Almanacco 2010

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Comune di Livorno

Il Venezia esulta

menti, quale traccia di quei tempi, una norma che vieta l’abbordaggio tra imbarcazioni). La fama del Palio delle barchette varcò i confini di Livorno per tutto il ‘700 e l’800. Il Palio più fastoso venne corso il 21 maggio 1766, per volere della nazione olandese che, per celebrare l’arrivo del nuovo Granduca Leopoldo, organizzò una grande “festa d’acqua” che si svolse nello specchio di mare del porto mediceo. Le quattro imbarcazioni ammesse al Palio, spinte da otto rematori con a bordo un timoniere ed un montatore, radunate a formare un quadrilatero, dovevano remare attorno al bacino tre volte, quella che, terminati i giri, riusciva con un suo componente dell’equipaggio, a salire sull’antenna e a prendere la banderuola, aveva vinto il Palio. La regata ha conosciuto alterne vicende e, finalmente, ha trovato, dopo essere caduta nell’oblio diverse decine di anni, nuovo slancio e vigore, facendo da manifestazione di apertura ad Effetto ffetto Venezia. ff Altre regate, risalenti al 1600, venivano disputate in acque interne, e quindi in un tratto del Fosso Reale su cui si affacciava ff ffacciava il palazzo del negoziante che, di volta in volta, finanziava l’evento “sportivo” più equiparabile a vere e proprie “giostre” medievali. A queste gare più di ogni altra si ispira La Coppa Ilio Barontini, spettacolare competizione a cronometro, che abbraccia il centro cittadino e si svolge ancor oggi nei fossi medicei. Gara che accoppia, insieme a questa antica tradizione, il valore più recente della partecipazione popolare e della democrazia,

essendo dedicata al famoso comandante partigiano. Tra le gare più spettacolari si annovera anche la Coppa Risi’atori, che ricorda la fatica dei nostri antenati scaricatori di porto che, per acquisirsi la possibilità di scaricare una nave, sostenevano gare estenuanti e pericolose, con imbarcazioni a remi. Emerge qui il rapporto con il Porto ed i suoi lavoratori e lo sforzo fisico paragonabile ad una vera maratona del remo. La gara ricorda anche Tito Neri, grande imprenditore del mare, che costruì un impero economico partendo dal lavoro di “risi’atore”. Infine abbiamo il Palio Marinaro, che si svolge in mare aperto di fronte alla terrazza Mascagni. L’origine è più recente (1926) e la gara è più adatta ad esaltare l’aspetto agonistico. I gozzi gareggiano in contemporanea in un unico campo di gara e l’aspetto spettacolare risiede soprattutto nei tre giri di boa e nel vedere otto imbarcazione a 10 remi, contemporaneamente in acqua. Questa è la gara dove più si esprime lo spirito competitivo e la passione dei livornesi e dei rionali. Altre gare vengono svolte in ricordo di imprenditori portuali come

D’Alesio e Lorenzini o appassionati del remo come Lubrani e Meoni scomparsi prematuramente, ed infine, per rievocare S. Giulia Patrona di Livorno. Ogni gara assume quindi una propria originalità e un proprio fascino e caratterizza l’estate livornese. Detto questo rimane da esaminare l’aspetto organizzativo della partecipazione. Storicamente non avveniva per rione, ma sembra per volere di ricchi commercianti o in altri casi per associazioni rappresentative delle diverse nazionalità. Non c’erano organizzazioni stabili. Con il passare del tempo, alle gare, hanno iniziato a partecipare comitati spontanei e, più di recente, anche circoli nautici ed organizzazioni del dopolavoro, non sempre riferibili ad un rione. È solo sul finire degli anni 20, del ventesimo secolo, che iniziano a partecipare i rioni. Alcuni degli attuali hanno gli anni di fondazione in quel periodo. Nel corso del ‘900 i rioni hanno subito cambiamenti, per esempio il rione “Cantine” si è trasformato in Pontino e poi si è fuso con il S. Marco. Rioni come l’Avvalorati o il S. Giovanni hanno ceduto i loro territori all’attuale Rione Venezia. Anche dopo la seconda guerra mondiale l’espansione della città ha portato alla costituzione di nuovi rioni o a nuove fusioni. Pensiamo al Torretta, confluito con lo Shangay. Quindi la storia dimostra che, il mondo remiero livornese ha sempre dovuto e voluto adattarsi alle necessità delle diverse epoche e anche la riorganizzazione dei partecipanti su basi diverse è possibile, se corrisponde, ad

Gino Falanga la memoria del Palio

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