, applicazione, applicatore
LA CAMERA DA LETTO LA CULTURA DEL RIPOSO: UNO SGUARDO ALLO SPAZIO NOTTE MAGREBINO Sia nella tradizione marocchina che in quella tunisina, la zona notte delle sacro: il riposo è fondamentale per recuperare le forze dopo una giornata lavorativa. Le terre del Nord Africa hanno un clima mediterraneo, caratterizzato da estati calde e secche mentre gli inverni sono miti; dunque il sole non può essere altro che padrone indiscusso di questa regione luminosa però mette a dura prova il tanto ambito sonno. Per proteggersi dal sole del sud, era usanza posizionare il letto al centro favorito dalle pareti spesse e dalle tenda. La struttura del letto era composta da un baldacchino i cui tendaggi erano spesso realizzati con tessuti Tuttavia, il passare degli anni e delle zione nelle modalità di disposizione
interna degli arredi e il sistema a baldacchino è andato scomparendo. Ora è più comune optare per delle soluzioni più semplici: un grande letto-materasso viene accostato al muro mentre il perimetro della stanza viene occupato da altri arredi come comò, vetrine e armadi. Le camere di solito sono intonacate con colori molto sgargianti e vivaci, decorate da rosari e tessuti dai pattern geometrici. Ogni famiglia magrebina ha le sue regole però è abbastanza comune che il padrone di casa abbia una sua stanza da letto personale riservata, mentre il resto della famiglia dorme dendo i grandi letti-materassi. zioni più rurali, come quella stanziata nella città di Matmata, in Tunisia. Qui le abitazioni sono ancora scavate nel terreno argilloso, le stanze hanno tutte la stessa forma: delle piccole grotte dove delle stuoie e delle semplici strutture in argilla bastano per ricavarsi un giaciglio confortevole.
“Alcuni mettono l’acqua accanto al bambino
signora chiamata Haina—”
I RACCONTI DELLA BUONANOTTE LA TRADIZIONE ORALE: RACCONTI E RELIGIONE La tradizione marocchina di raccontare storie risale a più di 1.000 anni fa, quando Marrakech era una città giovane. I re generali berberi governavano la terra e il Marocco si stava arricchendo grazie al commercio dell’oro e delle spezie. Le storie erano un modo per trasmettere le credenze culturali, insegnare ai bambini lezioni morali e servire come forma di intrattenimento nelle lunghe notti invernali. Le storie magrebine hanno nomi seme sono simili, nello stile, alle parabole, illustrando lezioni morali e/o spirituali. Aggiungendo una buona dose di dramma e di barzellette, i cantastorie possono intrattenere le folle per ore.
Tramandate di generazione in generazione, queste storie vengono solitamente raccontate dai genitori ai dormire ma oltre ad attingere dal repertorio del cantore, anche il Corano diventa una risorsa narrativa. Le storie sono varie e numerose: il loro contenuto riguarda le credenze islamiche di base, tra cui l’esistenza di Dio e la resurrezione. Appaiono anche narrazioni dei primi profeti, sia argomenti etici e morali, sia carità e preghiera. I versetti preferiti da raccontare ai bambini riguardano il bene e il male, così da poter delineare le lezioni morali più importanti e fondamentali per diventare un buon fedele. Quando eri piccola i tuoi genitori ti raccontavano delle storie prima di andare a dormire? Mia mamma non raccontava troppe storie perché pensava di non essere brava. Qualche volta però mi leggeva dei versi del Corano. Non ricordo quali perché non ero molto interessata però i temi erano vari, come l’etica o la morale. Mia zia però una volta mi raccontò la storia di Haina e l’orco!
HAÏNA LA JEUNE FILLE ET L’OGRE — Conte du Maroc
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C’era una volta una giovane e bella unica e i suoi genitori erano molto protettivi. Ormai in età da matrimonio, notte, prima delle nozze, le amiche di Haina insistettero per andare nella foresta e portarla con loro. Sua madre consenso. Le ragazze andarono nella foresta e ognuna di loro trovò un oggetto prezioso: un braccialetto, una collana, orecchini, ecc. Quello che Haina trovò fu piuttosto interessante: un fuso d’oro. Tuttavia, ogni volta che cercato cadeva: le sue amiche andarono avanti mentre lei rimase indietro. orco. Haina era stupita e spaventata; riusciva a malapena a pronunciare queste parole: “Salve signore!” — “Salve!” — “Vi prego di perdonarmi, perché ero ignorante e non sapevo che quella cosa eravate voi.” — “Bene, ora puoi andare, sei libera. Ma ricorda, quando il tempo sarà freddo, la piogti porterò con me. “ Haina si precipitò verso casa sua tremando di paura e raccontò l’accaduto a sua madre che allertò subito il cugino, esortandolo a tornare in anticipo, sperando che lui arrivasse prima della notte maledetta. fredda e la pioggia era più pesante che mai. Tutti gli abitanti del villaggio erano spaventati, perché era una notte tetra e inondata. L’orco venne a bussare alla porta di Haina. Dopo alcuni tentativi, la ragazza non riuscì
a sfuggire al suo orrendo destino e fu costretta a seguirlo. Quando sua madre lo scoprì, pianse per un po’ e dovi una pietra. Dopo qualche giorno, suo cugino tornò dal suo lungo viaggio e andò a casa sua per vederla. Ricevette subito la terribile notizia e andò alla tomba per visitarla. Cominciò ad andarci ogni giorno e a piangere a dirotto. passava di lì, si fece una risata sarcastica e gli raccontò la vera storia. Decise allora di andare nella foresta Salì a cavallo e dopo aver cercato per Haina era prigioniera. Qui incontrò un gallo che usciva dalla casa dell’orco: gallo sospirando gli disse che l’orco era uscito a caccia. trarono. Haina disse a suo cugino che non potevano scappare, perché tutti gli oggetti nella casa potevano parlare e avrebbero detto al loro padrone che erano fuggiti. Lui li avrebbe seguiti e li avrebbe uccisi entrambi. Decisero allora di fare un piano molto astuto per liberarsi dell’orco. Di notte, Haina mise l’henné su tutto quello che c’era in casa, tranne che su una padella. Quando scapparono, la padella iniziò a fare rumore e a gridare per svegliare il suo padrone. Lui li seguì, ma Haina gli lanciò un mucchio di chiodi e sale: i suoi piedi dipiù muoversi. Così Haina e suo cugino tornarono al loro villaggio e si sposarono felicemente.
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IL GUARDAROBA
#OOTD MAGHREB EDITION: IL KAFTAN E NON SOLO Cosa si cela all’interno degli armadi magrebini? Quali sono i must-have e come si abbinano? Il pezzo più importante è sicuramente il kaftan, un indumento quotidiano che ha origini antiche, indossato da uomini e donne. Gli stilisti marocchini hanno saputo adattare le loro competenze ai tempi che cambiano e ancora oggi è un inducia jeans e t-shirt. Il kaftan contemporaneo è stato disegnato per essere più aderente al corpo, in modo da potersi adattare meglio alla silhouette, diventando un capo moderno ed elegante, facile da indossare, ma adornato con un prestigio che deriva dalle sue
origini leggendarie. Degno di nota è il ricamo tunisino, famoso per la sua creatività che prende forma in patterns caleidoscopici dai colori vibranti. Esiste una varinate del kaftan, noto come jalaba: è dotato di un cappuccio e realizzato con un materiale più pesante rispetto al kaftan normale. Le donne possono tranquillamente indossarlo per uscire di casa senza doversi preoccupare di indossare l’hijab. Oltre al semplice abbinamento pantalone-camicia, è d’uso per gli uomini tunisini indossare un costume cerimoniale chiamato jebba, una lunga tunica senza maniche indossata
sopra una camicia; un gilet noto come farmla e pantaloni chiamati sarouel. Anche i copricapi indossati in tutto il paese sono vari: alcune donne scelgono di indossare sciarpe o veli conosciuti come sefseri, mentre i copripaco detti chechia sono un’altra opzione popolare. 1
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IL PORTAGIOIE I TESORI ORNAMENTALI VIVI NELLA TRADIZIONE Ogni donna è orgogliosa del suo portagioie e di tutti i gioielli che sua madre o sua nonna le hanno trasmandato. C’è un attaccamento sentimentale perché ogni gioiello ha una sua storia. È possibile capire da dove provenga una donna marocchina solo guardando i suoi ornamenti: questo è possibile perché ogni regione del Marocco ha i suoi propri disegni di gioielli. Ci sono decine di design di gioielli, però la maggior parte dei pezzi antichi i giorni: i set tradizionali si usano solo nel giorno del matrimonio e a volte
Marocco sono le collane berbere, perfette per le donne che amano i pezzi di spicco: aggiungono molta personalità alla propria collezione di gioielli. I braccialetti d’argento sono molto popolari. Di solito, più sono meglio è; possono essere indossati singoli spessore maggiore sui polsi. La Hamsa o Mano di Fatima è un simbolo marocchino-ebraico che rappresenta una mano: si crede che protegga dal male e dalle persone negative.
“Il mio amore per ero piccola —
nella Medina per cercare dei pezzi autentici”.
Set di gioielli berberi tradizionali
“ Adoro fare shopping nelle Medine tunisine
I gioielli tunisini sono piuttosto massolo per adornare il costume di una donna, ma hanno diverse funzioni e protezione energetica, altri un modo di onorare l’antica tradizione, e si usano anche per scopi economici. La collezione di gioielli di una donna tunisina equivale al suo conto bancario privato. È in grado di gestirla come vuole: comprare, vendere, barattare, regalare o ricevere in regalo. Le donne tunisine moderne preferiscono ancora i gioielli tradizionali a quelli ordinari utilizzati in tutto il mondo. Tra gli articoli più popolari ci sono i gioielli fatti con sovrane d’oro e altre monete.
L’ESTERNO SIMBOLI DIETRO ALLE PORTE Non è strano notare la diversità in forme e colori delle porte d’ingresso alle abitazioni magrebine. Le aperture rappresentano vere e proprie barriere di divisione tra l’intimità della casa e il mondo esterno, e per questo assumono diversi . In Marocco, ogni colore è legato a un simbolo: se il blu protegge dal male, il bianco rimanda a pulizia e fortuna, il giallo e l’oro alla ricchezza, mentre il marrone alla sfortuna, sebbene sia il più utilizzato per via dei materiali. In Tunisia, le più particolari sono porte ad arco a due battenti, aventi una piccola sottoporta, che si chiama . Le porte, tradizionalmente,
sono dotate di tre diversi battacchi di ferro che permettono, nei loro diversi toni, di sapere chi è dietro la porta e dare quindi il giusto benvenuto. L’anello di sinistra è riservato al marito, quello a destra ad estranei, amici o quello per i bambini. I colori dominanti sono il verde e il giallo ocra, rispettivamente il colore del Paradiso e quello amato da Dio, mentre il blu è stato inserito più recentemente. Le decorazioni sopra le porte sono effettuate tramite chiodi grandi e piccoli con i quali vengono fatti disegni stilizzati e simbolici, chiamati hilia (gioiel-
lo), per una particolare associazione tra la porta e la donna, come protettrice della dimora privata. Si ritrova il simbolo di Tanit, la dea cartaginese della fertilità, la stella di Davide a sei punte, la croce cristiana, il mihrab musulmano, la mezza luna turca, l’occhio, la mano di Fatima e il pesce.
“Doqq elbaab qabil ma todkhol” — Proverbio arabo
Per entrare basta solo bussare alla porta? Sì, e di solito in Tunisia usiamo la gamba destra per varcare una soglia. Spesso si privilegia la parte destra del corpo per i gesti quotidiani: per mangiare, per bene, nelle transazioni e anche per eseguire le abluzioni.
A rescue Ship for the Mediterranean