InDialogo - maggio 2019

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BENVENUTO TRA NOI, «PADRE FRANCO»! L’ingresso del nuovo Arcivescovo nella diocesi sipontina Angelo Di Tullo [V anno]

■ Il 26 gennaio 2019 il neo-arcivescovo di Manfredo-

nia-Vieste-San Giovanni Rotondo, monsignor Franco Moscone, ha fatto il suo ingresso ufficiale in diocesi. È stato accolto dal capitolo della cattedrale di Manfredonia e della concattedrale di Vieste, presso l’antica basilica di Santa Maria Maggiore di Siponto. Successivamente si è spostato sulla via centrale della città dove ha incontrato i giovani che si erano raccolti presso la parrocchia Santa Maria de Carmine. Si è poi spostato presso il palazzo comunale per salutare le autorità civili e militari: di qui si è snodata la processione verso la cattedrale per il consueto rito della presa di possesso della cattedra, per poi spostarsi in piazza per la concelebrazione eucaristica. Molto significative sono state le sue parole durante l’omelia: «Nel vangelo ascoltato – ha detto il già preposito generale dei Chierici Regolari di Somasca, consacrato da qualche

«UN PASTORE VA. UN PASTORE VIENE. CRISTO RESTA» In morte del vescovo monsignor Domenico Padovano don Donato Liuzzi [educatore]

■ La sera dell’ultimo 10 maggio, monsignor Domenico Padovano è entrato nella Pasqua, ha riconsegnato a Cristo Pastore la sua esistenza terrena e il suo ministero apostolico, vissuto per molti anni (1987-2016) a servizio della diocesi di Conversano-Monopoli. Del vescovo Domenico non sfuggiva ad alcuno il fascino della imponenza ricolma al contempo di timidezza e sfrontatezza, il timbro caldo della voce, la gestualità pacata e decisa. Per conoscerne a fondo il pensiero, bisognava essere attenti alla comunicazione non verbale che costituiva un proprium originale e, in definitiva, simpatico; le sue parole sembravano ispirate alla concinnitas, slogan mirati, semplici ed eleganti («Se i preti sono gli occhi del vescovo, voi seminaristi siete le pupille»; «Il seminario non è la fabbrica dei preti»; «Il

mese vescovo – mi ha colpito una frase che vorrei commentare. Ed è questa: “gli occhi di tutti erano rivolti su di lui”. Forse in questo momento gli occhi di voi sono rivolti verso di me e i miei verso di voi, forse per curiosità o per attesa. Stiamo sbagliando. Perché gli occhi dobbiamo rivolgerli unicamente verso lui, verso Gesù, la parola di Dio vivente». E ha poi continuato: «La Chiesa è innanzitutto sinonimo di comunione, la sua identità. Chiesa è missione, poiché la sua attività è essere missionaria. Chiesa è carità, il suo fine, cioè dire e portare Dio, che vuol dire carità, in questo mondo». Concludendo, nell’elencare i santi che sono legati ai luoghi della diocesi, ha detto: «Tra questi credo di poter mettere anche il mio predecessore, monsignor Castoro. Senza dubbio, in questo momento, sta già vedendo il volto di Gesù». Nelle mani di «padre» Franco ora il gregge di questa Chiesa locale: verso Gesù Buon Pastore.

Concilio? Papa Giovanni ha aperto le finestre, ci ha dato aria nuova, e Papa Paolo ha preso la corrente!»). Il vescovo Domenico è stato un educatore, un esteta della vita, un sottile confutatore di proposte che falsificano la vita cristiana. Quando nel progetto pastorale diocesano Urgenza dell’ora. Educare (2011) ci ha proposto di considerare Dio come primo alleato dei processi educativi, ci ha tratteggiato un metodo che era il suo programma: «È nel suo stile [di Dio] educare senza rigidità, con pazienza, progressività. Lui non educa astrattamente, con principi calati dall’alto, a colpi di parole. Dio educa con interventi sul campo, servendosi di ciò che accade nella storia. È antieducativo fuggire il concreto. Perché si educa alla vita con la vita». Ci ha insegnato l’arte del viaggiare, dell’aprire gli orizzonti, del nutrire affetto fraterno. Quando l’ho incontrato per l’ultima volta nella sua casa, aveva una postura piena di dignità e con schiettezza mi ha comunicato che le valigie erano già pronte, che non aveva paura di morire, ma di soffrire. Poi, citando sant’Agostino, mi ha consegnato la radice segreta della sua vita, la fiducia in Dio, nella sua grazia: «Concedi ciò che comandi e comanda ciò che vuoi» (Conf., X): era un uomo vero, il vescovo Domenico, fino in fondo, ma – come direbbe Papa Francesco – senza quell’immanentismo antropocentrico dei nuovi gnostici e pelagiani, chiusi in enciclopedie di astrazioni e nella convinzione di essere superiori agli altri. 23


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